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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Rip.


    E grazie, in primis.

    Rimane l’ultimo Capitano ad aver sollevato la grande coppa.



    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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      notizie che fanno sempre male specie per chi come noi li hanno visti giocare....

      RIP
      Originariamente Scritto da Marco pl
      i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
      Originariamente Scritto da master wallace
      IO? Mai masturbato.
      Originariamente Scritto da master wallace
      Io sono drogato..

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        Si poteva presagire, purtroppo, dalla stampa che la recrudescenza non fosse di lieve entità.
        Gli lascio il mio silenzio
        Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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          Rip
          Tra l'altro smisi di seguire il calcio proprio dopo la Juve di Vialli, ravanelli e degli anni d'oro di mai dire goal
          Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
          Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
          Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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            Ormai iniziano a mancare le parole per commentare, o solo fermarsi un attimo a pensare, a tutte queste morti. Sarà l'età, ma da qualche tempo non riesco a non fare caso (cronache nazionali o regionali o provinciali che siano) a tutti questi decessi per colpi improvvisi o dopo "una malattia" (come scrivono di solito per non nominare un tumore).

            Giovani, meno giovani, tanta gente.

            Inutile dire che le notizie di persone che muoiono ben prima della vecchiezza ci interrogano sulla morte, presenza insonne, più fedele di ogni altra, autentica compagna di vita. Forse è per questo che venire a conoscenza di questa o quella scomparsa, persone famose o meno che siano, provoca quella sottile inquietudine, quell'uscio che si schiude sulle domande inevase e che non troveranno mai una risposta, e dunque in ultimo per l'uomo che resta su questa Terra una pace.

            ________

            Vialli, fortissimo attaccante. Inutile riassumere qui la sua carriera che tutti conoscono.

            Lo ricordo giovane nella Sampdoria di Boskov (un padre per lui e per i suoi compagni). Una furia, un trascinatore. Uno spirito guerriero, un tratto caratteriale che non lo ha mai abbandonato, lo abbiamo rivisto difatti anche come dirigente accompagnatore in nazionale, di nuovo a fare coppia col suo fraterno amico Mancini.

            Ero giovane quando Vialli era giovane. Allora le notizie di calciomercato le si potevano leggere solo sui giornali. Ogni estate di quei fine anni '80 e primi '90, i giornalisti di calciomercato scrivevano sempre di Vialli alla Juve...e poi in verità non si concretizzava mai e io rimanevo deluso, perchè era straordinariamente forte e avrebbe potuto portare quel carattere e quel tasso di realizzazione che da troppo mancava alla mia squadra.

            Poi finalmente Vialli venne alla Juve...e confermò in pieno quanto i tifosi come me andavano immaginandosi nelle estati di calciomercato.

            Un leader, un guerriero. Una razza rara. Quei calciatori che non possono non restare impressi, perchè hanno quelle doti tecniche e caratteriali che i tifosi tanto amano.

            Nel deserto dell'odierno panorama calcistico italiano, ci soccorre la memoria a riempire un presente senza palpiti. La morte è, per i personaggi che hanno segnato l'immaginario collettivo, come un lampo che rischiara i ricordi, li fa tornare vivi.
            Last edited by Sean; 06-01-2023, 12:28:37.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Ti sei goduto la vittoria agli europei...
              grazie di tutto.
              RIP









              "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
              Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
              vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

              (L. Pirandello)

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                Vialli era (è!) uno di quei calciatori per cui si.tifava a prescindere dalla propria fede calcistica.

                Un pò come Baggio.









                "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                (L. Pirandello)

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                  Chi muore davvero non viene ricordato
                  Tu, invece, non verrai mai dimenticato.









                  "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                  Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                  vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                  (L. Pirandello)

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                    Aveva le qualità che trascendevano il particolarismo di questo o quel feudo, per cui era ammirato da tanti non solo per la sua nota e ovvia bravura in campo ma proprio per le qualità caratteriali che, in uno sportivo, tanto restano impresse in ogni tifoso.

                    Fu una scelta felicissima metterlo come dirigente accompagnatore della nazionale, perchè pochi come lui potevano motivare, o ascoltare/consigliare, dei giocatori.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Originariamente Scritto da sylvester Visualizza Messaggio
                      Ti sei goduto la vittoria agli europei...
                      grazie di tutto.
                      RIP
                      Davvero felice che sia successo.
                      Specialmente per lui.




