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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    sono fregato, m'hanno bloccato lo streaming... governo ladro!
    Originariamente Scritto da Pesca
    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
      Mi permetto di quotare perchè giusto oggi è accaduto qualcosa di veramente significativo
      bello tanto tanto.

      Originariamente Scritto da Sergio
      Sei un coglione.



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        palermo-superato-il-record-di-abbonamenti-del-parma in D: 10446


        Senza il pezzo di merda si respira aria nuova

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          Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggio
          palermo-superato-il-record-di-abbonamenti-del-parma in D: 10446


          Senza il pezzo di merda si respira aria nuova
          quando ho letto la notizia ti ho pensato
          Ho letto anche che i tifosi vogliono aiutare la palmese, che grandi
          Cura il tuo corpo come un tempio
          Originariamente Scritto da M K K
          Desade grazie di esistere
          Originariamente Scritto da AK_47
          si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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            Milan-Inter: primo derby, prime verità. Piatek-Lukaku, incrocio dei 9

            Il polacco non s’intende con il tecnico, il belga deve farlo con la squadra. E sfidano le due difese migliori della serie A

            Il derby dei bomber. Romelu Lukaku deve scacciare il fantasma di Icardi, Kris Piatek ritrovare la magia smarrita con Giampaolo. Il belga è il faro dell’Inter, il simbolo del progetto di Antonio Conte. È stato l’allenatore leccese a indicarlo come una priorità. Lukaku è quello che era Piatek lo scorso gennaio, quando Leonardo lo aveva consegnato a Gattuso per 35 milioni più 4 di bonus. Sembrava un affarone e magari lo è stato. Solo che il Pistolero non è più infallibile come nella sua prima stagione italiana, impreziosita da oltre trenta gol.

            Al Milan durante l’estate sono cambiate tante cose, soprattutto per il polacco, lanciato in Liguria da Ballardini e ora decisamente in crisi con Giampaolo che, anziché sfruttarne le qualità di cecchino, si è messo in testa di rieducarlo, con il rischio di snaturarne le caratteristiche. Piatek è un magnifico egoista, lesto a attaccare la profondità, a prendere la posizione dentro l’area, a beffare il difensore avversario. «Troppo pirata», secondo l’allenatore che gli chiede di seguire il gioco, scegliere il momento buono per il «taglio», spostarsi a sinistra per favorire gli inserimenti dei centrocampisti (che per adesso si inseriscono poco). L’estate di Kris è stata un incubo, il primo acuto è arrivato a Verona dal dischetto e anche contro i veneti non è sembrato a suo agio negli schemi rossoneri. I rapporti con Giampaolo ne risentono. I due non si capiscono. Parlano lingue diverse. Il tecnico spiega al centravanti cosa deve fare, ma Kris va per la sua strada. Il risultato è stato un’esclusione rumorosa e dolorosa contro il Brescia. Sabato sera debutta a San Siro, nella partita più importante dell’estate milanista, con la voglia di tornare al centro della scena, ma l’interrogativo è un altro: giocherà alla sua maniera o seguirà le indicazioni del tecnico? L’incomunicabilità tra i due rischia di diventare un fardello per il Milan.


            Neppure Lukaku arriva al derby con l’animo lieve. Dopo i gol contro Lecce e a Cagliari, all’improvviso si è inceppato: i cori razzisti alla Sardegna Arena, il mal di schiena che lo ha frenato con Udinese e Slavia, la discussione con Brozovic dopo la Champions. Il neo interista vuole rimettere le cose a posto e sente di poterlo fare in fretta. A differenza di Piatek, conta sulla fiducia incondizionata del suo allenatore. Deve solo guarire e imparare a leggere i movimenti della squadra, soprattutto migliorare l’Intesa con il Toro Lautaro, che stasera è favorito su Politano. In questo derby di fine estate che è già una specie di sentenza il confronto tra i due centravanti avrà un peso decisivo. Entrambi vogliono ripartire. Magari con un assist, meglio con un gol. Sarebbe il primo nella stracittadina. Piatek ci ha già provato due volte senza esito. Lukaku è all’esordio. Non sarà facile visto che si sfidano le difese migliori della serie A.



