Cronaca e politica estera [Equilibri mondiali] Thread unico.

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  • Sean
    Csar
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    • In piedi tra le rovine
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    E' cosa buona e giusta (dunque saggia) in politica evitare di fare dei martiri, cioè prendere di petto qualcuno o qualcosa (in questo caso una istituzione universitaria) perchè se gli dai addosso con la forza del potere, anche per motivi che consideri i più giusti, presso le masse ottieni l'effetto contrario in quanto le folle, quasi istintivamente, si pongono dalla parte del più "debole", della "vittima" del "sistema".

    E' lo stesso meccanismo che in un certo senso ha premiato elettoralmente Trump: stanchi delle imperanti ideologie woke, gender, di vera e propria limitazione e controllo della libertà di espressione, gli elettori hanno reagito eleggendo un "anti-sistema" (perseguitato dal sistema, si pensi allo sconvolgente ban dalle piattaforme social di un candidato presidenziale con dietro milioni e milioni di elettori e simpatizzanti)...che però adesso applica quel controllo statale ad una università, o a certo mondo della cultura e dell'insegnamento, rischiando di alienarsi dei favori almeno presso i "moderati".

    Qui è certamente in questione più che le ridicole ideologie gender, di cui pure Harvard si è ridotta a fare da fumisteria, il fatto che, almeno secondo i repubblicani, quella università sia un covo antiebraico, in quanto tra docenti e studenti molti sono pro Palestina...mentre i legami col sionismo da parte dello stato americano sono stranoti, così come è stranoto il peso della comunità ebraica entro le amministrazioni USA di qualunque colore...quindi si può immaginare in questo caso una spinta, da parte del sionismo, a questa decisione...che ha anche un altro aspetto, cioè la presenza di studenti asiatici, che sono tra l'altro tra i migliori, ma che, se cinesi, ci fa capire (se ancora ce ne fosse bisogno) chi venga considerato come il vero nemico americano prossimo venturo, anzi già presente: la Cina...la Cina che viene vista come avversaria esistenziale ovunque: nel Pacifico, nell'Artico, in Europa, nella economia, nella tecnologia, nelle frontiere future (lo spazio), insomma il vero e proprio incubo americano.

    Ne fanno le spese i cinesi presenti in America, che rappresentano però una quota importante di futuri dirigenti, ingegneri, scienziati americani, essenziali nel decisivo dominio dell'ambito tecnico:

    L'ascesa di ingegneri AI di primo piano in Cina segna un cambiamento significativo nella leadership globale del settore.




    per cui se inizi a sospettare che gli studenti cinesi (serbatoi di menti brillanti per le tue industrie tecnologiche) siano collusi col nemico, ti si apre un grosso, anzi enorme, problema.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • The_machine
      Bodyweb Senior
      • Nov 2004
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      Originariamente Scritto da KURTANGLE Visualizza Messaggio


      è la stessa volontà di potenza che hanno USA e Cina e che avresti visto all'opera se il Patto di Varsavia (qualora ancora esistente) avesse provato ad inglobare il Canada o il Messico.
      Quello che gli USA hanno fatto nei decenni in sudamerica e in centroamerica ne é la prova
      Così però stai cambiando argomento, si stava discutendo del doppio standard nel commentare i due contesti di guerra.

      Bisogna intendersi, vogliamo giudicare gli eventi da un punto di vista "etico" o da un punto di vista pragmatico di pura convenienza?

      Perché, da un punto di vista pragamatico sia la Russia che Israele avranno fatto quelli che ritenevano essere i loro interessi, e potrebbe finire qui la discussione, ma da un punto di vista etico e anche di diritto internazionale dire di no. Ripeto, la guerra Russo Ucriana non nasceva da una concreta minaccia alla propria sicurezza e ha causato centinaia di migliaia di morti, tra cui più di 12K civili: eppure Netanyahu qui viene definito un criminale di guerra (e ci sta) mentre di Putin vengono decantate quotidianamente le gesta. Non vedo coerenza in questo, vedo solo una gran voglia di piegare la realtà ai propri schemi ideologici per raccontarsi di essere nel giusto.

