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    Ti stavo per chiudere se insieme al mc dal glovoo ti fossi fatto portare pure popcorn e birrette
    "It' better stand tall when they're calling you out, don't bend, don't break, don't back down"

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      Originariamente Scritto da Luke91 Visualizza Messaggio
      Cripto un bel tonfo
      Tutte le riserve di valore verranno spese per cibo e missili, che bello il futuro.

      Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
      Originariamente Scritto da Pesca
      lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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        Nasdaq - 5
        Sp quasi - 4

        Con la situazione attuale mi sa che sono belli che finiti per ora i bei tempi

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          Se volete tornare a vedere verde tocca portare la pace in Ucraina

          Mi sa che i sordi non si fanno a botte di sanzioni e contro-sanzioni

          Serve più globalismo

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            Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza Messaggio
            Nasdaq - 5
            Sp quasi - 4

            Con la situazione attuale mi sa che sono belli che finiti per ora i bei tempi
            Si era capito da un po imho, si sta facendo pulizia della sbornia 20-21. Se si è investito in modo sensato su realtà solide e con un orizzonte temporale corretto serve solo calma e pazienza.

            Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
            Se volete tornare a vedere verde tocca portare la pace in Ucraina

            Mi sa che i sordi non si fanno a botte di sanzioni e contro-sanzioni

            Serve più globalismo
            Io continuo a ripetere che stiamo pagando troppo le sanzioni per una guerra non nostra, ma qui credo pesi molto di più la gestione delle banche centrali e la situazione in Cina.
            "It' better stand tall when they're calling you out, don't bend, don't break, don't back down"

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              Originariamente Scritto da Nemesis84 Visualizza Messaggio
              Se si è investito in modo sensato su realtà solide e con un orizzonte temporale corretto serve solo calma e pazienza.

              questo va inciso nella pietra

              vero e’ che sara’ il tempo a corroborare, così come a spazzare via, quel che lo attraversera’.


              Ci sono societa’ talmente dominanti che rispondere alla domanda “cosa andra’ talmente storto da comprometterla” risulta difficile.

              In estrema sintesi credo che questo sia il quesito che ogni investitore dovrebbe porsi.



              Originariamente Scritto da Giampo93
              Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                Che poi anche io avrei preferito discese più morbide o meno profonde, ma era evidente che avrebbero rintracciato profondo e questa volatilità e queste legnate puliscono il floor e dato che colpiscono tutti indistintamente offrono occasioni di ingresso.
                Resta una lezione per chi pensava di fare tanti soldi facili e alla svelta.
                "It' better stand tall when they're calling you out, don't bend, don't break, don't back down"

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                  Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                  Ho una posizione consistente in Berkshire che ha reso bene e pensavo di incrementarla....però secondo me bisogna anche capire perché vengono certe idee.

                  Voglio dire, un annetto fa avevo l'idea di mettere i soldi sui titoli di Ark Invest, e l'ho anche fatto, solo che sono andati molto male (magari recupereranno in futuro, non entro nel merito).
                  Il punto è che sono entrato vicino al picco proprio perché tutti ne parlavano bene. Adesso è lo stesso per Berkshire che dopo aver sotto-performato a lungo dei "semplici" indici s&p500 e Nasdaq100 negli ultimi mesi ha fatto meglio. Ragionare così però è un rincorrere il mercato.
                  Visto che è sempre lui, ha una storia lunghissima ed è una presa da tenere e basta, limitati a guardare il lunghissimo periodo. Fregatene delle oscillazioni.

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                    ho comprato questo token https://www.coingecko.com/it/monete/xi-token
                    è una shitcoin, ma per vari motivi potrebbe essere la prossima shiba e dare rendimenti enormi. Soprattutto, è collegata a elon musk, e sapete cosa succede quando inizia a twittare
                    si parla qui del progetto https://www.repubblica.it/tecnologia...ese-313573293/

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                      Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                      ho comprato questo token https://www.coingecko.com/it/monete/xi-token
                      è una shitcoin, ma per vari motivi potrebbe essere la prossima shiba e dare rendimenti enormi. Soprattutto, è collegata a elon musk, e sapete cosa succede quando inizia a twittare
                      si parla qui del progetto https://www.repubblica.it/tecnologia...ese-313573293/
                      Lascia perdere che non é tempo di melmacoin

