Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • The_machine
    Bodyweb Senior
    • Nov 2004
    • 18252
    • 477
    • 33
    • Send PM

    Siamo alle solite



    Gli insulti sui social per il «mercenario» e le bollette salate
    Quando si è diffusa in Italia la notizia della morte di D’Alba, sui social non sono mancati gli insulti contro l’ex paracadutista. A lui e alla sua scelta di vita sono rivolti i commenti più duri, mettendo soprattutto in discussione il fatto che D’Alba sia andato a combattere volontariamente e non proprio in cerca di ricchezze. A chi scrive sui social che D’Alba è morto per difendere l’Ucraina e l’Europa, c’è chi scrive: «Era un mercenario!». E c’è anche chi gli attribuisce l’aumento delle bollette: «Mi spiace – scrive una donna su Facebook – ma in realtà ha combattuto per far pagare di più le bollette agli italiani».

    Commenta

    • Death Magnetic
      Bodyweb Senior
      • Jan 2009
      • 19367
      • 817
      • 179
      • Send PM

      Insulti sui social, sono esterrefatto.

      Commenta

      • centos
        Bad Lieutenant
        • Jan 2009
        • 23196
        • 1,213
        • 1,007
        • Italy [IT]
        • Ducato di Parma
        • Send PM

        Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
        Siamo alle solite



        Gli insulti sui social per il «mercenario» e le bollette salate
        Quando si è diffusa in Italia la notizia della morte di D’Alba, sui social non sono mancati gli insulti contro l’ex paracadutista. A lui e alla sua scelta di vita sono rivolti i commenti più duri, mettendo soprattutto in discussione il fatto che D’Alba sia andato a combattere volontariamente e non proprio in cerca di ricchezze. A chi scrive sui social che D’Alba è morto per difendere l’Ucraina e l’Europa, c’è chi scrive: «Era un mercenario!». E c’è anche chi gli attribuisce l’aumento delle bollette: «Mi spiace – scrive una donna su Facebook – ma in realtà ha combattuto per far pagare di più le bollette agli italiani».
        la massa/il branco è sempre stupido, si fa forte del numero e saltano fuori i messaggi della casalinga di voghera
        resto dell'idea che una persona mentalmente sana e anche con i suoi ideali non parta zaino in spalla per andare a combattere gratuitamente
        per quello forse c'era ernesto guevara

        o era un mercenario (cosa che spero) o era un disadattato mentale al pari dei talebani



        Commenta

        • Sergio
          Administrator
          • May 1999
          • 88561
          • 2,341
          • 3,234
          • United States [US]
          • Florida
          • Send PM

          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          Elon Musk lancia America Party. L'annuncio arriva su X: restituirò la libertà agli Usa

          Il 4 luglio il proprietario di Tesla aveva indetto un sondaggio per chiedere agli americani se volevano un nuovo partito: il 65% ha risposto sì, il 35% no

          Elon Reeve Musk è nato a Pretoria, Sudafrica, il 28 giugno 1971. È diventato cittadino statunitense nel 2002. Possiede inoltre la cittadinanza sudafricana e canadese. Tecnicamente, allo stato attuale della Costituzione americana, non può candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, e questo era uno degli elementi che fin dall’inizio della sua discesa in politica al fianco di Donald Trump, l’anno scorso, facevano pensare agli osservatori che avrebbe potuto solo fungere da alleato, finanziatore (più di un quarto di miliardo di dollari speso per Trump), agitatore, capo della spending review effettuata dalla sua squadra, il Doge, rapidamente smantellata.

          Invece dopo essere tornato almeno formalmente al suo ruolo di imprenditore, salutata Washington, ieri ha confermato la minaccia lanciata qualche settimana fa: fondare un partito. L’ha annunciato su X, ex Twitter, la sua casa social, dopo che il giorno dell’Indipendenza aveva lanciato un sondaggio online per chiedere agli americani se volessero «l’indipendenza» da un sistema a due partiti. Il 65% ha risposto sì, il 35% no.
          «Con un voto chiaro di 2 a 1: se volete un nuovo partito politico, lo avrete! Quando si tratta di mandare in bancarotta il nostro Paese con sprechi e corruzione, viviamo in un sistema monopartitico, non in una democrazia. Oggi, l’America Party è nato per restituirvi la libertà».

