Morte Papa Francesco e prossimo Conclave

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  • Sean
    Csar
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    • In piedi tra le rovine
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    Il cardinale Prevost e Leone XIV sono due cose differenti, perchè differente è la missione del Papa rispetto a quella particolare di un cardinale...e Prevost ha ricevuto in breve tempo moltissimi voti, c'è da immaginare che su di lui siano convenuti anche i voti dell'ala definiamola "conservatrice" del collegio cardinalizio, dove il gruppo guidato da Dolan era il secondo (dopo quello italiano) per peso elettorale all'interno del conclave.

    Io direi di vedere pian piano come affronterà i temi dell'attualità questo Papa. Non penso che sarà un Francesco, come probabilmente non sarà un Benedetto...sarà probabilmente una via di mezzo, anzi forse proprio per questo è stato eletto, però aspettarsi un altro Francesco potrebbe portare a delle delusioni.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Luke91
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      • Apr 2014
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      • Zimbabwe [ZW]
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      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

      Un nome autenticamente "imperiale" sarebbe stato Giulio (che si rifà direttamente al più noto dei Giulii, cioè Cesare), e infatti fu assunto solo dai Papi rinascimentali e solo da 3 se non sbaglio, ci furono 3 Giulio, di cui il più famoso fu Giulio II Della Rovere, figura straordinaria, ovviamente più da sovrano rinascimentale che da Papa come li conosciamo oggi, da cardinale fu l'acerrimo nemico di Alessandro VI Borgia (un altro che i romanzi non basterebbero a contenerlo), e difatti poi non volle andare ad abitare negli appartamenti Borgia in Vaticano (oggi sono visitabili nel percorso museale, affrescati dal Pinturicchio) ma se ne fece di nuovi mi pare al piano di sotto rispetto a quelli, sempre nella cosiddetta Torre Borgia (vicino alla Sistina), e se li fece affrescare da Raffaello col famoso ciclo pittorico conosciuto da tutti.

      Giulio II è anche quello che fece dannare Michelangelo per gli affreschi sul soffitto della Sistina, col Papa che quasi vessò Michelangelo perchè terminasse quelle meraviglie...e a Michelangelo commissionò poi anche la tomba, altra vicenda lunghissima, resta di quella tomba il notissimo Mosè...mentre Giulio II non vi fu mai sepolto, questi gli scherzi della storia...giace adesso mi pare sotto al pavimento di San Pietro, una semplice lastra di marmo che nessuno quasi nota e che indica la tomba di uno dei più impressionanti Papi rinascimentali...è proprio vero che così passa la gloria del mondo...ma che personaggi però, che uomini, che geni e che tempi.

      Leone è un nome molto bello...adesso sta al nuovo Papa riempire quel nome di sostanza.
      Madonna quante ne sai, ti adoro

      I musei vaticani sono in programma appena passa il giubileo...ora sarà improponibile visitare Roma
      Originariamente Scritto da huntermaster
      tu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.
      Originariamente Scritto da luna80
      Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?

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      • Arturo Bandini
        million dollar boy
        • Aug 2003
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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

        Giulio II è anche quello che fece dannare Michelangelo per gli affreschi sul soffitto della Sistina, col Papa che quasi vessò Michelangelo perchè terminasse quelle meraviglie...e a Michelangelo commissionò poi anche la tomba, altra vicenda lunghissima, resta di quella tomba il notissimo Mosè
        il Mosè è pure l'unica statua al mondo ad essere stata psicanalizzata direttamente da freud


        Lo studio fatto da Freud, nel Saggio sul Mosé di Michelangelo, posto nella Chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, rappresentò il primo esempio di "tecnica psicoanalitica" applicata allo studio della scultura.

        Questa statua, commissionata come tomba da papa Giulio II, si presentava come un grande complesso monumentale contenente tre statue, quella di Mosé, di Lea e di Rachele e Freud iniziò il suo saggio precisando subito che egli non era un esperto d'arte.

        All'inizio, egli fece una "excusatio non petita", scatenando immediatamente polemiche di vario genere da parte di tutti gli esperti e studiosi d'arte di quel tempo.

        Tuttavia, poiché - come egli scrisse: "l'intenzione di ogni artista deve essere accessibile all'analisi psicologica come ogni altro fatto della vita mentale", é proprio con questa premessa che si accinse a questo studio con un approccio psicoanalitico. Nella prima parte - prettamente descrittiva, cominciò a descrivere la posizione che Michelangelo diede a Mosé. La statua raffigura il profeta seduto, con il tronco teso in avanti, il capo con la barba possente e lo sguardo rivolto verso sinistra, il piede destro é poggiato al suolo, mentre quello sinistro é posto in modo da toccare il suolo soltanto con le dita. Il braccio destro é in contatto con le tavole e una parte con la barba, il braccio sinistro é poggiato sul grembo ( Freud, 1913 pag. 303).

