Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Sean
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    Juve, è una crisi senza fine: mancano tecnica e carattere. Ora Tudor è a rischio

    Anche all'Olimpico contro la Lazio i bianconeri non hanno giocato a niente, ammassando in area traversoni innocui e svelando una volta di più la mancanza di un navigatore. La posizione del tecnico croato si fa molto difficile

    di Paolo Condò​

    Le firme nobili di Paulo Dybala, Zambo Anguissa, Rafa Leao e Moise Kean conferiscono un’aria sottilmente vintage a un campionato che festeggia l’atteso rimbalzo di gol (28) dopo il disastro della scorsa settimana (11). Se si esclude il salto di qualità garantito al Milan da Modric e Rabiot, e il percepibile progresso dell’Inter nel reparto punte, il mercato fin qui ha portato una quantità di delusioni, da Openda e David a Ferguson, da Krstovic a Dzeko, al caso limite del Napoli che si è ritrovato nel momento in cui scelte e circostanze hanno portato Conte a un ritorno al passato negli uomini (sabato a un certo punto di nuovo c’era solo il portiere) e nelle linee di gioco.

    Kevin De Bruyne è stato un campione troppo grande per meritare i sarcasmi sull’opportunità del suo infortunio, ma la complessità del suo trapianto nel Napoli è fotografata dall’esplosione di McTominay una volta rimesso al centro del villaggio.

    Un po’ ovunque si fa con ciò che già c’era, e dunque la nuova scalata della Roma alla testa della classifica avviene nel segno del suo campione più raffinato e fragile. La giocata con cui Dybala risolve la trasferta di Reggio Emilia è una combo assist-gol di gran classe, e fissa il quarto 1-0 con cui Gasperini domina la classifica delle difese, e con quella compensa la stitichezza davanti. La Roma ha segnato 8 reti in 8 partite, essere primi con un dato del genere rasenta l’incredibile — infatti non era mai successo — e conferma che siamo in presenza di un campionato anomalo, difficile da interpretare perché ogni squadra ha le sue magagne, e almeno per ora tutti aspettano tutti: erano dieci anni che a quest’altezza del torneo non bastavano 18 punti per guidarlo, dal Bologna all’Atalanta c’è in giro una strage di rimpianti, e un altro inedito sono le quattro squadre (Genoa, Pisa, Fiorentina e Verona: tantissime) ancora incapaci di vincere una partita.

    Nel cuore di questo panorama nebbioso la crisi della Juve è resa conclamata dal terzo k.o. consecutivo (contando anche Madrid) e dalla quarta gara di fila senza segnare lo straccio di un gol: irretita da una Lazio ammirevole per resilienza, la squadra di Tudor non ha giocato a niente, ammassando in area traversoni innocui e svelando una volta di più la mancanza di un navigatore. Se si tratta di vendere cara la pelle come al Bernabeu, la risposta c’è ma in senso caratteriale e non tecnico. Quando invece tocca a lei muovere, oltre alla tecnica manca pure il carattere. Si fa molto difficile la posizione di Tudor.

    Grava su tutto ciò un nuvolone arbitrale inesauribile nel farsi del male in modi sempre diversi, ultimo dei quali l’improvvido intervento del guardalinee di Napoli-Inter per segnalare un rigore che non c’era. Abituale un tempo, l’aiuto degli assistenti è sostanzialmente sparito da quando c’è il Var, com’è logico che sia: se qualcosa sfugge all’arbitro, la revisione video è una rete di protezione molto più sicura. Il problema è che un contatto fra Di Lorenzo e Mkhitaryan c’era comunque stato, e questo ha consigliato al Var l’astensione da un ulteriore intervento. Il paradosso è che così l’arbitro Mariani ha fischiato il rigore per il Napoli deliberando su un contatto che è stato l’unico a non poter vedere. E questo di logico non ha nulla. Con diverse gradazioni, ma Rocchi ha bocciato l’intera squadra.

    ​CorSera

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  • marcu9
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    Ma Tudor per quanto ancora reggerà?

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  • Mario12
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    andrebbe esonerato ma c’è ancora Motta sul groppone

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  • germanomosconi
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    Non mangia il panettone questo

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  • Steel77
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    In sto primo tempo hanno fatto errori avvilenti

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  • Mario12
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    ma sto David è un bidone , non è possibile

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  • Sean
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    La Roma prende pochi goal e quando va in vantaggio non si fa recuperare. Sono due pregi (interdipendenti) che in A fruttano.