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      • Sean
        Csar
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        Kepel: «Basta armi, ora è il tempo della diplomazia. Israele deve ripensarsi in modo radicale»

        Il politologo francese: «Occorre pensare al futuro e sdoganare l’Iran. Ma Netanyahu non lo accetta, non è in grado di guardare avanti. Israele ha perso il sostegno del massimo alleato, gli Usa»

        «L’assassinio di due diplomatici israeliani di fronte al museo della Shoah di Washington è particolarmente simbolico. Una cosa inconcepibile: prima poteva avvenire solo in Europa, come abbiamo visto con gli attacchi contro le sinagoghe e i centri ebraici tra Francia, Germania e Belgio. Ma ora Israele diventa un problema per gli ebrei di tutto il mondo, persino in Usa. La repressione a Gaza genera odio ovunque». Massimo esperto francese di Medio Oriente e della questione islamica in Europa, Gilles Kepel ci risponde prima di andare a Bari per un incontro.

        Le conseguenze degli orrori di Gaza?
        «Israele ha perso il sostegno del massimo alleato, gli Usa. Trump, che pure nel passato aveva sempre appoggiato Netanyahu, nel suo ultimo tour si è recato solo tra gli amici nelle monarchie del Golfo. Ha capito che l’attuale governo israeliano intralcia i suoi piani per concludere affari con il Medio Oriente. Gli arabi sono pronti a investire tre trilioni di dollari, hanno comprato influenza a Washington e adesso pesano più della lobby ebraica. E questo vale anche per l’Iran: Trump vuole cambiarlo dall’interno, ma Netanyahu resta congelato su posizioni vecchie un decennio, è parte del problema, non della soluzione».

        Ovvero?
        «Israele ha sbloccato la situazione a settembre-ottobre battendo militarmente l’Hezbollah in Libano e bombardando l’Iran. Ma è giunto il tempo di usare la diplomazia, non le armi. Occorre pensare al futuro e sdoganare l’Iran. Ma Netanyahu non lo accetta, non è in grado di guardare avanti, non ha neppure un piano chiaro per Gaza».

        La soluzione?
        «Israele deve reinventarsi, ripensarsi in modo radicale. Ma Netanyahu non lo sa fare».

        Espellere i palestinesi dai Territori?
        «Netanyahu fa una fuga in avanti dove non c’è più soluzione politica, quello che si prospetta è lo sterminio dei palestinesi. Washington non ci sta. Israele è una democrazia per gli ebrei, nel passato questa prospettiva avrebbe condotto al cambio di governo. Ma il problema è che la società israeliana è profondamente mutata negli ultimi decenni. Al tempo della guerra del Kippur, nel 1973, la maggioranza della popolazione era laica, oggi prevalgono i religiosi uniti al campo nazionalista. Netanyahu beneficia di questo cambiamento e adesso dipende dai suoi partner estremisti. In questo contesto, mi aspetto uno scontro frontale tra Usa e Israele nei prossimi anni. E non ha alcun significato che Trump abbia mandato come suo ambasciatore a Gerusalemme un estremista legato ai coloni qual’è Mike Huckabee. La politica Usa si decide alla Casa Bianca».

        L’Europa?
        «Gli europei sono in rotta di collisione con Israele. E la condanna francese è netta, tanto da minacciare seriamente l’embargo economico. Ci sono circa 600.000 ebrei in Francia, la più grande comunità europea: i sefarditi sostengono Netanyahu, ma la vecchia intellighenzia che conta è askenazita e si dimostra assolutamente critica contro l’attuale governo a Gerusalemme, lo percepiscono come un pericolo esistenziale».

        E gli spari dei soldati israeliani contro i diplomatici europei a Jenin?
        «Un fatto grave. Ormai è chiaro che coloni estremisti operano anche come soldati nei territori occupati. Una minaccia per la stabilità di Israele. Questo Paese era nato per salvare gli scampati alla Shoah, ma si è trasformato nella causa principale dell’ostilità contro gli ebrei».

        E l’accusa di antisemitismo contro chi critica Israele?
        «C’è stato uno stravolgimento del concetto. Netanyahu e il suo governo si arrogano il diritto di rappresentare tutti gli ebrei nel mondo. Così l’antisemitismo è banalizzato, strumentalizzato e perde di significato».

        https://www.corriere.it/economia/fin...tml?refresh_ce
        ...ma di noi
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • Ponno
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          L'embargo totale ad Israele sarebbe stato necessario mesi e mesi fa. Ogni giorno di più é un giorno in ritardo.
          Invece il paragonare la guerra ucraina a quello che accade a Gaza é anche ritardo, mentale, ma pur sempre ritardo dei soliti noti
          Originariamente Scritto da claudio96

          sigpic
          più o meno il triplo

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          • Sean
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            Lavrov: «Irrealistico tenere colloqui Russia-Ucraina in Vaticano»

            Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha giudicato «irrealistico» un incontro tra delegazioni russa e ucraina in Vaticano. Lo riferisce la Tass. «Non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative alla eliminazione delle cause fondamentali» del conflitto, ha detto Lavrov, aggiungendo che tra queste «cause fondamentali» vi è quello che ha definito «il percorso di distruzione della Chiesta ortodossa ucraina» da parte delle autorità di Kiev. «Penso che non sarebbe facile per lo stesso Vaticano ricevere delegazioni di due Paesi ortodossi in queste condizioni», ha concluso il capo della diplomazia russa.

