Morte Papa Francesco e prossimo Conclave

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • centos
    Bad Lieutenant
    • Jan 2009
    • 22852
    • 1,140
    • 950
    • Italy [IT]
    • Ducato di Parma
    • Send PM

    ho visitato le le grotte vaticane due volte sono uno spettacolo suggestivo, siamo andati entrambe le volte senza prenotazione
    alla terza quando volevo portare mio figlio è stato impossibile entrare
    Francesco ha voluto una sepoltura molto più sobria come era nel suo stile e nel suo modo di essere
    spicca la semplicità di un marmo, anche se pregiatissimo superiore a quello di carrara, contro l'opulenza della basilica
    basilica bellissima

    apro una piccola parentesi, San Pietro
    è di una bellezza architettonica e di una sacralità che ti toglie il fiato
    il risultato se voleva essere la sensazione di grandezza della chiesa è pienamente raggiunto



    Commenta

    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
      • 122566
      • 3,794
      • 3,718
      • Italy [IT]
      • In piedi tra le rovine
      • Send PM

      Nelle Grotte però sono tutte sepolture "semplici" alla fine, alcune sono proprio come quella di Francesco, cioè una lapide in terra (Paolo VI, poi anche la tomba che fu di Giovanni Paolo II e adesso è di Benedetto XVI).

      Anche le altre (dei Papi recenti, del Novecento) sono o in semplici sarcofaghi di marmo senza decorazioni, oppure, nei casi più antichi, trattasi di sepolture che in origine erano monumentali e stavano nella antica San Pietro: con la costruzione della nuova (quella di Michelangelo), i monumenti furono smontati e ricostruiti alla bene e meglio nelle Grotte, ma ai tempi non si badava molto alla resa filologica per cui sono diciamo "pezzi" di (ex) monumenti funebri.

      In San Pietro le grandi e magniloquenti tombe papali sono quelle che fanno mostra di sè in Basilica, quelle dei Papi rinascimentali in avanti. Ci sono anche delle tombe di alcuni sovrani, anche di un Ottone, un sacro romano imperatore, se non sbaglio.

      La Basilica è ovviamente magnifica, rende visibilmente la raffigurazione della Ecclesia "triumphans", ma erano tempi "trionfanti" anche per l'arte e l'architettura, perchè al lavoro c'erano i Michelangelo e i Bernini (e tanti altri), non quei quattro improvvisati che ci sono adesso.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


      Commenta

      • Sean
        Csar
        • Sep 2007
        • 122566
        • 3,794
        • 3,718
        • Italy [IT]
        • In piedi tra le rovine
        • Send PM

        Però io insisto a dire che quando si interviene col nuovo nell'antico, come nel caso della tomba di Francesco in Santa Maria Maggiore, occorre tenere presente il contesto del dove si va ad inserire l'artefatto moderno.

        Nel caso della tomba di Francesco quel bianco è un pugno in un occhio e i faretti la somma disgrazia, roba che non si può accettare, non puoi mettere i faretti in una Basilica di tale antichità, splendore, bellezza.

        Andava preso un marmo che si intonasse nei colori a quanto vi è attorno e al posto dei faretti sarebbe bastata, che so, una sorta di lampada votiva che pendesse dall'alto sulla lastra sepolcrale, magari in bronzo o finto tale.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


        Commenta

        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
          • 122566
          • 3,794
          • 3,718
          • Italy [IT]
          • In piedi tra le rovine
          • Send PM

          I cardinali a Santa Marta, riti e segreti delle giornate verso il Conclave: stanze sorteggiate, coprifuoco e consigli sull’anello (da nascondere)

          Un prelato ha invitato alcuni amici, poi il conto (inaspettato) del frigo bar. L’arcivescovo Pecorari: si parla più tranquillamente a ristorante, lontano da orecchie indiscrete. Le partite a carte dell’arcivescovo Spengler, quelle a tennis di Abril y Castellò

          Al Caffè dei Papi (inevitabile) di via Vespasiano, tra i Musei Vaticani e piazza San Pietro, l’arcivescovo in pensione Anselmo Guido Pecorari, 79 anni, mantovano, si è fermato per un panino e una birretta dopo la messa del secondo giorno di novendiali: «Oggi sto leggero — si schermisce — ma ieri sera col mio amico cardinale Mario Zenari, veronese, nunzio apostolico in Siria, siamo stati al ristorante La Taverna, all’angolo tra via Candia e via Tunisi e ci siamo spazzolati degli ottimi carciofi alla romana che non vi dico. Un piatto che a lui lo fa impazzire, mica li trova i carciofi in Siria...».

