Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
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    • In piedi tra le rovine
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    La Juve è su Conte...parrebbe il segreto di pulcinella, ma siccome arrivano notizie da personaggi seri, allora la cosa assume una fondatezza che non ha un semplice articolo di giornale.

    Se tutto andrà in porto, il succo è che si tornerà indietro per andare avanti...d'altro canto l'unico oggi che potrebbe mettere le mani nel guazzabuglio che è la Juve, con qualche speranza di riuscire a rimettere ordine, ebbene, simpatico o no, l'unico è proprio Conte.

    La via nuova sarebbe dovuta essere Motta, la scelta del quale mi trovava non d'accordo ma d'accordissimo...mai avrei pensato ad un tale disastro...delle difficoltà sì, però credevo che si sarebbe seminato per poi raccogliere...e invece è andata malissimo...e allora per ricostruirsi bisogna andare sul sicuro stavolta, non vedo altra soluzione, perchè ogni altra scelta sarebbe un rischio.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
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      • In piedi tra le rovine
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      Ci sarà anche un ricambio dirigenziale, da vedere se radicale o parziale.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • SimoneBW
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        • Oct 2018
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        • Roma
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        Che vergogna...
        Lezioni sospese e lezioni online per problemi di trasporto e assenze improvvise del personale

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        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
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          • In piedi tra le rovine
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          Tieni presente però che tanto nessuno sarebbe andato a scuola...e poi che il pomeriggio sarebbe stato comunque un caos perchè, da dopo pranzo, a Napoli tutto hanno pensato o stanno pensando tranne ciò che riguarda le incombenze quotidiane...

          Anzi va bene che la partità è di venerdì, così (se dovessero vincere) c'è sabato e domenica per bisbocciare e forse per lunedì qualcuno tornerà alla normalità
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
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          C. Campo - Moriremo Lontani


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          • Irrlicht
            Bodyweb Senior
            • Aug 2021
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            Però sembra il classico meme

            🤭
            Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

            "Un acceso silenzio
            brucerà la campagna
            come i falò la sera."

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            • Mario12
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              • Nov 2014
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              incredibile partita del Napoli fin’ora

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              • Mario12
                Bodyweb Advanced
                • Nov 2014
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                Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                L'avevo detto io che lo scudetto lo vince ancora l'Inter! Ormai e' fatta!
                grandissimo roby ahahahahahahahah

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                • Mario12
                  Bodyweb Advanced
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                  e niente , sarà anche antipatico , molti di noi rosicano ancora per l'addio alla Juve ... ma ovunque va vince e trasforma le squadre.
                  Antonio uno dei più grandi allenatori della storia del calcio italiano.

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                  • Steel77
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                    Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
                    e niente , sarà anche antipatico , molti di noi rosicano ancora per l'addio alla Juve ... ma ovunque va vince e trasforma le squadre.
                    Antonio uno dei più grandi allenatori della storia del calcio italiano.
                    Per vincere i campionati è una certezza. Nelle coppe però ha il suo tallone d'achille. Ed in quest'ottica il suo ritorno alla juve ha più di un senso

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                    • KURTANGLE
                      Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                      Aaaaaaaaaaaaaaaa
                      Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                      parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                      Originariamente Scritto da GoodBoy!
                      ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                      grazie.




                      PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                      • KURTANGLE
                        Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                        Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
                        e niente , sarà anche antipatico , molti di noi rosicano ancora per l'addio alla Juve ... ma ovunque va vince e trasforma le squadre.
                        Antonio uno dei più grandi allenatori della storia del calcio italiano.
                        È Dio
                        poco da dire
                        In campionato è impressionante
                        Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                        parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                        Originariamente Scritto da GoodBoy!
                        ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                        grazie.