            «L'errore di Kiev è stato credere che il sostegno degli Usa sarebbe stato eterno»

            Lavrov ha dichiarato che l'Ucraina ha fatto l'errore di credere che il sostegno degli Stati Uniti sarebbe stato eterno, sottolineando che il presidente Donald Trump ha una visione radicalmente diversa rispetto alla precedente leadership democratica. «A Kiev pensavano che l'appoggio dell'Occidente, inclusi gli Stati Uniti, sarebbe durato per sempre», ha affermato Lavrov nel corso della conferenza intitolata Territori storici del sud della Russia, identità nazionale e autodeterminazione dei popoli. «Ma il presidente Trump - ha aggiunto, secondo le agenzie russe - ha mostrato una comprensione diversa della situazione. Ripete che questa non è la sua guerra, è la guerra di Joe Biden. E ha ragione». Secondo il capo della diplomazia russa, gli Stati Uniti non hanno veri interessi nazionali in gioco in Ucraina, mentre la precedente amministrazione democratica - a detta di Lavrov - aveva come unico obiettivo «mantenere la Russia costantemente sotto pressione».

            Lavrov: «Il secondo round di colloqui è certo, Kiev ha confermato»

            Un secondo round di colloqui fra Russia e Ucraina si terrà certamente, ha anticipato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. «Si, siamo tutti favorevoli a colloqui, si, ci sarà un secondo round. Gli ucraini lo hanno confermato. E' uno sviluppo positivo in sé», ha aggiunto. «È in corso il lavoro su un memorandum (chiesto dalla Russia, ndr). Non posso dire dell'Ucraina ma il nostro lavoro ha raggiunto uno stadio avanzato e consegneremo comunque il memorandum agli ucraini».

            ​CorSera
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              Trump, attacco all’Ue: “Dazi al 50% da giugno, parlare con loro non porta a nulla”. Piazza Affari crolla

              Il presidente Usa rompe i negoziati e impone tariffe generalizzate contro l’Unione europea. «Deficit commerciale di 250 miliardi di dollari inaccettabile». Nessun dazio per chi produce in America

              Si infiamma lo scontro tra Washington e Bruxelles. Con un annuncio diretto e senza filtri pubblicato sui suoi canali social, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha comunicato l’introduzione di dazi generalizzati del 50% su tutti i beni importati dall’Unione europea, a partire dal 1° giugno 2025. Il provvedimento esclude solo i prodotti fabbricati sul suolo americano.

              L’annuncio segna una brusca escalation dopo settimane di stallo. La tensione tra Washington e Bruxelles era salita progressivamente dal 2 aprile, quando la Casa Bianca aveva introdotto dazi del 60% su centinaia di prodotti cinesi, definendo quella data “Liberation Day” rispetto al «dominio industriale asiatico». Da allora, l’attenzione si era spostata sull’Europa, che secondo fonti americane continuava a mantenere pratiche commerciali “discriminatorie” nei confronti di beni e aziende statunitensi. La Casa Bianca aveva chiesto modifiche sostanziali a regolamenti, standard tecnici, tassazione indiretta e disciplina giudiziaria, ma senza ottenere progressi. Il post di Trump chiude ufficialmente qualsiasi canale di negoziazione ancora aperto.​

              Secondo Trump le problematiche dell'Ue sono numerose. «L’Unione Europea, che è stata creata principalmente per approfittare degli Stati Uniti sul commercio, è stata molto difficile da gestire», ha scritto Trump su Truth. «Le loro potenti barriere commerciali, le tasse IVA, le ridicole penalità per le aziende, le barriere non tariffarie, le manipolazioni monetarie e le cause ingiuste contro le aziende americane hanno portato a un deficit commerciale con gli Stati Uniti superiore a 250 miliardi di dollari all’anno – un numero del tutto inaccettabile. Le nostre discussioni con loro non stanno portando da nessuna parte! Perciò, raccomando un dazio del 50% sull’Unione Europea a partire dal 1° giugno 2025. Nessun dazio se il prodotto è costruito o fabbricato negli Stati Uniti».​