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                        ma il lancio del razzo è a ottobre, e ieri il prezzo era sufficientemente basso quindi ho approfittato

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                          Può partire anche domattina il razzo ma ci stiamo avviando verso una fase dove ste cagate andranno a scemare, cominciamo a smaltire la sbornia 20-21 come diceva neme ieri, poi puó salire a razzo quella nello specifico ma se fino a diciamo 1 annetto fa su 10 shitcoin, 3 o 4 salivano su rumors o tweet, adesso saranno 1 o 2,a stare ampiamente larghi

                          Tutto imho ovviamente, ma credo che i tempi dove venivamo qua a farci i pompini a vicenda guardando i portafogli salire sono momentaneamente finiti

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                            La crisi del 1929 secondo Groucho Marx

                            Affari ben più sensazionali di quelli dello spettacolo attrassero
                            presto la mia attenzione, e quella di tutto il paese. Parlo di una
                            cosetta chiamata Borsa. Feci la sua conoscenza intorno al 1926, e
                            fu una piacevole sorpresa scoprire che ero un giocatore piuttosto
                            scaltro. O almeno cosi sembrava, perché tutto ciò che compravo
                            aumentava di valore. Non avevo consulenti Finanziari. Che bisogno
                            c'era? Bastava chiudere gli occhi, puntare il dito su un punto
                            qualsiasi del tabellone, e i titoli che compravi cominciavano a
                            salire. Non incassavo mai: sembrava assurdo vendere un'azione a
                            trenta quando sapevi che nel giro di un anno sarebbe raddoppiata o
                            triplicata.
                            Per Cocoanuts la mia paga era sui duemila dollari a settimana, ma
                            erano noccioline in confronto alla grana che teoricamente facevo a
                            Wall Street. Badate bene, lavorare in quello spettacolo mi piaceva
                            molto, ma la paga m'interessava pochissimo. Prendevo dritte sul
                            mercato azionario da tutti. Oggi è difficile crederci, ma in quel
                            periodo casi come i seguenti erano normalissimi.
                            Ero in ascensore, al Copley Plaza Hotel di Boston. Il lift mi
                            riconobbe e disse: "Sa, signor Marx, poco fa qui sono saliti due
                            tizi. Pezzi grossi! Col vestito a doppio petto e un garofano
                            all'occhiello. Parlavano di Borsa, e creda a me, avevano l'aria di
                            saperla lunga. Non hanno pensato che li stavo a sentire, ma io
                            quando manovro l'ascensore tengo sempre le orecchie aperte. Non ho
                            mica voglia di mandare su e giù queste scatole tutta la vita!
                            Comunque," continuò "ho sentito che uno diceva all'altro: "Metti
                            tutti i soldi che puoi nelle United Corporation".
                            "Come si chiamava il titolo?" domandai.
                            Mi guardo con aria sprezzante. "Che c'è, fratello? Qualche guasto
                            alle orecchie? Gliel'ho detto. United Corporation".
                            Gli diedi cinque dollari e corsi in camera di Harpo, a informarlo
                            senza indugio della potenziale miniera d'oro in cui mi ero
                            imbattuto in ascensore. Harpo stava finendo di far colazione ed era
                            ancora in accappatoio.
                            "Giù nell'atrio dell'albergo c'è l'ufficio di un agente di Borsa"
                            disse. "Aspetta che mi vesto e scendiamo a acciuffare queste azioni
                            prima che la notizia si diffonda".
                            "Harpo," dissi io sei matto? Se aspettiamo che ti vesti, le azioni
                            possono salire di dieci punti!". Sicché io in soprabito e Harpo in
                            accappatoio ci precipitammo giù dall'agente a arraffare
                            centosessantamila dollari di azioni United Corporation, con un
                            deposito del venticinque per cento.
                            Per i pochi fortunati che nel '29 non sono andati in rovina e non
                            sanno nulla di Wall Street, lasciatemi spiegare cosa vuol dire
                            deposito del venticinque per cento. Per esempio, se uno comprava
                            ottantamila dollari di azioni, bastava che versasse ventimila
                            dollari in contanti. Il saldo lo anticipava il broker. Era come
                            rubare i soldi.
