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Cronaca e politica estera [Guerra Ucraina-Russia] Thread unico.

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    Marine Le Pen nei sondaggi è vicinissima a Macron: può vincere le presidenziali in Francia?


    Lo scarto tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, negli ultimi sondaggi in vista del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, è ormai minimo: e nemmeno la vittoria al secondo turno sembra più scontata, per l'attuale presidente

    Lo scarto tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen si riduce ancora quando mancano poche ore al primo turno di questa domenica.

    Secondo il sondaggio Elabe commissionato dalla rete tv all news Bfm, il presidente uscente, candidato a un secondo mandato, è in testa con il 26% dei voti ma continua a scendere (-2%), mentre Marine Le Pen è ormai al 25% e continua a salire (+2%).

    È un testa a testa che potrebbe portare Marine Le Pen a vincere il primo turno, e a porsi quindi in condizioni psicologiche e politiche favorevoli per la vittoria finale nel secondo turno del 24 aprile.

    Se lo scontro finale dovesse essere Macron-Le Pen, come tutto o quasi lascia pensare, anche qui il divario è sempre più stretto: Macron è dato al 51% (-2%) e Marine Le Pen al 49 (+2%), un distacco che si pone ampiamente all’interno del margine di errore statistico, valutato da 0 a 3 per cento.

    Emmanuel Macron e Marine Le Pen quindi, stando ai sondaggi, si trovano più o meno in parità. È una situazione completamente diversa rispetto al 2017, quando l’allora outsider Emmanuel Macron si impose al primo turno e da quel momento fu quasi certo della vittoria finale, aiutato anche dalla catastrofica prestazione di Marine Le Pen nel duello tv decisivo. Allora nella politica francese resisteva ancora, sia pure traballante, il «fronte repubblicano», ovvero il patto di votare sempre e comunque l’avversario di estrema destra, prima Jean-Marie Le Pen (nel 2002) e poi sua figlia Marine. Oggi quel patto non esiste più, la barriera tra destra gollista ed estrema destra è ormai superata, e la presenza poi di Eric Zemmour costituisce per Marine Le Pen un ulteriore riserva di voti. Secondo lo stesso sondaggio Elabe, l’82 per cento degli elettori di Zemmour voterà per Marine Le Pen se il loro candidato non dovesse qualificarsi al secondo turno, e lo stesso farà il 34% degli elettori di Valérie Pécresse, la candidata dei Républicains, il partito della destra gollista che finora traeva una delle sue ragion d’essere nell’opporsi all’estrema destra.

    Ma i francesi pronti a votare Marine Le Pen al secondo turno non sono solo gli elettori di Pécresse o Zemmour, cioè dell’area di destra o estrema destra. Il candidato che i sondaggi danno in terza posizione, Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise (sinistra radicale) sta anche lui crescendo in modo continuo da giorni ed è ora al 17,5%, un livello che dovrebbe precludergli la seconda posizione e quindi l’accesso al ballottaggio. Chi l’ha votato al primo turno non voterà automaticamente al secondo turno per Macron, solo per fare sbarramento a Marine Le Pen, secondo il vecchio e ormai superato riflesso del «fronte repubblicano». Anzi, il 22% sceglierà Marine Le Pen – una percentuale molto alta se consideriamo la distanza, almeno teorica, tra sinistra radicale ed estrema destra, contro il 35% che voterà per Macron, mentre gli altri si asterranno.

    Marine Le Pen sostiene da tempo, anche in un’intervista di qualche mese fa al Corriere , che il tradizionale voto «contro Le Pen» ha lasciato il posto a un nuovo e ancora più sentito «voto contro Macron»: il presidente è amato e sostenuto dai suoi elettori, ma inviso a tutti gli altri. A giudicare dai sondaggi, l’analisi sembrerebbe non lontana dal vero.

    Secondo la ricerca l’Obs/Odoxa, il voto «contro Macron» di chi sceglie il candidato solo per danneggiare l’attuale presidente arriva al 19%, un punto in più rispetto al voto «contro Marine Le Pen» che si ferma al 18%.