                        PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                        • Sean
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                          Serie A, il Napoli vince il campionato: lo scudetto a Conte

                          I gol di McTominay e Lukaku stendono i sardi e fanno esplodere di gioia il Maradona. Inutile il successo dell'Inter a Como, il titolo sfugge

                          Vale la pena aspettare sino adesso, alla trentottesima giornata su trentotto, per festeggiare lo scudetto della resistenza, della fatica, dell’amore. Il Napoli taglia il traguardo e il Maradona si lascia andare, scacciando l’angoscia e la tensione di questi giorni e di questa partita. Adesso si può dire, in barba alla scaramanzia: il Cagliari è domato e il tricolore sarà appiccicato sulle maglie azzurre dei discepoli di Conte. E alzi la mano chi avrebbe scommesso su un epilogo così il 18 agosto alla fine del pomeriggio del Bentegodi. Prima giornata: Verona-Napoli 3-0, netto, schiacciante, inquietante. Nove mesi dopo la musica è diversa, lo stadio balla impazzito e i giocatori piangono di gioia. Il secondo trionfo in tre anni. Meglio di sua maestà Maradona, che per fare la doppietta di anni ce ne aveva messi quattro.​

                          Da Spalletti a Conte, la stessa festa anche se scudetti differenti. Quello di Luciano, arrivato a cinque giornate dalla fine, è diventato in fretta una cavalcata solitaria e trionfale. Questo è sudore e fatica, la forza della resilienza, la capacità di stare sul pezzo, di non mollare mai. Se non è il più bello, di sicuro il più sofferto.​

                          Conte ha rivitalizzato una squadra che si era liquefatta dopo il trionfo con Spalletti e ha costruito un gruppo di ferro, arrivato stremato, ma felice alla meta. Dallo stakanovista McTominay che ha preso il posto di Osihmen, Kim e Kvaratskhelia nel cuore della gente, al guerriero Anguissa, sino al gigante Lukaku che sembra bolso e stanco ma alla fine mette a referto quattordici gol e dieci assist. Tutti a fare festa a Fuorigrotta. Luci, colori, canti.

                          Un frastuono incredibile. Lacrime e abbracci per festeggiare ciò che il Napoli ha costruito un passo alla volta, grazie alla solidità della difesa, al carattere del gruppo, alla straordinaria abilità del comandante. Dopo Verona, il Napoli ha vinto 3 partite segnando 9 gol. E alla quinta giornata ha inchiodato la Juve sullo 0-0 allo Stadium. Il Napoli cresce di giornata in giornata, nella consapevolezza. Un passo indietro di De Laurentiis che rimane in disparte e uno in avanti di Conte. Difesa di ferro. E non solo. I pareggi soffertissimi con Genoa e Parma cancellati dalla festa in questo strano venerdì prima di passione e poi di gioia sfrenata.

                          Napoli dice grazie anche a chi questo scudetto lo ha aiutato, a Orsolini prima e Pedro poi che hanno fermato l’Inter. O forse l’Inter si è fermata da sola. Ma questo, sotto il Vesuvio, importa il giusto. Il Napoli ha vinto e non saranno le incertezze dell’antagonista a rendere meno scintillante la nottata. L’apoteosi, prima della premiazione, quando Conte scende in campo per abbracciare i giocatori e anche il presidente De Laurentiis: da oggi i due dovranno parlare del futuro ancora tutto da chiarire. Conte potrebbe anche andarsene. Non sarebbe una sorpresa. Ma prima c’è da festeggiare. Lo scudetto è qui.

                          ​CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
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                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Sean
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                            Conte, questo scudetto è un capolavoro. Ma i meriti di De Laurentiis sono enormi

                            Antonio ha vinto rivitalizzando lo scheletro di una squadra campione soltanto due anni fa e poi implosa. Il presidente però entra nella storia: se i primi due scudetti del Napoli sono quelli di Maradona, terzo e quarto invece appartengono ad Aurelio, per la capacità gestionale e la ripetuta abilità nell’individuare il deus ex machina

                            di Paolo Condò

                            La stagione delle sorprese si conclude con una serata in cui, per una volta, accade ciò che si prevedeva. La firma di Antonio Conte è impressa a caratteri cubitali sul quarto scudetto del Napoli, così come lo svolazzo di Luciano Spalletti era molto riconoscibile sul terzo. Ne consegue che l’uomo capace di scegliere e convincere questi registi (e da Benitez ad Ancelotti di icone ne aveva già scritturate) merita il ruolo a lui congeniale di produttore dell’operazione. Con tutto il rispetto per Corrado Ferlaino, il presidente dell’età dell’oro, i primi due scudetti del Napoli sono passati alla storia come quelli di Maradona. Terzo e quarto, invece, appartengono ad Aurelio De Laurentiis per la capacità gestionale e la ripetuta abilità nell’individuare il deus ex machina: Spalletti era reduce da un ingeneroso esonero all’Inter, Conte veniva da un’esperienza infelice al Tottenham. Molto spiegabili, ma due sconfitte.

