Conclave, primi contatti e prove di alleanze tra matricole e «grandi elettori»: non ci sono né l'arcivescovo di Milano, né il patriarca di Venezia
Via ai primi contatti, dai bergogliani Grech e Hollerich ai conservatori di Sarah e Burke. Molti cardinali non si conoscono: il ruolo di Ruini e Schönborn per indirizzare i consensi e il peso dei «papabili» italiani, da Parolin a Pizzaballa
Talvolta i conclavifunzionano come ne La lettera rubata di Edgar Allan Poe, un classico del poliziesco, con gli agenti che cercano ovunque smantellando pavimenti e pareti finché l’ispettore Dupin ha un colpo di genio e scopre che la lettera stava nel posto più in vista della casa: giusto sopra la mensola del caminetto in salotto. Niente candidati nascosti, l’eletto nella Sistina è il nome che fin all’inizio era il più forte, così evidente che nessuno o quasi l’aveva considerato: accadde nel 2005 a Joseph Ratzinger, considerato un «grande elettore» fino al momento in cui spuntò sorridente dalla Loggia delle Benedizioni. Altre volte invece l’eletto è una sorpresa davvero: come Jorge Mario Bergoglio, che nel 2013 aveva 76 anni e nelle classiche liste dei «papabili» si tendeva ad escludere perché, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, la convinzione generale era che si sarebbe eletto un Papa relativamente giovane.
In ogni caso, i conclavi sono per definizione imprevedibili, anche perché alla fine si sceglie una persona, non uno schema mentale o un’idea, e magari gli stessi elettori cambiano orientamento nel corso delle riunioni che precedono il voto. Le congregazioni generali dei cardinali, cominciate ieri, scandiscono i giorni della Sede vacante durante i quali gli elettori si studiano e anche i porporati ultraottantenni, che non entreranno nella Sistina, possono giocare un loro ruolo.
Tutto come sempre, non fosse che quest’anno la situazione riesce ad essere ancora più complicata. È stato Francesco a far saltare punti di riferimento classici come le diocesi chiamate un tempo «cardinalizie». Così, per dire, entrerà in conclave il vescovo di Como Oscar Cantoni ma non Mario Delpini, arcivescovo nei Milano, la diocesi più vasta d’Europa che nel Novecento ha dato due Papi (Pio XI e Paolo VI) alla Chiesa. Allo stesso modo non voterà nella Sistina Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia come lo erano stati tre pontefici (Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I) nel secolo scorso.
L’immagine simbolo di questo conclave potrebbe essere quella scattata il 2 settembre 2023, a Ulan Bator, in Mongolia, una foto senza precedenti, che mostra Francesco in sedia a rotelle davanti alla cattedrale e intorno a lui millecinquecento fedeli sorridenti in posa: sono i cattolici arrivati da ogni angolo della Mongolia, tutti quanti dal primo all’ultimo, non era mai successo che la Chiesa di un intero Paese entrasse in un solo scatto. Accanto al Papa si vede Giorgio Marengo, missionario della piccola comunità e prefetto apostolico che Bergoglio, l’anno prima, aveva nominato cardinale a neanche cinquant’anni. Lui ci sarà, ma non ci saranno gli arcivescovi di Parigi o di Los Angeles.
Così il Papa delle periferie ha rivoluzionato il collegio cardinalizio, mai così internazionale: 135 elettori che provengono da 71 Paesi di tutti i continenti. Gli europei continuano a rappresentare la maggioranza relativa (53,), ma gli elettori dell’Asia (23), dell’America Latina (21), dell’Africa (18) e pure dell’Oceania (4), risulteranno determinanti quanto i cardinali del Vecchio Continente e quelli dell’America del Nord (16).
Il Paese con più elettori resta l’Italia, con 17 cardinali che in realtà sono 19 considerando il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e, appunto, il prefetto apostolico in Mongolia. Ma in fin dei conti il dato fondamentale non è tanto la composizione di un collegio sempre meno eurocentrico e sempre più rappresentativo del Sud del mondo. Il punto centrale, più banalmente, è che molti dei porporati non si conoscono, non si sono mai visti in vita loro né hanno mai scambiato una parola.
