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L’angolo della Storia e della Storiografia

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    Sconfitto a #Lipsia nel 1813 dagli eserciti della Sesta coalizione a seguito della disastrosa campagna di Russia, Bonaparte viene costretto dalle potenze vincitrici all’abdicazione, formalizzata il 14 aprile 1814 con il Trattato di #Fontainebleau che gli conferisce simbolicamente la sovranità sull’isola d’Elba.

    Lungi dal volersi dare per vinto, egli elude la sorveglianza attorno all’isola dalla quale fugge nottetempo per sbarcare a Cannes il 1 marzo 1815.

    Hanno così inizio i “cento giorni”.

    Intenzionato più che mai a prendersi la rivincita, #Napoleone attacca per primo, penetrando in Belgio con l’intenzione di separare i due eserciti avversari, inglese e prussiano, in modo da batterli singolarmente.

    A #Waterloo lo scontro ha inizio alle 11:30 e il piano sembra funzionare, tanto è vero che il duca di Wellington è costretto a rimanere sulla difensiva.

    Sennonché, due ore più tardi, sopraggiunge un primo corpo d'armata prussiano, mentre alle 16:30 seguono le avanguardie di Blücher che arriva con il resto dell'esercito alle 19.

    Tutto è ormai perduto e nemmeno l’eroica resistenza della vecchia guardia imperiale agli ordini del generale Cambronne evita la disfatta.

    Nuovamente costretto ad abdicare e questa volta per sempre, Napoleone trascorre gli ultimi anni di vita in esilio nella sperduta isola di Sant'Elena: una fine decisamente ingloriosa per colui che più di ogni altro, dai tempi di #Roma, era giunto ad un passo dal riunificare l’Europa sotto il vessillo dell’aquila.

    Jacopo Bracciale






    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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      Anche un genio come Napoleone non riuscì a sottrarsi alla fascinazione, o alla ipnosi, della "rivincita", di trascinare il proprio tempo oltre il tempo concesso dalla gloria, dalla sorte, dal fato e dalla fortuna.

      Bisogna stare attenti a non sbagliare i finali, a capire quando è arrivato il momento di dire basta. Nella storia ormai c'era già, Waterloo è stata una avventura fuori tempo massimo.
      Last edited by Sean; 18-06-2023, 14:05:10.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Germania, trovata una spada di bronzo di 3mila anni fa: “Brilla ancora”

        Gli archeologi, che hanno rinvenuto il reperto in una tomba in cui sono sepolte tre persone, hanno definito la scoperta "molto rara"

        Una squadra di archeologi tedeschi ha trovato una spada dell'età del bronzo in una tomba a Nördlingen, nel sud della Germania. Straordinariamente conservata, la spada risale a 3mila anni fa.
        Il capo dell'ufficio statale bavarese per la conservazione dei monumenti storici (BLfD), Mathias Pfeil, ha spiegato che si tratta di “un ritrovamento molto raro”. Conservata in una tomba in cui sono state sepolte tre persone - un uomo, una donna e un ragazzo, di cui non si conosce il legame - la spada ha un’elsa ottagonale fusa sulla lama, che suggerisce la maestria di chi l’ha realizzata.

        Nonostante la cura dei dettagli, la spada non era ornamentale, ma una vera e propria arma. Nel descriverla gli archeologi raccontano che “brilla quasi ancora”. E continueranno a studiarla “per classificarla con maggiore precisione”.










        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
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        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          Anche un genio come Napoleone non riuscì a sottrarsi alla fascinazione, o alla ipnosi, della "rivincita", di trascinare il proprio tempo oltre il tempo concesso dalla gloria, dalla sorte, dal fato e dalla fortuna.

          Bisogna stare attenti a non sbagliare i finali, a capire quando è arrivato il momento di dire basta. Nella storia ormai c'era già, Waterloo è stata una avventura fuori tempo massimo.

          se ben ricordo la campagna difensiva condotta da napoleone in francia dopo waterloo fu una delle migliori di napoleone in tutta la sua carriera
          segno che la sua gloria non era ancora tramontata
          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
          Originariamente Scritto da GoodBoy!
          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


          grazie.




          PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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            Originariamente Scritto da INCULAMELO Visualizza Messaggio
            se ben ricordo la campagna difensiva condotta da napoleone in francia dopo waterloo fu una delle migliori di napoleone in tutta la sua carriera
            segno che la sua gloria non era ancora tramontata
            Vorrà dire che andrò a rivedere quella sua ultima fase, perchè adesso non ce l'ho del tutto presente
            ...ma di noi
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              25 luglio 1943, la resa del Duce. Il re gli disse: «Oggi voi siete l’uomo più odiato d’Italia»

              Durante la seduta del Gran Consiglio del fascismo, Mussolini avrebbe avuto molti modi di evitare la votazione che lo delegittimava. Ma di fatto non si oppose: si sentiva finito

              Sono passate da poco le 2 di notte del 25 luglio 1943. Il Gran Consiglio del fascismo, organo supremo del regime, è riunito da quasi dieci ore per discutere della insostenibile situazione in cui si trova l’Italia dal punto di vista politico e militare.

              Il 10 luglio gli anglo-americani sono sbarcati in Sicilia e il 22 hanno preso Palermo, mentre il 19 Roma è stata pesantemente bombardata dall’aviazione alleata, che ha fatto un gran numero di vittime. Lo stesso 19 luglio Benito Mussolini ha incontrato Adolf Hitler a Feltre, dove ha cercato di convincerlo a trattare la pace separata con l’Unione Sovietica per volgere tutte le forze dell’Asse verso ovest, contro gli anglo-americani. Ma il dittatore tedesco non ha minimamente ascoltato il Duce, anzi lo ha sommerso con le sue fluviali recriminazioni circa lo scarso spirito combattivo dimostrato dai militari italiani nel corso della guerra.

              Ora Mussolini appare stanco, sfiduciato. La stessa decisione di convocare il Gran Consiglio, assunta su pressione dei gerarchi, dimostra la sua profonda debolezza: l’ultima volta che quell’organismo si è riunito risale al 1939, quando l’Italia non era ancora entrata in guerra. Durante il conflitto il Duce ne ha fatto a meno, perché bastava lui a decidere tutto, senza bisogno di inutili discussioni e scontate ratifiche. Solo che nel frattempo il regime ha subito colpi durissimi, perdendo la maggior parte della sua popolarità.

              Durante la seduta sono stati presentati tre ordini del giorno. Il più importante reca come prima firma quella di Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, personaggio abile e accorto sotto il profilo politico: il documento chiede che il re riprenda il comando supremo delle forze armate operanti, delegato al Duce all’inizio del conflitto, e riassuma la «suprema iniziativa di decisione» assegnatagli dallo Statuto, la costituzione del Regno. Di fatto si propone di mutare gli equilibri interni al regime, ridimensionando la figura di Mussolini.

              C’è poi un ordine del giorno presentato da Roberto Farinacci, esponente del fascismo estremista e filotedesco, che fa anch’esso appello al re, ma sottolinea la necessità di mantenere l’«osservanza delle alleanze concluse» con il Terzo Reich e il Giappone. Infine l’ordine del giorno presentato da Carlo Scorza, segretario del Partito fascista, parla genericamente di «riforme e innovazioni da adottare».

              Mussolini avrebbe molti modi di evitare la resa dei conti. Potrebbe rinviare la seduta del Gran Consiglio oppure non mettere in votazione l’ordine del giorno Grandi. Nulla gli impedirebbe di presentare una sua risoluzione e di chiedere il voto su di essa, mettendo apertamente il suo prestigio sul piatto. Purtroppo della riunione non viene tenuto alcun verbale, il che rende difficile ricostruire esattamente come andarono le cose, tanto più che le versioni fornite dai protagonisti risultano contraddittorie.