          Né a destra né a sinistra, sulla carta. Con il problema che a sinistra lo odiano (ricordiamo le concessionarie Tesla incendiate) per l’appoggio decisivo a Trump e a destra l’amore per il presidente è assoluto, ed è impensabile scalfire la solidità del movimento MAGA con il quale Trump ha scalato il partito repubblicano. Cosa resta? I soldi. È l’uomo più ricco del mondo e a differenza degli altri miliardari (a parte Zuckerberg) ha in mano sia un social fondamentale come X e una ai sempre più utilizzata, Grok.
          La dichiarazione di fondare un partito arriva subito dopo il trionfo legislativo di Trump che con il suo Big beautiful bill trasformato in legge l’altro ieri ha varato tagli draconiani — alle tasse e alla spesa pubblica — e nel giorno del lutto per l’esondazione che in Texas ha spazzato via un campeggio estivo di bambine.

          Al di là del talento comunicativo rivedibile — perfino Trump in volo per il suo golf club ha usato toni mesti parlando del Texas — Musk verrà messo sotto accusa proprio per i tagli voluti dal suo Doge che nella spending review hanno coinvolto anche il servizio meteorologico governativo che — avevano avvertito gli scienziati — avrebbe perso la capacità di avvertire rapidamente il pubblico in caso di eventi meteo catastrofico in arrivo.
          Non potendosi candidare alla Casa Bianca a Musk resta il Senato, portando altri colleghi in Campidoglio alle elezioni del novembre 2026.
          Avventura interessante — al netto dei conflitti d’interesse: con Space X e Starlink è fornitore della Pubblica amministrazione — sotto il profilo politico e mediatico ma non senza controindicazioni.

          Fondare un terzo partito è possibile, è stato fatto, ma con risultati sempre deludenti. Aggiungerne un altro basato sostanzialmente sul carisma del capo? Ricordiamo la corsa alla Casa Bianca di Ross Perot nel 1992 e 1996: non fu eletto ma drenò consensi ai repubblicani contribuendo ad eleggere per due volte Bill Clinton.

          Neppure Perot — ricco, ma nulla di paragonabile a Musk — aveva fondato un partito perché la «conventional wisdom», il Pensiero comune washingtoniano, è che il sistema sia disegnato in partenza come bipartitico e non ci sia tecnicamente spazio per un terzo. Però certo nessuno pensava che un’azienda privata potesse sostituirsi di fatto alla Nasa. O che un’auto elettrica col nome di uno scienziato croato nato nel 1856 potesse diventare un best seller mondiale aprendo un mercato che alle big del settore era parso sterile.

          CorSera
          Sempre un ridicolo TV show rimane, però, se proprio dovessi scegliere tra un Trump, un Biden o un Musk, non avrei certo dubbi.



          Commenta

          • M K K
            finte ferie user
            • Dec 2005
            • 68624
            • 3,349
            • 2,750
            • Macao [MO]
            • Miami
            • Send PM

            ..Sul tornare in Italia ?
            Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
            Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
            Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

            Commenta

            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
              • 123443
              • 3,942
              • 3,795
              • Italy [IT]
              • In piedi tra le rovine
              • Send PM

              Piantedosi in missione in Libia respinto da Bengasi: "Persona non grata". Con lui anche Brunner

              Il ministro dell'Interno e i colleghi greco e maltese, assieme al rappresentante dell'Ue, sono stati fermati nella città governata da Haftar e del governo non riconosciuto da Europa e Onu. La scelta di andare prima a Tripoli e l'alleanza con Putin i motivi dietro lo strappo

              Fermi, all’aeroporto internazionale Benina di Bengasi. Impossibilitati a proseguire la missione. «Persone non grate». Così sono stati identificati il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e i colleghi greco e maltese Theodoros Livanios e Byrion Camilleri, assieme al commissario europeo per gli Affari Interni e la Migrazione Magnus Brunner, prima di essere respinti. Il “Team Europe” era atterrato in Libia per la ridefinizione di una piattaforma di accordi sui migranti messi in discussioni dopo le recenti tensioni nel Paese. A Tripoli tutto era filato liscio. Nella capitale c’è un governo riconosciuto dall’Onu, dall’Unione europea, Italia compresa, guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro sempre più in bilico, sotto perenne ricatto dei clan.

