Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza MessaggioImpossibile che l'Inter ne perda 3 di fila. Contro la Roma la vince di sicuro. Il Napoli invece potrebbe faticare contro il Torino
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Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza MessaggioImpossibile che l'Inter ne perda 3 di fila. Contro la Roma la vince di sicuro.
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Originariamente Scritto da KURTANGLE Visualizza MessaggioMadonna che partitone real madrid Barcellona ieri sera
che livello❤️❤️❤️
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A San Siro è in vantaggio la Roma, che avrebbe potuto anche avere fin qui un risultato ancora più rotondo...peccato solo che manchi una vita ancora.
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Madonna che partitone real madrid Barcellona ieri sera
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Venezia-Milan
(ore 12.30 su Dazn)
Per cercare punti salvezza il Venezia si affida a Yeboah e Fila in attacco, nel 3-5-2 disegnato da Eusebio Di Francesco. Da parte sua, il Milan deve archiviare la vittoria nel derby di ritorno di Coppa Italia contro l’Inter (3-0, 23 aprile). Sergio Conceiçao è orientato a puntare sulla stessa formazione vista con i nerazzurri. Un cambio in difesa: Thiaw al posto di Gabbia.
Fiorentina-Empoli
(ore 15 su Dazn)
Derby tutto toscano tra Fiorentina ed Empoli. La squadra di Raffaele Palladino ha perso Dodo, out per un’appendicite. Come esterno ci sarà Folorunsho con Gosens sull’altra corsia. Molto probabilmente sarà ancora out Kean: ci sarà la coppia Gudmundsson-Beltran. L’Empoli non vince dall’8 dicembre, ma sa che non può più fallire in queste ultime cinque giornate.
Inter-Roma
(ore 15 su Dazn)
Le due sconfitte di fila tra campionato e Coppa Italia, con Bologna e Milan, pesano sul morale di un’Inter stanca. Ma nei momenti delicati i nerazzurri hanno sempre tirato fuori il meglio di sé. Simone Inzaghi non avrà a disposizione Bastoni e Mkhitaryan per squalifica. Invece, Claudio Ranieri spinge la Roma a una gara perfetta per continuare a cullare il sogno quarto posto per la qualificazione alla prossima Champions League.
Juventus-Monza
(ore 18 su Dazn, Sky Sport, Sky Sport Calcio e in streaming su Sky Go e Now)
La Juventus arriva dalla sconfitta contro il Parma, la prima con Igor Tudor allenatore. Ma già dalla gara con il Monza i bianconeri non possono più commettere passi falsi. Serve una vittoria per restare in corsa per il quarto posto. Discorso diverso per il Monza di Alessandro Nesta, al quale manca poco per l’aritmetica certezza del ritorno in B.
Atalanta-Lecce
(ore 20.45 su Dazn)
Rinviata da venerdì a stasera per la morte improvvisa del fisioterapista del Lecce, per la Dea questa è una gara fondamentale per consolidare il terzo posto. Gian Piero Gasperini punterà su De Ketelaere e Lookman alle spalle di Retegui. Invece, al Lecce servono punti per la salvezza. Marco Giampaolo rilancerà Rebic nel ruolo di centravanti con Tete Morente e Pierotti ai suoi lati.
Napoli-Torino
(ore 20.45 su Dazn)
Il sogno scudetto passa dalla gara contro il Torino. Non sarà semplice per la squadra di Antonio Conte affrontare i granata. Non ci sarà David Neres. Può essere avanzato Spinazzola o potrebbe giocare Raspadori. A centrocampo rientra Anguissa con Lobotka e McTominay. Invece, Paolo Vanoli in attacco dovrebbe affidarsi ad Adams, in vantaggio su Sanabria.
CorSera
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Perché Italiano va meglio di Motta con il Bologna: gioco geniale e una promessa mantenuta (in cui credeva solo lui)
La finale di Coppa Italia era un obiettivo della società dopo l'addio di Motta. Italiano ha portato entusiasmo e si è inventato Orsolini bomber, ma dietro di lui ci sono il mago del mercato Sartori e il presidente Joey Saputo che ha scelto di vivere in città
L’avevano promesso e l’hanno mantenuto. Il Bologna in finale di Coppa Italia, 51 anni dopo quella vinta ai rigori con il Palermo nel 1974, non è una sorpresa ma un sogno programmato in agenda la scorsa estate, al primo giorno di ritiro. Freschi di una storica qualificazione Champions (lì di anni ne avevano aspettati 60), i rossoblù dovevano ancora riprendersi dalla sbornia della festa con cinquantamila persone in Piazza Maggiore, erano orfani del Profe Thiago Motta ma l’ad del club rossoblù Claudio Fenucci, nel ritiro di Valles in Alto Adige, non si nascose: «Il sogno mio e della società sarebbe vincere la Coppa Italia».