              Sta di fatto comunque che Mussolini sottopone al giudizio dei gerarchi il documento di Grandi, che viene approvato con diciannove voti a favore, otto contrari, un astenuto. Si pronunciano per il sì Giuseppe Bottai, ex ministro delle Corporazioni e dell’Educazione nazionale; i due quadrumviri superstiti della marcia su Roma, Cesare Maria De Vecchi ed Emilio De Bono; l’ex nazionalista Luigi Federzoni; perfino il genero di Mussolini (ha sposato sua figlia Edda) ed ex ministro degli Esteri Galeazzo Ciano.

              In un clima di forte tensione Mussolini, sofferente per i suoi problemi di ulcera, dichiara che gli altri ordini del giorno decadono. Il rituale saluto al Duce con cui termina la riunione suona surreale. Tutti avvertono che una fase storica si sta chiudendo, ma nessuno ha le idee chiare su che cosa possa succedere. Il caso più clamoroso è Tullio Cianetti, che il giorno dopo scrive una lettera a Mussolini per ritrattare il voto a favore del documento approvato.

              L’indomani Mussolini cerca Grandi, che non si fa trovare. Incontra però altri gerarchi, tra cui Scorza e il comandante della Milizia Enzo Galbiati. Con loro il dittatore si mostra calmo, sicuro di sé, rifiuta l’ipotesi di far arrestare coloro che hanno votato per l’ordine del giorno Grandi. Sembra ritenere che il re continuerà a collaborare con lui. Ma l’esito del Gran Consiglio ha fatto scattare il piano di destituzione del Duce che i militari e il monarca andavano preparando da qualche tempo per via della situazione bellica disperata.

              Intorno alle 17 Mussolini si reca a Villa Savoia per incontrare Vittorio Emanuele III. E qui le sue speranze crollano. Il sovrano lo informa che ha deciso di sostituirlo con il maresciallo Pietro Badoglio, silurato nel 1940 dalla carica di capo di stato maggiore generale per via del pessimo andamento delle operazioni sul fronte greco-albanese. Pare che il re abbia detto all’ormai ex dittatore: «In questo momento voi siete l’uomo più odiato d’Italia».

              Terminata l’udienza, Mussolini viene avvicinato da un ufficiale dei carabinieri, che lo invita a seguirlo. Caricato su un’autoambulanza, viene condotto in una caserma dell’Arma. Poi sarà trasferito all’isola di Ponza. Alla sera del 25 luglio Badoglio annuncia alla radio di aver assunto la guida del governo e aggiunge che «la guerra continua». Sono parole in perfetta malafede, perché è evidente che il suo compito è trattare la resa con gli anglo-americani. E i tedeschi lo sanno benissimo, tant’è vero che fanno affluire nuove truppe in Italia.

              Quando viene annunciato l’armistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943, le truppe del Terzo Reich prendono possesso dell’Italia centro-settentrionale, mentre il re e Badoglio fuggono al Sud, dove sono sbarcati gli anglo-americani. Mussolini nel frattempo da Ponza è stato portato all’isola della Maddalena, in Sardegna, e poi nuovamente trasferito in Abruzzo a Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Qui il 12 settembre 1943 viene liberato da un’incursione di paracadutisti tedeschi guidati dal capitano delle SS Otto Skorzeny.

              Trasportato in Germania, il Duce incontra Hitler e rivolge un discorso radiofonico agli italiani, esortandoli alla riscossa al fianco del Terzo Reich. Il 23 settembre torna in patria e dà vita a un nuovo Stato fascista, la Repubblica sociale italiana. Ma lui stesso è consapevole di essere ormai l’ombra di sé stesso, in una condizione di totale dipendenza dai nazisti.