        La critica del tempo fu volta a sottolineare, non tanto l'idealizzazione di un carattere, ma la descrizione di un preciso momento storico della vita di Mosè che é narrato nella Bibbia. É il momento in cui egli incontrò il Signore sul Monte Sinai e gli consegnò le Tavole della Legge. Anche Freud fu concorde a questo tipo di interpretazione, ma volle ricercare dei particolari più significativi. Il professore cominciò con il guardare attentamente le dita della mano destra che, secondo alcuni critici giocava, secondo altri afferrava la barba. Per Freud, fu prioritario scoprire che cosa facessero quelle dita, prima di essere così impresse nel blocco marmoreo. L'osservazione di Freud attraverso una spiegazione diacronica e con l'ausilio dei disegni di studio michelangioleschi lo indusse a credere che l'artista non voleva ritrarre Mosè un momento prima che la sua ira si trasformasse in violenza, come comunemente fino a quel momento era stato interpretato, ma con uno sforzo, quasi sovrumano, egli fermò la sua rabbia per salvare le tavole che stavano scivolando da sotto il braccio. Se si accoglie l'osservazione che tutta la forte muscolatura del Mosè non sia quella di colui che sta per scattare nella finalità di aggredire, ma di colui che, bruscamente si frena, bloccando il corpo, ogni altra ipotesi resta priva di fondamento.

        Nella seconda parte del saggio, Freud coglie l'umanizzazione di questa "importante" figura biblica scrivendo é possibile "soggiogare la propria passione a vantaggio e in nome di una causa alla quale ci si é votati" (Freud 1913, p. 232).

        Inoltre, la scelta di un personaggio proprio come Mosè da collocare nel mausoleo di Giulio II da parte di Michelangelo, voleva essere una chiara e manifesta espressione di richiamo, di rimprovero a questo papa dal carattere violento, impetuoso, autoritario ed autorevole che, potrebbe, secondo alcuni punti di vista, avere una similitudine con la figura storica di Mosè in cui, entrambi con finalità e tempi diversi, avevano avuto, comunque, una missione simile da compiere.

        In conclusione, Freud affermò che nella scelta di questa statua da parte dell'artista vi era il messaggio che Mosè aveva sacrificato la sua natura, i suoi istinti, i suoi sentimenti in nome della verità di cui era portatore. Nella terza parte del saggio, che avrebbe riguardato il rimosso infantile, Freud avrebbe dovuto conoscere un episodio portante della vita di Michelangelo che gli avesse consentito di collegare il presente con il rimosso, purtroppo, però egli non riuscì a trovare una documentazione sull'infanzia dell'artista ed in una lettera indirizzata al suo amico Edoardo Weiss il 12 aprile 1933 scriveva "... tutti i giorni, durante tre settimane del settembre 1913, sostai in chiesa davanti alla statua, la misurai, studiai, disegnai, finché giunsi a quella conclusione di essa che osai esprimere in modo solo anonimo nel mio lavoro. Soltanto più tardi legittimai questo figlio non analitico".

        Cosa voleva significare tutto questo?

        L'ipotesi che spinse Freud a questo interesse verso il Mosè facendogli trascorrere delle ore intense di studio e di riflessione innanzi ad essa, fa ipotizzare che ci fosse una relazione con il ricordo di qualche suo vissuto infantile, rimosso e conservato a lungo in qualche sua parte dell'inconscio.

        Infatti, Freud raccontò un episodio in cui, una volta, il padre - figura conciliante, generosa e molto tollerante - gli apparve nel volto arrabbiato, quasi adirato, quando scoprì che lui era entrato all'improvviso nella camera dei genitori senza prima bussare, e lo invitò in modo brusco ad uscire.

        Freud, nel racconto precisò subito che i genitori non stessero facendo nulla in quel momento, ma il fatto desta in sé notevole dubbio. Dunque, l'episodio che egli non trovò nell'infanzia della vita dell'artista, lo ritrovò nella sua e, intuitivo com'era, non gli poteva essere sfuggito. Tutto ciò può condurre a quella terza parte del saggio non completata e, inoltre, quella "excusatio iniziale" non voleva essere una giustificazione della sua incompetenza nell'arte, ma un nascondere il suo peccato d'orgoglio celato, nell'identificazione con il Mosè.

        Riporto a tale conferma quanto scrisse a Ferenczi il 17 ottobre 1912 in riferimento alle problematiche interne alla Società di Psicoanalisi (da lui fondata) "La situazione dominante oggi a Vienna mi rende più simile al Mosè storico che a quello Michelangiolesco".

        Infine, "questo figlio non analitico" come scrisse a Weiss, altro non era che l'intuizione sul complesso di Edipo riconosciuto proprio nello studio di questa statua in quanto, aveva riportato alla luce quell'episodio dei genitori nella camera da letto.

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        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
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          Studiare o leggere la storia dei Papi non significa leggersi o studiare una materia religiosa ma la storia dell'occidente...storia dell'occidente a tutto tondo, perchè è inevitabile, Papa dopo Papa, incontrarci dentro non solo la storia grande della politica, dei regni dell'Europa, ma anche la storia dell'arte della nostra Italia e d'Europa, e quella sociale, ed è questo sguardo unitario e onnicomprensivo che mi ha fatto appassionare da giovane alla storia della Chiesa e del Papato in particolare, non tanto per i suoi risvolti religiosi quanto per quelli temporali...per cui un bel modo per farsi una idea della storia dell'occidente, e principalmente dell'Europa, è prendere un bel manuale di vite dei Papi e leggere quelle: decennio per decennio, secolo dopo secolo, lì entrano anche questo o quel re e regno, il medio evo e l'arte medioevale, poi il Rinascimento e gli stati rinascimentali, con tutti i suoi incredibili personaggi e artisti, poi il Barocco, poi Lutero e la Riforma, per cui ti infarini anche sulla storia degli stati del nord Europa, poi chiaramente l'illuminismo, il positivismo e via discorrendo, per cui in ordine cronologico, Papa dopo Papa, ti vedi scorrere davanti tutta la storia d'Europa, la nostra storia.