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  • fede79
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    Originariamente Scritto da marco83 Visualizza Messaggio
    Saluti dalla capolista
    3 punti e sto.

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  • marco83
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    Saluti dalla capolista

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  • Mario12
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  • KURTANGLE
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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    Chi ci avrebbe scommesso? Personalmente ero sicuro che l'Inter avrebbe vinto, e invece ce la fa il Napoli e anche con autorità: 3-1 all'Inter.

    Partita preparata benissimo stavolta da Conte, che nel momento critico ha toccato le corde giuste della squadra. Vittoria importante non tanto per i risvolti in classifica (saranno decisivi gli scontri diretti del ritorno) quanto per il morale del Napoli, le energie interiori, la convinzione.
    Anche io credevo che ci ammazzassero.
    invece abbiamo tirato fuori gli attributi

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  • Sean
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    C'era Sconcerti che amava riportare sempre una statistica: nell'era dei 3 punti, nessuna squadra ha mai vinto lo scudetto collezionando più di 5 sconfitte. Un dato da tener presente, fin qui rivelatosi sempre esatto, anche se ovviamente le eccezioni, in specie sulle serie lunghe, possono sempre avverarsi.

    Più in generale, specchio della mediocrità del campionato e del calcio italiano è vedere a come sono ridotte le prime della classe: si va cercando non la migliore, ma la meno peggio.

    Quando il Napoli recupererà tutti gli effettivi potrà dare uno strappo. La vittoria di ieri dimostra che Conte riesce a motivare la squadra nonostante lo scudetto. L'Inter ha una rosa che resta importante e al ritorno riceverà il Napoli a Milano.

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  • Sean
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    Inter superficiale, tre sconfitte sono troppe per pensare allo scudetto

    Il Napoli è di nuovo in testa, ma non basta questa vittoria, prima sofferta e poi meritatissima, a decretare la guarigione dei campioni d’Italia

    Voltarsi indietro per guardare avanti. Conte ha riaggiustato il Napoli umiliato a Eindhoven puntando sugli eroi dello scudetto. Nel momento in cui De Bruyne si è fatto male calciando il rigore dell’1-0, Antonio ha scelto di inserire Olivera e con l’uruguaiano c’erano in campo dieci protagonisti della scorsa straordinaria cavalcata. L’unica eccezione Milinkovic-Savic, ma solo perché Meret è infortunato. Così, come d’incanto, tutto è tornato magicamente a posto, le prodezze di McTominay e le ripartenze fulminanti. Il Napoli è di nuovo in testa, ma non basta questa vittoria, prima sofferta e poi meritatissima, a decretare la guarigione dei campioni d’Italia. Conte ha stravinto il duello con Chivu, scegliendo Neres falso nove e toccando le corde giuste dentro lo spogliatoio. Ma il difficoltoso inserimento dei nuovi resta un tema che può condizionare la capolista.

    La classifica resta corta e affollata. Nessuno lassù sorride. L’Inter, forte di 7 vittorie consecutive, ha ritenuto di aver trovato la quadratura del cerchio e invece la leggerezza della vigilia si è trasformata in superficialità al Maradona. Va detto che il rigore dell’1-0, fischiato da Mariani con colpevolissimo ritardo, aiutato in maniera anomala dall’assistente, è generoso. E che i due legni, nel momento migliore, hanno condizionato il primo tempo. Ma nella ripresa la squadra si è allungata, riscoprendo i vecchi difetti. Lautaro, solitamente l’uomo in più, stavolta è quello in meno: sbaglia un’occasione facile sullo 0-0 e anziché guidare la rimonta litiga sguaiatamente con Conte. Tre sconfitte nelle prime 8 giornate sono troppe per pensare allo scudetto.

    Anche Milan e Roma, seconda e terza della classe, sono piene di difetti. I rossoneri, senza l’equilibratore Rabiot e il cecchino Pulisic, hanno faticato contro la Fiorentina e rischiato col Pisa. Gasp, con gli attaccanti in crisi, sorride al pensiero di giocare in trasferta contro il Sassuolo perché all’Olimpico ne ha già perse 4 su 6, Europa League compresa. Tutte zoppicano, la Juve arranca: non vince da 7 gare e ha perso le ultime due con Como e Real. Tudor fa il duro, ma deve svoltare con la Lazio in piena emergenza. L’abbondanza in attacco invece che una risorsa si è rivelata un limite.

