Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Sean
    Csar
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    • In piedi tra le rovine
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    Tra poco il Milan finisce nella parte destra della classifica...ti sei dimenticato di metterlo anche dietro al Como
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • robybaggio10
      Bodyweb Senior
      • Dec 2011
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      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
      Tra poco il Milan finisce nella parte della classifica...ti sei dimenticato di metterlo anche dietro al Como
      La difesa del Milan è un colabrodo. Gli esterni sono delle pippe assurde. Il centrocampo è inutilmente ridondante. L'attacco molto confuso. ll modulo non adatto agli uomini a disposizione!
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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      • Mario12
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        Modric e Rabiot a centrocampo non mi sembrano così male

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        • robybaggio10
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          • Dec 2011
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          Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
          Modric e Rabiot a centrocampo non mi sembrano così male
          Modric ha 40 anni!!! Rabiot alla Juve che ha fatto in 5 anni? 1 anno buono? Dai su!
          I SUOI goals:
          -Serie A: 189
          -Serie B: 6
          -Super League: 5
          -Coppa Italia: 13
          -Chinese FA Cup: 1
          -Coppa UEFA: 5
          -Champions League: 13
          -Nazionale Under 21: 19
          -Nazionale: 19
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          • Sean
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            Massimo Mauro: “Mercato italiano decadente, presi gli scarti. E Vlahovic ha poca personalità”


            E’ stato un mercato complessivamente di contorno per il calcio italiano. Il Milan ha preso Rabiot che però non è quello di 4 anni fa. Modric ha 40 anni. Dello stesso De Bruyne non discuto la grandissima qualità ma la carta d’identità. Un mercato che è l’emblema di un decadimento tecnico e finanziario evidente. Per carità, le squadre italiane sono tutte mediamente di buon livello, tendente verso l’alto. Il fuoriclasse però non c’è. Bisogna accontentarsi, si prende quello che lasciano le grandi d’Europa. C’è poco da fare, rispetto al tempo che fu i rapporti di forza sono cambiati.

            I problemi dell’Inter

            Quei rapporti di forza che in campionato sono in via di definizione. Ogni giornata una grande rischia uno schiaffo. Dopo Milan e Lazio alla prima giornata, è toccato all’Inter. Un ko, quello con l’Udinese, inatteso fino a un certo punto. Le big della Serie A si devono mettere in testa che con le provinciali se non danno il 100% rischiano brutte figure. L’Udinese è squadra organizzata benissimo, straripante fisicamente e buona tecnicamente. Troppo per gli opachi Acerbi e Calhanoglu, apparsi distanti dai giocatori che erano negli anni scorsi. In tal senso l’arrivo di Akanji in difesa sembra una presa di coscienza della società.

            Il dilemma Lautaro

            E poi Lautaro ha giocato troppo lontano dalla porta, trascurato dai compagni. Uno sbaglio concettuale: il giocatore migliore va infatti cercato sempre, anche se in difficoltà. Ora dare sentenze è prematuro, anche perché sui valori del gruppo non ci sono dubbi. Il problema per Chivu sarà riproporre prestazioni di altissimo livello: e qui la cosa è più complicata.

            Allegri ha rimesso a posto le priorità

            Bene il Milan. Allegri a Lecce ha rimesso a posto le priorità: non prendere gol e non buttare via la palla. Se giochi così contro le piccole vinci. Il tecnico ha detto una cosa giustissima. Non è che se giochi con le maglie delle grandi vinci, chi le indossa deve meritarla. Quindi per arrivare devi dare tanto, per rimanere e vincere occorre ancora di più.

            Vlahovic, dubbi sulla personalità

            La Juventus ha fatto una buonissima partita con il Genoa. Si vede che la società ha fatto un lavoro in profondità con alcuni giocatori, evidente infatti un maggiore appartenenza. Vlahovic merita un discorso a parte. Quando era il riferimento tecnico ed emotivo ha fallito, ora che ha meno responsabilità è tornato ad avere fiducia e fa valere il suo senso del gol. Ma le grandi squadre, e mi rifaccio alle considerazioni precedenti, hanno bisogno gente che sappia sopportare le responsabilità. Comunque il serbo andrà via il prossimo anno a parametro zero: se la società lo avesse venduto sarebbe stato comprensibile, però tecnicamente averlo tenuto avrà la sua importanza.