L’unico a dargli corda fu Vincenzo Italiano, su cui il popolo rossoblù nutriva più dubbi che certezze. Il direttore tecnico Giovanni Sartori, uno che in carriera aveva già portato l’Atalanta in Champions e il Chievo al preliminare, di dubbi non ne aveva. Perso Motta era andato subito su Italiano, il signore delle finali. L’allenatore disputerà la quarta della carriera in tre stagioni dopo averne perse due di Conference League e una di Coppa Italia con la Fiorentina. «Le mie prime tre finali le ho perse, ma penso a quanto sono stati belli i percorsi fatti. Per questa finale non abbiamo i favori del pronostico, il Milan è più esperto e titolato, ma noi siamo pieni di entusiasmo e andremo a Roma a giocarci le nostre carte».
Il Bologna predica bene e razzola meglio. Nel calcio tutti parlano di progetto, poi al primo colpo di vento arriva l’esonero dell’allenatore o le spese folli sul mercato di gennaio per mettere una toppa agli errori estivi. Si sballano i conti, aumentano i deficit. Bologna sta imponendo il suo modello, sobrio e serio. Il presidente italocanadese Joey Saputo si è trasferito a vivere sotto le Due Torri, parla poco, ma vive in simbiosi con la città, di cui è diventato cittadino onorario. L’uomo venuto dal nuovo mondo resta oculato nelle spese, senza però far mai mancare nulla al club: la società ha bilanci in ordine e strutture all’avanguardia. «Bologna è una regola» canta Luca Carboni, è anche un modo di intendere il calcio, ma Bologna è pure «Poetica» come risuona nella canzone di Cesare Cremonini, sparata al Dall’Ara dopo ogni vittoria, con il cantante tifosissimo lì in tribuna. Anche per un ambiente così coeso e sano Saputo ci rimase malissimo per il tradimento di Motta, si è rifatto con Italiano.
Il nuovo allenatore è diventato un capopopolo, in simbiosi con una tifoseria conquistata dai suoi modi veraci, più coinvolgenti dell’algido Motta. L’atteggiamento conta, ma a far innamorare sono stati un gioco spettacolare, ricco di soluzioni innovative, e soprattutto i risultati: stanno venendo più dell’anno scorso. Il Bologna è in finale di Coppa Italia e sta difendendo alla grande il quarto posto che vale la Champions. «A inizio anno c’era il desiderio di riconfermare il Bologna sui livelli dell’anno passato, direi che ce l’abbiamo fatta», evidenzia Italiano. Il tecnico ha fatto fiorire il talento di Castro, ha inventato Odgaard nuovo trequartista, consacrato l’ala Ndoye, coccolato Orsolini e lui l’ha ripagato con 12 reti in campionato, un record per l’attaccante che continua a bussare alla porta del c.t. Spalletti con il suo «toc-toc» alle telecamere dopo i gol.
Italiano gongola: «La finale con il Milan è un traguardo fantastico, dedicato alla gente rossoblù. Adesso verranno con noi a Roma, in trentamila. Bologna se lo merita. Manca ancora un passo, ma siamo nella storia». Il futuro invece è da scrivere, ma il Bologna è già un miracolo Italiano.
CorSera
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Aldo Serena: «L'Inter ha autonomia limitata e giocatori in sofferenza. Il Milan prenda Ancelotti se si libera»
L'ex calciatore Serena commenta il derby di Coppa Italia e il finale di stagione delle milanesi: «Inzaghi con riserve non all'altezza ma nella sfida col Napoli può farcela, la squadra di Conte non sta facendo nulla di trascendentale»
Specialista in derby, con un master in sfide sotto la Madonnina, Aldo Serena ripercorre emozioni, strascichi e retroscena della clamorosa semifinale di Coppa Italia che ha rilanciato il Diavolo, sul ciglio del burrone, in Paradiso.
Aldo Serena, quanto l’ha sorpresa l’eliminazione dell’Inter?
