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Crypto, Azioni, Opzioni, Investimenti - Bodyweb Money

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    Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
    acca studiatela per cultura, ma se proprio vuoi sapere come andra’...te lo dico in anticipo


    perderai tanti danari.


    Approfondisci prima i concetti di money managment, risk managment e fatti un’infarinatura di finanza comportamentale (rudimenti intendo).

    Studiati, le tecniche vengono dopo...se inizi a immaginarti candelotti, triangoli, rettangoli e incroci di medie finisce che rimpiangerai questi loss

    scusatemi se mi intrometto nel discorso. cosa consigli per avere una infarinatura di finanza comportamentale? perchè ritieni sia importante avercela?
    Il diario di MaZZeL


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      Riporto questo di Filippo Angeloni, utile Mazzell:


      Errori cognitivi ed emozionali

      sono due i Bias ritenuti importanti in campo comportamentale:
      l’iper-ottimismo e l’overconfidence (eccessiva sicurezza).
      Nel primo si porta a sovrastimare la probabilità di esiti favorevoli e riguarda la percezione del contesto nel quale ci si trova, la seconda ha a che fare con la considerazione di noi stessi, ovvero con la nostra personale percezione di conoscenze e qualità che ci appartengono.
      all’overconfidence si possono ricondurre i seguenti fenomeni:
      -miscalibration, determinazione di intervalli di confidenza troppo stretti, sottostimando quindi la variabilità di un fenomeno.
      -il better than avarage effect, ovvero la convinzione di essere migliori della media.
      -illusione di controllo, che si risolve nella convinzione di poter dominare fenomeni che nella realtà non sono controllabili, come appunto l’andamento dei mercati finanziari. questo comporta a credere che l’abilità personale sia un punto centrale nelle circostanze in cui invece è il caso ad essere predominante.
      -wishful thinking questo errore si concretizza quando un individuo considera un evento più probabile di un altro solo perchè vissuto da lui come più desiderabile.
      l’overconfidence è molto spesso rafforzata dal:
      1. self attribution bias, tendenza delle persone a considerare i successi come scaturenti dalle proprie abilità e per contro imputare i fallimenti a cause esterne.
      2. hindsight bias (errore del senno di poi) è un giudizio in retrospettiva che ci porta erroneamente a credere che il risultato di un evento fosse già ovvio e prevedibile nel momento in cui abbiamo preso la decisione, mentre in verità era giustificabile e comprensibile solo a posteriori
      3. confirmation bias. o errore di conferma si manifesta dopo aver preso una decisione e si esplica nella propensione degli individui a considerare come vere e rilevanti solo le informazioni che confermano la bontà della scelta fatta, trascurando tutte le altre.
      4. endowment effect, consiste nella discrepanza tra i valori attribuiti ad un bene nel caso lo si possegga già e nel caso lo si debba acquistare. è stato dimostrato che il valore attribuito ad un bene che già si possiede è più alto rispetto al suo costo opportunità. se ad esempio possiedi Bitcoin questo fa si che lo valuti quasi il doppio rispetto a chi non lo possiede. un interessante esperimento è stato condotto da kahneman, una classe di matricole è stata divisa in due gruppi. All’arrivo nei dormitori metà di essi trovarono una tazza come regalo di benvenuto, mentre l’altra metà non trovò nulla. Assieme alla tazza era specificato che altre tazze uguali erano in vendita nel negozio dell’università ad un prezzo di 4 dollari. Poco dopo i due gruppi vennero fatti riunire e venne chiesto agli studenti di contrattare liberamente tra di loro la compravendita delle tazze. Il risultato fu che in media gli studenti che avevano ricevuto la tazza non erano disposti a scendere sotto un prezzo di vendita di 5.25m mentre quelli che ne erano sprovvisti non l’avrebbero pagata più di 2.75.

      oltre ad errori cognitivi vi sono anche errori emozionali, dato che fattori emozionali hanno un forte impatto sulle scelte degli investitori. Wringht e Bower hanno rilevato che persone più felici tendano ad assegnare maggiori probabilità ad eventi positivi, persone invece che sono state soggette ad esperienze negative nel corso della loro vita formulino stime di rischio più pessimistiche. Questo vale anche nella formazione dei prezzi nei mercati finanziari. Hirsleifer e Shumway, sensazioni positive dovute a giornate soleggiate comportano maggiori rendimenti azionari nel corso della giornata. Edmans garcia e Oyvind, la sconfitta della squadra di calcio nazionale in una partita importante influenza in maniera negativa la performance dei mercati del paese perdente il giorno successivo alla partita.
      Una delle emozioni che distorcono il processo decisionale è il rimpianto o regret. Questa emozione nasce come noto dalla sofferenza che si prova nel rendersi conto che una scelta fatta in passato si sia rivelata sbagliata. Magari ti sei accorto di aver fatto un errore a non investire in Bitcoin nel 2012, il rimpianto che nasce da ciò può portarti a rinviare la decisione (investo o no?) e può portanrti all’immobilità totale. gli individui infatti preferiscono evitare di dover fare i conti con le conseguenze di una scelta sbagliata (rimpianto da commissione) e preferiscono pertanto non fare nulla, non prendere una decisione (rammarico da omissione).
      il dispiacere derivante dal rammarico da omissione sia inferiore al dispiacere causato dal rimpianto per commissione
      l’individuo per evitare di affrontare il fatto che una sua convinzione si è dimostrata sbagliata arriva al punto di negare l’esistenza delle evidenze e prove che contraddicono il suo punto di vista fino a spingersi ad evitare il contatto con ogni nuova informazione riguardante il problema stesso. Questo fenomeno è noto con il nome di dissonanza cognitiva.
      dissonanza cognitiva: è agevolata dalla focalizzazione ossia dalla tendenza a cercare solo le informazioni relative alle opzioni prese in considerazione e a trascurare le possibili alternative. La focalizzazione infatti riduce a posteriori la dissonanza cognitiva in quanto impedisce di tenere in considerazione le opzioni che in seguito si sarebbero potute rivelare migliori. altri fattori che aumentano la dissonanza cognitiva sono il cambiamento dei valori passati e delle opizioni oppure la ricerca di una giustificazione, razionalizzazione della scelta.
      la paura del rimpianto assume un ruolo fondamentale nelle decisioni di acquisto e vendita di titoli creando l’effetto dotazione.
      herding behavior, per cercare di attenuare il sentimento negativo del regret gli individui spesso attuano comportamenti di massa. cosa vuol dire… se ad esempio un certo numero di persone hanno acquistato un titolo molti altri saranno portati ad effettuare lo stesso investimento. Si crea cosi un effetto moda. il sapere che non si è soli nell’aver effettuato una scelta (sbagliata) aiuta gli individui ad accettare le conseguenze (rimpianto)
      Errori di preferenza