          Lo stesso Vaticano è un piccolo compendio di tutta la storia occidentale, perchè si parte con la necropoli romana sotto al pavimento delle Grotte, per poi trovarci Costantino con ciò che resta della antica Basilica e infine, strato dopo strato, il medio evo nel primo nucleo dei palazzi apostolici (la stessa Sistina, con la sua forma di fortilizio, di torre medievale, ne fa parte di quel medio evo), poi chiaramente il Rinascimento con la nuova Basilica, il Barocco e fino all'epoca moderna: in quel piccolo pezzo di terra ci sono duemila anni di storia condensati in mattoni e marmi: all'ingresso della Basilica sul pavimento vi è una disco di marmo in porfido rosso, che nella vecchia Basilica era presso l'altare e dove venivano incoronati i sacri romani imperatori, su quella lastra di porfido si inginocchiò Carlo Magno...e tanti entrano, ovviamente col naso all'insù, vi passano sopra e neanche sanno su che cosa stanno camminando...però quando si parla di "radici" di Europa, ebbene molte di quelle radici, se non tutte, ce le abbiamo condensate a Roma - e allora leggersi la storia dei Papi, che poi è appassionante come poche, perchè ti immergi in vicende di ogni genere, è leggersi la nostra storia da dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente.

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          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio

            il Mosè è pure l'unica statua al mondo ad essere stata psicanalizzata direttamente da freud


            Lo studio fatto da Freud, nel Saggio sul Mosé di Michelangelo, posto nella Chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, rappresentò il primo esempio di "tecnica psicoanalitica" applicata allo studio della scultura.

            Questa statua, commissionata come tomba da papa Giulio II, si presentava come un grande complesso monumentale contenente tre statue, quella di Mosé, di Lea e di Rachele e Freud iniziò il suo saggio precisando subito che egli non era un esperto d'arte.


            Non sono un grande appassionato di psicologia, in quanto la psicologia va ad indagare il "rimosso", ovverosia il subpersonale, ovverosia, in altri termini, ciò che possiamo definire il detritico della personalità dell'uomo compiuto, e come "scorie" quel "rimosso" dovrebbe restare dove sta, in quanto si dovrebbe tendere al superiore e non all'inferiore, per cui è verso gli stati superiori dell'essere che dovrebbe indirizzarsi la "cerca" dell'individuo in rapporto a se stesso, e non ad indagare ciò che spesso è legato ai "bassi" istinti - sui quali poi la psicologia freudiana insiste, si pensi alla fissa sul sesso, lente attraverso la quale indagare ogni manifestazione dell'umano...quando l'umano è sesso, cioè istintualità, passionalità, più tante altre cose, su scala di crescita qualitativa.

            Questo premesso, non so di chi sia quello scritto ma circa il Mosè a me intanto parrebbe strano che Michelangelo non abbia sottoposto il progetto alla approvazione di Giulio II, scultura del Mosè compresa, per cui non penso proprio che la statua stia lì a significare il carattere "dispotico" e irabondo del Papa...ma piuttosto, se si vuol cercare il simbolo, direi il legislatore e colui che si adirò col proprio popolo perchè esso si costruì un idolo d'oro nel mentre lo stesso Mosè stava ricevendo dal Dio d'Israele le Tavole della Legge.

            In un uomo di forte e tormentata spiritualità come Michelangelo, credo che i riferimenti religiosi siano preminenti rispetto ad ogni altro discorso.

            Inoltre, se stiamo alla lettura simbolica delle vicende, vediamo che Mosè all'origine del racconto è un bimbo che viene tratto dalle acque: che cosa rappresentano le acque? Nelle dottrine tradizionali l'informe: troviamo mitologhemi simili anche nella vicenda di Romolo e Remo e in altre di dei ed eroi anche in Oriente e ovunque. Tutti i personaggi che vengono salvati dalle acque poi diventano o re o legislatori, come appunto Mosè o Romolo: dall'informe, dal caos, il cosmo e le leggi: questo è in Mosè, vi è questa simbologia antichissima che trova radice nel sapere, e dunque nella simbologia, di ogni civiltà tradizionale...e invece Freud mi pare indaghi, e rimanga, al piano dell'informe.

