Il dilemma di Kiev a corto di Patriot e munizioni: difendere le fabbriche di armi, le città o il palazzo presidenziale?
Mosca ora attacca con missili che «bucano» le difese ucraine: il rischio è restare «allo scoperto» di fronte ai raid dell'Armata, sempre più pesanti
Mentre Donald Trump non sembra aver ancora deciso cosa fare riguardo il suo sostegno militare e diplomatico all’Ucraina, a spiegare molto chiaramente i rischi provocati da questa incertezza è Emil Kastehelmi, analista che monitora la guerra per il gruppo finlandese Black Bird. Tema più urgente: i Patriot.
Se l’esercito ucraino rimanesse senza il sistema di difesa aerea più sofisticato del suo arsenale, «Kiev si troverebbe a dover scegliere». E il dilemma sarebbe allora tra difendere una fabbrica di armi, una città (e dunque salvare vite umane), o il palazzo presidenziale (per preservare la stabilità del Paese)
Il rifiuto
A dare l’allarme sulla possibilità che l’Ucraina rimanga senza i Patriot e dunque scoperta di fronte agli attacchi russi dal cielo, è stato due giorni fa il Washington Post. La questione inizia in marzo, quando Trump rifiuta a Zelensky la possibilità di acquistare nuove batterie accusandolo di essere «uno sempre alla ricerca di missili». Di fronte alla mossa del tycoon, cerca di porre rimedio Berlino mettendo in agenda l’invio all’Ucraina di 100 vecchi missili Patriot PAC-2 acquistati dagli Stati Uniti.
Il via libera arriva il 20 maggio dal segretario di Stato americano Marco Rubio che conferma: Washington sta chiedendo ad altre nazioni della Nato di fornire Patriot a Kiev. Ma i problemi non sono finiti. Perché i Patriot di Berlino non bastano a far dormire sonni tranquilli agli ucraini. I PAC-2 sono meno efficaci rispetto ai più recenti PAC-3 che Washington nega a Kiev perché non riescono a intercettare l’Oreshnik russo, il nuovo missile balistico a medio raggio utilizzato da Mosca per attaccare Dnipro a novembre. Inoltre i PAC-3 sono progettati con una tecnologia di puntamento di precisione «hit-to-kill», di cui altri sistemi sono privi. E sono più piccoli, leggeri e manovrabili.
Un gap che lascerebbe ancora una volta le città ucraine vulnerabili. E — avverte di nuovo il Washington Post — se l’unica altra arma di difesa aerea potenzialmente in grado di abbattere missili balistici russi è l’Aster, un missile franco-italiano, si tratta di teoria non ancora testata sul campo. Che il pacchetto di difesa aerea tedesco possa essere meno efficace di quello statunitense è uno scenario inquietante per Kiev dopo tre notti consecutive di attacchi russi su larga scalae dopo che il portavoce dell’aeronautica militare ucraino Yurii Ihnat ha spiegato come Mosca abbia potenziato i suoi missili balistici Iskander con falsi radar e manovre evasive, rendendoli potenzialmente più difficili da intercettare perfino per i Patriot più all’avanguardia, figuriamoci quelli più vecchi.
L'avvertimento
Ma non si tratta solo dell’antiaerea. Era marzo quando Michael Kofman, analista militare e ricercatore senior presso il Carnegie Endowment for International Peace, parlando al Financial Times avvertiva che l’Ucraina avrebbe potuto rimanere senza armi Usa entro l’estate. E ora che l’estate è alle porte il problema si pone per davvero. Non a caso Berlino mette sul piatto la revoca alle restrizioni per l’utilizzo dei Taurus su suolo russo.
In Europa sanno bene come i lanciarazzi multipli Himars forniti dagli Stati Uniti che hanno consentito all’Ucraina di distruggere obiettivi di alto valore in territorio russo e di colpire con gli Atacms fino a 300 chilometri di distanza, rischiano ora di rimanere fermi. E non va meglio con le forniture degli altri alleati europei, come Francia e Italia. Una fonte anonima ha riferito a Le Monde che l’Ucraina ha esaurito le munizioni per le sue due batterie di difesa aerea Samp/T, il sistema italofrancese, mentre i sistemi antiaerei a corto raggio Crotale di Parigi inviati a Kiev non ricevono nuovi missili da un anno e mezzo.
I droni
A sentire meno l’impatto dell’assenza o carenza di armi alleate è forse la linea del fronte dove il grosso dei combattimenti vede l’impiego di droni esplosivi che l’Ucraina produce quasi tutti in casa. La mancanza di proiettili di artiglieria potrebbe essere compensata in parte dagli sforzi degli europei che hanno messo in produzione 2 milioni di colpi. Ma non basta: se la difesa aerea e i sistemi a lungo raggio ucraini diventano meno efficienti, è chiaro come l’Armata russa possa trarne beneficio regalando così a Putin un ulteriore vantaggio sul tavolo diplomatico.