              I problemi sono nati quando poi la delegazione, accompagnata anche da altre figure diplomatiche tra le quali l’ambasciatore dell’Ue in Libia, si è spostata a Bengasi, nella Cirenaica governata dal generale Khalifa Haftar. E forse è stata proprio questa successione, una scelta di protocollo diplomatico, ad aver fatto infuriare l’autoproclamato governo della Libia orientale. Ma i motivi potrebbero essere anche altri, riferibili al contesto storico e militare del momento, e a blocchi internazionali di potere sempre più netti: in questi ultimi anni di incertezza e guerriglia tribale permanente, Haftar è diventato ancora più dipendente dagli aiuti della Russia, interessata ad aprirsi uno sbocco sul Mediterraneo, dopo il crollo del regime di Assad, alleato di ferro che ha affogato nel sangue e nel terrore la Siria per decenni.​

              In questa ottica, i rappresentanti dell’Europa sarebbero a loro volta considerati nemici del generale. In un comunicato pubblicato in arabo e in inglese, si accusa il gruppo di «palese violazione delle norme diplomatiche e delle convenzioni internazionali, con azioni che rappresentano una mancanza di rispetto per la sovranità nazionale libica» e di una «violazione delle leggi libiche e omissione nel rispetto delle procedure che regolano l'ingresso, la circolazione e la residenza dei diplomatici stranieri, stabilite nella circolare emessa dal governo libico».​

              Di conseguenza, si legge in una nota firmata da Osama Saad Hammad, Primo ministro dello Stato della Libia (ripetiamo: non riconosciuto da Europa e Onu), «la visita programmata dei ministri dell'Interno delle Repubbliche d'Italia, Grecia e Malta, del Commissario dell'Unione europea per le migrazioni e del resto della squadra di accompagnamento è stata annullata durante il loro soggiorno al loro arrivo all'aeroporto internazionale Benina nella città di Bengasi, e sono stati informati della necessità di lasciare immediatamente il territorio libico e di essere considerati indesiderabili».​

              Il ministro dell'Interno e i colleghi greco e maltese, assieme al rappresentante dell'Ue, sono stati fermati nella città governata da Haftar e del governo non …
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


              Commenta

              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
                • 123443
                • 3,942
                • 3,795
                • Italy [IT]
                • In piedi tra le rovine
                • Send PM

                Perché il ministro Piantedosi è stato respinto in Libia: cosa è successo, e i timori di un «avvertimento» sui migranti

                Una delegazione Ue di cui faceva parte il ministro dell'Interno, dopo aver fatto visita al governo libico internazionalmente riconosciuto di Tripoli, è stata bloccata e respinta dal governo parallelo di Bengasi, che fa capo al generale Haftar. Ecco le ragioni dell'incidente diplomatico - e i suoi significati

                Uno «sgarbo», come viene considerato dalle autorità libiche della parte di Bengasi, dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Con lo spettro di un’altra impennata di immigrazione clandestina verso l’Italia che aleggia attorno al pasticcio di ieri pomeriggio all’aeroporto di Benata. Il Viminale rimane cauto rispetto a quanto accaduto dall’altra parte del Mediterraneo, che ha visto suo malgrado fra i protagonisti anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ma la discussione che ha coinvolto l’ambasciatore dell’Unione europea in Libia Nicola Orlando e la delegazione libica che aveva accolto la missione Ue — con i ministri di Malta e Grecia, insieme con il Commissario europeo per le Migrazioni Magnus Brunner — rischia di compromettere i risultati ottenuti fino a oggi dal governo proprio nella gestione dei flussi migratori dalle coste libiche, adesso in un momento delicato, visto che prima sono diminuiti e quindi di nuovo aumentati. Con la prospettiva che l’estate, in condizioni meteo ottimali, possa ulteriormente peggiorare le cose.

