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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
    Cosa ti sfugge? Il gm di Houston ha detto che appoggia Hong Kong (opinione sua personale). La Cina si e' incazzata con l'nba minacciando la collaborazione con loro. Lebron, anziche' difendere la liberta' di parola (che lui e gli altri negracci usano anche troppo), dice che il tizio ha sbagliato a dire certe cose...che non conosce la situazione...ecc...
    Classico moralismo da ricco del mondo dello spettacolo, non ce n'è uno che non sia ipocrita

    Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
    Originariamente Scritto da Pesca
    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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      Riecco il campionato: i dubbi di Conte e i problemi di Ancelotti, riparte la caccia alla Juve

      Dopo Mancini che ha raggiunto Pozzo e Ronaldo arrivato a 700 gol in carriera, la serie A ritorna con i bianconeri di Sarri al comando. Inter chiamata a non farsi travolgere dalla depressione dopo il ko nello scontro diretto che è costato il primato, Napoli già lontano dalla vetta, Pioli e Ranieri le novità in panchina

      Dopo Mancini come Pozzo e i 700 gol di Ronaldo possiamo tornare sulla terra. Dalla Nazionale già qualificata agli Europei a Lazio-Atalanta, Napoli-Verona, Juve-Bologna, Sassuolo-Inter, Samp-Roma, Milan-Lecce e così via. Ci ributtiamo nel campionato. Non senza prima toglierci un paio di sassolini dalle scarpe (punti 1 e 2).

      1) Mancini non è come Pozzo

      Le 9 vittorie consecutive di Mancini che eguagliano Pozzo, più che una statistica sono una specie di obbrobrio della cabala (e infatti il ct stesso ne rifugge...). Le nove partite di Mancini sono quasi tutte di una qualificazione europea piuttosto scontata e l'ultima contro il Liechtenstein, battuto con cinque gol da un'Italia B. Tra le nove partite di Vittorio Pozzo ce ne sono quattro del Mondiale 1938, tra cui 3-1 alla Francia, 2-1 al Brasile e 4-2 all'Ungheria nella finale di un titolo vinto. Sintetizzando Mancini come Pozzo provoca lo stesso fastidio di una bestemmia.

      2) I 700 gol di Ronaldo e i 1281 di Pelé

      I 700 gol di Ronaldo, tutti documentati e certificati fra campionati, coppe e nazionale, fanno parte di una leggenda che erode la storia e che ci toglie i miti del passato per costruirne di nuovi. Voglio dire, nessuno di noi sapeva che il ceco Josef Bican, pur grandissimo, fosse il più grande attaccante della storia del football (805). E va bene. Ma i (ri)conteggi e la puntigliosità della statistica ci hanno soprattutto dimezzato il mito di Pelé i cui famosi 1281 gol in carriera riconosciuti dalla Fifa (il gol n.1000 fu addirittura un evento epocale, controverso e spostato più volte nel tempo) sono ormai miseramente diventati 761, ben 520 in meno. Una malignità: per innalzare gli altri al suo livello abbiamo dovuto mettere una tassa del 40% a Pelè... (Per il resto vedi punto 3)

      3) La Juve al comando, senza attacco

      Si ritorna con la Juve al comando, che si gode appunto cotanto campione. Di quei 700 gol Ronaldo ne ha segnati appena 3 per la Juve quest'anno: nono posto nella classifica marcatori, a partire dai 7 di Immobile. Ha fatto anche una grandissima partita contro l'Inter, ma è rimasto all'asciutto. E questo è un po' il misterio glorioso di un grande campione e di una grandissima squadra, che sta trovando faticosamente la strada del gioco di Sarri. Pur disponendo dei migliori e dei più celebrati attaccanti - Ronaldo, Higuain, Dybala, Mandzukic etc - la Juve non è propriamente una macchina da gol, comincia a far gioco ma segna (13 gol) appena di più della Fiorentina e della Roma (12), quanto la Lazio (13), e meno di Inter (14), Napoli (15), Atalanta (18). L'equilibrio sarriano, leggende a parte, è evidentemente spostato in questo momento verso la difesa. Cioè praticamente siamo già tornati alla Juve "primo non prenderle"...

