Originariamente Scritto da marcu9
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Cronaca Italiana [Thread unico]
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioE' dal giorno stesso dell'omicidio che si sapeva sarebbe andata a finire così, quando ci sono di mezzo cittadini americani.
nel loro paese non sarebbero arrivati vivi alla fine di quel nefasto giorno, altro che fare processi...Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.Originariamente Scritto da Bob TerwilligerDi solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
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Processo Open Arms: la Procura di Palermo impugna l'assoluzione di Matteo Salvini Si tratta del cosiddetto «ricorso per saltum» che consente di evitare il giudizio di appello e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte
Si tratta del cosiddetto «ricorso per saltum» che consente di evitare il giudizio di appello e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte
Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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per chi non conosce la vicenda del mdf, coi suoi molteplici filoni (e il meno probabile è quello dei compagni di merenda), il nome di natalino mele non dirà niente.
Ma era il bambino che stava dormendo sul sedile posteriore mentre la prima coppietta veniva uccisa e che non solo lo risparmiò, ma se lo prese in collo e percorse 2 km nella campagna, mentre gli cantava "sto perdendo la tramontana", l'hit di quell'anno a sanremo.
Ora il motivo per cui gli serbò questo trattamento potrebbe essere che era il padre, o lo zio...
ATTUALITÀDnaFirenzeInchiesteOmicidiToscana Natalino Mele, Giovanni Vinci e la pista sarda per il Mostro di Firenze: «Mio padre un assassino? Quale dei due?»
23 Luglio 2025 - 06:33 Alessandro D’Amato
Il figlio della prima vittima femminile del Mostro di Firenze dice di non aver mai conosciuto gli amanti della madre. E che di quella notte in cui forse incontrò il killer non ricorda più nulla
Natalino Mele oggi ha 64 anni. Non lavora e vive in una casa popolare occupata. Nei giorni scorsi ha scoperto di non essere figlio di suo padre Stefano. Ma di Giovanni Vinci, maggiore dei tre fratelli (Salvatore e Francesco) sospettati per molto tempo di avere a che fare con il Mostro di Firenze. E oggi quando gli chiedono se il padre era un assassino risponde con ironia: «Quale dei due?». La prova del Dna ha certificato che la madre Barbara Locci lo ha avuto con Giovanni, anche lui emigrato dalla Sardegna e componente della comunità sarda che si era stabilita tra gli anni Cinquanta e Sessanta nei dintorni di Firenze.
Chi ha ucciso Barbara Locci?
Il delitto dell’estate del 1968 a Lastra a Signa è importante perché secondo le prove balistiche rappresenta l’esordio della pistola Beretta calibro 22 con cui il Mostro di Firenze continuò a uccidere tra il 1974 e il 1985. Ma il legame tra gli altri sette duplici omicidi e quello di Lastra a Signa è sempre stato contestato. Tanto che Pietro Pacciani non è stato mai condannato per quell’omicidio. Natalino rimase orfano della madre sul sedile di una Giulietta. Era incredibilmente uscito con lei e uno dei suoi amanti quella sera: Antonio Lo Bianco. Erano andati a vedere un film osé che veniva proiettato nell’unico cinema della zona. Poi si erano appartati nelle campagne. Lì qualcuno vuota l’intero caricatore della pistola contro i due amanti. Ma risparmia Natalino, che dorme sul sedile posteriore dell’auto. E dice di non essersi accorto di nulla.
Il caso Stefano Mele
Per l’omicidio è stato condannato il marito di Locci, Stefano Mele. Oligofrenico, l’uomo ha accusato gli amanti della moglie dell’epoca (ovvero Salvatore e Francesco) nelle sue dichiarazioni contradditorie. La prova del guanto di paraffina nei suoi confronti era debolmente positiva. Secondo le ricostruzioni di quella notte Natalino bussò alla porta di un muratore lì vicino per dirgli che la madre era morta e che il padre era a casa malato. Nessuno è in grado di dire, nemmeno lui stesso, se il bambino dell’epoca a sei anni e mezzo avesse fatto il percorso da solo o accompagnato da qualcuno. Forse il killer stesso. Lui si ricorda soltanto che per farsi coraggio cantava una canzone in voga all’epoca: “La tramontana” di Antoine.
