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Cronaca e politica estera [Guerra Ucraina-Russia] Thread unico.

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    ma i capi di stato son quasi tutti nani, tranne i presidenti usa

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      Pietro il Grande, di nome e di fatto, era un Chad immenso


      Originariamente Scritto da Sean
      mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola




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          Rope

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            Obiettivo Ucraina: liberarsi dagli invasori

            Obiettivo Russia: denazificare l’Ucraina

            Obiettivo Pianeta Terra: andare a scovare il post della firma di Zuse



            Originariamente Scritto da Giampo93
            Finché c'è emivita c'è Speran*a

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              Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
              Obiettivo Ucraina: liberarsi dagli invasori

              Obiettivo Russia: denazificare l’Ucraina

              Obiettivo Pianeta Terra: andare a scovare il post della firma di Zuse
              bhe, quel post è pericolosissimo ovunque lo prendi

              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Se ciascuno si succhiasse il suo bastoncino della liquirizia, e non considerasse quello mio

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                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                Questo mi pare lo postammo qua un mesetto fa, una intervista al politologo americano Nasr:



                E questo passaggio da un articolo di Wolfgang Munchau sulla "impossibilità di isolare un paese così vasto nel XXI secolo"



                A me pare una situzione più composita di quanto se la racconti o se la guardi il monocolo occidentale.
                Boh, io dell'Occidente che isola la Russia non lo leggo da nessuna parte...se non come contro-narrazione Russa a uso interno.
                L'aspetto oggettivo è che la Russia può esportare in altri mercati. Ma ci vuole tempo (i gasdotti e gli oleodotti si costruiscono in lustri). Il problema è che quello che non può più importare dall'Europa per via delle sanzioni non lo può importare dall'India o dalla Cina, perché o sono prodotti che non si trovano o sono di qualità inferiore.
                Questo nel breve e lungo periodo fa si che la Russia perda terreno su diversi settori per lei strategici e che si basano sull'imposrazione di componenti europee. Primi tra tutti i sistemi d'arma

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                  L'UE avverte i media italiani di non favorire la propaganda russa dando la parola a ospiti di regime nei talk show

                  Un portavoce della Commissione UE sui casi in Italia: "Clausola di non-elusione delle sanzioni contro la propaganda russa si applica anche ai giornalisti"


                  Un portavoce della Commissione Europea precisa che "la clausola di non-elusione delle sanzioni contro la disinformazione di regime si applica anche ai giornalisti" e che nei programmi serve "contestualizzazione contro la diffusione di odio e violenza"

                  Strasburgo, dall’inviato – Monta la polemica in Italia, e non solo. Anche l’Unione Europea accende i riflettori sulla tendenza italiana a dare grande spazio ai giornalisti russi nei talk show, anche di media colpiti dalle sanzioni UE. “Le emittenti in Italia e negli altri Stati membri non devono permettere l’incitamento alla violenza, l’odio e la propaganda russa nei loro programmi, come previsto dalla direttiva UE”, ha avvertito il portavoce della Commissione per il Digitale, Johannes Bahrke, durante il punto quotidiano con la stampa europea.
                  Non si tratta di censura delle opinioni, ma di contestualizzazione e di non offrire un podio per la diffusione di disinformazione veicolata dal regime di Vladimir Putin. L’UE ha adottato il 2 marzo scorso le sanzioni contro la disinformazione e la propaganda del Cremlino veicolata dai media statali, attraverso la sospensione di Sputnik e Russia Today, e l’efficacia di queste misure dipende da quanto i media dei 27 Paesi membri – Italia in particolare – non cercheranno di eluderle. “Chi vi ha lavorato non è interessato dalle sanzioni, ma c’è una clausola di non-elusione che si applica anche ai giornalisti, perciò la libertà di espressione non può essere invocata da altri media per aggirare le sanzioni”, ha precisato il portavoce dell’esecutivo comunitario. All’interno del quando di una “misura eccezionale, mirata e temporanea, adottata in un contesto molto specifico e senza precedenti”, per Bruxelles “è di fondamentale importanza che i media contestualizzino” chi sono gli ospiti e dove lavorino o abbiano lavorato i giornalisti russi.
                  Quanto puntualizzato dalla Commissione Europea arriva sull’onda lunga delle polemiche per l’invito del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, al programma Zona Bianca su Rete 4, con un intervento senza contraddittorio che è sembrato il modo migliore per la propaganda russa di bucare le sanzioni UE in Italia. Ma oltre a questo caso eclatante, che nel Paese e in Europa sta facendo scalpore e ha alzato un polverone di polemiche anche a livello istituzionale, è lunga la lista di ospiti controversi invitati dai talk show in Italia e che hanno potuto godere di una cassa di risonanza non indifferente per spargere le fondamenta della propaganda russa. È il caso di Aleksandr Dugin, filosofo di estrema destra considerato uno degli ideologi della Russia di Putin (a Diritto e rovescio e poi Fuori dal coro su Rete 4), o Nadana Fridrikhson, giornalista della tv russa Zvedza, controllata dal ministero della Difesa di Mosca (a Cartabianca su Rai3 e a Otto e mezzo su La7). Prima di Lavrov, invece, sempre il programma Zona Bianca aveva ospitato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.