    ​​CorSera

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  • Sean
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    Conte litiga con Lautaro in Napoli-Inter e poi attacca Marotta che parla di «rigorino»: «Io non lo avrei mai permesso»

    L'allenatore azzurro ha prima un faccia a faccia con l'attaccante, poi a Dazn replica con decisione alle considerazioni del presidente nerazzurro sul rigore concesso a Di Lorenzo

    Scintille in campo e fuori. Antonio Conte ha vissuto il big match fra Napoli e Inter (vinto 3-1 dai suoi ragazzi) col solito trasporto, senza risparmiarsi. Il primo episodio al 61', con gli azzurri in vantaggio 2-1: Pio Esposito è pronto a subentrare a Bonny e il tecnico di casa, che sulla panchina dell’Inter vinse il 19° scudetto, ha un iniziale battibecco con Dumfries, caduto per terra dopo un contrasto con Olivera. L’olandese, pur se invitato dai suoi compagni di squadra seduti in panchina a non reagire, risponde a Conte avvicinandosi a lui faccia a faccia.

    Scoppia un parapiglia che vede protagonista in negativo anche Lautaro Martinez. Il capitano argentino va verso il suo ex allenatore e prima gli fa il gesto del «parli, parli». Successivamente viene allontanato e sempre con la mano gli fa un segno che si può «tradurre» con un «hai paura, hai paura» e dal labiale sembra dire «cagòn» («codardo»). Conte viene ammonito perché risponde dicendo «Sto c…..», mentre l’argentino è graziato dall’arbitro Mariani.

    Il precedente all'Inter

    Uno scontro che fa tornare alla mente quanto accaduto il 12 maggio 2021. Dopo l’ennesima sostituzione, durante Inter-Roma a San Siro, l’attuale capitano dei nerazzurri non la prese benissimo, calciando una bottiglietta e provocando la reazione di Conte: «I calci in faccia te li devi dare Lautaro, hai capito? I calci te li devi dare tu, hai capito? Fenomeno, fenomeno del...», l’urlo del tecnico salentino. «Andiamo dentro, dopo vediamo dentro...», la risposta dell’interessato, subito rimproverato da Lele Oriali con scarso successo: «Ci vediamo dentro, non deve rompere. Tutte le volte così pure a Bergamo, oh», sempre Lautaro Martinez. Con chiusura di Conte: «Ha appena iniziato a giocare». Il giorno dopo la pace tra i due con un finto incontro di boxe alla Pinetina tra le risate generali dei presenti. Ma evidentemente qualche rancore è rimasto.

    Conte attacca Marotta: «Parla di rigorino? Non lo avrei permesso»

    Dopo la sconfitta, succede che il presidente dell'Inter si presenta ai microfoni di Dazn: «Il rigore su Di Lorenzo? Il Napoli ha legittimato la vittoria negli ultimi venti minuti ma l'episodio del rigore è stato determinante ed è nato da una valutazione dell'assistente. Una volta interviene il Var, una volta l'assistente. L'arbitro non aveva fischiato ed era ben posizionato, meglio di lui non ci poteva essere nessuno. Questa dinamica avrebbe richiesto l'intervento del Var e le immagini avrebbero dato chiarezza. Da qui la partita ha preso una svolta particolare». La critica di Marotta prosegue: «Sto facendo una valutazione di quanto avvenuto in campo, tenendo conto delle riflessioni fatte da Rocchi. Dobbiamo cercare chiarezza e capire cosa vuol dire "rigorino". Io sono per la centralità dell'arbitro, ma se subentra un assistente in un'ottica ridotta rispetto a quella dell'arbitro, il direttore di gara non si deve far condizionare così facilmente».

    Immediata la replica di Conte, sempre a Dazn: «Marotta parla di rigorini? La differenza tra il Napoli e l'Inter è questa: loro appena possono mandano Marotta e gli alti dirigenti. Nel nostro caso ci sono io a parlare. Ogni squadra deve fare le corrette valutazioni e capire perché ha perso, senza appellarsi a questo. Creare alibi all'ambiente e ai giocatori è nocivo, io non lo avrei permesso ad un dirigente. Con tutto il rispetto che ho per lui, penso sia giusto che lasci le cose a chi ha partecipato alla partita. Così sminuisce l'allenatore e non va bene. Non ho mai chiesto ai dirigenti di parlare, mi sono sempre difeso da solo».

    ​CorSera

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  • Sean
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