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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Spiasse per i ragassi

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      Solo che il Napoli è già a 2 sconfitte. Nell'era dei 3 punti nessuno che abbia collezionato più di 5 sconfitte ha mai vinto lo scudetto. C'è questa statistica mai finora smentita. Vuol dire che al Napoli si sono ridotti i margini di errore.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        Solo che il Napoli è già a 2 sconfitte. Nell'era dei 3 punti nessuno che abbia collezionato più di 5 sconfitte ha mai vinto lo scudetto. C'è questa statistica mai finora smentita. Vuol dire che al Napoli si sono ridotti i margini di errore.
        L'Inter nel 2005/06 vinse lo scudo con 8 sconfitte

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          Cito il sei ottobre Inter juve dove gli facciamo un mazzo tanto

          Inviato dal mio POCOPHONE F1 utilizzando Tapatalk
          Cura il tuo corpo come un tempio
          Originariamente Scritto da M K K
          Desade grazie di esistere
          Originariamente Scritto da AK_47
          si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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            Inter ancora a punteggio pieno, battuta anche la Lazio con un gol di D’Ambrosio: il campionato corre verso Inter-Juve del 6 ottobre. Ma c’è poi tutta questa differenza tra Contismo e Sarrismo? Chi è che fa veramente spettacolo, se spettacolo esiste davvero? Il Napoli perde clamorosamente al San Paolo contro il Cagliari e scende pericolosamente a -6: la squadra che fa più gol stavolta ne spreca veramente troppo. Il ko della Roma, la prima vittoria della Fiorentina dopo sei mesi: insomma non è un campionato dove ci si annoia

            SERIE A, GIORNATA N. 5

            Verona – Udinese 0-0, Brescia – Juventus 1-2 (4′ A. Donnarumma B, 40′ aut. Chancellor B, 63′ Pjanic J), Roma – Atalanta 0-2 (70′ Zapata A, 90′ De Roon A), Fiorentina – Sampdoria (31′ Pezzella F, 57′ Chiesa F, 79′ Bonazzoli S), Genoa – Bologna 0-0, Inter – Lazio 1-0 (23′ D’Ambrosio I), Napoli – Cagliari 0-1 (87′ Castro), Parma – Sassuolo 1-0 (95′ Bourabia), Spal – Lecce (11′ Mancosu L, 17′ Di Francesco S, 47′ Calderoni L, 73′ Mancosu L), Torino – Milan.

            ***
            Stiamo tutti correndo verso Inter-Juve, aspettando di saperne qualcosa di più. Della Juve discutiamo moltissimo – può piacere o non piacere – ma alla fine è lì, perché è sempre stata lì. In fin dei conti discutiamo di dettagli. Nemmeno l’ Inter a punteggio pieno è riuscita a scrollarsela di dosso e sa che il conto al momento è assolutamente provvisorio, parziale. 15 punti sono tanti, il dover correre sempre al massimo e non riuscire a scavare un fossato dietro potrebbe anche essere abbastanza angosciante, difficile da sopportare.

            Però Conte sembra attrezzatissimo per questo tipo di sfida e sa che deve tirare a più non posso, come se dovesse fare una maratona al passo dei 100 metri. Già arrivare davanti alla Juve al momento dello scontro diretto (Inter-Juve, 6 ottobre) sarebbe qualcosa di molto concreto. Non esiste, come alla Juve, un dibattito sul bel gioco dell’ Inter, perché non è all’ordine del giorno, non è mai stato chiesto.

            Credo che della vittoria con la Lazio a Conte interessi solo appunto la vittoria, il peso di quel gol di D’Ambrosio. Avrebbe potuto farne altri di gol, ma non è un’Inter che cerca la perfezione, è modificata e corazzata per l’autoscontro, la propensione offensiva è spesso più apparenza che sostanza. Forse per questo di punte Conte ne avrebbe volute due, e non il solo Lukaku, che un po’ va un po’ non va, è un giocatore prepotente da mischia, ma non gli si può chiedere molto di più. La vera forza dell’Inter in ogni caso è non prendere gol: ne ha incassato solo uno e Handanovic e Handanovic è il vero leader della difesa. “Gli scudetti li vincono le migliori difese” diceva sempre Allegri, Conte fa finta di nulla ma condivide. A me l’ Inter piace quando fa calcio prepotente e verticale, quando va in palleggio e gioca orizzontale no.

