Cronaca Italiana [Thread unico]

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  • M K K
    finte ferie user
    • Dec 2005
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    Africano o di Domodossola che sia uno stupratore andrebbe , ritenuto colpevole ogni ragionevole dubbio, impiccato in pubblica piazza al pari dei pedofili
    Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
    Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
    Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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    • Sergio
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      • May 1999
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      Originariamente Scritto da M K K Visualizza Messaggio
      Africano o di Domodossola che sia uno stupratore andrebbe , ritenuto colpevole ogni ragionevole dubbio, impiccato in pubblica piazza al pari dei pedofili
      Mai senza prima avere ricevuto la gusta dose di pena per contrappasso



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      • Arturo Bandini
        million dollar boy
        • Aug 2003
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        è anche vero che vengono tutti maschi e nessuna donna italiana vorrebbe andare con loro (i maranza sono altra cosa di quello in ciabatte appena sceso dal barcone), sono giovani e pieni di ormoni, non hanno soldi per pagare prostitute... ecco che la conseguenza lungi dal giustificarli è questa

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        • MarcoT
          one day you may
          • Jun 2013
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          Beh oddio con italiane ne ho visti

          E li veramente fanno il lavoro che gli italiani non vogliono più fare, sono coraggiosi
          Originariamente Scritto da Lorenzo993
          non nominare cristo che se ti avesse incontrato avrebbe mandato a mignotte la bibbia e ti avrebbe preso a calci in culo

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          • The_machine
            Bodyweb Senior
            • Nov 2004
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            Originariamente Scritto da MarcoT Visualizza Messaggio
            Beh oddio con italiane ne ho visti

            E li veramente fanno il lavoro che gli italiani non vogliono più fare, sono coraggiosi
            Ho notato pure io che vanno con le cesse, credo sia l'unico modo per trovare un equilibrio con la mancanza di status.

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            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
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              • In piedi tra le rovine
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              Morto Giorgio Armani, il re della moda: aveva 91 anni. Il «testamento»: «Ecco il segno che spero di lasciare»

              Giorgio Armani, stilista e protagonista assoluto del mondo della moda, è morto oggi: con lui la famiglia e Leo Dell'Orco, il compagno degli ultimi 20 anni. Per decenni ha contribuito a dare forma a uno stile inconfondibile, lavorando fino all'ultimo

              A credere che il tempo non sarebbe passato mai ce lo ha insegnato lui, Giorgio Armani. Lo stilista è morto oggi, all'età di 91 anni (li aveva compiuti lo scorso 11 luglio). Con lui la famiglia e Leo Dell'Orco, il compagno degli ultimi vent'anni.

              La notizia ha sorpreso tutti, perché - come ci aveva abituato - Armani ha lavorato fino all'ultimo: è di pochi giorni fa il comunicato con cui ufficializzava di avere acquisito «La Capannina», con un gesto che definiva «affettivo, un ritorno alle origini». Proprio lì, negli anni Sessanta, aveva conosciuto Sergio Galeotti, divenuto poi suo compagno di vita e di lavoro. Non solo. Qualche giorno fa aveva voluto controllare e approvare tutti i look della collezione dei 50 anni, quella che sfilerà nella prossima fashion week, a settembre.

              Alcune settimane fa, poco prima del 91esimo compleanno, una infezione polmonare lo aveva costretto a un ricovero e a una convalescenza nella sua casa in via Borgonuovo, a Milano, spingendolo a non presenziare - un caso rarissimo - alla sfilata della sua collezione di giugno. Già lo scorso anno aveva avuto un problema, poi risolto: e alle sfilate di giugno 2024, tre giorni dopo le dimissioni dall’ospedale, aveva voluto salutare i suoi ospiti dopo gli show. Lo scorso giugno, invece, la scelta di non partecipare alla sfilata: «Ma sto bene» aveva aggiunto. Erano seguite settimane serene: il compleanno, con i mille e mille auguri da parte di tutto il mondo della moda, e non solo; la scelta di acquistare la Capannina; e soprattutto il suo amato lavoro sugli abiti.

              L'estate, per Armani, era trascorsa tranquilla, nella casa di Forte dei Marmi, con la sua famiglia. E preoccupandosi ogni giorno del lavoro e degli amici, insistendo perché comunque andassero al posto suo nella villa di Pantelleria, dove di solito trascorreva l'estate, e lo aggiornassero continuamente sul loro soggiorno e sull’isola. Solo qualche giorno fa un lieve peggioramento per un malessere improvviso allo stomaco. Ma nulla che facesse presagire il peggio. Aveva ripreso a mangiare e a telefonare per essere aggiornato su tutto.

