Dire che i bambini siano stati "portati al sicuro" è fuorviante: quando uno stato trasferisce con la forza minori da un territorio occupato al proprio, questo si chiama deportazione ed è un crimine di guerra, non una misura di protezione. Non c’è alcuna distinzione tra "russofili" e "ucraini": quei bambini avevano cittadinanza ucraina e sono stati sottratti illegalmente.
Per quanto riguarda la lingua si continua a ripetere la propaganda russa. In Ucraina non è mai stato vietato parlare russo: la legge del 2019 riguarda l’uso ufficiale nelle istituzioni e nella scuola pubblica, non impedisce certo di usare il russo nella vita quotidiana o di insegnarlo in strutture dedicate. Ben diverso è ciò che accade ai bambini deportati in Russia, ai quali viene tolto il diritto alla lingua madre e persino alla religione, con processi di russificazione forzata.
Accusare Kiev di "ultranazionalismo" è quasi grottesco, considerando che la Russia nega persino l’esistenza dell’Ucraina come nazione e arruola bambini deportati per farli combattere contro il loro paese d’origine.
Per quanto riguarda la lingua si continua a ripetere la propaganda russa. In Ucraina non è mai stato vietato parlare russo: la legge del 2019 riguarda l’uso ufficiale nelle istituzioni e nella scuola pubblica, non impedisce certo di usare il russo nella vita quotidiana o di insegnarlo in strutture dedicate. Ben diverso è ciò che accade ai bambini deportati in Russia, ai quali viene tolto il diritto alla lingua madre e persino alla religione, con processi di russificazione forzata.
Accusare Kiev di "ultranazionalismo" è quasi grottesco, considerando che la Russia nega persino l’esistenza dell’Ucraina come nazione e arruola bambini deportati per farli combattere contro il loro paese d’origine.
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