                            Due scudetti in tre anni

                            De Laurentiis li ha battezzati idonei, tirando fuori il meglio da loro come loro hanno estratto il meglio dai giocatori. C’è evidentemente qualcosa, nella personalità ridondante del presidente, che a un certo punto cozza contro i caratteri forti che mette a capo della squadra. Vedremo nei prossimi giorni se Conte deciderà di restare o se si aggiungerà all’elenco dei separati malgrado De Laurentiis quest’anno abbia meticolosamente evitato di riscaldare l’ambiente con dichiarazioni dal sen sfuggite. C’era un accordo, ha funzionato: grazie al suo tecnico il Napoli ha vinto il titolo pur non essendo la squadra migliore del lotto, e il suo presidente può fregiarsi del secondo scudetto in tre anni. Come si diceva, la trasformazione dell’estemporaneo in regola qui era riuscita al solo Maradona.

                            Asticella sempre alta

                            Conte ha vinto rivitalizzando lo scheletro di una squadra campione soltanto due anni fa e poi implosa: ma sotto la cenere la brace ardeva ancora, e le prestazioni di Rrahmani e Di Lorenzo, di Lobotka e Anguissa, dello stesso Meret, del redivivo Politano e del decisivo Raspadori appartengono al repertorio pluripremiato di Antonio. Quello che lo porta a tenere sempre altissima l’asticella con la società perché i giocatori con lui si aspettano di migliorare, e lui per questo pretende giocatori migliorabili. È un serpente che si morde la coda: chi prende Conte sa che lotterà subito per vincere, ma perché la profezia continui ad avverarsi è necessario fornirlo di giocatori con potenziale.

                            Scott frontman formidabile

                            Scott McTominay è l’esempio più chiaro di questo discorso.
                            Lo scozzese passa alla storia della serie A come frontman del quarto Napoli campione, ed è una statuetta differente rispetto a Maradona e Kvaratskhelia nei presepi di San Gregorio Armeno. Come già successe all’Inter con Lukaku, Conte è tornato in Italia con un uomo «scoperto» in Premier. Scoperto non in assoluto — McTominay ovviamente si conosceva — ma per come poteva impattare in un torneo diverso da tutti gli altri come il nostro. In un contesto così dipendente dalla tattica, la fisicità dirompente dello scozzese, i suoi tempi d’inserimento e l’istinto per il gol hanno fatto saltare i bunker più attrezzati.

                            Anomalia tricolore

                            Questo è stato un campionato anomalo. Il Napoli ha segnato 59 gol, nessuna squadra campione ne ha mai fatti così pochi: con un numero di reti simile l’Athletic è quarto in Liga e l’Aston Villa è sesto in Premier. Con quei gol il Napoli ha raccolto 82 punti — minimo storico pareggiato — e il dato delle reti subite (27) è buono ma non eccezionale. La squadra campione ha segnato appena tre gol in più di quella giunta decima un anno fa. Sono cifre che disegnano un Napoli vincente per la straordinaria interpretazione dei momenti: 7 vittorie per 1-0, 13 col minimo scarto, 2 pareggi speculari negli scontri diretti con l’Inter (che era più forte, ma non è mai riuscita a scrollarsi di dosso il Napoli e al dunque ha perso colpi) bilancio positivo o in pari con le altre grandi (tranne la Lazio). Oltre al portentoso McTominay il ds Manna, figura rilevante di questo scudetto, ha restituito alla difesa con Buongiorno il pilastro perduto che era Kim, e con David Neres ha fatto intravvedere, non più di questo per ora, un credibile dopo-Kvara. Lukaku, infine, è la consueta posta che Conte mette sul tavolo, e che non ha tradito dando esperienza e gioco di squadra lì dove i gol stanno scemando. Non è Osimhen, certo. Ma alla fine ha vinto lo stesso, e mettendoci pure l’ultima firma.