              Oggi, invece, la notizia della sua morte. E quelle ultime parole, affidate ai social: «Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia».
              La città che ha accolto la sua ascesa, Milano, proclama per lunedì 8 settembre, il giorno del funerale in forma privata, una giornata di lutto cittadino

              ​ Era nato a Piacenza l’11 luglio del 1934. Terzo figlio di tre. Il più piccolo, il più bello, il più coccolato da una madre, Maria, che gli trasmise tutta la classe e il gusto sofisticato nello stile. Dopo la guerra il trasferimento a Milano. Non facile ma più che dignitoso. Il liceo e già subito il trasporto a fare qualcosa per gli altri. «Ad occuparmi dei corpi», raccontava lui, pensando dopo a quel che gli frullava nella testa allora. Scelse per questo medicina. Una strada solo in apparenza lontana da quella che avrebbe deciso di prendere dopo: perché l’anatomia è una scienza che ritornerà potente, nel lavoro di Armani. La sua conoscenza lo porterà a capire più degli altri cosa sarebbe stato perfetto per vestire i corpi - quelli «reali», come sottolineava sempre lui.

              Era il 1953, tre anni di università: poi la decisione di partire per il militare, e un ritorno - che gli sta stretto - nelle aule della Statale. Di qui la scelta di andare a lavorare alla Rinascente. Era il 1957. La moda, nella famiglia Armani, era entrata con sua sorella Rosanna, modella. Lui, Giorgio, comincia dalle vetrine. Qualche anno ancora, e Nino Cerruti - passando di lì - si accorse che quegli allestimenti su corso Vittorio Emanuele erano di un sofisticato senza precedenti. Era il 1964. Conoscere quel giovane, a questo punto, un trentenne Giorgio Armani, e affidargli una linea di abbigliamento delle sue fu tutt’uno. La strada era presa.

              La moda divenne la vita di quest’uomo bellissimo, che l'anno prima aveva conosciuto Sergio Galeotti, un giovane intraprendente come lui: la coppia fu tratta. C’era il manager e c’era il creativo.

              Era il 1975 e nacque la Giorgio Armani. Prima «invenzione»? Storica: il termine «stilista». Copyright accertato: «Io non sono né un couturier né un sarto ma mi sentito uno che crea uno stile, uno stilista», disse. E fu.

              La strada? Un successo dopo l’altro perché, per prima cosa, Armani capì che gli uomini e le donne «non erano più quello di una volta». Non era un luogo comune, ma la realtà: vite e corpi (rieccoci) erano cambiati, eppure gli abiti continuavano a essere pesanti, ingombrati, costruttivi.

              Lui li «svuotò» tutti: decostruì le giacche e alleggerì i pantaloni degli uomini. E la stessa cosa fece con le donne che vestì pensandole sedute a una scrivania o di corsa a prendere un taxi.

              Poi successe che un regista di Hollywood, Paul Schrader, lo contattò per disegnare gli abiti del suo «American gigolò», «Venne a Milano con John Travolta e io accettai», si divertiva a raccontare Armani svelando che inizialmente il protagonista non doveva essere Richard Gere. Era 1980. Fu la consacrazione negli States. In soli sette anni dalla fondazione del brand arriva la copertina di Time. Era il 1982. «La copertina può soddisfare la mia vanità, ma è l’attenzione che hanno dedicato al mio lavoro che mi dà grande piacere professionale. Hanno capito - senza la sufficienza che spesso usa chi parla di moda - il valore di un impegno che non consiste nel disegnare qualche modello, ma nel cercare continuamente di adattare un modo di vestire e di vivere, vivere, vivere, un’idea a una possibilità di riproduzione industriale», aveva commentato «analitico».

              Poi è stata una cavalcata unica, senza perdere mai un colpo, ma anzi costruendo un pezzo di storia in più ogni stagione, avanti e ancora avanti: «Ogni giorno dal mio lavoro imparo qualcosa», diceva sino all’ultimo.

              Ecco, in ordine sparso perché le date non hanno importanza quando tutto si compie: Emporio Armani, i profumi, la casa, il beauty, gli hotels, Ea7, i film, i libri, le mostre, gli occhiali, il Silos, l’alta moda Privé, i palazzi, le barche e le sue bellissime dimore. Un impero con al centro sempre la sua visione: una moda coerente, programmatica, mai immobile e soprattutto mai «ridicola», un termine che lui detestava. «Lo stile», diceva, «è eleganza, non stravaganza. L’importanza è non farsi notare, ma ricordare».

