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Emergenza Coronavirus: thread unico.

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    Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
    Tremendo...


    Morta dopo contagio in ospedale Lecce, il figlio: “Era sana, è uscita in una bara. Voglio giustizia”



    Chiede verità e giustizia il figlio di Claudia Casarano, la donna di 49 anni morta nei giorni scorsi dopo essere risultata positiva al Covid-19 mentre era ricoverata nel Reparto Oncologico al Vito Fazzi a Lecce. È la settima vittima di un focolaio di Coronavirus scoppiato in ospedale: “In un reparto così delicato non dovrebbe accadere. E come entrare con un mitra e sparare”.

    Chiede verità e giustizia Alessio Russo, 27 anni, figlio di Claudia Casarano, la donna di 49 anni di Racale morta nei giorni scorsi a Lecce dopo essere risultata positiva al Covid-19 diciotto giorni prima mentre era ricoverata nel Reparto Oncologico al Vito Fazzi, dove è scoppiato un focolaio di Coronavirus. "Addio mamma, sei e sarai per sempre l'amore più grande della mia via. Riposa in pace”, aveva scritto il giovane su Facebook dopo la morte della madre, settima vittima del focolaio in ospedale. Al Messaggero il giovane ha ricostruito come sono andate le cose ricordando che non è stato un caso isolato. “Mia madre si sottoponeva da ormai sei anni a cicli di chemioterapia a causa di un carcinoma ovarico. Il 7 febbraio eravamo tornati da Napoli dove si era sottoposta a dei controlli. Il 27 febbraio scorso è stata ricoverata all'Oncologico e come per prassi è stata sottoposta al tampone molecolare dall'esito negativo. Tutto stava procedendo bene al di là dei normali postumi della sua malattia dovuti ai cambiamenti terapeutici. Si sentiva molto meglio fino al 3, quando ci fece sapere che aveva notato uno strano via vai. Aveva supposto fosse accaduto qualcosa di serio e in effetti ci riferì della scoperta di un focolaio in reparto. Quasi tutti i pazienti si positivizzano, compresa lei”.


    "In un reparto d'ospedale così delicato non dovrebbe accadere"


    Inizialmente la donna era asintomatica: “Ci disse che non riusciva a spiegarsi come mai fosse accaduto, addebitandolo magari a qualcuno che si recava in stanza con la mascherina abbassata durante la distribuzione del cibo. Di certo in un ospedale e in reparto così delicato non dovrebbe accadere. E come entrare con un mitra e sparare”, le parole del figlio. Col trascorrere dei giorni arrivano i primi sintomi: “Prima ha avuto la febbre, poi è scesa la febbre ma ha iniziato a diminuire la saturazione. Ho chiesto che usassero il plasma, che se non ce l'avevano l'avremmo procurato noi da alcuni donatori ma i medici ci dicevano che ci avrebbero pensato loro. Hanno aumentato l'intensità dell'ossigeno nella mascherina. Il 9 marzo ci chiama un medico oncologo che ci riferisce che la mamma ha avuto un peggioramento ed è stato necessario applicarle il casco”. Con le cure sembra migliorare, i familiari parlano con lei al telefono, era fiduciosa, ma i medici evidenziavano un danno irreversibile ai polmoni.


    "Mamma è entrata sana in ospedale e ne è uscita in una bara"


    "Sono stati giorni di agonia. L'abbiamo sentita il 19 marzo per l'ultima volta. Le ho mandato un messaggio dicendole: mamma basta combattere, dormi non avere paura, sei in pace. Lei mi ha risposto scrivendomi: non ti preoccupare basta… Il 20 nella notte è andata in coma profondo e il 21 alle 2,30 abbiamo ricevuto la telefonata che non avremmo voluto ricevere”, il racconto del figlio al quotidiano. I familiari hanno deciso di presentare denuncia perché “la mamma è entrata sana in ospedale e ne è uscita in una bara”. “Voglio che la giustizia faccia il suo corso e venga stabilito come sono andate le cose. Se qualcuno deve pagare è giusto che paghi, anche di morti ce ne sono stati troppi e altri ce ne saranno e non è corretto che tutto passi in sordina”.







    continua su: https://www.fanpage.it/attualita/mor...lio-giustizia/
    https://www.fanpage.it/
    Un applauso ai medici ben felici di non vaccinarsi in giro per la nazione e che spesso sono a loro volta menefreghisti nel fare attenzione.
    Il mio diario

    juggernaut

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    • a huge, powerful, and overwhelming force.





