Le cose da dire sarebbero tante ma anche poche, così come si potrebbe partire dall'inizio ma anche dalla fine...o semplicemente arrendersi all'evidenza che il calcio è (anche) questo: fai un gran percorso e sul più bello tutto evapora...non è quindi giusto spargere sale sulle ferite altrui, perchè non esiste credo tifoso che non abbia bevuto l'amarissimo calice della sconfitta, però qualcosa bisogna pur dire.
L'Inter e Inzaghi avrebbero dovuto vincere questo campionato. Lo avrebbero dovuto vincere perchè erano in Italia la squadra più forte; perchè quando sei nel tuo momento devi mietere il più possibile, proprio perchè i momenti nel calcio poi passeranno; perchè non puoi affidare gli esiti di una stagione ad una partita secca; perchè vincendolo (il campionato) avresti avuto un materasso dove fare una caduta più morbida in caso di sconfitta in champions.
Inzaghi non ha saputo gestire la fase finale del campionato e, dopo la Lazio, non ha saputo fare quel lavoro psicologico per evitare al gruppo le tossine della sconfitta, perchè lo scudetto perduto ha materializzato in tutti loro la sensazione della sconfitta, ha tolto tutte le certezze post Barcellona, ha aperto una frattura interna tra tecnico e società, col primo a rimproverare la società di non avergli allungato (soprattutto in qualità) la rosa per giocare sui 3 fronti e con la società a convincersi vieppiù che forse Inzaghi è bravino in tutto ma ottimo in niente, insomma un perdente di successo.
Grattando sotto ai pomposi articoli di giornale (mai ascoltare o leggere i pifferai e gli adulatori, in specie una stampa sportiva per la gran parte morta e sepolta da anni), la verità è che l'Inter è arrivata a Monaco con la squadra scarica e sulle ginocchia, l'allenatore terrorizzato dai fantasmi della sconfitta e dalla paura di chiudere la stagione senza nulla in mano, la società con forse nella testa un altro tecnico - con di fronte un PSG giovane, pieno di talenti, atleticamente straripante, con un tecnico bravissimo e lucidissimo...come altrimenti sarebbe potuta andare a finire?
La resa su tutti i fronti è stata totale. Il ciclo è finito, ma non è finito ieri sera ma a Como: la botta psicologica di aver ceduto il terzo campionato su quattro ha prodotto uno sconvolgimento a tutti i livelli, ha fatto venire meno ogni certezza, ha appeso i giudizi universali ad una sola difficilissima partita contro una squadra che era in tutt'altro stato d'animo, psicologico, atletico, tecnico.
Inzaghi poraccio è stravolto: alla fine della fiera ha vinto un campionato, come Sarri, Spalletti, Pioli. Il famoso ciclo di cui i giornali ci hanno favoleggiato per 5 anni, e che Marotta ha continuamente sulle labbra, ha prodotto 2 campionati in 5 anni...se quello è un "ciclo", ebbene De Laurentiis lo ha eguagliato in meno tempo: 2 campionati in 3 anni.
E allora? Allora bisogna chiedersi com'è che si sia persa per strada tutta l'effettiva supremazia di questi anni, che cosa è andato storto, perchè si è seminato ma non si è mietuto alla stessa maniera?
Inzaghi resterà segnato per sempre da questi e consimili pensieri o forse incubi. E' consigliabile per lui davvero correre ad abbracciare i milioni arabi: un unguento che non so se potrà guarire certe ferite, ma meglio piangere sotto ad una pioggia di dobloni che in mezzo ad una strada.
L'Inter e Inzaghi avrebbero dovuto vincere questo campionato. Lo avrebbero dovuto vincere perchè erano in Italia la squadra più forte; perchè quando sei nel tuo momento devi mietere il più possibile, proprio perchè i momenti nel calcio poi passeranno; perchè non puoi affidare gli esiti di una stagione ad una partita secca; perchè vincendolo (il campionato) avresti avuto un materasso dove fare una caduta più morbida in caso di sconfitta in champions.
Inzaghi non ha saputo gestire la fase finale del campionato e, dopo la Lazio, non ha saputo fare quel lavoro psicologico per evitare al gruppo le tossine della sconfitta, perchè lo scudetto perduto ha materializzato in tutti loro la sensazione della sconfitta, ha tolto tutte le certezze post Barcellona, ha aperto una frattura interna tra tecnico e società, col primo a rimproverare la società di non avergli allungato (soprattutto in qualità) la rosa per giocare sui 3 fronti e con la società a convincersi vieppiù che forse Inzaghi è bravino in tutto ma ottimo in niente, insomma un perdente di successo.
Grattando sotto ai pomposi articoli di giornale (mai ascoltare o leggere i pifferai e gli adulatori, in specie una stampa sportiva per la gran parte morta e sepolta da anni), la verità è che l'Inter è arrivata a Monaco con la squadra scarica e sulle ginocchia, l'allenatore terrorizzato dai fantasmi della sconfitta e dalla paura di chiudere la stagione senza nulla in mano, la società con forse nella testa un altro tecnico - con di fronte un PSG giovane, pieno di talenti, atleticamente straripante, con un tecnico bravissimo e lucidissimo...come altrimenti sarebbe potuta andare a finire?
La resa su tutti i fronti è stata totale. Il ciclo è finito, ma non è finito ieri sera ma a Como: la botta psicologica di aver ceduto il terzo campionato su quattro ha prodotto uno sconvolgimento a tutti i livelli, ha fatto venire meno ogni certezza, ha appeso i giudizi universali ad una sola difficilissima partita contro una squadra che era in tutt'altro stato d'animo, psicologico, atletico, tecnico.
Inzaghi poraccio è stravolto: alla fine della fiera ha vinto un campionato, come Sarri, Spalletti, Pioli. Il famoso ciclo di cui i giornali ci hanno favoleggiato per 5 anni, e che Marotta ha continuamente sulle labbra, ha prodotto 2 campionati in 5 anni...se quello è un "ciclo", ebbene De Laurentiis lo ha eguagliato in meno tempo: 2 campionati in 3 anni.
E allora? Allora bisogna chiedersi com'è che si sia persa per strada tutta l'effettiva supremazia di questi anni, che cosa è andato storto, perchè si è seminato ma non si è mietuto alla stessa maniera?
Inzaghi resterà segnato per sempre da questi e consimili pensieri o forse incubi. E' consigliabile per lui davvero correre ad abbracciare i milioni arabi: un unguento che non so se potrà guarire certe ferite, ma meglio piangere sotto ad una pioggia di dobloni che in mezzo ad una strada.
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