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                    Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
                    Io, di un che viene dwarfato da Tom Cruise, non posso fidarmi.
                    Hai il cuore troppo, troppo, troppo vicino...
                    Ha proprio la faccia da e......eo

                    Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
                    Originariamente Scritto da Pesca
                    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                      Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                      L'UE avverte i media italiani di non favorire la propaganda russa dando la parola a ospiti di regime nei talk show

                      Un portavoce della Commissione UE sui casi in Italia: "Clausola di non-elusione delle sanzioni contro la propaganda russa si applica anche ai giornalisti"


                      Un portavoce della Commissione Europea precisa che "la clausola di non-elusione delle sanzioni contro la disinformazione di regime si applica anche ai giornalisti" e che nei programmi serve "contestualizzazione contro la diffusione di odio e violenza"

                      Strasburgo, dall’inviato – Monta la polemica in Italia, e non solo. Anche l’Unione Europea accende i riflettori sulla tendenza italiana a dare grande spazio ai giornalisti russi nei talk show, anche di media colpiti dalle sanzioni UE. “Le emittenti in Italia e negli altri Stati membri non devono permettere l’incitamento alla violenza, l’odio e la propaganda russa nei loro programmi, come previsto dalla direttiva UE”, ha avvertito il portavoce della Commissione per il Digitale, Johannes Bahrke, durante il punto quotidiano con la stampa europea.
                      Non si tratta di censura delle opinioni, ma di contestualizzazione e di non offrire un podio per la diffusione di disinformazione veicolata dal regime di Vladimir Putin. L’UE ha adottato il 2 marzo scorso le sanzioni contro la disinformazione e la propaganda del Cremlino veicolata dai media statali, attraverso la sospensione di Sputnik e Russia Today, e l’efficacia di queste misure dipende da quanto i media dei 27 Paesi membri – Italia in particolare – non cercheranno di eluderle. “Chi vi ha lavorato non è interessato dalle sanzioni, ma c’è una clausola di non-elusione che si applica anche ai giornalisti, perciò la libertà di espressione non può essere invocata da altri media per aggirare le sanzioni”, ha precisato il portavoce dell’esecutivo comunitario. All’interno del quando di una “misura eccezionale, mirata e temporanea, adottata in un contesto molto specifico e senza precedenti”, per Bruxelles “è di fondamentale importanza che i media contestualizzino” chi sono gli ospiti e dove lavorino o abbiano lavorato i giornalisti russi.
                      Quanto puntualizzato dalla Commissione Europea arriva sull’onda lunga delle polemiche per l’invito del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, al programma Zona Bianca su Rete 4, con un intervento senza contraddittorio che è sembrato il modo migliore per la propaganda russa di bucare le sanzioni UE in Italia. Ma oltre a questo caso eclatante, che nel Paese e in Europa sta facendo scalpore e ha alzato un polverone di polemiche anche a livello istituzionale, è lunga la lista di ospiti controversi invitati dai talk show in Italia e che hanno potuto godere di una cassa di risonanza non indifferente per spargere le fondamenta della propaganda russa. È il caso di Aleksandr Dugin, filosofo di estrema destra considerato uno degli ideologi della Russia di Putin (a Diritto e rovescio e poi Fuori dal coro su Rete 4), o Nadana Fridrikhson, giornalista della tv russa Zvedza, controllata dal ministero della Difesa di Mosca (a Cartabianca su Rai3 e a Otto e mezzo su La7). Prima di Lavrov, invece, sempre il programma Zona Bianca aveva ospitato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.
                      Fare interviste senza un contraddittorio è una prassi che ha accompagnato la nascita e l'affermazione della democrazia moderna. E prima ancora era prassi che il contraddittorio venisse pubblicato a posteriori; il botta e risposta spesso trae beneficio da questa modalità che permette un dibattito organico e approfondito.