          Le cene al ristorante

          Manca ormai poco al Conclave e a Roma, ogni giorno che passa, arrivano i cardinali da ogni parte del mondo.
          E che fanno, aspettando la Sistina? «Eh, che fanno? — sospira l’arcivescovo Pecorari, amico di tante berrette rosse anche papabili —. Parlano, si conoscono, si annusano tra di loro e piano piano cominciano a tracciare l’identikit di quello che sarà il prossimo pontefice dopo Francesco. E vi assicuro che è meglio farlo parlando al ristorante piuttosto che a Santa Marta: fuori a tavola, infatti, si può stare più tranquilli e soprattutto lontani da orecchie indiscrete. L’unico problema è finire la cena prima delle 22.30 sennò poi all’ingresso petriano bisogna chiedere il permesso alle guardie svizzere per rientrare».

          All’ingresso petriano, così come alla Porta del Perugino, le guardie pontificie però non ci stanno a passare da cerberi: «I cardinali li conosciamo tutti — dice un giovane con indosso la caratteristica uniforme di gala di colore blu, rosso e giallo scuro —. Se pure tardano li facciamo comunque entrare senza problemi».

          Santa Marta come un albergo

          Santa Marta, dove ha vissuto ed è morto Papa Francesco, è la residenza che ospiterà i cardinali elettori durante il Conclave: «È come un albergo e per questo bisogna stare attenti», chiosa l’arcivescovo Pecorari. «Non posso dirvi il nome perché è un mio caro amico, ma un cardinale straniero che pensava fosse tutto gratis ha invitato in stanza un po’ di colleghi per chiacchierare dopo cena e così presto hanno finito tutti i liquori mignon del frigo-bar. Solo che poi lui se li è ritrovati sul conto e c’è rimasto male».

          Le giornate

          Già, un bicchierino ci vuole. Sono giorni duri, questi, da attraversare. Tra il dolore enorme per la dipartita di Francesco e la tensione che grava sulle spalle dei cardinali elettori per scegliere il successore. Giornate tutte uguali, quelle della vigilia: bisogna andare nell’Aula Paolo VI due volte al dì per le Congregazioni generali, partecipare a San Pietro alle messe dei novendiali, visitare le chiese di riferimento, incontrare i fedeli. Così c’è chi prova ogni tanto a rilassarsi: il cardinale spagnolo Santos Abril y Castelló, per esempio, è un appassionato di tennis e appena può si fa una partita. «Solo che lui odia perdere — rivela il suo amico Pecorari — e così s’è inventato un’escamotage: quando la partita butta male fa un cenno al suo assistente fuori campo, il quale dopo qualche secondo, mentre il match è in corso, lo interrompe dicendo che qualcuno sta cercando urgentemente al telefono il cardinale. E il set è salvo...».

          Mauricio Jardin, brasiliano, vescovo in Mato Grosso, racconta invece che il passatempo preferito dal suo amico cardinale Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, sono le carte: «Gioca a carte anche con mia mamma Cecy — aggiunge il vescovo —. A Santa Marta si dovrà accontentare dei colleghi»

          Il gelato in latteria

          In questi giorni li puoi trovare, i cardinali, attovagliati a La Rustichella all’angolo di via Emo oppure da Marcantonio a Borgo Pio, preferito dalle berrette italiane per la sua mitologica carbonara. «Ho raccomandato però, soprattutto ai miei amici inglesi e americani, di lasciare in collegio la veste rossa e di mettersi in tasca l’anello cardinalizio, perché gli osti sennò se ne approfittano e li stangano soprattutto sul vino», racconta Pecorari.

