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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da ermzenn Visualizza Messaggio
    In quel post quali sono i 3/4 bidoni? Leggo Petagna, Lukaku, Dzeko e Pellé

    Ti fanno schifo tutti e 4?
    3 , in ordine dal più schifoso : Pellé , Petagna , Lukaku

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      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
      La Juventus è di proprietà della Exor, non di Stellantis. Questo intendevo con lo "stare al sicuro". Più la Exor è forte, più la Famiglia è forte, e più la Juve è stabile.

      Per quanto riguarda Jeep, non ci hanno regalato niente. I 45 milioni sono quelli che la Juve troverebbe sul mercato. Adidas (che non è correlata) ne ha dati 50, quindi il valore di mercato della maglia della Juve è quello.
      Non fraintendermi Sean, non insinuavo nulla eh.
      Giusto che avere una azienda esterna che ti faccia un contratto da 55 milioni non è proprio scontato.
      Originariamente Scritto da BLOOD black
      per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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        Com'è questo Simakan?









        "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
        Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
        vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

        (L. Pirandello)

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          Francese

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            Calcio: Pelè rivendica titolo di miglior cannoniere
            'Ho segnato 1.283 gol, il record è mio', scrive sui social.

            (ANSA) - SAN PAOLO, 05 GEN - Il più grande cannoniere di tutti i tempi sono io, parola di Pelè. Il tricampione del mondo brasiliano ha aggiornato infatti il suo profilo Instagram autocelebrandosi come "Il più grande cannoniere di tutti i tempi (1.283)".

            O Rei non ha gradito il presunto sorpasso da parte di Cristiano Ronaldo, che con la doppietta di domenica contro l'Udinese ha raggiunto 757 gol in partite ufficiali.
            Le statistiche ufficiali assegnavano a Pelè 762 gol ufficiali: 642 con la maglia del Santos, 43 con i Cosmos e 77 in nazionale. Un nuovo conteggio lo avrebbe però collocato a 756.
            Il campione brasiliano, spalleggiato dal Santos, rivendica infatti come ufficiali anche le reti segnate con la nazionale paulista, con quella militare e nelle amichevoli. Che lo portano alla cifra record di 1.283.
            "Messi e Ronaldo hanno ancora molta strada da fare", ironizza il sito sportivo Espn, citando l'aggiornamento di Pelè sui social. (ANSA).

            Il più grande cannoniere di tutti i tempi sono io, parola di Pelè. Il tricampione del mondo brasiliano ha aggiornato infatti il suo profilo Instagram autocelebrandosi come "Il più grande cannoniere di tutti i tempi (1.238)". (ANSA)


            Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
            Originariamente Scritto da Sean
            Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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              Be'...se si contano anche i goals al campetto dell'oratorio...ne avro' segnati pure io un 2-3 mila!
              I SUOI goals:
              -Serie A: 189
              -Serie B: 6
              -Super League: 5
              -Coppa Italia: 13
              -Chinese FA Cup: 1
              -Coppa UEFA: 5
              -Champions League: 13
              -Nazionale Under 21: 19
              -Nazionale: 19
              TOTALE: 270

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                Milan-Juventus: perché può vincere la squadra di Pioli e perché quella di Pirlo

                I rossoneri hanno dimostrato di poter fare a meno di Ibrahimovic: viaggiavano alla media di 2,33 punti a partita con Zlatan, senza viaggia a 2,55. I bianconeri cercano se stessi, ma sono al primo scontro dentro o fuori


                Qui rossoneri

                C’era una volta il Milan dei senza Ibra. «Non durerà», lo pensavano un po’ tutti, avversari, commentatori, tifosi, lo pensavano forse anche dentro a Milanello. Troppo importante, troppo centrale Zlatan. E troppo, troppo giovani quei ragazzini, troppo acerbi. Per quanto logica, inevitabile, quella previsione si è invece rivelata del tutto sbagliata. Lo dicono i numeri, lo dice il campo. L’assenza del capotribù dura ormai da un mese abbondante, il primo infortunio, la lesione alla coscia, risale al 22 novembre, eppure il Diavolo primo era e primo resta. Di più: andando a spulciare le statistiche salta all’occhio un dato che la dice lunghissima e che riguarda la media punti. Con Ibrahimovic in campo è altissima, 2,33, ma senza lo è addirittura di più. E neanche di poco: 2,55.


                Non significa ovviamente che di uno come Zlatan si possa fare a meno, chiaro che prima rientra e meglio è. Ormai manca poco: lunedì si è allenato sul campo, 7-10 giorni ed è pronto, ha anche postato un video in cui segna un gol di testa. Ma è indiscutibile che i piccoli diavoli se la stiano comunque cavando benissimo. Ora i punti sono 37, le partite di fila senza sconfitte in campionato 27. Numeri impressionanti, che testimoniano la crescita di una squadra che saggiamente resta concentrata sull’obiettivo stagionale — il ritorno in Champions — ma che settimana dopo settimana sta dimostrando di valere quel primo posto che occupa ininterrottamente dalla prima giornata. Merito di Pioli e del suo eccellente lavoro, merito della leadership matura di Zlatan stesso, «uno che ti rende più forte anche solo con lo sguardo» come spiega spesso il suo allenatore, ma merito anche di un gruppo che ha nella leggerezza, nell’armonia e nell’entusiasmo il segreto del suo successo.