                            ​CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
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                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Conte dopo la vittoria dello scudetto col Napoli: «Il più difficile della mia carriera. Futuro? Io e De Laurentiis due vincenti ma forse diversi»

                              Esulta l'allenatore azzurro, che ha vinto il titolo con tre squadre diverse. Poi le parole sul suo futuro incerto, a cui replica il presidente: «Vorrei che il prossimo anno si cimentasse con la Champions»

                              La corsa verso i giocatori («I miei fantastici soldati»), l’urlo, l’adrenalina in circolo, l’abbraccio fortissimo con Napoli: è scudetto al Maradona quando mancano dieci minuti alle undici della sera. Il prodigio è avvenuto, Conte lo ha benedetto dall’alto: «Il mio capolavoro? La mia impresa più difficile: insieme ai ragazzi abbiamo fatto qualcosa di clamoroso. Se resterò? Io e il presidente siamo dei vincenti, intanto festeggiamo insieme...». Ha visto Napoli-Cagliari da lassù, nel sommergibile dov’è relegato per squalifica: serio, composto. Teso. Al gol di Lukaku la gioia ha rotto gli argini del rigore. Ha sbattuto le mani contro i vetri, ha abbracciato i suoi collaboratori, ha applaudito fortissimo. Il suo uomo dal campo gli ha dedicato il gol che di fatto ha chiuso la gara e ha dato il via anzitempo alla festa. È storia, l’ha fatta il Napoli, l’ha fatta Antonio. La nave è in porto, come voleva lui, attraccata al posto d’onore. Il comandante arriva e vince al primo anno, in Italia è il quinto titolo della sua storia da allenatore.​

                              Dopo l'impresa si commuove

                              Dunque, scudetto a Napoli in una sera di metà primavera, in cui Antonio ha il favore del pronostico e la pressione di dover vincere per forza. Condizione ideale per lui, che deve essere sotto stress per dare il meglio. L’Inter tiene il ritmo a Como ma lui, davanti, ha colto l’attimo. Grinta, cattiveria, nervi tesissimi e convinzione: in battaglia ci va così, sempre. Col corpo e con la mente. Il Maradona che urla il suo nome lo fa commuovere. Si svela, Conte: è emozionato.

                              «Chi vince fa la storia, gli altri la leggono»

                              Dopo il pareggio con il Parma si sono create le condizioni che a lui piacciono di più. Ormai lo sanno tutti, nella pressione, nel rumore dei nemici, è a proprio agio. Per 22 giornate il Napoli è stato in testa alla classifica, paradossalmente ha cominciato a perder punti (fra gennaio e febbraio) quando l’Italia del calcio iniziava a convincersi che sarebbe stato scudetto. Quindi la rimonta, il sorpasso, inserendosi là dove gli avversari sbagliavano, la nuova caduta. L’ordine di scuderia nello spogliatoio e anche fuori: «Chi vince fa la storia, gli altri possono soltanto leggerla». Un must per ogni luogo, che funziona.

                              Due volte su tre, nella storia della serie A, con due squadre divise da un punto, c’è stato il sorpasso. Soltanto la Juve è riuscita a mantenere il vantaggio e vincere: era quella di Conte, stagione 2014. Un caso? Forse no. La notte è di quelle da grande festa. In campo Antonio si scioglie, è felice, il lungo abbraccio con tutti i suoi giocatori è la fotografia dell’impresa. Quello con De Laurentiis, istituzionale, lascia aperto il cuore dei tifosi alla speranza («Io e il presidenti siamo due vincenti, forse diversi», dice Antonio. «Vorrei si cimentasse con la Champions», rilancia Adl). Resterà? Il comandante può: arrivare, vincere e lasciare. Eppure, il Napoli è campione d’Italia, è in Champions: c’è di meglio? Altro scenario, altra battaglia, altra vittoria. Intanto si gode la notte da re: «È stata magica». Commosso stringe forte i suoi ragazzi: sì col lavoro gli ha tolto anche l’anima, ma li ha resi invincibili.