                            Un mercoledì pomeriggio Chico incontrò a Broadway un drittaiolo di
                            Wall Street, che gli disse sottovoce: "Chico, vengo adesso da Wall
                            Street, e là non si parla che delle Anaconda Copper. Si vendono a
                            centotrentotto dollari l'una, e corre voce che andranno a
                            cinquecento! Prendile prima che sia troppo tardi! E una dritta
                            sicura, ci puoi scommettere!".
                            Chico, notorio scommettitore, venne di corsa in teatro con
                            l'annuncio di questa pacchia. Avevamo una diurna, e aspettammo
                            mezz'ora ad alzare il sipario finché il nostro agente ci assicurò
                            che eravamo stati tanto fortunati da accaparrarci seicento azioni.
                            Andammo in estasi! Chico, Harpo e io possedevamo duecento azioni
                            ciascuno di quel titolo mirabile. Anche l'agente si congratulò con
                            noi: "Non capita spesso, di investire al momento giusto in una
                            società come l'Anaconda!".
                            La Borsa saliva, saliva. Quando eravamo in tournee, Max Gordon, il
                            produttore teatrale. mi faceva ogni mattina un'interurbana da New
                            York, per darmi le quotazioni e le sue previsioni sulla giornata.
                            Il pronostico non cambiava mai. Era sempre: "Su, su, su!". Fino
                            allora non avevo mai immaginato che si potesse diventar ricchi
                            senza lavorare.
                            Una mattina Max mi telefono dicendomi di comprare i titoli Auburn.
                            Era un'azienda automobilistica, ora defunta. "Marx," disse "questo
                            è un titolo che galoppa. Farà balzi da canguro. Prendilo adesso
                            finché sei in tempo".
                            Poi, come per un ripensamento, aggiunse: "Perché non pianti
                            Cocoanuts e non lasci perdere quei miseri duemila alla settimana?
                            Sono spiccioli. Da come maneggi le tue finanze, direi che puoi fare
                            più soldi in un'ora seduto nell'ufficio di un agente di Borsa che
                            strapazzandoti per otto rappresentazioni settimanali a Broadway".
                            "Max," risposi "il tuo è senza dubbio un buon consiglio. Ma
                            dopotutto ho certi obblighi verso Kaufman, Ryskind, Irving Berlin e
                            verso il mio produttore, Sam Harris".
                            Allora non sapevo che Kaufman, Ryskind, Berlin e Harris compravano
                            anche loro a deposito, e che alla fine, ridendo e scherzando,
                            sarebbero stati ripuliti dai loro consiglieri finanziari. Comunque,
                            su consiglio di Max, telefonai subito al mio agente e lo incaricai
                            di comprarmi cinquecento azioni della Auburn Motor Company.
                            Qualche settimana dopo gironzolavo sui prati rasi del country club
                            con Max Gordon. Dalle nostre labbra penzolavano grossi e costosi
                            sigari Avana. Il mondo andava a meraviglia e negli occhi di Max
                            c'era una luce celestiale (e anche un paio di simboli del dollaro).
                            Appena il giorno prima le Auburn erano balzate su di trentotto
                            punti. Mi volsi al mio compagno di golf e dissi "Max, da quanto
                            tempo va avanti questa storia?".
                            "Fratello" rispose Max, soffiando una battuta a Al Jolson "ancora
                            non hai visto niente!"
                            La cosa più stupefacente del mercato di Borsa del '29 era che
                            nessuno vendeva mai un titolo. La gente continuava a comprare. Un
                            giorno interrogai timidamente il mio agente di Great Neck su questo
                            fenomeno speculativo. "Io di Wall Street non so molto," cominciai
                            in tono di scusa "ma da che dipende che queste azioni continuano a
                            salire? Non ci dovrebbe essere qualche rapporto tra i guadagni di
                            una compagnia, i dividendi e il prezzo di vendita dei titoli?"
                            Lui mi passò con gli occhi sopra la testa, guardando una nuova
                            vittima che entrava nell'ufficio, e disse: "Signor Marx, ne ha da
                            imparare sul mercato di Borsa. Con quello che lei non sa sui titoli
