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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Il Giornale
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Gazzetta...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
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forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggiosi dai
20 punti di penalità
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io alla grandissima elisabetta esposito farei tenere un corso di giornalismo in qualche università, è spettacolare come lei riesca ad ottenere informazioni su tutto, dalle asl che per privacy non possono dire nulla a quello che hanno chiesto ieri a pulcini in una indagine secretata. è troppo forte sta ragazza, ma vabbè è romanista quindi è scontato che sia così, hanno una marcia in più.
le accuse nostre sono portate avanti da un giornale che ha come capo un presidente dell'unica squadra che chiede punti a tavolino contro di noi, con un direttore romanista, un vice direttore romanista (caro era il direttore de "il romanista"....) e gli articoli sono tutti a firma di una romanista dichiarata. diamogli sto 3 a 0 e a noi ci tolgano più punti e basta con sta pagliacciata.
con la cazzetta che dal 2019 è media partner dell'as roma.Last edited by ottantino; 13-11-2020, 12:28:14.Winners are simply willing to do what losers won't.
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La Gazzetta trova nei filoni calcistico-giudiziari il suo pozzo di san Patrizio.
Diciamo che le inchieste e le audizioni di chi viene chiamato dalla procura federale sono "secretate" per modo di dire: trattasi pur sempre di giustizia sportiva, ovvero da condominio...per cui basta conoscere l'interno giusto e quelli ai giornalisti passano o spifferano tutto...sempre che anche stavolta sia questo il caso, perchè essendoci di mezzo una battaglia personale di Cairo, alla quale la Gazzetta scandalosamente (e in barba ad ogni principio deontologico) si presta, non sappiamo se la Esposito sta romanzando, ci sta mettendo dentro pezzi di verità o stia raccontando il vero.Last edited by Sean; 13-11-2020, 13:36:39....ma di noi
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Stadio rinviato. Ds: c'è De Jong
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Una rivoluzione lenta. Ma qualcosa si muove. Il nome nuovo per la direzione sportiva della Roma è quello di John De Jong, attuale diesse del Psv Eindhoven: stando alle informazioni provenienti dall'Olanda, il manager 43enne è stato inserito da Friedkin in una shortlist di tre candidati, insieme a quello di Luis Campos, che fatica però a liberarsi dal Lille.
Un dirigente giovane, che risponde all’identikit tracciato dai texani: la scelta dell’uomo a cui sarà affidata tutta l’area sportiva dovrebbe essere annunciata nel giro di settimane, se non di giorni. Intanto la Roma di oggi è ancora piuttosto simile all'ultima versione di quella lasciata da Pallotta. Friedkin ha intenzione di dividere il club in due macro-aree: business e sportiva. Per la prima rimangono confermati come uomini forti il Ceo Fienga e Calvo, la cui qualifica attuale è Coo (direttore operativo) ma in pratica già svolge mansioni da direttore generale del club, ruolo che non è escluso gli venga affidato anche formalmente.
Al loro fianco da gennaio lavorerà Stefano Scalera, impegnato al ministero fino a dicembre ma già d'accordo con i Friedkin per occuparsi dei rapporti istituzionali della Roma, a cominciare da quelli necessari per il complesso iter del nuovo stadio. Nell’avvicendamento tra le due proprietà americane si è perso altro tempo e ormai l’approvazione finale del dossier è destinata a slittare a dopo le elezioni del nuovo sindaco: la Regione, per motivi elettorali, non ha alcuna attenzione di sbloccare l’attuale intoppo burocratico regalando di fatto una carta vincente alla Raggi per la sua corsa al Campidoglio. Appuntamento, quindi, all'autunno 2021 per un progetto che ogni volta viene rinviato a data da destinarsi per qualche motivo.
Friedkin, intanto, continua a cercare soci che possano affiancarlo negli investimenti visto che l'aumento di capitale stanziato va a coprire perdite già accumulate dalla società. Per il momento preferisce non stravolgere i piani e ha chiesto a Fienga e Calvo di portare avanti le strategie già avviate. Detto che la qualificazione in Champions aiuterebbe non poco a ritrovare ossigeno nei conti, si sta lavorando sugli sponsor. Sei nuovi contratti sono entrati per questa stagione (Iqoniq come sponsor di manica pagando oltre 2 milioni di euro, poi Tiscali, Edison, Chipper Cash, Konami e Why Sport), FKORO ha allargato il suo impegno economico e un ottavo accordo con un partner «locale» sta per essere annunciato.
La partita grossa si gioca sugli sponsor di maglia e su quello tecnico. Sono in scadenza i contratti con Qatar Airways e Hyundai e al momento non c'è aria di rinnovo. Dopo lo strappo clamoroso con Nike, il tempo stringe anche per produrre le maglie della prossima stagione. La Roma si è già attrezzata per un'annata «no brand» ma sta nel frattempo trattando con New Balance un contratto molto simile a un cambio merce: l'azienda americana pagherebbe poco più di 2 milioni più le royalties, ma dal prezzo andrebbero scalate le forniture.