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      Originariamente Scritto da Lukinosnake Visualizza Messaggio
      'Somma. Non proprio eh.

      Il fatto che non esista un farmaco la cui casa produttrice può garantirne essere privo di qualsiadi effetto collaterale per chiunque sulla faccia della terra non è uno scandalo. ? un'ovvietà.

      (Sempre che venga dimostrata la correlazione con una ricerca seria con tanto di peer review, cosa che non esiste al momento).
      No io parlo del discorso delle 29mln di dosi trovate oggi
      Sugli effetti collaterali è normale ci siano e si augura col tempo ne sapremo di più
      Originariamente Scritto da Sean
      faccini, kazzi, fike, kuli
      cesko92 [at] live.it

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        Astrazeneca ha dichiarato che il suo vaccino è efficace al 76%.....non è poi cosi tanto

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          Zona gialla più lontana. Così cambiano i colori delle regioni dopo Pasqua. Ancora chiusure dal 7 aprile

          Il Cts contrario alla ripartenza delle attività che agevolano lo spostamento dei cittadini e gli assembramenti

          Dopo Pasqua l’Italia rischia di rimanere arancione e rossa. I ministri del centrodestra premono, ma la possibilità di allentare i divieti dal 7 aprile si allontana. Troppo alto il numero dei contagi, così come quello delle vittime e soprattutto delle persone in terapia intensiva. La decisione sarà presa nei prossimi giorni, il presidente del Consiglio Mario Draghi convocherà la cabina di regia, ma gli scienziati sono contrari al ritorno delle Regioni in fascia gialla.

          L’unico spiraglio riguarda le scuole, per il resto sembra difficile che almeno fino al 15 aprile possa esserci un allentamento, soprattutto perché la riapertura di bar e ristoranti rischia di far risalire la curva epidemiologica. La riapertura di cinema e teatri inizialmente prevista per il 27 marzo certamente slitterà di almeno due settimane, è più probabile che avvenga non prima del 15 aprile.

          I dati esaminati martedì dal premier Draghi con il ministro Roberto Speranza e i rappresentanti del Cts sconsigliano di abbandonare le misure attuali. Anche sulle scuole, che lo stesso presidente del Consiglio auspica di riaprire, una valutazione finale sarà fatta in base all’evoluzione della curva epidemiologica: viene considerato probabile che tornino in classe gli studenti di asilo ed elementari in zona rossa e tutti gli altri se sono in arancione ma con la didattica a distanza al 50 per cento.

          CorSera
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            3 settimane di Rossa con tutto chiuso vanificate dalle riaperture delle scuole


            Tessera N° 7

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              Nuovo decreto, verso la riapertura delle scuole dopo Pasqua. Elementari e materne in presenza anche in zona rossa

              Dopo Pasqua Italia ancora rossa e arancione. Il piano per il rientro in classe: tamponi rapidi ai bambini. Restano chiusi ristoranti e bar. Valutazioni per barbieri e parrucchieri


              Italia arancione e rossa anche dopo Pasqua
              . Con 3.700 persone ricoverate in terapia intensiva e i numeri ancora alti di nuovi contagiati e vittime, dopo dieci giorni di chiusura, la riapertura riguarderà soltanto le scuole. Il piano è stato già messo a punto, anche grazie alla collaborazione con il ministero della Difesa: strettissime le regole per riportare la didattica a distanza al 50 % in fascia arancione, lezioni in presenza per materne ed elementari in fascia rossa. Tutto il resto dovrà attendere. La proroga dello stato di emergenza sembra scontata, mentre si allontana la possibilità per chi ha la curva in discesa di tornare in fascia gialla dopo il 7 aprile. Nei prossimi giorni il presidente del Consiglio Mario Draghi convocherà la «cabina di regia», valuterà con i ministri regole e divieti, ma gli scienziati frenano sulla ripartenza delle attività. Anche per i ritardi della campagna vaccinale che sconta le mancate consegne da parte delle aziende farmaceutiche e il caos in alcune regioni.



