Originariamente Scritto da Steel77
Visualizza Messaggio
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
Collapse
X
-
Il retroscena dietro all'esonero di Spalletti: «Luciano, così non si può andare avanti». E lui pretende di parlare subito
È quasi la mezzanotte di sabato. Coverciano, il tempio della Nazionale, è buio e silenzioso. I giocatori sono in camera mentre il c.t. uscente e il presidente federale Gravina parlano faccia a faccia
«Luciano così non è possibile andare avanti, a ogni piccolo errore ti criticano. Basta un calcio d’angolo sbagliato e ti saltano addosso». È quasi la mezzanotte di sabato. Coverciano, il tempio della Nazionale, è buio e silenzioso. I giocatori sono in camera. Gravina e Spalletti continuano a parlare. Non fanno altro da quando la Norvegia ci ha umiliati. Si erano appartati brevemente già nella pancia dell’ Ullevaal stadion, poi hanno proseguito i discorsi sull’aereo verso Firenze, infine la mattina appena svegli, sospesi tra incredulità e paura di un nuovo fallimento. Mezzanotte è l’ora dell’ultimo ribaltone. Spalletti vuole andare avanti, Gravina dice di no. Neppure la partita con la Moldova può cambiare una decisione già presa. Così il presidente compie l’accelerazione decisiva, inutile aspettare: devi andare via. Esonero. E risoluzione consensuale. Perché Spalletti lascia un anno di stipendio.
Sul campo le cose non hanno funzionato, ma l’uscita di scena dell’allenatore di Certaldo è di grande dignità. Rinuncia ai soldi e pretende di raccontare subito la verità. Niente bugie e niente sotterfugi. Trasparenza per allentare la tensione sulla Nazionale. Gravina, per rispetto e forse a malincuore, accetta. Nei piani federali l’annuncio sarebbe dovuto arrivare dopo la partita di Reggio Emilia. Ma Spalletti è irremovibile. Vuole raccontare, spiegare, assumersi le sue responsabilità. Così a Parma, durante il festival della Lega di serie A, il presidente federale omette la verità, lasciando al suo allenatore l’onore delle armi.
Sono ore dure, lunghe, drammatiche. Gravina sa bene che, nonostante l’elezione bulgara, se a marzo, dopo i playoff, l’Italia fosse fuori dal Mondiale per la terza volta, il suo destino sarebbe probabilmente segnato. Bisogna fare qualunque cosa per rimettersi in piedi e cercare di staccare il biglietto per l’avventura in America, Canada e Messico. Nessuno, neppure Gravina, crede che cambiando allenatore l’Italia possa trasformarsi in una bella principessa. I problemi ci sono e sono tanti, alcuni irrisolvibili. Ma in un momento così difficile serve allentare la pressione, riportare l’attenzione sul campo e sulla rincorsa alla Norvegia. Da settembre, con il nuovo tecnico, ci saranno 5 partite prima della sfida con la Norvegia a metà novembre, probabilmente a Roma. L’Italia vorrebbe arrivarci con la speranza di sorpassare, se non nei punti almeno nella differenza reti, i nostri avversari diretti.
Ora si tratta di trovare l’uomo giusto. Un altro anno zero. Gravina aveva difeso Spalletti dopo il disastro dell’Europeo, anche perché era nel semestre bianco, prima delle elezioni federali. Adesso è un presidente pienamente operativo. E ha scelto, da solo, di dare una scossa. Anche per mettere la squadra di fronte alle proprie responsabilità.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Spalletti, allenare la Nazionale non era il suo mestiere. Il suo peccato? Non voler mai essere banale
Il c.t, che con la Moldova sarà per l'ultima volta in panchina, sa di avere sbagliato ogni mossa. È un uomo mortificato, piegato, sconfitto. Non cercava pietà, odia chiedere scusa. E intanto Gravina resisteù
La brace negli occhi è spenta. Solo cenere bagnata, adesso. Qualcosa di simile alla commozione. Voce che si spezza. Deglutisce. Mentre una mano invisibile, di colpo, gli ha afferrato il braccio. Così si alza e, come trascinato via, abbandona la conferenza stampa: un’uscita di scena teatrale, drammatica, piena d’umanità. Luciano Spalletti sa di avere sbagliato ogni mossa da commissario tecnico. È un uomo mortificato, piegato, sconfitto.
