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L’angolo della Storia e della Storiografia

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    “Quest'oggi ricordiamo un Padre.
    Non un Padre biologico, ma il padre della nostra Patria. Un uomo che innalzò la nostra penisola, i suoi abitanti e i discendenti dei suoi abitanti.

    Quel giorno, ai piedi della statua di Pompeo, morì l'uomo. Pensavano di uccidere un tiranno, pensavano di essere garanti della libertà della Repubblica. Alcuni lo uccisero semplicemente perché le riforme che stava mettendo in atto avrebbero tolto molte delle loro ricchezze, a loro che erano privilegiati.

    Il popolo romano e il loro cordoglio dimostrarono agli assassini che il "discendente di Venere" incarnava un'Idea immortale, destinata a costituire un esempio fulgido per chi venne dopo di lui: la sua progenie dette vita ad alcuni dei più grandi uomini che hanno calcato l'Occidente.

    I millenni hanno cancellato la tristezza per questo evento, ma non devono cancellare in noi il culto della memoria: è questo il primo passo per onorare la Romanità e il suo figlio più grande...Caio Giulio Cesare.”



    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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      Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
      Scopro oggi che nel 91 fu indetto un referendum per la conservazione dell’URSS e che l’80% della popolazione di allora non voleva la dissoluzione (la percentuale non cambia se si guarda alla sola RSS Ucraina): perché fu ignorato in questo modo il volere del popolo ?
      Perché l'URSS non riusciva a mantenere più tutti i suoi stati "satellite", erano pressappoco vicinissimi al default (gli scaffali dei supermercati erano quasi vuoti) e di conseguenza Yeltsin dette la spallata finale che provocò la sua caduta.

      Per questo fu ignorato l'esito del referendum.

      D'altronde chi uscirebbe da uno Stato che garantisce affitti calmierati, asili gratuiti, assicurazioni obbligatorie per autoveicoli/motoveicoli inesistenti (in caso di sinistro pagava tutto lo Stato), accademie sportive gratuite (tutto spesato)? Un paese dove il dirigente guadagnava quanto l'operaio. Un paese dove il carburante costava quanto l'acqua minerale?

      E pensare che la "Culona Inchiavabile" ha sempre pianto "lacrime amare" per via dei costi dell'annessione della DDR alla RFD (non è stata una riunificazione, attenzione, tra le due Germanie), quando poi l'intero (e poderoso) tessuto industriale della Germania dell'Est, è stato letteralmente regalato agli industriali dell'Ovest tramite la Treuhand (una sorta di istituto per svalutare le fabbriche legalmente). Per la serie: chiagn e fott!

      E' vero, c'era il razionamento alimentare (bisognava sempre mettersi in fila fuori dai supermercati) però avevano l'essenziale.

      Che cazz0 ce ne facciamo del superfluo, se non abbiamo l'essenziale?

      Cosa ce ne facciamo della cocacola se poi ci manca il grano?

      Ce lo spiega la cara Natasha!

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        Articolo dell’epoca:
        GORBACIOV VINCE MA NON TRIONFA

