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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Nemmeno cutler nel 2006 aveva sto quadricipite, dai...

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      Milan, Fiorentina, Roma, Napoli: progetti che restano a metà, società che non crescono più e non tengono il confronto, stadi nuovi impossibili da costruire o follie per buttare giù quelli storici, capitali enormi per reggere la concorrenza. Insomma la febbre è alta, fare calcio a grande livello in Italia sta diventando sempre più difficile. Quasi impossibile…

      C’è una grande fibrillazione che passa un po’ sottotraccia nel calcio italiano, e che ogni tanto spunta fuori con manifestazioni varie. Una scossa elettrica che va da Milano a Napoli, passando per Firenze e Roma, rendendo il tutto incerto o quanto meno problematico. A Milano la crisi del Milan si intreccia con la vicenda stadio nuovo o la storia di San Siro, prende per braccio l’ Inter, si misura con la rivale storica, si interroga sul futuro di un club nelle mani di un proprietario americano – Elliott – che non sa se vendere o continuare, investire o disinvestire, aspettare il momento favorevole ma non si sa quando. Il Milan oggi è un ex grande club dal futuro incomprensibile.

      A Firenze il nuovo entusiasta proprietario – Rocco Commisso – anche lui italo-americano, è arrivato al nodo stadio pure lui, prima o poi tutti giungono allo stesso punto: lo stadio. Come cardine o colonna portante del business. E le stesse domande: ristrutturare quello che c’è, se possibile, costruirne un altro da qualche parte, già ma dove e in quanto tempo? Nel frattempo che squadra fare, dove andare? Le promesse e le parole saranno tutte sincere?

      A Napoli le ultime vicende della squadra – il caso ammutinamento, i rapporti sempre più critici tra presidente, vicepresidente e giocatori – lasciano posto ogni tanto a voci di possibili investitori interessati al club. L’impressione è che De Laurentiis, lo si apprezzi o meno, sia arrivato al massimo, che di più non gli si possa chiedere, che un eventuale scudetto sia puramente teoria e che in realtà non ci sia nulla di replicabile della storia di trent’anni fa.

      Idem a Roma, dove l’attuale proprietario – ancora americano – in 8 anni di fatiche e di investimenti non è riuscito a vincere nulla, ha avviato un lungo e travagliato iter per la costruzione di un nuovo stadio (ma ancora non esistono due mattoni messi uno sull’altro), e adesso sta trattando per vendere il club a un altro americano. Comprare, valorizzare, rivendere, tutto qui. Nel calcio finanza oggi la vittoria è diventata marginale, riservata comunque ai pochissimi che se lo possono permettere, perché troppo cara.

      Non sono buoni segnali, sono tutti fatti che ci dicono che fare calcio in Italia è sempre più difficile, complicato, tortuoso, che gli investimenti non bastano mai, e che le possibilità di fare business sono ormai ridottissime e soprattutto molto rischiose. Per cui è anche raro trovare qualcuno che sia interessato a un club italiano, per farne un grande club internazionale o farlo tornare ai precedenti storici livelli.

      Quattro grandi club italiani che attraversano momenti critici è un segnale, non possono essere un caso. E’ una febbre che sale sempre di temperatura e che indebolisce il malato. C’è sempre più bisogno di nuovi investitori, di capitali colossali che è quasi impossibile reperire in giro, si corre appresso all’illusione che il calcio possa essere un business come tutti gli altri. Quando in realtà è illusorio e traditore.

      C'è una grande fibrillazione che passa un po' sottotraccia nel calcio italiano, e che ogni tanto spunta fuori con manifestazioni varie. Una scossa elettrica che va da Milano a Napoli, passando per Firenze e Roma, rendendo il tutto incerto o quanto meno problematico. A Milano la crisi del Milan si intreccia con la vicenda stadio nuovo o la storia di San Siro, prende per braccio l' Inter, si misura con la rivale storica, si interroga sul futuro di un club nelle mani di un proprietario americano - Elliott - che non sa se vendere o continuare, investire o disinvestire, aspettare il momento favorevole ma non si sa quando. Il Milan oggi è un ex grande club dal futuro incomprensibile. A Firenze il nuovo entusiasta proprietario - Rocco Commisso - anche lui italo-americano, è arrivato al nodo stadio pure lui, prima o poi tutti giungono allo stesso punto: lo stadio. Come cardine o colonna portante del business. E le stesse domande: ristrutturare quello che c'è, se possibile, costruirne un altro
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Ibrahimovic al Milan, i segreti dell’incontro tra Raiola e Boban

