Ragazzi, quanti di voi hanno sentito o detto questa frase, quanti di voi si sono messi a fare stretching per migliorare? Io ho passato serate intere a fare stretching, mi sono visto film con tutta la pubblicità mentre mi stiravo nelle posizioni più assurde, e ho anche preso di bischero dalla moglie per anni.
E’ frustrante quando ti dicono queste cose e tu insisti senza ottenere nulla.
Femorali rigidi, polpacci rigidi, psoas rigido (psoas… sentite che scena che fa, no?). E poi tutti quelli che con lo stretching hanno ottenuto risultatoni! Ero riuscito ad arrivare sotto il parallelo, poi mi sono messo la cintura da PL e sembrava mi avessero messo una battuta nell’intestino crasso: non c’era verso di scendere.
Lì ho capito che non era un problema di rigidezza muscolare. Senza cintura, arrivo sotto il parallelo. Cintura, arrivo sopra il parallelo. Perchè?
In generale, sarei curioso anche di capire (sono sarcastico eh) cosa c’entra la rigidezza dei femorali se questi vengono utilizzati a gambe flesse… se fossero “rigidi” nella posizione di accosciata, a maggior ragione dovrei sentire tirare quando sono in piedi, no?
Non nego che ci possano essere problemi di retrazione muscolare, ma… secondo me, sono molto sopravvalutati.
Guardate questo povero impedito qua sotto…
Sono in piedi, in una posizione che non è niente di particolare, scalzo. Scendo in accosciata fino al punto in cui mi si staccano i talloni dal suolo. Guardate che roba… c’è gente che riesce con le espadrillas a toccare i talloni con le chiappe, io no…
L’estate scorsa ho costretto un mio amico molto asciutto a farsi fotografare, dato che era uno spettacolo. Ho pensato che fosse un problema di masse muscolari (mi sono sentito grossissimo ah ah ah), ma lo stesso giochino riesce a Matteo, un ragazzone di quasi 90Kg alto più di me e ben più enorme di me… che sono il più piccolo dei culturisti sul mercato.
Io ho una mobilità articolare scarsissima, e posso fare tutto lo stretching del mondo (e l’ho fatto): è come se la mia caviglia avesse una battuta.
Non sento il polpaccio tirare. Non voglio entrare nel merito anche perchè non sono un chiropratico o altro, ma alla fine io credo che ognuno di noi nasce con la sua mobilità articolare. Io ho problemi anche nelle mani, se faccio il pugno e fletto indietro il polso ho un angolo mano-avambraccio molto più aperto di quello di mia figlia e mia moglie.
Poiché ci interessa esclusivamente il risultato, eccolo:
A sinistra uno stance ad apertura spalle, a destra più largo. Come si vede, nel primo caso il parallelo è la massima profondità prima di avere un distacco del tallone, nel secondo scendo un po’ di più.
Il problema è che questi sono dei paralleli brutti. La sensazione di instabilità è fortissima, e se con pesi leggeri squatto lo stesso, al salire del carico uso sempre più la schiena: arrivando cioè al blocco della caviglia le ginocchia non possono andare più avanti, perciò per scendere ulteriormente ci si deve flettere con la schiena (ricordate: schiena dritta -> ginocchia in avanti, schiena flessa -> ginocchia indietro)
L’esecuzione è poi un vero strazio, insicura, fatta con cautela. Sono convinto che tantissimi squat paralleli che si vedono e tantissimi problemi che vengono scritti sui forum sono da imputarsi a situazioni simili.
Considerate che io mi ritengo un caso veramente anomalo, con una rigidezza non comune (e non è un vanto) perciò chi è messo in condizioni migliori delle mie magari avrà solo dei fastidi o una esecuzione non confortevole ma fattibile.
Aprire le gambe è una strategia che ha una sua valenza: si riduce la distanza orizzontale fra rotula e osso sacro, permettendo alla schiena di stare più dritta e perciò di scendere di più perchè posso poi fletterla maggiormente. Anche in questo caso, però, l’esecuzione risulta difficoltosa.
L’inserimento di uno spessore di 2 centimetri (!) crea il miracolo. Ecco uno squat sotto il parallelo, con tutta un’altra sensazione. Le ginocchia possono andare libere in avanti, la schiena non flette. A questo punto diventa meno rilevante l’apertura delle cosce, dato che si recupera ma meno che nel caso precedente.