Intanto c'è un nuovo capo dell’area legale (CLO), l'avvocato Lorenzo Vitali, e sono in corso ragionamenti sul media center: col contratto in scadenza con Sky vengono meno risorse e i canali giallorossi cambieranno profondamente.
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Ibrahimovic, Odino moderno. Il segreto? Evolve e sa fare tutto. Come l’homo sapiens
Come l’uomo primitivo sa bastare a se stesso. La sua superiorità fisica e tecnica mette a disagio i difensori. E la palla in area arriva sempre a lui
di Mario Sconcerti
Più Ibra va avanti e più viene voglia di studiarlo. Ronaldo è molto simile a quando aveva venti anni, gioca alla stessa maniera, si rovesciano anzi le squadre per riuscire a farlo rimanere lo stesso di sempre. Ibrahimovic si evolve continuamente. Quando nell’agosto del 2006 arrivò all’Inter, l’Almanacco Panini lo accreditava di 192 centimetri di altezza e 84 chili di peso. Da qualche anno è 195 centimetri e 95 di peso, undici chili in più. Addosso a Ronaldo e Messi ne farebbero giocatori completamente diversi. Ibrahimovic ha solo rafforzato nel fisico la sua idea di vicinanza a Odino, un dio dei boschi primitivo e guerriero.
Il gioco
È cambiato il suo gioco, è diventato sempre più denso, più dentro le cose del campo. Ha raggiunto col tempo un senso di potenza assoluta che prima rappresentava con più democrazia. In Ibra c’è oggi una superiorità fisica e tecnica riconosciuta dagli avversari. Marcare Ibrahimovic non è una prova di abilità o di mestiere, è qualcosa che il difensore sa di non avere: la sua forza, la stabilità sul luogo della lotta, e anche la sua cattiveria. I difensori amano avere grandi avversari perché marcandoli diventano grandi anche loro. È il loro modo di segnare un gol, di sentirsi davvero dentro una vittoria. Ma non Ibrahimovic. La sua differenza è sempre evidente. Arriva un momento nella partita in cui in area la palla cerca solo lui, continuamente. E lo trova. È una sensazione di inferiorità manifesta che il difensore avverte, conosce, e ne sente il disagio fin dall’inizio. Ronaldo lo puoi rincorrere, qualche volta lo puoi anche raggiungere, è nell’ordine delle cose. Con Ibrahimovic è come giocare a braccio di ferro, non ti salva niente, vince solo il più forte. In questa inevitabilità è come Messi, troppo bravo per perdere il pallone e troppo veloce per essere preso. Ma Messi per vivere ha dovuto cambiare qualcosa, parte da più lontano, suggerisce di più, interpreta meno. Ibrahimovic è rimasto se stesso, semmai è andato avanti nel proprio solco.
Calciatore eterno
A modo suo è eterno, oltre il suo tempo e quello delle macchine che verranno. Gli algoritmi sostituiranno i mestieri specialistici, quelli replicabili attraverso i dati, da un chirurgo a un fornaio, tutti quelli che sanno fare benissimo una cosa sola. Ma nella sua struttura del calcio, Ibrahimovic è un Homo Sapiens, un signore di cinquantamila anni fa. Il primitivo non è replicabile perché sapeva fare tutto quello che serviva per vivere, da accendere il fuoco a procurarsi la cena ogni giorno. Non ci sarà intelligenza artificiale che saprà replicare un Tutto. È questa la vera diversità di Ibrahimovic, il lato terreno che lo rende universale.
I gol
Sul campo passa dai gol di potenza a quelli morbidi, ha movimenti imprevisti sul tronco e con gli arti, a volte quasi grotteschi perché prendono alle spalle l’armonia del calcio, ne invertono il senso. Non era così all’inizio, non era così nemmeno pochi anni fa. Ibra è sempre stato determinante ma nel tempo ha fatto di più, è come avesse studiato per impararsi meglio, per dominare di più. Oggi corre meno, certo, ha scatti più brevi, che sono poi la cosa più faticosa del calcio. Ma ha aumentato la sua presenza sul campo, il suo arco magnetico. Forse è stato l’anno a Manchester ad averlo aiutato, il grande infortunio che lo mise spalle al muro e lo portò direttamente verso la fine della storia. Ma c’è stato un momento in cui Zlatan ha deciso che la vecchiaia doveva essere un modo diverso di abituarsi alla vita, una combinazione in più. Bastava aggiungere tempo alla potenza. E lui c’è riuscito, come il Sapiens davanti al fuoco cinquantamila anni fa.
CorSera...ma di noi
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De ligt e Sandro sulla via del pieno recupero. Pronti per la prima dopo la sosta. In specie de Ligt è ottima notizia perchè Chiellini ne avrà per un mese.
Niente di grave nemmeno per Rabiot. Arruolabili Chiesa e Dybala....ma di noi
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A gennaio mi sa che schioda....ma di noi
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Pur di non farlo giocare Conte si è tenuto Naiggolan, bocciato alla sessione precedente....ma di noi
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Originariamente Scritto da Death Magnetic Visualizza MessaggioMaledetti truffatori, preparatevi a tornare ai tempi di Stellone Flores e Artistico.
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che giocatore Stellone!!!Originariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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