            PS: lo stesso Gesù (anche egli re/legislatore) che "cammina sulle acque", altro non è che la rappresentazione figurativa e simbolica di colui che domina l'elemento inferiore, il potere sul mutevole e il cangiante, colui che ha raggiunto il superiore stato dell'essere, che in quanto tale "è" e non conosce più divenire o mutevolezza, e da quelli non si lascia dominare: è l'essere "(sovra)ordinato" - quello stato dell'essere a cui dovrebbe tendere l'uomo, di contro ad ogni "psicologismo" indagatore e ricercatore dei resti residuali che della personalità costituiscono il subpersonale, il residuale e l "infero" e lì dovrebbero rimanere.
            ...ma di noi
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            • Arturo Bandini
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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

              Non sono un grande appassionato di psicologia, in quanto la psicologia va ad indagare il "rimosso", ovverosia il subpersonale, ovverosia, in altri termini, ciò che possiamo definire il detritico della personalità dell'uomo compiuto, e come "scorie" quel "rimosso" dovrebbe restare dove sta, in quanto si dovrebbe tendere al superiore e non all'inferiore, per cui è verso gli stati superiori dell'essere che dovrebbe indirizzarsi la "cerca" dell'individuo in rapporto a se stesso, e non ad indagare ciò che spesso è legato ai "bassi" istinti - sui quali poi la psicologia freudiana insiste, si pensi alla fissa sul sesso, lente attraverso la quale indagare ogni manifestazione dell'umano...quando l'umano è sesso, cioè istintualità, passionalità, più tante altre cose, su scala di crescita qualitativa.

              Questo premesso, non so di chi sia quello scritto ma circa il Mosè a me intanto parrebbe strano che Michelangelo non abbia sottoposto il progetto alla approvazione di Giulio II, scultura del Mosè compresa, per cui non penso proprio che la statua stia lì a significare il carattere "dispotico" e irabondo del Papa...ma piuttosto, se si vuol cercare il simbolo, direi il legislatore e colui che si adirò col proprio popolo perchè esso si costruì un idolo d'oro nel mentre lo stesso Mosè stava ricevendo dal Dio d'Israele le Tavole della Legge.

              In un uomo di forte e tormentata spiritualità come Michelangelo, credo che i riferimenti religiosi siano preminenti rispetto ad ogni altro discorso.

              Inoltre, se stiamo alla lettura simbolica delle vicende, vediamo che Mosè all'origine del racconto è un bimbo che viene tratto dalle acque: che cosa rappresentano le acque? Nelle dottrine tradizionali l'informe: troviamo mitologhemi simili anche nella vicenda di Romolo e Remo e in altre di dei ed eroi anche in Oriente e ovunque. Tutti i personaggi che vengono salvati dalle acque poi diventano o re o legislatori, come appunto Mosè o Romolo: dall'informe, dal caos, il cosmo e le leggi: questo è in Mosè, vi è questa simbologia antichissima che trova radice nel sapere, e dunque nella simbologia, di ogni civiltà tradizionale...e invece Freud mi pare indaghi, e rimanga, al piano dell'informe.

              PS: lo stesso Gesù (anche egli re/legislatore) che "cammina sulle acque", altro non è che la rappresentazione figurativa e simbolica di colui che domina l'elemento inferiore, il potere sul mutevole e il cangiante, colui che ha raggiunto il superiore stato dell'essere, che in quanto tale "è" e non conosce più divenire o mutevolezza, e da quelli non si lascia dominare: è l'essere "(sovra)ordinato" - quello stato dell'essere a cui dovrebbe tendere l'uomo, di contro ad ogni "psicologismo" indagatore e ricercatore dei resti residuali che della personalità costituiscono il subpersonale, il residuale e l "infero" e lì dovrebbero rimanere.
              è vero che il progetto della statua dovette passare l'approvazione del Papa, ma il Papa non era, appunto, uno psicanalista, e a parte la bellezza e il significato più superficiale, immediatamente percettibile, non poteva cogliere la simbologia più profonda, sia che Michelangelo avesse voluto inserirla come critica da lasciare ai posteri, sia, soprattutto, che non fosse del tutto chiara neanche a Michelangelo stesso.
              In quante opere d'arte sono stati inseriti riferimenti che ai committenti restavano celati?
              Io ho letto il saggio sul Mosè ormai molti anni fa, ma non vi erano riferimenti al sesso (quelli compaiono solo implicitamente nell'epistolario). Era uno studio sulla postura del corpo e sulla tensione della muscolatura, e se per i critici dell'epoca Mosè veniva rappresentato nell'attimo precedente allo scoppio d'ira per aver visto il vitello d'oro, secondo Freud era al suo opposto espressione di autocontrollo, nella volontà di reprimere l'ira, quando Mosè si accorse che per quel sussulto le Tavole stavano cadendogli di mano. Quindi simbolicamente rappresenta la necessità di sublimare gli istinti per conseguire uno scopo superiore.

              In quanto alle acque, visto che nell'articolo si cita Ferenczi, allievo di Freud... proprio lui è l'autore di Thalassa, il principale studio sulla simbologia delle acque, e sì, sono strettamente collegate al sesso 😅
              Il desiderio sessuale è una sensazione sgradevole, come un prurito, e l'orgasmo non tende al piacere, ma a ristabilire la calma dei sensi. L'uomo deposita il suo seme nella donna, come per un tentativo di tornare all'utero, nelle cui acque era vissuto prima del trauma della nascita.
              Trauma che riporta al tempo in cui i primi vertebrati dovettero avventurarsi fuori dagli oceani. Attraverso l'orgasmo l'uomo vorrebbe tornare lì: nell'utero materno, nel brodo primordiale, nella calma, nell'oblio. L'orgasmo, infatti, è detto "la piccola morte".
              Il bimbo tratto dalle acque, quindi, anche secondo questa lettura potrebbe rappresentare l'uomo, l'umanità intera che è stata costretta a uscire dal brodo primordiale e da lì ha iniziato il suo percorso doloroso e traumatico, verso la consapevolezza e la sublimazione degli istinti.