                Guardate le clip postate dai giocatori di ritorno dalle trasferte: sembra una scolaresca felice in gita, con tanto di colonna sonora, quel «Milan is on fire», «il Milan è caldo», che sta spopolando sui social. Mai un malumore, mai una polemica. Chi gioca meno, come Kalulu, Dalot, Castillejo, quando entra dà il massimo. Non c’è Zlatan? Segna Leao. Non segna Leao? Ci pensa Theo Hernandez. O Kessie. O Saelemaekers. C’è da stringere i denti? Nessuno si tira indietro. E se servono interventi decisivi ci pensa Gigio Donnarumma, che sta raggiungendo livelli altissimi. «Si vede lontano un chilometro che quei ragazzi si divertono un mondo» spiegava Fabio Capello qualche settimana fa nell’intervista in cui ribadiva che a suo parere il Milan se la giocherà per lo scudetto. «Se ad aprile la classifica sarà così ci penseremo» ha detto Pioli dopo il colpaccio di Benevento. Non era una frase fatta, è la realtà: dirigenza e proprietà non intendono assolutamente cambiare gli obiettivi in corsa, alzando inevitabilmente anche le pressioni. E fanno bene. La linea verde sta finalmente dando i suoi effetti, ma va gestita con scrupolo e intelligenza. Un lavoro che il dt Maldini, il ds Massara e l’ad Gazidis stanno svolgendo in maniera eccezionale.

                Anche l’avvicinamento alla sfida crocevia di mercoledì sera sta avvenendo nella più completa serenità, nonostante l’emergenza continua. Fra Tonali squalificato e Bennacer infortunato manca un regista, ma Pioli non si scompone: piazzerà Krunic accanto a Kessie. L’entusiasmo è alle stelle. Dopo il gol capolavoro, Leao l’ha detto chiaro: «Vogliamo restare primi». Madama è avvisata.


                Qui bianconeri

                Di cosa parliamo quando parliamo della Juventus di Pirlo? I fatti dicono che quella bianconera, che domani gioca la prima sfida scudetto a San Siro con 10 punti (e una partita) in meno del Milan, non è ancora una squadra all’altezza delle idee del suo allenatore. E nemmeno del rendimento del suo campione, Cristiano Ronaldo, che sta giocando la sua migliore stagione italiana: in campionato la Juve deve affrontare ancora Milan, Inter, Sassuolo e Napoli, ma fin qui non ha battuto nessuna tra le prime dieci, pareggiando con Roma, Atalanta, Verona, Lazio e Benevento, senza dimenticare il Crotone, ultimo in classifica.

                Il tecnico debuttante ha vinto il girone di Champions battendo 3-0 al Camp Nou il Barcellona e superandolo in testa al girone: sarà anche un Barça crepuscolare, quello allenato da Ronald Koeman, ma contro le squadre che pensano a costruire e che lasciano una certa libertà di manovra, la Juventus si esprime meglio: sono quelle che Pirlo chiama le partite «pulite», per differenziarle da quelle «sporche», nelle quali il piano gara rischia di essere appallottolato dall’avversario o dagli imprevisti, come l’espulsione di Cuadrado con la Fiorentina.


                In questi casi, che purtroppo per la Juve sono molto frequenti, Madama non ha ancora quell’istinto killer, quella scaltrezza e quell’equilibrio, che sono stati la base dei suoi nove scudetti vinti di fila e per la verità anche degli altri ventisette: quello di Pirlo sembra quindi un progetto che va oltre la tradizione bianconera — squadra d’acciaio, brutta se serve, ma efficace sempre —, proseguendo ideologicamente il lavoro iniziato da Sarri. E non è ancora chiaro, nemmeno alla Juve stessa, se abbandonare il Dna vecchio per quello nuovo — tra una stagione pandemica e l’altra, senza preparazione estiva, con un tecnico al debutto, con una capacità di spesa ridotta a causa di un bilancio sotto stress — sia stato una follia o un colpo di genio.

                Prima di vendere sogni, meglio affidarsi alle solide realtà. E naturalmente al solito Ronaldo, che in realtà è meglio del solito, anche grazie al telaio che Pirlo gli sta costruendo attorno, per esaltare i cavalli del suo motore: Ronaldo tra un mese compie 36 anni, corre meno e tira meno rispetto alle due stagioni precedenti, ma lo fa meglio, con una percentuale realizzativa (1 gol ogni 3,9 tiri, rispetto ai 6,7 con Sarri e agli 8,14 con Allegri) che gli consentirà a breve il sorpasso su Pelé, per adesso terzo marcatore assoluto della storia, a 761 gol, tre più del portoghese.


                «Non sono io che inseguo i record, sono loro che inseguono me» ha detto Ronaldo la settimana scorsa a Dubai, dove è stato premiato «calciatore del secolo» (si intende degli ultimi vent’anni). E anche la Juve, che da lunedì deve fare i conti con la positività di Alex Sandro al Covid, insegue il suo campione, cercando di crescere attorno a lui: Chiesa si conferma svelto di gambe e di pensiero; Ramsey se trova continuità può essere davvero l’uomo in più; McKennie sembra imprescindibile con la sua fisicità non priva di qualità.