            La vera novità è che tra l’Inter e la Juve, tra Contismo e Sarrismo, non c’è poi tutta questa differenza. Alla fine giocano tutti di rabbia, non è la tattica che fa la differenza, è la concentrazione sui dettagli, non uscire mai di partita. La differenza per ora rischia quasi di farla il nulla…

            Nel fossato scavato dall’ Inter però è già caduto il Napoli. E lì dentro c’è qualcosa di già visto, i tre punti secchi persi dalla squadra di Ancelotti al San Paolo sono uno spreco pesante: ci sta perdere a Torino per un autogol sfortunato di Koulibaly. Meno buttar via una partita in casa così. Una partita in cui ha cercato il gol in tutti i modi – ma pur sempre contro una squadra antipatica, tosta, che si è difesa con qualsiasi mezzo – in cui alla fine paga lo spreco delle tante, troppe occasioni buttate via, mai portate a conclusione con la sufficiente determinazione e concentrazione, degli errori di mira di Insigne o Mertens. Non è stato un Napoli clamorosamente differente dagli altri – da quello che ha battuto nettamente il Liverpool sì – ma ha trovato oggettivamente un avversario più rabbioso, che si è difeso come ha potuto e che poi ha colpito con la freddezza e la precisione di quel colpo di testa di Castro. Avversario lasciato solo perché alla fine perdi lucidità e tutto si gioca con un dettaglio.

            Però l’autogol di Koulibaly e la testata di Castro fanno già sei punti in meno, che accigliano parecchio Ancelotti, ma che non sembra perdersi d’animo e anzi è straconvinto di avere un ottimo Napoli. Ma non potrà permettersene molte altre di partite così.

            Il tracollo di una Roma fiacca contro un’Atalanta tornata quella dello scorso anno, la prima vittoria della Fiorentina da marzo scorso a oggi (con tanto di Ribery che s’arrabbia pure per una sostituzione che non accetta), il gioco del Lecce e i quattro gol di Mancosu fanno sì che soprattutto non ci si annoi. Cambiando continuamente il copione e distruggendo le convinzioni cui a stento arriviamo. Certezze oggi non ne ne abbiamo. Per ora possiamo solo correre verso Inter-Juve, l’unico approdo possibile per capirci finalmente qualcosa.

            BAR SPORT (AUDIO) - LA DISPARITA' DI TRATTAMENTO TRA JUVE E INTER... CHE COSA CHIEDIAMO A SARRI E CONTE? *** SERIE A, GIORNATA N. 5 Verona - Udinese 0-0, Brescia - Juventus 1-2 (4' A. Donnarumma B, 40' aut. Chancellor B, 63' Pjanic J), Roma - Atalanta 0-2 (70' Zapata A, 90' De Roon A), Fiorentina - Sampdoria 2-1 (31' Pezzella F, 57' Chiesa F, 79' Bonazzoli S), Genoa - Bologna 0-0, Inter - Lazio 1-0 (23' D'Ambrosio I), Napoli - Cagliari 0-1 (87' Castro), Parma - Sassuolo 1-0 (95' Bourabia), Spal - Lecce 1-3 (11' Mancosu L, 17' Di Francesco S, 47' Calderoni L, 73' Mancosu L), Torino - Milan 2-1 (18' Piatek rig., 72' e 76 Belotti). *** Stiamo tutti correndo verso Inter-Juve, aspettando di saperne qualcosa di più. Della Juve discutiamo moltissimo – può piacere o non piacere – ma alla fine è lì, perché è sempre stata lì. In fin dei conti ci accapigliamo su dettagli. Nemmeno l' Inter a punteggio pieno è riuscita a scrollarsela di dosso e sa che il conto al momento è assolutamente
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              La piccola grande Inter di Conte, dove tutti si aiutano