      Loss Aversion (avversione alle perdite): il dispiacere che un soggetto prova nel perdere una somma di denaro è maggiore del piacere per il guadagno della stessa somma.
      Una perdita di 500 euro provoca un dispiacere molto maggiore rispetto alla soddisfazione derivante da un guadagno di 500 euro
      E’ stato provato da Daniel Kahneman, che il dispiacere sopportato dagli individui ad una perdita è circa il doppio rispetto al piacere provato in seguito al guadagno della stessa somma.
      Una scommessa del genere vi sembra equa?
      lancio di una moneta, se esce testa perdete 100 euro, se esce croce ne vincete 110 euro. A rigor di logica si, vi è un 50% di probabilità e quando esce croce si vince di più, alla lunga potrebbe andarvi bene. Pero ripeto è equa? partecipereste ad un gioco così? rispondete sinceramente.
      molto probabilmente no. La vostra mente vi urla di non accettare la scommessa perche il peso di una perdita è superiore al piacere di una vincita dello stesso importo.
      In realtà Kahneman ha dimostrato che per essere equa alla vostra mente questa scommessa deve darvi in vincita almeno 150-250 euro. Ossia in media il peso (psicologico ed emotivo) di una perdità è più pesante di 1.5-2.5 volte rispetto alla felicità data dalla vincità.
      Date uno sguardo a questa funzione di valore. La pendenza della curva è più ripida nel dominio delle perdite che non in quello dei guadagni. Gli individui attribuiscono un maggiore peso ad una perdita subita da un titolo azionario rispetto ad un aumento dello stesso importo dello stesso titolo azionario.
      Una variante di questo Bias, è la myopic loss aversion, gli individui infatti tendono a trascurare le prospettive di lungo termine per concentrarsi su quelle di breve periodo, rispetto alle quali può essere dominante la paura di subire perdite.
      Status quo Bias: un implicazione diretta dell’avversione alle perdite è che gli individui hanno una forte tendenza a rimanere fedeli alla loro situazione attuale. Questo è valido anche fuori dal campo degli investimenti. Un cambiamento rispetto ad una situazione iniziale viene vissuto come più rischioso rispetto al mantenimento dello status quo. Interessante lo studio di Samuelson e Zeckhauser, ad alcuni individui viene detto di immaginarsi come dei seri lettori di riviste finanziarie e di essere molto interessati in materia di investimenti. Sfortunatamente, non avendo mai avuto a disposizione alcuna somma, non avevano mai potuto effettuare investimenti reali. Improvvisamente ereditano una cospicua somma (liquida) e devono decidere come investirla. Considerano diversi portafogli e le scelte sono tra investire in titoli con moderato rischio, con alto rischio, buoni del tesoro e obbligazioni. Ad altri soggetti veniva posto lo stesso problema ma l’ammontare ereditato era in questo secondo caso per la maggior parte già investito in titoli caratterizzati dal basso rischio. Gli studiosi individuarono così come la scelta per l’investimento in titoli a basso rischio fosse largamente preponderante negli individui ereditanti il portafoglio già formato piuttosto che in quelli ereditanti la somma di denaro liquida. L’effetto di questo bias è molto più alto quanto più numerose sono le alternative tra le quali i soggetti sono chiamati a scegliere.
      L’effetto isolamento: prova a rispondere alle seguenti domande…
      in aggiunta a ciò che possiedi ti vengono ora dati 1000 euro, dopo poco ti viene fatta questa domanda: preferisci guadagnare 1000 euro con una probabilità del 50% oppure avere un guadagno sicuro di 500 euro? (gran parte delle persone sceglie la seconda).
      in aggiunta a ciò che possiedi ti vengono ora dati 2000 euro, dopo poco ti viene fatta questa domanda: preferisci perdere 1000 euro con una probabilità del 50% oppure perdere sicuramente 500 euro? (gran parte delle persone accetta il rischio della prima.
      tendiamo a rischiare più nel caso di perdite, rischiamo di meno nel caso di guadagni; ma a parte questo gli individui tendono ad isolare le caratteristiche di un problema decisionale. Una volta isolate le caratteristiche si tende a concentrare l’attenzione solo su quelle caratteristiche che si ritiene siano salienti. Opzioni equivalenti come le proposte sopra, una volta scomposte in elementi basici possono condurre ad errori di valutazione.
      nei problemi sopra potevi nel caso uno tornare a casa con 2000 euro in tasta ( al 50% dei casi) o con 1000 euro in tasca (al 50% dei casi) oppure potevi con sicurezza tornare a casa con 1500 euro. E nel secondo caso? nel secondo caso è lo stesso , perchè allora hai dato risposte diverse? perche tendiamo ad isolare le caratteristiche di un problema decisionale.
      L’effetto framing: le preferenze e le scelte degli individui variano a seconda di come viene posto loro un problema. il linguaggio utilizzato, il contesto, la presentazione sono tutti elementi che giocano un ruolo fondamentale nel processo di scelta dell’individuo in generale e dell’investitore nello specifico.
      gli individui sono inoltre soggetti alla cosiddetta cognitive inertia. Le persone in questo caso affrontano i problemi cosi come essi sono presentati. un importante implicazione del effetto framing è il cambiamento della propensione verso il rischio. E’ stato dimostrato come una maggiore enfasi sui guadagni potenziali aumenti l’avversione al rischio, mentre una maggior enfasi alle perdite potenziali determina propensione al rischio e avversione alle perdite.
      cosa sceglieresti tra programma A che consente di salvare 200 persone e programma B che consente di salvare tutte le 600 persone con una probabilità di 1/3? sceglieresti A non è vero?
      e cosa sceglieresti tra Programma C con morte sicura di 400 persone e D con il quale nessuno muore con una probabilità pari ad 1/3? La maggior parte delle persone sceglie D
      Come avrai intuito A è l’equivalente di C e B è l’equivalente di D. l’individuo razionale dovrebbe considerare equivalenti i due giochi anche se presentati in maniera diversa, ma siamo individui emozionali e risentiamo dell’effetto framing.
      home bias: come si può intendere dal nome, home bias indica la propensione degli individui a concentrare gli investimenti sui titoli domestici piuttosto che sui titoli stranieri. gli individui ritengono di essere più competenti sui primi perche risultano familiari e dimostrano verso di essi atteggiamenti identificati come di overconfidence e ottimismo.
      Date un occhiata al vostro portafoglio? probabilmente avete o avete avuto bot italiani, azioni o obbligazioni di banche italiane.
      se dovessi investire in un azione del settore energetico non sceglieresti eni o enel? ?? non ti senti più al sicuro ad investire o formulare previsioni su asset domestici? non è meglio investire in una casa in italia invece che in germania o in thailandia?
      comportandosi cosi però non riesci a cogliere tutti i benefici derivanti dalla diversificazione. un conto è se sei americano e investi in società americane copri alla fine buona parte della capitalizzazione di mercato, ma se sei italiano ti stai focalizzando troppo su un piccolo mercato.
      versione estrema di questa disturbo vede i soggetti investire in titoli della società per la quale lavorano, incorrendo cosi in un doppio rischio (finanziario e professionale). Se lavori in Fiat non ti sentiresti più sicuro ad investire in azioni Fiat?
      questo bias può essere spiegato grazie alla euristica della familiarità, le persone concentrano gli investimenti su ciò che pensano di conoscere più approfonditamente. Il fatto che gli individui si reputino più competenti nel formulare previsioni sui titoli del proprio paese non significa però che tali previsioni siano realmente più attendibili.
      la movimentazione del portafoglio: Quali sono le ragioni per cui sempre più individui sono spinti a movimentare i portafogli?
      questa tendenza è stata aiutata sicuramente dal diffondersi del trading online e della maggiore disponibilità di informazioni a facile portata degli individui.
      le ragioni sono essenzialmente 2:
      1. market timing: l’investitore movimenta il portafoglio perche pensa di saper cogliere in anticipo le tendenze generali di mercato.
      2. securities selection: l’investitore pensa di saper selezionare titoli sopra/sotto valutati e di trarre profitto da essi.