                Pirlo ritrova Cuadrado, uomo chiave per gli equilibri, ma senza Morata in area perde parecchio peso: Dybala avrà l’ennesima occasione per tornare a incidere come spalla di CR7, nella sera più attesa. Quella della verità.

                CorSera
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Inter, tre punti di forza e cosa manca per lo scudetto alla squadra di Conte

                  L’attacco ha numeri record, Lautaro è rinato, risale con forza Sensi. Contro la Samp quasi certa l’assenza di Lukaku, Vidal va recuperato e la difesa deve tornare a chiudersi

                  Otto vittorie consecutive sono sufficienti per smontare pregiudizi e mostrare punti di forza. Non sono bastate però per prendersi il primo posto e distendere un ambiente costretto sempre a fare i conti con qualche preoccupazione. L’Inter sta bene, è seconda, ha il miglior attacco del campionato (40 gol realizzati), una regolarità spaventosa e da tutti è indicata come favorita per lo scudetto.

                  Conte ha ritrovato un grande Lautaro. Il Toro argentino era già stato decisivo a Verona prima della pausa, ma la tripletta rifilata al Crotone l’ha riportato nell’olimpo dei cannonieri. Mercoledì a Genova contro la Samp dovrà dare prova di maturità. L’attacco nerazzurro sarà tutto sulle sue spalle. Con un gol di Lautaro (a quota nove reti in questo campionato, Lukaku è a 12), l’Inter potrebbe avere due giocatori in doppia cifra dopo 16 gare di serie A per la prima volta dal 1958-59 (Angelillo e Firmani). L’argentino però dovrà sbrigarsela da solo, perché con ogni probabilità mancherà Lukaku. Il belga potrebbe andare al massimo in panchina. Conte non dovrebbe rischiarlo dall’inizio, preferita la strada della prudenza per smaltire la contrattura rimediata con il Crotone. Un altro esame da superare per l’Inter.


                  Lukaku è il perno del gioco, il mondo nerazzurro gira attorno a lui. L’unica partita saltata quest’anno è stata con il Parma e la squadra di Conte non andò oltre il pareggio, era un altro momento. Un altro punto arrivò anche con l’Atalanta, nella trasferta di Bergamo, quando Lukaku entrò solo nel finale, mentre con il Sassuolo l’Inter vinse in scioltezza pur senza il centravanti, buttato dentro a dieci minuti dalla fine. Lautaro però è rinato, anzi è tornato a essere il finalizzatore letale tanto corteggiato dal Barcellona. Il centravanti non ha paura di dichiarare il suo traguardo: «Lo scudetto è un nostro obiettivo, lavoriamo tutti i giorni per essere in testa al campionato». Potrebbe accadere mercoledì se l’Inter infilerà la nona vittoria, approfittando magari dello scontro tra Milan e Juventus. Da decidere chi sarà la spalla di Lautaro, favorito Sanchez su Perisic.

                  Conte, accusato di difensivismo, ha il suo punto di forza nell’attacco, che viaggia alla media di 2,7 reti a partita: un ritmo che l’Inter non aveva dal 1950-51 quando segnò 45 gol nelle prime 15 giornate. Battere la Samp diventa vitale per prepararsi a un ciclo durissimo. Nel prossimo mese e mezzo l’Inter sfiderà Roma (10 gennaio), Juventus (17), Lazio (14 febbraio) e Milan, con in mezzo altre gare non semplici con Udinese, Benevento e Fiorentina, i viola anche in Coppa Italia.

                  Se l’attacco è il punto di forza, la difesa è il reparto da registrare. Solo tre volte in campionato l’Inter è riuscita a tenere serrata la porta: una tendenza inusuale per una formazione di Conte che l’anno passato chiuse con la miglior difesa della serie A.

                  Il punto interrogativo dell’Inter oggi è uno: Arturo Vidal. Su di lui ha scommesso Conte e il tecnico è stato piuttosto ruvido con il cileno dopo il successo sul Crotone: «Ha troppi alti e bassi, non ce lo possiamo permettere, deve abbassare la testa e pedalare: nessuno ha il posto assicurato». All’Inter però la qualità del cileno serve e servirà soprattutto negli scontri diretti. È lì che Vidal deve riscattarsi e fare la differenza, dopo un inizio di stagione non brillante e segnato da errori gratuiti.

                  Dietro di lui è risalito con forza Sensi. Il centrocampista frenato da tanti infortuni: ha meno carisma del cileno, con il Crotone però è entrato e ha fatto svoltare la partita. L’anno passato, nelle prime sei giornate garantì gol e geometrie. La sua assenza si è sentita parecchio. A partita in corso è un elemento capace di sparigliare o mettere ordine, a seconda delle necessità. E l’Inter ora di necessità ne ha una sola, continuare a vincere per prendersi il primo posto.

