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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da Sean
    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      Flop di tifosi sul charter per Napoli-Inter di Supercoppa: invitati influencer e YouTuber

      ​ Sul volo organizzato all’ultimo minuto dall’ente del turismo Saudita e da Wizz Air per portare quanta più gente possibile alla finale di Supercoppa fra Napoli e Inter sono saliti pochissimi tifosi. Per rimediare la Lega ha invitato influencer e YouTuber

      Pochissimi tifosi, troppo pochi per riempire un volo organizzato all’ultimo minuto dall’ente del turismo Saudita e da Wizz Air per la finale di Supercoppa a Riad. Così in mezzo a qualche maglietta dell’Inter e del Napoli — in netta minoranza — in Arabia per il tour de force di 24h tutto compreso sono sbarcati influencer, YouTuber, travelblogger che con il calcio magari hanno poco o nulla a che fare ma sono molto seguiti sui social.

      I tifosi che hanno pagato il pacchetto sul volo da Milano sono 20-30 al massimo: la quota di 200 euro prevedeva anche pranzo e cena dopo la partita, la disponibilità di un hotel vicino all’aeroporto, i trasferimenti e il rimborso del visto (che costa sui 120 euro). Molto allettante come offerta ma troppo a ridosso della finale, a testimonianza di una improvvisazione organizzativa dovuta al flop di pubblico di Napoli-Fiorentina. Così gli ultrà e altri tifosi si sono imbarcati con altri voli più lunghi (con lo scalo) e costosi.

      Qualcuno ha deciso di tornare col volo speciale pagandoselo a parte, cioè senza sfruttare il pacchetto. Ma la maggioranza dei passeggeri, molti dei quali non interessati alla partita in sé, ha viaggiato gratis per poi pubblicizzare la giornata-evento attraverso i social. La strada per fidelizzare il pubblico in eventi così ed evitare quindi serate imbarazzanti come quella della prima semifinale, è ancora molto lunga.

      CorSera​​​​
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      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Un popolo in coda per Gigi Riva: sepolto con la tuta della Nazionale, la foto della mamma sul cuore

        I primi ad arrivare sono gli amici fraterni, Lino gli ha portato l'acqua di Lourdes. Gianna, la mamma dei suoi figli, ogni tanto scappa per fumare da sola. Allo stadio ci sono migliaia di persone: qualcuno non era nato quando lui giocava. «Ma Gigi è Gigi»

        È ancora bello come un dio greco, sotto il velo di tulle che ne custodisce il corpo: Zeus ha deposto il tuono e dorme prima di tornare sull’Olimpo. Indossa la tuta blu della Nazionale, le scarpe sportive dello stesso colore, la maglia rossoblù accanto ai piedi. Ma la foto di mamma Edis è sul petto, vicino al cuore, nella piccola cornice di legno intarsiata a mano da cui non si separava mai. Gigi il gigante, per sempre bambino.

        I primi ad arrivare sono gli amici fraterni. C’è Giacomo Deiana, che lo ha nutrito come un figlio, di manicaretti e di affetto, nel solito tavolo d’angolo vicino al porto. C’è il figlioccio Attilio Cocco: era stato suo padre a insegnare al bomber a pescare i polpi. C’è Oliviero Salvago, compagno di scorribande finché Gigi non si è rinchiuso a doppia mandata: ma lui e Daniela, con Sandro Gamba, il loro amico lo raggiungevano a casa. Ci sono Giuseppe Tomasini e Roberto Quagliozzi, che non sanno proprio come salutarlo. Copparoni gli dice: «Ci vediamo allo stadio».