        MOSCA Mikhail Gorbaciov è riuscito a vincere il primo referendum democratico nella storia dell' Urss: domenica, circa il 65-70 per cento dei votanti si è schierato per conservare l' Unione Sovietica, secondo le prime indiscrezioni di fonti dell' Ufficio Elettorale. Ma l' opposizione all' unità nazionale è più forte del previsto nelle tre maggiori città del paese, Mosca e Leningrado, dove i no hanno sfiorato il 50 per cento dei voti, e Kiev, dove hanno ottenuto addirittura una maggioranza del 56 per cento. In attesa dei risultati definitivi, che saranno pronti solo tra qualche giorno, il referendum sembra offrire al Cremlino un successo numerico più che politico, rivelando attraverso il responso delle urne una mappa di divisioni profonde, che potranno essere risolte solo con un negoziato tra il potere centrale e i poteri locali delle repubbliche sovietiche, o con l' uso della forza. Federazione rinnovata I duecento milioni di cittadini maggiorenni che avevano diritto a votare erano chiamati a rispondere da o nyet alla seguente domanda: Giudicate indispensabile il mantenimento dell' Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, come federazione rinnovata di repubbliche sovrane ed eguali, in cui saranno pienamente garantiti i diritti e le libertà degli uomini di tutte le nazionalità? Soltanto nove repubbliche su quindici hanno accettato di organizzare il referendum: l' affluenza totale alle urne dovrebbe risultare vicina al 70 per cento, cioè pari a circa 140 milioni di persone. I primi dati forniti ieri sera da Vremja, il telegiornale nazionale, indicano che nelle cinque repubbliche asiatiche (Kazakstan, Uzbekistan, Turkmenia, Kirghizia e Tagikistan), il 92-97 per cento degli elettori ha risposto positivamente al quesito del referendum. In Bielorussia, i sì sono l' 82 per cento. In Ucraina, la seconda maggiore repubblica del paese, la vittoria di Gorbaciov è più in dubbio: il presidente della commissione elettorale si è augurato che alla fine, l' unità nazionale riesca a raccogliere una maggioranza, ma nella capitale, Kiev, i sì sono appena il 44 per cento. Dall' Azerbajdzhan non sono giunti risultati parziali, ma la repubblica caucasica, fino all' ultimo incerta se svolgere il referendum, si è a lungo battuta per uscire dall' Urss, e c' è dunque da aspettarsi un alto numero di no all' unità nazionale. La Russia, infine, appare divisa in due, tra la sua parte occidentale e quella asiatica, tra le città progredite a ovest degli Urali, e l' immensa steppa siberiana. A Mosca hanno votato 4 milioni e mezzo di persone, quasi il 70 per cento degli iscritti nelle liste elettorali: di questi, solo il 50,2 per cento ha appoggiato la conservazione dell' Unione Sovietica. A Leningrado ha votato il 70 per cento degli aventi diritto, e anche nell' ex-capitale zarista i sì sono appena superiori al 50 per cento. A Sverdlovsk, la città nella regione degli Urali in cui Boris Eltsin iniziò la sua carriera politica, la percentuale di votanti è del 70 per cento, e quelli pro-Unione sono in minoranza, il 34 per cento. Invece nei distretti della Siberia e della Russia asiatica, i risultati ufficiosi mostrano un 65-70 per cento di consensi, con punte fino all' 80 per cento, per l' unità nazionale voluta da Gorbaciov. Due repubbliche hanno modificato o ampliato il referendum, rendendo così meno solida la vittoria dei sì, e più difficile il calcolo dei risultati. L' insubordinazione più evidente è quella dell' Ucraina, dove gli elettori hanno trovato sulla scheda anche una seconda domanda: Siete d' accordo che l' Ucraina debba fare parte di una unione di stati sovrani, sulla base della dichiarazione di sovranità del luglio ' 90?, in cui la repubblica si riservava il diritto di avere un esercito autonomo e di stampare una propria valuta diversa dal rublo. A Kiev, il 78 per cento ha risposto positivamente, e il Fronte Popolare, che lotta per la piena indipendenza della repubblica dall' Urss, ha già interpretato il verdetto delle urne come un mandato per aumentare la pressione separatista sugli organi del parlamento e del governo locale. Un terzo quesito Nell' Ucraina occidentale, la regione di Lvov, un terzo quesito compariva sulle schede, chiedendo agli elettori se appoggiano la totale secessione da Mosca: l' 83 per cento ha risposto di sì. In Kazakhstan, la più grande delle repubbliche asiatiche, il referendum proponeva il mantenimento di una unione di stati sovrani, anziché di repubbliche sovietiche, cosicché la maggioranza ottenuta dai sì sottolinea in effetti un desiderio di maggiore autonomia dal Cremlino. Sei repubbliche, che rappresentano il 10 per cento degli elettori, si sono rifiutate di svolgere il referendum: Lituania, Lettonia, Estonia, nel Baltico, Georgia ed Armenia, nel Caucaso, e la Moldavia, al confine con la Romania, i cui parlamenti non riconoscono più l' autorità di Mosca, avendo dichiarato solennemente la propria indipendenza dall' Urss. Ma nelle sei province ribelli dell' impero sovietico si è votato lo stesso, all' interno dei territori abitati in prevalenza da emigranti russi o da altre minoranze etniche che rivendicano il diritto di rimanere nell' Unione Sovetica. In Moldavia, secondo cifre ufficiose, quasi un milione di persone si è recato alle urne; Vremja, afferma che mezzo milione di elettori hanno votato in Lettonia, altrettanti in Estonia, e 600 mila in Lituania. Si è votato anche in due regioni autonome della Georgia, l' Abkazia e l' Ossezia del Sud, dove da tre mesi infuria la guerra civile tra osseti e georgiani. Come era prevedibile, in queste roccaforti pro-Mosca in stato d' assedio, i sì all' unità nazionale si sono aggirati intorno al 90 per cento. Nonostante i timori della vigilia, gli incidenti nelle sei repubbliche indipendentiste sono stati minimi: si parla di un certo numero di urne trafugate in Moldavia, di attivisti che hanno votato tre o quattro volte nel Baltico, dove mancavano elenchi ufficiali degli aventi diritti al voto, e bastava presentare un documento di identità per ricevere la scheda elettorale nei seggi improvvisati in caserme e in fabbriche. L' episodio più grave si è verificato a Vilnius, la capitale della Lituania, dove le truppe speciali del ministero degli Interni sovietico hanno arrestato il capo dei servizi di difesa del Parlamento, Audrius Butkevicius, catturandolo con le armi in pugno a notte fonda; ma lo hanno rilasciato ieri mattina, dietro ordini pervenuti da Mosca. Fiducia nel successo Domenica all' uscita del suo seggio, nel quartiere di Mosca in cui abitano molti dirigenti della nomenklatura, Gorbaciov era apparso fiducioso in un chiaro, netto successo. Penso che i risultati del referendum saranno positivi, penso che il nostro popolo non abbia tendenze suicide, aveva dichiarato il presidente, dicendosi sicuro che anche le sei repubbliche separatiste comprenderanno il vantaggio di restare nell' Unione. A una domanda sulla minaccia di guerra civile, ha risposto promettendo di fare di tutto per proseguire le riforme democratiche, ma ha avvertito che se il destino del popolo, dello stato e della costituzione saranno in pericolo, sarebbe pronto ad usare tutti i poteri di cui dispone. Dopo il voto, la minaccia che le divisioni nazionali portino verso uno scontro violento non sembra svanita. E ieri gli operai in sciopero che bloccano il 30 per cento delle miniere dell' Urss hanno aggiunto una richiesta politica alle loro rivendicazioni salariali: le dimissioni di Gorbaciov, affermando che senza risolvere la questione della leadership, non possiamo risolvere i problemi economici del paese.