    Emmanuel Macron sconta probabilmente anche l’ingresso tardivo nella campagna elettorale, e la convinzione – supportata dai sondaggi estremamente favorevoli fino a un mese fa - di avere ormai l’elezione in tasca. Potrà recuperare se riesce comunque ad arrivare al primo posto domenica sera, una tappa importante, e se poi se di dedicherà con tutte le energie a una corsa all’Eliseo finora da lui, molto impegnato nella crisi dell’Ucraina, piuttosto trascurata.

    CorSera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Le Pen o Macron, chi votereste?

      Inviato dal mio SM-G998B utilizzando Tapatalk
      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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        Loro almeno possono votare. Qua si vota un partito, vince e ti trovi un governo con un'altra coalizione, sostenuto da un partito (PD) che aveva perso, che gli italiani non volevano al governo.

        Credo che alla fine Macron ce la farà. Chiamando continuamente Putin si è accreditato pure come "colomba" che cerca la "pace". La Le Pen sono decenni che ci prova...e comunque chi guida queste potenze alla fine in politica estera cambia poco: devono fare gli interessi della Francia. Voglio dire, non credo che con la Le Pen uscirebbero dalla UE o dalla Nato.

        Le differenze forse sarebbero in politica interna, ma non conosco i programmi.
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Di Maio: «Ci opporremo a intervento militare Nato in Ucraina, porterebbe ad una guerra mondiale»
          «Ci opporremo ad un intervento militare della Nato nella guerra in Ucraina, perché questo porterebbe ad una Guerra mondiale militare». Così il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, a margine dell'inaugurazione di un centro famiglia a Pomigliano d'Arco (Napoli). «Siamo già in una guerra mondiale - ha spiegato il titolare della Farnesina - ma fortunatamente non dal punto di vista militare».

          Vicepremier dell’Ucraina: non disposti a cedere Crimea e Donbass
          «Niet»: è stata la chiara risposta della vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk alla domanda del direttore dell'Agi, Mario Sechi, che alla trasmissione Frontiere, su Rai3, le ha chiesto se l'Ucraina sarebbe disposta a cedere la Crimea e il Donbass alla Russia.

          Le forze di Mosca colpiscono cargo ucraino che voleva evacuare da Mariupol i capi del battaglione Azov
          Le navi russe hanno aperto il fuoco sulla nave mercantile ucraina “Apache”, che stava tentando di entrare nel porto di Mariupol per evacuare la guida del battaglione nazionalista Azov. A dirlo è il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. Lo riporta l'agenzia Interfax. La nave che batteva bandiera di Malta non si sarebbe fermata agli avvertimenti della flotta di Mosca. «Non ci sono stati feriti tra i membri dell'equipaggio sulla nave. L'incendio è stato estinto dall'equipaggio e dopo l'ispezione l'imbarcazione è stata scortata al porto di Yeysk», ha detto Konashenkov.

          La Stampa
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            Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
            Le Pen o Macron, chi votereste?

            Inviato dal mio SM-G998B utilizzando Tapatalk
            Marine Le Pen subito.
            Originariamente Scritto da Sean
            Bob è pure un fervente cattolico.
            E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

            Alice - How long is forever?
            White Rabbit - Sometimes, just one second.

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              Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
              Come al solito indignarsi è da fessi che gli da ancora più importanza.

              E' altrettanto da fessi non capire che si tratta di un artificio retorico per poter dire che le dittature sono una bella cosa. Poi ha sempre in bocca i bambini che muoiono...

              Cremlini è dall'inizio che lancia questi messaggi, anche il suo manifesto per la pace è una rottura con l'UE, mettersi a 90° con la Russia e farci amicizia.
              Non hai capito nulla di ciò che dice Orsini

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                Da un pò si legge di questi tentativi ucraini di cercare di evacuare qualcuno da Mariupol, dalla zona del porto dove sono asserragliati gli Azov. Nei giorni scorsi c'erano stati tentativi con due elicotteri in due tempi diversi, ed entrambi erano stati abbattuti dai russi.