      nella maggior parte dei casi gli investitori che movimentano di più il portafoglio sono anche quelli che ottengono performance più mediocri, minori di quelli ottenuti dai soggetti che attuano una bassa movimentazione. una spiegazione al trading eccessivo può essere data dal cosiddetto sensation seeking, ovvero la ricerca di emozioni. chi ricerca emozioni tende a movimentare il portafoglio perche si sente gratificato psicologicamente dalle emozioni suscitate, dal piacere di rischiare e dalla possibilità di essere migliore della media.
      Disponibilità

      ci sono situazioni in cui le persone valutano la probabilità di un evento in base alla facilità con cui si possono ricordare eventi simili. è giustificabile sostenere come sia più facile ricordarsi eventi più numerosi che rari, eventi più frequanti e verosimili piuttosto che sporadici e difficilmente immaginabili. non sempre le informazioni più disponibili sono anche le più frequenti e ciò può sfociare in considerazioni erronee.
      se ad esempio qualcuno ti chiedesse di valutare il rischio di infarto tra le persone di età media, di sicuro la tua mente va a ricercare situazioni in cui persone di tua conoscenza sono state affette da situazioni simili. Se ti chiedono di attribuire una probabilità di default ad una azienda, di sicuro ti andrai a immaginare le varie difficoltà che l’azienda può andare incontro.
      la rappresentazione della probabilità di un determinato evento può essere falsata da tre fattori:
      1. familiarità e rilevanza (easy to recall bias)
      2. facilità con cui si possono costruire scenari (recuperabilità)
      3. attribuzione di associazioni presunte tra eventi di fatto indipendenti (correlazione indotta)



      Originariamente Scritto da Giampo93
      Finché c'è emivita c'è Speran*a

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        Originariamente Scritto da Giampo93
        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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          grazie. leggerò almeno un altro paio di volte il post e guarderò il video con attenzione così avrò un'idea più chiara.
          Il diario di MaZZeL


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            Bias – Euristiche

            I bias cognitivi e le euristiche sono dei costrutti fondati su ideologie e pregiudizi che consentono di prendere decisioni ma che possono indurre in errore.