      4) L'Inter di Conte e la depressione da secondo posto

      L'Inter con la Juve non ha fatto una bella partita, ma non ne è stata nemmeno travolta, ha perso per 2-1. In classifica l'Inter è scesa al secondo posto, ma ha un solo punto di distacco dalla Juventus. Nella sostanza equilibrio c'era prima ed equilibrio c'è adesso. E però, come si dice oggi, la "resilienza" è molto deficitaria. Conte ha cominciato a evidenziare le differenze, a dire che la panchina rispetto alla Juve è quella che è, che è solo l'inizio. Si accusa una certa depressione e soprattutto si individua in Lukaku la delusione (comunque ha fatto tanti gol quanti Ronaldo). Mentre Icardi si starebbe integrando più che discretamente al Psg. Un confronto banalissimo, ma anche inevitabile. Tutto sta non lasciarsi travolgere dalla depressione post Juve.

      5) Pioli e Ranieri sulla giostra


      La sosta è fatale, soprattutto in questa fase autunnale. Il Milan ha fatto il record di un cambio di panchina alla settima giornata, via Giampaolo, dentro Pioli. Il ribaltone - come del resto ammesso dagli stessi dirigenti - dice che Boban e Maldini ci hanno capito poco fin dall'inizio, hanno giocato improvvidamente la carissima carta Spalletti, e infine chiuso con Pioli. Che nella primavera scorsa si era dimesso dalla Fiorentina. Torna in pista anche Claudio Ranieri: che alla Roma prese il posto di Eusebio Di Francesco e alla Sampdoria idem. Praticamente un incubo per Di Francesco. Non confermato dalla Roma, Ranieri rientra nella Samp di Ferrero. Quella degli allenatori è una giostra, si salta da un cavallo all'altro così, col beneplacito di tutti, per tener buoni i tifosi, rinnovare il cartellone, e strappare un contratto in più. Per Pioli a 54 anni è il tredicesimo cambio di panchina, per Ranieri a 68 è la ventesima squadra.

      6) Napoli, De Laurentiis vs Ancelotti

      Il Napoli a sei punti dalla Juve (e a cinque dall'Inter) è indubbiamente la delusione di questo inizio di stagione. Partito con l'idea di far comunque concorrenza alla Juve, di tentare almeno di lottare per lo scudetto, il Napoli di Ancelotti non ha carica, non ha il fuoco dentro, e forse non ha nemmeno la squadra. Potremmo riassumere il tutto in una domanda simbolica: Insigne è un grande giocatore oppure no? Nel frattempo monta una certa acredine verso Ancelotti, lo si rimprovera di non aver dato coraggio al Napoli, si contesta il suo esasperato turn over, e lo stesso De Laurentiis sembra non esserne più così convinto. Tanto che a fine anno potrebbe esserci perfino il divorzio.

      7) Il razzismo e il caso Turchia

      Non possiamo far finta che i saluti militari di approvazione dei giocatori turchi alla guerra fatta contro i curdi, non ci riguardino. Sono avvenuti, per la maggior parte, con la nazionale turca durante le qualificazione europee, ma Under, Calhanoglu e Demiral giocano nel campionato italiano che non può diventare terreno di propaganda nazionalistica. Lo stesso per gli efferati e ripetuti cori razzisti di Bulgaria-Inghilterra, un'orgia violenta che ha indignato il mondo. Il campionato italiano non è esente dal fenomeno, e la mezza Curva Nord della Lazio chiusa dall'Uefa ce lo ricorda. Intorno e dentro al campionato che ritorna c'è anche e soprattutto questo inaccettabile deficit di civiltà.