              Non che sia sempre stato tutto cosi gioioso. La morte improvvisa del compagno di lavoro e vita, Sergio Galeotti, aveva segnato uno dei passaggi più importanti. Era il 1985. Il 13 agosto, per l’esattezza, data che lo stilista non dimenticherà mai Prima Giorgio Armani era «lo stilista»; dopo quel giorno divenne «lo stilista imprenditore». «Ho cercato di riempire il grande vuoto lasciato da Sergio con l’irruenza tipica di un naif. Ho superato ostacoli, affrontato complicazioni, ho tentato di chiarirmi le idee, ho voluto scoprire i miei punti deboli».

              Testa bassa e avanti («Ho dato tutto e rinunciato alla mia vita per il mio lavoro»), in poco tempo prese in mano tutto, organizzando e impostando e progettando e portando il tutto nei successi cui sopra. La leggenda racconta che sempre di più divenne il primo a entrare e l’ultimo a uscire spegnendo sempre la luce.

              ​ E quando quello che aveva creato divenne un impero, grande e invidiato, resistette alle lusinghe delle offerte. Le prime sono arrivate negli anni Novanta, le ultime lo scorso anno. «L’azienda porta il nome del suo creatore e questo genera un legame fortissimo che sopravvive alla cessione del brand. E dello stesso mercato che esige la presenza del creativo e identificare in lui la creatività, il controllo e l’assidua attenzione».

              Resistenza che ha consolidato in questi ultimi stabilendo cosa avrebbe dovuto succedere dopo di lui, dall’eredità stilistica alla nipote Silvana Armani e al compagno braccio destro Leo Dell’Orco. Tutto stabilito con la Fondazione e con le sue regole. Con entrambi è uscito a raccoglierle gli applausi negli ultimi show. Applausi che amava, esigeva, meritava. Anche quando avrebbe potuto farne a meno per gli affetti, gli anni, il successo, il denaro, la fama, i palazzi, le barche…

              «Perché dovrei fermarmi o “fregarmene”», aveva risposto lo scorso anno, a Parigi, appunto. «Io sono il mio lavoro se lo facessi significherebbe che non m’importa nulla di me».

              Vero.

              Spenga pure lei la sua luce, signor Giorgio Armani. È giusto così.

              ​CorSera
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
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                • In piedi tra le rovine
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                Un genio dello stile italiano, un maestro della moda che ha superato ogni moda, in quanto la sua firma è diventata un punto fermo, direi un classico, in quel transeunte e passeggero che è per definizione la "moda".

                Cosa rara, in un mondo della moda che è rivolto prettamente all'eleganza femminile, gli riuscì di vestire bene anche gli uomini: indimenticabili i suoi abiti, le sue giacche, quei suoi colori, un indumento immediatamente riconoscibilissimo (le "giacche Armani"), un marchio di eleganza ed originalità e che esplose negli anni '80 di cui fu una delle massime icone.

                Una vita dedicata al lavoro, una vita piena di ogni successo. Credo che Giorgio Armani possa dirsi a buon diritto soddisfatto di se stesso.
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • germanomosconi
                  Bodyweb Senior
                  • Jan 2007
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                  • pordenone
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                  ma avete sentito di questo attentato sventato a Viterbo?



                  perchè se ne parla pochissimo, secondo me è davvero grave sto fatto...
                  Originariamente Scritto da Marco pl
                  i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                  Originariamente Scritto da master wallace
                  IO? Mai masturbato.
                  Originariamente Scritto da master wallace
                  Io sono drogato..

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                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
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                    • In piedi tra le rovine
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                    E' da approfondire però la questione se quei turchi fossero lì per un attentato o per affari loro, in quanto c'è all'opera a quanto pare l'antimafia e non solo l'antiterrorismo.

                    Il fatto che se ne parli poco e che il caso sia mediaticamente sgonfiato mi fa propendere per una questione interna ai traffici di cosche internazionali.

                    Invece ieri si è avuta notizia di una bella rissa alla festa dell'Unità di Lodi, dove due soliti noti (stranieri) hanno anche tirato fuori il machete (quelli vanno armati alla festa del PD)

                    Nessun commento da parte del partito di Elly Schlein per la clamorosa rissa durante la Festa dell'Unità di Lodi: il gruppetto di stranieri è scappato


                    poi a sinistra si chiedono com'è che dopo 3 anni e passa di governo i sondaggi premino ancora la Meloni. I loro cocchi de mamma tentano di farsi a fette sotto ai loro occhi, ma il tema emergenza, sicurezza, immgrazione alla Schlein non riesce proprio di sputarlo fuori.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Arturo Bandini
                      million dollar boy
                      • Aug 2003
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                      anche io avevo sentito, ma dato per scontato che fosse una mezza bufala. Di fatto siamo l'unico paese a non aver mai subito attentati. Sta a vedere che anzichè in vaticano o simili esordiscono alla sagra di santa rosalia, e venendo subito scovati

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