Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Barone Bizzio
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    Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio

    ma per piacere, la albanese andrebbe arrestata per collusione con Hamas. Ha i conti bloccati in tutto il mondo, è sposata con uno che lavorava per loro.
    Ma a parte questi discorsi, basta vedere la scenetta messa su col sindaco: le smorfiette, il facepalm, l'atteggiamento del corpo, l'ammiccamento stile will cojote a bucare la quarta parete verso le telecamere: era tutto studiato, tutto calcolato, sta solo coltivando i suoi futuri elettori
    Hai ragione

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    • Sean
      Csar
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      Andrei cautissimo su questa sorta di apertura al "piano di pace" di Trump (che resta nebbioso in tanti dettagli e passaggi fondamentali) in quanto abbiamo già visto come i sionisti abbiano sabotato tutti i tentativi precedenti, arrivando a lanciare razzi contro i negoziatori a Doha o, mesi fa, riprendendo le ostilità a Gaza proprio mentre era in corso la liberazione di alcuni ostaggi.

      D'altra parte a Gaza c'è l'esercito israeliano, il che tradotto vuol dire che Gaza è occupata...e come si fa ad avviare un percoso di pace con una occupazione militare in corso? Come minimo i soldati sionisti dovrebbero essere sostituiti da una forza internazionale (l'Europa dov'è?) che faccia da cuscinetto tra le parti e garantisca l'attuazione dei vari punti del piano-Trump.

      Non lo so, la vedo difficilissima, ai limiti dell'impossibile...è chiaro che, se dovesse davvero riuscirgli il miracolo, a Trump andrebbe dato di corsa il Nobel per la pace...ma finchè non vedo non credo: la parte oltranzista degli israeliani rinuncerà a Gaza e al controllo sulla Striscia, ora che sono dentro? E poi qualcuno ricostruirà la Striscia regalando le case nuove e scintillanti ai palestinesi, senza tenersi nemmeno uno strapuntino con affaccio sul mare? E chi dovrebbe pagare in solido tutta questa beneficienza, cioè rifare Gaza da nuovo e ridare chiavi in mano la città ai palestinesi?

      A capo della transizione dovrebbe esserci (secondo il piano) Blair, sorta di "governatore britannico" che ci ricorda e ci riporta al tempo dei "protettorati" coloniali od imperialistici (la stessa Palestina, l'India, l'Africa ecc...): e Blair verrà messo lì a fare gli interessi di chi, dei palestinesi? Americani, inglesi, ebrei, sono tutti diventati improvvisamente dei benefattori che tutto gratuitamente dispensano e nulla pretendono in solido?

      Vedremo, anche perchè non c'è alternativa al momento. Questo offerto da Trump è l'unico spiraglio per poter fermare il massacro. Il dopo si vedrà.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Hamas, impossibile restituzione tutti ostaggi in 72 ore
        Hamas non è in grado di assicurare la restituzione di tutti gli ostaggi israeliani in 72 ore, come previsto dal piano Trump. A chiarirlo è stato Musa Abu Marzouq, alto dirigente del movimento, in un'intervista ad al Jazeera rilanciata da N12. "Non saremo in grado di rilasciarli tutti in 72 ore", ha spiegato. E non è l'unico tema su cui ci sarà da discutere. "Entreremo in negoziati su tutte le questioni relative al movimento e alle armi: è impossibile attuare il piano senza negoziati", ha sottolineato. Diverse clausole del piano di Trump necessitano di chiarimenti, ha riferito: "L'attuazione dei punti del piano richiede dettagli e comprensione", compreso sulla "forza di mantenimento della pace".

        Media: “Negoziati al via domani, Witkoff in Egitto”
        I negoziati per l'attuazione del piano Trump inizieranno domani in Egitto. Lo riferisce N12. La delegazione israeliana sarà guidata dal ministro Ron Dermer. Ci sarà anche l'inviato americano Steve Witkoff, già partito alla volta del Cairo. Un alto funzionario di Hamas ha riferito che i preparativi sul terreno iniziano già oggi.

        ​ Media, per Netanyahu risposta Hamas è negativa
        Il primo ministro Benjamin Netanyahu non considera positiva la risposta di Hamas alla proposta del presidente americano Donald Trump. Lo riferiscono i diversi media israeliani. Nell'entourage del primo ministro israeliano, quella del movimento islamista è vista "come una risposta negativa", spiega Canale 12, "ma stanno sostenendo gli sforzi di Trump perché non vedono altra opzione". Netanyahu sarebbe rimasto sorpreso dal commento largamente entusiastico di Trump a quella che è considerata un'accettazione condizionata e ambigua di Hamas del suo piano.