              E comunque il sesso non dev'essere considerato un basso istinto, perfino Schopenhauer lo considerava terribilmente serio. Cosa c'è di più importante dell'istinto di vita? noi siamo qui solo per dare seguito alla specie. Tra milioni di anni, se saremo ancora qui, nessuno ricorderà i Papi, Michelangelo e la cappella sistina. Non esisterà più Roma, l'italia non avrà neanche più il suo nome perchè sarà stata riassorbita in una nuova pangea. Se la nostra vita ha un senso, è solo questo: portare avanti la bruttezza della specie attraverso l'inutilità dei secoli
              Last edited by Arturo Bandini; 09-05-2025, 03:21:40.

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              • Sean
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                Il passo indietro di Parolin, l’appoggio dei tradizionalisti, l'eco della presa di posizione contro Trump: così Prevost ha messo d'accordo i cardinali di Nord e Sud America

                Leone XIV ha voluto accanto a sé il Segretario di Stato per dare un segnale forte alla Curia

                Sulla Loggia delle Benedizioni Robert Francis Prevost, neoeletto papa Leone XIV, non si è presentato da solo. Accanto a sé ha voluto Pietro Parolin.
                Era lui il candidato favorito alla vigilia del Conclave. Lui nella parte del candidato «che entra Papa» e rischia, come infatti è accaduto, di «uscire cardinale».

                Ma quell’averlo voluto accanto, prima della benedizione Urbi et Orbi, è stato il segnale più evidente che tra i due non c’è stata, né ci sarà, alcuna ostilità. Un messaggio per dire, plasticamente, al mondo che non solo la politica estera di Francesco e le sue sfide del dialogo con la Cina e con il Global south non si toccano. Ma anche che la «pace disarmata e disarmante», auspicata nel primo discorso da Prevost, inizierà proprio dalla Curia.

                Le voci di dentro, parlano di un Conclave che si è aperto con la conta dei voti che ha mostrato un numero consistente di preferenze per Parolin, ma non tale da poter raggiungere una condivisione granitica, capace di affrontare compatta le divisioni fuori e dentro la Chiesa. Non poteva finire così. Il primo a non volerlo era proprio Parolin. Così, ieri, dentro le mura leonine, c’era chi sussurrava di un suo generoso passo indietro con preferenze pilotate in favore del candidato in ascesa, Prevost. E c’era persino chi favoleggiava che il passo indietro di Parolin fosse stato all’origine del grande ritardo con cui è apparsa la fumata nera del primo giorno. Ricostruzioni difficili da verificare nel segreto, pena scomunica, imposto ai Cardinali.

                Quel che è certo è però che Prevost, missionario per un ventennio in Perù, dove ha fondato anche una parrocchia, conosciuto da Papa Francesco durante un suo viaggio e nominato subito cardinale e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, abbia potuto beneficiare dello scontro sotterraneo che in questo Conclave ha diviso i cardinali del Nord America da quelli dei paesi sudamericani. Ma anche che sia stato favorito, e non poco, dell’eco della sua presa di posizione contro la scelta di Donald Trump di cancellare oltre il 90 per cento di aiuti internazionali gestiti da UsAid: definita «scelta criminale».

                A lui, figlio di genitori emigrati dalla Francia, Louis Marius Prevost di origini italo-francesi e Mildred Martínez, di origini spagnole, hanno guardato con simpatia anche i cardinali africani francofoni.

                E tutta l’ala di cardinali più attenta alla tradizione ha visto certamente con maggiore benevolenza a lui che all’ipotesi di un outsider magari fra gli ultimi nominati, agli angoli estremi della terra, da Papa Bergoglio. Avendo potuto apprezzare di Prevost anche le grandi doti di mediazione dimostrate all’ultimo sinodo dove è riuscito a mettere daccordo i vescovi conservatori con quelli aperturisti tedeschi che chiedevano, per esempio, le ordinazioni diaconali se non proprio presbiteriali delle donne con i tradizionalisti.

                Caratteristiche che hanno fatto individuare nel cardinale laureato in matematica, teologia e diritto canonico, non un semplice seguace di Papa Francesco, ma l’uomo capace di realizzare le riforme che lui non ha avuto la forza di portare a termine. Ma senza strappi.

                E il nome scelto per il suo pontificato lo ha già dimostrato. Prevost sarà successore di San Leone Magno che difese l’ortodossia cattolica e affrontò Attila convincendolo a non invadere Roma. Ma calcherà soprattutto le orme di Leone XIII il Papa dell’enciclica Rerum Novarum che affrontò la questione sociale e i diritti dei lavoratori e dette il via alla dottrina sociale della Chiesa, consolidata dal Concilio Vaticano II e iconizzata dalla famosa frase di Paolo VI, «attenti all’ira dei poveri», rivolta anche alle gerarchie ecclesiali.