        «Riccio», invece, non ce la fa a entrare. Mentre Lino gli ha portato una boccetta d’acqua di Lourdes: prima che morisse era un compito della sorella Fausta. C’è soprattutto la famiglia. Gianna, granitica e dolce, che cerca la forza dietro gli occhialoni da sole e ogni tanto scappa per fumare da sola. Sua sorella Kiki fa da chioccia ai nipoti, anche se sono grandi e grossi: Nicola e Mauro, schiantati dal dolore, e poi Sergio, il primogenito di Gianna. «Stava prendendo un tè con un biscotto, nessuno si aspettava che peggiorasse da un minuto all’altro», ripete Nicola. E poi da Roma atterra Riccardo Milani. E la famiglia è completa. Sembra incredibile a tutti, forse Gigi sorride.

        Alla Domus del Cagliari un’altra famiglia sta aspettando. Sono i tifosi di ogni età, che basta chiedergli perché siete qui e ti rispondono perché Gigi è Gigi, una domanda scema. Stefano Murtas aveva 9 anni quando i rossoblù vinsero l’unico scudetto ed era all’Amsicora il 12 aprile 1970. «Mi aveva portato mio fratello di 14 anni, roba che oggi nessuno se lo sogna». A ogni anniversario manda nella chat degli amici della stessa annata la foto del tagliando verde in «gradinata», con la pubblicità di Europhon, il transistor degli sportivi. Ricorda ancora l’invasione di campo, il profumo dell’erba fin sopra la faccia, gli abbracci dei vicini che non si erano mai visti prima.

        Ma tanti non erano nemmeno nati in quella primavera magica. Eppure eccoli qui in coda per entrare allo Stadio, mezz’ora, un’ora, qualcuno con il figlioletto in braccio. «Lui è come sant’Efisio, è il quinto moro. Non posso non rendere omaggio all’orgoglio che ci ha restituito», racconta Rodolfo, 48 anni, in fila con Sofia, che invece ne ha 20. «Lui ci ha scelti, ha voluto essere più sardo dei sardi», aggiunge un’altra.

        Andrea e Michela arrivano da San Nicolò d’Arcidano, padre e figlia, lei indossa la sciarpa del nonno. «Quando gliel’abbiamo detto si è sentito male». Luigi Valenza ha 80 anni e il pianto in tasca: «Ero a Torino quando Lo Bello voleva rubarci lo scudetto». Alberto arranca con il bastone, al vecchio Amsicora ci andava da bambino: «Gigi è stato un eroe della mia infanzia». Camminano lenti e poi davanti al feretro alle spoglie piangono. Un segno della croce, grazie con le labbra, lasciano un sciarpa, una rosa, un foglio di carta. «Forza Giggi Riva, ti voglio bene», gli ha disegnato Michele Spano.

        Oscar è arrivato da Leggiuno, è uno dei figli di Fausta, la mitica sorella che accompagnò la leggenda in terra sarda: «E chi se l’aspettava. Tre settimane fa Gigi e Gianna avevano mandato un video di auguri a papà che aveva compiuto 90 anni». C’è la prima squadra al completo con Ranieri in testa. Giulini dice che «nessuno più di lui ha amato la Sardegna, continuerà a essere la nostra stella in tutto quello che faremo». Cuscini di rose rosse e blu, corone di fiori bianchi (una è del ministro dell’Interno Piantedosi). La folla non smette di arrivare, al buio l’attesa supera l’ora.

        A Cagliari è lutto cittadino, i funerali di oggi sono solenni. Due charter voleranno da Roma, con la Federazione e gli amici giocatori dell’ultima Italia campione. Un’onda di riconoscenza e amore porterà Gigi Riva nella Basilica di Bonaria. Poi l’eroe entrerà nel mito. «Vola in alto Gigi», c’è scritto accanto a una rosa.

        CorSera




























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        forse, tra mille inverni
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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          L'ultimo luogo sacro del calcio resta la passione dei tifosi e la persistenza della memoria che grazie a quella passione si preserva intatta nei decenni, creando mitologie e alimentando il sentimento, l'appartenenza, la partecipazione...e solo grazie a questo moto il calcio ha ancora un suo ruolo e, di più, ancora sopravvive pur inaridendosi, desertificandosi per tanti altri aspetti.

