Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Se i pianti a Conte portano bene, come in effetti accade, allora che continui pure a piangere
però insomma, qua il Pisa passa come fosse il PSG; le altre rose "sono rodate" (ma quali?), come se due scudetti in 3 anni non li avesse vinti il Napoli; il mercato non è stato "grande"...e chi avrebbe fatto, ovviamente coi parametri della A, un "grande" mercato? Il Napoli ha speso 115 milioni, rinforzando una rosa che aveva vinto...Se qualcuno ti dice che sei favorito è perchè è vero, hai voglia a sviare.
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CONTE: IL PISA È FORTE, NOI NON ABBIAMO UNA ROSA RODATA COME LE ALTRE, LO SCUDETTO È UN MACIGNO CHE PESA SULLA MAGLIA. QUANDO SENTO PARLARE DI "GRANDE MERCATO" ... È UN'ALTRA COSA
"Non è mai facile vincere, oggi avevo messo in guardia tutti i calciatori, perché dalle statistiche fisiche il Pisa è primo in tutto: nella quantità di corsa, nell'intensità, nelle accelerazioni nelle decelerazioni. Hanno giocatori molto forti fisicamente. Non era una partita semplice. Quando lasci campo aperto al Pisa che ha giocatori che tengono botta sui contrasti può diventare un problema. Il campionato sarà molto equilibrato, ci sono sei o sette squadre di ottimo livello. Io predico calma e prudenza non perché voglio mettere le mani avanti, ma perché noi a differenza delle altre squadre non abbiamo una rosa rodata per fare una stagione su tutti i fronti. Abbiamo dovuto riempire la rosa con tanti nuovi calciatori che comunque arrivano da realtà totalmente diverse, si trovano lo scudetto sulla maglia e lo scudetto pesa. Quando hai lo scudetto sulla maglia non giochi sciolto, ma giochi con aspettative importanti. Lo scudetto ha portato un macigno a livello di aspettativa. Per il resto ripeto, noi a differenza delle altre non abbiamo rodato una rosa rodata, noi i rodaggi li dobbiamo fare in partita, in Champions e Coppa Italia. I giocatori ancora devono salire di livello, però non hai tempo e l'esperienza si fa giocando. Per questo predico calma, prudenza. Quando sento parlare di 'grande mercato' ... Noi abbiamo messo tanti calciatori, poi il grande mercato è un'altra cosa
Sky
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Dembélé Pallone d'Oro, ma ho votato Yamal: vibrazione e magia, come Mozart, Basquiat o Maradona
Avrei votato per il Pallone d'Oro a Yamal per quella «vibrazione» unica, un'emozione provata solo con Maradona e Messi. Pur riconoscendo i meriti di Dembélé, Lamine è un talento trascendentale che «attraversa» gli avversari, un'artista precoce, e la gioia di scoprire un genio non ha età. Come con Mozart
di Paolo Condò
Ha vinto Dembélé, dunque viva Dembélé: trofei in serie, gol a vagoni, e una finale di Champions nella quale si è tolto lo sfizio molto snob di non figurare nel tabellino, per quanto extralarge, ma di risultare comunque tra i migliori per la regia offensiva. E quindi lode meritata per lui e per tutto il Paris Saint-Germain, inevitabile dominatore di questa edizione del Pallone d’oro, ma Ousmane Dembélé io l’ho votato al secondo posto (le preferenze per il massimo premio sono dieci a scalare, 15 punti al primo, 12 al secondo e così via).
Perché quest’anno, per la terza volta da quando seguo il calcio, ho sentito la vibrazione. È successo a San Siro, la sera della straordinaria semifinale di ritorno di Champions tra Inter e Barcellona, quando ho rivisto dal vivo Lamine Yamal. Era già accaduto l’anno scorso, all’Europeo che la Spagna aveva portato a casa grazie al magistero di Rodri, sacrosanto Pallone d’oro 2024, e alla sulfurea inventiva di due ali che entravano nel campo a fare molto male, Nico Williams e appunto Yamal.
Ricordo di aver pensato già allora che questo ragazzino baciato dalla grazia, figlio di un imbianchino marocchino e di una cameriera della Guinea Equatoriale (per dire di quali imperscrutabili destini governino ogni cosa, compresa la diffusione del talento) fosse destinato a lasciare un segno. Ma un anno dopo a San Siro, ho avuto la sensazione — io la chiamo la vibrazione — di assistere a uno show capace di andare oltre.