                Ma c’è di più. Leone XII fu anche il Papa che mostrò grande apertura e interesse ai popoli di oltreoceano. Lo ricorda padre Giulio Albanese, missionario comboniano: «Fu il primo Papa a ricevere, il 3 marzo 1880, un gruppo di nativi d’America, arrivati a Roma con Buffalo Bill che si accamparono nel quartiere Prati non lontani da Castel Sant’Angelo per poi essere ricevuti dal Papa nella basilica di San Pietro».

                ​CorSera
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
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                  • In piedi tra le rovine
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                  Un Pontefice scelto per ricucire le divisioni, tra apertura al mondo e saldezza sui principi

                  Si delinea una sfida alle derive della modernità. Dietro la volontà del Conclave anche una fase nuova a cominciare dal ruolo della Segreteria di Stato

                  Un Papa statunitense è quasi più sorprendente di un Pontefice argentino e gesuita. E delinea una Chiesa che ha deciso di sfidare le derive della modernità, con una scelta religiosa e insieme di governo e di moderazione che è destinata a rinsaldare le certezze dottrinali. A Robert Francis Prevost è assegnato il compito di offrire un esempio di unità e di armonia a un mondo sfigurato dai conflitti; e a una Chiesa percorsa da tensioni durate troppo a lungo. Il solo fatto che dopo appena due giorni sia stata superata la soglia degli 89 voti certifica una volontà di superare le divisioni del passato che non era scontata, al massimo sperata.

                  Il ricucitore

                  Il profilo di Prevost è quello del ricucitore e del Pontefice di governo. È un Papa che ha avuto una lunga esperienza di Curia, come capo del dicastero dei vescovi. Ma è anche un ponte tra Stati Uniti e America latina, essendo nato a Chicago da una famiglia di immigrati e avendo vissuto a lungo in Perù. Ha conosciuto dunque sia i problemi che il cattolicesimo incontra nell’emisfero australe, sia le sfide poste da un Occidente aggressivo quanto declinante, sia quelle che hanno disorientato e messo in tensione le istituzioni vaticane. Il suo riferimento alla pace è il messaggio più forte, impregnato di religiosità.

                  E ugualmente significativo è il grazie a papa Francesco, segno di una continuità simbolica. Ma dietro si intravede la volontà del Conclave di aprire una fase del tutto nuova: a cominciare dal ruolo centrale della Segreteria di Stato, dopo anni di ridimensionamento. Uno dei punti fermi della Chiesa che verrà sarà proprio questo: ricondurre una diversità che ha sfiorato la dispersione e una sorta di «fuga da Roma» a una sintesi in grado di rispettarla e insieme di incanalarla. Si indovina una strategia di ricostruzione e di riorientamento. Significherà ritrovare il dialogo con gli episcopati mondiali che negli ultimi anni avevano vissuto un rapporto difficile col papato: un’incomprensione che non a caso ha trovato il punto massimo di crisi in quello tradizionalista statunitense: una tensione che si è riflessa anche a livello finanziario, nel calo verticale dei contributi americani alla Chiesa cattolica e al Vaticano. Un problema simile ma con contorni diversi che si presenta anche in alcuni dei Paesi dell’Est europeo e più in generale dell’Occidente.

                  La continuità

                  È prevedibile una continuità rispetto a temi come la protezione degli immigrati e dei diritti umani, e la vicinanza ai ceti più poveri: un approccio di Francesco che ha permesso di ridurre le distanze fra «Trono religioso e popolo», come è stato detto: un’eredità preziosa da non disperdere. Ma forse il compito più arduo sarà quello di amalgamare «le» Chiese cattoliche che hanno mostrato un’identità eterogenea e un’interpretazione diversa delle priorità e perfino di alcuni valori. E qui si inserisce la personalità di Prevost come uomo di mediazione e di dialogo tra le due Americhe: quella in cui è nato e quella in cui ha vissuto a lungo prima di approdare a Roma.

                  La collegialità

                  Il tema della collegialità diventa centrale, su questo sfondo: in modo molto più esigente di quanto sia accaduto nel recente passato. L’enorme sostegno che ha ricevuto Prevost appare un investimento su un futuro nel quale si tenterà in tutti i modi di calmare una Chiesa traumatizzata prima dalla rinuncia di Benedetto XVI nel 2013; poi dalla convivenza decennale tra i «due Papi». Francesco ha abbracciato ed è stato scaldato dalle folle fino alle ultime ore di vita. Ma questa capacità empatica, da qualcuno definita figlia di una cultura imbevuta di peronismo argentino, ha avuto una conseguenza paradossale: quella di dilatare senza volerlo le distanze con le istituzioni ecclesiastiche e alcuni episcopati.

