Cronaca Italiana [Thread unico]
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Fingono un malore per scroccare un passaggio in ambulanza a Riccione. E pubblicano il video su TikTok
Fingono un malore, chiamano l’ambulanza per scroccare un passaggio fino a Riccione e filmano tutto per postarlo su TikTok. I due giovani milanesi di origine magrebina sono stati quindi denunciati penalmente dall’Ausl Romagna e identificati dai carabinieri di Riccione: saranno indagati per interruzione di pubblico servizio e procurato allarme. Il video demenziale pubblicato dai due ragazzi sul social, in cui si dice chiaramente che il 118 viene chiamato per scroccare un passaggio da Coriano fino a Riccione, ha totalizzato 50.000 visualizzazioni in 22 ore e circa ottomila like, oltre a centinaia di condivisioni.
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Inviato dal mio Samsung Galaxy S23 Ultra utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioFingono un malore per scroccare un passaggio in ambulanza a Riccione. E pubblicano il video su TikTok
Fingono un malore, chiamano l’ambulanza per scroccare un passaggio fino a Riccione e filmano tutto per postarlo su TikTok. I due giovani milanesi di origine magrebina sono stati quindi denunciati penalmente dall’Ausl Romagna e identificati dai carabinieri di Riccione: saranno indagati per interruzione di pubblico servizio e procurato allarme. Il video demenziale pubblicato dai due ragazzi sul social, in cui si dice chiaramente che il 118 viene chiamato per scroccare un passaggio da Coriano fino a Riccione, ha totalizzato 50.000 visualizzazioni in 22 ore e circa ottomila like, oltre a centinaia di condivisioni.
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Inviato dal mio Samsung Galaxy S23 Ultra utilizzando TapatalkAlboreto is nothing
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Originariamente Scritto da Irrlicht Visualizza MessaggioCaso figlio La Russa, Pd: 'Sul programma a Facci, la Rai ci pensi'
"Ha fatto vittimizzazione secondaria"
https://www.google.com/amp/s/www.ans...63693e213.html
Per sua stessa ammissione la ragazza ha assunto cocaina prima dell'ingresso in discoteca. Ha bevuto. Non si ricorda niente, dunque nemmeno se ha o non ha dato il consenso ad un rapporto sessuale. Non siamo dentro ad una violenza classica, quelle dove la vittima viene fisicamente e violentemente costretta a subire un rapporto sessuale dallo stupratore di turno...questo è un caso diverso, dove occorre vedere se l'accusato ha approfittato della minorata capacità di intendere e volere della presunta vittima...per cui i dubbi sono più che naturali e legittimi, che c'entra la vittimizzazione secondaria?...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioMa io questa faccenda della vittimizzazione secondaria mica l'ho capita...perchè il caldo più l'età non mi fanno particolarmente sveglio...ma mettere in dubbio il racconto di chi denuncia io credo sia legittimo, perchè gli avvocati difensori ad esempio che fanno e che faranno? In America in casi simili, ad esempio, ti spulciano fin dentro i più reconditi interstizi della vita privata da quando andavi all'asilo, per cercare di smontare una accusa...è "vittimizzazione secondaria"? Ma che vuol dire?
Per sua stessa ammissione la ragazza ha assunto cocaina prima dell'ingresso in discoteca. Ha bevuto. Non si ricorda niente, dunque nemmeno se ha o non ha dato il consenso ad un rapporto sessuale. Non siamo dentro ad una violenza classica, quelle dove la vittima viene fisicamente e violentemente costretta a subire un rapporto sessuale dallo stupratore di turno...questo è un caso diverso, dove occorre vedere se l'accusato ha approfittato della minorata capacità di intendere e volere della presunta vittima...per cui i dubbi sono più che naturali e legittimi, che c'entra la vittimizzazione secondaria?
Comunque Facci è notizia di ieri che Facci sia stato denunciato dall'ex compagna per stalking.Last edited by Venkman85; 11-07-2023, 09:03:31.
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Ma si, ne hanno fatta una questione di "tono dell'articolo" .
Se lo avesse fatto qualcun altro e soprattutto se non fosse un nuovo acquisto targato rai, pochi ne avrebbero parlato.
Solita "non notizia" tutta italiana.
Come hai detto tu, negli altri paesi succedesse una cosa del genere con in mezzo un esponente politico andrebbero a vivisezionare anche se hai il bidet o meno in casa.
Ambo i lati a seconda delle fazioni
Poi sulle espressioni dell'articolo ognuno la può pensare come vuoleLast edited by Irrlicht; 11-07-2023, 09:10:37.