          Pare che in effetti accadano cose strane, quando entrano nei locali i cardinali. Non c’è solo la moltiplicazione del prezzo del vino. L’altro giorno, a Borgo Pio, ne sono entrati due nella storica Latteria Giuliani, volevano un gelato, c’era tanta gente e a un tratto dei clienti si sono letteralmente inginocchiati per la benedizione: c’è stato un po’ di imbarazzo, loro due timidamente hanno fatto cenno alle persone di rialzarsi, ma crema e pistacchio hanno rischiato seriamente di sciogliersi.

          L’arcivescovo Ignazio Sanna, commissario pontificio dell’Abbazia di Farfa (Rieti), ha accompagnato l’altro giorno a visitarla il suo amico cardinale coreano Lazarus You Heung-sik, tra l’altro dato tra i papabili dai cultori del «Fantapapa». Dice Sanna che le stanze a Santa Marta vengono assegnate «per sorteggio» così nessuno protesta. Mentre parliamo, in piazza della Città Leonina, ecco però che spunta un altro cardinale favorito, l’africano Robert Sarah, che viene dalla Guinea ma abita a due passi. Quando capisce che la domanda è se si senta in competizione con il coreano You, l’amico di Sanna, il cardinale della Guinea si chiude il pesante portone alle spalle e dice che deve correre a prepararsi per andare a pregare davanti alla tomba di Francesco, a Santa Maria Maggiore, con gli altri cardinali. E questo è vero.

          La campagna elettorale

          «Ma ormai è iniziata la campagna elettorale. Perché lo Spirito Santo ispira ma non vota. E quindi un’intesa bisognerà trovarla prima o poi», scherza Sanna, sardissimo come il cardinale Angelo Becciu, per la cui ammissione in Conclave dopo la «scardinalatura» del 2020 di Francesco si deciderà — conferma l’arcivescovo di Oristano — nei prossimi giorni con una votazione del sacro collegio.

          Al Caffè dei Papi intanto monsignor Pecorari, già nunzio in Ruanda, Uruguay (dove conobbe Bergoglio), Bulgaria e Macedonia, si alza perché deve prendere un treno per tornarsene a Mantova: «Lo sapete che Tagle in questi giorni è terrorizzato?», domanda.

          Ma chi? Luis Antonio Gokim Tagle, il cardinale filippino che figura anche lui tra i favoriti? «Sì — conclude l’arcivescovo —. Perché anni fa si mise a cantare in un locale Imagine di John Lennon e il video in questi giorni è diventato virale. Credo che qui a Roma uscirà poco».


          CorSera
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


          Commenta

          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
            • 122566
            • 3,794
            • 3,718
            • Italy [IT]
            • In piedi tra le rovine
            • Send PM

            Conclave, prima volta senza milanesi dal 1878: la diocesi più grande d'Europa esclusa dall'elezione del nuovo Papa

            Fuori anche Berlino, Parigi, Lisbona e Vienna. La Curia: nessuna esclusione, affetto e stima da Francesco. Critici i laici

            Francesco non c’è più, ma presto la Chiesa cattolica avrà un nuovo Papa. Succede così da un paio di millenni. Ma per secoli, tra i prelati chiamati a scegliere la loro guida, c’è stato l’arcivescovo di Milano. Questa volta no, perché nel corso del suo Pontificato, Jorge Mario Bergoglio ha affidato a Mario Delpini la diocesi più grande d’Europa (si diceva anche «del mondo», ma esistono diversi criteri per questa classifica)», però non lo ha mai nominato cardinale. Quindi non parteciperà al conclave.​

            Non accadeva dal 1878, quando il non cardinale Luigi Nazari di Calabiana (arcivescovo di Milano dal 1867 al 1893) non partecipò all’elezione di Leone XIII. E anche andando a ritroso nel tempo, sono davvero pochissimi i casi in cui il capo della Chiesa ambrosiana non ha partecipato a un conclave.