              Dietro ai nerazzurri e alla Juve il vuoto: le sconfitte di Napoli e Roma sono molto pesanti. Grande calcio dell’Atalanta

              di Mario Sconcerti

              L’Inter è diventata una cosa molto seria. Ha avuto momenti in cui il destino l’ha salvata contro la Lazio, ma ha avuto anche lunghi periodi in cui ha gestito senza fatica la partita. Ha meno qualità della Juve, ma più convinzione e più umiltà. L’Inter è una piccola grande squadra dove tutti si aiutano, a cominciare dalle punte, Lukaku e Politano, e dove i difensori non concedono niente.

              Mi sembra che Conte abbia trovato la sua linea di corsa, si è inventato un libero laterale, D’Ambrosio, che prende l’appoggio di tutti e sfila fra gli avversari in area. Un giocatore decisivo, direi il simbolo del mondo di Conte, uno che trova la sorpresa non nel cielo del calcio ma sulla terra, nelle cose semplici che rendono spazio.


              Il resto della giornata ha portato altro grano, hanno perso Napoli e Roma, sconfitte molto pesanti. La Roma deve già rivedere qualunque disegno di classifica, ha perso 7 punti in 5 giornate. Il Napoli è rimasto sorpreso dalla durezza del Cagliari, la sua organizzazione. Ancelotti ha chiuso la partita con tre centravanti, Llorente, Milik e Mertens, ha sbagliato dei gol ma ha lasciato sempre una porta aperta al contropiede. In sostanza ha squilibrato la squadra rimanendo chiuso dal proprio squilibrio.

              Un risultato che pesa quanto la vittoria dell’Inter sulla Lazio, una notte che peserà moltissimo sull’intero campionato. L’Inter è davanti alla Juve, il gioco dice che sono le due squadre più vicine al dovere di vincere. Dietro hanno un vuoto inaspettato, l’anno scorso in 5 punti c’erano 7 squadre, oggi sono in 2. È una sorpresa che lascia un segno profondo. Se cede il Napoli resta solo l’Atalanta a pensare calcio da grande classifica. Il resto è una scommessa.

              Forse Ancelotti sta giocando troppo con i suoi centrocampisti, Fabian Ruiz ed Elmas fuori non pesano meno dell’assenza di Ronaldo. Si è perso Lozano, come si sentiva già nell’aria, sono invece cresciuti ordinati e vigili i ragazzi di Conte. Non è ancora successo niente, la Juve ha giocato nel complesso a Brescia la sua partita migliore per regolarità dall’inizio della stagione. Ma il tempo è stato fortemente indirizzato da questa notte di fine settembre.



              CorSera
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                Fallite tre occasioni: un lusso pagato caro

                IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Diciottesima partita nella storia della Roma di 25 settembre: in archivio nove successi e tre pareggi, prima dell'Atalanta. L'ultima vittoria in trasferta, sei anni fa, con Rudi Garcia in panchina e i gol di Benatia e Gervinho. Una Roma che, come quella attuale, cercava di (ri)costruirsi una identità, una credibilità (e una dignità) dopo la mazzata del derby perso in finale di Coppa Italia contro la Lazio. A Genova, quella volta, quinta vittoria in cinque partite; ieri sera all'Olimpico, la Roma di Paulo Fonseca ha conosciuto il primo stop in campionato. Una sconfitta pesante, forse inattesa dopo Bologna, che rende alla perfezione l'idea che i giallorossi debbano ancora lavorare tanto per poter recitare un ruolo Champions in campionato. E, soprattutto, la prima sconfitta della stagione dimostra/conferma una regola vecchia ma sempre valida: non puoi permetterti di sbagliare gol facili, come ha fatto la Roma non solo quando il risultato era ancora sul pareggio, è accaduto anche con l'Atalanta avanti di uno, per non rischiare di tornare negli spogliatoi a mani vuote. Gli errori clamorosi di Dzeko e Zaniolo prima e di Kalinic dopo pesano in maniera determinante sul risultato di una partita che ha visto comunque i nerazzurri fare meglio complessivamente dei padroni di casa.