                      Inviato dal mio SM-G998B utilizzando Tapatalk
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                        Non c'è bisogno che lo dica io.
                        Ma guardate ad esempio sul Guardian la rilevanza della notizia.
                        Prima pagina ed ampio approfondimento con stupende foto.
                        Personaggi che segnano e restano, al di là di fazioni, colori, opinioni.
                        Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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                          Originariamente Scritto da Irrlicht Visualizza Messaggio
                          Non c'è bisogno che lo dica io.
                          Ma guardate ad esempio sul Guardian la rilevanza della notizia.
                          Prima pagina ed ampio approfondimento con stupende foto.
                          Personaggi che segnano e restano, al di là di fazioni, colori, opinioni.
                          Beh contano anche i suoi anni al Chelsea, si è saputo fare amare anche lì.

                          Comunque lui che ha iniziato nella Cremonese e ha fatto la storia nella Juve muore due giorni dopo una partita tra queste due squadre.

                          Inviato dal mio Redmi Note 8T utilizzando Tapatalk

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                            .

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                            Originariamente Scritto da Sean
                            Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                              La biografia è molto bella, pure.
                              Siamo stati tutti con lui in questa battaglia, che sapevamo sarebbe stata durissima da vincere.
                              Se ne va un attaccante straordinario ed una persona che ha saputo farci anche tenerezza.

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                                Mancini e Vialli raccontano la loro amicizia: «Lui era quello bello. Una volta mi chiamò per cognome e fu il nostro unico litigio»

                                Il 16 ottobre 2022 i due amici hanno conversato su «la Lettura delle ragazze e dei ragazzi»: dalla Sampdoria all’Europeo vinto nel 2021


                                Li incontriamo a Genova, dove è successo tutto: dove un gruppo di ragazzi, e di amici, guidati da un allenatore leggendario e da un presidente con un piano preciso, riuscì a vincere l’ultimo campionato di calcio di provincia. Sono stati a cena con gli altri compagni, con Vierchowod, Lombardo, Pagliuca, Bonetti, Invernizzi, Pari e Mannini, persino Toninho Cerezo, il calciatore senza età venuto dal Brasile, e che a Genova ha tenuto casa. Ma loro due, Luca e Roberto, sono un po’ più che amici: sono fratelli. Con caratteri diversi, ma la stessa filosofia di vita.

                                E non siete cambiati?
                                GIANLUCA VIALLI — Siamo maturati, ci sono successe grandi cose umane e professionali, e devo dire che quando vedo lavorare Roberto in nazionale è una gioia. Pensa che fino a qualche tempo fa ero convinto di essere io il più sveglio tra i due. E invece... (Roberto Mancini ride)

                                Ma non avete mai litigato?
                                ROBERTO MANCINI — Una volta. Ricordi?
                                GIANLUCA VIALLI — Come no. Siamo in campo, probabilmente tu avevi litigato con la fidanzata, o io con la mia, non lo so più. Fatto sta che eravamo nervosi quel giorno. A un certo punto io sbaglio un passaggio, e lui si arrabbia, e va bene, però poi mi chiama per cognome «oh, Vialli», una roba del genere. Vialli? Ma come? Perché mi devi chiamare Vialli, cos’è, non ci conosciamo? Gli dissi: «Mancini, stai attento che ti do un *****tto». E lui se l’è presa moltissimo. È un pochino permaloso.
                                ROBERTO MANCINI — Fu una stupidaggine, però siamo stati una settimana senza parlarci.
                                GIANLUCA VIALLI — Ci siamo rivisti in nazionale, i compagni ci hanno obbligati a parlarci, ed è stato velocissimo: ci siamo guardati negli occhi, ci siamo fatti una risata e tutto è tornato come prima. È stata l’unica volta.

                                E in che cosa eravate diversi?
                                GIANLUCA VIALLI — Lui era quello bello, io quello simpatico. Lo mandavo avanti a fare il lavoro sporco. Lui aveva il talento e io la perseveranza. Scartavo tre difensori, mi prendevo i calci di tutti, gli passavo la palla e il giorno dopo sui giornali c’era: grandissimo gol di Mancini!
                                ROBERTO MANCINI — Abbastanza vero, ma avevi anche un gran talento.

                                È vero che in campo potevate scambiarvi di posto?
                                GIANLUCA VIALLI — Roberto inizia da centravanti e diventa il numero 10, io ho iniziato come ala e sono diventato centravanti. Eravamo complementari: a lui piaceva stare qualche metro più indietro e fare assist, a me piaceva buttarla dentro, ma potevamo cambiarci ruolo e confondere i difensori.