L’effetto si amplifica ancora un po’ di più (ma non mostruosamente di più) con 4 centimetri di spessore.
Il miracolo accade perchè recupero un po’ di gradi di escursione, nel punto in cui questa variazione dà gli effetti migliori! In una catena cinetica di segmenti, a parità di angolo di rotazione, lo spostamento lineare è maggiore se a ruotare è il giunto di ancoraggio con il corpo fisso, in questo caso il terreno.
Senza farla tanto lunga: appoggiate un avambraccio su un tavolo e tenete la mano stesa. Fate fare qualche grado di rotazione al vostro polso, in alto. Le punte delle dita saliranno di una certa altezza. Ruotate dello stesso angolo il gomito, le punte si sposteranno di una altezza maggiore. Pochi gradi al giunto giusto, molta escursione dell’intero gruppo di segmenti.
Mi sono messo ad usare le scarpe da Powerlifting, che hanno la suola rigida di legno e un tacco di 4 centimetri, come da regolamento.
Ovviamente, l’altezza netta è un po’ meno, direi 3 centimetri dato che la suola e la tomaia hanno il loro spessore.
Nel disegno qua sotto mostro da sinistra a destra lo squat parallelo alla massima profondità senza scarpe, quello sotto il parallelo con lo spessore di 2 centimetri e quello che considero il mio squat attuale sotto il parallelo con le scarpe da PL
Direi che il cambiamento è notevole. Vi invito pertanto a eseguire questi test (vi risparmio tutte le altre soporifere foto), prima di dire “ho i femorali rigidi” o “mi fanno male le ginocchia”.
Se siete sani, eseguite la pressa e lo stacco ma non vi riesce lo squat, provate. Cercate di determinare un tacco che vada bene per voi.
Considerate i 4 centimetri come limite massimo (ma nessuna scarpa da runner ha un tacco netto di 4 centimetri), e visivamente le mie scarpe non sono nulla di trascendentale. Però senza non faccio squat. Addirittura, sperimenterò un tacco più basso (circa 1 centimetro) per lo stacco da terra.
Vi prego, pertanto, di non cadere nel caos da palestra. Ci sono persone che arrivano alle stesse conclusioni e mettono una tavoletta sotto i piedi, dato che altrimenti i talloni si alzano. E tutti a dire “le forze di taglio ti malediranno…”. Magari quelle persone sono come me…
Allo stesso tempo, non fatevi fregare da “lo squat si fa con le scarpe piatte”. C’è chi ci riesce, chi no. Anche a me piacerebbe fare lo squat con le All Stars, come gli squattisti più forti del mondo. Ma non posso.
Sperimentate. Dovete avere uno squat con 30Kg sotto il parallelo e confortevole, assolutamente stabile e senza dolore alcuno. Uno squat come in queste foto. Una volta che avete capito come fare, possiamo passare a come imparare l’uso dei femorali. Ma non potete usare i femorali se non riuscite a scendere quanto basta per necessitare il loro uso!
Ma… come si impara?
A questo punto i lettori sopravvissuti a questa tortura, che fa sembrare Abu Grahib una villeggiatura degli scout, si chiederanno quali esercizi incredibili, quali integratori magici servano!
La deludente verità è che per ottenere un buono squat ci si deve esercitare, esercitare e ancora esercitare. In pratica c’è da andare in palestra e fare un po’ di training e di practice, non di workout. Gli anglosassoni hanno tutta questa serie di termini che rendono molto bene questi concetti: se devo imparare una cosa nuova, devo praticarla in maniera graduale, sempre attento a fare bene.
Lo so che i maniaci della “massa” stanno avendo delle extrasistole. Li voglio rassicurare: non perderete la vostra benedetta massa, ok? Si tratta, almeno una volta a settimana, di fare una ventina di minuti di quello che vi dirò. Poi, a ruota, schiantateci sopra tutte le serie di pressa a sangue che volete, di quella che fa scoppiare i capillari degli occhi e vomitare nella doccia. Il giorno dopo sarete triturati: prima un impegno mentale e l’uso di muscoli che magari nemmeno sapete di avere, poi un’orgia lattacida truculenta.
Ecco perciò quello che non fa mai nessuno, per poi lamentarsi che non riesce a squattare bene.