        Originariamente Scritto da Giampo93
        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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          17 marzo 1861

          il parlamento subalpino decreta l’istituzione del Regno d’Italia.



          Originariamente Scritto da Giampo93
          Finché c'è emivita c'è Speran*a

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            Piu’ precisamente: “La proclamazione del Regno d'Italia fu l'atto formale che sancì la nascita del Regno d'Italia. Avvenne con un atto normativo del Regno di Sardegna sabaudo col quale Vittorio Emanuele II assunse per sé e per i suoi successori il titolo di Re d'Italia.”



            Originariamente Scritto da Giampo93
            Finché c'è emivita c'è Speran*a

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              “Il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II viene proclamato Re d'Italia dal primo parlamento nazionale, eletto, secondo la legge Piemontese, su una base rigidamente censitaria.”



              Originariamente Scritto da Giampo93
              Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                Originariamente Scritto da Giampo93
                Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                  Un grande popolo.
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Lingua, Abitudini, consuetudini giuridiche, della romanita’ italica... lo stesso rituale imperiale saranno ben amalgamati nel nuovo corso.

                    Va dato atto ai Longobardi di questo, che non e’ tanto....quanto tutto.

                    In tema di “invasione sostenibile”



                    Originariamente Scritto da Giampo93
                    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                      Ho sempre amato i nomi longobardi.
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Bob è pure un fervente cattolico.
                      E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

                      Alice - How long is forever?
                      White Rabbit - Sometimes, just one second.