                A innescare la reazione dell’ambasciatore Orlando sarebbe stata la presenza di alcuni fotografi e cameramen di media libici che avrebbero dovuto immortalare personalità del governo vicine al generale Khalifa Haftar con i componenti della delegazione europea, compresi il ministro dell’Interno maltese Byron Camilleri e il suo collega greco dell’Immigrazione e dell’Asilo Athanasios Plevris, oltre che gli stessi Piantedosi e Brunner. Non è chiaro se la lite sia scoppiata perché quelle immagini con i padroni di casa avrebbero rappresentato poi una sorta di riconoscimento diretto delle autorità della Libia orientale — dopo che in mattinata la delegazione del Team Europe aveva fatto lo stesso a Tripoli con l’altro governo nazionale e riconosciuto a livello internazionale, guidato da Abdul Hamid Dbeibah — oppure se si sia trattato più che altro di una questione di principio legata a protocolli diplomatici non rispettati.

                Fatto sta che in poco tempo, con parte dei ministri ospiti della sala d’attesa dell’aeroporto e altri ancora a bordo dell’aereo, la situazione è degenerata. Toni sempre più accesi, un muro contro muro carico di tensione che ha quindi portato al respingimento senza precedenti dei componenti della missione Ue. Nemmeno l’intervento dell’intelligence italiana è riuscito a evitarlo. Una mediazione delicata con i servizi di sicurezza della Libia di Haftar che già in altre occasioni ha dato risultati, ma che questa volta si è trovata di fronte una controparte irremovibile, pronta senza timori ad accusare in modo chiaro e duro — anche qui in maniera del tutto imprevedibile alla vigilia — la delegazione europea di «disprezzo per la sovranità nazionale libica», come ha scritto nel provvedimento a sua firma il presidente Osama Hamad, attuale leader della Cirenaica. Qualcosa che quindi è andato ben oltre il disappunto o l’incomprensione per qualche foto negata con decisione in una vicenda che, assicurano ancora dal Viminale, non riguarda l’Italia, né i suoi rapporti con entrambi i governi libici. Ma che potrebbe acuire la tensione, visto soprattutto il ruolo strategico di Haftar che guida le milizie che controllano le coste da dove parte la maggior parte di migranti verso l’Italia, ma anche la Grecia. Un tema che peraltro era stato già al centro poche ore prima dell’incontro fra i rappresentanti dell’Europa con i vertici di Tripoli.

                Un meeting positivo, secondo fonti Ue, durante il quale sono stati decisi la ripresa concordata delle operazioni di Frontex, i pattugliamenti congiunti per contrastare l’immigrazione irregolare, un miglioramento dei rapporti in materia di sicurezza così come delle procedure di rimpatrio dei clandestini. Ma se da una parte la trasferta in Libia ha dato frutti, dall’altro potrebbe invece innescare reazioni e soprattutto, si teme, ritorsioni immediate. Una prova di forza nei confronti dell’Europa che, come sempre, rischia di coinvolgere prima di tutto l’Italia.

                ​CorSera
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


                Commenta

                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
                  • 123443
                  • 3,942
                  • 3,795
                  • Italy [IT]
                  • In piedi tra le rovine
                  • Send PM

                  Trump annuncia: «Dal primo agosto dazi del 35% al Canada». Oggi la lettera anche all' Unione europea

                  Circa venti Paesi hanno ricevuto una lettera simile dall'inizio della settimana, con il 25% applicato ai prodotti provenienti da alleati come Giappone e Corea del Sud, e fino al 40% per alcuni Paesi del Sud-Est asiatico