                      Dubito che i rappresentanti dell'EU siano consapevoli di questo argomento basilare. Dimostrano sempre di non comprendere cosa sia la democrazia, che intendono come emanazione dall'alto di un'oligarchia di immaginari illuminati. La libertà è un movimento che viene dal basso, non dai tiranni pseudo-illuminati.
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Bob è pure un fervente cattolico.
                      E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

                      Alice - How long is forever?
                      White Rabbit - Sometimes, just one second.

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                        I «progressi minimi» della Russia nel Donbass (che punta ad annettersi)

                        Le forze russe nella regione del Donbass compiono «progressi minimi, hanno il morale basso e continuano ad avere problemi logistici». Lo ha affermato un alto funzionario del Pentagono, aggiungendo che gli ucraini hanno ancora il controllo di Kharkiv.

                        Le forze di Kiev «hanno svolto un ottimo lavoro nelle ultime 24-48 ore e sono riusciti a spingere i russi a circa 40 km a est di Kharkiv», ha spiegato il funzionario Usa.

                        Quanto a Mariupol, il Pentagono ha constatato che la città continua a subire attacchi aerei da parte delle forze russe.

                        Secondo quanto riferito poi dal portavoce del Pentagono, Kohn Kirby, al momento «gli Stati Uniti non hanno indicazioni che la Russia stia ricevendo armi da Paesi terzi o che Mosca abbia tentato di ottenere tale assistenza. Prima del 24 febbraio avevano radunato un’enorme quantità di proprie forze da combattimento fuori dall’Ucraina e hanno ancora molto di quella forza».

                        L’obiettivo russo, al momento, è per gli Stati Uniti quello di annettersi definitivamente il Donbass.


                        L’Ungheria «sapeva in anticipo dell’invasione»

                        L’Ungheria sarebbe stata informata in anticipo dalla Russia della sua volontà di invadere l’Ucraina. Lo scrive il «Kyiv Independent» citando il capo del Consiglio di Sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov.

                        Il giornale ucraino fa notare come il primo febbraio scorso Viktor Orban si sia recato a Mosca in visita da Vladimir Putin. Successivamente le autorità ungheresi si sono pubblicamente opposte all’imposizione di sanzioni alla Russia.

                        L’Ungheria non ha al momento commentato l’indiscrezione.


                        «Sono pronto a incontrare Putin»: l’intervista a Papa Francesco, in esclusiva

                        (Alessandro Trocino) Papa Francesco ha parlato a lungo della guerra in Ucraina in una intervista esclusiva con il direttore del Corriere, Luciano Fontana. In cui dice molte cose, mostra tutta la sua umanità e racconta, «con una vena di pessimismo», i tanti tentativi fatti per ottenere almeno il cessate il fuoco, e dice di «essere pronto a incontrare Putin, a Mosca».

                        Francesco non nasconde i suoi dubbi: «Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini. La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto. Così avvenne nella guerra civile spagnola prima del secondo conflitto mondiale. Il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano».

                        Che fare allora? «A Kiev per ora non vado — spiega, dopo aver precisato di aver chiamato Zelensky sin dal primo giorno del conflitto —. Sento che non devo andare. Prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta...».

                        Di certo non sembra aprirla il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa: «Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin».

                        La conclusione (ma ci sono moltissime cose ancora nell’intervista, che trovate qui) non è all’insegna dell’ottimismo: «Per la pace non c’è abbastanza volontà. La guerra è terribile e dobbiamo gridarlo».