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      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Juventus, Danilo pronto al rientro col Bologna. E Sarri ora ha l'imbarazzo della scelta

        Il terzino brasiliano si è allenato in gruppo in vista dell'anticipo di sabato sera contro il Bologna. Per la sfida contro i rossoblù, il tecnico bianconero può optare per il 4-3-3 con l'avanzamento di Cuadrado in attacco o per il modulo con il trequartista, visto l'ottimo momento di forma di Bernardeschi, reduce dai due gol in Nazionale

        Ieri Douglas Costa, oggi Danilo. Sono i social network il termometro del pieno recupero dei due brasiliani, fermati da due infortuni muscolari ormai alle spalle. Se ieri era stato l'esterno d'attacco della Juventus a confermare il suo pronto rientro rispondendo a una fan su Instagram, nel video pubblicato oggi dalla società bianconera si è visto Danilo scattare con decisione al fianco di Matthijs De Ligt. L'ennesima buona notizia per Sarri, che dopo aver riabbracciato Douglas Costa, allenatosi a parte ieri in compagnia di Ramsey e De Sciglio, vede avvicinarsi il rientro anche del terzino brasiliano, oggi in gruppo. Gruppo che resta ancora incompleto e che solo domani, con il ritorno dell'uruguaiano Bentancur, sarà pronto per preparare la sfida di sabato sera all'Allianz Stadium contro il Bologna, l'inizio del tour de force che vedrà i bianconeri impegnati in 7 partite concentrate in 22 giorni, alla media di una ogni tre.

        Nuove prospettive

        Il rientro di Danilo, allenatosi con i compagni nella seduta odierna, restituisce l'abbondanza a Sarri, svanita nel giro di due partite. Sono lontani i tempi in cui, per affrontare la Spal, il tecnico bianconero era costretto a dirottare sulla corsia sinistra il centrocampista Matuidi, visti i problemi di Alex Sandro e gli infortuni di De Sciglio e Danilo. Sabato sera contro il Bologna, Sarri potrà scegliere uomini e modulo: dal tridente al trequartista dietro a due punte, le opzioni non mancano. Il ritorno del terzino ex Manchester City potrebbe coincidere con l'avanzamento di Cuadrado nel tridente offensivo, posizione che il colombiano e il brasiliano Douglas Costa ricoprono al meglio: i problemi fisici di Ramsey, vicini alla soluzione ma non ancora superati, possono essere un ulteriore stimolo al ritorno al tridente, anche se il Bernardeschi visto in Nazionale, due gol in due partite, potrebbe stuzzicare l'allenatore. Senza dimenticare che con un Douglas Costa in più, le opzioni in attacco non mancano, anche se è più probabile che il brasiliano venga preservato in vista della sfida di Champions League con la Lokomotiv Mosca, in programma martedì 22 all'Allianz Stadium.

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        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Inter, Alexis Sanchez operato alla caviglia: tre i mesi di stop

          L’esito del consulto di Barcellona: necessario l’intervento per la lussazione del tendine peroneo lungo della caviglia sinistra

          L’Inter perde Alexis Sanchez per almeno tre mesi. Questo l’esito del consulto a Barcellona cui si è sottoposto l’attaccante cileno dopo l’infortunio subito in Nazionale. Aveva infatti riportato la lussazione del tendine peroneo lungo della caviglia sinistra. La visita ha confermato la diagnosi dello staff medico nerazzurro, si è deciso pertanto di procedere con intervento chirurgico alla caviglia sinistra - si legge nel comunicato dell’Inter - L’intervento chirurgico, di plastica dei tendini peronei, è stato quindi eseguito nel pomeriggio ed è perfettamente riuscito».

          Questo costringe Antonio Conte a rivedere i suoi piani d’attacco, dato che ha gli uomini contati: perso Sanchez, di cui non esiste un sostituto naturale, al tecnico restano Lukaku, Lautaro, Politano e il 17 enne Sebastiano Esposito, cui l’ex c.t. ha chiesto di rinunciare al Mondiale Under 17 in Brasile in programma dalla prossima settimana.


