Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
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    • In piedi tra le rovine
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    La Cgia: «Per l’Italia danno da 35 miliardi»

    L'introduzione da parte dell'amministrazione Trump di una tariffa doganale del 30%, si stima, in via molto prudenziale, che avrà un impatto economico sulle esportazioni italiane attorno ai 35 miliardi euro all'anno. Lo sottolinea l'Ufficio studi della Cgia che ha aggiornato le sue previsioni alla luce della lettera di Donald Trump.

    «Per il vino italiano è quasi un embargo»

    «È bastata una lettera per distruggere i rapporti tra due storici alleati dell'Occidente. Il 30% di dazio sul vino, se venisse confermato, sarebbe quasi un embargo per l'80% del vino italiano. A questo punto il nostro destino e quello di centinaia di migliaia di posti di lavoro è vincolato ai tempi supplementari, che saranno fondamentali, perché è impensabile poter collocare altrove nel breve periodo questi volumi di vino. Contestualmente, servirà senz'altro un intervento straordinario dell'Ue». Così il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, ha commentato la lettera dell'amministrazione Trump che annuncia tariffe aggiuntive all'Unione europea del 30% a partire dal 1° agosto



    ​​CorSera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Ponno
      Socialista col Rolex
      • Feb 2013
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      Non importa i miliardi, non bisogna cedere a trump, si rifacciano accordi con Putin, Modi e Xi piuttosto. Golosa occasione, gli americani devono rimanere i pariah del mondo insieme a Israele, come é giusto che sia
      Originariamente Scritto da claudio96

      sigpic
      più o meno il triplo

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      • M K K
        finte ferie user
        • Dec 2005
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        Via della Seta cit
        Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
        Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
        Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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        • X3me
          Ex-Bodyweb Senior
          • Dec 2005
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          • Nord Italia
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          "Israele sta utilizzando droni EVO della cinese Autel equipaggiati con lanciagranate per evacuare i Palestinesi di Gaza. Da diverse testimonianze dell'esercito emerge che si procede senza troppe distinzioni tra bersagli e civili anche quando inoffensivi, nei report tuttavia figurano tutti come "terroristi". Le persone spesso nemmeno vogliono spostarsi dal momento che non esistono zone sicure e non sanno dove andare, le aree interdette non sono tra l'altro delimitate o segnalate per cui puoi trovarti inconsapevolmente in zona di fuoco. Il sistema applicato è del tipo "colpirne uno per educarne 100" per obbligare tutti a spostarsi. Colpendo a distanza i soldati nemmeno raccolgono i corpi che sono lasciati in pasto ai cani randagi.
          "Questa tecnologia ha reso sterili le uccisioni" viene detto, assimilando la realtà ad una sorta di macabro videogioco."

          https://www.972mag.com/drones-grenad...chinese-autel/
          - Climber
          - ex Istruttore
          - ex P.Trainer AFFWA

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            La lettera sui dazi, il «bullismo economico»: cosa vuole Trump dall'Unione europea?

            L’idea di mantenere alti gli introiti dalle tariffe e la linea guardinga con Xi (che può usare il ricatto delle terre rare). Il leader apre crepe tra alleati nel mercato unico

            A maggio, celebrando i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, Donald Trump aveva dato per fatti 200 accordi commerciali. Due mesi dopo ne ha siglati, ad essere generosi, tre: con la Gran Bretagna, con la Cina (in realtà è una tregua) e con il Vietnam (un mezzo accordo che rischia di saltare).

            Arrabbiato per non essere riuscito a imporre le sue doti di dealmaker, reso più baldanzoso dall’assenza di grosse reazioni dei mercati finanziari alle sue ultime scudisciate sui dazi, dal Brasile al Canada, meno condizionato dai ministri, come quello del Tesoro Scott Bessent, che lo vorrebbero più prudente, il presidente Usa ha ripreso l’offensiva commerciale in grande stile senza fare sconti agli alleati. Nell’immediato si è sentito incoraggiato anche da alcuni dati congiunturali. Da un lato l’elevato livello degli incassi per dazi: dall’inizio dell’anno gli introiti Usa da tariffe hanno già superato i 100 miliardi di dollari e, secondo Bessent, a dicembre si potrebbe arrivare a quota 300: non bastano di certo a colmare l’enorme deficit pubblico né a compensare gli sgravi fiscali, ma comunque costituiscono un grosso aumento delle entrate. Dall’altro lato, ancora non si è materializzata la temuta fiammata dell’inflazione. Probabilmente perché l’economia sta rallentando: Pil con segno meno nel primo trimestre e conseguente calo della domanda che riduce la pressione sui prezzi. Gli economisti avvertono che i dazi fanno danni perché rallentano l’economia in tutto il mondo, Usa compresi, ma Trump continua a respingere queste diagnosi: si dice sicuro che i suoi sgravi fiscali faranno crescere il reddito nazionale a tassi (anche sopra il 6% annuo) mai visti prima (e considerati inverosimili anche dagli analisti di Wall Street di fede repubblicana).