        Per il rilancio della squadra rossonera si studia l’ingaggio dello svedese, ora in vacanza: proposto contratto di 18 mesi ma bisognerà che l’ad Gazidis benedica l’operazione

        Location, un noto hotel in piazza della Repubblica. Partecipanti all’incontro Mino Raiola e Zvone Boban dopo che in precedenza era stato avvistato al tavolo anche Jorge Mendes. Argomento di conversazione: Zlatan Ibrahimovic. I dirigenti dell’area tecnica, Boban e Maldini, studiano per il rilancio della squadra l’ingaggio dello svedese, ora in vacanza dopo l’esperienza nell’Mls americana. Ibra, corteggiato anche dal Bologna e dal Napoli, per ora non ha sciolto le riserve sul futuro, rinviando a metà dicembre ogni decisione. Resta da vedere se in caso di accettazione della proposta del contratto di 18 mesi, l’ad Gazidis benedirà l’operazione. Si è parlato anche di Donnarumma: il Milan farà il possibile per trattenerlo ma per ora non si è discusso di ingaggio per il rinnovo. Congelato il discorso riguardante il prolungamento di Suso, Bonaventura rientra nei piani.

        CorSera
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Da Pallotta a Friedkin: la Roma studia il cambio all’americana

          Contatti preliminari: titolo fermato per eccesso di rialzo. Il Ceo del gruppo distributore della Toyota negli Usa sta studiando la «due diligence»

          Non ancora in vendita ma sicuramente trattabile. Un comunicato, su richiesta della Consob dopo lo stop del titolo in Borsa per eccesso di rialzo, ufficializza la situazione della Roma dopo le indiscrezioni su Dan Friedkin, Ceo del gruppo distributore della Toyota negli Stati Uniti. Per la prima volta «si informa che sono in corso contatti preliminari con potenziali investitori». Friedkin studia la «due diligence» e, in due settimane, può entrare in azione. Il campo da gioco è l’aumento di capitale da 150 milioni di euro che costituisce la base del progetto di rilancio studiato dal Ceo romanista Guido Fienga. Friedkin potrebbe contribuire per 130 milioni, affiancando Pallotta. Socio di minoranza? Sì e no. Una cifra simile gli garantirebbe una parte del «control», certificato dal documento prodotto da Goldman Sachs che invita investitori ad acquistare la società. Quattro pagine che illustrano il potenziale di crescita del club («La valutazione di Forbes delle prime 20 squadre di calcio ha stimato un tasso di crescita annuo del 10% o maggiore negli ultimi 5 anni») e sottolineano il lavoro fatto nella gestione Pallotta «che ha messo le basi per l’espansione futura e la continuità di successo». In un secondo tempo nulla vieta di acquisire le quote di Pallotta.

          Friedkin — oltre all’esclusiva del marchio giapponese in Usa — possiede altre 12 società nel campo degli alberghi di lusso e del cinema. Secondo Forbes ha un patrimonio personale di 4,1 miliardi di euro ed è al posto numero 504 nella classifica degli uomini più ricchi del mondo.


          Non è uno sceicco ma un businessman, simile a Pallotta. Sarebbe un passo avanti per i tifosi, freddini alla notizia anticipata lunedì, tra gli altri, anche dal Corriere della Sera? La differenza può farla l’entusiasmo. Pallotta lo ha perduto, tra le contestazioni dei tifosi e il «tradimento» di De Rossi, che ha preferito continuare a giocare nel Boca piuttosto che accettare una posizione importante da dirigente nella Roma. Un colpo basso, così almeno la pensa Pallotta. Friedkin avrebbe la forza della «new entry», anche se è da escludere che venga per comprare Neymar. La questione stadio di proprietà, che viene data vicina all’happy end, è un coltello a doppio taglio. Pro: è la chiave per aumentare il fatturato strutturale, liberando la Roma dalla necessità delle plusvalenze. Tutti i club comprano e vendono, ma l’obiettivo è poterlo fare alle proprie condizioni e non con un cappio al collo. Contro: Pallotta valuta il club tra gli 800 milioni e il miliardo, comprendendo proprio lo stadio. Una cifra enorme per Friedkin, lontana dall’offerta. Ma, come detto, ci sono molte strade che portano a Roma. E alla Roma.