                SBAGLI LETALI Gara in avvio estremamente tattica, da entrambe le parti. La Roma ha cominciato con un assetto ma il tecnico portoghese l'ha modificato in fretta, tentando di dare maggiore robustezza nella fase di non possesso. Una girandola di uomini in posizioni diverse senza mai dare, però, un senso di precarietà difensiva o l'impressione di inadeguatezza tattica. Almeno fin quando, nella ripresa, è entrato in campo Duvan Zapata, dopo le occasioni fallite malamente da Dzeko e Zaniolo: la partita, da lì in poi, è piombata tutta dalla parte degli ospiti. Che sfruttando al massimo le opportunità costruite per far male a Pau Lopez hanno vinto la partita. Questo perché prima della rete del colombiano, in realtà, gli ospiti avevano giocato di più, e meglio, della Roma ma avevano confezionato poco di realmente pericoloso. Con un centravanti vero al posto di Ilicic, la musica è cambiata. Perché al primo pallone utile Zapata ha fatto centro. Capitalizzando in un amen il lavoro fino a quel momento sterile dei compagni. E, a quel punto, la partita è finita, già prima dell'errore di Kalinic.

                IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Diciottesima partita nella storia della Roma di 25 settembre: in archivio nove successi e tre pareggi, prima dell'Atalanta. L'ultima vittoria in trasferta, sei anni fa, con Rudi Garcia in panchina e i gol di Benatia e Gervinho. Una Roma che, come quella attuale...
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                  Juve, Ramsey può salvare Dybala

                  Con il gallese trequartista Sarri vara il modulo «affascinante» che rilancia l’argentino in zona gol: «Si può giocare così anche con Ronaldo?Sì, è una bellissima alternativa»

                  «Soffrire con qualità» è ormai il motto ufficiale della prima versione della Juve di Sarri, coniato in prima persona dal tecnico dopo la vittoria di Brescia: quella che aspettando tempi migliori tiene l’Inter a vista e ha vinto quattro partite su cinque con un gol di scarto, subendone già cinque, come nella disgraziata partenza del 2015.

                  La Juventus è un cantiere ancora aperto, con qualche problema alle fondamenta: Danilo e De Sciglio torneranno subito dopo la sosta, saltando così la sfida proprio con l’Inter del 6 ottobre e aprendo subito l’emergenza terzini, con Cuadrado riadattato e Alex Sandro costretti agli straordinari e senza alternative. Per puntellare la fase difensiva da oggi ci sarà Andrea Barzagli nello staff di Sarri: se la rivoluzione concettuale dell’allenatore per il quale «ogni gol subito in Italia è vissuto come un dramma» è troppo radicale, allora sarà meglio fare un corso accelerato. E il difensore che a maggio ha lasciato la Juve e il calcio è un acquisto importante in questo senso.


                  Di sicuro va di corsa Aron Ramsey, l’uomo che può cambiare la Juve, non solo come mezzala ma anche come trequartista di lotta e di governo, come ha dimostrato a Brescia: con lui Sarri ha varato per la prima volta l’esperimento del trequartista, riproponendo il modulo che lo ha portato nel grande calcio alla guida dell’Empoli.

                  Dybala ha risposto molto bene alla novità, Higuain un po’ meno. Ma la domanda è solo una: questo modulo può essere utilizzato anche al rientro del Ronaldo furioso (contro la Fifa che ha premiato Messi e ha ignorato lui)?

                  «Io penso che anche con Cristiano si possa tranquillamente giocare così — risponde l’allenatore — . Lui è uno a cui piace partire leggermente decentrato e il modulo prevede questo, perché non è che i due attaccanti siano due attaccanti prettamente centrali, ma dovrebbero viaggiare tra il difensore esterno e il difensore centrale degli avversari. Quindi penso che si possa replicare tranquillamente. Ci siamo creati una bella alternativa, un modulo bellissimo, affascinante, difficile nella fase difensiva, ma molto interessante».