            Se questi sono i motivi immediati che hanno spinto il presidente alle forzature contenute nella minacciosa lettera resa nota ieri, a meno di tre settimane dalla scadenza da lui stesso fissata per i negoziati attualmente in corso, l’atteggiamento di fondo di Trump rimane sempre lo stesso: torna il «bullismo economico» nei confronti dell’Europa al quale aveva momentaneamente rinunciato ad aprile dopo il crollo dei mercati finanziari e il parallelo indebolimento del dollaro e dei titoli del Tesoro Usa. Allarmante segnale, quest’ultimo, di una perdita di fiducia del mondo del risparmio che non sembra vedere più negli Stati Uniti e nella sua valuta un porto sicuro nei momenti di tempesta.

            Stavolta lo schiaffo di Trump, più ancora che in quell’inatteso 30%, sta nell’intimazione a non reagire, pena un raddoppio dei dazi portandoli al 60%. Minacce rivolte a europei, che, pure, hanno fin qui seguito la linea dell’appeasement, rinunciando a sbandierare la preparazione di corpose rappresaglie (anche se si è lavorato su due pacchetti di possibili penalizzazioni delle importazioni dagli Usa rispettivamente del valore di 21 e 95 miliardi di euro). Anzi, Bruxelles aveva mandato un messaggio di volontà di accordo tanto consistente quanto imbarazzante, escludendo le imprese americane dalla tassazione delle multinazionali che operano nell’Unione europea.

            Gli unici fin qui trattati con rispetto sono stati i cinesi e i britannici. Trump, si sa, ama picchiare duro i deboli, mentre rispetta chi è in grado di tenergli testa: chi, come dice lui, «ha le carte». E Xi Jinping è molto più forte della Ue, se non altro perché può chiudere i rubinetti delle forniture delle terre rare e di componentistica indispensabili per l’industria hi-tech.

            Privi di quelle «carte», i negoziatori europei hanno promesso che il Vecchio continente comprerà dagli Stati Uniti più gas e più armi e poi hanno provato a seguire il modello britannico degli accordi con esenzioni per settori. Londra le ha ottenute, ad esempio, per l’aeronautica e l’auto. Ma i motori avio della Rolls Royce sono indispensabili (assieme a quelli Usa di GE e Pratt & Whitney) per la Boeing e le auto britanniche che arrivano oltre Oceano sono appena centomila. Mentre europei, giapponesi e coreani, che vorrebbero le stesse esenzioni, esportano negli Usa 4,5 milioni di veicoli: un’esenzione, agli occhi di Trump, sarebbe la rinuncia a un pilastro della sua strategia commerciale.

            E, allora, meglio picchiare duro, puntando su altre debolezze dell’Europa che non solo non ha terre rare ma, benché mercato unico con una sola autorità commerciale, ha divisioni economiche interne che potrebbe essere facile far emergere e, magari, deflagrare. Basti dire che il cancelliere tedesco Merz vorrebbe concentrare gli sforzi negoziali su 4 settori (auto, chimica, farmaceutica, meccanica) dimenticando l’alimentare, essenziale per l’Italia.