              CorSera




              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
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                Ritrovato a Roma il leggendario Teatro di Nerone: resti della cavea, colonne e decori nella corte di Palazzo della Rovere

                La proprietà è dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme dove il patrimonio verrà esposto. La scoperta del Theatrum Neronis definita di «eccezionale importanza« dalla soprintendente di Roma Daniela Porro

                Ritrovati alcuni resti dell’antico Teatro di Nerone, che si credeva perduto. Una nuova scoperta archeologica, definita di «eccezionale importanza« dalla soprintendente di Roma Daniela Porro e da altri esponenti della comunità scientifica, è stata annunciata nella mattinata di oggi, mercoledì 26 luglio. Il ritrovamento è avvenuto a una profondità media di cinque metri rispetto all’attuale piano strada, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, in una zona che nel corso dei secoli ha subito radicali trasformazioni. Testimonianze dei pellegrinaggi medievali

                La scoperta, anzi le scoperte, coinvolgono un ampio arco cronologico, dall’età Repubblicana al XV secolo, e vanno dalle strutture del Theatrum Neronis – dove il quinto imperatore romano, l'ultimo della dinastia giulio-claudia, provava le sue esibizioni poetiche e canore, noto finora solo dalle fonti antiche – fino ad alcune testimonianze dei pellegrinaggi medievali nella zona della sepoltura dell’apostolo Pietro, lì dove sorgerà la Basilica costantiniana, antenata dell’attuale.

                Calici vitrei, brocche e materiale ceramico

                La scoperta è avvenuta nella corte interna di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in parte affittata a un albergo di lusso. Lo scavo, condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio, ha riportato alla luce sia strutture, sia decorazioni, sia oggetti. In particolare i resti della parte sinistra della cavea a emiciclo, la scenæ frons, sontuose colonne finemente lavorate di marmi pregiati, decorazioni a stucco con foglia d’oro e ambienti di servizio, forse depositi per costumi e scenografie. Tutti elementi, insieme alla alta tecnica realizzativa e ai bolli laterizi, che concorrono a indentificare gli edifici ritrovati appunto come il Theatrum Neronis testimoniato dalle fonti antiche. Inoltre sono emersi rarissimi esemplari di calici vitrei, brocche e materiale ceramico, insegne dei pellegrini, oggetti in osso e matrici per rosari, battuti stradali, a testimoniare l’evoluzione dell’area in età medioevale fra attività produttive e pellegrinaggi alla tomba di Pietro.

                Il Theatrum circondato da un'aura di leggenda

                In antico l’area di scavo - iniziato due anni fa sotto la direzione scientifica di Renato Sebastiani e proseguito da Alessio De Cristofaro, archeologi della Soprintendenza, e condotto sul campo dall’archeologa Marzia Di Mento - si trovava all’interno degli Horti di Agrippina maggiore, la vasta tenuta della famiglia giulio -claudia, dove Caligola aveva costruito un grande circo per le corse dei cavalli e Nerone realizzato un teatro, di cui parlano Plinio, Svetonio e Tacito. Nonostante la stratigrafia complessa dei ritrovamenti e una fase di studio che dovrà portare a conferme, gli esperti concordano al momento che i resti siano indentificabili proprio con quelli del leggendario Theatrum legato solo alla sola memoria letteraria e circondato da una aura di leggenda.

                Due strutture in opera laterizia di età giulio-claudia

                Le due strutture in opera laterizia sono infatti databili, grazie ai bolli rinvenuti sui bipedali, all’età giulio-claudia, e la possente tecnica costruttiva testimonia un’opera di grande impegno economico e tecnico, frutto di una committenza di alto rango come si può evincere anche dall’apparato decorativo. Il primo edificio è caratterizzato da una pianta a emiciclo, con muri radiali e un sistema di accessi e di scale. Tutte caratteristiche compatibili con una cavea teatrale, su cui sorgevano le gradinate per il pubblico, con scaenæ frons a ovest e un ricchissimo apparato decorativo, sembra di ordine ionico, con elementi architettonici e rivestimenti in pregiati marmi bianchi e colorati. Stucchi ricoperti di foglia d’oro – tipologia che si riscontra anche nella Domus Aurea, reggia neroniana – impreziosivano probabilmente, sia l’interno che il prospetto della struttura.