            CorSera
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Juventus-Verona, lo strano ritorno di Buffon nel giorno dell'allerta ultrà e la boccata d'ossigeno da 300 milioni

              Bianconeri con l'Hellas nello Stadium blindato: l'ex capitano ritorna dopo 520 giorni. Superaumento di capitale in società

              L’ultima volta è stata una festa d’addio, piena di lacrime e nostalgia, ma pur sempre una giornata da ricordare. Oggi la seconda vita juventina di Gigi Buffon ricomincia casualmente dallo stesso avversario del 19 maggio 2018, l’Hellas Verona: «Ed è una partita che per me non può essere normale...» dice Gigione, che dopo 6111 giorni in bianconero era stato accompagnato alla porta, però quella dell’uscita, anche se concordata con grande serenità. I rapporti infatti sono rimasti più che buoni e dopo un anno in chiaroscuro a Parigi, Buffon è stato richiamato a casa: serviva un secondo portiere di alto livello, anche se a gennaio gli anni saranno 42. Serviva soprattutto un uomo spogliatoio come non ne fanno più. Un leader nei comportamenti, capace di toccare le corde della squadra anche con le parole.

              Contro la tignosa banda di Juric, non sarà una partita normale nemmeno per Maurizio Sarri che per la prima volta si siederà sulla panchina dello Stadium e potrebbe anche rispolverare Dybala titolare al centro dell’attacco. Ma non sarà normale anche per altri motivi. L’atmosfera dello Stadium non sarà all’altezza né del ritorno a sorpresa di un monumento nella porta della Juventus, né del debutto del suo nuovo allenatore: l’allerta della Questura di Torino è alta dopo gli arresti di lunedì di dodici capi ultrà della curva bianconera con le accuse di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Sono possibili picchetti di protesta fuori dallo stadio, mentre dentro potrebbe regnare il silenzio della parte più calda del tifo, sempre ammesso che la curva si riempia, eventualità tutt’altro che scontata.


              Come non era scontata la decisione del consiglio della Juventus, che ha deliberato un aumento di capitale di 300 milioni di euro, che sarà sottoposto all’assemblea dei soci il prossimo 24 ottobre. L’obiettivo è «finanziare gli investimenti utili al mantenimento della competitività sportiva» e «rafforzare la struttura patrimoniale della società. All’assemblea verrà proposta anche una modifica dello statuto per l’introduzione del voto maggiorato, per premiare gli azionisti di lungo corso. Ieri il board presieduto dal presidente Agnelli ha esaminato i conti 2018/2019 chiusi con una perdita di 39,9 milioni a fronte di ricavi pari a 621,5 milioni, in aumento del 23,1%. Merito anche dell’effetto Ronaldo, che di fatto ha già ripagato l’investimento fatto, almeno quello del cartellino da 100 milioni. Con lui la Juve è entrata in un’altra dimensione. Ma restarci costa.


              CorSera
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                Io temo che faranno prima a sparire i cinesi dal calcio, dato che, per esempio, basterebbe un battito di ciglia del partito comunista cinese, che ordina magari di disinvestire dal calcio (o una crisi politico/economica della Cina e del partito) per chiudere con quella esperienza, che cantare i de profundis alla Juventus, visto che i primi sono appena arrivati e come sono arrivati possono andarsene, mentre la Juve sta qua da 120 anni e da 100 appartiene ad un'unica famiglia, che, per inciso, è proprietaria del più grande gruppo industriale/finanziario privato d'Italia e diciannovesimo al mondo: è una dinastia, e le dinastie non spariscono, altrimenti non sarebbero tali.

                I cinesi sono invece l'ultima ruota del carro e una moda e in quanto tali transeunti...queste cose, quando qualcuno si preoccupa di fare gli oroscopi, forse dovrebbe tenerle in conto, visto che si lavora tanto di fantasia.
                La tocchi piano
                Originariamente Scritto da Marco pl
                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                IO? Mai masturbato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                Io sono drogato..

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                  Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                  La tocchi piano
                  E' un esempio di come si possano immaginare futuri alternativi leggendo sempre e solo le cose dal lato pessimistico, come alcuni fanno circa la Juve (quando si immaginano letterine per il FPF o agganci a livello di fatturato, come se la Juve da qui in avanti non dovesse più crescere mentre gli altri sì, per dire)...ecco, allora si possono benissimo immaginare ordini da Pechino che impongono di chiudere coi reparti ludici all'estero, è pur sempre lavoro di fantasia, tale e quale a quello degli altri.

                  Anzi, forse nemmeno tanto di fantasia, se pensiamo alla specificità cinese, dove chi comanda è un partito unico, dove non esiste proprietà privata. Basta un mezzo ordine del partito per far sparire tutti i cinesi dal calcio. Suning non è nemmeno degli Zhang: è del partito comunista cinese. In Cina è tutto del partito comunista cinese. Là dipende tutto dalle lune e dalle volontà del partito.