                Qualcuno sospetta che non si tratti della sola impellenza di salvare i capi del battaglione Azov ma che all'interno del ridotto del porto vi siano anche degli occidentali, membri di intelligence o ufficiali militari occidentali che erano andati a dare una mano sul campo, da qui questi continui tentativi, rischiando anche molto, per portare fuori chi deve essere portato fuori da lì.

                In uno dei due elicotteri abbattuti dai russi c'erano due soldati francesi. Siccome la fonte era russa (una ripresa tv con tanto di documenti in francese tratti dai resti dell'elicottero abbattuto, per come si vedeva nelle riprese) non avevo postato la notizia perchè inverificabile la sua veridicità...ma siccome adesso è uscito fuori anche il tentativo per nave mi sono tornati in mente quei precedenti.
                ...ma di noi
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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Originariamente Scritto da Merdablu Visualizza Messaggio
                  Non hai capito nulla di ciò che dice Orsini
                  l'altro giorno sapete cos'ha detto ? che in caso di atomica in Ucraina , nessuno muoverà un dito.
                  ovviamente il vostro Mario l'aveva già scritto con abbondante anticipo.

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                    America, le quattro mosse anti-Putin: “Porteremo Kiev alla vittoria”

                    Armi all’Ucraina, sanzioni sempre più dure, isolamento, Nato globale dopo la strage di Bucha, Biden accelera: «Faremo tutto il possibile»

                    https://www.lastampa.it/esteri/2022/04/09/news/america_le_quattro_mosse_antiputin_porteremo_kiev_alla_vittoria_-2919998/?ref=LSHSTD-BH-I0-PM5-S7-T1