              Il nuovo decreto

              Il decreto e il Dpcm del governo che tengono chiuso il Paese scadono il 6 aprile. La valutazione per decidere le nuove misure è già cominciata, ma l’orientamento è di far rimanere tutte le regioni in fascia arancione e rossa «per non vanificare i sacrifici che stiamo facendo», come ripete il ministro della Salute Roberto Speranza. L’ipotesi più probabile è che si fissi un calendario condizionato all’andamento della curva epidemiologica fino al 3 maggio, consapevoli però che sarà molto difficile poter riaprire bar e ristoranti. E che si decida di prolungare lo stato di emergenza almeno fino a giugno, quando l’inoculazione dei vaccini dovrebbe essere a regime.


              Tamponi per le scuole

              L’arrivo dell’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo all’Istruzione ha dato certamente una spinta per riaprire le scuole, una delle priorità indicate dal ministro Patrizio Bianchi.Il primo giorno tutti gli studenti, ma anche i bimbi di nidi e materne, dovranno essere sottoposti a tampone rapido. Il test sarà ripetuto ogni settimana e in caso di positività sarà effettuato un molecolare a tutta la classe. In questo modo si creerà una sorta di «bolla» per proteggere gli alunni, ma anche i docenti visto che non tutti saranno già stati vaccinati.

              Soldati e volontari

              Per effettuare i controlli si è deciso di chiedere aiuto ai militari e ai volontari della Protezione civile che potranno essere impiegati all’ingresso degli istituti, utilizzando i «salivari» che forniscono una risposta in pochi minuti e sono adatti ai più piccoli. A disposizione ci sono almeno 2 milioni di kit, altri possono essere reperiti rapidamente per garantire una copertura di diverse settimane.


              Il monitoraggio

              I nuovi dati inviati dalle Regioni all’Istituto superiore di sanità cominceranno ad affluire oggi per la valutazione finale che arriverà domani, come ogni venerdì. La Lombardia dovrebbe rimanere in fascia rossa fino a Pasqua come ha confermato il direttore generale del Welfare Giovanni Pavesi. Il Lazio spera invece di stare almeno cinque giorni — dal 29 marzo al 3 aprile — in arancione. «Dovremo avere un Rt a 0,99», spiega l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Buone possibilità anche per il Veneto: «È possibile, ma poi dobbiamo stare molto attenti», avverte il governatore Luca Zaia. Le altre rischiano di rimanere in zona rossa dove potrebbero passare anche Calabria e Toscana, sorvegliata speciale per l’incidenza settimanale di 250 casi ogni 100.000 abitanti.


              Ristoranti e cinema

              Rimangono dunque chiusi bar e ristoranti, ma anche cinema e teatri che — questo dice il decreto in vigore — possono riaprire soltanto in fascia gialla. Una nuova valutazione sulla possibilità di consentire l’attività a barbieri e parrucchieri in fascia rossa sarà fatta nei prossimi giorni anche per scongiurare gli appuntamenti a domicilio che aumentano il rischio di contagio. Oggi la ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, incontrerà i governatori. E la partita tra rigoristi e aperturisti ricomincia.


              CorSera
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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                che crudeltà il tampone ai bambini
                Originariamente Scritto da Pesca
                lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                  Covid: i motivi per cui l’immunità di gregge è probabilmente impossibile

                  La soglia teorica per sconfiggere il coronavirus una volta per tutte sembra essere fuori portata, nonostante gli sforzi delle campagne vaccinali. All’orizzonte una convivenza con un virus endemico, che ci riporterà ugualmente alla normalità

                  Anche se la data che segnerà il ritorno alla vita normale è ciò che tutti vorrebbero calcolare, non è facile determinare quando sarà: i ritardi nella consegna dei vaccini e l’andamento dell’epidemia sono variabili complesse che mettono alla prova organizzazione, governi e previsioni. Gli esempi positivi però non mancano, a partire da Israele e Gran Bretagna che stanno riaprendo e tornando a popolare alcuni spazi.


                  Probabilmente impossibile

                  Quello che inizia a delinearsi all’orizzonte, però, è la possibilità che la «libertà guadagnata» non coincida con l’immunità di gregge, ma con una ridotta, seppur efficace, «immunità di massa». L’immunità di gregge è raggiungibile solo con alti tassi di vaccinazione che dipendono a loro volta dal potere di trasmissione di un virus. La maggior parte delle stime aveva calcolato una soglia del 60-70% della popolazione per arrivare, tramite vaccinazioni o passata esposizione al virus, all’immunità di gregge. Un articolo su Nature appena pubblicato fa il punto sulla questione, elencando i motivi per cui probabilmente non raggiungeremo un numero sufficiente di persone immuni a SARS-CoV-2 per bloccare totalmente la circolazione del virus.