                  Donald Trump ha annunciato che dal primo agosto l’amministrazione americana imporrà dazi commerciali pari al 35% sui prodotti del Canada. In un messaggio pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social nella sera del 10 luglio ora di Washigton (quando in Europa era già notte tra giovedì e venerdì), il presidente Usa ha allegato una lettera inviata al premier canadese, Mark Carney, simile a quelle inviate negli ultimi giorni ai leader di altri Paesi. «Invece di collaborare, il Canada si è vendicato con le proprie tariffe. Se Ottawa lavorerà con me per fermare il traffico di fentanyl, potrei considerare un aggiustamento», si legge nel documento. Come in tutte le lettere inviate da lunedì 7 luglio, questi dazi si aggiungeranno a quelli imposti su specifici settori di attività, come l'acciaio e l'alluminio o le automobili.

                  Non è ancora chiaro se le nuove tariffe si applicheranno a tutti i beni e le merci canadesi o se si applicheranno solo al numero di beni su cui gli Stati Uniti hanno già imposto tariffe. «Nel corso degli attuali negoziati commerciali con gli Stati Uniti, il governo canadese ha difeso con fermezza i nostri lavoratori e le nostre imprese», ha dichiarato il primo ministro Mark Carney in un post su X. «Continueremo a farlo mentre lavoriamo verso la scadenza rivista del 1° agosto».

                  La lettera alla Ue

                  Trump ha dichiarato in un'intervista a Nbc, anche l'intenzione di imporre dazi generalizzati del 15% o del 20% sulla maggior parte dei partner commerciali. «Diremo semplicemente che tutti i Paesi rimanenti», quelli che non hanno ricevuto le lettere sulle tariffe, «pagheranno, che sia il 15% o il 20%». Per Bruxelles la missiva partirà «oggi o domani». «Vorrei farlo oggi», ha detto il presidente Usa. «Sto parlando con l'UE, dovremmo inviarle nelle prossime ore».

                  Intanto circa venti Paesi hanno già ricevuto una lettera simile dall'inizio della settimana partita il 7 luglio, con il 25% applicato ai prodotti provenienti da alleati come Giappone e Corea del Sud, e fino al 40% per alcuni Paesi del Sud-Est asiatico.

                  Il Brasile al 50%

                  Ma è stato il Brasile, che finora non era stato bersagliato da sovrattasse superiori al 10%, a vedere il più grande aumento dei dazi doganali applicati ai suoi prodotti, con il presidente statunitense che ha annunciato il 50% in risposta all'accusa dell'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, accusato di aver messo in atto un tentativo di colpo di stato dopo la sconfitta del presidente Lula.

                  Gli annunci delle nuove tariffe doganali hanno segnato l'ultimo colpo di scena in una settimana turbolenta in cui Trump ha inasprito la guerra commerciale globale, minacciando dazi su più di 20 Paesi, oltre a imminenti prelievi del 50% sul rame. Il presidente ha citato l'assenza di una grande reazione negativa deimercati finanziari, dopo che proprio giovedì, giorno della lettera al Canada, le azioni statunitensi hanno chiuso ai massimi storici. «Credo che le tariffe siano state accolte molto bene. Il mercato azionario ha toccato un nuovo massimo oggi», ha dichiarato Trump alla NBC.

                  ​CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


                  Commenta

                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
                    • 123443
                    • 3,942
                    • 3,795
                    • Italy [IT]
                    • In piedi tra le rovine
                    • Send PM

                    Mattarella: «L’Ucraina non è sola». A Roma impegni per 10 miliardi

                    Il capo dello Stato: una pace «ingiusta» avrebbe vita breve. Meloni: rafforzare la pressione su Mosca. E agli imprenditori: non abbiate paura.

                    Difficile immaginare il futuro di Kiev, Odessa o Mariupol mentre, giorno e notte, i missili russi buttano giù palazzi e spezzano vite. Eppure bisogna farlo, per dare a Mosca un’immagine di compattezza dell’Europa e agli ucraini una speranza. Ne sono convinti Giorgia Meloni, Antonio Tajani e l’intero governo, che molto hanno investito sulla Ukraine recovery conference 2025 , la conferenza sulla ricostruzione che si chiuderà oggi a Roma. E ne è convinto Sergio Mattarella. «Oggi è cruciale che Kiev avverta che non è sola», è per il capo dello Stato il messaggio più importante di una conferenza alla quale crede «convintamente».