          CorSera
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            Juventus, Sarri ora ha due squadre: quale metterà in campo con il Bologna?

            La prima soluzione è un 4-3-3 con davanti Ronaldo. Higuain e Costa, l’altra prevede un Ramsey trequartista e un Dybala accanto a Cr7

            Juve “contro” Juve, il tema della ripresa del campionato può essere questo. Non perché l’Inter, indietro di un punto dopo lo scontro diretto perso a San Siro, non sia l’avversario più credibile dei bianconeri. Ma perché con il rientro a disposizione dei terzini destri De Sciglio e Danilo e soprattutto con Douglas Costa redivivo, Maurizio Sarri ha disposizione tutte e due le soluzioni tattiche mostrate finora. Entrambe vincenti, dato che la Juve è l’unica imbattuta tra campionato e Champions in Europa.


            Con Douglas Costa, stile Napoli

            La Juve col 4-3-3 si è vista bene nella prima ora contro il Napoli, anche se eravamo solo alla seconda giornata. Il tridente con Ronaldo a sinistra, Higuain nel mezzo e Douglas Costa a destra ha segnato tre gol e dato spettacolo. Poi c’è stata la rimonta del Napoli e soprattutto l’autogol di Koulibaly, ma l’imprinting della prima Juve resta chiaro: terzini che spingono come Danilo e Alex Sandro, mezzala destra intercambiabile con Khedira sempre in pole position e mezzala sinistra Matuidi, l’unico che con quel modulo copre gli spostamenti continui di Ronaldo. Senza dimenticare il jolly Cuadrado, che ha fatto bene da terzino, ma resta un’arma in più in attacco come ha dimostrato con il gol segnato all’Atletico Madrid.



            Con Ramsey trequartista

            Ramsey ha cambiato la Juve, perché ha consentito a Sarri di varare il trequartista mantenendo un buon equilibrio e soprattutto ha dato via libera a Dybala come punta accanto prima a Higuain (a Brescia senza Ronaldo) e poi con lo stesso Cristiano contro l’Inter, col Pipita entrato dalla panchina e decisivo. Il gallese è fermo ai box e nelle ultime due sfide prima della sosta è stato sostituito da Bernardeschi nel ruolo: l’azzurro garantisce più capacità di attaccare anche nel mezzo, per creare spazi agli altri due attaccanti, ma non ha impressionato nell’interpretazione del ruolo.


            Esperimenti

            Prima della prossima sosta per le Nazionali la Juve deve affrontare due volte la Lokomotiv Mosca in Champions, mentre in campionato riparte sabato sera contro il Bologna, quindi affronterà Lecce, Genoa, il derby col Torino all’Olimpico e quindi il Milan allo Stadium. Un ciclo giusto per capire quale Juve preferisce Sarri, ammesso che il tecnico che ha sempre dato una identità precisa alle sue squadre non sfrutti l’abbondanza di soluzioni per rendere ancora più imprevedibile e più imprendibile la sua squadra. Anzi pardon, le sue due squadre.



            CorSera
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              Milan, rosso record di bilancio nella stagione 2018-19: -155,9 milioni, ma non è sotto i riflettori Uefa

              Peggioramento di circa 20 milioni rispetto alla scorsa stagione, l’unica gestita dai cinesi. I costi del club ammontano a 373 milioni di euro, ma diminuiscono i debiti verso gli altri club e si è aperta una nuova linea di credito

              Investire, peggiorando i conti, per provare a migliorare i risultati sportivi, che però non arrivano, con il risultato di peggiorare ulteriormente i conti. Al momento il Milan è preso in questa spirale: con un fresco esonero dell’allenatore alle spalle da una parte, e l’assenza di segnali su prossimi aumenti dei ricavi dall’altra (entro fine mese bisogna definire il fin qui difficile rinnovo della sponsorizzazione di maglia con Emirates o trovare un’alternativa), ancora non si intravede la via d’uscita.