                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Inter, tre punti di forza e cosa manca per lo scudetto alla squadra di Conte

                    L’attacco ha numeri record, Lautaro è rinato, risale con forza Sensi. Contro la Samp quasi certa l’assenza di Lukaku, Vidal va recuperato e la difesa deve tornare a chiudersi

                    Otto vittorie consecutive sono sufficienti per smontare pregiudizi e mostrare punti di forza. Non sono bastate però per prendersi il primo posto e distendere un ambiente costretto sempre a fare i conti con qualche preoccupazione. L’Inter sta bene, è seconda, ha il miglior attacco del campionato (40 gol realizzati), una regolarità spaventosa e da tutti è indicata come favorita per lo scudetto.

                    Conte ha ritrovato un grande Lautaro. Il Toro argentino era già stato decisivo a Verona prima della pausa, ma la tripletta rifilata al Crotone l’ha riportato nell’olimpo dei cannonieri. Mercoledì a Genova contro la Samp dovrà dare prova di maturità. L’attacco nerazzurro sarà tutto sulle sue spalle. Con un gol di Lautaro (a quota nove reti in questo campionato, Lukaku è a 12), l’Inter potrebbe avere due giocatori in doppia cifra dopo 16 gare di serie A per la prima volta dal 1958-59 (Angelillo e Firmani). L’argentino però dovrà sbrigarsela da solo, perché con ogni probabilità mancherà Lukaku. Il belga potrebbe andare al massimo in panchina. Conte non dovrebbe rischiarlo dall’inizio, preferita la strada della prudenza per smaltire la contrattura rimediata con il Crotone. Un altro esame da superare per l’Inter.


                    Lukaku è il perno del gioco, il mondo nerazzurro gira attorno a lui. L’unica partita saltata quest’anno è stata con il Parma e la squadra di Conte non andò oltre il pareggio, era un altro momento. Un altro punto arrivò anche con l’Atalanta, nella trasferta di Bergamo, quando Lukaku entrò solo nel finale, mentre con il Sassuolo l’Inter vinse in scioltezza pur senza il centravanti, buttato dentro a dieci minuti dalla fine. Lautaro però è rinato, anzi è tornato a essere il finalizzatore letale tanto corteggiato dal Barcellona. Il centravanti non ha paura di dichiarare il suo traguardo: «Lo scudetto è un nostro obiettivo, lavoriamo tutti i giorni per essere in testa al campionato». Potrebbe accadere mercoledì se l’Inter infilerà la nona vittoria, approfittando magari dello scontro tra Milan e Juventus. Da decidere chi sarà la spalla di Lautaro, favorito Sanchez su Perisic.

                    Conte, accusato di difensivismo, ha il suo punto di forza nell’attacco, che viaggia alla media di 2,7 reti a partita: un ritmo che l’Inter non aveva dal 1950-51 quando segnò 45 gol nelle prime 15 giornate. Battere la Samp diventa vitale per prepararsi a un ciclo durissimo. Nel prossimo mese e mezzo l’Inter sfiderà Roma (10 gennaio), Juventus (17), Lazio (14 febbraio) e Milan, con in mezzo altre gare non semplici con Udinese, Benevento e Fiorentina, i viola anche in Coppa Italia.

                    Se l’attacco è il punto di forza, la difesa è il reparto da registrare. Solo tre volte in campionato l’Inter è riuscita a tenere serrata la porta: una tendenza inusuale per una formazione di Conte che l’anno passato chiuse con la miglior difesa della serie A.

                    Il punto interrogativo dell’Inter oggi è uno: Arturo Vidal. Su di lui ha scommesso Conte e il tecnico è stato piuttosto ruvido con il cileno dopo il successo sul Crotone: «Ha troppi alti e bassi, non ce lo possiamo permettere, deve abbassare la testa e pedalare: nessuno ha il posto assicurato». All’Inter però la qualità del cileno serve e servirà soprattutto negli scontri diretti. È lì che Vidal deve riscattarsi e fare la differenza, dopo un inizio di stagione non brillante e segnato da errori gratuiti.

                    Dietro di lui è risalito con forza Sensi. Il centrocampista frenato da tanti infortuni: ha meno carisma del cileno, con il Crotone però è entrato e ha fatto svoltare la partita. L’anno passato, nelle prime sei giornate garantì gol e geometrie. La sua assenza si è sentita parecchio. A partita in corso è un elemento capace di sparigliare o mettere ordine, a seconda delle necessità. E l’Inter ora di necessità ne ha una sola, continuare a vincere per prendersi il primo posto.

                    CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Mercato, con pochi soldi è caccia all'affare. La Juve vuole una punta, Gomez il sogno di molte

                      La finestra invernale si chiude alle 20 del 1° febbraio. La crisi economica da pandemia non permette voli pindarici, a farla da padrone saranno soprattutto gli scambi. Pirlo vuole un'alternativa davanti, il Papu in uscita dall'Atalanta. Ecco i piani delle sette "sorelle"

                      La sfida delle idee. Le big del campionato, quelle che si giocano lo scudetto e i posti Champions, non si arrendono alla (micidiale) crisi economica da pandemia e cercano soluzioni per rafforzarsi lo stesso sul mercato: si parte oggi (verranno depositati i contratti relativi ai trasferimenti già fatti), si chiude alle 20 di lunedì 1° febbraio. Per esempio la Juve già lavora per il futuro e il 19enne Rovella, in scadenza a giugno con il Genoa, lo prenderà con esborso di denaro legato esclusivamente ai bonus. L'idea è: io (Juve) lo compro adesso, senza aspettare la scadenza di contratto, ma lo lascio in prestito a te (Genoa) per due anni, tu me lo valorizzi e quindi ti pagherò in base alle presenze che gli garantirai. I due club, poi, vogliono inserire nell'affare Portanova, classe 2000, destinato ai rossoblù. Perché tanto si lavorerà su prestiti e scambi, appunto. Vediamo i piani delle sette "sorelle", con uno sguardo anche alle altre.