Il concetto di base è che la profondità del vostro squat è un qualcosa che il vostro cervello ha acquisito, e automaticamente vi fa scendere fino a quel punto.
Si tratta di resettare questo schema, e fornirne un’altro. Dopo, la nuova profondità sarà un riflesso automatico. Non c’è nulla di trascendentale in questo. Il vostro cervello funziona così: come avete imparato ad andare in bicicletta, altrimenti?
Per meccanizzare la profondità corretta è necessario avere un riferimento su cui poggiare le chiappe, solitamente un panchettino di legno, ma va bene anche una pila di pesi.
Poi, un qualcosa con cui riprendervi. Cellulare, macchina fotografica, dài… le solite cose che nel 2008 sono alla portata di tutti. Incredibile, invece, come alla richiesta di vedere una clip le batterie si scarichino all’istante, le macchine fotografiche vengano rubate, i cellulari subiscano una inversione tecnologica che fa si che non abbiano nemmeno la cam in formato VGA da terzo mondo… Però, senza, non imparerete.
Si tratta di capire adesso come usare il tutto. Ecco perciò a voi uno dei video che mi facevo quando, nel 2004, ho imparato. Ci tengo a farlo presente: vi insegno non per sentito dire.
Penso che se ho imparato in quelle condizioni (c’era anche il gatto) possono imparare tutti. Facevo una serie, mi riguardavo, cambiavo qualcosa, e così via. Poi zippavo il tutto (non c’era youtube nel 2004, sembra di parlare del Cambriano Inferiore…) e mandavo ad Enrico che si sciroppava tutti questi piacevoli video amatoriali ma non pornografici.
Prima di descrivere come eseguire l’alzata e su cosa concentrarsi, è fondamentale ribadire al vomito un concetto: quando eseguite, in tutto il movimento, mai, mai, mai e ancora mai dovete provare dolore, fastidi. Potete sentire al limite una tensione, ma non “male”. Perchè non ci si abitua al dolore, se c’è è necessario comprenderne le cause ed eliminarlo.Dò anche per scontato che abbiate definito la larghezza dei vostri piedi e il tacco delle vostre scarpe.
Mi raccomando, il primo che dice che quanto descrivo è una esecuzione da PL mi fa incazzare, nemmeno alla prima, alla zero. Questa NON E’ una esecuzione da PL, intesa come si legge sui forum. Qui dovete cercare di imparare l’uso della catena cinetica posteriore, in modo da essere più forti.
Ovviamente, attingiamo al PL per fare questo, ma non c’è la stessa esasperazione, perchè non è il contesto corretto.
Scegliete un carico che maneggiate senza problemi, non voglio darvi indicazioni. Dovete essere decisi e grintosi, non avere paura. Io con 180Kg di squat parallelo iniziai con sedute dove partivo con 90Kg. So che abbassare i carichi è un bel colpaccio per il nostro amor proprio, però dovete concentrarvi su particolari nuovi e non potete farlo se siete invece concentrati sul completare l’alzata: serve un peso che non crei ansie da prestazioni.
Azione!
Fondamentale: l’alzata si chiude (cioè si torna in piedi) se si imposta correttamente la discesa. E’ come si inizia a scendere che determina se risalirete, perchè è l’impostazione corretta dell’eccentrica che permette di generare forza in maniera ottimale nella concentrica.
Quando siete in piedi, dovete stringere forte il bilanciere con le mani, contrarre le spalle e addurre le scapole, indurire la schiena dall’alto verso il basso. Questo garantisce la salute della vostra spina dorsale e impedirà di flettersi in avanti. Potete anche mandare il petto in fuori, ma non esagerate. Lo scopo è contrarre la schiena, non mettersi sull’attenti per una parata.
Respirate con il diaframma e bloccate l’aria. L’alzata si fa in apnea, come per lo stacco, non dovete avere problemi circolatori o di pressione. A differenza dello stacco, se avete un mancamento con 100Kg sul groppone, questi non si rimettono a posto da soli, ma vi tirano giù per farvi sembrare dopo qualche attimo una bambola rotta.
Normalmente, dato che lo squat viene interpretato come un movimento di cosce/quadricipiti, le persone tendono a mandare le ginocchia in avanti. Così facendo posticipano il momento in cui inizieranno a frenare la discesa con i glutei.