                            azionari si riempirebbe un libro". "Senta, buon uomo" replicai,
                            "Sono venuto qui a chiedere un parere. Se lei non è capace di
                            parlare civilmente, vedrò di provvedere ai miei affari altrove.
                            Dunque, cosa stava dicendo?".
                            Debitamente redarguito e con la coda tra le gambe, rispose: "Signor
                            Marx, forse lei non se ne rende conto, ma questo non e più un
                            mercato nazionale. Siamo in un mercato mondiale. Riceviamo ordini
                            d'acquisto da tutti i paesi d'Europa, dal Sudamerica e perfino
                            dall'Oriente. Non più tardi di stamattina abbiamo avuto un ordine
                            dalI'Indostan per l'acquisto di mille azioni della Crane Impianti
                            Igienici". Con una certa diffidenza, chiesi: "Pensa che sia un buon
                            affare?".
                            "Niente di meglio. Se c'è una cosa che dobbiamo usare tutti, sono
                            gli impianti igienici". (A me venivano in mente varie altre cose,
                            ma non ero sicuro che fossero quotate in Borsa).
                            "Ridicolo" dissi. "Nel South Dakota ho degli amici indiani che
                            impianti igienici non ne anno. Risi di cuore alla mia battuta, ma
                            lui no, sicché proseguii. "Lei dice che ordinano le Crane
                            dall'Indostan? Hmmm. Se usano gli impianti igienici fin là
                            nell'Indostan, si vede che sanno il fatto loro. Mi segni per
                            duecento azioni. No, faccia trecento".
                            Col mercato che continuava a salire a rotta di collo, cominciai a
                            innervosirmi. Quel po' di giudizio che avevo mi diceva di vendere,
                            ma come tutti gli altri beoti ero avido. Mi ripugnava dare via
                            azioni che in pochi mesi sarebbero di sicuro raddoppiate di valore.
                            Oggi leggo spesso sui giornali di gente che va a teatro e si lagna
                            di aver dovuto pagare cento dollari per due biglietti di My Fair
                            Lady (personalmente, penso che i cento li vale). Be', io una volta
                            ho pagato trentottomila dollari per vedere Eddie Cantor al Palace.
                            Sappiamo tutti che Eddie è un comico formidabile. Anche lui non
                            esita ad ammetterlo. Faceva uno spettacolo stupendo Cantava
                            "Margie, Now's the Time to Fall in love", e "If You Knew Susie".
                            Raccontava storielle d'attualità da far torcere il pubblico, e
                            terminava cantando "Whoopee". Insomma, era uno schianto. Aveva quel
                            non so che di magnetico che distingue la grande star dalla mezza
                            cartuccia cronica.
                            Cantor era mio vicino di casa a Great Neck. Da vecchio amico, al
                            termine dello spettacolo andai a trovarlo dietro le quinte. Eddie è
                            un parlatore molto persuasivo, e prima che io potessi dirgli quanto
                            mi era piaciuta la sua interpretazione mi tirò in camerino, chiuse
                            in fretta la porta, diede un'occhiata alla stanza vuota per vedere
                            se ci fosse qualcuno in ascolto e disse: "Groucho, ti adoro!". In
                            questo saluto non c'era niente di strano. E' solo il modo in cui si
                            parla tra gente di spettacolo. In teatro, una tacita legge impone
                            che quando due si incontrano (attore e attrice, attrice e attrice,
                            attore e attore, e tutte le altre varianti o deviazioni sessuali)
                            evitino rigorosamente i soliti saluti barattati dalle persone
                            normali. I due, invece, devono bersagliarsi a vicenda con
                            espressioni di tenerezza che in altri ambiti sociali sono riservate
                            di solito alla camera da letto.
                            "Dolcezza mia," continuò Cantor "ti è piaciuto il mio numero?".
                            Mi guardai attorno, caso mai alle mie spalle ci fosse una ragazza.
                            Purtroppo non c'era e capii che Cantor diceva a me. "Eddie,
                            carissimo" risposi con sincero entusiasmo "sei stato superbo!".
                            Stavo per lanciargli altri mazzolini quando lui mi scrutò con quei
                            suoi occhioni scintillanti, mi appoggio le mani aperte sul petto e