                      Juventus

                      Prenotato per giugno il giovane laterale destro americano Reynolds, che piaceva alla Roma (recapitata a Dallas un'offerta da 7,5 milioni di euro, non è bastata), i bianconeri cercano un vice-Morata gratis o quasi: piace Llorente (Gattuso vorrebbe trattenerlo), l'ideale sarebbe Pavoletti ma costa, mentre Milik - in guerra legale con il Napoli - potrebbe firmare ora e arrivare gratis a luglio (se la società di De Laurentiis non troverà un accordo con l'Atletico Madrid): da oggi, infatti, chi ha il contratto in scadenza il 30 giugno potrà legarsi a una nuova società. In uscita, cercasi disperatamente squadra per Khedira: in ballo lo Stoccarda e diversi club di Premier, tra cui Everton e Tottenham.

                      Inter

                      La parola d'ordine di Suning è austerity, quindi mercato a costo zero e ingaggi da tagliare. Infatti è stato subito trovato un accordo per Nainggolan al Cagliari: in rosa lo sostituirà Vecino, guarito dall'infortunio che lo ha bloccato per mesi. Tutto ruota intorno a Eriksen: se Pochettino lo porterà con sé al Psg, allora l'Inter andrà sul Papu Gomez, con cui ci sarebbe già un accordo (e si cercherà di ottenere uno sconto dall'Atalanta). Difficile invece lo scambio con Paredes, che vuole restare a giocare la Champions con Neymar e compagni: il sogno è De Paul, l'Udinese però pretende 35 milioni. Il centravanti Pinamonti è pedina utile per arrivare a Gervinho. A Conte piacerebbe tornare a lavorare con Pellè, centravanti della sua Nazionale. Comunque un altro attaccante serve e arriverà: la sorpresa sarebbe Dzeko, da sempre pallino dell'ex ct.

                      Milan

                      Maldini tratta Simakan con lo Strasburgo: è il giovane francese, classe 2000, il difensore che il dirigente rossonero vuole regalare a Pioli. Operazione non facile ma ben avviata, si può chiudere a 18 milioni. Il piano B resta Kabak dello Schalke. A centrocampo interessa il 19enne Koné, che però il Tolosa non vuole cedere per meno di 10 milioni. Sarebbe utile anche un vice-Ibra low cost: per ora Pioli preferisce la soluzione interna, cioè Leao o Rebic. Un tentativo per Llorente comunque verrà fatto.

                      Napoli

                      Il progetto di Gattuso è rafforzare la fascia sinistra con Emerson Palmieri, altro obiettivo di Conte (e della Juve) da anni. Ma De Laurentiis è concentrato solo sul maxi taglio degli ingaggi da 40 milioni. Per giugno si lavora su Zaccagni. Attualissima invece la lite con Milik, che può finire in tribunale. Il Napoli per lui chiede 18 milioni, l'Atletico Madrid arriverebbe a 8: distanze da ridurre con pazienza. Al centravanti polacco, che ha declinato l'offerta della Fiorentina, continua a pensare pure la Roma, nonostante le polemiche estive: Dzeko infatti non placa le sue inquietudini (Inter e Juve tentazioni costanti), quindi su quel fronte non sono esclusi colpi di scena.

                      Roma

                      Fonseca comunque di Dzeko - decisivo anche ieri contro la Samp - si fida e quindi alla società ha chiesto rinforzi in altri ruoli: un portiere titolare, con Sirigu come primo obiettivo se partirà il deludente Pau Lopez, un laterale destro (ormai difficilissimo Bryan Reynolds, si punta sul ventenne Frimpong del Celtic o sul 18enne Soppy del Rennes), un attaccante rapido: viva la trattativa con El Shaarawy, che vuole lasciare la Cina. Una telefonata con Fonseca ha alimentato le speranze del Faraone. L'alternativa è il brasiliano (con passaporto spagnolo) Bernard dell'Everton, ex allievo del tecnico portoghese ai tempi dello Shakthar. Non si trascura la pista Gomez, ma l'Atalanta ha chiesto 15 milioni. Di sicuro del mercato si sta occupando il nuovo dirigente Tiago Pinto, scelto dalla proprietà americana con l'algoritmo, grazie a un database che conteneva informazioni e numeri (acquisti, risultati, valorizzazione della rosa e molti altri parametri) di tutti i direttori sportivi del mondo. Il portoghese, ex Benfica, è risultato tra i primi tre (gli altri erano Tare della Lazio e Berta dell'Atletico Madrid) e ha accettato con entusiasmo la proposta della Roma.