        ​Repubblica
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        • zuse
          Macumbico divinatore
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          Sean, Io do tempo al felino in bianco fino a Natale. Poi decideremo se declassarlo a micetto randagio o se il nome che si è scelto è azzeccato




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          • M K K
            finte ferie user
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            Si sentirà come a casa
            Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
            Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
            Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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            • Sean
              Csar
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              Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
              Sean, Io do tempo al felino in bianco fino a Natale. Poi decideremo se declassarlo a micetto randagio o se il nome che si è scelto è azzeccato
              Neanche a farlo apposta, stamattina su Il Foglio c'è come una risposta pare confenzionata per quel tuo post:


              Leone, il Papa che delude

              Troppo impostato, silente e lento: non è Pontefice da neppure cinque mesi e già è criticato a destra e a sinistra. Fra nostalgie per Francesco e smania di voltare pagina, il richiamo di Prevost al “saperci fermare” fatica a imporsi

              Troppo impostato, silente e lento: non è Pontefice da neppure cinque mesi e già è criticato a destra e a sinistra. Fra nostalgie per Francesco e smania di voltare pagina, il richiamo di Prevost al “saperci fermare” fatica a imporsi
              Articolo per abbonati ma il sottotitolo è sufficientemente esplicativo del nocciolo della questione.

              Un Papa al momento "neutro", nè liscio nè gassato, sembra un pò come quei chierici di parrocchia che, con in mano il breviario della banalità pronto uso per ogni occorrenza, cerca di dire parole che non scontentino nessuno, e che dunque in quanto tali evaporano in minor tempo di una bolla di sapone.

              E dire che i tempi presenti avrebbero di che stimolare anche i cadaveri: il quadro della storia è talmente impressionante che è difficile non esserne stimolati, a non prenderne parte in causa, in specie quando rivesti un ruolo che non abbisogna di nessun consenso volgarmente elettorale.

              Per ora Prevost si distingue per la sua indistinguibilità. L'evitare di condannare il massacro di Gaza, per non "dispiacere" Israele o per non turbare i rapporti con gli ebrei, inizia a sembrare un segno di pavidità, in specie considerando che in Palestina vi sono delle chiese e delle comunità cristiane, rarissimo caso in terre a stragrande maggioranza musulmana.

              Per adesso l'aver assunto un nome pontificale importante e pregno di significati, non ha prodotto nessun moto a livello carismatico.

              L'antichissima sapienza riteneva che nel nome vi sia come il segno di un destino: quando si definisce con un nome una cosa, quando col nome si dà compimento ad un atto (si pensi a quelli giuridici o ai riti religiosi) è come se si trasmettesse non solo una definizione ma un'essenza ed un "potere"; il nome conduce al recondito delle cose, al loro più autentico significato, si arriva attraverso il nome a "possederle": Roma aveva un nome "segreto"* che nelle funzioni sacrali veniva dal pontefice soltanto sussurrato, perchè nessuno potesse afferrare il nome che conduceva alla più intima essenza della divinità sotto al nome della quale la città si era consacrata, aveva posto il suo destino, aveva votato la sua esistenza.

              Parimenti alle antiche dottrine ed usanze, il nome pontificale non è un vezzo ma dovrebbe rivelare, in quanto lo contiene, un "programma": se Prevost non è ancora Leone, non è a causa di Leone ma di Prevost. Spero faccia quel salto di stato che permetta al vecchio "io" di trasformarsi nel nuovo, lasciando Prevost e assumendo l'identità di Leone, perchè è questo che ci si attende da un Papa. Diamo ancora del tempo, anche se proprio i tempi in essere hanno la forza, l'inquietudine e il dramma di un che di irrevocabile, una "chiamata" che non permette a nessuno dei tanti di poter cullarsi in equilibrismi mimetici, perchè il piano si è inclinato, anzi si è spezzato.

              ______

              *: l'Urbe ne aveva tre di nomi (i tria nomina): quello pubblico o politico (Roma); quello sacro o celeste (che è il nome della divinità sotto alla quale, nell'atto di fondazione, le città antiche si ponevano e che è il nome che veniva sussurrato nelle funzioni sacre); quello segreto.

              Si suppone (ce lo riporta un autore bizantino del tardo impero, Giovanni Lido) che quello celeste fosse Flora e quello segreto Amor.
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