            Napoli tosto, mi piace l’umiltà di Gasperini

            Chiudo con Napoli e Roma. Mi sono sembrate entrambe molto toste. Sapevamo che il Napoli non avrebbe mollato fino all’ultimo secondo e con il Cagliari lo ha dimostrato nel vero senso della parola. E Gasperini è riuscito a creare un gruppo squadra, che con una dose di umiltà. Ha capito di avere una squadra che non può giocare uno contro uno. Quindi i giocatori tornano indietro, sono attenti in copertura e quando ne hanno la chance pressano.


            https://www.repubblica.it/sport/rubr...-P8-S1-T1-spp1
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
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            • fede79
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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Massimo Mauro: “Mercato italiano decadente, presi gli scarti. E Vlahovic ha poca personalità”


              E’ stato un mercato complessivamente di contorno per il calcio italiano. Il Milan ha preso Rabiot che però non è quello di 4 anni fa. Modric ha 40 anni. Dello stesso De Bruyne non discuto la grandissima qualità ma la carta d’identità. Un mercato che è l’emblema di un decadimento tecnico e finanziario evidente. Per carità, le squadre italiane sono tutte mediamente di buon livello, tendente verso l’alto. Il fuoriclasse però non c’è. Bisogna accontentarsi, si prende quello che lasciano le grandi d’Europa. C’è poco da fare, rispetto al tempo che fu i rapporti di forza sono cambiati.

              I problemi dell’Inter

              Quei rapporti di forza che in campionato sono in via di definizione. Ogni giornata una grande rischia uno schiaffo. Dopo Milan e Lazio alla prima giornata, è toccato all’Inter. Un ko, quello con l’Udinese, inatteso fino a un certo punto. Le big della Serie A si devono mettere in testa che con le provinciali se non danno il 100% rischiano brutte figure. L’Udinese è squadra organizzata benissimo, straripante fisicamente e buona tecnicamente. Troppo per gli opachi Acerbi e Calhanoglu, apparsi distanti dai giocatori che erano negli anni scorsi. In tal senso l’arrivo di Akanji in difesa sembra una presa di coscienza della società.

              Il dilemma Lautaro

              E poi Lautaro ha giocato troppo lontano dalla porta, trascurato dai compagni. Uno sbaglio concettuale: il giocatore migliore va infatti cercato sempre, anche se in difficoltà. Ora dare sentenze è prematuro, anche perché sui valori del gruppo non ci sono dubbi. Il problema per Chivu sarà riproporre prestazioni di altissimo livello: e qui la cosa è più complicata.

              Allegri ha rimesso a posto le priorità

              Bene il Milan. Allegri a Lecce ha rimesso a posto le priorità: non prendere gol e non buttare via la palla. Se giochi così contro le piccole vinci. Il tecnico ha detto una cosa giustissima. Non è che se giochi con le maglie delle grandi vinci, chi le indossa deve meritarla. Quindi per arrivare devi dare tanto, per rimanere e vincere occorre ancora di più.

              Vlahovic, dubbi sulla personalità

              La Juventus ha fatto una buonissima partita con il Genoa. Si vede che la società ha fatto un lavoro in profondità con alcuni giocatori, evidente infatti un maggiore appartenenza. Vlahovic merita un discorso a parte. Quando era il riferimento tecnico ed emotivo ha fallito, ora che ha meno responsabilità è tornato ad avere fiducia e fa valere il suo senso del gol. Ma le grandi squadre, e mi rifaccio alle considerazioni precedenti, hanno bisogno gente che sappia sopportare le responsabilità. Comunque il serbo andrà via il prossimo anno a parametro zero: se la società lo avesse venduto sarebbe stato comprensibile, però tecnicamente averlo tenuto avrà la sua importanza.

              Napoli tosto, mi piace l’umiltà di Gasperini

              Chiudo con Napoli e Roma. Mi sono sembrate entrambe molto toste. Sapevamo che il Napoli non avrebbe mollato fino all’ultimo secondo e con il Cagliari lo ha dimostrato nel vero senso della parola. E Gasperini è riuscito a creare un gruppo squadra, che con una dose di umiltà. Ha capito di avere una squadra che non può giocare uno contro uno. Quindi i giocatori tornano indietro, sono attenti in copertura e quando ne hanno la chance pressano.


              https://www.repubblica.it/sport/rubr...-P8-S1-T1-spp1
              Sono abbastanza d'accordo con Mauro, anche sull'analisi della Roma, molto meno "sfacciata" dell'Atalanta di Gasperini, ma quello è un processo che si sviluppa col tempo e con i giocatori a disposizione a fine mercato, quindi mi aspetto delle evoluzioni ora a bocce ferme.