                Un secondo edificio perpendicolare al primo, sede dei servizi

                Il secondo edificio, perpendicolare al primo, è costituito da una serie di ambienti con funzione di servizio: presumibilmente per ospitare i materiali e le attrezzatture utilizzati per gli spettacoli nel teatro, come scenografie, costumi. Entrambi gli edifici si affacciavano su una grande corte scoperta, forse circondata da un portico, e sembrano essere utilizzati come teatro per un periodo tutto sommato breve. La stratigrafia indica come, già dai primi decenni del II secolo dopo Cristo, il complesso sia stato oggetto di un sistematico processo di smontaggio finalizzato al recupero di materiali, soprattutto lapidei, come testimonia un deposito di cinque colonne in marmi pregiati.
                In collaborazione con la proprietà, dopo la fine delle indagini, i ritrovamenti, come annunciato da Daniela Porro e da Leonardo Visconti di Modrone, ambasciatore e governatore dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, proprietario di Palazzo della Rovere, verranno valorizzati all’interno dello stesso edificio.


                CorSera



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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Rinvenimento eccezionale...legato poi ad un imperatore famosissimo ancora oggi.

                    Ricordiamoci che la Roma antica, la Roma che va dalle capanne dell'età di Romolo, poste sul Palatino, fino alla Roma dei marmi, degli ori e degli ineguagliati splendori dell'età imperiale, l'Urbe del mondo è tutta ancora lì, celata dalle stratificazioni successive e dalla Roma attuale. Se si potesse scavare liberamente tornerebbe tutta alla luce.
                    Last edited by Sean; 27-07-2023, 14:55:58.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
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                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Testimonianze dal passato in un paesino di montagna
                      nel segno del littorio abbiamo vinto nel segno del littorio vinceremo ancora
                      Alle sanzioni militari risponderemo con atti militari alle sanzioni di guerra risponderemo con atti di guerra
                      Gli edifici sono stati imbiancati in un lontano passato ma senza toccare le effigi che ben visibili nella mia infanzia ora sono evanescenti
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                        Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                        Testimonianze dal passato in un paesino di montagna
                        nel segno del littorio abbiamo vinto nel segno del littorio vinceremo ancora
                        Alle sanzioni militari risponderemo con atti militari alle sanzioni di guerra risponderemo con atti di guerra
                        Gli edifici sono stati imbiancati in un lontano passato ma senza toccare le effigi che ben visibili nella mia infanzia ora sono evanescenti
                        Non si vede, Art
                        Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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                          https://ibb.co/vP0Jnxg https://ibb.co/C5cCLVW

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                            Non sono rare quel tipo di testimonianze su case e casali di montagna, non è la prima volta che mi capita di vederle.

                            La storia non può essere obliata, in specie se quella storia tanto ha segnato in profondità una nazione. Obliare la propria storia vuol dire odiare la propria nazione. La storia certamente non va presa a scatola chiusa, va discussa, va ricostruita, va interpretata, va pure criticata (a ragion veduta però, sennò si sta facendo ideologia) ma non va dimentica...in specie quando questa stora è stata anche un gran movimento popolare, perchè dietro a quelle testimonianze storiche non ci furono quattro gatti sparuti ma milioni e milioni di italiani, è questo che non va dimenticato mai.
                            Last edited by Sean; 14-08-2023, 12:31:03.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                              Testimonianze dal passato in un paesino di montagna
                              nel segno del littorio abbiamo vinto nel segno del littorio vinceremo ancora
                              Alle sanzioni militari risponderemo con atti militari alle sanzioni di guerra risponderemo con atti di guerra
                              Gli edifici sono stati imbiancati in un lontano passato ma senza toccare le effigi che ben visibili nella mia infanzia ora sono evanescenti
                              Peccato che poi si è trasformato in un "epic fail"

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                                Ce n'era una terza ma è stata imbiancata
                                solo iddio può piegare la volontà fascista gli uomini e le cose mai

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                                Working...
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                                😀
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