«La squadra sta attraversando un momento delicato. Dopo la sconfitta a Bologna, era da mettere in preventivo una fase di difficoltà. Io non ero tra quelli che dava i nerazzurri per sicuri vincenti».
D’accordo, ammetterà che nemmeno era pronosticabile una sconfitta così severa?
«I numeri sono impietosi. Però l’Inter ha una autonomia limitata: nelle ultime uscite ha disputato un ottimo primo tempo, come a Parma, poi nella ripresa ha subìto un calo vistoso. Anche nel derby ha creato occasioni gigantesche come il tiro di Lautaro o la traversa di Dimarco, sviluppando l’azione con naturalezza. Poi però sono usciti i limiti: era la 51esima gara stagionale, ha tanti ultratrentenni, e uno di loro che finora è stato devastante, ora è in sofferenza. Mi riferisco a Mkhitaryan».
Le riserve non sono state all’altezza dei titolari?
«Frattesi ad esempio non è riuscito a dimostrare ad Inzaghi che sbaglia a tenerlo fuori. Asllani è realmente la brutta copia di Calhanoglu: fatica a imporsi e a costruire gioco».
I rimpianti maggiori sono legati al flop di Taremi, lontano dagli standard del Porto?
«Paragoniamo il suo rendimento a quello di Jovic. Entrambi sono riserve, la terza scelta per i loro allenatori. Mercoledì il serbo ha dimostrato forza, tecnica, personalità, desiderio di mettersi in mostra. Bisogna anche dire che è più facile emergere quando hai come concorrenti due giocatori più celebrati, come Gimenez e Abraham, che però stentano. Taremi deve essere al livello di due mostri sacri come Lautaro e Thuram: è stritolato da aspettative altissime».
Lo sfogo di Inzaghi con il quarto uomo è la spia di nervi a fior di pelle?
«Sta arrivando il momento clou della stagione, ora la verità viene a galla. Stimo molto Simone perché ha un ego ridotto e in genere non deborda. In quel contesto però la sua reazione mi è sembrata stonata pur comprendendo che la pressione è altissima».
Il prossimo turno di campionato è decisivo per lo scudetto?
«L’incrocio con la Roma è una tappa fondamentale. Bisogna essere realisti: con le energie in riserva il mister deve essere lucido a costruire la vittoria nel primo tempo per poi conservarla nel secondo. Poi però sottolineiamo un altro aspetto: il Napoli non sta facendo cose trascendentali, ha penato per battere il Monza e domenica incontrerà il Torino».
Suggerimento in vista di Barcellona?
«Simone dovrà capire quale minutaggio dare ai giocatori nell’ottica delle due sfide e comunque non si deve abbassare il morale».
Si rischia una ripercussione psicologica dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia?
«Anche i catalani in corsa con il Real per la Liga sono stanchi e hanno infortunati eccellenti come Lewandowski. Comunque anche senza triplete, se l’Inter dovesse vincere anche un solo trofeo sarebbe una stagione super. Con la Champions addirittura fenomenale».
Cosa pensa della stagione del Milan?
«È da seduta psicanalitica. Ha una base di giocatori forti ma si è affidata a tecnici con visioni opposte l’uno dall’altro. Le posizioni contraddittorie dei dirigenti si sono riverberate sui giocatori. Theo e Leao sono i simboli di questa situazione. Non sai mai cosa andrai a vedere: se ti faranno giocare in inferiorità numerica o ti garantiranno di vincere la partita. Certo se ora conquistasse la Coppa Italia, l’annata non sarebbe da buttare».
In caso di successo, lei insisterebbe su Conceicao?
«Il Milan ha bisogno di tornare in alto. Negli ultimi 30 anni ha avuto tra le sue fila campioni. Mi spiego: Gimenez ha le caratteristiche per fare bene ma deve essere messo nelle condizioni per incidere. Una volta il Milan vantava attaccanti che vincevano le partite da soli. Occorrono degli acquisti specifici per ripartire e, per quel che riguarda la panchina, se ci sarà Ancelotti libero non me lo farei scappare».
CorSera
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Impossibile che l'Inter ne perda 3 di fila. Contro la Roma la vince di sicuro. Il Napoli invece potrebbe faticare contro il Torino
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Inter-Napoli, chi sta meglio per la volata scudetto: testa, fisico e squadra più lunga
L'Inter è la più forte dal punto di vista tecnico ma ha qualche problema in più del Napoli. Rosa corta per gli infortuni e pressione. Conte ha i giocatori ma utilizza sempre gli stessi
Il calendario, certamente, così come l’abitudine ai testa a testa in cima alla classifica. A determinare l’esito finale di questa entusiasmante volata scudetto fra Inter e Napoli sarà però anche la condizione complessiva (psicologica, fisica e tecnico-tattica) delle due squadre nell’approssimarsi del finale di stagione.