            ​CorSera
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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            • fede79
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              • Oct 2002
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              • Roma
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              Sostegno a Francesca Albanese anche da parte dell’Ue. Dalle istituzioni italiane neppure una parola

              In attesa di una qualche presa di posizione di una qualche istituzione italiana, è l’Unione europea ad esprimere solidarietà per le sanzioni annunciate dagli Stati Uniti contro la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese. “L’Ue sostiene fermamente il sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite e si rammarica profondamente della decisione di imporre sanzioni a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati”, ha detto il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri Anouar El Anouni durante il briefing quotidiano alla stampa. “L’Ue, ha aggiunto, continua a sostenere gli sforzi volti a intraprendere indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, comprese quelle che potrebbero configurarsi come crimini internazionali”.​
              La decisione statunitense è arrivata mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu si trovava a Washington per una serie di incontri con Donald Trump e a pochi giorni dopo la presentazione da parte di Albanese di un dettagliato rapporto sul “business del genocidio” in atto a Gaza e Cisgiordania. Nello studio si elencano tutte le aziende, molte statunitensi tra cui anche Amazon, Microsoft, Google, Palantir, Lockheed Martin, che hanno un ruolo nel sostenere le operazioni condotte da Israele nei confronti dei palestinesi. Sinora, dalle istituzioni italiane, governo, presidenza della Repubblica, ministero degli Esteri, etc non è arrivata nessuna dichiarazione a sostegno della giurista italiana, nonostante le ripetute sollecitazioni di diversi esponenti dell’opposizione. La segretaria del Pd Elly Schlein parla di un “silenzio vergognoso da parte del governo”. Il Movimento 5 Stelle preannuncia un’interrogazione al governo.​

              Giovedì sono state le Nazioni Unite a schierarsi a difesa della relatrice e a chiedere la revoca delle sanzioni. “L’imposizione di sanzioni contro i relatori speciali rappresenta un precedente pericoloso”, ha detto il portavoce del segretario generale Antonio Guterres definendo “inaccettabile” l’uso di misure unilaterali contro qualsiasi esperto o funzionario delle Nazioni Unite. “Come tutti gli altri relatori speciali Onu sui diritti umani, Albanese è un’esperta indipendente nominata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu e risponde al Consiglio per i diritti umani. Gli Stati membri hanno pieno diritto di esprimere le proprie opinioni e di non condividere i contenuti dei rapporti dei relatori speciali, ma li incoraggiamo a interagire con l’architettura Onu per i diritti umani”, ha aggiunto.

              Dal canto suo la giurista italiana ha spiegato in un’intervista a Repubblica: “Vogliono intimidire me, e chiunque cerchi di dire la verità sul genocidio in corso a Gaza, usando metodi che ricordano quelli adottati dalla mafia. Ma non ci riusciranno, perché io continuerò a fare il mio lavoro con la schiena dritta, chiedendo il coinvolgimento della Corte penale internazionale. Il premier israeliano Netanyahu deve essere giudicato all’Aia”. Nel frattempo si moltiplicano le iniziative di raccolta firme e adesione per proporre Albanese tra i nomi da valutare per il prossimo premio Nobel per la Pace.

              Il Fatto Quotidiano
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              Free at last, they took your life
              They could not take your PRIDE

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              • Sergio
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                Originariamente Scritto da Ponno Visualizza Messaggio
                Non importa i miliardi, non bisogna cedere a trump, si rifacciano accordi con Putin, Modi e Xi piuttosto. Golosa occasione, gli americani devono rimanere i pariah del mondo insieme a Israele, come é giusto che sia
                Trump è un venditore d'auto usate, auto di pessima qualità. Non si può e non si deve parlare con lui, non va neppure ascoltato. Il concessionario d'auto americano ha luci abbaglianti, colorate, bandiere e banner in ogni dove, un piazzale pieno di auto belle in mostra, ma in realtà è ad un passo dal fallimento.

                Originariamente Scritto da M K K Visualizza Messaggio
                Via della Seta cit
                Il vero deal lo facciamo con i Cinesi, esattamente, ma sia i politici che chi vota guarda ancora troppa TV ed usa troppo Facebook ed instagram, per loro la vita è una serie televisiva americana invece di un foglio di calcolo excel.

                Se l'Europa inizia a fare affari con la Cina, vedrai come Trump abbassa il tone e diventa più malleabile. Poi Trump tra poco se ne va ne arriva un altro, possibilmente un po' più intelligente.



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                • Virulogo.88
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                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  La Cgia: «Per l’Italia danno da 35 miliardi»

                  L'introduzione da parte dell'amministrazione Trump di una tariffa doganale del 30%, si stima, in via molto prudenziale, che avrà un impatto economico sulle esportazioni italiane attorno ai 35 miliardi euro all'anno. Lo sottolinea l'Ufficio studi della Cgia che ha aggiornato le sue previsioni alla luce della lettera di Donald Trump.