          Ennesima conferma di questo residuale ruolo sacrale del calcio è data dalla scomparsa di Gigi Riva. Vediamo all'opera tutta una ritualità dove vi entrano dentro memorie e simbologie, per cui non c'è differenza tra il sessantenne e il ventenne che vanno a rendere omaggio al campionissimo scomparso: le generazioni sono legate assieme dai sacri vincoli della passione calcistica che si fa casa comune, e la persistenza della memoria collettivamente coltivata fa sì che i ricordi si riattualizzino come in un eterno presente, per questo Riva è rimasto ed è l'eroe dei tempi della gloria.

          Dall'altra parte abbiamo un calcio, impersonificato da figure di abominevoli mercanti, che va intaccando e dissacrando tutto e che, come ben fa notare la rivista Contrasti in un suo pezzo (https://www.rivistacontrasti.it/fisc...ta-supercoppa/) segna dei continuativi punti di "non ritorno".

          La tragicomica trasferta araba della supercoppa italiana è il riassunto più atroce e più fedele di quanto va accadendo e accadrà - e la concomitanza di quella con la morte di Riva, ci ha mostrato, come su di un unico piano scenico, l'irriducibile differenza tra ciò che ancora vale e che ancora tiene in vita il calcio e ciò che è all'opera per trasmutarlo, sradicandolo completamente, volendo arrivare ad avvelenarne l'anima.

          Non c'è modo di invertire la tendenza. Solo i tifosi possono ormai qualcosa: l'essersi rifiutati di seguire il circo fino in Arabia è un piccolo segno cui aggrapparsi, anche se il piano è ormai inclinato in verticale sul precipizio e la missione dunque disperata.
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          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Una volta la finale all'estero era l'eccezione. Da Milan Torino negli Stati Uniti o Juventus Parma a Tripoli, poi negli ultimi 15 anni sono più le volte all'estero che in Italia.

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              La Roma si avvicina al colpo Angeliño. Come scrive l'esperto di calciomercato ,infatti, è lui il prescelto della Roma per la fascia sinistra. Sorpasso dei giallorossi su Torino, Marsiglia e Villarreal che si erano mosse per il laterale spagnolo.

              C'è l'accordo col giocatore e si cerca di definire quello con Lipsia sulla base di un prestito con diritto di riscatto. Il giocatore lascerà comunque il Galatasaray, dato che se avesse giocato un'altra partita sarebbe scattato l'obbligo di riscatto a 6 milioni.

              (gianlucadimarzio.com)
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                Quel Rombo di Tuono risuonava fino al Nuovo Mondo, in Messico. Arrivava a Torino e martellava nella testa di Gianni Agnelli, che per averlo avrebbe sborsato un miliardo. Ma solo in Sardegna il rumore diventava melodia. I cagliaritani gli spettatori privilegiati della sinfonia numero undici, quella del suo numero di maglia. A loro Gigi Riva aveva assicurato eterno amore. E fu così. Nel multiverso delle follie d'amore, però, non c'è spazio per la coerenza. Come in quello delle carriere dei calciatori. E allora chiedersi "e se..." non sembra poi così banale. Soprattutto quando a dichiararsi è il diretto interessato. Perché Gigi Riva, in un'intervista rilasciata a Giampaolo Murgia di Giallorossi nel novembre 1982, parlò del mancato passaggio alla Roma. Trame di calciomercato mai veramente intrecciate: «A 25 anni avrei potuto trasferirmi a Roma, è vero. Ero a un bivio della mia vita, non solo
                della carriera». Sliding doors. (...) «Alla fine scelsi la Sardegna, quella terra che è diventata anche mia». La finestra di mercato menzionata da Riva però non è quella del '69, ma del '73. L'anno in cui Roma accoglie Manlio Scopigno, preferito a un certo Nils Liedholm. Il "filosofo" che ha portato il Cagliari sul tetto d'Italia deve farsi largo tra quelli della Scuola di Atene conservata ai Musei Vaticani. E chiama il suo allievo. Ma i sogni, si sa, fanno spesso e vo-lentieri a pugni con la realtà. «Se i tifosi mi chiedono Riva [...] difficilmente riuscirò ad ac-contentarli». Nel 1974 Gaetano Anzalone, dirigente romanista, spegne la scintilla che avrebbe alimentato il rombo della macchina da gol nella Capitale. Certi amori, però, non finiscono mai. Il secondo appuntamento di Riva con Roma arriva nel 1985. Il presidente Dino Viola lo vuole in veste di dirigente, un totem da inserire nell'organigramma di una società vincente. Per tenere la barra a dritta anche dopo la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. In casa propria, in uno stadio Olimpico ammutolito dal dolore. (...) . Ma c'è spazio pure per il terzo atto. Ancora lontano da Roma. Berlino, anno iridato 2006. Riva, team manager degli Azzurri, battezzaFrancesco Totti. Incorona il figlio di Roma, il Pupone. (...)