          CorSera
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            Primo ciak di Friedkin sulla Roma: pronta offerta da 600 milioni

            IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il taxi si è mosso, nella notte umida di martedì, da Piazza dei Ricci. A bordo Dan Friedkin che, dopo cena, è rientrato in albergo in via del Babuino, alloggio scelto di solito pure da James Pallotta nelle sue brevi e rare vacanze romane. Il tycoon californiano, nella Capitale da qualche giorno per prendere conoscenza di persona del pianeta Roma, segue quindi le orme in città proprio del presidente giallorosso che già nel 2018 gli propose di entrare nel club. Stessi luoghi, compreso il ristorante dietro Campo de' Fiori dove il bostoniano invitò a cena Francesco Totti per siglare, anche con qualche scatto mediaticamente mirato, una sorta di tregua che però rallentò solo di qualche mese lo strappo con l'ex capitano.

            A CIELO APERTO Friedkin, insomma, si è presentato a Roma. Senza nascondersi. Al ristorante è arrivato con prenotazione fatta dalla Roma. Non ha dunque dovuto spiegare chi fosse. Con lui, tre americani: un produttore cinematografico e gli altri due che, presentati come amici, lo hanno affiancato negli incontri avuti in queste ore con il management di Pallotta, sempre in contatto con il presidente che, disamorato e deluso (il nuovo stadio è ancora in bilico), aspetterà il 2020 per tornare nella Capitale.

            SIPARIETTO CURIOSO Il blitz in Piazza de' Ricci del King dei Paparazzi ha interrotto la cena degli americani: al tavolo, su iniziativa del proprietario del ristorante, è stato accompagnato Rino Barillari. Nessun accenno, in pubblico, al calcio e Pallotta, meglio soffermarsi sulla cucina romana. E sul cinema, tra una portata e l'altra, con riferimento soprattutto al film All the Money in the World (Tutti i soldi del mondo), di cui Friedkin è stato produttore esecutivo nel 2017 con la regia di Ridley Scottche raccontò il sequestro di John Paul Getty III, il nipote del magnate del gruppo petrolifero (all'epoca l'uomo più ricco del mondo). Il sedicenne fu rapito dalla ndrangheta nel 1973 a Roma dove è stato girato il film con il set allestito in piazza Navona. Barillari seguì in prima persona la vicenda Getty e Friedkin, ancora incuriosito da quel sequestro, ha chiesto al fotografo di poter consultare il suo archivio.

            ANCHE IL CT Presente, a un altro tavolo, anche Roberto Mancini, di rientro da Palermo. Il calcio, insomma, rimane al centro della serata. Friedkin, del resto, si è mosso per fare sul serio, intervenendo in prima persona appena ha ricevuto l'ufficialità dell'aumento capitale da 150 milioni (assemblea del 28 ottobre a Trigoria). Ha avuto colloqui con i legali italiani di Pallotta, è passato dallo studio Tonucci e ha visto i dirigenti giallorossi. Da tempo sta visionando i documenti contabili della Roma. L'intenzione del tycoon è di entrare nel club giallorosso. Pallotta vorrebbe restare in maggioranza, ma Friedkin, durante la visita nella Capitale, ha chiesto ufficialmente la quotazione del club. Sa che la proprietà Usa pretende 1 miliardo, puntando a incassare 800 milioni (+ 80 per il nuovo stadio).