                      Lazio

                      Mercato legato a Lulic e Caicedo. Se il primo, sulla strada del recupero ma fuori per infortunio da febbraio 2020, non darà garanzie, verrà acquistato un "quinto" di sinistra per il 3-5-2 di Inzaghi: il preferito sarebbe Zinchenko del City, l'ingaggio però supera i 3 milioni netti e prevede ricchi bonus. Meno costoso il jolly Ricca, del Bruges. Tra gli under 22, quindi giocatori che si possono inserire nella lista di Serie A senza limiti, sondati Bradaric del Lille e il serbo Kamenovic, classe 2000. La soluzione low cost è Romulo, svincolato. Ceduto Vavro al Genoa (ma l'operazione non libera posti in lista perché lo slovacco non ne faceva parte), Inzaghi vorrebbe anche un difensore centrale, in particolare Izzo, ma i rapporti devastati Lotito-Cairo rendono praticamente impossibile l'affare. Su Caicedo, la Lazio valuterà eventuali proposte: servono 8-10 milioni, la Fiorentina non andrà oltre i 5 (difficile uno scambio con Biraghi). Arrivasse l'offerta giusta per l'ecuadoriano, quei soldi verrebbero investiti sul difensore.

                      Atalanta

                      Bravi, i bergamaschi, a muoversi in anticipo: preso dal Genk l'esterno Joakim Maehle, pagato 10 milioni più bonus. Quindici invece i milioni che Percassi chiede per il Papu Gomez, la cifra offerta in estate dagli arabi dell'Al-Nassr (con triennale da 5 milioni per l'argentino, che ora non scende sotto i 3,5): in corsa Inter, Roma, Psg e di nuovo il club di Riyad.

                      Le altre

                      Il Sassuolo pensa soprattutto a tenersi i gioielli, da Boga e Locatelli in giù, e corteggia il centrocampista Maleh del Venezia. Attiva la Fiorentina, che ha bisogno di un centravanti ma nello stesso tempo intende valorizzare Vlahovic: a Prandelli piace Caicedo, come detto, poi c'è la pista Scamacca. Piatek invece sembra più vicino al Genoa: Preziosi vuole riportarlo a casa. Il Cagliari è felice con Nainggolan (e la Juve dovrebbe parcheggiare in Sardegna l'americano Reynolds), il Bologna ha bisogno di una punta, così tenta Lasagna e Inglese (in ballo pure Pellegri), lo Spezia ha preso Saponara, la Samp ha chiesto il talento Lammers all'Atalanta, il Parma e il Benevento pensano a Cutrone (i campani pure a Inglese e Cornelius), il Torino a Krunic e Defrel, il Verona lavora su Torregrossa, il Crotone su Cerri e Frabotta. E l'Udinese? Respinge le offerte per De Paul.

                      La finestra invernale si chiude alle 20 del 1° febbraio. La crisi economica da pandemia non permette voli pindarici, a farla da padrone saranno soprattutto…
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Napoli, Gattuso ritrova Mertens. Con lo Spezia ancora in emergenza

                        Il belga ha concluso il suo programma di recupero ad Anversa e sarà disponibile per la trasferta di domenica prossima a Udine. Mercoledì straordinari per Petagna, Zielinski, Insigne e Lozano

                        Le buone notizie per il Napoli sono due: la vittoria ritrovata in campionato contro il Cagliari dopo tre partite di astinenza e il ritorno a Castel Volturno di Dries Mertens, che ha concluso il suo programma di recupero ad Anversa e oggi sarà sottoposto a una visita di controllo dal medico sociale Canonico. Il giocatore belga sta molto meglio e quasi sicuramente sarà disponibile per la trasferta di domenica a Udine.

                        Gattuso dovrà invece fare ancora i conti con l'emergenza in attacco nel turno infrasettimanale al Maradona contro lo Spezia, in cui al centro del reparto offensivo azzurro sarà confermato Petagna. Continua infatti a essere indisponibile Osimhen, messo ko da una lussazione alla spalla a metà novembre (durante la sosta per le Nazionali) e adesso positivo al Covid. Il nuovo bomber nigeriano è in isolamento domiciliare e sarà sottoposto a un altro tampone l'11 gennaio. Ci vorrà dunque almeno altre due settimane prima di rivederlo in campo. In infermeria c'è infine pure Koulibaly, che è peraltro quasi guarito dal suo infortunio muscolare e a breve sarà a disposizione: anche se la parola d'ordine è non rischiare.

                        Sullo sfondo per il Napoli c'è anche l'appuntamento del 20 gennaio a Reggio Emilia per la Supercoppa Italiana contro la Juventus, in cui Gattuso andrà a caccia del secondo trofeo della sua gestione. Anche per questo la positività di Osimhen (che sarà multato) ha fatto molto arrabbiare il tecnico calabrese e De Laurentiis. Ma ora la priorità è per il campionato e il turno infrasettimanale con lo Spezia offre agli azzurri la possibilità di consolidare il loro quarto posto in classifica. Ringhio vuole dare continuità alla vittoria di Cagliari e si può dunque ipotizzare un turn over limitato, con Meret, Hysaj e uno tra Demme e Lobotka in corsa per un posto tra i titolari. Scelte invece ancora obbligate in attacco, con la conferma alle spalle di Petagna di Zielinski, Lozano e Insigne: tutti a segno nella positiva trasferta in Sardegna. Il centrocampista polacco si sta esaltando nel nuovo ruolo di trequartista e dopo la doppietta di domenica è intoccabile. Tocca a lui garantire qualità al reparto offensivo, in attesa del completo recupero dei big.