Tutto questo finirà col rendere più importante il ruolo di alcuni cardinali, conosciuti dai più, che potranno rappresentare un punto di riferimento per le matricole del conclave, «grandi elettori» in grado di sostenere la priorità di alcuni temi e promuovere i nomi a loro più affini. all’ingresso dell’Aula del Sinodo, ieri mattina, si sono visti entrare, a due a due, il cardinale guineano Robert Sarah con lo statunitense Raymond Leo Burke, capofila dei conservatori e della resistenza interna a Bergoglio, e di lì a poco il cardinale maltese Mario Grech con il gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich, due dei collaboratori più stretti di Francesco.
E poi sono anche gli ultraottantenni che godono sempre di grande rispetto e influenza: da Camillo Ruini all’arcivescovo emerito di Vienna, Christoph Schönborn. Ciò che vale per i grandi elettori, del resto, vale anche per i cosiddetti papabili, che in ogni caso faranno valere la propria influenza. Naturale che si considerino favorite quelle figure a un tempo prestigiose e conosciute da tutti, tanto più se ritenute capaci, per la loro moderazione, di tenere insieme le anime del conclave. A cominciare dal Segretario di Stato Pietro Parolin, 70 anni, grande e artefice dell’accordo con la Cina. E da altri due italiani: cardinale Matteo Zuppi, 69 anni, scelto da Bergoglio come inviato di pace per l’Ucraina, e Pierbattista Pizzaballa, 59 anni, il patriarca di Gerusalemme che è da anni una figura fondamentale di equilibrio nell’area più difficile del pianeta.
Tra i cosiddetti conservatori, il candidato più accreditato è Péter Erdö, 73 anni, arcivescovo di Budapest. In Africa si è affermato il carisma del cardinale Fridolin Ambongo, 65 anni, arcivescovo di Kinshasa. In Europa si fa anche i nomi del vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, 75 anni, di Juan José Omella, Barcellona, e dell’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, 66 anni, progressisti come gli americani Blase Cupich, 75 anni, arcivescovo di Chicago, e di Joseph W. Tobin, 72 anni, arcivescovo di Newark. Restano forti i candidati asiatici: Luis Antonio Tagle, 67 anni, filippino di madre cinese e il sudcoreano Lazarus You Heung-sik, 73 anni, prefetto uscente del Dicastero per il clero.
CorSera
Via ai primi contatti, dai bergogliani Grech e Hollerich ai conservatori di Sarah e Burke. Molti cardinali non si conoscono: il ruolo di Ruini e Schönborn per indirizzare i consensi e il peso dei «papabili» italiani, da Parolin a Pizzaballa
Talvolta i conclavifunzionano come ne La lettera rubata di Edgar Allan Poe, un classico del poliziesco, con gli agenti che cercano ovunque smantellando pavimenti e pareti finché l’ispettore Dupin ha un colpo di genio e scopre che la lettera stava nel posto più in vista della casa: giusto sopra la mensola del caminetto in salotto. Niente candidati nascosti, l’eletto nella Sistina è il nome che fin all’inizio era il più forte, così evidente che nessuno o quasi l’aveva considerato: accadde nel 2005 a Joseph Ratzinger, considerato un «grande elettore» fino al momento in cui spuntò sorridente dalla Loggia delle Benedizioni. Altre volte invece l’eletto è una sorpresa davvero: come Jorge Mario Bergoglio, che nel 2013 aveva 76 anni e nelle classiche liste dei «papabili» si tendeva ad escludere perché, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, la convinzione generale era che si sarebbe eletto un Papa relativamente giovane.
In ogni caso, i conclavi sono per definizione imprevedibili, anche perché alla fine si sceglie una persona, non uno schema mentale o un’idea, e magari gli stessi elettori cambiano orientamento nel corso delle riunioni che precedono il voto. Le congregazioni generali dei cardinali, cominciate ieri, scandiscono i giorni della Sede vacante durante i quali gli elettori si studiano e anche i porporati ultraottantenni, che non entreranno nella Sistina, possono giocare un loro ruolo.
Tutto come sempre, non fosse che quest’anno la situazione riesce ad essere ancora più complicata. È stato Francesco a far saltare punti di riferimento classici come le diocesi chiamate un tempo «cardinalizie». Così, per dire, entrerà in conclave il vescovo di Como Oscar Cantoni ma non Mario Delpini, arcivescovo nei Milano, la diocesi più vasta d’Europa che nel Novecento ha dato due Papi (Pio XI e Paolo VI) alla Chiesa. Allo stesso modo non voterà nella Sistina Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia come lo erano stati tre pontefici (Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I) nel secolo scorso.