Non cercava pietà, odia chiedere scusa. L’applauso dei cronisti, però, è sincero. Perché tutti, da tempo, avevamo capito che allenare la Nazionale non era il suo mestiere. Ora, addirittura, deve farlo per una partita, decisiva, in più. Da esonerato. Il capolavoro di Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio.
Siamo tutti qui a cercare di ricordare se esistono precedenti del genere in azzurro. Ma poi prendono il sopravvento i ricordi, gli appunti mentali, certe sensazioni primordiali sottovalutate. Perché Spalletti arrivò a Coverciano direttamente dal trionfo di Napoli, dove aveva riportato lo scudetto — dopo 33 anni — con una squadra di geometrica potenza, una roba da playstation. Solo che per arrivare a realizzare tanta plastica bellezza, certe soluzioni tattiche vanno provate e riprovate, serve una monacale applicazione quotidiana, tra i birilli si sbaglia e si riprova, è un lavoro sulla postura del corpo, sul dettaglio tecnico, è qualcosa di meraviglioso e maniacale, a colpi di fischietto e di urla, perché te tu, cocchino bello, bisogna che stai un qualche centimetro più largo, se si vuole che la fase di transizione poi abbia la giusta riuscita (aveva un peso anche la suggestione del suo ipnotico slang). La domanda, perciò, era: Spalletti riuscirà ad attuare tutto questo anche in azzurro, dove i calciatori arrivano, spesso, appena 48 ore prima della partita?
L’interrogativo rimbalzava nell’ambiente. Qualche sospiro. Vediamo, chissà. C’erano pure guardi perplessi. Ben noto, del resto, il suo tormento calcistico visionario: un miscuglio tra puro genio tattico e pignoleria prossima all’ossessione. Walter Sabatini, amandolo, sostiene che «Luciano è un dirimpettaio della follia». Conosce certe sue fissazioni: tipo che il regista deve sempre avere almeno tre soluzioni di gioco (Pizarro, alla Roma, giurava di non averne mai meno di cinque). Gli schemi banali lo deprimono. Se capiti a cena con lui, al dolce è lì che scarabocchia sopra al tovagliolo per spiegarti come si porta il pressing sul portatore di palla avversario. Passione sfrenata, studio continuo. Pretende che i suoi calciatori vivano di aspirazioni sublimi. Gli sembrava fosse possibile anche in azzurro. Errore fatale.
Subito capisce che ha un solo fuoriclasse a disposizione: Gigi Donnarumma. Gli mancano uomini di personalità ed esperienza. Non ha fantasisti. Non ha un grande centravanti. Deve scegliere tra quel pochissimo che offre il nostro campionato. Però invece di immaginare una squadra che giochi con schemi accessibili, semplici, dignitosi, decide che la strada migliore sia quella di metterci del suo. Cioè, più o meno, pensa: questi ragazzi li miglioro portandoli nel mio mondo psichedelico. Non è presunzione: è Spalletti. Vuole stupirci.
Così, in Germania, mentre usciamo dagli Europei, sbattuti fuori, umiliati dalla Svizzera, lui è ancora convinto di doverci chiarire meglio il suo «calcio perimetrale», che poi sarebbe dovuto diventare «relazionale». Di ritorno da Berlino, in un’alba livida, a bordo di un treno puzzolente, la sensazione diffusa è che però il licenziamento di Spalletti sia imminente. E che arrivino anche le dimissioni di Gravina. Giancarlo Abete, del resto, si dimise sulla scia del tracollo azzurro al Mondiale del 2014, in Brasile. E Carlo Tavecchio, il tanto maltrattato Tavecchio, fece un passo indietro in seguito al fallimento nei playoff mondiali del 2017 contro la Svezia. È vero, ci diciamo, che Gravina è già rimasto impassibile in una situazione analoga, dopo la sconfitta contro la Macedonia del Nord, a Palermo. Ma dev’esserci un limite.
La verità è che noi cronisti facciamo sempre il solito errore di pensare d’averle già viste tutte. E invece. Gravina, con l’aria di uno che gli Europei li aveva vinti, si confermò. E confermò pure Spalletti. Spedendolo a disputare la Nations League della rinascita. Ma non è rinato nessuno (Spalletti, lentamente, ha perso lucidità, s’è irrigidito, i calciatori non lo seguivano più, e chissà ora cosa accadrà contro la Moldova, a Reggio Emilia). Qui abbiamo già compromesso anche la qualificazione ai prossimi Mondiali. Qui abbiamo appena assistito a una conferenza stampa surreale, dove un c.t. annuncia il proprio licenziamento. No, scusate: e Gravina? Dov’è? Che gli vuoi dire, a Gravina. Eccolo. Lo becco in un video che gira sul web. Una maschera tragica: «Io non mollo» (sott’inteso, la poltrona).