            State of Mind
            I bias cognitivi sono costrutti fondati, al di fuori del giudizio critico, su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie; utilizzati spesso per prendere decisioni in fretta e senza fatica.

            Bias: etimologia e origine del termine

            Bias è un termine inglese, che trae origine dal francese provenzale biais, e significa obliquo, inclinato. Questo termine, a sua volta trae origine dal latino e, prima ancora, dal greco epikársios, obliquo. Inizialmente, tale termine era usato nel gioco delle bocce, soprattutto per indicare i tiri storti, che portavano a conseguenze negative. Nella seconda metà del 1500, il termine bias, assume un significato più vasto, infatti sarà tradotto come inclinazione, predisposizione, pregiudizio.
            Cosa sono i bias cognitivi

            I bias cognitivi sono costrutti fondati, al di fuori del giudizio critico, su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie; utilizzati spesso per prendere decisioni in fretta e senza fatica. Si tratta, il più delle volte di errori cognitivi che impattano nella vita di tutti i giorni, non solo su decisioni e comportamenti, ma anche sui processi di pensiero.
            Le
            euristiche ( dal greco heurískein: trovare, scoprire) sono, al contrario dei bias, procedimenti mentali intuitivi e sbrigativi, scorciatoie mentali, che permettono di costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi. Sono strategie veloci utilizzate di frequente per giungere rapidamente a delle conclusioni.

            Le euristiche cognitive

            Nel 2002 Kahneman e Frederick teorizzarono che l’euristica cognitivafunzionasse per mezzo di un sistema chiamato sostituzione dell’attributo, che avviene senza consapevolezza. In base a questa teoria, quando qualcuno esprime un giudizio complesso da un punto di vista inferenziale, risulta essere sostituito da un euristica che è un concetto affine a quello precedente, ma formulato più semplicemente. Le euristiche sono, dunque, escamotage mentali che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo.
            Quindi, i bias sono particolari euristiche usate per esprimere dei giudizi, che alla lunga diventano pregiudizi, su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza. Mentre le euristiche funzionano come una scorciatoia mentale e permettono di avere accesso a informazioni immagazzinate in memoria.
            In sintesi, se le euristiche sono scorciatoie comode e rapide estrapolate dalla realtà che portano a veloci conclusioni, i bias cognitivi sono euristicheinefficaci, pregiudizi astratti che non si generano su dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio.

            Errori cognitivi e terapia cognitiva

            Il ragionamento umano fa ampio impiego di euristiche, scorciatoie di pensiero e modalità rapide e intuitive che esulano dal ragionamento logico. Ciò che rende questi stili di pensiero disfunzionali non è la loro presenza, ma la loro rigidità e inflessibilità, specialmente se ci conduce ad interpretare gli eventi, e noi stessi, in modo irrealisticamente negativo.
            Gli errori di ragionamento, quando avvengono in modo sistematico, possono causare problemi, perchè sono alla base di pensieri e credenze disfunzionali, poco realistiche che determinano sofferenza emotiva. Le distorsioni cognitive possono essere riconosciute e modificate allo scopo di riformulare pensieri più realistici, adattivi e funzionali al nostro benessere.
            Beck dà importanza centrale al concetto di verità empirica e logica e alla scoperta degli errori. Le sue liste di errori sono differenti nelle varie edizioni della sua opera. Nel libro del 2010 di Clark e Beck troviamo 6 possibili errori: catastrofizzare, saltare alle conclusioni, visione a tunnel, pensiero dicotomico, imminenza percepita della minaccia, ragionamento emotivo.
            Beck presenta questa lista di errori al paziente scritta su un foglio con le descrizioni di ogni singola distorsione cognitiva. Il paziente deve poi segnare i processi che riconosce come suoi e descrivere situazioni in cui ha usato quei processi distorti. La terapia, insomma, è una sorta di addestramento cognitivo al pensiero logico.

            Quali sono i bias cognitivi più comuni?

            Bias di conferma

            A ciascuno di noi piace essere d’accordo con le persone che sono d’accordo con noi e ciascuno di noi tende ad evitare individui o gruppi che ci fanno sentire a disagio: questo è ciò che lo psicologo B.F. Skinner (1953) ha definito “dissonanza cognitiva”. Si tratta di una modalità di comportamento preferenziale che porta al bias di conferma, ovvero l’atto di riferimento alle sole prospettive che alimentano i nostri punti di vista preesistenti.
            Bias di gruppo

            [COLOR=rgba(0, 0, 0, 0.65098)]Messaggio pubblicitarioMolto simile al bias di conferma è il bias di gruppo, che ci induce a sopravvalutare le capacità ed il valore del nostro gruppo, a considerare i successi del nostro gruppo come risultato delle qualità dello stesso, mentre si tende ad attribuire i successi di un gruppo estraneo a fattori esterni non insiti nelle qualità delle persone che lo compongono. Le valutazioni affette da queste tipologie di distorsioni cognitive possono risultare poco chiare a chi viene valutato, che spesso non comprende le basi sulle quali la valutazione si fonda e che invece nota, d’altra parte, un’eccessiva intransigenza di pensiero.[/COLOR]
            Bias di Ancoraggio