              Nel messaggio, Trump accusa in modo esplicito l’Unione europea di essere nata per “sfruttare” gli Stati Uniti. È un attacco diretto all’impianto storico dell’integrazione europea e alla sua relazione con Washington. Il presidente non risparmia nessuno degli strumenti di politica economica europea: dalle “barriere commerciali” alla “tassa IVA”, dalle “multe contro aziende americane” fino alla “manipolazione monetaria” e ai “processi ingiusti”.​

              Trump giustifica l’introduzione dei dazi con il disavanzo commerciale che separa le due sponde dell’Atlantico. Il presidente parla di oltre 250 miliardi di dollari l’anno, una cifra che “non può essere tollerata”. Secondo i dati del Census Bureau, nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato beni dall’UE per circa 517 miliardi di dollari, esportandone 305: un disavanzo effettivo vicino ai 212 miliardi, comunque elevato e in crescita rispetto agli anni precedenti. Nella visione dell’amministrazione, ogni disavanzo è indice di una relazione commerciale “non equa” e dev’essere riequilibrato attraverso strumenti coercitivi.

              Il presidente specifica che i dazi non si applicheranno ai beni costruiti o fabbricati negli Stati Uniti. È un messaggio esplicito rivolto alle multinazionali europee: investire negli USA significa evitare la nuova barriera tariffaria. Settori come automotive, farmaceutico, chimica, alimentare e lusso, che hanno già stabilimenti negli Stati Uniti, potrebbero trovare in questa clausola un salvagente temporaneo. Si tratta anche di un chiaro incentivo al reshoring, in linea con le misure varate negli ultimi due anni – come il Manufacturing Incentive Act – che prevede crediti d’imposta fino al 30% per la costruzione di nuovi impianti produttivi in America.

              La decisione rientra nella più ampia strategia economica dell’amministrazione Trump, improntata al principio del primato nazionale sulle regole multilaterali. Dopo la rottura formale con l’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2023 – mai rientrata del tutto – la Casa Bianca ha progressivamente sostituito il dialogo istituzionale con azioni bilaterali fondate sullo squilibrio economico percepito. Il caso europeo ricalca quello cinese: in entrambi, il presidente ha invocato la necessità di “liberare” il commercio americano da vincoli considerati “artificiali” o “manipolatori”.

              Il presidente Usa rompe i negoziati e impone tariffe generalizzate contro l’Unione europea. «Deficit commerciale di 250 miliardi di dollari inaccettabile». Nes…
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              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
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                Mi sa che il famoso "ponte" della Meloni è tipo quello noto come "ponte rotto" che sta sul Tevere: un rudere che al più puoi fotografare ma che come ponte ha smesso da un pezzo di funzionare (nel caso della Meloni il suo di ponte non ha mai nemmeno cominciato a fare il suo dovere).
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                • zuse
                  Macumbico divinatore
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                  Speriamo che questi dazi contribuiscano a togliere la monocultura di viti da prosecco in veneto che oramai è di una tristezza infinita sembra di essere in quelle città finte




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                  • Ponno
                    Socialista col Rolex
                    • Feb 2013
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                    • Send PM

                    Trump continua ad offrire occasione per liberarci dal cancro Yankees e noi continuiamo a non cogliere
                    Originariamente Scritto da claudio96

                    sigpic
                    più o meno il triplo

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                    • Sergio
                      Administrator
                      • May 1999
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                      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                      La vendetta di Trump su Harvard: stop agli studenti internazionali

                      La ministra della Sicurezza interna: «Ambiente pro-terrorismo». La reazione dell'ateneo: «Decisione illegale»

                      In guerra con le grandi università americane di tendenza liberal, Donald Trump sferra un colpo durissimo ad Harvard, l’ateneo che resiste con maggior vigore ai suoi diktat su tutto: dalla gestione delle proteste nel campus ai criteri di ammissione degli studenti, a quelli di selezione dei docenti, ai programmi accademici, fino alla cancellazione delle tutele DEI (diversità, equità e inclusione). Il presidente ha revocato il permesso di ammettere nell’ateneo studenti provenienti dall’estero.