                  Il fatto che non sia un modulo semplice per la difesa fa pensare alla necessità di altri collaudi, magari con squadre non di prima fascia, come la Spal che arriva a Torino sabato pomeriggio. Ma l’importanza di avere un piano B per questa Juve può essere fondamentale. Il motivo? Con il piano A — il tridente con Ronaldo esterno a sinistra e un riferimento centrale che si scambia spesso con lui — Dybala ha dimostrato di non rendere al meglio, anche perché costretto a giocare troppo lontano dall’area. Con il 3-4-1-2 potenzialmente si può recuperare in pieno l’argentino, prima scaricato sul mercato e ora alle prese con un recupero necessario, per lui ma ovviamente anche per la Juve. Tutto questo grazie a Ramsey e alla sua voglia di essere dentro il gioco, di metterci la gamba, ma anche il tocco intelligente. Di soffrire, certo. Con qualità.



                  CorSera
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                    Milan, nuvole nere e cattivi pensieri. Giampaolo: «Voglio una reazione forte»

                    Alla vigilia del match col Torino, il tecnico carica la squadra: «Abbiamo il dovere, non forzato ma sentito, di rimettere a posto le cose, di rialzarci. C’è tanto da far meglio»

                    Alta tensione Milan. Lo era prima del derby, lo è adesso. Nuvole nere e cattivi pensieri. Alla vigilia di una partita, giovedì sera alle 21 in casa del Torino, che rappresenta già uno snodo fondamentale della stagione. Non è però una sfida da dentro o fuori per Marco Giampaolo, che al momento gode della fiducia della dirigenza. Niente ultimatum per adesso. Ma è chiaro che serve una svolta. Qui e adesso. «La responsabilità è mia, sempre. Non ho nulla da rimproverare ai 24 giocatori che ho. Nulla da eccepire su responsabilità e impegno della squadra. Si che questo è il Milan e qui servono risultati. Ma io vado avanti coerentemente con la mia idea e mia filosofia, non posso saltare step» puntualizza il tecnico rossonero, che fa capire, una volta di più, come non intende derogare ai suoi precetti.

                    Quei precetti che in fondo hanno spinto il Milan a sceglierlo convintamente, giusto due mesi fa.«Ma abbiamo il dovere, non forzato, sentito, di rimettere a posto le cose, di rialzarci. Voglio una reazione. La squadra è sempre più fidelizzata, lavora bene, non ho alcun dubbio». Serve tempo ma servono però anche i risultati. Guai però a parlare di quarto posto o non quarto posto. «È una domanda che significa poco, perché noi lavoriamo per essere forti. Non si può fissare un obiettivo così». Anche se il Milan ovviamente un obiettivo lo ha e lo deve avere. L’Europa lo è. E quando si parla si parla di Milan, è chiaro che nella testa di tutti Europa significa Champions. E l’unica certezza è che, oggi come oggi, questo Milan acerbo e sperimentale ha parecchio da lavorare per diventare competitivo.

                    Continua Giampaolo: «Ma del derby non è tutto da buttare. Dobbiamo però migliorare il palleggio e abbassare la percentuale di errori nei passaggi, dobbiamo essere in tanti vicino alla palla. Ci sono tante cose da far meglio». Contro il Torino domani è già un test fondamentale: «È una squadra ostica, forte fisicamente e con delle buone individualità. A prescindere dalla forza dell’avversario, il Milan deve fare la sua partita». Occorre però cominciare a segnare. «Ma non c’è nessun caso Piatek» chiude Giampaolo. Un gol in quattro partite lui, due in tutto il Milan. Nessuno in serie A ha fatto peggio. Così è dura.

                    CorSera
                    ________________

                    Torino-Milan, Mazzarri vuol dire fiducia e anche rabbia

                    «Orgoglio, onestà e mettiamo paura: io ci credo. Abbiamo più nemici». Squadre in campo alle 21 (Sky)

                    Professione di fede. «Credo nella rabbia, nell’orgoglio, nell’onestà dei miei giocatori. Penso che dopo i risultati dell’ultimo campionato il Toro faccia più paura e quindi abbia più nemici. Credo in quello che dico, perché è quello che vedo, riguardo e studio. Credo in questo Toro, nei risultati che ho ottenuto e in quelli che potrà ottenere, nella mia professionalità e in quello che ho fatto in carriera».