L’immagine simbolo di questo conclave potrebbe essere quella scattata il 2 settembre 2023, a Ulan Bator, in Mongolia, una foto senza precedenti, che mostra Francesco in sedia a rotelle davanti alla cattedrale e intorno a lui millecinquecento fedeli sorridenti in posa: sono i cattolici arrivati da ogni angolo della Mongolia, tutti quanti dal primo all’ultimo, non era mai successo che la Chiesa di un intero Paese entrasse in un solo scatto. Accanto al Papa si vede Giorgio Marengo, missionario della piccola comunità e prefetto apostolico che Bergoglio, l’anno prima, aveva nominato cardinale a neanche cinquant’anni. Lui ci sarà, ma non ci saranno gli arcivescovi di Parigi o di Los Angeles.
Così il Papa delle periferie ha rivoluzionato il collegio cardinalizio, mai così internazionale: 135 elettori che provengono da 71 Paesi di tutti i continenti. Gli europei continuano a rappresentare la maggioranza relativa (53,), ma gli elettori dell’Asia (23), dell’America Latina (21), dell’Africa (18) e pure dell’Oceania (4), risulteranno determinanti quanto i cardinali del Vecchio Continente e quelli dell’America del Nord (16).
Il Paese con più elettori resta l’Italia, con 17 cardinali che in realtà sono 19 considerando il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e, appunto, il prefetto apostolico in Mongolia. Ma in fin dei conti il dato fondamentale non è tanto la composizione di un collegio sempre meno eurocentrico e sempre più rappresentativo del Sud del mondo. Il punto centrale, più banalmente, è che molti dei porporati non si conoscono, non si sono mai visti in vita loro né hanno mai scambiato una parola.
Tutto questo finirà col rendere più importante il ruolo di alcuni cardinali, conosciuti dai più, che potranno rappresentare un punto di riferimento per le matricole del conclave, «grandi elettori» in grado di sostenere la priorità di alcuni temi e promuovere i nomi a loro più affini. all’ingresso dell’Aula del Sinodo, ieri mattina, si sono visti entrare, a due a due, il cardinale guineano Robert Sarah con lo statunitense Raymond Leo Burke, capofila dei conservatori e della resistenza interna a Bergoglio, e di lì a poco il cardinale maltese Mario Grech con il gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich, due dei collaboratori più stretti di Francesco.
E poi sono anche gli ultraottantenni che godono sempre di grande rispetto e influenza: da Camillo Ruini all’arcivescovo emerito di Vienna, Christoph Schönborn. Ciò che vale per i grandi elettori, del resto, vale anche per i cosiddetti papabili, che in ogni caso faranno valere la propria influenza. Naturale che si considerino favorite quelle figure a un tempo prestigiose e conosciute da tutti, tanto più se ritenute capaci, per la loro moderazione, di tenere insieme le anime del conclave. A cominciare dal Segretario di Stato Pietro Parolin, 70 anni, grande e artefice dell’accordo con la Cina. E da altri due italiani: cardinale Matteo Zuppi, 69 anni, scelto da Bergoglio come inviato di pace per l’Ucraina, e Pierbattista Pizzaballa, 59 anni, il patriarca di Gerusalemme che è da anni una figura fondamentale di equilibrio nell’area più difficile del pianeta.
Tra i cosiddetti conservatori, il candidato più accreditato è Péter Erdö, 73 anni, arcivescovo di Budapest. In Africa si è affermato il carisma del cardinale Fridolin Ambongo, 65 anni, arcivescovo di Kinshasa. In Europa si fa anche i nomi del vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, 75 anni, di Juan José Omella, Barcellona, e dell’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, 66 anni, progressisti come gli americani Blase Cupich, 75 anni, arcivescovo di Chicago, e di Joseph W. Tobin, 72 anni, arcivescovo di Newark. Restano forti i candidati asiatici: Luis Antonio Tagle, 67 anni, filippino di madre cinese e il sudcoreano Lazarus You Heung-sik, 73 anni, prefetto uscente del Dicastero per il clero.
CorSera
Commenta