                    DAL CORRISPONDENTE DA WASHINGTON. Armi gli ucraini, sanzioni per fiaccare l’economia russa, estromissione di Mosca dai consessi internazionali, potenziamento del fianco orientale della Nato e un occhio al quadrante del Pacifico dove le mosse cinesi sono osservate da vicino: sono le direttrici lungo le quali si muove l’Amministrazione Biden nel confronto con la Russia. La parola negoziati a Washington è passata di moda. Le immagini provenienti da Bucha e il timore – quasi la certezza – che da altre località ucraine spunteranno nuove testimonianze di violenze, stanno spingendo la Casa Bianca su una linea di assoluta intransigenza. Che fa dire al capo del Pentagono, Lloyd Austin, che «l’America continuerà a dare agli ucraini ogni cosa di cui hanno bisogno per aver successo». All’omologo ucraino, Oleksii Reznikov, il segretario della Difesa ha assicurato un nuovo pacchetto di Javelin e dispositivi anti-carro.
                    Il fronte è nel Donbass: è qui che arriveranno lungo una collaudata catena logistica i mezzi militari e le armi che gli alleati mettono a disposizione di Kiev. Ieri i britannici hanno alzato nuovamente il livello degli armamenti e il primo ministro Boris Johnson ha annunciato che Londra manderà sistemi di difesa anti-missile e anti-tank sofisticati sottolineando che il Regno Unito «è pronto a dare ogni armamento difensivo possibile». Su questa linea si muove anche la Casa Bianca: da una parte invia i suoi armamenti a Kiev, dall’altra facilita il trasferimento di armi degli alleati. Il recente viaggio di Austin a Bratislava ha consentito di siglare un accordo perfezionato ieri: la Slovacchia invierà il sistema S-300 in Ucraina e Washington “colmerà” il buco difensivo schierando in territorio Nato batterie di Patriot.
                    La strategia militare di Biden ha subito un’accelerazione drastica dopo il discorso di Zelensky al Congresso Usa e le pressioni di Nancy Pelosi e del senatore Charles Schumer. La guerra sarà lunga, ritengono al Pentagono, e dagli esiti ancora tutti da decifrare. Per questo Biden ha dato disposizione a tutte le agenzie di non lesinare sforzi e risorse e ricorrerà al Lend-Lease Programm per accelerare la consegna di equipaggiamenti militari aggirando ogni ostacolo burocratico e normativo. Una corsia preferenziale adottata in passato nel 1944 per armare l’Europa contro Hitler.
                    L’Amministrazione Usa ha stanziato dal 24 febbraio 2022 1,7 miliardi di dollari, e ha dato il via libera alla condivisione con gli ucraini di elementi di intelligence sul Donbass così da facilitare le operazioni sul campo. È un segnale che – unito alla consegna di altri droni kamikaze “Swithblade” capaci di perforare i mezzi corazzati – segna un’accelerazione nel conflitto. Alcuni soldati ucraini sono negli Stati Uniti per ricevere addestramento, ma già sul campo vi sono militari di Kiev in grado di maneggiare questi droni con efficacia. Biden resta irremovibile su due elementi: le no-fly zone e l’impegno diretto dei soldati Usa sul terreno. Ma il divario su quel che Washington riteneva di dover e poter fare due mesi fa e quello che fa oggi, si è decisamente accorciato.
                    L’Amministrazione Usa ripete in ogni occasione che l’obiettivo è quello di ridurre la Russia a uno Stato paria, sia sul piano economico finanziario che politico, come evidenzia la sospensione fino a tutto il 2023 della Russia dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Le sanzioni che l’hanno colpita – cinque round – porteranno nelle stime degli americani Mosca a vedere contratto del 15% il suo Pil e l’uscita dalla top 20 delle più floride economie del pianeta e a ridurne ogni velleità di potenza.
                    Le sanzioni sono anche un segnale inviato a Pechino. La guerra in Ucraina non ha distolto le antenne americane dal Pacifico. Anzi i messaggi che gli Usa recapitano sono chiari: anzitutto il fatto che quattro Paesi dell’area (Australia, Sud Corea, Nuova Zelanda e Giappone) abbiano partecipato al vertice Nato di questa settimana è un avvertimento alla Cina: le democrazie – è il messaggio portato da Blinken – sono determinate a difendere l’ordine liberale. In secondo luogo, Biden ha usato proprio nel colloquio con Xi Jinping del mese scorso proprio la “compattezza” dell’Occidente sulle sanzioni a Mosca, per ribadire che tale trattamento potrebbe essere riservato anche alla Cina nel caso dovesse sostenere con armi o economicamente Putin. O magari nella malaugurata eventualità di un attacco cinese a Taiwan.

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                      chi se lo sarebbe aspettato ?

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                        Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                        America, le quattro mosse anti-Putin: “Porteremo Kiev alla vittoria”

                        Armi all’Ucraina, sanzioni sempre più dure, isolamento, Nato globale dopo la strage di Bucha, Biden accelera: «Faremo tutto il possibile»

                        https://www.lastampa.it/esteri/2022/04/09/news/america_le_quattro_mosse_antiputin_porteremo_kiev_alla_vittoria_-2919998/?ref=LSHSTD-BH-I0-PM5-S7-T1