              Unico appunto, Roma, Atalanta e Inter, hanno abbassato l'età media della rosa.
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                Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio

                Sono abbastanza d'accordo con Mauro, anche sull'analisi della Roma, molto meno "sfacciata" dell'Atalanta di Gasperini, ma quello è un processo che si sviluppa col tempo e con i giocatori a disposizione a fine mercato, quindi mi aspetto delle evoluzioni ora a bocce ferme.

                Unico appunto, Roma, Atalanta e Inter, hanno abbassato l'età media della rosa.
                L'Inter però rimane quella con l'età media più alta assieme al Napoli che è la squadra più "anziana" https://www.transfermarkt.it/serie-a...wettbewerb/IT1

                ma questo non è un caso, anzi c'è un rapporto causale tra età media diciamo alta e vittorie, perchè è chiaro che con una squadra di giovani puoi avere finestre sul futuro ma non sul presente...perchè per vincere occorre anche l'esperienza, occorre qualche campione formato, occorre una ossatura matura o che sia arrivata a maturità

                Difatti le prime 8 più "giovani" sono tutte provinciali, pure questo non è un caso...cioè possono permettersi di allevare i giocatori tenendo bassi i costi di impresa...le squadre metropolitane se lo possono permettere di meno...perchè in queste realtà la pazienza dei tifosi dura, se tutto va bene, forse un anno...forse.
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                  l coraggio è la stella polare

                  Paolo Condò

                  Questa sera a Bergamo, città simbolo dell’Atalanta e del calcio italiano più vivace e coraggioso degli ultimi dieci anni, Rino Gattuso esordisce come commissario tecnico della Nazionale italiana, racconta Paolo Condò nella nuova puntata della sua rubrica "Un centimetro alla volta". Un debutto carico di aspettative e speranze, dopo due fallimenti mondiali consecutivi che hanno lasciato il movimento calcistico azzurro in cerca di una nuova linfa.

                  L’Atalanta, con le sue prestazioni proporzionate al contesto e il suo calcio spregiudicato, rappresenta un perfetto punto di partenza simbolico per Gattuso, tecnico noto per il coraggio e la grinta, che dovrà guidare l’Italia verso il Mondiale, primo obiettivo e banco di prova imprescindibile. Le prospettive, però, non si fermano alla sola qualificazione: una volta abilitata la partecipazione, la Nazionale dovrà dimostrare di poter alzare l’asticella.

                  Dopo il ciclo d’oro post-2006, il calcio italiano ha affrontato un calo qualitativo, ma non privo di talenti importanti, sebbene a volte caratterialmente complessi come Cassano e Balotelli. Tuttavia, la continuità tra portieri come Buffon e Donnarumma e la solidità difensiva mantenuta da giocatori come Bonucci e Chiellini, dimostra che le fondamenta non sono crollate del tutto.

                  Il cammino non sarà semplice: la Norvegia è forte e favorita nel girone, ma solo vincendo sempre l’Italia potrà sperare di passare il turno con dignità internazionale. Allenatore e squadra dovranno dimostrare di avere la stessa fame e lo stesso ardore del calcio bergamasco, per restituire anche a un’intera nazione la fiducia nel futuro azzurro.


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                    Il giudice sportivo del Comitato provinciale piemontese ha punito Thomas Sarritzu, numero uno del Volpiano Pianese, suo padre (dirigente dello stesso club) e un calciatore avversario
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                      Rino, bene così: l'Italia di Gattuso batte l'Estonia in una serata con l'atmosfera giusta

                      Si intuisce che gli azzurri hanno capito cosa vuole l’allenatore. Questi siamo e con questa squadra dobbiamo andare ai Mondiali

                      Bene, Rino, bene così. É una bella Italia, questa che hai accroccato come sappiamo, tra molti dubbi e tanta pena. E poi comunque ci voleva proprio, ci serviva una serata di calcio con un’atmosfera forte, mentre la gente canta sugli spalti e c’è, diffusa, quella certa allegria che scatenano gli azzurri, quando vincono.

                      Sono riflessioni sparse, calde: non è mai facile trovare le parole, bisogna sforzarsi di metterci equilibrio, logica, anche se è chiaro che adesso proseguiamo il nostro faticoso percorso verso i mondiali con un orizzonte nuovo, meno buio e stretto, e non era detto. Con un po’ di onestà intellettuale, certo, è necessario riconoscere pure che l’Estonia vale — forse — una squadra di bassa serie B. Però stanno lì: ordinati, ostinati, tosti, fastidiosi. Non è stato facile.