                  «Per il vino italiano è quasi un embargo»

                  «È bastata una lettera per distruggere i rapporti tra due storici alleati dell'Occidente. Il 30% di dazio sul vino, se venisse confermato, sarebbe quasi un embargo per l'80% del vino italiano. A questo punto il nostro destino e quello di centinaia di migliaia di posti di lavoro è vincolato ai tempi supplementari, che saranno fondamentali, perché è impensabile poter collocare altrove nel breve periodo questi volumi di vino. Contestualmente, servirà senz'altro un intervento straordinario dell'Ue». Così il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, ha commentato la lettera dell'amministrazione Trump che annuncia tariffe aggiuntive all'Unione europea del 30% a partire dal 1° agosto



                  ​CorSera
                  Qualcuno salvi i vini per la miseria!
                  Originariamente Scritto da Pesca
                  lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                  • M K K
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                    Sono mezze stronzate , al massimo ne risentirà la middle-class americana , che nel vivo pagherà i dazi , le nostre esportazioni non crolleranno e al massimo verranno dirottate su paesi terzi senza dazi, come è stato per la Russia , dove di certo non è mai mancato il parmigiano o il prosecco negli ultimi anni
                    Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                    Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                    Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                    • Sean
                      Csar
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                      Lo sfogo di Trump: «Derubati per decenni da nemici e amici»

                      «Gli Stati Uniti sono stati derubati sul commercio (e anche sul piano militare!) sia da amici che da nemici per decenni. Questo ha avuto un costo di migliaia di miliardi di dollari, ed è semplicemente insostenibile - e non lo è mai stato!». A scriverlo, sul suo social Truth, è il presidente Donald Trump. «Gli altri Paesi dovrebbero prendersi un momento e dire: "Grazie per il lungo giro gratis durato anni, ma sappiamo che ora dovete fare ciò che è giusto per l'America". E noi dovremmo rispondere dicendo: "Grazie per aver compreso la situazione in cui ci troviamo. Lo apprezziamo molto!"».

                      Trump: dazi al 100% alla Russia senza accordo entro 50 giorni
                      «Siamo davvero, davvero insoddisfatti» della Russia, «e imporremo dazi molto severi se non avremo un accordo entro 50 giorni, dazi di circa il 100%, li definireste dazi secondari». Lo ha dichiarato il presidente Usa, Donald Trump, parlando nello Studio Ovale insieme al segretario generale della Nato, Mark Rutte

                      Ue: dazi colpiscono 70% export ma potrebbe passare al 97%

                      «I dazi colpiscono il 70% delle esportazioni dell'Ue verso gli Stati Uniti, pari a 380 miliardi di euro. L'amministrazione Usa sta però conducendo delle indagini, in particolare in relazione alla Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, che riguarda prodotti dell'aviazione, farmaceutici, minerali critici, legname, rame e altri beni. Se l'amministrazione Trump decidesse di imporre dazi anche su questi prodotti, la quota delle esportazioni colpite salirebbe al 97%». Così Leopoldo Rubinacci, vicedirettore della Direzione Generale per il Commercio della Commissione Ue, intervenendo alla commissione Commercio de Pe.

                      Sefcovic: dazi al 30% proibiscono il commercio

                      «Il 30%, o qualsiasi cosa attorno al 30% - quindi, ogni ulteriore contromossa da parte degli Stati Uniti - ha più o meno lo stesso effetto: in pratica, proibisce il commercio. Quindi se si parla del 30% o del 30% in più, l'impatto sul commercio sarà enorme. Sarà quasi impossibile continuare a commerciare come siamo abituati a fare in una relazione transatlantica. Se si considera l'impatto che avrebbe, devo dire che le catene di approvvigionamento transatlantiche ne risentirebbero pesantemente su entrambe le sponde dell'Atlantico. Pertanto, penso che dobbiamo fare, e farò sicuramente, tutto il possibile per evitare questo scenario super negativo». Così il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, al suo arrivo al Consiglio Commercio dell'Ue.