            O trappola della relatività, è un bias per il quale nel prendere una decisione tendiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi: l’errore è quello di ancorarsi, cioè fissarsi su un valore che viene poi usato, arbitrariamente, in modo comparativo, cioè come termine di paragone per le valutazioni in atto, invece che basarsi sul valore assoluto.
            Dan Ariely, un economista comportamentale, fa l’esempio con l’acquisto di una barretta di cioccolato: la prima, non di marca, costa 1 penny al pezzo, l’altra invece di marca costa 15 centesimi. Vista la presunta migliore qualità del cioccolato della barretta di marca, questa si configura come un’ occasione, infatti la maggior parte dei consumatori scelse di acquistare proprio la seconda barretta. In un secondo esperimento, vennero usate le stesse due barrette di cioccolato, ma scontate entrambe di 1 centesimo: cioè la prima barretta era gratis e la seconda costava 14 centesimi. L’offerta continuava ad essere vantaggiosa per la barretta di marca, ma nonostante questo la maggior parte dei compratori scelse la barretta non di marca.
            BIAS COGNITIVI: Dan Ariely chiede: “Abbiamo il controllo sulle nostre decisioni?”L’articolo prosegue dopo il video:
            Fallacia di Gabler

            Un altro bias cognitivo frequente è la cosiddetta fallacia di Gabler, ovvero la tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato, così che i giudizi attuali siano del tutto influenzati da tali eventi passati. In virtù di questo biascognitivo chi ha ricevuto un giudizio positivo nel passato tenderà a ricevere un giudizio positivo anche nel presente, anche a dispetto delle reali prestazioni attuali, che potrebbero essere negative o in calo rispetto a quelle passate. Insomma…“è la prima impressione quella che conta!”
            Nell’errore per somiglianza, apprezziamo nell’altro aspetti simili a quelli che riconosciamo in noi stessi; mentre nell’errore per contrasto, al contrario, apprezziamo i tratti di personalita? diametralmente opposti ai nostri: il risultato può portare a sovrastimare negli altri quei tratti che riconosciamo opposti ai nostri. Per esempio se siamo timidi o introversi saremo indotti da questo biascognitivo a giudicare gli altri piu? sicuri ed estroversi di quanto siano in realtà.
            Bias di proiezione

            Simile è il bias di proiezione: per il quale pensiamo che la maggior parte delle persone la pensi come noi. Questo errore cognitivo si correla al bias del falso consenso per il quale riteniamo che le persone non solo la pensino come noi, ma anche che siano d’accordo con noi! In sostanza è un bias cognitivo che ci indice a sopravvalutare la “normalità” e la “tipicità”.
            Bias della negatività

            Comporta un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi negativi, che vengono anche considerati come i più importanti. A causa di questa distorsione cognitiva, si tende a dare maggior peso agli errori, sottovalutando i successi e le competenze acquisite ed attribuendo così una valutazione negativa alla prestazione.
            Bias dello status quo

            E’ una distorsione valutativa dovuta alla resistenza al cambiamento: il cambiamento spaventa e si tenta di mantenere le cose così come stanno. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa potrà far peggiorare le cose.
            Bias del pavone

            (self-enhancing transmission bias): per il quale siamo indotti a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti. L’uso che la maggior parte delle persone fa dei social è una fotografia esaustiva di questo tipo di bias, sui social infatti le persone tendono a mostrare per lo più un’ immagine positiva di sé, tanto da far sembrare la vita di tutti ideale.
            Illusione della frequenza

            (frequency illusion): il cervello tende a selezionare informazioni che ci riguardano – per esempio a farci notare donne con i capelli corti se per esempio ci siamo appena tagliate i capelli corti o auto rosse se abbiamo appena acquistato una macchina rossa – il nostro errore di valutazione è quello di credere che ci sia realmente un incremento nella frequenza di donne con i capelli corti o di macchine rosse, cioè tendiamo a sovrastimare la frequenza di informazioni che ci riguardano.
            Bias del presente

            Nel bias del presente, detto anche hyperbolic discounting, le decisioni vengono prese per ottenere una gratificazione immediata, ignorando le possibilità di guadagno differite nel tempo. Questo atteggiamento influenza i nostri comportamenti in 3 importanti aree della nostra vita: l’alimentazione, la vita professionale e i risparmi.
            In uno studio condotto da Read & van Leeuwen (1998), il 74% dei partecipanti sceglieva la frutta quando doveva decidere cosa mangiare la settimana successiva. Ma dovendo decidere cosa mangiare subito il 70% sceglieva il cioccolato! Lo stesso vale per denaro: siamo molto ben disposti ad approfittare di sconti nel momento presente, rimandando al futuro la preoccupazione per le spese più impegnative. Chi si occupa di marketing crea infatti proposte ad hoc che ci inducano ad accettare di comprare un prodotto grazie a uno sconto o a un “regalo” iniziale, vantaggio che viene perso sul lungo periodo ma che, proprio per effetti del bias del presente, non valutiamo.
            Il bias del presente entrerebbe in gioco più facilmente anche sulla base del tono dell’umore: Una ricerca condotta da un team di ricercatori della Harvard Kennedy School of Government e della Columbia University ha studiato in che modo l’impazienza causata dalla tristezza può produrre notevoli perdite finanziarie. Utilizzando i dati raccolti dall’Harvard Decision Science Laboratory e dal Center for Decision Sciences at Columbia, gli autori hanno scoperto che l’emozione di tristezza, indotta dalla visione di un video, induceva i soggetti sperimentali a scelte finanziarie impazienti e miopi: i loro guadagni aumentavano nell’immediato ma diminuivano sul lungo periodo producendo una sostanziale perdita finanziaria. Chi invece era stato assegnato alla visione di un video neutro non andava incontro alle stesse reazioni e i loro guadagni risultavano complessivamente maggiori.
            Optimism Bias (Bias dell’ottimismo)