La Tramontana
Il cui ritornello era: «Conosco tutte le vostre donne / e non è detto che per Giuliana /io non perda la tramontana / Mi piaccion nere, mi piaccion bionde, mi piaccion tutte le donne al mondo / e per il pizzo di una sottana / perdo sempre la tramontana / l’ho perduta e la perderò». Nel colloquio con Stefano Brogioni, Natalino dice che non ha mai conosciuto i membri della famiglia Vinci: «Non ho mai conosciuto nessuno di loro. Non so neanche se è morto o se è vivo (è morto, ndr). Per me sapere di essere suo figlio è stata una botta». In realtà dalle testimonianze dell’epoca risulta che conoscesse almeno Salvatore e Francesco, che si presentavano spesso in casa Mele per Barbara e che lui definiva zii, come Antonio Lo Bianco che è morto con la madre.
La mamma al cimitero
Dice di non essere mai andato a trovare la mamma al cimitero: «Non so neanche dov’è seppellita e mi ricordo pochissimo di lei. Il mio babbo invece quando uscì dalla prigione sono andato a incontrarlo a Ronco dell’Adige (dove si trovava l’istituto che lo accolse dopo la scarcerazione, ndr)». Della notte del 1968 ha detto in molte occasioni di non ricordare più nulla. All’epoca lo interrogarono senza l’ausilio di uno psicologo e condizionandolo in molte occasioni. Anche minacciandolo se non diceva la verità. Per questo tutto quello che ha messo a verbale all’epoca va preso con beneficio d’inventario. Anche di aver visto un altro dei suoi «zii» dietro un cespuglio quella notte.
La camminata
La parte più misteriosa della storia sono i chilometri che ha percorso di notte da solo per arrivare alla casa del muratore. E le parole che disse all’epoca, riportate dai familiari: «Mio padre è a casa ammalato, mamma e zio sono morti in macchina». Parole che sembravano troppo precise per un bambino sotto shock. E, soprattutto, che confermavano l’alibi del padre, il quale il giorno prima dell’omicidio aveva lasciato il lavoro dicendo di soffrire di mal di pancia. Della notte del 1968 oggi non ricorda «nulla, nulla. Altrimenti lo avrei già detto». Neanche se ha camminato da solo o qualcuno l’ha accompagnata fino alla casa: «Io son convinto di aver camminato» Ma era tanta la strada. «Io non sapevo nemmeno dove eravamo. Che ore erano?» Intorno alle due. «T’immagini. Quindi era buio pesto».
Pietro Pacciani
Infine, Natalino dice la sua su Pietro Pacciani. Che secondo lui non è il vero Mostro di Firenze: «Per me no. Può essere stato quello che è stato, per quello che ha fatto, ma non il mostro. Lì secondo me c’era qualcuno in alto, l’ho sempre pensato. Perché non è possibile, né una traccia, mai visto da nessuno. Era uno che si sapeva muovere, che conosceva le zone. Il delitto perfetto non esiste ma in questo caso ne ha fatti otto. Non penso Pacciani, che era un arruffone, che vociava, lo avrebbero sentito. Invece il mostro deve essere stato uno calmo, con il sangue freddo».
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ti consiglio la lettura "Le dolci colline di sangue" di Mario Spezi.
ovviamente, non poteva essere Pacciani il mostro (preso perchè era un uomo violento)Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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è quello dell'ipotesi "carlo", vero?
non mi è mai stata chiara la dinamica, era il figlio di chi?Last edited by Arturo Bandini; 23-07-2025, 16:02:14.