                  Il compito di Prevost sembra essere quello di recuperare una marcata dimensione religiosa e unire i due ponti: quello col popolo e quello con una gerarchia che non sempre si è sentita valorizzata. È una risposta alta e spiazzante a una situazione difficile. Spiazzante perché dimostra la consapevolezza di dover cambiare schema, e di rispondere alle provocazioni che arrivano dal mondo alla Chiesa con una provocazione di pace ancora più forte. Avere spezzato il tabù che sembrava impedire agli Stati Uniti, prima potenza nucleare e capitalistica, di esprimere un Pontefice, significa mostrare un coraggio e una fiducia in se stessa sorprendenti.

                  Fiducia nel futuro

                  Prevost è l’americano meno americano che ci sia, è stato detto. Le sue origini familiari che mescolano nazionalità diverse indicano la capacità di parlare a tutti e con tutti. Ma da posizioni salde, anche sul piano dottrinale: un cambio di paradigma che rivendica la continuità e si proietta nel futuro. E cancella tutte le previsioni che erano state fatte sul ritorno di un italiano e sulla riproposizione di categorie fruste come quelle dei progressisti e dei conservatori; la sua identità è in realtà parte della novità che la sua elezione implica e andrà decifrata nei prossimi mesi e nel rapporto con chi lo ha eletto al Conclave.

                  Il nome di Leone XIV assunto da papa Prevost è un’altra indicazione significativa. Era da oltre un secolo che un Pontefice non lo sceglieva. Indica apertura al mondo e insieme saldezza sui principi. E disarma quanti in questi ultimi anni hanno pensato di potere usare una Chiesa considerata indebolita per i propri interessi. Se è vero che rispetto al 2013 esiste una realtà inedita, più incerta e pericolosa, Leone XIV si prepara a affrontarla con una Chiesa che mostra un soprassalto di fiducia nel futuro e di coraggio. E riesce a sorprendere per l’ennesima volta. Da grande istituzione millenaria.

                  ​CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
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                    • In piedi tra le rovine
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                    Gli italiani non ce l'hanno fatta un'altra volta: i 40/50 voti con i quali, secondo alcuni media, era accredito in partenza Parolin, alla prima conta di mercoledì sera evidentemente si sono rivelati inferiori alle aspettative, per cui è poi emerso il profilo di Prevost che è stato capace di "rassicurare" un pò tutti, perchè a dispetto di una situazione oggettivamente complessa, dove si parlava di cardinali che si conoscevano poco, di divisioni interne, di opposte visioni sull'approccio ai problemi e alle emergenze, di critiche o appoggi alle linee del pontificato di Francesco, ecco che invece alla prima votazione del pomeriggio del giorno dopo Prevost raggiunge e supera il quorum di 89 voti, per cui fin dagli incontri informali dei giorni precedenti il suo nome avrà iniziato a girare come candidato di "compromesso", capace cioè di non allarmare le varie anime della Chiesa.

                    Se guardiamo difatti alla sua storia, vediamo che è statunitense ma con una lunga esperienza pastorale in Sud America; che è stato vescovo in una diocesi in Perù ma poi anche uomo di Curia a Roma; che è nato in America ma ha ascendenze europee e conosce varie lingue e culture; che si sceglie un nome ormai caduto in disuso da un secolo e mezzo ma che è stato creato cardinale da Francesco, il quale gli aveva affidato l'organismo che seleziona i vescovi; che si presenta al balcone vestito "da Papa" (a differenza di Francesco) ma tenendosi le sue scarpe nere (come Francesco); che è stato un missionario ma poi anche un uomo di governo (padre generale degli agostiniani)...insomma, che Prevost sia stato eletto in quanto persona percepita come capace di accogliere e gestire le varie istanze e problematiche e visioni della Chiesa, rassicurando un pò tutti, questo emerge in maniera evidente...divesamente non sarebbe stato eletto così velocemente e probabilmente superando in modo robusto il quorum, vedremo se uscirà nei giorni a venire qualche indiscrezione al riguardo.

                    Sul che Papa sarà questo è più difficile a dirsi. Intanto quel suo esordio e discorso dove la parola pace è stata citata spesso, fa immaginare che scontenterà di sicuro molti di quei politici e governanti che adesso gli stanno facendo i complimenti, perchè il mondo è percorso da guerre (una è anche in Europa), conflitti aperti o striscianti, spinte al riarmo, e su questi temi Papa Leone c'è da immaginarsi che non farà sconti a nessuno dei tanti.

                    Ci si può azzardare a dire che non avrà un rapporto facile con Trump, ma forse cercherà pure un dialogo col "suo" presidente, proprio per non aumentare le fratture in corso nell'occidente - d'altro canto è ipotizzabile che i cardinali statunitensi, pure quelli maggiormente filotrumpiani, abbiano alla fine votato per lui, perchè avranno considerato che meglio lui che un candidato fotocopia di Francesco (si pensi a Zuppi).