            Optimism Bias: Neuroscienze e scienze sociali concordano nel ritenere l’essere umano più ottimista che realista, nonostante ci piaccia pensare di essere creature razionali capaci di fare giuste previsioni sulla base di valutazioni obiettive.
            In realtà diversi studi hanno dimostrato che le persone sottostimano la possibilità di divorziare, di perdere il lavoro, di ammalarsi di cancro mentre sovrastimano la propria aspettativa di vita di oltre 20 anni. Questa tendenza a percepire il futuro roseo, anche paragonandolo al passato e al presente, è nota come optimism bias e ci riguarda tutti, maschi e femmine, giovani e non giovani, ricchi e poveri.
            Certo è strano immaginare che tale atteggiamento mentale sopravviva anche in tempi di crisi economica e sciagure ambientali, ma la nostra mente se la cava immaginando un difficile futuro per la collettività ma non per noi stessi.
            Bias di Omissione

            Per bias di omissione si intende quella tendenza sistematica a preferire scelte che comportano l’omissione anziché l’azione, anche quando questo significa esporsi a rischi oggettivamente elevati. A questa conclusione sono giunti Ritov e Baron in un loro studio, in cui hanno condotto dei soggetti di fronte ad una situazione decisionale in un contesto di un’ epidemia letale per i bambini. I partecipanti, prendendo il ruolo di genitori, avrebbero dovuto decidere se sottoporre i propri figli ad una vaccinazione (azione) o meno, sapendo che, in quest’ultimo caso, il rischio di morte sarebbe stato più alto. Molti soggetti si opposero alla vaccinazione, scegliendo la soluzione apparentemente tutt’altro che razionale. La spiegazione data dagli autori è la seguente: la paura di commettere una scelta errata, porterebbe i soggetti ad assumere una posizione passiva in modo da sperimentare un rimpianto minore qualora l’esito fosse la morte del bambino.
            Bias d’Azione

            I bias d’azione invece sono l’esatto contrario dei bias di omissione, in quanto le persone tenderebbero ad agire anche quando l’azione è meno vantaggiosa dell’omissione. Questo bias è stato studiato da Fagerlin, Zikmund-Fisher e Ubel in un loro esperimento: nel caso di una diagnosi di cancro, i pazienti preferivano sottoporsi a trattamenti (azione), piuttosto che a semplici controlli (inazione), anche se i trattamenti risultavano più dannosi o meno efficaci dell’inazione. Tuttavia, una variabile importante che potrebbe aver influenzato i risultati dello studio è la gravità del cancro dei soggetti.
            Questo tipo di bias è anche osservabile nei portieri di calcio durante i calci di rigore: pur sapendo che la strategia ideale per i portieri sarebbe rimanere al centro della porta (inazione), molto spesso ai rigori, il portiere si tuffa in una delle due direzioni laterali (azione).
            Bias cognitivi e gioco d’azzardo patologico

            Rispetto al gioco d’azzardo sono state descritte diverse forme di distorsioni cognitive:
            • Gambler’s fallacy: quando un evento generato dal caso devia dalla media, l’evento opposto viene giudicato più probabile (ad es. “se per 4 volte è uscito il nero, allora è più probabile che esca il rosso”);
            • Overconfidence: gli individui esprimono una aumentata fiducia nelle proprie capacità che non è giustificata da dati reali (ad es. ritenersi più bravi di altri nell’indovinare i numeri, nel capire i meccanismi sottesi al gioco, nell’implementazione di strategie di gioco efficaci).
            • Trends in number picking (Tendenze nei numeri): vengono individuate tendenze e “leggi” relativamente a distribuzioni casuali (errore tipico di chi pensa che i numeri “ritardatari” abbiano più probabilità di essere estratti, oppure che un numero appena estratto non sia probabile nelle estrazioni successive).
            • Illusory correlations (Correlazioni illusorie): si rileva quando due eventi appartenenti a differenti domini della realtà vengono giudicati interdipendenti se si presentano in concomitanza (ad es. comprare un gratta e vinci fortunato e continuare a recarsi sempre nello stesso bar per acquistarne altri). E’ anche alla base dei comportamenti ritualistici e scaramantici.
            • Avaliablity of other wins (Vincite altrui): un errore logico che distorce in maniera piuttosto diretta la stima delle probabilità si presenta quando venire a conoscenza delle vincite realizzate dagli altri (tramite mass media o esperienze più o meno dirette) fornisce la convinzione (credenza) che “vincere” sia un evento che capita regolarmente e che “per vincere basta continuare a giocare”.

            Nel tentativo di fare chiarezza, uno studio recente (Ejova et al., 2015) ne propone una classificazione più semplice e più puntuale.
            Gli autori hanno realizzato un questionario di 100 item basato su strumenti esistenti, riguardanti credenze e modalità di ragionamento distorte, e lo hanno somministrato a 329 partecipanti. L’analisi fattoriale ha rilevato che le credenze sul gioco fanno capo a due tipologie, definibili come:
            – Illusione di controllo primaria: si tenta di influenzare l’esito del gioco mediante modalità di ragionamento attivo e comportamenti pseudo-strategici;
            – Illusione di controllo secondaria: si cerca di influenzare l’esito del gioco adottando mediante condotte superstiziose, appellandosi a forze al di fuori dal proprio controllo quali la fortuna o la religione.