In realtà, come si vede qui sopra, la prima cosa da fare è impostare una discesa in cui le chiappe vanno indietro, per creare un movimento “diagonale verso il basso”. Così facendo i glutei e i femorali si contrarranno subito e freneranno la discesa. In pratica, le tibie rimangono perpendicolari al terreno e le chiappe vanno indietro.
L’impulso iniziale, perciò, ve essere quello di sparare le chiappe indietro a schiena contratta. Un must per una alzata forte. Ciò deve essere chiaramente visibile nelle clip.
Dovete poi guardare verso l’alto, perchè questo aiuta sia a tenere la schiena nell’assetto corretto, sia a scendere e a risalire correttamente. Specialmente in risalita, guardare in alto "tira su" tutto il resto del corpo.

Via via che i glutei vanno indietro anche le ginocchia si fletteranno e andranno in avanti. Le ginocchia seguono i glutei e non viceversa. Le prime volte che provate dovete sentire come se due mani vi sostenessero sotto i glutei, proprio perchè state usando di questi muscoli.
Mentre scendete dovete cercare di spingere le ginocchia in fuori, perchè questo aiuta a tenere con i glutei. Più lo fate, migliore è la discesa

Et voilà, si sfiora il panchetto. Spero che risulti evidente che non mi ci appoggio con tutto il peso, visto come è fatto. Breve paura, si risale.

Come invertite il movimento fa capire quanto siete bravi: dovete risalire come siete scesi, i fotogrammi devono essere identici, come un rewind. Sopra due istanti della discesa (a sinistra) e della risalita (a destra). Sostanzialmente, sono sovrapponibili.
Il criterio unico per capire se state facendo bene o no è che le spalle e i glutei si muovano contemporaneamente in risalita e la schiena non si fletta in avanti.
Perciò quando invertite il movimento, non dovete ricercare “le cosce”, ma premere a terra con i piedi, sparare le ginocchia in fuori e contrarre le chiappe.
Devono salire le vostre anche, dovete sentire, come per lo stacco, l’uso dei glutei.Questo è difficile da descrivere e da apprendere,all’inizio. Ma è… così. Provando e riprovando, riuscirete a sentire le sensazioni giuste.
Un programmetto semplice semplice semplice
L’allenamento consisterà in questo: decidere un numero di ripetizioni “fatte bene” da eseguire in ogni seduta, diciamo 20. Piazzare un carico, farci una doppia, riguardarsi e ripetere fino a che il risultato è in qualche maniera soddisfacente, intendendo che si è migliorato un particolare, non tutta l’alzata. Poi, si aumenta un po’ il peso e si va avanti. Arrivati ad un certo carico, si scarica e si ripete, da capo.
Poniamo che abbiate 130Kgx4 di record. Io farei così:
- 1° seduta: 10×3x70Kg, tutte buone. Se non vi riesce, insistete. Dovete riguardarvi dopo ogni serie. Perciò circa 2′ di recupero
- 2° seduta: 3×70-3×80-1×90 ripetuto 3 volte
- 3° seduta: 3×70-3×80-2×90-1×100 ripetuto 2 volte
- 4° seduta: 3×80-3×90 ripetuto 4 volte
- 5° seduta: 2×80-2×90-2×100-1×110 ripetuto 2 volte
- 6° seduta: 2×90-2×100-2×110 ripetuto 2 volte
- 7° seduta: provate un massimale con 120Kg
Questo allenamento permette di imparare ma è anche uno stimolo ipertrofico interessante perchè utilizzate nuovi schemi motori e i muscoli in modi nuovi.
Dopo, un piramidale inverso di pressa 6-8-8-12 e io dico che andate caldi caldi a fare la doccia, soddisfatti. E se non avete la pressa? Sigh… improvvisate, dài…
Dove piazzo il bilanciere?
Il bilanciere va teenuto alto o basso sulle spalle? E’ una delle decisioni drammatiche dell’uomo della palestra… Bilanciere alto, squat da bodybuilder, bilanciere basso, squat da powerlifter…. mah
Mettiamola così: non me ne fotte niente di dove mettete il bilanciere. Quello che è invece importante è che dovete cercare di “incastrarlo” fra la schiena e le mani. Così facendo rendete più facile la messa in contrazione delle spalle. Idem come se tenere le mani larghe o strette. E’ una vostra decisione. Quello che è importante è che il bilanciere sia stabile e la schiena “dura”.