Un’emozione provata due volte sole, davanti a Diego Maradona e a Leo Messi, e che in tutta sincerità non mi illudevo di poter vivere una terza. Semplicemente, un giocatore che passa attraverso gli avversari. Non li aggira, non li dribbla. Li attraversa. Yamal deve ancora fare (quasi) tutto nella sua carriera, e può darsi che un Pallone d’oro a 18 anni avrebbe contenuto qualcosa di prematuro. Ma l’arte non ha tempo e non ha età, e da Mozart a Basquiat la storia è piena di ragazzini che hanno lasciato a bocca aperta. La gioia che si prova nello scoprirli, beh, vibra.
CorSera
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Livello oscenoOriginariamente Scritto da Mario12 Visualizza MessaggioDembele ha vinto il pallone d'oro
un premio ormai ridicolo
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Pedro Pedro Peeeeeeeee oltre che ormai norwood 7 sta pure ar 35% de bf eh Simo ahahahahOriginariamente Scritto da SimoneBW Visualizza Messaggio
Vattelapijanderculo te e lupo Ezechiele della coreografia.
Dajeeeeeeeeeeeeeee
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Vattelapijanderculo te e lupo Ezechiele della coreografia.Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
Lotito resisti!!!
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Lotito resisti!!!Originariamente Scritto da SimoneBW Visualizza Messaggio
Buongiorno Sean.
Sarri per fortuna l'ha capito. La squadra ieri non ha giocato male. Il problema è che i giocatori sono scarsi. Tanto scarsi, oltre che vecchi.
Se vai su Transfermarkt e cercare il valore delle rose della Serie A ti rendi conto che la Lazio sta, di poco, sopra a Bologna e Como. Prossimo anno è destinata a perde queste due posizioni e ritrovarsi a livello Torino.
In un sistema calcio dove onesti mestieranti vengono venduti a 20 milioni di euro tu ti ritrovi con il mercato bloccato.
Il problema è uno solo. Un romanista bastardo. Uj povero pezzo di merda che non è riuscito neanche a mettere al mondo un figlio normale. Per fortuna, salvo imprevisti, morirà prima di me. Andrò a pisciargli sulla tomba.
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Buongiorno Sean.Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioLa Lazio ne ha giocate 4 e ne ha perse 3. Già dal meteorite estivo del mercato bloccato, era facile prefigurare una stagione di grandi difficoltà...e quindi Sarri ha certamente degli alibi oggettivi.
Però, proprio sulla scorta della evidenza (altrettanto oggettiva) che questo sarà un anno di lacrime&sangue per la Lazio, Sarri dovrebbe forse iniziare ad indossare l'elmetto e lasciar perdere la logica dei "dettati calcistici", l' "impronta sarriana": qua si tratta, molto brutalmente, di fare punti più che "gioco"...a corti discorsi, bisogna capire se Sarri è l'allenatore adatto per una stagione tutta in salita e per una squadra che ha bisogno di mordente più che di schemi ricamati.
Sarri per fortuna l'ha capito. La squadra ieri non ha giocato male. Il problema è che i giocatori sono scarsi. Tanto scarsi, oltre che vecchi.
Se vai su Transfermarkt e cercare il valore delle rose della Serie A ti rendi conto che la Lazio sta, di poco, sopra a Bologna e Como. Prossimo anno è destinata a perde queste due posizioni e ritrovarsi a livello Torino.
In un sistema calcio dove onesti mestieranti vengono venduti a 20 milioni di euro tu ti ritrovi con il mercato bloccato.
Il problema è uno solo. Un romanista bastardo. Uj povero pezzo di merda che non è riuscito neanche a mettere al mondo un figlio normale. Per fortuna, salvo imprevisti, morirà prima di me. Andrò a pisciargli sulla tomba.
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La Lazio ne ha giocate 4 e ne ha perse 3. Già dal meteorite estivo del mercato bloccato, era facile prefigurare una stagione di grandi difficoltà...e quindi Sarri ha certamente degli alibi oggettivi.
Però, proprio sulla scorta della evidenza (altrettanto oggettiva) che questo sarà un anno di lacrime&sangue per la Lazio, Sarri dovrebbe forse iniziare ad indossare l'elmetto e lasciar perdere la logica dei "dettati calcistici", l' "impronta sarriana": qua si tratta, molto brutalmente, di fare punti più che "gioco"...a corti discorsi, bisogna capire se Sarri è l'allenatore adatto per una stagione tutta in salita e per una squadra che ha bisogno di mordente più che di schemi ricamati.
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La Lazio e le ferite da derby perso: la contestazione a Lotito e la fuga di Tavares dallo stadio
Il giorno dopo la sconfitta con la Roma la furia dei tifosi con il presidente e il caso del giocatore che scappa dall’Olimpico
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioIl Milan inizia ad ingranare. Allegri ha sistemato la difesa e l'attacco rende, considerando poi che manca ancora Leao. Con una sola partita a settimana, tutto il tempo cioè per riposare e preparare le successive sfide, è difficile non tenere in massima considerazione il Milan per un posto in champions...e magari per restare il più possibile attaccato al Napoli e per approfittare di qualche punto perso per strada da parte dei campioni (e favoriti) in carica.