                        DAL CORRISPONDENTE DA WASHINGTON. Armi gli ucraini, sanzioni per fiaccare l’economia russa, estromissione di Mosca dai consessi internazionali, potenziamento del fianco orientale della Nato e un occhio al quadrante del Pacifico dove le mosse cinesi sono osservate da vicino: sono le direttrici lungo le quali si muove l’Amministrazione Biden nel confronto con la Russia. La parola negoziati a Washington è passata di moda. Le immagini provenienti da Bucha e il timore – quasi la certezza – che da altre località ucraine spunteranno nuove testimonianze di violenze, stanno spingendo la Casa Bianca su una linea di assoluta intransigenza. Che fa dire al capo del Pentagono, Lloyd Austin, che «l’America continuerà a dare agli ucraini ogni cosa di cui hanno bisogno per aver successo». All’omologo ucraino, Oleksii Reznikov, il segretario della Difesa ha assicurato un nuovo pacchetto di Javelin e dispositivi anti-carro.
                        Il fronte è nel Donbass: è qui che arriveranno lungo una collaudata catena logistica i mezzi militari e le armi che gli alleati mettono a disposizione di Kiev. Ieri i britannici hanno alzato nuovamente il livello degli armamenti e il primo ministro Boris Johnson ha annunciato che Londra manderà sistemi di difesa anti-missile e anti-tank sofisticati sottolineando che il Regno Unito «è pronto a dare ogni armamento difensivo possibile». Su questa linea si muove anche la Casa Bianca: da una parte invia i suoi armamenti a Kiev, dall’altra facilita il trasferimento di armi degli alleati. Il recente viaggio di Austin a Bratislava ha consentito di siglare un accordo perfezionato ieri: la Slovacchia invierà il sistema S-300 in Ucraina e Washington “colmerà” il buco difensivo schierando in territorio Nato batterie di Patriot.
                        La strategia militare di Biden ha subito un’accelerazione drastica dopo il discorso di Zelensky al Congresso Usa e le pressioni di Nancy Pelosi e del senatore Charles Schumer. La guerra sarà lunga, ritengono al Pentagono, e dagli esiti ancora tutti da decifrare. Per questo Biden ha dato disposizione a tutte le agenzie di non lesinare sforzi e risorse e ricorrerà al Lend-Lease Programm per accelerare la consegna di equipaggiamenti militari aggirando ogni ostacolo burocratico e normativo. Una corsia preferenziale adottata in passato nel 1944 per armare l’Europa contro Hitler.
                        L’Amministrazione Usa ha stanziato dal 24 febbraio 2022 1,7 miliardi di dollari, e ha dato il via libera alla condivisione con gli ucraini di elementi di intelligence sul Donbass così da facilitare le operazioni sul campo. È un segnale che – unito alla consegna di altri droni kamikaze “Swithblade” capaci di perforare i mezzi corazzati – segna un’accelerazione nel conflitto. Alcuni soldati ucraini sono negli Stati Uniti per ricevere addestramento, ma già sul campo vi sono militari di Kiev in grado di maneggiare questi droni con efficacia. Biden resta irremovibile su due elementi: le no-fly zone e l’impegno diretto dei soldati Usa sul terreno. Ma il divario su quel che Washington riteneva di dover e poter fare due mesi fa e quello che fa oggi, si è decisamente accorciato.
                        L’Amministrazione Usa ripete in ogni occasione che l’obiettivo è quello di ridurre la Russia a uno Stato paria, sia sul piano economico finanziario che politico, come evidenzia la sospensione fino a tutto il 2023 della Russia dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Le sanzioni che l’hanno colpita – cinque round – porteranno nelle stime degli americani Mosca a vedere contratto del 15% il suo Pil e l’uscita dalla top 20 delle più floride economie del pianeta e a ridurne ogni velleità di potenza.
                        Le sanzioni sono anche un segnale inviato a Pechino. La guerra in Ucraina non ha distolto le antenne americane dal Pacifico. Anzi i messaggi che gli Usa recapitano sono chiari: anzitutto il fatto che quattro Paesi dell’area (Australia, Sud Corea, Nuova Zelanda e Giappone) abbiano partecipato al vertice Nato di questa settimana è un avvertimento alla Cina: le democrazie – è il messaggio portato da Blinken – sono determinate a difendere l’ordine liberale. In secondo luogo, Biden ha usato proprio nel colloquio con Xi Jinping del mese scorso proprio la “compattezza” dell’Occidente sulle sanzioni a Mosca, per ribadire che tale trattamento potrebbe essere riservato anche alla Cina nel caso dovesse sostenere con armi o economicamente Putin. O magari nella malaugurata eventualità di un attacco cinese a Taiwan.
                        Se è vero (non ho dubbi) sti americani son fuori di testa.....