                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Usa: Corte suprema voterà per abolire diritto all’aborto

                          Il sito statunitense «Politico» ha pubblicato una prima bozza di parere maggioritario, scritta dal giudice conservatore Samuel Alito


                          La Corte Suprema degli Stati Uniti sarebbe pronta a cancellare la sentenza Roe v. Wade che dal 1973 garantisce il diritto di aborto a tutte le donne americane. Il sito «Politico» ha pubblicato ieri sera, lunedì 3 maggio, la bozza del parere scritto dal giudice Samuel Alito. È un documento provvisorio che, in teoria, potrebbe cambiare da qui a qualche settimana, quando è attesa la sentenza ufficiale dei nove giudici, da mesi impegnati nell’esame della legge approvata nel 2018 dallo Stato del Mississippi.

                          Ma l’impressione generale, sia tra i favorevoli che tra i contrari, è che la traccia di Alito sarà alla fine condivisa da cinque giudici di orientamento conservatore, cioè dalla maggioranza della Corte. Il blocco comprende, oltre allo stesso Alito, i giudici Thomas Clarence, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh, Amy Coney Barrett. Le ultime tre toghe sono state nominate da Donald Trump. Se fosse confermata in questi termini, la pronuncia della Corte Suprema segnerebbe una svolta epocale, destinata a durare negli anni.


                          La conseguenza pratica più immediata è che l’interruzione di gravidanza diventerebbe materia legislativa dei singoli Stati. Oggi sono già 22 gli Stati che hanno adottato legislazioni molto restrittive, come il Texas e più di recente l’ Oklahoma . Altri quattro Stati sono pronti a seguire l’esempio. Le donne avrebbero ancora libertà di scelta negli Stati liberal delle due coste, dalla California a New York. Lo scenario più probabile, quindi, è quello di un Paese ancora più diviso.

                          La Corte Suprema è partita lo scorso autunno dalla causa costituzionale intentata dalla Jackson Women’s Health Organization contro la legge varata nel 2018 dal parlamento del Mississippi, controllato dai repubblicani. La norma vieta il ricorso all’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza. La sentenza Planned Parenthood v. Casey del 1972 stabilisce, invece, che l’aborto è praticabile fino a quando il feto non sia autosufficiente, cioè fino a circa sette mesi di gravidanza. Il parere di Alito è molto secco: «La sentenza Roe v.Wade è nata sbagliata».

                          Il giudice contesta il radicamento giuridico del diritto di scelta nel 14° Emendamento della Costituzione americana, che garantisce ai cittadini americani le libertà politiche e civili. «Ma il 14° Emendamento è stato introdotto in un’epoca (1868 ndr) in cui neanche si discuteva di aborto», scrive Alito. Secondo il giudice, quindi, non c’è alcuna ragione per garantire su tutto il territorio federale il diritto di scelta in tema di gravidanza. La materia «dovrà tornare ai singoli stati». Un’argomentazione che nella serata di ieri ha già infiammato lo scontro. Da qui alla sentenza definitiva il tema dell’aborto terrà banco nel dibattito politico, nell’anno delle elezioni politiche di mid-term, previste per novembre.

                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Parlare di aborto vietato nel 2022 è assurdo
                            Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                            Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                            Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                              Biden, che lega la democrazia ai "diritti civili", rischia di svegliarsi in una nazione antiabortista.

                              L'America in sommovimento è l'America che ci piace.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Originariamente Scritto da M K K Visualizza Messaggio
                                Parlare di aborto vietato nel 2022 è assurdo
                                Repubblica mtte meglio a fuoco come nasce la questione:

                                _______________

                                La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta ad eliminare il diritto all’aborto. Anzi, la sua maggioranza conservatrice ha già votato per cancellare la sentenza Roe vs Wade che nel 1973 aveva legalizzato la pratica, e ha scritto per mano del giudice Alito la motivazione, rivelata dal sito "Politico".

                                La decisione non sarà definitiva fino alla sua pubblicazione, che dovrebbe avvenire prima dell’estate, e la soffiata sul testo già pronto potrebbe ostacolarla. Però la posizione del massimo tribunale americano è chiara, e questa è la direzione verso cui intende andare la maggioranza.