            Del primo gruppo fanno parte diverse credenze da tempo descritte (Fortune and Goodie 2012; Griffiths 1994; Toneatto 1999; Toneatto et al. 1997), che troverebbero nella Fallacia del giocatore il minimo comune denominatore, ovvero, nella credenza per cui eventi avvenuti in passato possano influenzare gli esiti di attività dettate dal caso, come per l’appunto il gioco d’azzardo. Questa credenza si traduce in azioni di gioco: un esempio tipico è quello di una partita a “Testa o croce”, in cui per 5 volte la moneta si è appoggiata sul lato della testa. Una persona che utilizza questo stile di ragionamento tenderà a scommettere su croce, convinto che a questo punto, l’esito del gioco debba per forza variare. Un altro esempio è la scommessa sui cosiddetti “numeri ritardatari” del Lotto, la cui probabilità di uscita non dipende assolutamente dal fatto che non amino la puntualità.
            Ci sono altri modi in cui questo stile di pensiero conduce a comportamenti disfunzionali, ad esempio favorendo la persistenza nel gioco a dispetto dei risultati, che è stato descritto come chasing (Lesieur, 1977), ovvero la cosiddetta “rincorsa delle perdite”. Il giocatore continua tenacemente a scommettere nonostante abbia già subito intense perdite, nella speranza di arrivare alla vincita riparatoria. Tra il chasing e la fallacia del giocatore non sembrerebbero esserci differenze logiche di fondo, ma il primo rappresenta una modalità di pensiero più rigida e prettamente disfunzionale, tipica di chi ha sviluppato problemi nel controllare il proprio gioco.

            Tra le illusioni di controllo secondarie gli autori inseriscono tutte le credenze riguardanti il ruolo della fortuna e di agenti soprannaturali, aventi caratteristiche di onniscienza e di onnipotenza. Ad esempio è tipico invocare il ruolo della fortuna, o di forze divine, quando si è scampati da un evento negativo (es. un incidente), fino a sviluppare la credenza nella fortuna come qualità personale (Wohl and Enzle 2009).
            I giocatori adottano spesso comportamenti superstiziosi: giocano il numero fortunato, consultano il libro dei sogni, soffiano sui dadi e non esitano a consultare maghi e cartomanti nella speranza di avere una chance in più.

            Può esserci infine in una disposizione più generale a credere che la fortuna abbia per sua natura caratteristiche di ciclicità. Quest’ultima credenza svolge un ruolo di “ponte” tra le due categorie di illusione di controllo: da una parte c’è la credenza nella fortuna come agente sovrannaturale in grado di cambiare ciclicamente le sue intenzioni, dall’ altra vi è la credenza che una serie di eventi negativi possa terminare nel breve termine, portando a pianificare la scommessa.
            A complicare le cose, i processi decisionali nel gioco potrebbero essere fortemente condizionati dallo stato emotivo, e quest’ultimo potrebbe a sua volta essere influenzato dagli esiti del gioco. Inoltre, la capacità di prevedere quanto le emozioni possano influenzare le nostre scelte sembrerebbe essere scarsa, non solo nei giocatori, ma spesso anche nelle condotte più quotidiane.
            Un esempio di come fatichiamo a predire quanto le emozioni influenzino le decisioni è rappresentato dal hot-cold empathy gap (Loewenstein, 1996): quando ci troviamo in uno stato emotivo “freddo” (o neutrale), tendiamo a sottostimare l’impatto di uno stato emotivo “caldo” (o intenso) sul nostro comportamento. Inoltre, se il nostro stato emotivo ha una valenza negativa, come quando ci sentiamo deprivati di una risorsa che ha una certa importanza per noi, con il nostro comportamento tenderemo a reagire per compensare questi sentimenti negativi e ripristinare una sorta di omeostasi emotiva.

            [COLOR=rgba(0, 0, 0, 0.65098)]Messaggio pubblicitarioQuesta reazione può tuttavia risultare in una sovracompensazione non sempre adattiva. Ad esempio, molte persone quando sono affamate finiscono con il procurarsi più cibo del necessario, rispetto a quanto avevano pianificato (Gilbert et al., 2002); allo stesso modo, chi fa uso di sostanze tende a sottostimare l’impatto del craving (Badger et al., 2007). Questo potrebbe spiegare perché molte persone giurano a se stesse (magari decine di volte) di avere in bocca l’ultima sigaretta, e si ritrovano dopo alcuni giorni a fumare più di prima.[/COLOR]
            Alla luce di queste considerazioni, è evidente che un processo analogo potrebbe riguardare il gioco d’azzardo: vincere o perdere al gioco, è un’esperienza emotiva tutt’altro che neutra. Uno studio recente (Andrade et al., 2014) ha cercato di descrivere il modo in cui le esperienze emotive possono influenzare le decisioni sul gioco. Gli esperimenti condotti consistevano in una sessione di gioco simulata, di soli due round, il primo obbligatorio e il secondo facoltativo. Ai partecipanti veniva consegnato un credito per giocare, di tipo monetario o non-monetario (punti per gli esami), sufficiente per scommettere nei due round. Veniva quindi chiesto loro di pianificare la loro intenzione a scommettere dichiarando se intenzionati a proseguire nel secondo round, sulla base di una vincita o di una perdita. I risultati indicano una contraddizione tra la pianificazione dei partecipanti allo studio e il loro comportamento effettivo: i partecipanti dichiarano di scommettere meno in seguito a una perdita rispetto a quanto si è effettivamente verificato, mentre non si rilevano differenze significative per le vincite. Questo dato si potrebbe interpretare secondo l’ipotesi del gap empatico (Loewenstein, 1996): mentre a “mente fredda”, si è più portati a scegliere una strategia di tipo “conservativo” per fronteggiare la perdita, le emozioni che questa provoca spingono i partecipanti a compensare lo stato emozionale negativo, cercando la vincita riparatoria.
            Questi dati potrebbero inoltre spiegare come mai i giocatori patologici persistono nelle scommesse nonostante le perdite ingenti e, nonostante le riflessioni dettate dalla razionalità suggeriscano il contrario. Il cosiddetto chasing (Lesieur, 1977), o rincorsa delle perdite, non è solo uno stile di pensiero, è un agire dettato dalla disperazione. Perdere molti soldi crea un’esperienza emotiva intensa e fortemente spiacevole, va da sé che il giocatore tenterà di compensare questo stato negativo con l’unico mezzo che conosce: continuare a scommettere.
            Lo stato emotivo esercita quindi un’influenza sulle decisioni individuali. Fortunatamente, gli autori osservano che questi effetti possono essere mitigati in due modi:
            – istruendo i partecipanti a tenere conto dell’impatto delle emozioni sulle loro scelte;
            – incrementando il tempo di attesa tra una scommessa e l’altra.