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alla fine il vaticano potrebbe non entrarci niente
I documenti inediti su Emanuela Orlandi: lo zio Mario e la presunta molestia alla sorella Natalina
10 Luglio 2023 - 20:10 di Alessandro D’Amato
Il tg di La7 racconta di un messaggio del cardinal Casaroli a un sacerdote vicino alla famiglia. Si tratta di uno degli incartamenti di Diddi
Un servizio in esclusiva del Tg di La7 racconta un retroscena inedito sul caso di Emanuela Orlandi. Un messaggio di Agostino Casaroli che risale al settembre 1983, quando la cittadina vaticana era scomparsa da soli tre mesi, chiama in causa lo zio deceduto di Emanuela, Mario Meneguzzi. Nel pezzo di Flavia Filippi si narra di una missiva inviata per posta diplomatica da Casaroli a un sacerdote sudamericano mandato in Colombia da Giovanni Paolo II. Si tratta di un religioso che è stato a lungo consigliere spirituale e confessore della famiglia Orlandi. Casaroli gli chiede se è vero che in passato Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, gli ha rivelato di essere stata molestata sessualmente dallo zio Mario.
Le carte di Diddi
Il messaggio fa certamente parte dei documenti inviati dal Vaticano alla procura di Roma, che ha aperto di recente una nuova indagine. All’epoca il testo viaggia dalla Santa Sede a Bogotà. Il segretario di Stato dice che lo ha appreso da ambienti investigativi romani. La risposta del prete è precisa ed esplicita: «Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio, me lo confidò terrorizzata: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima». Natalina Orlandi ha parlato comunque di questi fatti in un interrogatorio davanti a un magistrato romano. I dettagli di questi impieghi sono stati ampliamente raccontati nella pubblicistica sul caso Orlandi. Meneguzzi era il gestore del bar interno di Montecitorio. Natalina Orlandi lavorava alla Camera come impiegata nell’ufficio legale da prima del 1983.
Chi era Mario Meneguzzi
Mario Meneguzzi, zio di Emanuela Orlandi, ha un ruolo importante nel primo periodo delle indagini sul sequestro di persona per «terrorismo internazionale». Ovvero la prima (e mai riscontrata) pista per spiegare il rapimento della ragazza. I figli di Ercole Orlandi e Maria Pezzano sono Natalina, Pietro, Federica, Emanuela e Maria Cristina. La sorella di Ercole con cui Mario era sposato si chiamava Lucia. I figli di entrambi si chiamano Monica e Pietro. Quando il 22 giugno del 1983 Emanuela Orlandi scompare, il fratello maggiore Pietro Orlandi e il cugino Pietro Meneguzzi la cercano a mezzanotte in moto per le vie di Roma e in particolar modo dalle parti del lungotevere. Il dettaglio è raccontato dallo stesso Pietro Orlandi nel documentario di Netflix.
Le telefonate
Successivamente lo zio decide di installarsi in casa Orlandi per rispondere alle telefonate di segnalazione, dopo la pubblicazione dei famosi manifesti in giro per Roma. È lui che risponde a Pierluigi e Mario, i primi due presunti telefonisti del caso. Lui è al telefono in particolare con Mario nella prima rudimentale registrazione e prova del caso. È lui che successivamente invia dai mass media messaggi ai rapitori ai quali chiede “prove precise” del possesso della ragazza, con domande le cui risposte precise non arriveranno mai. È sempre Mario Meneguzzi che con i media si attribuisce la scelta dell’avvocato Gennaro Egidio come controparte da sottoporre ai presunti rapitori. In realtà il conto del legale, a differenza di quello di Mirella Gregori, verrà sempre regolato dai servizi segreti italiani.
Il Sisde e Giulio Gangi
Sempre collegata alla famiglia Meneguzzi c’è l’entrata in scena di Giulio Gangi. L’allora giovane agente del Sisde, secondo quanto ha raccontato lui stesso, si era innamorato della figlia di Mario, Monica. L’aveva conosciuta a Torano di Borgorose, cittadina del reatino frequentata dagli Orlandi e dai Meneguzzi fino ai giorni nostri. Quindi, una volta saputo della scomparsa di Emanuela, si era presentato alla famiglia offrendosi di indagare. Nel servizio di La7 si racconta di quella volta che Meneguzzi si accorse, mentre era sul litorale di Santa Marinella, di essere pedinato da un’automobile. All’epoca a fargli scoprire che lo seguiva la polizia sperando in un contatto con i rapitori fu proprio Gangi. Attraverso la targa, risultata “coperta”.