            Il californiano è pronto a versarne 600 (di cui 130 su 150 per l'aumento di capitale) e non è detto che non sia già tra gli investitori che, in maggioranza americani, hanno integralmente sottoscritto il bond da 275 milioni lanciato dalla società giallorossa a fine luglio. A metà pomeriggio, dopo la chiusura della Borsa (titolo sospeso in mattinata per eccesso di rialzo: 12,87%), il comunicato di conferma della Roma: «Su richiesta di Consob, con riferimento ad alcune indiscrezioni apparse sugli organi di stampa in relazione ad una possibile acquisizione delle partecipazioni di A.S. Roma S.p.A. da parte di potenziali investitori, As Roma SPV LLC, società che detiene il controllo indiretto di A.S. Roma S.p.A. tramite la sua controllata Neep Roma Holding S.p.A, informa che sono in corso dei contatti preliminari con potenziali investitori al fine di permettere loro di valutare l'opportunità di un possibile investimento in As Roma SPV LLC. In caso di perfezionamento di accordi aventi ad oggetto il trasferimento delle partecipazioni detenute in A.S. Roma S.p.A., AS Roma SPV LLC fornirà adeguata informativa al Mercato nei termini di legge».

            Friedkin ha bloccato due stanze nell'hotel in via del Babuino fino a oggi. Ma ha fatto le valigie già ieri prima di cena. Avrebbe voluto vedere la partita di domenica contro il Brescia all'Olimpico, ma da viale Tolstoj gli hanno consigliato di evitare lo stadio. Meglio rimandare le riprese. Almeno per ora.

            IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il taxi si è mosso, nella notte umida di martedì, da Piazza dei Ricci. A bordo Dan Friedkin che, dopo cena, è rientrato in albergo in via del Babuino, alloggio scelto di solito pure da James Pallotta nelle sue brevi e rare vacanze romane. Il tycoon californiano, nella Ca...
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              Roma a Friedkin, Pallotta apre

              IL TEMPO (F. BIAFORA) - È venuto a Roma. Ha trattato il prezzo. Ed è ripartito convinto di poter mettere le mani sul club giallorosso in un futuro a breve termine. Dan Friedkin si è messo in testa di divenire l'erede di Pallotta, con tempistiche e modalità di investimento ancora da definire. Il Ceo e presidente del The Friedkin Group, consorzio statunitense che fattura oltre 9 miliardi di dollari all'anno, ne gli ultimi giorni è stato nel la Capitale per studiare in prima persona il dossier legato alla Roma, che dopo oltre otto anni può cambiare nuovamente il socio di maggioranza.

              Friedkin, classe 1965, insieme alla moglie e uno dei quattro figli, ha alloggiato all'Hotel De Russie in centro, dove è solito soggiornare anche Pallotta, ha incontrato il Ceo giallorosso Fienga e gli altri dirigenti, oltre a tenere alcuni appuntamenti con il suo staff di quasi venti persone - compreso l’AD della Friedkin Companies Inc, la controllante del gruppo attraverso la quale sarebbe effettuato l’investimento - allo Studio Tonucci, studio legale che da sempre ha accompagnato l'avventura della Roma a stelle e strisce. L'imprenditore del Texas ha avuto modo di parlare in prima persona con Bob Needham, uomo di fiducia di Pallotta e Chief Financial Officer della Raptor, e, anche se non ci sono conferme, avrebbe visitato Trigoria e gli uffici del club all'Eur.

              Come anticipato da 'Il Tempo' l’interesse di Friedkin è più che concreto, lavora al dossier giallorosso almeno da settembre scorso, e il suo obiettivo futuro è controllare la maggioranza della società: da capire come e quando, ricordando che in ballo c'è anche l'aumento di capitale già varato da AS Roma Spa fino ad un massimo di 150 milioni da varare entro il 2020. Conferme sono giunte dalla Roma stessa che ieri pomeriggio ha diramato un comunicato: «Su richiesta di CONSOB, con riferimento ad alcune indiscrezioni apparse in data odierna sugli organi di stampa in relazione ad una possibile acquisizione delle partecipazioni di A.S. Roma S.p.A. da parte di potenziali investitori, AS ROMA SPV LLC, società che detiene il controllo indiretto di A.S.ROMA S.p.A. tramite la sua controllata NEEP ROMA HOLDING S.p.A, informa che sono in corso dei contatti preliminari con potenziali investitori al fine di permettere loro di valutare l'opportunità di un possibile investimento in ASROMA SPV LLC».