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                          Marine Le Pen potrebbe vincere le elezioni in Francia (e sarebbe un successo per Putin)

                          di Aldo Cazzullo

                          Con l’hashtag #sanslui (senza di lui) destinato a Macron, con una retorica da «noi» contro di «loro» e denigrando la globalizzazione e le élite, Marine Le Pen attira il consenso dei ceti popolari e cerca la rivincita

                          «Per cinque anni, lui vi ha disprezzati. Per cinque anni, lui vi ha umiliati. È il momento: liberiamocene». Con tanto di hashtag: #sanslui , senza di lui. E lui è ovviamente Emmanuel Macron. Marine Le Pen inizia così tutti i comizi, anche l’ultimo a Perpignan. Perché ha colto nel vento una tendenza abbastanza terrificante per Macron: non c’è traccia del fronte repubblicano che cinque anni fa lo condusse all’Eliseo con un plebiscito; al contrario, tira un’aria da «tous sauf lui», chiunque tranne Macron. Non a caso i sondaggi, che fino a qualche giorno fa indicavano una rielezione abbastanza tranquilla, danno Marine Le Pen quasi appaiata al presidente nel primo turno di domani, e al 49% al ballottaggio: a un passo dall’Eliseo. Sarebbe un terremoto, non solo per la Francia. Sarebbe una grande vittoria di Vladimir Putin. Una sconfitta per Biden, Scholz, Draghi. E sarebbe la fine dell’Unione europea come l’abbiamo conosciuta. Perché da questo punto di vista la figlia di Jean-Marie Le Pen non è cambiata: resta la populista, la sovranista, la nazionalista, l’anti-europeista di sempre.

                          Rispetto al padre, si è liberata dell’ideologia e del linguaggio della vecchia destra. L’elogio di Vichy, la difesa del colonialismo — «una benedizione per arabi, africani, asiatici» — li lascia volentieri all’altro candidato della destra radicale, Eric Zemmour; che all’inizio sembrava per lei una rovina, e si è rivelato una fortuna. Cattiva coscienza della nazione, Zemmour ha attirato su di sé lo stigma della sinistra, della destra neogollista, dello stesso Macron, che l’ha definito un essere «politicamente abietto». Marine al confronto si è scoperta moderata. E si è pure tolta di mezzo la rivale interna, la nipote — figlia di sua sorella — Marion Maréchal, che ha preso una cantonata pazzesca schierandosi con Zemmour.

                          La Le Pen ha passato gli ultimi cinque anni a riscattarsi dal disastroso duello tv, perduto contro Macron, e dalla successiva disfatta elettorale. Ha vellicato i gilet gialli, senza schierarsi apertamente con loro, soprattutto quando hanno cominciato a picchiare i poliziotti. Ha giocato in difesa sulla pandemia, strizzando l’occhio ai no vax senza compromettersi, e adesso empatizza con i giovani «cui sono stati rubati due anni di vita». Poteva trovarsi in difficoltà con la guerra russa, lei che dai russi è stata finanziata, attraverso la società Aviazapchast. E invece nei sondaggi del primo turno è risalita al 24%, insistendo su salari, potere d’acquisto, prezzo della benzina, bolletta dell’elettricità. A Parigi, sia negli arrondissement dei borghesi bohemien, sia in quelli dei veri ricchi, Marine non tocca palla. Ma i ceti popolari, gli operai, gli agricoltori voteranno per lei. E pure i disoccupati assistiti dallo Stato, che Macron vorrebbe far lavorare.

                          Vista da vicino, Marine Le Pen è una donna simpatica, gioviale, di forte presenza scenica, che ama il vino e il formaggio, e ama bere e mangiare in pubblico fin da quando voleva marcare la differenza con Sarkozy che è astemio e allergico al lattosio. Ha cambiato mariti e fidanzati, crede nei diritti civili, assicura di non aver mai giudicato in vita sua «un essere umano dal colore della pelle, dal nome che porta, dal posto da cui viene». Ma nel fondo non è cambiata. La sua proposta di riforma dell’Unione europea è di fatto l’abolizione dell’Unione europea. È la fine della libera circolazione stabilita con gli accordi di Schengen. È il no al debito comune, creato con la pandemia. È il rifiuto dell’esercito europeo, della diplomazia europea, del fisco europeo. È l’idea che i francesi siano migliori del resto dell’umanità.