            Originariamente Scritto da Giampo93
            Finché c'è emivita c'è Speran*a

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              Questo e’ campo di Bob, riporto per presa visione.

              E’ un esamino per me troppo lontano nel tempo

              in generale sono discorsi non riferibili al solo campo degli investimenti, come e’ evidente del resto.
              Last edited by Sly83; 28-07-2021, 17:38:31.



              Originariamente Scritto da Giampo93
              Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
                Ieri dopo mesi di riflessione ho acquistato un titolo a mio avviso (per usare un eufemismo) interessante: Lockheed Martin.
                Aveva fatto un mezzo tonfo, preso al minimo....subito verde.

                Appena possibile incrementero’ periodicamente.
                Aspetto una guerra e poi entro anche io.



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                  “Potrebbe non scoppiare mai piu’ una guerra”



                  Originariamente Scritto da Giampo93
                  Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                    Un libro che é utile per tutto quello inerente ai bias ecc è pensieri lenti e veloci di kahneman, utile sia per avere l'infarinatura di una parvenza di oggettività negli investimenti ma anche e sopratutto nel quotidiano in generale

                    Concetti che fanno un po' meno avere la capocchia solo per spartire le recchie

                    Ca va sans dire

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                      Si difatti egli viene proprio citato negli articoli di cui sopra



                      Originariamente Scritto da Giampo93
                      Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                        Pfizer a un passo dalla luna, ATH poco sopra 44 qualche anno fa




                        Ascolta Un bacio all'improvviso qui https://epic.lnk.to/Unbacioallimprovviso #roccohunt #anamena #aunpassodallaluna Ascolta “A un passo dalla Luna” qui https...

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                          Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                          Investendo lungo termine dovrebbero fare soldi un po' tutti, perché la tendenza dei mercati è quella di salire. Sul breve può succedere di tutto.

                          La fonte di perdita certa invece sono gli info-prodotti e il coaching. Tipicamente materiale di scarsa qualità venduto a prezzi esorbitanti. Tutte info che si trovano free online.

                          Che poi la formazione è importante, però se proprio uno è disposto a cacciare migliaia di euro perché è pigro per cercare online, allora ha senso farsi certificare da qualche master universitario o comunque percorsi una minima "istituzionalizzati".
                          Nel poker il coaching serve a capire le cose prima di quanto faresti da solo, permettendoti di risparmiare tempo e soldi, che da solo avresti perso
                          Originariamente Scritto da laplace
                          Io che sono innocente, il più innocente di tutti maledetti bastardi che mi avete concepito per poi farmi passare serate come questa
                          Originariamente Scritto da Pesca
                          vuole disperatamente scoprire se scopo, bevo, mi faccio inculare. cose che non saprà mai.

                          Commenta


                            Originariamente Scritto da AlexBrambi Visualizza Messaggio
                            Chi è affascinato dal mito dei soldi facili deve uscirne da solo (o al limite chiedere aiuto spontaneamente). Finché non raggiunge quel punto, continuerà a vedere opportunità straordinarie in ogni cazzata.
                            Se chiedi a 100 persone 90 ti dicono che il poker è una truffa o che si vince di kulo, quindi di che parliamo
                            Originariamente Scritto da laplace
                            Io che sono innocente, il più innocente di tutti maledetti bastardi che mi avete concepito per poi farmi passare serate come questa
                            Originariamente Scritto da Pesca
                            vuole disperatamente scoprire se scopo, bevo, mi faccio inculare. cose che non saprà mai.

                            Commenta


                              Originariamente Scritto da huntermaster Visualizza Messaggio
                              Nel poker il coaching serve a capire le cose prima di quanto faresti da solo, permettendoti di risparmiare tempo e soldi, che da solo avresti perso
                              non parlavo del poker in questo caso che è un mondo a parte, anche se pure li buona parte sono "scam", nel senso di gente che non vince ai tavoli e quindi prova a fare soldi col coaching...poi ci sono anche quelli validi sicuramente

                              però tipo dei 2k che hai messo nel corso di seduzione cosa ti torna? quelli son soldi buttati, anche perché son tutte nozioni trite e ritrite copiate da americani

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                                Originariamente Scritto da huntermaster Visualizza Messaggio
                                Se chiedi a 100 persone 90 ti dicono che il poker è una truffa o che si vince di kulo, quindi di che parliamo
                                Di gente che crede di poter fare soldi facili e poi non ci riesce, credo.

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