              Le due montagne da scalare parallelamente (per usare un’immagine del presidente Paolo Scaroni) al momento appaiono ancora irte: il bilancio firmato Ivan Gazidis che sarà approvato nell’assemblea del 28 ottobre chiuderà con un rosso record per la storia del Milan, 20 milioni di perdite in più rispetto alla stagione 2017-2018, l’ultima di mr Li. Il risultato netto dell’esercizio del Milan 2018-2019 prevede un rosso di 155,9 milioni (contro i 135,6 dell’anno precedente), quello consolidato chiude a -146 (contro i -126).


              La proprietà ha voluto investire, si diceva: e infatti pesano i maggiori oneri di gestione dei calciatori, cresciuti di 11,1 milioni («per i costi più alti per l’acquisizione temporanea degli stessi», quindi i prestiti) e spiccano soprattutto i maggiori costi del personale, che sono aumentati di 35,3 milioni, per effetto «della campagna trasferimenti calciatori nonché delle indennità di buonuscita riconosciute all’allenatore della prima squadra e del suo staff». Insomma, pesano i prestiti di Higuain e Bakayoko, ma soprattutto gli acquisti di Piatek e Paquetá: in tutto l’aumento del capitale investito è stato di 103,2 milioni. La volontà era quella di migliorare la rosa, il problema è che la Champions (con i suoi ricavi) non sono comunque arrivati. Sono diminuite di 16,5 milioni, invece, le plusvalenze dalla vendita dei giocatori (con il solo Locatelli a fare cassa), sono scesi i ricavi commerciali (-6,8 milioni), e gli incassi da stadio (-1,5).

              Il Milan fa sapere che si è deciso di dare corso a una serie di investimenti strutturali e che si è voluto (ma incide solo in parte) «pulire» il bilancio appesantendo questo per assicurarsi un futuro più roseo, anche perché il 2018-2019 non è sotto i riflettori Uefa. Va ricordato però che già 45 milioni erano stati «caricati» in questo modo sul bilancio ancora prima, il 17-18. Ma a proposito di Uefa: il club sembra mettere in conto altre possibili multe visto che ha ritenuto di accantonare 6,7 milioni allo scopo.

              In conclusione? Che Elliott abbia deciso di investire nel Milan e risanarlo è un fatto, se è vero che ha immesso 256 milioni e portato il patrimonio netto da -36 milioni del giugno 2018, a +83 dell’anno successivo. Anche la posizione finanziaria netta è più che sostenibile, diminuiscono i debiti verso gli altri club e si è aperta una nuova linea di credito (attraverso l’anticipazione da Unicredit dei proventi dei diritti tv). Ma alla luce dei risultati dell’ultimo anno le vette delle due montagne restano lontane.



              CorSera
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                Juve, oltre un milione di magliette vendute nel 2019

                Quante magliette ha venduto la Juve grazie a Ronaldo?

                Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, nell’esercizio 2018-2019, il primo dopo l’acquisto del fuoriclasse portoghese la Juventus ha venduto oltre un milione di magliette.

                Il dato, non indicato nel bilancio del club bianconero, è pressoché in linea con quello indicato nella classifica stilata dalla società di consulenza Euromericas Sport Marketing, secondo cui la Juventus è il decimo club al mondo per numero di maglie vendute per un totale di 1.315.000.

                Numeri importanti ma che, in base alle rilevazioni di Euromericas, sono ancora lontani da quelli delle big europee. Il Manchester United, primo nella graduatoria globale, avrebbe infatti venduto 4.950.000 divise da gioco, seguito dal Liverpool campione d’Europa con 3.943.000 magliette vendute e dal Bayern Monaco (3.475.000).