Se spostate indietro il bilanciere, tutto questo è più facile, oltre che accorciare la distanza fra bilanciere ed anche. Molti pensano che sia questo il motivo per cui si sposta indietro il bilanciere, ma non è il motivo principale.
Il motivo primario è infatti la sensazione di maggior stabilità e compattezza della schiena.
A sinstra ho il bilanciere in alto, a destra in basso: una escursione di circa 7 centimetri. Molte volte leggo di persone che mettono un asciugamano o della gommapiuma sul bilanciere perchè sentono troppa pressione: questo è un errore perchè la stabilità diminusce. Dovrebbero, invece,, spostarlo un po’ più in basso aumentando l’area di appoggio.
Non consiglio però la pratica del “bilanciere basso” perchè questa ha una dolorosa particolarità: quando si impara fanno male i gomiti e le mani. In questo caso, il dolore è normale. Se voleste ad esempio imparare il front squat dovete mettere in conto di massacrarvi i polsi per farli abituare alla posizione.
Perciò, per imparare a tenere il bilanciere in basso, si deve un po’ soffrire per abituarsi. Cioè si deve volerlo proprio fare. A me interessava, l’ho fatto. Dato che voi non siete pagati per fare squat con il bilanciere basso, se non volete farlo, non è poi così rilevante. Ciò che conta è il controllo dei femorali. La compattezza di schiena… aiuta, ma potete essere compatti lo stesso, anche senza questa tecnica.
Poi, se volete imparare, si tratta anche qui di provare. Nel video casalingo stavo appunto provando profondità e bilanciere basso. Ora è così naturale che quando ho provato ad appoggiarlo in alto perchè mi faceva male una spalla, mi sono trovato malissimo.
E dopo?
Una volta appreso il movimento, eliminate lo sgabello e continuate a riprendervi. Vedrete che il movimento acquisito rimane anche senza riferimento. A questo punto, il training è finito e potete utilizzare il vostro nuovo squat per quello che vi piace.
Di solito quello che accade è che le basse ripetizioni vi prenderanno di brutto. Uno squat sotto il parallelo dà più soddisfazione perchè è percepito come più difficile, il movimento è più “lungo” e si sente. Con un minimo di pratica i vostri massimali torneranno a salire, eguagliando i vecchi al parallelo.
Vi accorgerete anche del fatto che molte teorie da palestra sono delle enormi fesserie: enfasi sui quads o sui femorali, sui glutei o sulla schiena… fate lo squat in questo modo e scoprirete che il giorno dopo vi faranno male le cosce nella loro interezza, ma che la bassa schiena starà meglio.
Questo è il video di una alzata decente da prendere come riferimento. Dovete essere "bravi" almeno quanto me in questa esecuzione. Anzi, dovete essere meglio.
Notate la discesa controllata, il “cicchettino” in basso per invertire il movimento con decisione e la risalita con schiena e glutei insieme. Non c’è bisogno di schiantarsi giù in maniera superveloce, né di essere rallentati come bradipi. Il movimento deve essere fluido ma deciso, come ce lo immaginiamo tutti. Lasciate stare storielle quali il TUT o tempistiche strane. Come ve la immaginate una alzata controllata? Ecco, fate in quel modo.
Errori e difetti
Lo squat è un esercizio che non perdona, perciò solitamente non si vedono esecuzioni orride come nello stacco dove esistono persone che sembra si sforzino per fare le cose esattamente all’opposto di come andrebbero fatte. Queste persone non hanno scampo nello squat, perchè sono destinate a rimanere al suolo.
C’è però un bel range di manovra per commettere un sacco di errori. Vi fornisco alcuni esempi; dovete considerare che sono delle esasperazioni.
Lo so benissimo che ridacchierete pensando che voi mai e poi mai potreste commettere questi sbagli (a proposito… vi siete mai ripresi?), però considerate che anche dei difetti meno marcati di come faccio io sono da considerarsi comunque degli errori.
Discesa con schiena compatta e salita con glutei e spalle alla stessa velocità nel primo tratto sono i due criteri che denotano una alzata corretta e sicura. Qualsiasi esecuzione non rispecchi questi due requisiti è problematica, ovviamente con tutte le sfumature possibili del caso.