            Risalendo lungo i secoli precedenti, invece, le spiegazioni dell’assenza cambiano: innanzitutto non tutti gli arcivescovi di Milano erano cardinali (la porpora divenne consuetudine solo in tempi più recenti), e poi le difficoltà di viaggio e i tempi ristretti impedivano a molti di essere a Roma per il conclave. Oppure, è capitato che l’arcivescovo fosse solo designato ma non ancora insediato. In ogni caso, l’attuale esclusione è la seconda in 150 anni, e arriva dopo che — nel secondo dopoguerra — l’arcidiocesi ambrosiana è stata una presenza fissa in Vaticano al momento decisionale sul futuro della Chiesa. Ildefonso Schuster, Giovanni Battista Montini, Giovanni Colombo, Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola. E l’orgoglio ambrosiano non può sopprimere una sottolineatura: sono stati tutti papabili. E uno — Montini appunto — lo diventò, con il nome di Paolo VI.​

            Certo, la storia della Chiesa è millenaria e, con i suoi circa 5 milioni di battezzati, la «grande» arcidiocesi di Milano appare piccola al cospetto del miliardo e mezzo circa di fedeli che riconoscono nel Papa la propria guida spirituale. Ma come si vive questa sostanziale rottura storica nel mondo cattolico ambrosiano, con e senza tonaca?
            I meno turbati, sembrano essere proprio i preti. «Papa Francesco ha determinato esattamente questa situazione, ha modellato una “Chiesa in uscita”, cioè proiettata nel mondo, proprio a partire dalla costruzione del collegio dei cardinali — spiega dal suo ufficio in Curia monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale — li ha invitati a andare in mare aperto, a conoscersi a partire da nuove e forti differenze di nazionalità, culture e anche età». Già, ma Milano? «Tra le diocesi escluse da questo conclave ci sono anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna, Bruxelles, episcopati con una lunga e importante storia, che hanno dato vita al Concilio Vaticano II. Ma attenzione — tiene a sottolineare Bressan — allora si parlò del primo Concilio “mondiale”, ma in realtà era soprattutto l’Europa settentrionale a decidere per tutti». E ora il Papa delle periferie ha ribaltato gli equilibri: «Dobbiamo ripensare le regole dell’umanità e noi ambrosiani ne siamo coinvolti con la nostra storia e cultura millenaria — dice senza cercare enfasi il vicario dell’arcivescovo Delpini — quindi non valgono le regole della concorrenza politica».

            Insomma, non si sente la necessità di un federalismo canonico, di una lobby porporata che rappresenti gli interessi degli oltre mille campanili ambrosiani. Anche perché, forte anche di un proprio rito, la diocesi è molto presente nella ramificata struttura del Vaticano disegnata dallo stesso Bergoglio: «Da papa Francesco questa diocesi ha ricevuto molte dimostrazioni di affetto e stima — spiega don Enrico Castagna, rettore del Seminario arcivescovile di Venegono —. Ha spesso accolto a Casa Santa Marta classi di preti e di diaconi milanesi per momenti di dialogo con lui». Ed elenca uno per uno i tanti preti ambrosiani che, in questi anni, sono stati nominati vescovi per altre diocesi o chiamati a Roma in ruoli chiave nei dicasteri vaticani. «Non è un’esclusione — aggiunge il rettore — non è il conclave a definire il ruolo di Milano. Un cristiano maturo ragiona da cattolico, come parte del tutto e non solo di una parte».

            In realtà è nel mondo dei fedeli laici che si incontrano, viceversa, i maggiori turbamenti per questa assenza storica. «Spero che la speranza “che non delude”, come diceva Francesco, riesca a far sì che nel conclave trovino spazi i valori che da 17 secoli caratterizzano l’ambrosianità — dice accorato Marco Garzonio, a lungo alla guida della Fondazione Ambrosianeum, di cui ora è presidente emerito — dall’accoglienza al senso dei diritti e dei doveri, dalla capacità di visione oltre la “nazione” all’integrazione di differenti fedi, strati sociali e provenienze». E aggiunge una catena di interrogativi: «Guardando l’ultimo secolo, da milanese mi chiedo che cosa ha portato Schuster in conclave quando fu eletto Pio XII? Che cosa sarebbe mancato di milanese all’elezione di Giovanni XXIII? Montini, successore di Schuster, fu creato cardinale proprio da papa Roncalli. E il cardinale Montini ha portato in eredità se stesso, come Papa. Che dire poi di Giovanni Colombo con Giovanni Paolo I e Wojtyla? E Martini con l’elezione di Ratzinger? E Scola con Bergoglio?».