                        Il belga ha concluso il suo programma di recupero ad Anversa e sarà disponibile per la trasferta di domenica prossima a Udine. Mercoledì straordi…
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                        forse, tra mille inverni
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                          Ancelotti e il calcio che cambia: "Più equilibrio e incertezza, nella Premier e in serie A"

                          L'allenatore emiliano dell'Everton fa il punto della situazione mentre la nuova ondata di coronavirus mette in crisi il Regno Unito: "Momento molto difficile, ma giocare senza spettatori è un'altra cosa. Non so quanto c'entri la pandemia, però si va alla ricerca di un gioco più verticale"

                          Sarà pure l'effetto Covid ma era da tempo che campionati come Premier League, Liga o serie A non erano così equilibrati e interessanti a questo punto della stagione. Lo sa bene uno come Carlo Ancelotti, che dopo aver vinto in Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania è tornato oltre Manica, alla guida di un Everton che sta dicendo la sua in campionato a dispetto della presenza di altre corazzate. "E' una Premier più incerta rispetto al passato, più equilibrata. L'anno scorso, a questo punto del campionato, il Liverpool aveva 43 punti, quest'anno è a 33 anche se stasera può andare a 36. C'è un livellamento verso l'alto: Liverpool, Manchester United e Manchester City sono di un altro livello e le altre lottano per il vertice", osserva il tecnico di Reggiolo, ospite ai microfoni di 'Radio Anch'io Sport' su RadioUno.

                          "In Premier il momento è molto difficile"

                          La Premier, in particolare, si trova anche a fare i conti con la nuova ondata di coronavirus che sta mettendo in ginocchio il Regno Unito. "Nelle ultime due settimane sono state sospese tre partite, è un momento molto difficile, di incertezza - riconosce l'allenatore dei Toffees - perché da un lato c'è stato un aumento eccessivo di persone infettate e dall'altro l'inizio dei vaccini. Il calcio inevitabilmente ne ha sofferto, anche se qualche episodio di negligenza sui protocolli da parte dei calciatori c'è stato nel periodo festivo". Anche sul ritorno dei tifosi allo stadio il governo britannico si è trovato a fare marcia indietro. "Nelle ultime due gare in casa avevamo avuto duemila persone allo stadio ed era tutta un'altra cosa, erano totalmente cambiati effetto e ambiente. Ma purtroppo le cose sono ricambiate e hanno richiuso. L'obiettivo di tutti è avere le persone allo stadio, è l'essenza del gioco. Capisco che il calcio può rappresentare uno strumento importante ma senza spettatori è tutta un'altra cosa".


                          "Khedira per l'Everton? Nostra rosa già competitiva"

                          Gennaio è tradizionalmente mese di mercato, Ancelotti non teme conseguenze dalla Brexit ("In Inghilterra non se ne parla, nessuno pensa che possa creare dei problemi, mercato e calcio resteranno immuni come altre cose") e frena sul nome di Khedira, in uscita dalla Juventus e accostato al suo Everton: "La rosa che abbiamo è competitiva. Ne parlano perché abbiamo fuori giocatori come Allan e Digne e siamo un po' stretti, ma recupereranno molto in fretta. Gli investimenti li abbiamo fatti a giugno e quelli bastano". Dal punto di vista tecnico, l'ex mediano di Roma e Milan ha notato che il calcio "sta cambiando, è diverso da un paio di anni fa. C'è più ricerca del gioco verticale che del possesso, anche in Inghilterra si è tornati a considerare più l'aspetto difensivo", mentre sull'effetto Var sottolinea che in Premier "nelle prime 10 partite c'erano stati 40 rigori in più rispetto all'anno scorso ma poi le cose sono totalmente cambiate, adesso sono più rigidi. Ma per fortuna l'avvento del Var, che ha eliminato tante problematiche, ti porta a prendere decisioni diverse a quelle che erano in origine".


                          "Più equilibrio in serie A, Pirlo farà bene"

                          Dall'Inghilterra all'Italia, Ancelotti non è sorpreso di rivedere le due milanesi al comando: "C'è maggiore equilibrio, c'è la presenza di un forte investitore nell'Inter e la capacità dirigenziale di persone che stanno facendo bene al Milan. Maldini sta facendo un ottimo lavoro di reclutamento nonostante non abbia la forza economica di altre società. Inter candidata allo scudetto dopo che è uscita dalle coppe? Lo è per la forza della rosa e per la qualità dell'allenatore, lo era anche con le coppe, anzi, a volte è più complicato gestire una squadra se non ci sono le coppe. Eriksen? E' un giocatore di qualità, ma gli sta succedendo quello che gli succedeva al Tottenham". Mercoledì, intanto, c'è Milan-Juve, più importante per i bianconeri che per la capolista: "Che il Milan stia facendo molto bene è evidente, ha trovato continuità e solidità nonostante abbia dovuto rinunciare negli ultimi tempi a Ibrahimovic. Quella di mercoledì non è una partita decisiva ma dirà se la Juve è tornata veramente come sembra dire il risultato di ieri", l'opinione di 'Carletto', che sul futuro dell'amico Pirlo non ha dubbi: "Non mi sento di dargli consigli. Gli sono molto affezionato e sono convinto che farà bene, ha avuto qualche momento di difficoltà ma è normale per un nuovo allenatore che entra in una squadra nuova metterci un po' di tempo per trovare la quadra. Non sempre un grande calciatore diventa un buon allenatore, questo è vero, ma ce ne sono tanti che lo sono diventati".