CorSera
Mosca ora attacca con missili che «bucano» le difese ucraine: il rischio è restare «allo scoperto» di fronte ai raid dell'Armata, sempre più pesanti
Mentre Donald Trump non sembra aver ancora deciso cosa fare riguardo il suo sostegno militare e diplomatico all’Ucraina, a spiegare molto chiaramente i rischi provocati da questa incertezza è Emil Kastehelmi, analista che monitora la guerra per il gruppo finlandese Black Bird. Tema più urgente: i Patriot.
Se l’esercito ucraino rimanesse senza il sistema di difesa aerea più sofisticato del suo arsenale, «Kiev si troverebbe a dover scegliere». E il dilemma sarebbe allora tra difendere una fabbrica di armi, una città (e dunque salvare vite umane), o il palazzo presidenziale (per preservare la stabilità del Paese)
Il rifiuto
A dare l’allarme sulla possibilità che l’Ucraina rimanga senza i Patriot e dunque scoperta di fronte agli attacchi russi dal cielo, è stato due giorni fa il Washington Post. La questione inizia in marzo, quando Trump rifiuta a Zelensky la possibilità di acquistare nuove batterie accusandolo di essere «uno sempre alla ricerca di missili». Di fronte alla mossa del tycoon, cerca di porre rimedio Berlino mettendo in agenda l’invio all’Ucraina di 100 vecchi missili Patriot PAC-2 acquistati dagli Stati Uniti.
Il via libera arriva il 20 maggio dal segretario di Stato americano Marco Rubio che conferma: Washington sta chiedendo ad altre nazioni della Nato di fornire Patriot a Kiev. Ma i problemi non sono finiti. Perché i Patriot di Berlino non bastano a far dormire sonni tranquilli agli ucraini. I PAC-2 sono meno efficaci rispetto ai più recenti PAC-3 che Washington nega a Kiev perché non riescono a intercettare l’Oreshnik russo, il nuovo missile balistico a medio raggio utilizzato da Mosca per attaccare Dnipro a novembre. Inoltre i PAC-3 sono progettati con una tecnologia di puntamento di precisione «hit-to-kill», di cui altri sistemi sono privi. E sono più piccoli, leggeri e manovrabili.
Un gap che lascerebbe ancora una volta le città ucraine vulnerabili. E — avverte di nuovo il Washington Post — se l’unica altra arma di difesa aerea potenzialmente in grado di abbattere missili balistici russi è l’Aster, un missile franco-italiano, si tratta di teoria non ancora testata sul campo. Che il pacchetto di difesa aerea tedesco possa essere meno efficace di quello statunitense è uno scenario inquietante per Kiev dopo tre notti consecutive di attacchi russi su larga scalae dopo che il portavoce dell’aeronautica militare ucraino Yurii Ihnat ha spiegato come Mosca abbia potenziato i suoi missili balistici Iskander con falsi radar e manovre evasive, rendendoli potenzialmente più difficili da intercettare perfino per i Patriot più all’avanguardia, figuriamoci quelli più vecchi.
L'avvertimento
Ma non si tratta solo dell’antiaerea. Era marzo quando Michael Kofman, analista militare e ricercatore senior presso il Carnegie Endowment for International Peace, parlando al Financial Times avvertiva che l’Ucraina avrebbe potuto rimanere senza armi Usa entro l’estate. E ora che l’estate è alle porte il problema si pone per davvero. Non a caso Berlino mette sul piatto la revoca alle restrizioni per l’utilizzo dei Taurus su suolo russo.
In Europa sanno bene come i lanciarazzi multipli Himars forniti dagli Stati Uniti che hanno consentito all’Ucraina di distruggere obiettivi di alto valore in territorio russo e di colpire con gli Atacms fino a 300 chilometri di distanza, rischiano ora di rimanere fermi. E non va meglio con le forniture degli altri alleati europei, come Francia e Italia. Una fonte anonima ha riferito a Le Monde che l’Ucraina ha esaurito le munizioni per le sue due batterie di difesa aerea Samp/T, il sistema italofrancese, mentre i sistemi antiaerei a corto raggio Crotale di Parigi inviati a Kiev non ricevono nuovi missili da un anno e mezzo.
I droni
A sentire meno l’impatto dell’assenza o carenza di armi alleate è forse la linea del fronte dove il grosso dei combattimenti vede l’impiego di droni esplosivi che l’Ucraina produce quasi tutti in casa. La mancanza di proiettili di artiglieria potrebbe essere compensata in parte dagli sforzi degli europei che hanno messo in produzione 2 milioni di colpi. Ma non basta: se la difesa aerea e i sistemi a lungo raggio ucraini diventano meno efficienti, è chiaro come l’Armata russa possa trarne beneficio regalando così a Putin un ulteriore vantaggio sul tavolo diplomatico.
CorSera
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