                            disse: "Bel giovane, ne hai di Goldman-Sachs?".
                            "Tesoro," risposi "a questo gioco ci so fare anch'io "non solo non
                            ne ho, ma non so cosa sia. Goldman-Sachs? E' un tipo di cipria?".
                            Mi afferrò per i risvolti e mi attiro a sé. Per un attimo pensai
                            che volesse baciarmi. "Non mi dire che non hai mai sentito nominare
                            la GoldmanSachs!" esclamo incredulo. "E' la holding, più
                            sensazionale del tabellone!".
                            Guardò l'orologio. "Hmmm" disse. "Per oggi è troppo tardi. La Borsa
                            è chiusa. Ma domattina, bimbo, per prima cosa prendi il cappello,
                            corri dal tuo agente e acchiappa duecento azioni della
                            Goldman-Sachs. Mi pare che oggi hanno chiuso a centocinquantasei...
                            e a centocinquantasei sono regalate!". Poi Eddie mi dette un
                            colpetto sulla guancia, io un colpetto sulla sua e ci separamrno.
                            Caspita, com'ero contento di essere andato in camerino a trovare
                            Cantor! Pensate un po', se quel pomeriggio non fossi andato al
                            Palace non avrei mai avuto questa dritta. L'indomani mattina, prima
                            di colazione, mi precipitai dal mio agente all'apertura della
                            Borsa. Sganciai il venticinque per cento di trentottomila dollari e
                            diventai il fortunato possessore di duecento azioni della
                            Goldman-Sachs, la più grande holding d'America.
                            Cominciai a passare le mattine negli uffici degli agenti di Borsa,
                            a fissare un tabellone pullulante di simboli che non capivo. Se non
                            ci andavo per tempo non riuscivo nemmeno a entrare: certe agenzie
                            di Borsa avevano più avventori di molti teatri di Broadway.
                            Sembrava che quasi tutti i miei conoscenti fossero scesi in lizza.
                            Non si parlava che di quanto aveva guadagnato il tale la settimana
                            scorsa o del titolo talaltro che presto sarebbe stato frazionato
                            tre a uno. Stagnai, gelatai, macellai, panettieri, tutti con
                            l'anelito di arricchire, riversavano su Wall Street le loro esigue
                            sostanze, spesso i risparmi di una vita. A volte il mercato
                            vacillava, ma poi si scrollava di dosso le remore dei ribassisti e
                            del buonsenso e riprendeva la sua ascesa implacabile.
                            Di tanto in tanto, qualche veggente finanziario dava voce a cupi
                            presagi, ammonendo che i prezzi erano fuori da ogni proporzione con
                            i valori effettivi, e ricordando che tutto ciò che sale è destinato
                            a scendere. Ma nessuno dava retta a questi insulsi posapiano e ai
                            loro stolidi consigli di prudenza. Anche Barney Baruch, il Socrate
                            di Central Park, il mago dell'economia americana, disse una parola
                            di monito. Non ricordo i termini esatti, ma il senso pressappoco
                            era questo: "Quando la Borsa diventa notizia da prima pagina, è ora
                            di squagliarsela".
                            Io non c'ero al tempo della Febbre dell'Oro del '49 (intendo il
                            1849), ma immagino che fosse una febbre molto simile a quella che
                            stava contagiando tutto il paese. Il presidente Hoover andava a
                            pesca, e il resto del governo federale sembrava completamente
                            ignaro di ciò che accadeva. Se il governo ci avesse messo il naso,
                            non sono sicuro che sarebbe servito a qualcosa; comunque sia, il
                            mercato continuò a galoppare allegramente verso il suo destino.
                            Un certo giorno, il mercato cominciò a tentennare. Alcuni dei
                            clienti più apprensivi si impaurirono, e presero a vendere. Sono
                            passati quasi tent'anni, e non ricordo le varie fasi della
                            catastrofe che ci rovinò addosso, ma così come all'inizio
                            dell'impennata tutti volevano comprare, adesso, col diffondersi del
                            panico, tutti si diedero a vendere.
                            Dapprima le vendite si svolsero con ordine ma presto la paura prese