                      ​ La difficoltà s’è intuita abbastanza presto.

                      Guardate: il primo appunto, dopo 25 minuti. Più per abitudine, che per reale necessità. Pensando che se qualcuno a casa s’è buttato su Netflix, non va biasimato. Gli estoni sono scarsi assai, gli azzurri presidiano il campo e danno l’impressione di poter segnare da un momento all’altro, ma non segnano. Ci sono applausi, pubblico affettuoso, molte scolaresche, aria frizzante. Se arrivi ad appuntarti che l’aria è frizzante, è abbastanza chiaro tutto. Qui in tribuna stampa si cincischia anche per stabilire lo schema di gioco degli azzurri: in fase di possesso, sembra un chiaro 4-2-4. Politano e Zaccagni sono spesso in linea con i due centravanti, Kean e Retegui. Che corrono un po’ troppo affiancati. Gattuso se ne accorge e, con gesti teatrali, glielo spiega: incrociatevi, parlatevi, non correte dietro allo stesso pallone.

                      Teniamo tutti d’occhio Rino, in piedi laggiù. Gli si vuole bene. Siamo in un miscuglio di rispetto e tenerezza e antico affetto. É venuto a incastrarsi in questa storia molto complicata e sappiamo quanto rischia. Partire bene sarebbe importante. Ora sta chiedendo a Calafiori di salire e mettersi alle spalle di Tonali. Va detto che Tonali e Barella, a centrocampo, funzionano. Spadroneggiamo nel palleggio. Gli estoni, ogni tanto, provano qualche contropiede. I nostri difensori non paiono esattamente insuperabili, e speriamo sia solo un’impressione. La certezza è che sprechiamo molto. Facciamo nascere tutto dalle fasce. Un po’ ripetitivi. Sensazione netta quando l’arbitro fischia la fine del primo tempo: ci servirebbe un po’ di fantasia, un vero trequartista. Sono valutazioni tecniche avvolte, com’è ovvio, dentro un’amarezza che cresce. Questi siamo. E con questi dobbiamo cercare di restare infilati nell’idea che andare ai mondiali, in qualche modo, sia ancora possibile. Rino, che gli dirai negli spogliatoi?

                      Dovrebbe essere una partita in cui fare incetta di gol per cercare di abbattere la differenza con la Norvegia, che è avanti di 12 reti. Però, per adesso, butta maluccio. Sono ragionamenti piuttosto penosi. Nemmeno a chiedersi: cosa starà pensando Luciano Spalletti? A questi azzurri chiedeva di entrare nelle sue ossessioni, gli spiegava le sue visioni tattiche. E loro si perdevano, forse non lo capivano, magari s’annoiavano, troppi neuroni da mettere al lavoro, lui stesso — alla fine — ha ammesso: pretendevo troppo. Va bene: ma ora? Si capisce che Rino gli ha dato pochi ed elementari ordini: quando abbiamo il pallone Dimarco deve venire su a sinistra e Di Lorenzo, dall’altra parte, deve stringere al centro. A turno, Tonali e Barella dovrebbero buttarsi in mezzo, tra Retegui e Kean. É roba, sono tatticismi — come già scritto — da Prima categoria. Però, ugualmente, fatichiamo. Tiracci, rimpalli sugli stinchi, un paio di belle parate del loro lungagnone, corner su corner, palloni di poco al lato. La verità è che la sfortuna non esiste. É un’invenzione dei falliti (questa non è mia, ma di Toni Servillo in un film di Paolo Sorrentino). Infatti: ecco Dimarco che la mette in mezzo da sinistra, Tonali ci va di tacco, con un lampo di classe, e l’appoggia nel cielo di Kean. Che segna, di testa.

                      É la svolta. Raddoppia Retegui (francamente, a tratti, indiavolato) e poi arriva anche il terzo gol di Raspadori.

                      S’è messa meglio. Molto. Vanno segnalati gli abbracci degli azzurri: intensi, appassionati. Per essere liberatori è un po’ presto. Ma s’intuisce che hanno capito cosa devono fare, e qual è l’obiettivo. Rino annuisce. Continuate così. Ne cambia quattro (Zaccagni-Di Marco-Politano-Tonali-Kean) e lascia Retegui. La gente di calcio come Rino se le porta addosso certe sensazioni. Uno come Retegui non lo fai mai uscire, in una sera così. Perciò Retegui segna il gol del 4 a 0 e poi arriva pure Bastoni, per metterci tutti di buon umore e farci pensare che, sul serio, le vie del calcio sono infinite.