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                        si

                        evocativi nella loro frequente d'urezza anche quelli galli:

                        NOME DAL CELTICO SIGNIFICATO INFORMAZIONI Abbula da Abalo- Aballo-  melo, portatore di mele   Abegnia da ambe nata dal fiume   Abrexta  da rectu-, rextu- legge, diritto   Acaunissa da Acaunon  picc…


                        NOME DAL CELTICO SIGNIFICATO INFORMAZIONI Abiamarcos, Ambiomarcos ambi-+amarco- colui che guarda intorno   Abillius,  da Abalo- Aballo-  melo, portatore di mele   Abucatos abona…



                        Originariamente Scritto da Giampo93
                        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                          9 Maggio 1945: giornata della Vittoria



                          Che dire... peccato che si siano fermati a Berlino.

                          Altrimenti avremmo avuto sicuramente una società migliore di quella attuale.

                          Sigh.

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                            San Casciano dei Bagni come Riace, il fango restituisce un tesoro nascosto per millenni: 24 statue di bronzo

                            Ritrovate, assieme a monete, ex voto e iscrizioni latine ed etrusche, nelle vasche sacre del santuario votivo: risalgono a un periodo compreso tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo. Il ministro Sangiuliano: "La conferma: l'Italia è un Paese fatto di tesori immensi e unici"

                            Divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall'acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, un deposito votivo incredibile per ricchezza e qualità: insieme a migliaia di monete, ex voto e una immensa quantità di iscrizioni in etrusco e in latino, sono riaffiorate 24 statue in bronzo, cinque delle quali alte quasi un metro, perfettamente integre. "Una scoperta che riscriverà la storia" annuncia in anteprima all'Ansa l'archeologo Jacopo Tabolli, docente dell'Università per Stranieri di Siena che dal 2019 guida il progetto con la concessione del ministero della Cultura e il sostegno anche economico del piccolo comune toscano.

                            "La scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai fatti nella storia del Mediterraneo antico", commenta da San Casciano il direttore generale musei del Ministero della Cultura Massimo Osanna, che ha appena approvato l'acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo le meraviglie restituite dal Bagno Grande. Un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico. Anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha già visitato il laboratorio di restauro che ha appena accolto le statue: "Un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l'Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici.La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana".

                            Realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, le 24 statue, spiega ancora Tabolli, si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C. quando, in epoca cristiana, venne chiuso ma non distrutto. Le vasche furono sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all'acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, di fatto "il più grande deposito di statue dell'Italia antica e comunque l'unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto".

                            Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d'albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e prefino imperatori. Qui, a sorpresa, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia, così come le conoscenze etrusche in fatto di medicina sembrano essere riconosciute e accettate come tali anche in epoca romana.

                            Un grande santuario che sembra raccontarsi come un luogo unico anche per gli antichi. Una sorta di bolla di pace, se si pensa, come spiega Tabolli, "che anche in epoche storiche in cui fuori infuriano i più tremendi conflitti, all'interno di queste vasche e su questi altari i due mondi, quello etrusco e quello latino, sembrano convivere senza problemi". Forse, ragiona l'archeologo, perché fin dalle origini il nume qui è sempre rimasta l'acqua con la sua divinazione, la sua forza, il suo potere: "Qui passa il tempo, cambia la lingua, cambiano persino i nomi delle divinità, ma il tipo di culto e l'intervento terapeutico rimangono gli stessi".

                            Il cantiere adesso si chiude, riprenderà in primavera. L'inverno servirà per restaurare, studiare, capire. "Sarà un lavoro di squadra, com'è stato sempre finora", commenta con orgoglio Tabolli. Università, ministero, comune, specialisti di altri atenei del mondo. Tutti insieme, con l'occasione unica per scrivere un capitolo integralmente nuovo della storia antica.

                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                argomento spinosissimo, da integrare con questo:




                                Originariamente Scritto da Giampo93
                                Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                                Working...
                                X
                                😀
                                🥰
                                🤢
                                😎
                                😡
                                👍
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