            Non se ne fa una ragione, Giovanni Colombo (secondo nome: Ambrogio), responsabile dei Giovani dell’Azione cattolica milanese ai tempi del cardinale Martini e consigliere comunale negli anni ‘90: «Guardo il Duomo e mi ripeto: non è possibile che nessun ambrosiano entri in conclave. Cardinale viene dal latino cardo, inteso come cardine, cerniera, qualcosa che avvince a sé, rendendo fermi: e cosa c’è di più incardinato alla vita della Chiesa universale dell’arcivescovo di Milano e, con lui, di tutti gli ambrosiani? Ma papa Francesco aveva un modo impulsivo di gestire la Chiesa. Magari in cielo si troverà a discuterne con il nostro frate Bonvesin da la Riva, che fu cantore della fedeltà della nostra città alla Chiesa di Roma. La discussione si prevede accesa».

            ​CorSera
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


            Commenta

            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
              • 122566
              • 3,794
              • 3,718
              • Italy [IT]
              • In piedi tra le rovine
              • Send PM


              Il Conclave si aprirà nel pomeriggio del 7 maggio

              La sala stampa della Santa Sede riferisce che la mattina del 7 maggio si terrà la Missa Pro Eligendo Pontifice e il Conclave si aprirà nel pomeriggio.

              Repubblica
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


              Commenta

              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
                • 122566
                • 3,794
                • 3,718
                • Italy [IT]
                • In piedi tra le rovine
                • Send PM

                Becciu verso la rinuncia: non sarà in Conclave. La decisione dopo una riunione in Vaticano

                Nei giorni scorsi il cardinale aveva detto di non poter essere escluso perché era stato perdonato da Papa Francesco


                Il cardinale Angelo Becciu avrebbe deciso di rinunciare a entrare in Conclave.

                La decisione sarebbe stata presa questa mattina dopo un incontro avvenuto in Vaticano. A risolvere la questione - questa l'indiscrezione filtrata dalla Congregazione, monsignor Pietro Parolin che avrebbe mostrato a Becciu un testo siglato dal Papa che approvava la scelta di non farlo entrare in Conclave. A quel punto lo stesso Becciu avrebbe compreso che per contestare questa decisione sarebbe stato necessario contestare la stessa volontà di Papa Francesco e avrebbe acconsentito a fare un passo indietro «per il bene della Chiesa». Chi era presente racconta che soltanto il cardinal Versaldi avrebbe avuto parole per difendere Becciu.

                Nei giorni scorsi il cardinale aveva detto di non poter essere escluso perché era stato perdonato da Papa Francesco. La rivista spagnola Vida Nueva, con ottime fonti tra le berrette rosse, aveva rivelato che l’orientamento del sacro collegio era quello di «mettere ai voti la partecipazione o meno di Becciu al Conclave», ma solo una volta arrivati a Roma tutti o quasi i cardinali elettori.

                L'incontro chiarificatore avvenuto presso la Santa Sede oggi, lunedì 28 aprile, durante la Congregazione generale nell'Aula Paolo VI, sarebbe servito a convincerlo per non alimentare ulteriormente le polemiche.

                CorSera
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


                Commenta

                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
                  • 122566
                  • 3,794
                  • 3,718
                  • Italy [IT]
                  • In piedi tra le rovine
                  • Send PM

                  Ruini: «Serve un Papa buono, anche nel governare. Bisogna restituire la Chiesa ai cattolici. E le divisioni restano»

                  Il cardinale: «Francesco ha privilegiato i lontani a scapito dei vicini. Le istituzioni sono in parte destrutturate perché Bergoglio le voleva purificare. E le divisioni restano»

                  «Servirà un Papa buono, profondamente credente, dotato di attitudine nelle questioni di governo, capace di affrontare una fase internazionale delicatissima e molto pericolosa. E servirà un Papa caritatevole. Caritatevole anche nella gestione della Chiesa». Sono giorni di congregazioni e a Camillo Ruini molti chiedono consigli. Raccontano che durante i colloqui schivi certi temi, come l’argomento sulla nazionalità del futuro pontefice: «Può venire da qualunque parte del mondo. Di solito gli italiani hanno il vantaggio di essere meno condizionati dalle loro origini. Sono più universalisti. Ciò non vuol dire che gli altri non sarebbero in grado di rispondere meglio alle necessità della Chiesa. Questo è il criterio ultimo».