                    Sul resto si vedrà, ma il richiamo insistito a Cristo, quella frase sul "male che non prevarrà" ("portae inferi non praevalebunt") e alla verticalità della fede, fanno ritenere che si tornerà ad avere una chiarezza dottrinale, un aspetto gravemente tralasciato dal suo predecessore, quasi che la dimensione cristica ed escatologica della fede fosse stata messa in secondo piano rispetto a quella sociale, mondana, del "qui ed ora", e forse sarà proprio questo il tratto di più marcata discontinuità col pontificato precedente.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • marcu9
                      Bodyweb Senior
                      • May 2009
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                      • Sicilia
                      • Send PM

                      Sarò profano, ma tutto questo interesse nel PAPA, che per me è letteralmente una persona qualsiasi, non lo capirò mai.
                      Che dire, buon lavoro ugualmente...
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                      • Arturo Bandini
                        million dollar boy
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                        Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
                        Sarò profano, ma tutto questo interesse nel PAPA, che per me è letteralmente una persona qualsiasi, non lo capirò mai.
                        Che dire, buon lavoro ugualmente...
                        interesse politico. Il papa ha ancora potere di influire sul corso degli eventi, specie in italia

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                        • fede79
                          Bass Player
                          • Oct 2002
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                          • Roma
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                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          Studiare o leggere la storia dei Papi non significa leggersi o studiare una materia religiosa ma la storia dell'occidente...storia dell'occidente a tutto tondo, perchè è inevitabile, Papa dopo Papa, incontrarci dentro non solo la storia grande della politica, dei regni dell'Europa, ma anche la storia dell'arte della nostra Italia e d'Europa, e quella sociale, ed è questo sguardo unitario e onnicomprensivo che mi ha fatto appassionare da giovane alla storia della Chiesa e del Papato in particolare, non tanto per i suoi risvolti religiosi quanto per quelli temporali...per cui un bel modo per farsi una idea della storia dell'occidente, e principalmente dell'Europa, è prendere un bel manuale di vite dei Papi e leggere quelle: decennio per decennio, secolo dopo secolo, lì entrano anche questo o quel re e regno, il medio evo e l'arte medioevale, poi il Rinascimento e gli stati rinascimentali, con tutti i suoi incredibili personaggi e artisti, poi il Barocco, poi Lutero e la Riforma, per cui ti infarini anche sulla storia degli stati del nord Europa, poi chiaramente l'illuminismo, il positivismo e via discorrendo, per cui in ordine cronologico, Papa dopo Papa, ti vedi scorrere davanti tutta la storia d'Europa, la nostra storia.

                          Lo stesso Vaticano è un piccolo compendio di tutta la storia occidentale, perchè si parte con la necropoli romana sotto al pavimento delle Grotte, per poi trovarci Costantino con ciò che resta della antica Basilica e infine, strato dopo strato, il medio evo nel primo nucleo dei palazzi apostolici (la stessa Sistina, con la sua forma di fortilizio, di torre medievale, ne fa parte di quel medio evo), poi chiaramente il Rinascimento con la nuova Basilica, il Barocco e fino all'epoca moderna: in quel piccolo pezzo di terra ci sono duemila anni di storia condensati in mattoni e marmi: all'ingresso della Basilica sul pavimento vi è una disco di marmo in porfido rosso, che nella vecchia Basilica era presso l'altare e dove venivano incoronati i sacri romani imperatori, su quella lastra di porfido si inginocchiò Carlo Magno...e tanti entrano, ovviamente col naso all'insù, vi passano sopra e neanche sanno su che cosa stanno camminando...però quando si parla di "radici" di Europa, ebbene molte di quelle radici, se non tutte, ce le abbiamo condensate a Roma - e allora leggersi la storia dei Papi, che poi è appassionante come poche, perchè ti immergi in vicende di ogni genere, è leggersi la nostra storia da dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente.
                          Sean hai un testo in particolare su cui immergersi?
                          sigpic
                          Free at last, they took your life
                          They could not take your PRIDE

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                          • Sean
                            Csar
                            • Sep 2007
                            • 123426
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                            • In piedi tra le rovine
                            • Send PM

                            Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio

                            Sean hai un testo in particolare su cui immergersi?
                            Sì certo, poi ne citerò qualcuno. Non so se quelli che ho io siano ancora in commercio ma comunque antologie o compendi di storia del Papato sono tutti utili per un primo sguardo complessivo. Poi, se durante la lettura, ci si appassiona di più a questo o quel periodo, niente di meglio che approfondire successivamente con testi specifici...la letteratura in quel caso è sterminata, si pensi solo al già citato Alessandro VI Borgia...oppure, per il Medio Evo, un altrettanto importante Papa: Bonifacio VIII (quello dello schiaffo di Anagni, del primo Giubileo e di Roma medievale, delle lotte con l'Impero, del Papato "sole" e Impero "luna", guelfi e ghibellini, cioè a dire Dante ecc..)...o lo stesso Leone Magno, qua siamo a poco dopo la caduta dell'Impero...a seconda poi di come va la sensibilità o l'interesse di ciascuno.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • Arturo Bandini
                              million dollar boy
                              • Aug 2003
                              • 32338
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                              de' rei pontefici, de' re cruenti

                              (non credo che a sean serva cercare su google)

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                              • Arturo Bandini
                                million dollar boy
                                • Aug 2003
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                                Nella storia d'italia a fumetti, che per noi nati negli anni 80 era un must, c'era -ricordo che mi destava grande impressione- la scena dell'incontro tra attila e il papa, che solo ora ricollego essere leone magno. A mio avviso uno dei grandi misteri della Storia, come fu che gli fece rinunciare a roma

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