                    Il coraggio di un popolo

                    Accolto da Meloni e Tajani, il presidente della Repubblica rende onore «al coraggio e alla determinazione» di un popolo che da tre anni resiste «a una guerra di aggressione ingiustificabile», avverte che «cinismo e indifferenza» non possono guidare le relazioni tra gli Stati e condanna «la volontà di sopraffazione da parte di potenze più armate, per imporre il proprio dominio agli altri popoli». Come già nel discorso di Marsiglia, che a febbraio aveva fatto esplodere l’ira di Mosca, Mattarella è durissimo. Sanziona Putin per le «politiche antagonistiche e di aggressione, che esprimono la parte sbagliata della storia», sprona a non arrendersi alla ferocia, a una «deriva» che alimenta la «frenesia di smantellare ogni limite» posto dopo la Seconda guerra mondiale. E ammonisce: una pace «ingiusta e apparente», che fosse il frutto amaro di una «resa alla sopraffazione del più forte», avrebbe vita breve.

                    L'abbraccio Meloni-Zelensky

                    Alla Nuvola dell’Eur la premier abbraccia Volodymyr Zelensky e la moglie Olena e rivendica la continuità del sostegno dell’Occidente, che per lei ha aperto «un percorso negoziale verso la pace». Kiev è pronta al cessate il fuoco, mentre «nessuna disponibilità è arrivata da parte russa» e altro non si può fare che «rafforzare la pressione» a colpi di sanzioni. La leader di FdI ringrazia Trump per «gli sforzi» e si dice certa che Putin stia aumentando il fuoco perché non vuole la pace. È soddisfatta per «l’incredibile partecipazione», prova che «c’è interesse concreto a scommettere su un futuro di prosperità dell’Ucraina».

                    Miracolo economico

                    Miliardi e armi sono i temi al centro dei lavori, con Zelensky che chiede più soldi «per produrre droni». Per Meloni, che alla fine di un cammino «pieno di insidie» vede all’orizzonte un «miracolo economico», le industrie della difesa italiane e ucraine devono continuare a cooperare. E quando la guerra sarà finita, azzarda la premier, «guarderemo all’Ucraina con l’ammirazione e il rispetto» che desta la statua del puglie a riposo, di cui il ministro Giuli ha donato una riproduzione ai leader. Zelensky è felice per i 200 accordi da 10 miliardi pronti per la firma, conta sull’Italia per «una ripresa su larga scala» e gronda gratitudine: «Meloni è un primo ministro davvero forte».

                    Chi c'è

                    Quindici i capi di Stato e di governo, cento le delegazioni arrivate dall’estero. Il cancelliere Friedrich Merz annuncia che la Germania acquisterà dagli Usa sistemi di difesa aerea Patriot per l’Ucraina. Il polacco Donald Tusk non vede «ripresa senza vittoria». Il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa ricorda che la Russia «dovrà pagare per la ricostruzione». Ci sono il premier spagnolo Sánchez, il greco Mitsotakis, il maltese Abela, l’albanese Rama, il finlandese Petteri Orpo e il presidente ceco Pavel. Ursula von der Leyen annuncia «il Fondo Ue di partecipazione azionaria per la ricostruzione, il più grande a livello mondiale». Meloni chiede coraggio alle imprese, da Leonardo a Fincantieri, Ferrovie, Eni, Enel e Snam: «Non abbiate paura. La ricostruzione non è un azzardo, ma un investimento in una nazione che ha dimostrato più resilienza di ogni altra». L’Unione, che ha già speso 165 miliardi in tre anni, ne ha sbloccati altri 10 in investimenti e sosterrà Kiev «fino al 2028 e oltre». Bruxelles accelera anche sull’adesione all’Europa, per la quale molto si è speso Mattarella: «L’Ucraina può contare su un sostegno corale alla sua scelta europea». Zelensky evoca un nuovo Piano Marshall: «La ricostruzione è aperta solo agli amici». E anche per Giorgetti chi ha fatto affari con la Russia non avrà, della grande torta infornata alla Nuvola, nemmeno una briciola.