                  Non si affanna nei pronostici. A novantaquattro anni, avendo una lunga esperienza, sa che «a contare è sempre e solo il Conclave». Piuttosto insiste su un principio: «Bisogna restituire la Chiesa ai cattolici, mantenendo però l’apertura a tutti». Chiunque gli parli, conserva questa esortazione di Ruini. Dettata da una preoccupazione che le esequie di Francesco gli hanno confermato: «I funerali hanno dato l’impressione che si sia risolto il problema principale del pontificato, quello cioè della divisione della Chiesa, che in qualche modo coinvolgeva lo stesso Bergoglio. Purtroppo la divisione è rimasta, con il paradosso per cui favorevoli a Francesco sono per lo più i laici mentre contrari sono spesso i credenti».

                  ​ Il fatto è che il Papa, secondo il cardinale, «con un’intenzione missionaria si era rivolto soprattutto a quanti erano distanti, con modalità che hanno irritato chi per anni si era speso a difendere le posizioni cattoliche. Francesco è sembrato cioè privilegiare i lontani a scapito dei vicini. È un gesto evangelico. Ma come nella parabola del figliol prodigo l’altro figlio protestò, così oggi c’è chi protesta nella Chiesa». Davanti al popolo «diviso tra chi vuole mantenere i valori tradizionali e chi vuole aprirsi al mondo di oggi» bisogna «agire con prudenza, per fare magari entrambe le cose. Purtroppo la popolazione ha percepito una scelta netta di Bergoglio verso l’apertura alle novità. E molti lo hanno rifiutato per rimanere fedeli alle loro convinzioni».

                  Non c’è dubbio che ad aver colpito Ruini sia stato il modo in cui i funerali sono stati rappresentati sui media: «Quello che non ha avuto abbastanza rilievo è che l’elemento centrale della Chiesa è Cristo, non il Papa. Altrimenti si apre un problema». E per farsi capire meglio, mette a confronto le esequie di Giovanni Paolo II con quelle di Francesco: «Alla morte di Wojtyla la gente urlava “santo subito”, mentre alla morte di Bergoglio ha urlato “grazie Francesco”. Ecco, se viene messa in ombra la dimensione trascendente non si rende un buon servizio alla Chiesa». In ogni caso Ruini non vede «il rischio di uno scisma»: «È fuori dallo spirito del tempo. La dialettica tra conservatori e progressisti è salutare, ma se si radicalizza e diventa patologica, anche senza scismi può avere effetti devastanti, paralizzando la vita della Chiesa».

                  La questione «più pericolosa» è però un’altra, «poco visibile all’esterno» e che si muove «in profondità». Un sintomo di essa sono «quei teologi che prendono posizioni contrarie all’ortodossia cattolica». Perciò Ruini insiste su quella che chiama «la forma cattolica della Chiesa»: da una parte «l’adesione alla dottrina», dall’altra «le strutture ecclesiali, a partire dal papato e dall’episcopato». «Sono capisaldi che oggi spesso non vengono compresi e sono contestati. Ma così si mina la certezza della Verità e si toglie la gioia della fede. Non possiamo accontentarci di una fede problematica».

                  È quindi sulle questioni dottrinali che lo spartito va completato per evitare l’incompiuta. «Certe affermazioni di papa Francesco potevano dare l’impressione di una grande apertura, come il famoso “chi sono io per giudicare”, riferito alle persone omosessuali, che sembrava preludere a profonde modifiche dottrinali. Su altri aspetti è andato invece in senso opposto, riuscendo — e questo è uno dei suoi grandi meriti di cui nessuno parla — a neutralizzare la contestazione ecclesiale sui punti più acuti: dall’ipotesi del sacerdozio alle donne alla illiceità dell’aborto, per la quale ha usato parole assai forti, che nessuno aveva osato pronunciare prima di lui. Così negli ultimi anni è diminuita, nelle aree ecclesiali più radicali, la simpatia nei suoi confronti».