Schienare la discesa
Impostare la discesa di squat come una “tenuta di schiena” è uno degli errori più tipici. La schiena è molto forte,e si vedono anche pesi decisamente elevati squattati in questo modo. a sinistra nelle foto precedenti c’è una splendida (!) impostazione della discesa,a destra una impostazione molto di schiena.
Questo tipo di errore si riscontra in coloro che eseguono lo squat parallelo. Ecco infatti quello che succede, 40 centimetri più in basso.

I due squat sono entrambi paralleli, però è evidente il caso in cui viene usata molto la schiena. Difficilmente chi squatta in questo modo riesce ad andare sotto il parallelo,per un semplice problema di assetto: come si è visto, sotto il parallelo le ginocchia tornano indietro e la schiena tende a raddrizzarsi. In questa posizione ciò è molto difficile.
Il motivo di questo assetto è dato sempre dal solito problema: squat di cosce e di schiena. Il dorsale non è contratto a dovere, e la schiena tende a flettere. Certo, mica la contrazione è assente… non voglio essere frainteso: non è sfruttata a dovere e la persona pensa a “tenere” con gli erettori spinali. Chi fa così prima di partire di solito ondeggia con il bilanciere sulle spalle, a dimostrazione che non c’è incastro. C’è poco utilizzo dei glutei, perciò al parallelo la schiena è in avanti.
Io, ad esempio, avevo uno squat in questo modo.
Lanciare le chiappe al cielo

Questo è un altro errore ricorrente, che si riscontra in tantissimi tipi di esecuzione, comprese quelle sotto il parallelo, come in questo caso: a sinistra la posizione di massima accosciata, fatta con tutti crismi, compresa la schiena compatta. A destra il patatrac, un attimo dopo.
In pratica, le ginocchia sono mandate indietro e contemporaneamente salgono le chiappe in più velocemente delle spalle, con schienata in avanti. Perciò accade lo stesso, identico fenomeno dell’1-2 dello stacco: salgono i glutei (1) e poi le spalle (2). Ovviamente, una esecuzione di questo tipo non è funzionale e sicura…
Le anche non ruotano (l’angolo femore-spina non aumenta) perciò tutto il comparto glutei-femorali non viene utilizzato. Poi, c’è la tirata di schiena, con un rallentamento impressionante dell’alzata e uno sforzo titanico. L’alzata fallisce qui.
Non è che chi sbaglia lo fa sempre così. Ci sono molti gradi intermedi. Ci sono persone che fanno così sempre, qualsiasi sia il carico. Non hanno perciò un movimento acquisito corretto, il loro cervello ha assimilato che si usano la schiena e le cosce. Sono squattisti paralleli ma anche sotto il parallelo se le loro caviglie glielo permettono. Schiena forte, ma movimento del tutto errato. Certamente meno che così, però l’1-2 è sempre presente.
Quando il carico è elevato e si ha “paura” questo è il movimento tipico: si ricerca un movimento per paura di rimanere a terra, come se il cervello avesse bisogno di sentire che qualcosa si muove. Perciò si tende a salire in questo modo. Nei miei 200Kg tendo un po’ a fare così. Anche in questo caso è un errore, ma se accade solo su carichi elevati, il pattern motorio acquisito è comunque corretto anche se va affinato.
Gli squattisti con le fasce falliscono di brutto l’alzata se eseguono in questo modo, perchè le fasce amplificano questo effetto, sparandogli il culo al soffitto. E poiché si usano le fasce con pesi sovramassimali, lo squattista geared (come me) deve imparare a controllare il fenomeno proprio nei massimali.
Questo tipo di errore si può mescolare in varie miscele con il precedente, cioè schienare in discesa “un po’” per poi risalire con l’1-2 “un altro po’”. Così facendo si perdono, che so… 15Kg di massimale in qua e in là, oltre ad esporsi ad acciacchi di varia natura.
Ecco il video del difetto descritto, due ripetizioni, una peggio dell’altra
Stringere a X le ginocchia
Ci sono persone che quando risalgono tendono a stringere le ginocchia, come nel fotogramma qua sotto dove mi sono dovuto sforzare per farlo. Sinceramente non riesco a capire il motivo, se non in una errata acquisizione del movimento.