La Juve di Tudor invece inizia a mostrare delle deficienze: difesa con punti interrogativi, centrocampo insufficiente (Koopmeiners non riesce a riaversi), attacco spuntato. Si continua a prendere goal, dato allarmante...anche perchè se poi non ne fai uno più dell'avversario, o pareggi o perdi.
Ho visto una squadra stanca...ma l'impegno della champions era noto. L'allenatore è un tecnico da squadra di mezza classifica, sta a lui smentire questo dato o a novembre/dicembre, se non si dà almeno una sistemata alla difesa, ci troveremo a parlare del nuovo "traghettatore".
come preventivabile allegri sta facendo un ottimo lavoro.
Mettendo bene a posto la squadra
La Juve se vuole ambire a piazzamenti importanti deve mettere a posto la difesa
perchè non può sempre segnare 4 goal
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Serie A: il Milan accelera, per l'Inter ancora troppe contraddizioni
Tra le altre big, in attesa che il Napoli giochi col Pisa, bene la Roma che vincendo il derby si è ripresa dalla sconfitta col Torino. Juve invece ancora incerta, colpa anche di un Koopmeiners che non incide come dovrebbe
di Paolo Condò
L'estate sta finendo e il campionato comincia a prendersi le sue responsabilità. In attesa che il Napoli provi a dare la sgasata per andarsene da solo — stasera col Pisa ne ha l’opportunità — il Milan ha accelerato in tutto, dal gioco ai gol, la Roma è uscita a braccia alzate dalla trappola del derby, l’Atalanta ha pasteggiato come ai vecchi tempi sui languori del Torino e la Juventus ha perso i primi punti in corrispondenza della Champions, colpita da stress post-traumatico: il 4-4 col Dortmund è stato il trauma, pagato solo in parte, il pari col Verona il suo effetto, e anche qui poteva andar peggio (ma anche meglio, tenendo conto del secondo horror Var stagionale dopo Milan-Bologna).
Siccome Allegri e Gasperini avevano già perso colpi, la frenata di Tudor rientra nella fisiologia delle squadre in costruzione. Dopo il crac con la Cremonese il Milan ha lavorato sulla protezione della difesa, e la qualità di Pulisic ha dato a Modric e Rabiot un terminale affidabile aspettando Leao; la Roma deve aggiungere punch al suo flebile attacco, ma intanto il terzo 1-0 la tiene in quota; la Juve invece vive un dilemma a centrocampo, dove il tentativo di rilanciare Koopmeiners — scelta tecnica e forse anche industriale, il club non si rassegna ad archiviare come fallito il pesante investimento — si scontra con l’atteggiamento piatto dell’olandese. Titolare invisibile contro Inter e Dortmund, sabato Koop è entrato nella ripresa senza minimamente cambiare marcia, ed era il momento in cui la Juve, impoverita dal calo di energie di Thuram e Yildiz, ne aveva bisogno.
La più attardata delle grandi, l’Inter, ha fatto tre passi avanti vincendo una partita ricca di contraddizioni. L’ha dominata ma nel finale ha rischiato l’osso del collo. Dopo quattro gare ha l’attacco migliore (11 gol segnati) ma ieri la quantità di chance mancate è stata imponente. Almeno non ha più la difesa peggiore (7 gol subiti), ma neanche stavolta ha chiuso immacolata. Il potenziale dei nuovi c’è, Pio Esposito è piaciuto ancora, Sucic è un tipo molto più saggio della sua età e Akanji è meglio di Pavard. Ma il Sassuolo andava distanziato nel primo tempo.
Se Milan, Roma e Atalanta hanno compattato la classifica in alto, e l’Inter ha avviato la risalita, ci sono squadre che osservano angosciate la graduatoria allungarsi. Nel finale del derby la Lazio ha sfiorato il pari con l’ansia di chi teme il contraccolpo ambientale, ma ragionando di calcio la mancanza di sangue fresco la sta facendo avvizzire. Rischia di diventare un caso di scuola: al di là dei rinforzi tecnici, il mercato porta concorrenza, curiosità, nuove idee. Lo stop forzato ha reso la Lazio una casa con le finestre sbarrate e l’aria viziata come testimoniato dalle due espulsioni. Viaggia ancora più dietro la Fiorentina, lontana da una formazione stabile — la famosa quantità di giocatori «bravini» che stentano a crescere — e messa alle strette da un’altra interpretazione felice del Como, che al contrario della Lazio è un attico senza vetri alle finestre, fin troppo fresco e ventilato, dove rischi il raffreddore ma certo non l’asfissia.
CorSera
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