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Ranieri c.t, possibile il doppio incarico con la Roma? Pioli l'alternativa per la Nazionale
Il tecnico romano resta in pole position per la successione a Luciano Spalletti sulla panchina dell'Italia, ma c’è il vincolo coi Friedkin: se la Roma dà l’ok, sarà c.t. con il compromesso del doppio incarico. Stefano Pioli l'alternativa
Se la scelta di puntare su Claudio Ranieri fosse avvenuta la scorsa estate, dopo il disastroso Euroflop, forse le cose sarebbero andate diversamente. Le certezze adesso non sono molte, ma tra queste c’è ancora il tecnico 73enne, nel frattempo assurto ad altri incarichi nella Roma, dopo averla portata in Europa con una cavalcata delle sue. Ranieri incarna alla perfezione il ruolo di padre della patria che corre in aiuto nel momento più buio, mettendo la propria esperienza al servizio della causa azzurra.
Ma non tutto è così semplice in questa scombiccherata sceneggiatura federale che oggi manda in panchina un tecnico già esonerato: il vincolo coi Friedkin per Ranieri non è così facile da sciogliere e nemmeno con Gasperini, nuovo allenatore scelto dalla Roma e da Claudio stesso. Pur lusingato, il tecnico di Testaccio (che peraltro si considera un ex) sa che non tutte le patate bollenti sono uguali da risolvere e avrebbe qualche perplessità a lasciare il nuovo incarico: a questo punto però un compromesso, se la Roma fosse d’accordo, potrebbe essere quello del doppio incarico. Fare il c.t. non escluderebbe il ruolo in giallorosso e non sarebbe nemmeno in conflitto di interessi. Alla Federcalcio non dispiacerebbe di sicuro.
Il piano B, ma più sullo sfondo, resta Stefano Pioli. L’ex tecnico del Milan, 59 anni, verrebbe di corsa. Anche perché in realtà da ormai qualche mese sta riflettendo sull’idea di lasciare l’Arabia Saudita per tornare in Italia: con la Fiorentina i discorsi sono già avanzati, ma va prima risolto il nodo del contratto dorato da 12 milioni di euro netti che lo lega per un altro anno all’Al Nassr. «Allenare la Nazionale è il mio sogno» ammise in un’intervista a gennaio. Il profilo è diverso, ma l’esperienza non gli manca. Al momento resta il candidato numero due, anche perché per ragioni fiscali Pioli non si libererebbe prima di luglio. C’è tempo, ma l’ex milanista entrerebbe in scena solo nel caso non si trovasse la quadra per Ranieri.
Serve un c.t. che, a differenza di quello uscente, riesca subito a isolare il mondo azzurro dagli stress esterni, anziché moltiplicarli. Un po’ come aveva fatto Roberto Mancini nel percorso verso l’Europeo vinto, trasformando Coverciano in un’isola felice dove fortificare il gruppo, lontana dai veleni e le rivalità del campionato. Detto questo, il Mancio-bis non è un’opzione: le sue parole distensive («ho sbagliato a lasciare la Nazionale, sono pentito») suonano come un’autocandidatura, che però non viene presa in considerazione. E un piano C non c’è.
Ad ogni modo la strategia della serenità è l’unica possibile per provare ad affrontare la montagna che aspetta la nostra Nazionale. Serve studiare innanzi tutto le reali esigenze dei prossimi mesi: ci sono sette partite da vincere, segnando più gol possibili. Occorrerà quindi un calcio offensivo, tenendo però anche presente che a marzo rischiamo di giocarci uno spareggio-thrilling, in un dentro e fuori da brividi, che avrebbe un doppio ostacolo mentale in più dato dai due precedenti nerissimi del 2018 e del 2022.
C’è bisogno quindi un c.t. dai nervi saldi, empatico, che sappia governare l’alta tensione. Scegliendo le parole migliori, oltre che gli uomini più adatti. Ranieri potrebbe anche recuperare alcuni giocatori tagliati fuori come i romanisti Mancini, Cristante e Pellegrini. Serve un aggiustatutto, rispettato in tutto il mondo, a partire dallo spogliatoio. E pazienza se continua a dire «basta, chiudo qui». La Nazionale non è una panchina che si può rifiutare.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Ma come si fa ad andare in panchina da esonerato?