                      ​CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Ponno
                        Socialista col Rolex
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                        tagliare i ponti con quel popolo di cialtroni e quella amministrazione di pedofili, lo stanno servendo su un piatto d'argento per Diana
                        Originariamente Scritto da claudio96

                        sigpic
                        più o meno il triplo

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                        • Sean
                          Csar
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                          Il ministro della Difesa tedesco: “Europei mettano mano al portafogli”

                          Al termine del suo incontro con l'omologo statunitense, Pete Hegseth, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha lanciato un appello agli europei affinché si preparino a investire nei sistemi di difesa statunitensi per aiutare Kiev contro la Russia. "È chiaro, e questo è un appello a tutti i membri europei della Nato, che dobbiamo tutti aprire i nostri portafogli in qualche modo, perché la cosa importante è raccogliere i fondi necessari per la difesa aerea, perché l'Ucraina è sottoposta a forti pressioni in questo settore", ha dichiarato Pistorius alla televisione pubblica Ard. Pistorius alludeva al cambio di posizione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in merito alle spedizioni di armi all'Ucraina e alle possibili sanzioni contro la Russia e i paesi che sostengono Mosca, un argomento che il ministro della Difesa tedesco ha discusso con il suo omologo e ha accolto con favore su Ard.

                          L'iniziativa di Trump in merito alle spedizioni di armi all'Ucraina richiede, in primo luogo, che i paesi europei le acquisiscano, tra cui la Germania vuole svolgere un ruolo di primo piano. "Oggi abbiamo parlato della portata delle consegne degli Stati Uniti e ciò che è chiaro è che, come ha detto Trump, gli Stati Uniti non stanno pagando e dovranno farlo gli europei, ma è meglio che gli Stati Uniti siano coinvolti piuttosto che no, perché hanno la capacità produttiva", ha affermato Pistorius.

                          Repubblica
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Sean
                            Csar
                            • Sep 2007
                            • 123443
                            • 3,942
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                            • Italy [IT]
                            • In piedi tra le rovine
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                            Quindi gli USA continueranno ad inviare armi in Ucraina ma facendole pagare agli europei...il che si aggiunge al 5% del Pil per la Nato, al costo fuori mercato per il gas ed altro che si acquista dagli Stati Uniti, ai dazi che vedremo in quale percentuale: alla fine Trump ha vinto su tutta la linea.

                            Europa presa a calci in bocca, nessuna reazione, anzi gli americani hanno avuto la conferma che hanno il continente in pugno e che non serve più nemmeno guarnire quel pugno con un guanto a mascherare gli aculei.

                            Volevano che gli europei acquistassero più energia da loro e l'hanno ottenuto; volevano accollargli le spese Nato e l'hanno ottenuto; gli stanno accollando le spese per le forniture militare in Ucraina e l'hanno ottenuto...e come ringraziamento anche un bel pò di dazi alle ormai disastrate economie delle colonie europee...Ovviamente la Germania in prima fila nel ruolo dello schiavo sadomaso.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Un Patriot costa fino a 4 milioni, un lanciatore 10: la lista della spesa dei Paesi Ue per fornire le armi Usa all’Ucraina

                              Trump promette le armi, ma precisa che a pagare sarà l'Europa. Meglio: i singoli Stati membri. Costo totale: una ventina di miliardi. Finora l'Unione ne ha sborsati una sessantina (l'Italia poco più di 2)

                              D’ora in poi le armi statunitensi arriveranno a Kiev, il conto invece sarà recapitato a noi, paesi europei membri della Nato. Sono le condizioni poste dalla Casa Bianca per continuare a sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina ed arginare avanzata e mire russe. Trump è stato chiaro: “Manderemo i missili Patriot ma pagherà tutto l’Europa”. Non è del tutto corretto, secondo il New York Times: a pagare non saranno Nato o Ue ma i singoli paesi. La Germania si è già offerta di comprare due batterie patriot, la Norvegia una.

                              Sta di fatto che, oltre ai soldi per il riarmo, che va portato al 5% del Pil, Germania, Francia, Italia, etc, dovranno trovare più denaro anche per contrastare Mosca. Del resto, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che “dal 1945 in poi l’Europa non è mai stata così in pericolo come lo è ora”. Di fronte a questa vera o presunta emergenza, inevitabili sacrifici sulla spesa pubblica diventano poca cosa.