                                E’ un effetto delle tre nomine fatte da Trump, ma anche dell’errore fatale della celebrata icona liberal Ruth Ginsburg, che non dimettendosi quando Obama era presidente ha consentito al suo successore di alterare drammaticamente gli equilibri della Corte. L’impatto politico di questa decisione però potrebbe trasformarsi in un boomerang per i repubblicani, motivando i democratici ad andare in massa alle urne non solo alle elezioni midterm di novembre, ma soprattutto alle presidenziali del 2024, dove la ricandidatura di Trump viene ormai data per scontata.

                                L’aborto negli Stati Uniti è legale non per una legge o un referendum, ma per la sentenza Roe vs. Wade del 1973, quando la Corte Suprema aveva riconosciuto il diritto della donna texana Norma McCorvey di interrompere la gravidanza. Da allora in poi questa decisione è stata oggetto di feroci contrasti, alimentati in parte dalla fede religiosa di chi considera la pratica un omicidio, e in parte dalla dottrina politica e legale che rifiuta in simili casi la capacità dei magistrati di fare giurisprudenza, e ritiene che la scelta andrebbe invece delegata ai cittadini o ai loro rappresentanti incaricati di scrivere le leggi.

                                Nel 2018 il Mississippi ha approvato un testo che vieta l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza, e ciò ha provocato la causa Dobbs v. Jackson Women's Health Organization, finita davanti alla Corte Suprema. Nei mesi scorsi il caso è stato discusso davanti al massimo tribunale americano, e a febbraio c’è stato un primo voto informale in cui almeno cinque giudici hanno votato per abolire la sentenza Roe vs Wade. Si tratta di Alito, nominato da Bush figlio; Thomas, scelto invece da Bush padre; e i tre candidati da Trump, cioè Gorsuch, Kavanaugh e Barrett. Il presidente della Corte Roberts, messo al suo posto da Bush figlio, è incerto, mentre i liberal Breyer, Kagan e Sotomayor sono contrari. Ciò significa che le tre nomine di Trump hanno fatto la differenza. Se Ginsburg si fosse dimessa quando Obama era presidente, Donald non avrebbe potuto insediare Barrett e la maggioranza avrebbe ancora difeso il diritto all’aborto.

                                Nella sua sentenza di 98 pagine, Alito ha scritto che Roe vs Wade era completamente sbagliata fin dall’inizio, perché nella Costituzione questo diritto non c’è. Una questione come l’interruzione di gravidanza devono deciderla i cittadini, attraverso i loro rappresentanti politici, o a livello statale o federale. Se questo testo verrà confermato con la pubblicazione del voto già avvenuto in segreto, l’aborto diventerà illegale in tutto il paese. I singoli stati però potranno subito adottare provvedimenti per consentirlo nel loro territorio, e così si creerà una situazione simile a quella della pena di morte, legale a livello federale e in alcuni stati, ma abolita in altri. Per fare un esempio, nel liberal stato di Washington continueranno le interruzioni di gravidanza, che diventeranno invece legali passando il confine del conservatore Idaho. Con tutte le conseguenze del traffico da uno stato all’altro per abortire.

                                Alito ha scritto anche che si tratta di un problema razziale, perché la maggiorana delle interruzioni di gravidanza avviene tra i neri, e quindi chi le favorisce aveva in realtà fin dal principio l’obiettivo di limitare la popolazione afro americana. Lo sviluppo del sistema delle adozioni, poi, ha creato un’alternativa efficace all’aborto.

                                L’impatto politico di questa sentenza, se verrà confermata, sarà enorme. La polizia di Washington sta già preparando le transenne da montare davanti alla Corte, per evitare che le inevitabili proteste sfocino in violenze. I democratici sembrano condannati a perdere le elezioni midterm di novembre, ma l’abolizione dell’aborto potrebbe cambiare la dinamica, spingendo i loro sostenitori alle urne. L’effetto promette di essere ancora più forte alle presidenziali del 2024, quando l’ex presidente che ha reso tutto questo possibile, Donald Trump, con buona probabilità cercherà di tornare alla Casa Bianca.

                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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