                      ​CorSera
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                        Nazionale, altro che squadra a immagine di Ringhio: si è giocato calcio champagne

                        C’è voluta quasi un’ora per stappare l’era Gattuso, ma le bollicine che ne sono scaturite, pur non dando ancora alla testa, promettono una discreta qualità

                        di Paolo Condò

                        Il debutto di Rino Gattuso conteneva naturalmente anche una componente emotiva, perché la storia delle persone conta, e la Nazionale ha risposto con una dedizione evidente. Non è giusto che questo vada in negativo sul conto di Spalletti, che era ed è una figura diversa, ma è bello aggiungerlo al budget di Gattuso. Subito, e a futura memoria. L’Italia ci ha messo parecchio per aprire le danze perché ha dovuto correggere i difetti del primo tempo, nei quali ha fatto difetto la personalità più della tecnica.

                        Il problema non consisteva nelle posizioni, tutte giuste, ma nel gioco che fluiva in eccessiva sicurezza, come se il totem della serata fosse il possesso palla anziché la ricerca della pericolosità.

                        L’Italia si muoveva lungo catene di gioco consolidate, Di Lorenzo e Politano alla napoletana, oppure logiche, come il dialogo tra Calafiori e Dimarco (e Zaccagni). Ma era sempre una manovra di aggiramento, che si dipanava lungo binari innocui: l’Estonia non è niente di che, ma quando il tran-tran di passaggetti le lasciava il tempo per riposizionarsi prima dei cross, a centro area faceva valere i suoi centimetri.

                        Il salto di qualità viene da due variazioni al copione, il cross al volo per sorprenderli impreparati — è incredibile quanto conti la frazione di tempo che si perde per aggiustare il pallone — e la penetrazione centrale palla a terra, che magari può esporci al contropiede (giocando così, il rischio di perdere la sfera è superiore), ma ha il pregio di pescare la difesa estone spettinata. Il vantaggio di Kean nasce da un cross al volo di Dimarco, sporco ma prezioso, il 2-0 di Retegui da uno sviluppo centrale, il resto dal desiderio e dalla lucidità di infierire su un’Estonia ormai esausta. Molto fieno in cascina per un primo volteggio che era senza rete, e alcune indicazioni sulle quali insistere: la coppia di centrali Bastoni e Calafiori, con l’uomo dell’Arsenal regista aggiunto, i cambi di gioco di Tonali, il doppio centravanti per riempire l’area. E la personalità della ripresa, per dire a se stessi che forse il peggio è passato.

                        ​​CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                        • Sean
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                          Il calcio champagne...ma forse il titolo è comunque azzeccato, in quanto di bollicine di champagna sono piene le scatola craniche dei giornalisti: si torna sempre lì, come un inquietante labirinto che infili centinaia di cunicoli diversi per ritrovarti comunque sempre al solito punto di partenza: le trombette e i trombettieri che non hanno la pazienza di aspettare risultati più probanti e robusti e al primo spezzar le reni a nazionali di serie C si giubila di rinascimento azzurro.

                          Dopo due mondiali saltati, e altri disastri vari ed assortiti, vogliamo almeno aspettare una mezza qualificazione prima di far saltare i tappi dello champagne? Ma dico, è così gravoso compito tenere a freno la penna?...Perchè ormai sono 15 anni che il finale è una secchiata di mierda in faccia (con la sola eccezione dell'autentico miracolo dell'Europeo manciniano, che difatti non ha portato la primavera)...e allora diamoci una regolata no?...anche perchè tra noi e le squadre che si possono definire tali, c'è la stessa differenza che passa tra l'Italia e l'Estonia.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

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                            Il ragazzino è a pieno dentro alla rissa, ma questo non giustifica nè assolve il genitore che è entrato in campo per dare il via ad una sorta di giustizia privata nei confronti di tredicenni.

                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • fede79
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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

                              Il ragazzino è a pieno dentro alla rissa, ma questo non giustifica nè assolve il genitore che è entrato in campo per dare il via ad una sorta di giustizia privata nei confronti di tredicenni.
                              Vedi però come cambia la narrativa, il "povero" portiere innesca la rissa e suo padre incita allo scontro, l'altro padre, già ormai processato come colpevole da ghigliottinare, va a proteggere suo figlio e, sbagliando, rompe la gamba al portiere.
                              sigpic
                              Free at last, they took your life
                              They could not take your PRIDE

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                                Sì quello senz'altro.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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