                          I suoi comizi sono sempre gli stessi. Improntati sulla lotta tra «Noi» e «Loro». Loro sono i mondialisti, i globalisti, gli europeisti, i liberisti, i giornalisti, i banchieri, i consulenti di McKinsey che hanno scritto a pagamento l’impopolare riforma delle pensioni senza neppure pagare le tasse in Francia (e questo è stato un grave errore di Macron). Noi, dice Marine, siamo i patrioti, i localisti, i nazionalisti, i protezionisti, coloro che si occupano degli ultimi, delle «famiglie fragili», delle «persone ferite dalla vita», dei «relegati nell’angolo morto della società», dei «piccoli francesi su cui non si china nessuno». Coloro che si battono contro «lo scioglimento della Francia nel grande magma mondialista, di cui l’Unione europea è il preludio». Coloro che difendono «la grandeur de la Nation», la grandezza della Nazione. Segue canto della Marsigliese.

                          La storia della Francia degli ultimi quarant’anni, da Mitterrand a Macron, è rappresentata nei comizi lepenisti come la storia di un drammatico declino. Un Paese meravigliosamente bello e ricco non solo di arte, cultura, letteratura, turismo, ma anche di tecnologia, energia nucleare, armi atomiche, financo figli (la Francia ha una demografia di gran lunga migliore della Germania) viene raccontato come una landa desolata, composta da «quartieri dove la polizia non entra», isole della Tortuga «dove la legge dello Stato non ha alcun valore». Ma purtroppo questi luoghi esistono, e i suoi abitanti votano in massa per lei. Così come esiste tra i francesi la sensazione di non contare più nulla e di non essere più nulla, in balia dei flutti dell’immigrazione e della globalizzazione, per cui «la Francia sta per essere sommersa e cancellata dai libri di storia» come grida Marine.

                          Intendiamoci: la Le Pen resta un outsider. L’establishment francese non la vuole. Valérie Pécresse, la candidata neogollista, al secondo turno voterà Macron (anche se, a differenza di Fillon nel 2017, non darà consegne di voto). Il Figaro, il quotidiano più antico di Francia, proprietà di Dassault quello delle armi, appoggia il presidente. Il punto è capire quanto conta ancora l’establishment. Tra pochi giorni sapremo se Marine è la Mitterrand di destra, capace di vincere dopo tanti assalti e altrettante sconfitte; o se invece resta una campana di allerta, che suona sempre più forte per avvertire i governanti d’Europa che i sentimenti non contano meno della razionalità, che il popolo va ascoltato e non disprezzato, che gli elettori vanno presi sul serio e non dati per scontati.



                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            la figlia di Jean-Marie Le Pen non è cambiata: resta la populista, la sovranista, la nazionalista, l’anti-europeista di sempre.
                            Non si capisce per Cazzullo perchè essere populista, sovranista, nazionalista e anti-europeista debbano essere qualità dispregiative. E' da oltre un mese che con la guerra in Ucraina si esaltano sovranismo e nazionalismo (il diritto di autodeterminarsi come nazione sovrana e scegliere la propria direzione al di fuori di ogni sfera di influenza); il populismo è dare ascolto e intercettare le istanze, le esigenze e i bisogni del "popolo minuto", quello non appoggiato dall'elitismo che Cazzullo riassume nell'establishment; l'anti-europeismo ce lo ha già fatto vedere la Gran Bretagna, quindi di che parliamo?

                            E perchè un successo della Le Pen dovrebbe essere un successo per Putin? Semmai sarebbe un successo per quella Francia sottorappresentata, la Francia che non piace agli editori de Le Figaro, la "massa silenziosa" che anch'essa però, in quel silenzio, due idee politiche se le forma.