                                Era un calcio diverso?
                                GIANLUCA VIALLI — Di certo si vedevano meno partite in televisione, quindi c’era più attesa. La partita era un rito. Da parte nostra credo ci fosse più senso di appartenenza. Una volta indossavi la maglia e avevi una missione, i giocatori erano attaccati alle società, ai presidenti, ai compagni. Oggi i giocatori sono un po’ piccole aziende, hanno un loro brand da sviluppare...
                                ROBERTO MANCINI — Posso dire due cose. Una da tifoso: da bambino ero tifosissimo della Juve e andavo con mio papà in giro per l’Italia a vedere le partite; l’emozione che avevo quando entravano i giocatori era tale che iniziavo a battere i denti. L’altra da giocatore: era fortissimo il pensiero di arrivare alla partita, non vedevi l’ora di giocare, la notte prima pensavi a cosa poteva accadere, a cosa fare per vincere. Quell’emozione del sabato notte non so se c’è ancora.

                                Ma è vero che ai tempi di quella Samp la formazione la facevate voi due?
                                ROBERTO MANCINI — No, è una battuta. Noi la formazione non l’abbiamo mai fatta. Pensavamo di farla, però. Vujadin Boškov ce lo chiedeva, ascoltava, poi faceva sempre il contrario.
                                GIANLUCA VIALLI — Devo dire che Roberto ha imparato perfettamente da Boškov, perché in nazionale facciamo riunioni in cui ci chiede la nostra opinione, è tutto molto democratico... poi decide da solo com’è giusto che sia.

                                Siete ancora la coppia più bella del mondo?
                                GIANLUCA VIALLI — Più bella, non so. Esteticamente probabilmente per merito suo... diciamo che siamo una coppia che funziona, dai.
                                ROBERTO MANCINI — Il fatto che siamo ancora qua, e i sentimenti sono sempre gli stessi e non solo tra noi due, con il resto della squadra dei vecchi tempi, credo sia la cosa più bella e che possa essere d’esempio per molti ragazzi che iniziano oggi e che sperano di avere un futuro, non solo nel calcio, perché poi magari nella vita devi trovare amici che lo siano veramente, fino alla fine, per molti anni.

                                Quindi qual è la cosa più importante?
                                ROBERTO MANCINI — La fiducia. Riuscire a fare sentire l’altro tranquillo e dirgli: «Io so che tu farai il possibile per raggiungere questo obiettivo». Boškov è stato un grande maestro perché ci ha insegnato a credere che in una partita tutto può accadere, anche quando incontri una squadra molto più forte. Noi eravamo la Sampdoria, e Sampdoria è Sampdoria lui diceva, per dire che potevamo battere chiunque.
                                GIANLUCA VIALLI — L’errore spesso è chiedere agli altri di avere fiducia in te, dimenticandosi che la prima cosa da fare, come dice Roberto, è di mostrare di avere fiducia negli altri.
                                ROBERTO MANCINI — E poi serve la volontà di ritrovarsi per fare casino e cazzeggiare.

                                Anche quando le cose si fanno difficili?
                                GIANLUCA VIALLI — Io ho imparato a riconoscere la mia vulnerabilità. Non mi piace usare il termine fragilità: noi siamo forti, tutti, ma vulnerabili. Ecco: aprirsi ai sentimenti e abbracciare l’ironia. Non è tutto, ma aiuta.


                                E adesso c’è un film sulla vostra avventura, da quando eravate ragazzi a oggi, passando per quel sogno perfetto che fu il campionato 1990-1991. Per chi l’avete fatto?
                                ROBERTO MANCINI — Mi piace pensare ai bambini. Io credo che un bambino vedrà tante cose positive che possono servire a crescere bene, perché è una storia vera di amicizia, di persone che si sono volute bene e con l’amicizia hanno raggiunto obiettivi incredibili, con l’impegno, con la perseveranza, con l’essere sempre persone per bene, sinceri. Credo possa anche servire a capire che si può perdere e nella sconfitta puoi capire, solo lì puoi capire veramente che la cosa importante è non abbattersi, è trovare la forza di ripartire. Perché comunque è da lì che si mettono le basi delle grandi vittorie.