                              ​CorSera

                              __________

                              De Laurentiis: “Conte resta? Non devo obbligarlo”


                              Un’idea possiamo farcela ascoltando proprio Aurelio De Laurentiis: “Conte resta? Mai dire mai. Gli allenatori hanno una loro personalità, va rispettata. Non vanno obbligati anche se esistono contratti di ferro. Napoli è Napoli, se uno vuol mettersi a disposizione, welcome, siamo tutti pronti a seguirlo come un condottiero”. E se queste sembrano parole che preannunciano se non un addio, una discreta distanza, a ridurla prova ancora il presidente: “L’anno prossimo mi farebbe piacere se Antonio si cimentasse con la Champions”. Infine, un promemoria, senza un destinatario diretto, se non quello che si può facilmente immaginare: “Napoli merita rispetto”.

                              E ancora, dopo la premiazione: "Questo è uno scudetto scugnizzo, d'altronde Conte viene dal Sud. A Torino ha la casa ma è sempre uno del Sud e aveva una squadra di scugnizzi dai capelli azzurri".

                              Repubblica

                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Il Napoli è Campione d'Italia per la quarta volta nella sua storia. Un trionfo inaspettato, probabilmente inatteso e per questo ancora più importante e pesante: una vittoria che ha due firme, quelle di De Laurentiis e di Conte.

                                Bisogna partire dal presidente/proprietario/padrone: secondo scudetto negli ultimi 3 anni, meglio di Ferlaino. Se quelli sono rimasti nella memoria collettiva come "gli anni di Maradona", la storia ricorderà queste vittorie del Napoli come "gli anni di De Laurentiis": è lui il demiurgo del Napoli degli ultimi due decenni, è lui ad aver costruito dalle fondamenta tutta questa ascesa fin dai tempi del primo Mazzarri, passando poi per i Benitez, i Sarri, gli Ancelotti, gli Spalletti, i Conte...e sul campo i Cavani, gli Higuain, gli Osimehn e tanti, tantissimi altri grandi o grandissimi giorcatori...e così alla fine di questo lungo percorso, condotto sempre in prima persona e con pugno di ferro, è arrivata la vendemmia: due campionati nella sua presidenza, quanto cioè aveva vinto il Napoli in tutti e 90 gli anni precedenti.

                                Presidente mosso dalla fiamma della ambizione, in questo senso un presidente di calcio come lo si dovrebbe intendere: per tornare a vincere dopo Spalletti ha preso il migliore sulla piazza (Conte), lo ha assecondato in pieno nella campagna acquisti, si è messo a completa disposizione, quando avrebbe comunque potuto vivere di rendita sullo scudetto vinto soli 2 anni prima: quindi la fiamma promana intanto da chi in quel club comanda e indirizza.

                                Conte ha compiuto un capolavoro: non credo che neanche lui pensasse di vincere al primo colpo, non con l'Inter davanti (Inzaghi partiva con lo scudetto sulle maglie), non contro i Lautaro ed i Thuram, non soprattutto dopo che a gennaio è stato ceduto Kvara per coprire almeno in parte la dispendiosissima campagna acquisti...eppure ha vinto, una vittoria della tenacia, di chi con le unghie e coi denti ha cercato di restare aggrappato al treno della prima, capitalizzando ogni minimo goal (nei campionati a 20 squadre il Napoli è campione avendo segnato il record negativo di reti), passando oltre le cessioni pesanti (Kvara) e non sostituite, e i tanti infortuni e i momenti drammatici dove tutto pareva perduto (la sconfitta in casa col Como).

                                Della "complicità" di Inzaghi e dell'Inter si dirà poi, in una vittoria c'è ovviamente di tutto, quindi anche lo zampino di chi era favorito e non ha mantenuto fede al pronostico...così come in una vittoria c'è un concorso anche della sorte, di tanti astri che fanno da corteo, ma qui adesso è dei vincitori che interessa parlare in quanto ciò che alla fine resterà non saranno il numero di goal segnati o non segnati, nè chi fu venduto a gennaio e nè chi fosse il contendente al titolo e chi sulla carta il più forte: quanto resterà sarà solo il nome del Napoli sull'albo d'oro delle squadre campioni, e le mani e le opere di chi quel nome su quell'albo ce lo ha serigrafato: quelle di De Laurentiis e di Conte.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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