                              Di quali cifre stiamo parlando? Un solo missile Patriot, prodotto dal colosso statunitense Raytheon, costa tra i 2 e i 4 milioni di euro a seconda della configurazione. Un lanciatore (ne monta 4) si paga una decina di milioni. Un’intera batteria, con radar, sistemi di intercettazione, mezzi di trasporto, etc, vale oltre un miliardo di euro. Secondo il Kiel Institute’s Ukraine Support Tracker, dall’inizio della guerra, nel febbraio 2022, gli Stati Uniti hanno speso complessivamente quasi 115 miliardi di euro in aiuti all’Ucraina. Di questi, quasi 65 miliardi di euro sono stati destinati alla fornitura di ordigni bellici.

                              Indicativamente, una ventina di miliardi all’anno solo per le armi per un tempo che si spera il più breve possibile ma che è difficilmente prevedibile. Sinora l’Unione europea ha speso per Kiev una sessantina di miliardi, per la maggior parte in forma di aiuti finanziari. Giova ricordare che l‘Italia è, sinora, uno dei paesi che meno si è impegnata per l’Ucraina con uno sforzo finanziario che supera di poco i 2 miliardi di euro, contro i 16 miliardi della Germania, i quasi 20 della Gran Bretagna, gli 8 dell’Olanda o i 7 della Francia.

                              Trump: "Manderemo i missili patriot ma pagherà tutto l'Europa". I singoli paesi dovranno sostenere i costi delle forniture militari
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • fede79
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                                • Oct 2002
                                • 4520
                                • 457
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                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Un Patriot costa fino a 4 milioni, un lanciatore 10: la lista della spesa dei Paesi Ue per fornire le armi Usa all’Ucraina

                                Trump promette le armi, ma precisa che a pagare sarà l'Europa. Meglio: i singoli Stati membri. Costo totale: una ventina di miliardi. Finora l'Unione ne ha sborsati una sessantina (l'Italia poco più di 2)

                                D’ora in poi le armi statunitensi arriveranno a Kiev, il conto invece sarà recapitato a noi, paesi europei membri della Nato. Sono le condizioni poste dalla Casa Bianca per continuare a sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina ed arginare avanzata e mire russe. Trump è stato chiaro: “Manderemo i missili Patriot ma pagherà tutto l’Europa”. Non è del tutto corretto, secondo il New York Times: a pagare non saranno Nato o Ue ma i singoli paesi. La Germania si è già offerta di comprare due batterie patriot, la Norvegia una.

                                Sta di fatto che, oltre ai soldi per il riarmo, che va portato al 5% del Pil, Germania, Francia, Italia, etc, dovranno trovare più denaro anche per contrastare Mosca. Del resto, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che “dal 1945 in poi l’Europa non è mai stata così in pericolo come lo è ora”. Di fronte a questa vera o presunta emergenza, inevitabili sacrifici sulla spesa pubblica diventano poca cosa.

                                Di quali cifre stiamo parlando? Un solo missile Patriot, prodotto dal colosso statunitense Raytheon, costa tra i 2 e i 4 milioni di euro a seconda della configurazione. Un lanciatore (ne monta 4) si paga una decina di milioni. Un’intera batteria, con radar, sistemi di intercettazione, mezzi di trasporto, etc, vale oltre un miliardo di euro. Secondo il Kiel Institute’s Ukraine Support Tracker, dall’inizio della guerra, nel febbraio 2022, gli Stati Uniti hanno speso complessivamente quasi 115 miliardi di euro in aiuti all’Ucraina. Di questi, quasi 65 miliardi di euro sono stati destinati alla fornitura di ordigni bellici.

                                Indicativamente, una ventina di miliardi all’anno solo per le armi per un tempo che si spera il più breve possibile ma che è difficilmente prevedibile. Sinora l’Unione europea ha speso per Kiev una sessantina di miliardi, per la maggior parte in forma di aiuti finanziari. Giova ricordare che l‘Italia è, sinora, uno dei paesi che meno si è impegnata per l’Ucraina con uno sforzo finanziario che supera di poco i 2 miliardi di euro, contro i 16 miliardi della Germania, i quasi 20 della Gran Bretagna, gli 8 dell’Olanda o i 7 della Francia.

                                https://www.ilfattoquotidiano.it/202...tizie/8060942/
                                L’Italia dovrebbe spendere zero € per un paese non UE e non NATO, ma soprattutto per una guerra esistente solamente nei crani vuoti di chi ci governa, in Italia ed Europa.
                                sigpic
                                Free at last, they took your life
                                They could not take your PRIDE

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