                  Sfuggente sulla definizione dell’identikit del nuovo Papa, Ruini è diretto sul «compito impegnativo che sta dinnanzi a noi. Ricostruire l’unità della Chiesa, specialmente l’unità attorno al Papa, che è il punto di riferimento della comunità cattolica. È vero che le divisioni risalgono già ai tempi di Paolo VI e che Francesco si inserisce nella lunga serie dei Papi contestati. Così com’è vero che non è possibile superare del tutto questo problema. Va però affrontato». Come un altro tema, «assai delicato»: cioè «la parziale destrutturazione delle nostre istituzioni. Questo è accaduto anche perché dinnanzi alle difficoltà preesistenti — specie nella Curia — il Papa ha cercato di trovare una soluzione».

                  Su questo punto Ruini non concorda con l’opinione prevalente tra i critici del Papa. «Secondo me Bergoglio voleva purificare, non destrutturare. Pensiamo all’enorme problema della pedofilia, con cui si era misurato anche Benedetto XVI».

                  Ecco quale Chiesa erediterà il futuro pontefice, sebbene «la sua priorità dovrebbe restare comunque quella di “alimentare la fiamma della fede che in molte zone del mondo minaccia di estinguersi”». Ruini cita una famosa frase di Ratzinger per rappresentare «la sfida fondamentale che ci attende»: «E non è detto che il nuovo Papa riuscirà a superarla». Gli strumenti che avrà a disposizione saranno «l’annuncio della fede e la testimonianza della carità»: «È per la carità praticata dalla Chiesa che la gente ama e si fida di essa. Su questo Francesco si è impegnato a fondo. La carità deve però esprimersi anche nelle istituzioni ecclesiali, evitando certe inutili durezze che non sono conformi al governo di quella singolare realtà che è la Chiesa, con la sua legge fondamentale: l’amore, il perdono, la comprensione».

                  In ogni caso — dice sempre prima di congedarsi — «tutto dipende dalla misericordia del Signore».

                  ​CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


                  Commenta

                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
                    • 122566
                    • 3,794
                    • 3,718
                    • Italy [IT]
                    • In piedi tra le rovine
                    • Send PM

                    Becciu rinuncia al Conclave: «Obbedisco a Francesco, per il bene della Chiesa, ma resto convinto della mia innocenza»

                    La decisione del cardinale Angelo Becciu: «Ho deciso di non entrare in Conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza, avendo a cuore il bene della Chiesa, che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore

                    Il cardinale Angelo Becciu ha fatto un passo indietro e non entrerà in Conclave il 7 maggio. Lo fa sapere lui stesso attraverso una nota: «Avendo a cuore il bene della Chiesa - ha scritto Becciu - che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave, ho deciso di obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza».

                    Becciu, coinvolto nello scandalo degli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, fu condannato nel 2023 in primo grado dal tribunale del Vaticano a 5 anni e 6 mesi di reclusione per peculato e truffa, diventando nei fatti il primo porporato a essere riconosciuto colpevole da un tribunale della Santa Sede.

                    Ha continuato a ribadire la sua innocenza, evocando la tesi del complotto giudiziario contro di lui. In ogni caso, già ieri, davanti alla Congregazione generale dei cardinali, il cardinale di Pattada (Sardegna) aveva manifestato l'intenzione, infine, di rinunciare al Conclave, per non inasprire ulteriormente il clima soprattutto alla luce delle prese di posizione di Papa Francesco.

                    ​CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


                    Commenta

                    • Sean
                      Csar
                      • Sep 2007
                      • 122566
                      • 3,794
                      • 3,718
                      • Italy [IT]
                      • In piedi tra le rovine
                      • Send PM

                      Bene, primo caso spinoso felicemente risolto dai cardinali.
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


                      Commenta

                      • zuse
                        Macumbico divinatore
                        • Oct 2010
                        • 14231
                        • 2,479
                        • 1,569
                        • White House
                        • Send PM

                        Sean, io temo un papa statunitense.

                        Ricordiamo in una qualforma pesano anche le influenze degli stati in merito al loro singolo contributo a S.Pietro. E gli stati uniti, da soli, costituiscono più di 1/4 di tutte le donazioni alla chiesa...