                Quante magliette ha venduto la Juve grazie a Ronaldo – Il ranking di Euromericas

                1. Manchester United (Inghilterra), 4.950.000
                2. Liverpool (Inghilterra) 3.943.000
                3. Bayern Monaco (Germania) 3.475.000
                4. Real Madrid (Spagna) 2.920.000
                5. Barcelona (Spagna) 2.755.000
                6. Chelsea (Inghilterra) 1.911.000
                7. B. Dortmund (Germania)1.698.000
                8. PSG (Francia) 1. 522.000
                9. Manchester City (Inghilterra) 1.476.000
                10. Juventus (Italia) 1.315.000



                Quante magliette ha venduto la Juve grazie a Ronaldo – Gli impatti a bilancio

                Come già evidenziato nell’analisi di Calcio e Finanza sull’impatto di Cristiano Ronaldo sul bilancio della Juventus, pubblicata lo scorso 20 settembre (CLICCA QUI PER LEGGERA L’ANALISI), grazie anche all’arrivo del portoghese in bianconero, i ricavi da vendite di prodotti e licenze del club bianconero sono passati dai 27,79 milioni del 2018 ai 44,02 milioni del 2019.

                Sul fronte del merchandising, dunque, il saldo tra vendite e acquisti di prodotti è passato dai 16,32 milioni del 2017-2018 ai 26,52 milioni del 2018-2019 con una variazione positiva di 10,20 milioni.

                Quante magliette ha venduto la Juve grazie a Ronaldo – Obiettivo visibilità

                L’obiettivo del club bianconero, scrive la Gazzetta dello Sport nel suo approfondimento, è monetizzare la visibilità e la riconoscibilità assicurate da Ronaldo, che si è peraltro inserito in un trend già in crescita.

                Secondo la ricerca Fan Potential di Nielsen Sports in 45 Paesi, i tifosi della Juventus a livello globale sono cresciuti di 38 milioni tra il maggio 2018 e il maggio 2019 consentendo al club bianconero di salire dall’undicesimo all’ottavo posto della classifica mondiale, a quota 423 milioni di simpatizzanti.

                Si tratta di un bacino potenziale di appassionati (nel sondaggio possono esprimere più di una preferenza sulla fede calcistica): parametro strategico a livello commerciale perché mostra agli investitori interessati il pubblico che potrebbero raggiungere.

                La conferma di un consenso più ampio – sottolinea ancora la Gazzetta – sta nei numeri dei social: sommando Facebook, Instagram, Twitter e YouTube, la Juve è passata dai 50,4 milioni di follower del giugno 2018 agli attuali 84,8 milioni salendo al quarto posto nella classifica delle squadre più seguite, alle spalle di Real Madrid (249), Barcellona (246,1) e Manchester United (129,9) e precedendo diversi club che ancora fatturano di più.

                Tutto ciò non si traduce subito in quattrini. È un lavoro certosino che richiede tempo ed energie.

                Quante magliette ha venduto la Juve grazie a Ronaldo? Ecco la classifica globale del merchandising stilata da Euromericas Sport Marketing.
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                  Roma, spina dorsale azzurra

                  IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Fonseca coglie l'attimo e, andando oltre l'emergenza, cavalca l'onda. Mai come in questo caso azzurra. L'alleato del portoghese è direttamente Mancini che ha coinvolto la Roma, e non solo numericamente, nell'ultima convocazione per le gare poi vinte contro la Grecia e il Liechtenstein. Inizialmente il ct ha inserito, nell'elenco dei 27, addirittura 5 giocatori del club giallorosso. L'unico blocco della Nazionale, insomma, è stato quello scelto a Trigoria. Florenzi, però, ha dovuto rinunciare. Febbre alta e conseguente debilitazione. A Coverciano sono andati gli altri 4 e non per fare le comparse: Spinazzola è stato titolare sabato, Mancini, Cristante e Zaniolo sono partiti dal 1° minuto martedì. Promozione di gruppo, con affaccio su Euro 2020. E, in anticipo, anche su Marassi. Perché, con il capitano che ha recuperato dall'influenza intestinale, è probabile vederli insieme già domenica contro la Sampdoria dell'ex Ranieri.