              Quella di ieri è stata una giornata abbastanza frenetica, iniziata con la sospensione tecnica del titolo azionario della Roma, schizzato ad oltre l'11% rispetto al prezzo di apertura. Il titolo, dopo una lunga sospensione, ha chiuso in rialzo del 16,6% a 0,589 euro, ai livelli di aprile 2018, con quasi 4,5 milioni di azioni scambiate. Friedkin in questi suoi giorni romani ha voluto vedere con i suoi occhi cosa è la Roma oggi e quali margini di sviluppo ha. Ora che ha tutto più chiaro prenderà una decisione sulla possibilità di entrare subito come socio di maggioranza 0 più gradualmente, accompagnato dal suo advisor finanziario (JP Morgan), da quello fiscale e da quello legale, con Goldman Sachs che rappresenta invece l’advisor della Roma.

              Friedkin all’ora di cena ha lasciato Roma, nonostante fosse stato invitato ad assistere alla partita con il Brescia allo Stadio Olimpico. Si attendono ora le prossime mosse del texano e di Pallotta e i suoi soci, che valutano circa 1 miliardo «l’enterprise value» della controllante (nel suo portfolio c’è pure il futuro stadio a Tor di Valle): nell’eventuale prezzo di cessione delle quote andranno scalati i debiti finanziari della Roma (272,1 milioni secondo l’ultima trimestrale) e la quota di aumento di capitale che verrebbe sottoscritta dal nuovo acquirente. Di certo ora le negoziazioni entrano nel vivo. Sarà una fine di 2019 bollente.

              IL TEMPO (F. BIAFORA) - È venuto a Roma. Ha trattato il prezzo . Ed è ripartito convinto di poter mettere le mani sul club giallorosso in un futuro a breve termine. Dan Friedkin si è messo in testa di divenire l'erede di Pallotta , con tempistiche e modalità di investimento ancora da defi...
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Cmq l Italia ha fatto la qualificazione migliore di tutte punteggio pieno e con più gol segnati chissà da quanto tempo non succedeva numeri da Brasile, non guardo con sospetto il futuro pensando ah se giocassimo contro la Spagna bla bla bla preferisco vedere step by step
                Cura il tuo corpo come un tempio
                Originariamente Scritto da M K K
                Desade grazie di esistere
                Originariamente Scritto da AK_47
                si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                  Pallotta non ha mai veramente amato la Roma, Roma, il gioco del pallone...in quasi 9 anni di presidenza le volte che è andato allo stadio si contano forse sulle dita di due mani...ancor meno le volte che è stato a Roma (ora siamo a quasi due anni dall'ultima volta)...e siccome il calcio, e le squadre di calcio, prima che affari aziendali sono questioni di passione, di ambizione, di voglia e di piacere, è chiaro che un cambio sarebbe salutare sotto a quel profilo, che è essenziale o nel calcio non si funziona.

                  Il fallimento sportivo di Pallotta è in fondo certificato da questa stagione: dopo 8 anni la Roma è dovuta ripartire da zero. E allora cosa è stato fatto? Tanto sul lato dello stadio, poco o niente su quello sportivo, di crescita, di progetti - tanti, troppi varati e poi abortiti...in un continuo ricominciare da capo.

                  Nel calcio serve entusiasmo e a Roma nei confronti di Pallotta s'è spento...d'altra parte lui non ne ha mai mostrato nè alla squadra e nè alla città.

                  Vedremo se questo Friedkin si prenderà davvero il club e che intenzioni avrà. Gli suggerisco, nel caso, di essere più presente, di mettersi una sciarpa al collo non solo per il tempo di una foto sui giornali ma sempre...perchè senza spinta, senza emozione, senza - mi ripeto - ambizione (che è un propellente formidabile nella vita e dunque nel calcio) non si vince, non si avanza, non si conduce una squadra e si buttano solo via soldi e anni.
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                      Torna a casa se lo sono comprati solo perché siamo scesi in B
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                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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