Qual è allora lo stato attuale delle due squadre? Dal punto di vista tecnico, la squadra sulla carta più forte (l’Inter) pare avere qualche problema in più, come confermato dalla sconfitta col Milan (0-3) nel derby di ritorno di Coppa Italia. L’abitudine a lottare per certi traguardi è sicuramente dalla parte degli uomini di Simone Inzaghi, ma così è anche dal punto di vista della pressione che pesa sulle spalle di chi è favorito.
L’Inter arriva a questa parte conclusiva del campionato ancora in corsa su due fronti, con un dispendio enorme di energie psico-fisiche e una rosa più corta di quanto era lecito pensare a inizio campionato. A cominciare dall’attacco. In avanti infatti Inzaghi può contare praticamente soltanto su Lautaro e Thuram. Dietro l’argentino ed il francese infatti Inzaghi non dispone di elementi in grado di rispondere qualitativamente alle esigenze della sua squadra.
Correa è bravo a condurre palla ma troppo evanescente, Taremi si associa bene ai compagni ma non tira, Arnautovic segna poco. La pochezza offensiva dei tre la si è notata a più riprese proprio contro il Milan.
La tematica relativa agli infortuni colpisce i nerazzurri anche nel reparto dei quinti, là dove Inzaghi deve ancora fare a meno di Dumfries (anche se dovrebbe rientrare a breve). L’olandese è sempre stato un giocatore chiave in un sistema che pone enfasi sui laterali per guadagnare campo in avanti ma anche per andare a concludere l’azione offensiva. Senza Dumfries la fascia destra perde qualità, con Matteo Darmian che non può offrire lo stesso contributo del titolare.
Inzaghi potrebbe sempre ovviare all’assenza di Dumfries allargando Benjamin Pavard, ma questo significherebbe creare un buco al centro della difesa. Recentemente, in particolare quando c’è stata la necessità di dover difendere il risultato, il tecnico interista è ricorso a Bisseck, anche se la soluzione col tedesco largo può venire utilizzata appunto solo in determinati momenti di partita, non potendo il giocatore offrire la spinta propulsiva dei compagni. In teoria quindi la profondità della rosa interista, invocata da più parti come uno dei punti di forza della compagine nerazzurra, non è poi così impattante come si poteva pensare inizialmente.
Antonio Conte, da questo punto di vista (e con soltanto un impegno a cui pensare, vale a dire il campionato) avrebbe una possibilità maggiore di scelta. In teoria, perché alla fine il tecnico partenopeo tende ad affidarsi ad un gruppo ristretto di titolarissimi, andando a modificarlo solitamente nell’ultima parte di gara, ma solo se strettamente necessario.
A livello di minutaggio in campionato giocatori come Simeone (384), Noah Okafor (40), Billing (113), Rafa Marín (115) e Ngonge (196) sono stati sottoutilizzati.
Anche tatticamente la proposta di gioco interista è faticosa da sostenere. Inzaghi in fase di possesso chiede ai suoi continui movimenti e rotazioni per andare a svuotare e riempire gli spazi e per mandare in tilt dispositivi difensivi sempre più orientati alla marcatura individuale.
In questo contesto le transizioni nerazzurre non sono tradizionali contropiede, quando costrutti artificiali che fanno seguito non solo a riconquiste palla in zone più o meno avanzate di campo, bensì anche a complicate situazioni di primo possesso volte ad aprire il sistema avversario.
La complessità dei movimenti d’attacco dell’Inter può in parte spiegare come mai Inzaghi abbia prodotto quest’anno un numero di marcatori superiore a quello del Napoli. Sono infatti 17 i giocatori nerazzurri ad aver segnato almeno una rete in campionato fra quelli attualmente in rosa, a fronte dei 12 del Napoli (non considerando quindi Khvicha Kvaratskhelia, passato al Psg a gennaio).
Le considerazioni fatte in questo contributo non sono ovviamente da prendere come previsioni di quanto accadrà, ma restano utili per dare un quadro del periodo che stanno attraversando le due contendenti per il tricolore.
CorSera
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