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leggi quel libro che ti ho consigliato, Spezi ha davvero studiato per bene il casoOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Gemona del Friuli (Udine), uomo ucciso e fatto a pezzi: arrestate per omicidio madre e compagna
Il corpo di Alessandro Venier, 35 anni, è stato ritrovato smembrato nella cantina di casa. Le due donne avrebbero coperto i resti con calce viva
31 Lug 2025 - 13:33
© Facebook
Alessandro Venier, 35 anni, è stato ucciso e fatto a pezzi all'interno della propria abitazione di Gemona, in provincia di Udine. La madre e la compagna della vittima sono state arrestate con l'accusa di omicidio. Il cadavere (scoperto nei giorni scorsi) era nascosto nella cantina dell'abitazione coperto con calce viva, probabilmente per mascherarne la decomposizione e ritardare il ritrovamento da parte delle autorità. Il delitto, avvenuto alcuni giorni fa, ha scosso profondamente la comunità locale e gli investigatori stanno ora cercando di chiarire i contorni dell'accaduto.
La coppia aveva una bimba di sei mesi
Alessandro Venier aveva una bimba di soli sei mesi, avuta dalla compagna di 30 anni, sospettata del delitto. La piccola è stata affidata ai Servizi sociali comunali. La comunità locale del piccolo centro friulano è letteralmente sotto shock per le modalità efferate del delitto. I vicini sono increduli che la mamma della vittima possa essere coinvolta nel crimine: si tratta di un'infermiera conosciuta da tutti, che si è sempre prodigata per gli altri.
La scoperta del cadavere e la scena del delitto
Il corpo di Venier è stato rinvenuto smembrato all'interno della cantina della sua abitazione, situata in una zona residenziale di Gemona. Le condizioni del cadavere, secondo quanto appreso da fonti investigative citate dall'Ansa, hanno immediatamente indirizzato i sospetti verso un delitto particolarmente efferato. La presenza della calce viva sui resti ha fatto ipotizzare un tentativo rudimentale di occultamento, volto a impedire l'avanzata decomposizione e la diffusione dell'odore. Gli inquirenti hanno messo sotto sequestro l'intero edificio e avviato rilievi scientifici per raccogliere ulteriori prove.
Arrestate la madre e la compagna della vittima
Le due donne – la madre e la compagna della vittima – sono state interrogate separatamente dalle forze dell'ordine. Gli elementi raccolti durante le prime ore dell'indagine hanno portato rapidamente alla ricostruzione preliminare dell'accaduto. Sarà fondamentale l'analisi dei reperti raccolti sulla scena del crimine e dei dispositivi elettronici sequestrati. La Procura di Udine ha disposto l'autopsia sul corpo di Venier per determinare con esattezza le cause del decesso e l'orario della morte.
Chi era Alessandro Venier: la vittima e il contesto familiare
Alessandro Venier, 35 anni, viveva con la madre e la compagna in un'abitazione apparentemente tranquilla. Le testimonianze raccolte nel vicinato descrivono una famiglia riservata, che non aveva mai dato segnali di tensioni gravi. Le autorità mantengono il massimo riserbo sull'identità delle due donne coinvolte, ma confermano che i rapporti interni alla famiglia potrebbero essere stati compromessi da dinamiche complesse, su cui gli inquirenti stanno ora cercando di fare luce.
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Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza MessaggioGemona del Friuli (Udine), uomo ucciso e fatto a pezzi: arrestate per omicidio madre e compagna
Il corpo di Alessandro Venier, 35 anni, è stato ritrovato smembrato nella cantina di casa. Le due donne avrebbero coperto i resti con calce viva
Chi era Alessandro Venier: la vittima e il contesto familiare
Alessandro Venier, 35 anni, viveva con la madre e la compagna in un'abitazione apparentemente tranquilla. Le testimonianze raccolte nel vicinato descrivono una famiglia riservata, che non aveva mai dato segnali di tensioni gravi. Le autorità mantengono il massimo riserbo sull'identità delle due donne coinvolte, ma confermano che i rapporti interni alla famiglia potrebbero essere stati compromessi da dinamiche complesse, su cui gli inquirenti stanno ora cercando di fare luce....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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