L’identikit
Poi c’è la storia dell’identikit. Il Tg di La7 dice che i titolari dei due fascicoli d’indagine hanno fatto riferimento alla somiglianza tra Meneguzzi e l’identikit del vigile Sambuco e del poliziotto Bosco. Le testimonianze risalgono all’ottobre del 1985. Secondo alcuni sarebbero significative perché l’incontro, secondo i testimoni, sarebbe avvenuto prima dell’ingresso alla scuola di musica Ludovico Da Victoria. Precisamente, in corso del Rinascimento e poco prima delle 17. Dall’istituto che si trovava di fianco alla chiesa di Sant’Apollinare, secondo la testimonianza della sorella Federica, Emanuela chiamò successivamente per raccontarle della proposta di andare a distribuire volantini durante una sfilata di moda. È la cosiddetta pista Avon.
Fonte: Emanuela Orlandi Blog | Gli identikit di Sambuco e Bosco
Va ricordato che Margherita Gerunda, prima magistrata ad indagare sulla scomparsa della “Vatican Girl”, aveva puntato altre piste rispetto al rapimento: quelle su violenza sessuale e omicidio. Ma, come dirà successivamente, non si è mai occupata della cosiddetta pista Avon «perché nessuno me ne parlò». Aggiungendo anche altro: «Non credo inoltre che quel giorno Emanuela Orlandi sia andata alla scuola di musica passando per corso del Rinascimento, dove si usa credere che sia stata vista da un vigile e da un poliziotto. Ho maturato la convinzione che i testimoni si siano prestati a dire o a confermare cose che permettevano loro di andare sui giornali, dare interviste, insomma avere il loro piccolo momento di fama se non di gloria».
La testimonianza di Meneguzzi al giudice Martella
Nel servizio si dice anche che si stanno ascoltando vecchi e nuovi testimoni. Di sicuro verrà quindi vagliata nuovamente la testimonianza dello stesso Meneguzzi. Il quale, come si racconta nel libro di Pino Nicotri “Il rapimento che non c’è”, si è presentato il 31 ottobre 1985 davanti al giudice istruttore Ilario Martella per dire che quel 22 giugno 1983 lui non era a Roma ma proprio a Torano. Era lì dal pomeriggio del giorno prima, ovvero martedì. In compagnia della figlia Monica e della cognata Anna Orlandi. Ovvero la seconda sorella di Ercole, che viveva in casa con gli Orlandi in Vaticano. Con loro c’era anche Ercole, sempre secondo la testimonianza di Meneguzzi.
La versione di Ercole Orlandi
Ercole Orlandi ha invece sempre spiegato che lui e la moglie Maria il giorno della scomparsa di Emanuela sono tornati a Roma nel tardo pomeriggio. Perché erano in visita a dei pareti a Fiumicino. Per questo motivo quando Emanuela chiama a casa dalla scuola di musica le risponde la sorella Federica, che non le passa la madre. Anche qui è il caso di ricordare che il procuratore di Roma Francesco Lo Voi annunciando la riapertura del caso aveva detto: «Dopo 40 anni non solo non è facile trovare elementi, ma nemmenofare le pulci alle attività svolte dagli inquirenti dell’epoca perché ogni situazione, ogni indagine va contestualizzata. Non è da escludere che sarà coinvolta nuovamente la Procura di Roma, motivo per cui non posso parlarne».
La reazione di Pietro Orlandi
Pietro Orlandi sul gruppo Facebook Petizione Emanuela dopo il servizio del tg di La7 scrive: «Oggi ho capito che sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, senza vergogna, senza vergogna mi fanno schifo». Il fratello di Emanuela, che aveva annunciato in precedenza il servizio sul tg di La7 nel gruppo, non è più intervenuto nella conversazione. All’agenzia AdnKronos però dice di essere «furioso» perché «vogliono scaricare le responsabilità sulla famiglia». Pietro Orlandi dice che la procura di Roma non ha chiamato mai né lui né sua sorella Natalina. Infine, auspica che la commissione d’inchiesta «parta e svergogni chi ci infanga». E aggiunge: «Chiederò un incontro a Papa Francesco. Hanno passato il limite come non mai. Con l’avvocato Sgrò sto organizzando per domani una conferenza stampa. Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia… Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così».