                  PENTAPARTITO AL GOVERNO Finalmente, insomma, la Nazionale aggiunge e non toglie, come magari è successo in passato da queste parti o ultimamente ad altri club. Fonseca, con le scelte obbligate per la rosa ridotta al minimo dagli infortuni, può almeno andare sul sicuro con i 4 azzurri che hanno dato garanzie nelle 2 gare delle qualificazioni europee. Sono in forma e pronti ad adattarsi in ogni ruolo. Come hanno dimostrato con l'Italia e in precedenza anche in giallorosso. La disponibilità è totale. Come l'affidabilità. A loro, come detto, va aggiunto Florenzi. È rimasto a Trigoria: verifica, dunque, quotidiana nel lavoro. L'allenatore dovrà solo decidere dove piazzarli per dare un senso alla Roma. È mezza squadra, cioè la metà dei giocatori di movimento. Possono incidere sull'identità e caratterizzare il 4-2-3-1. Il muro della Sampdoria, inutile illudersi, è l'ostacolo.


                  MOSAICO FAI DA TE Spinazzola è andato bene da terzino sinistro che, per sua ammissione, è la corsia dove si trova più a suo agio. Eccolo però pronto, se Pastore non dovesse partire dal 1° minuto, a spostarsi su quella destra, posizione in cui ha giocato nell'ultima partita di campionato contro il Cagliari. Così Florenzi avanzerebbe a sinistra nel tridente. Anche Mancini si è comportato bene da centrale difensivo nella linea a 4. Con personalità. Lucido nell'impostazione e reattivo al momento di chiudere. Adesso sfida Fazio per fare il partner di Smalling. La vera sorpresa, però, è stata la ritrovata duttilità di Cristante. Ha cominciato da regista puro, nel 4-3-3, contro il Liechtenstein. E ha confermato di conoscere i compiti del play, cioè nel ruolo che ha spesso interpretato all'inizio della carriera e recentemente con Fonseca, pure se nel 4-2-3-1. Nel finale ha lasciato la zona centrale a Tonali, chiudendo da mezzala destra. È salito in avanti, quasi da trequartista aggiunto. Suo l'assist per El Shaarawy e il 4° gol azzurro. Zaniolo, invece, è tornato a fare la mezzala. A destra. Sua l'azione che ha subito cambiato la storia del match al Rheinpark stadion. Scatto, strappo, assalto. Chiamatelo come volete. Dalla sua iniziativa, compreso il movimento in profondità sul primo palo sul cross di Biraghi, il gol del vantaggio di Bernardeschi. Ha preso qualche colpo proibito, è caduto sulla spalla e ha riposto con un smorfia in diretta tv. Ma è rimasto in campo, abituandosi a galleggiare dietro gli attaccanti. Dalla fascia sinistra, dove sta da qualche partita, può ritrovarsi dietro a Kalinic. E, restando all'azzurro, c'è la proposta di Montemurro, presidente della Divisione calcio 5, a Totti: «È in forma. Sogno di vederlo in Nazionale, magari già la prossima settimana nelle qualificazioni mondiali».

                  IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Fonseca coglie l'attimo e, andando oltre l'emergenza, cavalca l'onda. Mai come in questo caso azzurra. L'alleato del portoghese è direttamente Mancini che ha coinvolto la Roma, e non solo numericamente, nell'ultima convocazione per le gare poi vinte contro la Grecia e ...
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                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

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                    Non compaiono i cinesi in quelle classifiche...pero' ricordiamoci sempre che: "Marotta non avrebbe comprato Ronaldo" (e infatti ha comprato Lukaku) e che: "l'investimento è stato un bagno di sangue".

                    Per intanto anche la criticata rosa extralarge si rivela di fondamentale importanza date le lunghe competizioni. In attesa della "letterina della Uefa" (altro, ennesimo mantra estivo) la Juve ha di che sostituire e cambiare...mentre altrove ci si inizia a lamentare della "rosa corta"...pero' si possono sempre far giocare le "percentuali virtusose" di impatto a bilancio del monte-ingaggi, magari fanno goal loro.
                    Last edited by Sean; 17-10-2019, 08:03:09.
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