                    Abbiate ancora fede, Walter Mazzarri ha appena iniziato. Per l’allenatore del Torino c’è qualcosa che non va, lo ha già detto dopo la sconfitta contro la Sampdoria e lo ribadisce aspettando il Milan, giovedì sera, ore 21, stadio «Grande Torino». Parla per quasi 45 minuti, la lunghezza di un tempo. «Quando giocavo io, l’allenatore mi trasmetteva il suo umore. Ora, di solito, succede anche ai miei giocatori. Se contro il Milan avranno la mia rabbia e la useranno nel modo giusto, penso che sarà difficile per chiunque superarci». Ha messo in fila le cose che gli «garbano», per arrivare a quelle che proprio non gli piacciono: «Non mi piace chi mi definisce delirante, solo perché ho visto quello che è successo, il fallo di Gabbiadini su Lyanco, un errore di valutazione che ha deciso la partita. Gli arbitri possono sbagliare, chi sta alla Var può valutare male, ma come dissi un anno fa certi punti sottratti non ce li restituisce nessuno. C’era un episodio anche alla fine di Toro-Lecce, non ho detto niente, quella sera ero troppo arrabbiato per la prestazione. Con la Samp la squadra è cresciuta, ha reagito, la difesa ha retto e impostato bene, Lyanco mi ha sorpreso, abbiamo sbagliato l’ultimo passaggio e qualche conclusione, ma ne ho già parlato con i miei giocatori, non in pubblico». Stasera il Toro se la vedrà con il Diavolo, abbiate fede.


                    CorSera
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                      Originariamente Scritto da DR. MERDONSO Visualizza Messaggio
                      Cito il sei ottobre Inter juve dove gli facciamo un mazzo tanto

                      Inviato dal mio POCOPHONE F1 utilizzando Tapatalk
                      Non cambierebbe niente nemmeno con una vittoria della Juve. Il campionato lo si gioca da gennaio in poi. Adesso è il campionato mediatico, dei tifosi e delle previsioni. A gennaio inizia quello vero, che non ha più appello.
                      ...ma di noi
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                        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                        Con Inter-Lazio finalmente termina questa incredibile serie di partite casalinghe dell'Inter, che su 5 (6 con la champions) match disputati ne ha avuti 4 (5 con la champions) in casa. L'unica trasfera ad oggi è stata quella di Cagliari di un mese fa. 6 partite (coppa compresa) una sola fuori casa.
                        ma cosa stai dicendo? su 5 partite in campionato ne abbiamo avute tre in casa e due in trasferta ( una col milan ) dove sta il problema??
                        Originariamente Scritto da Pesca
                        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                          Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
                          ma cosa stai dicendo? su 5 partite in campionato ne abbiamo avute tre in casa e due in trasferta ( una col milan ) dove sta il problema??
                          Allora riformulo, perchè pare che San Siro stia su Plutone

                          Su 5 partite l'Inter ha giocato 4 volte nel suo stadio, così è più esatto. Non ha preso il pullman che nel frattempo avrà sviluppato le ragnatele al motore. Si sale a 6 se contiamo anche la champions: su 6 partite 5 sono state disputate a San Siro, fatta eccezione per la solitaria trasferta di Cagliari, ad oggi unica e sola.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Eh ok ma è tutto secondo le regole... si alterna casa-trasferta sempre e la champions va ad estrazione
                            Originariamente Scritto da Pesca
                            lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                              Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
                              Eh ok ma è tutto secondo le regole... si alterna casa-trasferta sempre e la champions va ad estrazione
                              Non ho mai detto nè ho mai inteso dire o adombrare che è contro le regole. Per carità. Mica è capitato solo all'Inter. E' il calendario che ha offerto quegli incroci e volevo appunto mettere in luce questo dato del calendario per offrire anche differenti spunti di valutazione.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Esatto anche la roma 4 partite all'olimpico, 1 a bologna.

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