                            a calci il buonsenso e tutti, per salvare il salvabile, si misero a
                            buttare i loro titoli sulla piazza, ora mutata in un pozzo.
                            La paura contagiò gli agenti di Borsa che cominciarono a reclamare
                            versamenti d'acconto supplementari. Stavano freschi, perché la
                            maggior parte dei clienti erano rimasti senza soldi; e gli agenti
                            si misero a dar via i titoli a qualunque prezzo. Io fui uno dei più
                            gonzi.
                            Disgraziatamente, avevo ancora denaro in banca; onde evitare la
                            svendita dei miei titoli mi diedi a firmare febbrilmente assegni
                            per reintegrare gli acconti che si liquefacevano rapidamente. Poi,
                            un martedì sensazionale, Wall Street gettò la spugna e crollò. La
                            spugna veniva a proposito, perché a questo punto il paese era un
                            lago di lacrime.
                            Certi miei conoscenti persero milioni. Io fui più fortunato: persi
                            solo duecentoquarantamila dollari (ossia centoventi settimane di
                            lavoro a duemila la settimana). Avrei perso di più, ma quelli erano
                            tutti i soldi che avevo. Il giorno convulso del collasso finale, il
                            mio amico Marc Gordon, già mio consulente finanziario e scaltro
                            operatore, mi telefonò da New York. In cinque parole, fece una
                            dichiarazione che in futuro, penso, reggerà bene il confronto con
                            le frasi più memorabili della storia americana. Mi riferisco a
                            detti imperituri quali "Non mollate la nave", "Non sparate finché
                            non vedete il bianco degli occhi", "Datemi la libertà o la morte",
                            "Ho solo una vita da donare alla patria". Queste parole sprofondano
                            in una relativa banalità accanto al motto lapidario di Max. Mai
                            incline a frivole chiacchiere, questa volta egli tralasciò anche il
                            "Pronto" di prammatica. Disse soltanto: "Marx, la festa è finita!".
                            E prima che potessi rispondere riagganciò.
                            Nel gran bailamme di cose scritte dagli studiosi delle leggi di
                            mercato, mi sembra che nessuno abbia riassunto quello sconquasso
                            con la concisione del mio amico Gordon. Le sue cinque parole
                            dicevano tutto. La festa era proprio finita. Credo che la sola
                            ragione per cui continuai a vivere fu il conforto di sapere che
                            tutti i miei amici erano sulla stessa barca. Anche in campo
                            finanziario, come altrove mal comune mezzo gaudio.
                            Se l'agente avesse svenduto i miei titoli quando cominciavano a
                            franare, avrei risparmiato una vera fortuna; ma poiché non potevo
                            concepire che scendessero più in basso di così, mi misi a prendere
                            soldi in prestito dalla banca per coprire i depositi d'acconto che
                            si dileguavano rapidamente. Le Anaconda Copper (ricordate il
                            sipario alzato con mezz'ora di ritardo, per acciuffarle?) si
                            liquefecero come le nevi del Kilimangiaro (l'ho letto anch'io
                            Hemingway, cosa credete), e alla fine precipitarono a due dollari e
                            mezzo. Le United Corporation, provenienti dalla soffiata
                            dell'ascensorista di Boston, finirono a tre; le avevamo comprate a
                            sessanta. La diurna di Cantor al Palace era stata splendida, degna
                            del miglior Broadway. Ma le Goldman-Sachs a centocinquantasei
                            dollari? Eddie, tesoro, come hai potuto? A fine crisi si poteva
                            averle a un dollaro l'una!



                            Originariamente Scritto da Giampo93
                            Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                              Se qualcuno indovina la frase che ho inserito citando film e personaggio che la dice nel post di prima vince un alberobello

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                                Facile

                                Wolf a Vega, PF



                                Originariamente Scritto da Giampo93
                                Finché c'è emivita c'è Speran*a

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