                        Quella nazione di settari invasati, con i loro scismi perversi, deve starsene ben lontana dall'avere un suo rappresentante alla guida di Roma.

                        Ricordiamo la chiesa è impero ed imperialista, con 2,5 miliardi di fedeli. E gli Usa lo sono altrettano, come nazione ( che per ora è ancora la più potente, o comunque top 2). Un mix orribile.

                        Che lo Spirito Santo guidi i cardinali...




                        Commenta

                        • Steel77
                          Administrator
                          • Feb 2002
                          • 73783
                          • 2,465
                          • 3,236
                          • Italy [IT]
                          • Send PM

                          Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
                          Sean, io temo un papa statunitense.

                          Ricordiamo in una qualforma pesano anche le influenze degli stati in merito al loro singolo contributo a S.Pietro. E gli stati uniti, da soli, costituiscono più di 1/4 di tutte le donazioni alla chiesa...
                          Quella nazione di settari invasati, con i loro scismi perversi, deve starsene ben lontana dall'avere un suo rappresentante alla guida di Roma.
                          fantastico...già mi vedo la cappella sistina ristrutturata a base di lancio per missili terra aria

                          Commenta

                          • zuse
                            Macumbico divinatore
                            • Oct 2010
                            • 14231
                            • 2,479
                            • 1,569
                            • White House
                            • Send PM

                            Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggio
                            fantastico...già mi vedo la cappella sistina ristrutturata a base di lancio per missili terra aria
                            mi immagino la prossima royal rumble WWE wrestlemania con come ring il baldacchino del Bernini (che alla fine verrà distrutto da The Undertker con delle catene legate alla propria harley davidson), e due chubby afroamericane che twerkano sulla tomba di Alessandro VII


                            nazione di degenerati...




                            Commenta

                            • KURTANGLE
                              Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
                              • Jun 2005
                              • 36788
                              • 1,594
                              • 2,734
                              • Borgo D'io
                              • Send PM

                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                              Bene, primo caso spinoso felicemente risolto dai cardinali.

                              bravo anche lui a fare un passo indietro ed evitare un casino
                              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                              Originariamente Scritto da GoodBoy!
                              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                              grazie.




                              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                              Commenta

                              • Sean
                                Csar
                                • Sep 2007
                                • 122566
                                • 3,794
                                • 3,718
                                • Italy [IT]
                                • In piedi tra le rovine
                                • Send PM

                                Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
                                Sean, io temo un papa statunitense.

                                Ricordiamo in una qualforma pesano anche le influenze degli stati in merito al loro singolo contributo a S.Pietro. E gli stati uniti, da soli, costituiscono più di 1/4 di tutte le donazioni alla chiesa...


                                Quella nazione di settari invasati, con i loro scismi perversi, deve starsene ben lontana dall'avere un suo rappresentante alla guida di Roma.

                                Ricordiamo la chiesa è impero ed imperialista, con 2,5 miliardi di fedeli. E gli Usa lo sono altrettano, come nazione ( che per ora è ancora la più potente, o comunque top 2). Un mix orribile.

                                Che lo Spirito Santo guidi i cardinali...
                                E' proprio perchè sarebbe un mix troppo potente che alla potenza egemone (almeno dell'occidente) non verrà dato anche il Papa, per questo lo escluderei. Certo però un Dolan sarà tra coloro che guideranno il partito di "opposizione" conservatrice all'ala più progressista e a coloro che vorranno un Francesco bis.

                                Saranno 133 cardinali elettori, quorum a 88, il che vuol dire che alla minoranza conservatrice servirà avere un pacchetto di 46 voti per bloccare l'elezione e dunque costringere una eventuale maggioranza progressista ad un nome condiviso, un nome di "compromesso".

                                Tutto sta a capire se l'ala conservatrice ha quei circa 46 voti in partenza, altrimenti il Papa lo decideranno i bergogliani - se hanno i numeri, perchè magari sono una maggioranza relativa ma non assoluta...in fondo quello è stato un pontificato che è molto piaciuto fuori dalla Chiesa ma chissà quanto nella Chiesa...
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


                                Commenta

                                Working...
                                X