La pista parental-amicale
Come si vede quindi la circostanza della testimonianza di Natalina Orlandi alla procura di Roma su Mario Meneguzzi e il messaggio a Casaroli raccontano un retroscena inedito. Ma bisognerà valutare anche la testimonianza dello stesso Meneguzzi riguardo la giornata del 22 giugno 1983. È sicuro, perché lo hanno raccontato loro stessi, che nel pomeriggio del 23 giugno Meneguzzi è a fare il giro delle redazioni dei giornali romani per far pubblicare un appello. Quello che due giorni dopo verrà pubblicato. Meneguzzi farà anche in seguito indagini private con Gangi, tra cui quelle sulla Bmw della pista Avon alla Samocar. Le verifiche dei magistrati saranno molte e complicate. Ed è possibile che non approdino a molto dopo quarant’anni.
La scomparsa
Ma c’è da dire che mentre la pubblicistica sembra più appassionata alle fragili piste religiose, l’inchiesta della procura va quindi da tutt’altra parte. D’altro canto la ragazzina è scomparsa a Roma, tra piazza Navona e Campo de’ Fiori, in un giorno in cui era in programma un concerto punk reggae e in un luogo frequentato ora come allora da tantissime persone. È difficile portare via qualcuno contro la sua volontà in quelle condizioni. E la ragazza, dice la famiglia, non accettava certo passaggi dagli sconosciuti. Se è scomparsa in quel luogo e in quel modo, è accaduto perché ha seguito qualcuno di cui si fidava.
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Ho iniziato a maturare l'idea di un giro sessuale. Ora se questo giro sessuale sia di preti o di borghesi questo non lo so...ma se si sfronda tutta questa storia dalle strumentalizzazioni e deviazioni che, dopo la scomparsa di Emanuela, sono state fatte da soggetti terzi ma interessati ad intorbidire le acque (tutta la vicenda collegata all'attentanto al Papa, la liberazione di Agca, lo Ior ecc...), che cosa resta?
Resta la scomparsa di una adolescente romana, una bella ragazza, forse frequentante giri strani o forse vittima di giri strani. Se si sceglie la via più semplice, è quella del rapimento a scopo sessuale, come tanti ce ne sono stati prima e dopo la Orlandi.
Non è nemmeno da escludere un consensiente appuntamento con qualcuno (uomini maturi) e che poi il festino di sesso sia andato male; oppure che la Orlandi avesse deciso di parlare e simili....ma di noi
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forse, tra mille inverni
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioHo iniziato a maturare l'idea di un giro sessuale.
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Roma, morte Francesco Valdiserri: condannata a 5 anni la 24enne che lo investì sul marciapiede
La ragazza nel processo in rito abbreviato è accusata di omicidio stradale aggravato perché alla guida con un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito. Il 18enne fu investito in via Cristoforo Colombo a Roma
È stata condannata a 5 anni Chiara Silvestri, 24 anni, accusata di omicidio stradale aggravato. La vittima è Francesco Valdiserri, investito e ucciso a 18 anni la notte dello scorso 19 ottobre su un marciapiede in via Cristoforo Colombo a Roma mentre era in compagnia con un amico.
La conducente dell'auto è stata condannata con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena, e che si è svolto davanti al gup Valerio Savio.
Secondo quanto emerso dalla consulenza affidata dai pm, la donna quella sera aveva un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito e guidava l'auto ad una velocità superiore al limite autorizzato in quel tratto di strada.
Il pubblico ministero, Erminio Amelio, aveva chiesto 4 anni e mezzo e 800 mila euro di provvisionale.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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Originariamente Scritto da The_machine Visualizza MessaggioPotrebbe diventare la nuova firma di Zuse.
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Originariamente Scritto da valium Visualizza MessaggioNon ho mai capito se la storia che un anno di carcere sono 9 mesi invece di 12 è vera, ovvero in questo caso sono già 3 anni e mezzo di per sè senza nessun sconto di pena?...ma di noi
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Originariamente Scritto da fede79 Visualizza MessaggioRoma, morte Francesco Valdiserri: condannata a 5 anni la 24enne che lo investì sul marciapiede
La ragazza nel processo in rito abbreviato è accusata di omicidio stradale aggravato perché alla guida con un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito. Il 18enne fu investito in via Cristoforo Colombo a Roma
È stata condannata a 5 anni Chiara Silvestri, 24 anni, accusata di omicidio stradale aggravato. La vittima è Francesco Valdiserri, investito e ucciso a 18 anni la notte dello scorso 19 ottobre su un marciapiede in via Cristoforo Colombo a Roma mentre era in compagnia con un amico.
La conducente dell'auto è stata condannata con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena, e che si è svolto davanti al gup Valerio Savio.
Secondo quanto emerso dalla consulenza affidata dai pm, la donna quella sera aveva un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito e guidava l'auto ad una velocità superiore al limite autorizzato in quel tratto di strada.
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