                      Un colpo micidiale per la più celebre accademia d’America alla quale Trump ha già tagliato 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti per le attività di ricerca e che ora sembra destinata a perdere tutti gli studenti stranieri: un quarto del totale. Un disastro anche per i 6.800 che attualmente studiano nel campus di Cambridge. La disposizione firmata dalla ministra della Sicurezza interna, Kristi Noem, è, infatti, una misura che mostra ancora una volta quanto Trump abbia esteso i poteri presidenziali attraverso la nomina di fedelissimi in tutti i ruoli chiave dell’amministrazione: il decreto non si limita a bloccare l’ammissione di nuove matricole stranieri, ma colpisce anche gli studenti internazionali che stanno seguendo corsi di laurea (o post laurea) ad Harvard. Se ne dovranno andare tutti: cercare un’altra università americana disposta ad accoglierli o rientrare nei loro Paesi.

                      Una misura estrema, senza precedenti, giustificata con l’accusa all’ateneo, scosso dalle proteste pro Palestina, di «aver creato un ambiente non sicuro dando spazio ad attivista antiamericani e pro terroristi che hanno assalito gli studenti ebrei nel campus». Lo stesso rettore, Alan Garber, al termine di un’indagine interna aveva ammesso alcuni episodi di antisemitismo. Casi gravi ma isolati, non tali da giustificare un’invasione di campo così brutale da parte della Homeland Security. Che ha aggiunto un’altra accusa infamante nei confronti di Harvard: quella di collusione col Partito comunista cinese (l’ateneo ospita anche molti studenti asiatici), a fronte della quale non sono state fornite prove o indizi.

                      Fino a ieri la guerra scatenata da Trump contro le accademie con accuse di antisemitismo (in realtà il bersaglio ultimo è la cultura progressista) sembrava poter restare, almeno negli atenei privati, al livello di rappresaglia finanziaria. Le università in grado di sopravvivere senza contributi federali parevano libere di andare avanti senza altri vincoli. Non più: Trump ha trovato il modo di colpire anche con la revoca della certificazione per lo Student Exchange Visitor Program. Una misura estrema, studiata da tempo, ufficializzata poche ore dopo un efferato delitto antisemita: l’assassinio di due funzionari dell’ambasciata israeliana di Washington.

                      CorSera
                      Ahahahahah, se smettono anche di importare cervelli, con quelli che hanno qui negli Stati Uniti vanno avanti un paio di anni



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                      • Virulogo.88
                        Bodyweb Advanced
                        • Nov 2008
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                        • Send PM

                        Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio
                        Speriamo che questi dazi contribuiscano a togliere la monocultura di viti da prosecco in veneto che oramai è di una tristezza infinita sembra di essere in quelle città finte
                        sto tremando
                        Originariamente Scritto da Pesca
                        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                        • zuse
                          Macumbico divinatore
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                          Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio

                          sto tremando
                          io fossi in te comincerei...perchè oltre agli anticrittogamici che vi respirate, state contribuendo a popolare il veneto di gente col turbante. Mai vista una roba simile... Ed eravate leghisti.




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                          • Sean
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                            Il cancelliere tedesco e «la svolta di Trump» sull'Ucraina. Merz «scioccato» per la telefonata

                            Trump avrebbe detto agli europei che Putin non vuole porre fine alla guerra, si sente sicuro della vittoria

                            C’è una parola che torna in tutti i resoconti della telefonata tra gli europei e Donald Trump: il cancelliere Friedrich Merz era «scioccato». Cos’è successo in quella riunione, a cui erano presenti anche Giorgia Meloni, Emmanuel Macron, Donald Tusk, Keir Starmer — seguita al bilaterale telefonico durato due ore tra Trump e Putin —, come è andata davvero la discussione, lo sanno i leader. Ma le conclusioni che ha tratto la Germania sono evidenti: Putin non fermerà i combattimenti e Trump non appoggerà nuove sanzioni, quelle che Merz aveva invocato a Kiev al fianco di Zelensky, se il Cremlino non avesse accettato i negoziati di pace. La telefonata tra la Casa Bianca e il Cremlino a Berlino è stata presto ribattezzata come «la svolta di Trump». Che in tutto, se non formalmente, sarebbe pronto ad abbandonare l’Ucraina.

                            È stato il Wall Street Journal a scriverlo per primo, e poco dopo anche la stampa tedesca l’ha confermato. Trump avrebbe detto agli europei che Putin non vuole porre fine alla guerra, si sente sicuro della vittoria. Un alto funzionario tedesco che era presente alla telefonata (o ne ha letto i transcript), ha raccontato a Politico: «Sembra che Putin abbia bisogno di più tempo per combattere, e che Trump lo stia aiutando ad ottenerlo».