                    ​CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


                    Commenta

                    • Sean
                      Csar
                      • Sep 2007
                      • 123443
                      • 3,942
                      • 3,795
                      • Italy [IT]
                      • In piedi tra le rovine
                      • Send PM

                      Gli scemuniti nostrani e non si sono acconciamente dati appuntamento nella Nuvola di Fuksas per "impegnarsi" in un vago futuro ad investire per ricostruire l'Ucraina: nella Nuvola e tra le nuvole, mai sede per l'ennesimo incontro fuffa dei netturbini occidentali è stata più appropriata.

                      Viene facile promettere miliardi quando già si sa che non occorrerà tirarli fuori - non si sa nemmeno che Ucraina resterà finita la guerra - ma meno facile investirli ora e qui per esempio, per le urgenze e le necessità dell'Italia: sulle nuvole, sono irreali sia i miliardi per Kiev che quelli per gli italiani: tutto l'occidente ormai è solo una proiezione olografica.

                      Riassume il tutto Buccini sul CorSera:


                      Tutto questo pesa sull’evento clou che la nostra diplomazia ospita alla Nuvola di Fuksas. Quattromila delegati da novanta Paesi si ritrovano per discutere di un programma meritorio: ma per certi versi così lontano dagli eventi da apparire quasi un wishful thinking, un pio desiderio. Si tratta infatti della quarta conferenza annuale per la ricostruzione dell’Ucraina. E solo per pronunciare la parola «ricostruzione», mentre Kiev viene demolita ogni notte dai bombardamenti russi più feroci che mai, bisogna ricorrere a tutte le riserve di ottimismo della volontà.

                      Intendiamoci. L’iniziativa presieduta dalla premier italiana Meloni è preziosa. Basti pensare che la Banca mondiale ha stimato in quasi cinquecento miliardi di dollari il danno patito dall’Ucraina sino al 2024. E che, dunque, la ricostruzione è una priorità strategica per l’Occidente e in particolare per l’Europa. Così come è essenziale individuarne i numerosi campi di intervento per immaginare domani un Paese più moderno e più efficiente, magari membro della Ue.

                      Ma esiste davvero questo domani? Uno degli effetti collaterali della conferenza romana è svelare chi è ancora imbarcato nello sforzo di impedire il tracollo di Kiev e chi no. Gli americani, che pure avevano partecipato attivamente alla fase preparatoria, latitano: il segretario di Stato, Marco Rubio, sarà in Asia. Il povero Zelensky, che ormai finge di credere a qualsiasi fola gli ammannisca Trump per paura di esserne abbandonato del tutto, potrebbe incontrare a margine Keith Kellogg, un brav’uomo che nelle gerarchie trumpiane conta come il due di bastoni quando la briscola è a coppe. Il clima è assai mutato.


                      La Meloni e le sue visioni di un futuro "miracolo economico" ucraino, non rasenta ma è nel ridicolo fino al collo. Pensi a mettere delle toppe alla crisi strutturale italiana, che anche qua, e senza danni di guerra, tutto precipita lo stesso.
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


                      Commenta

                      • Virulogo.88
                        Bodyweb Advanced
                        • Nov 2008
                        • 21445
                        • 1,872
                        • 3,150
                        • Big City
                        • Send PM

                        Io non voterò più, è solo una presa per il cul0
                        Originariamente Scritto da Pesca
                        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

                        Commenta

                        • germanomosconi
                          Bodyweb Senior
                          • Jan 2007
                          • 16181
                          • 803
                          • 1,151
                          • pordenone
                          • Send PM

                          bravo l'hai capita....
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

                          Commenta

                          • Sean
                            Csar
                            • Sep 2007
                            • 123443
                            • 3,942
                            • 3,795
                            • Italy [IT]
                            • In piedi tra le rovine
                            • Send PM

                            Dazi, la lettera di Trump all’Ue: tariffe al 30% dal 1° agosto

                            Dopo i nuovi dazi per il Canada al 35% è arrivato il turno dell’Unione europea. Il nuovo affondo di Trump cancella l'ottimismo dei mercati per le trattative commerciali in corso

                            Dopo i nuovi dazi per il Canada è arrivato il turno dell’Unione europea. Il presidente americano Donald Trump ha inviato a Bruxelles la lettera con le nuove tariffe per gli Stati membri.