                  I vaccini bloccano la trasmissione?

                  Primo motivo: non è chiaro se i vaccini prevengano anche la trasmissione del virus. I vaccini sono stati studiati per prevenire le malattie sintomatiche e lo fanno molto bene, ma non è ancora chiaro se proteggano le persone dall’infezione e quindi prevengano anche il contagio verso altri soggetti. I primi dati sono incoraggianti e «basterebbe» anche una percentuale del 70% di efficacia in merito all’infezione per farci avvicinare allo scopo, ma ancora non lo sappiamo. Dobbiamo fare i conti con il fatto che potrebbe esserci ancora una certa quota di diffusione del virus che renderebbe molto più difficile interrompere le catene di trasmissione totalmente.


                  Squilibri tra Paesi

                  Secondo motivo: il vaccino non arriverà dovunque. Ci sono enormi differenze nell’efficienza della distribuzione dei vaccini tra i Paesi (anche al loro interno), ma in un mondo globalizzato con una pandemia diffusa sarà difficile (come fu all’inizio) fermare il virus sui confini nazionali. In alcune zone potrebbero esserci sacche di resistenza al vaccino dove si sviluppano focolai di malattia. La campagna vaccinale, infatti, si scontrerà con una percentuale di persone restie a farsi immunizzare, numero che potrebbe variare da Paese a Paese, anche in base alla comunicazione del rischio, ai dati sui vaccini e alle notizie quotidiane che possono far cambiare la fiducia che la gente nutre nei farmaci.


                  La vaccinazione pediatrica

                  Terzo fattore: ci vorrà tempo per vaccinare anche le persone più giovani. Pfizer-BioNTech e Moderna hanno arruolato adolescenti nelle sperimentazioni cliniche dei loro vaccini e AstraZeneca e Sinovac vengono testati su bambini di appena tre anni, ma occorre tempo. Se non fosse possibile vaccinare i bambini, serviranno molti più adulti vaccinati per raggiungere la quota utile all’immunità di gregge, basti pensare che negli Stati Uniti quasi il 24% delle persone ha meno di 18 anni.


                  Varianti più contagiose e reinfezioni

                  Quarto punto: le nuove varianti di SARS-CoV-2 più trasmissibili. Per avere il dato sull’immunità di gregge si usa questa formula: 1-1/R0. Ovvero 1 meno ?. Tutto dipende dal valore di R0. Per Sars-CoV-2, nel periodo pre-lockdown, è risultato 3, e il calcolo dell’immunità di gregge per l’Italia arrivava al 66% della popolazione (quindi 40 milioni di persone) con anticorpi. Se avessimo un virus più trasmissibile, questo calcolo cambierebbe e il valore da raggiungere si alzerebbe. Ecco perché la presenza di varianti è importante, per il tasso di contagiosità, ma anche per la possibilità di eventuali reinfezioni. Se ci sono varianti che «scavalcano» una precedente immunità acquisita con infezione da SARS-CoV-2, significa che il virus continuerebbe a circolare fino a una vaccinazione molto diffusa che neutralizzi le varianti presenti.


                  Quanto dura l’immunità?

                  Quinta variabile. L’immunità naturale, quella acquisita con l’infezione, e quella data dal vaccino, potrebbero non durare per sempre. Siamo ottimisti e speriamo che entrambe arrivino almeno a un anno, ma ancora non lo sappiamo. Sembra che l’immunità associata all’infezione diminuisca nel tempo e questo deve essere preso in considerazione nei calcoli. Sarà anche importante capire per quanto tempo durerà l’immunità basata sui vaccini e se nel tempo saranno necessari dei richiami. Si deve ipotizzare che il virus possa circolare ancora in persone che hanno perso l’immunità.