                                E con un pizzico di fortuna, magari?
                                GIANLUCA VIALLI — No, io non credo nella fortuna. Anzi, credo che la parola svilisca un po’ il mazzo che ci facciamo. Per raggiungere certi obiettivi è chiaro che le stelle devono allinearsi perché ci sono cose che non puoi controllare, però alla fine è questione di pratica, di dedizione, di allenamento. Io credo moltissimo nella pratica, più che nel talento. Credo che il talento sia un dono che sta non all’inizio, ma alla fine di un percorso di apprendimento. Quindi si fa pratica, si fanno errori, ci si allena con impegno. A quello poi si aggiungerà il talento, ma ci sono tantissime cose che ti permettono di diventare un professionista che non hanno bisogno di nessun talento, come essere allenabili, essere puntuali, metterci il cuore, non mollare mai, essere altruisti e coraggiosi. Ho visto tanti ragazzi che avevano talento, ma non questo spirito, e non ce l’hanno fatta; e altri che avevano meno talento, ma la voglia e la passione per migliorarsi ogni giorno, e sono riusciti a diventare professionisti.
                                ROBERTO MANCINI — In quegli anni c’erano tante squadre con giocatori fortissimi. L’Inter dei tedeschi campioni del mondo, il Milan degli olandesi, il Napoli campione d’Italia di Maradona, la Juve di Baggio e Schillaci. Anche il Genoa era forte. Ma credo che gli altri non avessero quello che avevamo noi, il bene che ci volevamo e che sentivamo. Era una cosa speciale e tutto questo è dovuto a una persona come Paolo Mantovani, il nostro presidente.

                                Cosa direste a un ragazzino che vuole fare il calciatore?
                                GIANLUCA VIALLI — Che dipende da te, devi fare le cose che fai quando sei con la squadra o al lavoro, ma poi devi farne altre a casa, leggere, aggiornarti, guardare la tv, pensare, riflettere, tirare la palla contro il garage... destro, sinistro.
                                ROBERTO MANCINI — Io ho avuto la fortuna di nascere attaccato all’oratorio, scendevo e ce l’avevo a dieci metri. Mia mamma sapeva dov’ero e non si preoccupava. Finivo la scuola, mangiavo e subito andavo a giocare a pallone con i miei compagni. Oggi ci sono troppe cose che portano via tempo, i ragazzi che giocano per strada o all’oratorio sono pochi. Noi non avevamo tanto ma avevamo quello che ci bastava, un pallone e un pezzo di strada e tu lì imparavi com’era la vita. Mi verrebbe da dare un consiglio ai genitori, cioè di lasciare tranquilli i ragazzi, lasciare che si divertano, non mettere troppa pressione, non creare troppe aspettative. Devono divertirsi, imparare, sbagliare, e poi quello che succede succede... C’è una bellissima frase, credo sopra la porta dell’ingresso del settore giovanile dell’Empoli, che dice: «Se siete convinti che vostro figlio sia un campione per favore portatelo da un’altra parte».

                                E ora tutti pensano al mondiale di calcio, al quale faremo da spettatori...
                                GIANLUCA VIALLI — I grandi successi nascono e si costruiscono grazie alle grandi delusioni. Se tu sai affrontare i momenti in cui sei triste e poco soddisfatto, e ti fai le domande giuste, quelle crude, oneste, e smetti di crearti alibi nella testa, allora quello è il modo migliore di recuperare e migliorare ed essere pronto per la prossima sfida.
                                ROBERTO MANCINI — Bisogna sapere accettare anche questo. I bambini lo devono capire: le sconfitte, anche quelle che fanno più male, aiutano a crescere. Questo è importante soprattutto nella vita, perché non è sempre tutto bello, ci sono molte volte in cui bisogna essere forti, bisogna ripartire anche da momenti più difficili e dolorosi che non sono sportivi, perché quelli sportivi poi passano. Ma lo sport fatto bene ti aiuta anche nella vita a essere più forte.
                                GIANLUCA VIALLI — Il mio scopo nella vita, oggi, con tutto quello che ho passato dal punto di vista umano e professionale, è quello di trovare uno scopo nella vita. Ecco, adesso con questo lavoro per la nazionale il mio scopo l’ho trovato: posso essere utile a tanti ragazzi. Cerco di ispirarli, lavoro per metterli nelle condizioni mentali migliori e far loro capire che cosa significa indossare la maglia azzurra, le responsabilità, il peso, ma anche la parte più divertente.

                                Federico Chiesa ha detto che averti in nazionale è come avere Albus Silente, il maestro di Harry Potter.
                                GIANLUCA VIALLI — Dice così? (ride). Mi sembra molto bello. Ho sempre fatto le cose seriamente. Soltanto così riesco a divertirmi.
                                Possiamo allora dire che la vostra è stata davvero una bella stagione?
                                ROBERTO MANCINI — Lo è ancora.
                                GIANLUCA VIALLI — Davvero una lunga, bella stagione.

                                CorSera
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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