                          "Zielinski centrocampista completo e Lozano speciale"

                          Domenica il Napoli, l'ultima squadra allenata in Italia da Ancelotti, ha sbancato Cagliari con un grande Zielinski e un Lozano sempre più decisivo. "Zielinski è un centrocampista completo, che può giocare in tutte le posizioni: io stesso lo impiegavo dappertutto. Gli è sempre mancata la continuità di prestazioni, ma è un elemento in possesso di grande qualità: ha dinamismo e senso della posizione - il giudizio del tecnico dell'Everton -. Lozano è stato acquistato perché ha qualcosa di speciale, è molto veloce e rapido, l'anno scorso ha avuto difficoltà perché i primi mesi non era nella condizione ottimale: è arrivato all'ultimo e ha viaggiato molto per il Messico, perché doveva giocare con la Nazionale". Fra poco più di un mese e mezzo torna anche la Champions e anche lì Ancelotti si aspetta "molta incertezza, molto equilibrio come nei campionati nazionali. Seguirà la linea che i campionati stanno dando anche se nella seconda parte della stagione ci sarà un miglioramento delle squadre che potenzialmente sono più forti".

                          "Zaniolo? Privato da gestire come si crede"

                          Infine, in virtù della sua esperienza di campo, prima da giocatore e poi in panchina, un commento sulla vicenda Zaniolo. "Credo che i panni sporchi vadano lavati in casa e questo vale anche per lo spogliatoio; ognuno di noi deve gestire l'aspetto personale come meglio crede. La pubblicizzazione di tutto questo rappresenta un danno per tutti e non solo per il giocatore. Rimanere a galla nel calcio? Il calcio è un privilegio per tutti quelli che ci lavorano dentro, il problema è che in questo momento i social e internet hanno un po' allontanato le relazioni personali, è molto difficile avere relazioni dirette e questo incide sulla vita privata. Noi all'Everton abbiamo delle regole comportamentali, ma è impossibile evitare la presenza dei calciatori sui social network. Dipende dall'intelligenza personale gestirli - conclude Ancelotti -. Io la chiamo la solitudine dello smartphone".

                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Tiago Pinto, una Roma alla portoghese: «C'è feeling coi Friedkin»

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                            Non è ancora certo che il nuovo dirigente parta per Crotone insieme alla squadra nella giornata di oggi: possibile che il primo vero contatto con le gare ufficiali sia domenica per Roma-Inter. E di lavoro da fare ce n'è tanto: calda la pista El Shaarawy - lo Shanghai vuole monetizzare, i giallorossi vorrebbero il prestito secco -, ma Fonseca vorrebbe anche tornare ad allenare Bernard, che ieri ha parlato alla redazione de LaRoma24.it: «Ne ho parlato diverse volte con il tecnico. Penso che uno scambio con Olsen sia possibile».

                            Da Israele, poi, rimbalza l’interesse per un baby del 2001, Lial Abada (Maccabi Petah Tikva), che piace anche alla Dinamo Kiev.

                            Si seguono profili anche per la fascia destra: piace Montiel, ma interessa anche Faraoni - che ieri ha pubblicato sui social una foto del Colosseo, scatenando fantasie -. Ma Pinto sa come scovare talenti, e allora restano aperte le possibilità che porterebbero a Frimpong e Soppy.



                            (Gasport)

                            E' sbarcato a Roma nella giornata di ieri, proprio all'apertura del mercato invernale. E proprio dopo l'arrivo nella Capitale ha intrattenuto un lungo colloquio coi Friedkin proprio per parlare di mercato, di cui si occuperà in sinergia con Ryan - anche lui tornato ieri a Roma, con indizio sul...
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                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Insomma...vogliono fare una squadra abbronzata. La cosa non mi entusiasma!
                              I SUOI goals:
                              -Serie A: 189
                              -Serie B: 6
                              -Super League: 5
                              -Coppa Italia: 13
                              -Chinese FA Cup: 1
                              -Coppa UEFA: 5
                              -Champions League: 13
                              -Nazionale Under 21: 19
                              -Nazionale: 19
                              TOTALE: 270

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                                Uno, il difensore, sembra preso...
                                Bho...mi pare un po' troppo giovane per essere utile sin da subito. La squadra in cui gioca e' in fondo alla classifica e non mi pare abbia una gran difesa. E poi ci sarebbe il problemino cromatico...
                                I SUOI goals:
                                -Serie A: 189
                                -Serie B: 6
                                -Super League: 5
                                -Coppa Italia: 13
                                -Chinese FA Cup: 1
                                -Coppa UEFA: 5
                                -Champions League: 13
                                -Nazionale Under 21: 19
                                -Nazionale: 19
                                TOTALE: 270

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