Stringere in dentro le ginocchia è tipico delle alzate olimpiche, in cui qualche significato lo avrà e andrà bene farlo così. Di sicuro, in un back squat dei nostri fare in questo modo è un errore,perciò non fatelo anche se avete visto Ivan Drago, John Connor, Hiroshi Shiba o qualsiasi altro su Youtube farlo con 500Kg. Ecco il video completo
Un esempio di squat “bello”
Ecco a voi quello che io ritengo un bello squat, esteticamente. Enrico (EnricoPL) Bomboletti al Campionato Italiano 2006 alle prese con 270Kg. Enrico ha a mio avviso uno squat incredibile, anche se ci vuole un minimo di conoscenza per apprezzarlo. Secondo me in Italia è uno dei migliori esecutori tecnici. Come direbbe Ado Gruzza, il bilanciere scorre su una rotaia.
Notate come stacca il bilanciere deciso, facendolo saltare dagli appoggi (i pesi ondeggiano e ciò non è facile con bilancieri che iniziano a flettersi sopra i 350Kg). Fermo, pochissimi passi indietro, stop. Sensazione di sicurezza estrema, non ci sono incertezze. Già riuscire a fare in questo modo è una caratteristica da allenare.
Stance largo, scarpe piatte, piantato in terra senza paura. Al comando del giudice, discesa decisa, “prende le fasce” a puntino, accosciata profonda, risalita. Poco sopra il parallelo, punto critico. Guardate come la schiena non ceda di un millimetro nel punto in cui si ha “paura” e si tende a far salire le chiappe. Poi, l’alzata viene chiusa. Pagherei per fare uno squat così…
Conclusioni
Eccoci alla fine di questo pauroso corso di squat, mi sono sfogato nella mia scrittura compulsiva, i dottori sono contenti e questo fine settimana mi faranno uscire in giardino, forse senza la camicia di forza.
Sembra impossibile aver scritto tanto, a dimostrazione che un movimento pparentemente banale sia invece composto da migliaia di dettagli se si vuole eseguire bene superando i propri limiti. Non ho inventato nulla, solo messo insieme la mia esperienza di questi anni e gli insegnamenti di buoni mestri.
A molti tutto questo non interesserà, però esiste una ristretta percentuale di persone a cui piace caricare parecchio in questo esercizio. A queste persone mi sento di dire che “costanza”, “impegno”, “sacrificio” e tutta la retorica della palestra non consistono solo nell’entrare in sala pesi e picchiare duro, né nell’eseguire il programma perfetto in maniera religiosa, con il diario e il cronometro.
Ci vuole la stessa costanza e lo stesso impegno per “capire come funzionano le cose”. Come direbbe Bruce McKinney, questo è un corso per quelle persone che non accettano un “no” come risposta.
I miei 200Kg sono stati realizzati perchè non mi sono mai fermato ai “no” e agli “è impossibile”, ho sempre pensato che io stessi sbagliando qualcosa, e che sempre ci fosse qualcosa da correggere. Non mi sono mai accontentato nè mi accontento di questi 200… possono venire meglio, posso fare 10Kg in più.
Del resto io sono fatto così nelle cose che mi piacciono: non mollo mai. Poi, in tutto quello che non mi piace sono assolutamente indolente e scansafatiche (mia moglie lo sa benissimo…)
Limare le esecuzioni, concentrarsi su particolari pallosissimi che i più disdegnano, riprendersi, accettare le critiche sono tutti mezzi per ottenere un grande massimale (il vostro, qualunque esso sia).
Per imparare, dovete essere curiosi. Vi deve piacere… imparare. Per questo non impara nessuno: perchè la curiosità latita, si pensa che l’allenamento così fatto non sia produttivo. Questo atteggiamento è comune sia ai BIIisti convinti che ai pompatori folli. I primi sono troppo ingessati nelle loro credenze, i secondi sono troppo maniaci della massa ad oltranza.
Si vuole entrare in palestra e ottenere subito. “voglio risultati, non chiacchiere” (in inglese “hey man, gimme facts not pugnets”). Invece, dovete considerare tutto questo un investimento: imparare uno squat in questo modo permette di stimolare maggiormente i muscoli a parità di carico utilizzato.
Dedicatevi alla tecnica, è tempo speso in maniera intelligente e vi ripagherà. Di questo, ne sono sicuro.
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