                            Si è insomma alle solite: all'interno di un sistema democratico, sei democratico solo se stai "dalla parte giusta", altrimenti diventi o viene rappresentato come un cattivo bambino con idee strampalate.

                            Al ballottaggio molto probabilmente vincerà Macron, perchè i voti di chi non si riconosce in nessuno dei due candidati di solito finiscono in direzione della stabilità, ovvero del governo (in questo caso presidente) in carica, ma si propone ormai una domanda urgente per i governanti: perchè non si riesce a dare rappresentanza e soluzione alle istanze della non minoritaria parte di popolo che nelle grandi nazioni si sente sempre di più messa ai margini? Perchè poi ci si sorprende dei Trump e delle Le Pen? Si parla di numeri grossi, metà o quasi metà di una nazione.

                            Evidentemente c'è uno scollamento tra quanto l'elitismo va raccontandosi e quanto una parte del popolo vive e vede. Contraddizioni e distanze tra il vertice e la base, dove le ripercussioni del globalismo, dell'immigrazionismo, della perdita identitaria, della sensazione di "diluirsi in un magma informe", di "non contare più nulla" si fanno sentire sul terreno dell'esistenza quotidiana ma non ne trovi traccia nè sulle Repubblica e nemmeno nei Le Figaro.
                            Last edited by Sean; 10-04-2022, 09:40:55.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Cosa sta succedendo, sul campo?
                              (Guido Olimpio) Breve punto. Sta prendendo forma il dispositivo russo che dovrà lanciare la probabile offensiva nella regione sud/sud est.
                              1) Lo conferma il nuovo lungo convoglio di mezzi (12 km) fotografato dai satelliti.
                              2) Mosca cerca di ristabilire l’efficienza dei reparti, segnalati reclutamenti anche tra i congedati in Transnistria, territorio separatista della Moldavia. Fonti diverse sottolineano che rimangono difficoltà logistiche. Anche la qualità dei militari non sarebbe sempre adeguata.
                              3) Gli osservatori mettono però in guardia sull’alto volume di fuoco che l’Armata potrebbe impiegare in questo scacchiere. Negli ultimi giorni sono stati intensi i raid aerei (media di 250 sortite quotidiane).
                              4) Putin ha affidato la missione al generale Alexandr Dvornikov: sulle sue capacità – specie dopo una non brillante esperienza in Siria – i pareri divergono.

                              Un convoglio russo di 12 chilometri a est di Kharkiv
                              Immagini satellitari mostrano la presenza di un convoglio militare russo ad est di Kharkiv. Lo scrive la Cnn. Le immagini, raccolte e analizzate da Maxar Technologies, relative all’8 aprile, mostrano un convoglio militare lungo circa 12 chilometri, composto da centinaia di mezzi («veicoli armati, camion con rimorchi di artiglieria e attrezzatura di supporto») in movimento verso sud attraverso la cittadina di Velkyi Burluk, a est di Kharkiv, nell’Ucraina orientale.

                              Morto un altro generale russo — il nono dall’inizio della guerra
                              Il colonnello Alexander Bespalov, un altissimo esponente dell’esercito russo, sarebbe stato ucciso in battaglia in Ucraina. Se confermata, la sua sarebbe la nona morte di un generale in questa guerra: un bilancio gravissimo, con pochi precedenti nella storia bellica recente.

                              Secondo quanto riportato da media locali, il funeral edi Bespalov sarebbe stato celebrato venerdì nella città di Ozersk.

                              Secondo il ministero della Difesa ucraino, la Russia ha perso finora 19 mila militari.

                              Nella giornata di ieri è stata pubblicata la notizia — non confermata da Mosca — di un cambio della guida delle operazioni militari russe in Ucraina, che ora sarebbero affidate al generale Aleksandr Dvornikov, veterano della guerra in Siria.

                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
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                                C. Campo - Moriremo Lontani


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