Ma io mi rifiuterei se fossi in lui ma non esiste proprioOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
Commenta
-
-
Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioMa come si fa ad andare in panchina da esonerato?
Ma io mi rifiuterei se fossi in lui ma non esiste proprio
Ci facciamo ridere dietro da mezzo mondo. Spalletti avrebbe dovuto rifiutarsi di fare da paravento a questa pagliacciata e di andare in panchina stasera da esonerato. Gravina che ci parla degli Yamal nascosti da qualche parte, dovrebbe essere il vero bersaglio da lapidare, così come (se esistesse ancora un giornalismo critico ed indipendente, e non una massa ebete di tifosi scribacchini o di servi&clienti degli interessi dei vari tenutari di poltrone) si dovrebbe mettere sotto ai riflettori i calciatori, una sfilata di bidoni sopravvalutati con minime eccezioni...
...Ma no, si parla invece e sempre dell'allenatore. Ma se dopo 20 anni ne abbiamo cambiati non so più quanti di allenatori, e stiamo sempre immersi nel bitume, non viene il sospetto che l'allenatore sia un falso problema e che è tutto quello che c'è dietro, sopra e sotto che non funziona?
E d'altro canto, andare ai mondiali poi per fare cosa? Tanto per dire che ci siamo andati, come le nazionali africane di anni fa, la qualificazione è già un successo, e se poi prendi le sberle ai gironi o al primo turno eliminatorio, pazienza, però almeno il viaggio lo abbiamo fatto - è anche da questo restringersi, atrofizzarsi degli orizzonti sportivi che si capisce come ci si sia ridotti al nulla.
Sotto a chi tocca...Si fa il nome di Ranieri come prossimo parafulmine. A parte che è una vita che leggo di questi "doppi incarichi" che poi non si concretizzano mai, quindi già da questo si capisce che probabilmente non sarà Ranieri ma Pioli...ma poi a Ranieri chi glielo fa fare? Ha appena chiuso col calcio giocato, alla sua età avrebbe voglia di infilarsi in quel circo a fare da capro espiatorio per un movimento e una federazioni ridicoli, e a cercare di sistemare in campo dei bidoni dell'olio esausto? Avvelenarsi la pensione per cosa?
E' per questo che all'ipotesi Ranieri credo poco. Gravina si deve dimettere, il movimento va azzerato e commissariato. Va insediata una commissione di saggi che riformi tutto dalla base al vertice. E' ridicolo, anzi ripugna all'intelligenza, assistere allo spettacolo del cambiare di continuo il maggiordomo quando tutta la casa ormai fa i vermi e viene giù....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Onore a Spalletti, che nonostante abbia colpe importanti (non doveva accettare di fare il CT dell’Italia, non fa per lui), ha rescisso consensualmente il contratto, lasciando un anno di stipendio a quella faccia da culo di Gravina, il primo colpevole di questo sfacelosigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
Commenta
-
-
Originariamente Scritto da fede79 Visualizza MessaggioOnore a Spalletti, che nonostante abbia colpe importanti (non doveva accettare di fare il CT dell’Italia, non fa per lui), ha rescisso consensualmente il contratto, lasciando un anno di stipendio a quella faccia da culo di Gravina, il primo colpevole di questo sfacelo
Commenta
-
-
Si ma stasera non ci doveva andare in panchina ma come si fa a fare una partita da esonerato?
Ma non esiste sono stupito da uno serio come luiOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
Commenta
-
-
Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioSi ma stasera non ci doveva andare in panchina ma come si fa a fare una partita da esonerato?
Ma non esiste sono stupito da uno serio come lui
Fossi in Spalletti col cavolo che ci andavo, andasse quel parassita di Gravina in panchina a prendersi gli insulti.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
Commenta
-
-
Stasera vince 5 a 0 ed è nuovamente tutto in discussione.Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Commenta
-
-
Ranieri è pronto a dire sì: c'è un Mondiale da salvare. E pensa al doppio ruolo
Impossibile resistere alla chiamata della Nazionale: l'ex tecnico giallorosso sarà ct azzurro, ma resterà consigliere personale dei Friedkin
https://www.gazzetta.it/Calcio/Nazio...io-ruolo.shtml...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
-
Dico solo che già siamo agli psicodrammi sui "mondiali da salvare" (con un girone con Norvegia, Israele, Estonia, Moldavia...)...ma non si vergogna nessuno qua? Patetici, pietosi....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
Commenta