                            Deriva da qui il nuovo tono del governo tedesco. Ieri il popolare ministro della Difesa Boris Pistorius, rilasciando la sua prima intervista del nuovo corso alla Faz, ha detto che «Putin non vuole ancora la pace». Ed è cambiata in pochi giorni anche la retorica di Friedrich Merz: «Non ci facciamo illusioni. Non ci sarà una soluzione rapida», aveva detto a Vilnius, dove era andato a trovare la 45ª brigata corazzata, la prima dispiegata permanentemente fuori dal territorio tedesco. Sarà già difficile, pensano in cancelleria, incasellare una data, oltreché un luogo, per i colloqui di pace: «È un processo appena avviato — dice il cancelliere — che potrebbe durare settimane, forse anche mesi».

                            Friedrich Merz sta imparando, con un corso accelerato, cosa significa dare ultimatum e fare promesse da capi di governo, senza poterle mantenere. Le minacciate 18 sanzioni europee sono state bloccate da Trump e il neocancelliere si ritrova smentito, dopo aver ipotizzato linee rosse che sono state bellamente ignorate dai russi e dagli americani.

                            D’altra parte, sull’impegno tedesco c’è la massima serietà. «Siamo pronti a fare di più, se necessario: più pressione alla Russia e più aiuti all’Ucraina. I fondi non saranno un problema», ha detto Merz. E Pistorius ieri ha anche ipotizzato il ritorno della leva obbligatoria, mentre si punta ad aumentare gli organici dell’esercito: «Se arriverà il momento in cui avremo a disposizione una capacità maggiore rispetto alle registrazioni volontarie, allora potremmo decidere di procedere in modo obbligatorio».

                            Fosche le previsioni su quel che sta succedendo sul campo in Ucraina. Uno stimato esperto militare, Nico Lange, in passato sottosegretario Cdu alla Difesa, è convinto che Putin non abbia «mai cercato il cessate il fuoco ma ha solo usato questo tempo per creare nuovi fatti militari», e che sia già partita l’offensiva di terra. Che Mosca, oltre ai quattro territori annessi, «cercherà di avanzare in altre tre regioni, Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk per creare nuovi problemi ai negoziati». Sette regioni contese, non più quattro.

                            L’importante però, per i tedeschi e gli europei, è tenere gli americani agganciati. Dai suoi primi giorni in carica, Merz ha adottato l’approccio morbido, provando un po’ a copiare quello del britannico Starmer, ad anticipare le possibili richieste Usa, a «dire grazie». Vuole andare alla Casa Bianca, dove probabilmente sarà ricevuto tra una decina di giorni. Però la telefonata sull’Ucraina l’ha raggelato, «scioccato» (e questo succedeva ben prima dei dazi sui prodotti Ue al 50%).

                            Nei circoli Nato si sa che gli aiuti statunitensi dovrebbero bastare fino all’estate, poi a meno che si ribellino i repubblicani al Senato toccherà all’Europa — e in primo luogo proprio alla Germania. Finché gli Stati Uniti mantengono la condivisione di intelligence e il supporto dei satelliti Starlink, l’Europa dovrebbe essere in grado di sostenere l’Ucraina. Certo, con Trump tutto è possibile, anche che dopo aver voltato le spalle all’Ucraina faccia una piroetta anti-Cremlino. Ma come dice un diplomatico tedesco, quanto si vede adesso era il worst-case scenario, lo scenario peggiore: e purtroppo sembra che si stia avverando.

                            ​CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Originariamente Scritto da zuse Visualizza Messaggio

                              io fossi in te comincerei...perchè oltre agli anticrittogamici che vi respirate, state contribuendo a popolare il veneto di gente col turbante. Mai vista una roba simile... Ed eravate leghisti.
                              nei paesini attorno ad Oderzo girano solo indiani
                              Originariamente Scritto da Pesca
                              lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                              • zuse
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                                Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio

                                nei paesini attorno ad Oderzo girano solo indiani
                                L'ultima volta che sono stato in quelle zone c'erano solo 2 neri che giravano in biciletta (e con contratto indeterminato)

                                Adesso invece vi tocca sperare non trasformino il Monticano in un Gange2. I paesini sono fottuti. Ed erano l'identità del posto visto che città grandi non ce ne sono.




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