                            «A partire dal 1° agosto 2025, applicheremo all’Unione Europea una tariffa doganale del 30% sui prodotti Ue esportati negli Stati Uniti, separata da tutte le tariffe settoriali» ha scritto Trump sul suo social media Truth.

                            La lettere che Trump indirizza alla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen si apre con toni enfatici e autocelebrativi: «È un grande onore per me spedirle la lettera che dimostra la forza e l’impegno verso le nostre relazioni commerciali. e il fatto che gli Stati Uniti hanno accettato di continuare a lavirare con l’Unione Europea nonostante abbiamo uno dei più vasti deficit commerciali con voi» . «Quindi vi invitiamo a partecipare alla straordinaria economia degli Usa, il mercato numero uno del mondo».

                            Poche righe sotto l’annuncio più importante: «A partire dal primo agosto caricheremo sull’Unione Europea una tariffa di solo il 30% su tutti i prodotti spediti negli Stati Uniti...il 30%è un limite molto inferiore di quello di cui abbiamo bisogno per eliminare il deficit commerciale».

                            Come è noto Bruxelles e i 27 puntavano a strappare a Washington un accordo che prevedesse dazi massimi del 10%

                            https://www.corriere.it/economia/azi...tml?refresh_ce
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


                            Commenta

                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
                              • 123443
                              • 3,942
                              • 3,795
                              • Italy [IT]
                              • In piedi tra le rovine
                              • Send PM


                              Trump a Ue, se reagite ogni contromisura si somma a 30%

                              "L'Unione Europea consentirà un accesso completo e aperto al mercato degli Stati Uniti, senza che ci vengano addebitate tariffe doganali, nel tentativo di ridurre l'elevato deficit commerciale. Se per qualsiasi motivo decidete di aumentare le vostre tariffe e di reagire, l'importo, qualunque sia l'aumento scelto, verrà aggiunto al 30% che applichiamo". E' quanto scrive il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella sua lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

                              Trump: “Niente tariffe per chi trasferisce aziende negli Usa”

                              "Come sapete, non ci saranno tariffe doganali se l'Unione europea, o le aziende all'interno dell'Ue, decidessero di costruire o produrre prodotti negli Stati Uniti e, di fatto, faremo tutto il possibile per ottenere le autorizzazioni in modo rapido, regolare e professionale, in altre parole, nel giro di poche settimane". E' quanto scrive il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella sua lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

                              Trump: “Pronti a rivedere tariffe in caso di apertura del mercato”

                              "Non vediamo l'ora di collaborare con voi come vostro partner commerciale per molti anni a venire. Se desiderate aprire i vostri mercati commerciali, finora chiusi, agli Stati Uniti ed eliminare le vostre politiche tariffarie e non tariffarie e le barriere commerciali, potremmo valutare una modifica a questa lettera. Queste tariffe potrebbero essere modificate, al rialzo o al ribasso, a seconda del nostro rapporto con il vostro Paese". E' quanto scrive il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella sua lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

                              Repubblica
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


                              Commenta

                              • Sean
                                Csar
                                • Sep 2007
                                • 123443
                                • 3,942
                                • 3,795
                                • Italy [IT]
                                • In piedi tra le rovine
                                • Send PM

                                Dazi al 30%, spese per la Nato al 5% del Pil, miliardi e miliardi UE bruciati e da bruciare nella fornace Ucraina...eccolo il "miracolo economico" della Meloni e degli altri schiavi europei.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


                                Commenta

                                Working...
                                X