                  Più contatti nella vita che riprende

                  Ultima considerazione, man mano che le persone vengono vaccinate, aumentano le loro interazioni e questo cambia l’equazione, che dipende in parte dal numero di persone esposte al virus. Facciamo l’esempio di un vaccino che offra una protezione del 90%: se prima del vaccino al massimo abbiamo incontrato una persona e ora, da vaccinati, ne incontriamo 10, siamo tornati «al punto di partenza». Anche se la soglia di vaccinazione fosse molto alta, si verificheranno ancora focolai isolati e allo stesso tempo le persone vaccinate probabilmente si proteggeranno meno. Pensiamo alla stagione influenzale di quest’anno, praticamente azzerata grazie a distanziamento e mascherine: il comportamento può cambiare l’equazione.


                  Diventerà come l’influenza

                  La conclusione? È tempo di aspettative più realistiche, ma ugualmente buone. Le prospettive a lungo termine per la pandemia prevedono che probabilmente il Covid diventerà una malattia endemica, proprio come l’influenza, ma si porterà dietro un briciolo di consapevolezza in più, per cui non sarà difficile convincere le persone a proteggersi con le armi che avremo a disposizione. Un virus con cui convivere, per cui ci saranno vaccini e, forse, cure specifiche. L’avvenuta vaccinazione di una grossa fetta di popolazione ci porterà comunque a una buona immunizzazione «di massa», sufficiente a farci riprendere la vita normale, con qualche accortezza in più, specie nel caso di focolai che verranno subito, speriamo, circoscritti e spenti.



                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Vaccino Covid, stop alle prenotazioni per le categorie dei servizi pubblici essenziali, precedenza ad anziani e fragili

                    Stop alle nuove prenotazioni, confermate solo quelle già confermate (e i richiami). Sono 1,4 milioni le dosi utilizzate per chi non fa parte del personale sanitario e degli over 80. La difesa: erano di AstraZeneca, inadatto ai più anziani

                    Esaurire le «code», cioè vaccinare chi ha già preso l’appuntamento. E garantire i richiami per chi ha fatto la prima dose. Ma fermare subito le nuove prenotazioni. Sulle categorie dei servizi pubblici essenziali è questo l’orientamento delle regioni, che pure respingono l’accusa di aver costruito corsie preferenziali. Stop quindi agli appuntamenti per avvocati, giornalisti, dottorandi universitari, informatori del farmaco e via dicendo, con tutte le variazioni sul tema che abbiamo visto. In modo da mettersi in linea con il richiamo arrivato dal presidente del consiglio Mario Draghi, con le parole del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e con quanto già previsto dall’ultima versione del piano vaccini, che dà la precedenza ad anziani e fragili. Un documento approvato due settimane fa e quindi «pienamente vincolante», come ricorda il ministro della Salute Roberto Speranza.


                    Le linee guida sui centri vaccinali e la nuova distribuzione

                    I dettagli di questa conversione saranno discussi oggi dalla Conferenza Stato-Regioni. Un appuntamento che servirà a esaminare le linee guida del governo per i punti vaccinali straordinari da aprire, con orario minimo d’apertura di 12 ore e una permanenza media di 10 minuti. E anche i criteri per la ripartizione tra le regioni delle forniture in arrivo da metà aprile in poi: si terrà conto del numero di assisiti dal servizio sanitario. Senza calcolare gli under 16, che non possono essere vaccinati, e gli over 80, perché le forniture in arrivo in questi giorni bastano per coprire l’intera platea. In realtà ci sono regioni che si stanno già portando più avanti, come il Lazio che da domani terrà aperto fino a mezzanotte il centro dell’aeroporto di Fiumicino. Anche l’Umbria si è portata avanti, ma sullo stop alle prenotazioni per i servizi essenziali, deciso ieri mattina. E la lista delle categorie coinvolte, anche in versione parziale, fa capire bene quanto si fossero allargate le maglie del sistema: centri operativi comunali, operatori dei tribunali, manutentori di dispositivi elettromedicali.


                    La difesa delle regioni

                    La linea di difesa delle regioni è che la vaccinazione è stata aperta a queste categorie per non tenere fermi i due milioni e mezzo di dosi di AstraZeneca consegnati finora. Un vaccino che non può essere utilizzato sui fragili e sugli ultraottantenni. E che, anzi, fino a poco tempo fa, poteva essere utilizzato solo sotto i 65 anni, all’inizio sotto i 55. Resta il fatto che per il personale non sanitario, calderone nel quale è rientrato un po’ di tutto, sono state utilizzate 1,4 milioni di dosi. La metà di quelle che sono andate alla prima categoria in lista, quella del personale sanitario e sociosanitario, un filo sotto i 2,9 milioni. E non troppo lontano nemmeno dall’altro «target prioritario», le persone con più di 80 anni, che hanno avuto meno di 2,5 milioni di dosi.


