L'Inter è disperante, il Milan deve alzare il livello: Milano del pallone, due modi diversi per essere infelici
Nerazzurri e rossoneri tornano con tanti punti interrogativi dalla trasferta a Riad per la Supercoppa: i nerazzurri sono i soliti affascinanti e immaturi, i rossoneri rientrano tra le polemiche
Non è una Supercoppa alla milanese. Dopo il Milan, saluta anche l’Inter. La finale sarà un omaggio alla tradizione, la sfida tra il Napoli che ha vinto lo scudetto e il Bologna che ha festeggiato la Coppa Italia. Gli arabi non saranno troppo contenti e neppure a Milano lo sono. Sconfitte diverse. Il Diavolo, tornato a casa tra le polemiche, ha capito che per alzare il livello e lottare per lo scudetto deve avere il coraggio di investire sul mercato. Aiutare Allegri deve essere la missione di gennaio. Fa più rumore l’eliminazione dell’Inter capolista in serie A. La sfida a Conte poteva essere l’antipasto del probabile testa a testa per lo scudetto. E invece ai nerazzurri non sono sufficienti cento minuti tondi per avere ragione dei discepoli di Italiano.
L’Inter è disperante: segna subito e invece di far valere la maggiore qualità tecnica e il possibile stordimento dei rivali, mostra il suo lato peggiore, quel pizzico di fastidiosa sufficienza che consegna la partita nelle mani del Bologna. Quando, nella ripresa, si sveglia dal torpore e si impossessa del campo, si deve scontrare con Ravaglia e la mancanza di cinismo negli ultimi metri. Solita Inter. Affascinante e immatura. Il Bologna va oltre i propri limiti. Gioca un calcio bellissimo sino all’intervallo e si mostra capace di soffrire senza smarrire le distanze quando va in apnea. Chivu diventerà un grande allenatore, Italiano lo è già. Quella di lunedì sarà la sua quinta finale.
Ogni stagione si evolve e fa un salto in avanti. La vittoria ai rigori è un premio. E una punizione per l’Inter, presuntuosa e tradita dal dischetto anche da due azzurri, Bastoni e Barella, sotto gli occhi di Gattuso. A Riad, l’anno scorso Inzaghi ha cominciato a perdere. Chivu non è riuscito a invertire la tendenza. La prima semifinale ha lasciato uno strascico polemico di cui avremmo volentieri fatto a meno. Una figuraccia Mondiale, che abbiamo esportato sino nel deserto. Allegri ha esagerato con le parole, ma bisogna domandarsi chi lo ha spinto a perdere la brocca. In ogni caso un episodio deprecabile. Bene ha fatto il Milan a non replicare alla protesta ufficiale del Napoli. Resta una certezza. Le panchine, ormai, sono uno strumento di pressione sui nostri arbitri, che stanno vivendo uno dei periodi più complicati della storia. Forse non sono mai stati così scarsi e in balìa della Var. Ma in campo nessuno gli dà una mano.
CorSera
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