                (La Repubblica)
                sigpic
                Free at last, they took your life
                They could not take your PRIDE

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                  Circa Viola ci credo, ma l'articolo, siccome è tagliato, non spiega perchè poi non si concluse la faccenda.
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                    Originariamente Scritto da Sean
                    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                      Meglio farlo partire. Coi soldi incassati il Napoli ci rifà mezza squadra.
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                        Buon giocatore Angelino. Quelle rare partite che ho visto del Lipsia in Champions ricordo sempre ottime prestazioni. Spero arrivi

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                          angelino sembrava fortissimo ma sono 2 anni che fa ca4are
                          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                          Originariamente Scritto da GoodBoy!
                          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                          grazie.




                          PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                            Un saluto di cortomuso a tutti!

                            inter sempre💩

                            4 bordate alla BAM e via
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                              Roma, dopo Angeliño idea Baldanzi
                              (Valentino Della Casa — redazione gianlucadimarzio.com) La Roma non pensa solo ad Angeliño, che è a un passo. I giallorossi stanno infatti insistendo per Baldanzi dell’Empoli, come possibile rinforzo per la trequarti. Al momento, i toscani non aprono al prestito: non si sono tenuti contatti tra i club, ma solo con l’entourage per ribadire l’interessamento per questo mercato o per il prossimo. Per poter avviare una trattativa ufficiale, la Roma deve prima completare qualche uscita, anche solo in prestito.

                              Juventus, Moise Kean lunedì a Madrid per le visite con l'Atletico
                              (Andrea Molinari, Red. gianlucadimarzio.com) Lunedì Moise Kean sarà a Madrid per svolgere le visite mediche come da programma. I Colchoneros avevano provato a prendere anche Højbjerg dal Tottenham ma gli inglesi hanno deciso di non venderlo.

                              Rinnovo Lautaro, il procuratore: «Ancora nessun accordo con l'Inter»
                              «Lautaro è a livelli altissimi, poi trovare un accordo non è facile ci sono tanti aspetti di cui discutere, oggi non c'è ancora un accordo reale, così stiamo tranquilli e parliamo con l'Inter con costanza. Ora l'importante è la squadra, il momento, e lui è felice». Così a Radio Sportiva il procuratore di Lautaro Martinez, Alejandro Camano, ha parlato del rinnovo dell'attaccante argentino con l'Inter. «Lautaro — ha aggiunto Camano — è arrivato che era un ragazzo ed cresciuto tanto: oggi è un giocatore fatto, è il capitano, ha due anni e mezzo di contratto, c'è tanto tempo per parlare, però trattiamo. Oggi il focus è sul fare alla grande in serie A e in Champions».

                              CorSera​​​
                              Last edited by Sean; 25-01-2024, 07:11:52.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
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                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Originariamente Scritto da diavolettoroma81 Visualizza Messaggio
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                                inter sempre💩

                                4 bordate alla BAM e via
                                Ciao, Diavoletto, un salutone
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