                    Anziani e fragili

                    Il nodo è proprio questo. Sugli over 80 siamo ancora indietro. Secondo i dati della Fondazione Gimbe — che correttamente scorpora dal totale le persone ricoverate nelle Rsa, vaccinate nella primissima fase assieme a medici e infermieri — ci sono regioni come la Sardegna, dove gli over 80 che hanno avuto il richiamo sono appena il 5,6% con l’aggiunta di un altro 30,9% solo con la prima dose. Mentre in Lombardia siamo rispettivamente al 15,3% e al 30,8%, nel Lazio al 27,7% e al 27,1%. Da qui il tentativo, da parte di tutte le regioni, di accelerare proprio per questa categoria che nelle intenzioni iniziali, e con i vaccini necessari a disposizione, doveva essere completamente protetta già entro fine febbraio.


                    L’accelerazione

                    La Lombardia partirà il 15 aprile con la vaccinazione dei cittadini vulnerabili, prenotazioni dal 6. La Toscana, al penultimo posto nella classifica degli over 80, promette che entro il 25 aprile tutti gli over 80 riceveranno la prima dose, con l’obiettivo di completare anche i richiami entro la metà di maggio. Il Friuli-Venezia Giulia ha aperto ieri le prenotazioni per i vulnerabili e le persone tra 75 e 79 anni. La Sardegna, all’ultimo posto sia nella classifica generale delle somministrazioni che in quella degli ultraottantenni, è in contatto con il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo. E potrebbe essere la prima ad utilizzare le task force di supporto della Difesa e della Protezione civile. Sperando che basti.

                    CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        La campagna vaccinale è un disastro. Difficilissimo recuperare in corsa. I tempi sono destinati ad allungarsi a dismisura. Giugno è nei sogni del governo. Non è che se ripeti le cose 100 volte poi diventano vere come fossero una formula magica.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
                          che crudeltà il tampone ai bambini
                          Il prezzo e il peso di questa pandemia i giovani e giovanissimi lo stanno scontando in maniera sanguinosa. Scuola perduta (da due anni) con conseguente ricaduta sulla socialità, le amicizie, una crescita serena e armonica. Futuro incerto, impossibile a programmarsi, per cui gli orizzonti si chiudono a piombo suscitando angosce.

                          Incertezza economica nelle famiglie, e quel sentore di inquietudine va a colpire le sensibilissime antenne dei minorenni. Segregati in casa nella stagione della vita dove si deve andare alla scoperta di sè e del mondo.

                          Una ecatombe generazionale. Incalcolabili poi i danni sui bambini, ridotti come criceti nelle gabbie.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Originariamente Scritto da Lukinosnake Visualizza Messaggio
                            Un applauso ai medici ben felici di non vaccinarsi in giro per la nazione e che spesso sono a loro volta menefreghisti nel fare attenzione.
                            Perdonami, ma cosa c'entra il vaccinarsi in questo caso? I medici dovrebbero vaccinarsi per non ammalarsi e quindi assentarsi dal loro quanto mai importante posto di lavoro, ma ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro che anche se ti vaccini puoi benissimo continuare ad essere un vettore di contagio, per questo dovresti continuare ad agire con mascherine e tutte le precauzioni del caso, vaccinato oppure no (quindi giusta l'osservazione sul menefreghismo).

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                              Originariamente Scritto da Death Magnetic Visualizza Messaggio
                              Perdonami, ma cosa c'entra il vaccinarsi in questo caso? I medici dovrebbero vaccinarsi per non ammalarsi e quindi assentarsi dal loro quanto mai importante posto di lavoro, ma ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro che anche se ti vaccini puoi benissimo continuare ad essere un vettore di contagio, per questo dovresti continuare ad agire con mascherine e tutte le precauzioni del caso, vaccinato oppure no (quindi giusta l'osservazione sul menefreghismo).
                              Se uno è immunizzato naturalmente vale lo stesso discorso?
                              sigpic

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                                Originariamente Scritto da valium Visualizza Messaggio
                                Se uno è immunizzato naturalmente vale lo stesso discorso?
                                Non lo so.

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