                  Io non dormirei tra due guanciali nè vivrei di sole certezze.
                  Last edited by Sean; 21-09-2019, 08:44:40.
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    In Cina chi vuole investire all'estero non puo' farlo liberamente e di sua propria volontà ed iniziativa, come accade agli imprenditori o a qualunque soggetto privato del mondo occidentale: deve prima chiedere il permesso al partito e farlo secondo le specificità indicate dal partito. La Cina è una dittatura comunista. Non esiste la proprietà privata nè la libera iniziativa nè il libero mercato nè la libera impresa e nemmeno la libera volontà: si tende a dimenticarlo. Gli Zhang di loro (e questo vale per tutti i cinesi) non hanno niente, nemmeno i vestiti che indossano.
                    Last edited by Sean; 21-09-2019, 08:11:14.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

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                      Abbiamo l'esempio del Milan

                      Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
                      Originariamente Scritto da Pesca
                      lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                        Intanto io direi che è molto importante la notizia dell'intenzione di varare l'aumento di capitale da 300 milioni per sostenere il deliberato piano di sviluppo per il triennio '20-'24, che dovrà dunque strutturare la società in vista della trasformazione della champions (e quindi del calcio).

                        300 milioni in una volta sola sono una enormità. Pensate che lo stadio è costato meno: 200 milioni. C'è il pieno impegno della famiglia (cioè di Elkann) a sostenere i programmi e le strategie del cugino senza portafoglio e la volontà di Exor di continuare ad investire in un reparto come il calcio che non dà utili nè ricchezza (non è la Ferrari, non è la FCA) e dove anzi è facile perderci i soldi.

                        C'è piuttosto l'ambizione di continuare a crescere e a vincere. Coi fatti e non con le ipotesi.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Bologna, Fenucci: «Noi siamo uno, ovvero Mihajlovic»


                          IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Sta come un principe, il direttore. Claudio Fenucci, ad del Bologna, braccio destro di Joey Saputo, per tre anni lo è stato di Pallotta (e prima ancora di DiBenedetto). Là dove sono gli americani, lui c'è. L'uomo dei conti, e dei sogni: «Vogliamo tornare in Europa», confida, Claudio che di romano ha tenuto solo il nome, ormai. E' sorridente, rilassato. «Sono a casa, qui resterò a vivere». Si storce alla domanda, banale ma doverosa: amatriciana o tortellini in brodo? «A Bologna è tutto perfetto, funziona ogni cosa, c'è ricchezza, ordine: è in piccolo come dovrebbe essere l'Italia. Ma non mi faccia certe domande, io all'amatriciana non rinuncio».

                          Bologna è tutto un altro ambiente rispetto al fuoco di Roma.
                          «Non creda. Certo, la dimensione è diversa, ma anche qui la tifoseria bolle. Nei periodi di contestazione - e ce ne sono stati - si fanno sentire, ci sono un paio di radio molto attente. A Roma ho imparato a gestire le parole, ho studiato il linguaggio del calcio, come fanno i politici nel loro mondo».

                          Ah, quindi Bologna come Roma. Il famelico ambiente romano che porta via tutto, sogni e vittorie.

                          «Chiariamo subito. Non che non si vinca per colpa delle radio, i successi sono figli di altro: di una buona gestione amministrativa, di scelte tecniche corrette e di un investitore pronto a coprire le perdite».

                          E' difficile colmare il gap?
                          «All'epoca dei Sensi, la forbice con le big era meno ampia, era più facile inserirsi nel giro scudetto, lo fecero sia la Roma sia la Lazio. Negli ultimi tempi si è allargata e molte società sono soggette alla tirannia del fatturato. Se non aumenti i ricavi, è difficile competere. Ma non bisogna sempre appoggiarsi a questo, a volte serve qualche idea in più. In Italia c'è una netta connessione tra fatturato e vittoria, altrove gli incassi sono più equi. Le faccio un esempio: oggi i soldi distribuiti dalle varie competizioni europee si aggirano intorno ai dodici miliardi, ma più della metà sono finiti a soli quindici club».

                          Allora evviva la Superlega...

                          «Quella sarebbe la pietra tombale. Impoverirebbe i campionati nazionali, li svuoterebbe della loro tradizione».

                          La sensazione che lei sia un po' scappato dalla Roma, ancora ce l'abbiamo.

                          «Avevo capito che era il momento di andare via».

                          Motivo?

                          «Diciamo che c'erano rapporti problematici con alcuni consulenti di Pallotta (Pannes, ndi). Non avevano, secondo me, reali competenze sportive».

                          I suoi rapporti con Pallotta?

                          «Per un po' ho sbagliato a non crearne uno diretto con lui, era sempre molto filtrato. Magari sarei riuscito a fargli capire certe dinamiche italiane, l'importanza di alcune situazioni ambientali».

                          Pure lui, però, si fa vedere poco. Saputo è più presente.

                          «Viene a Bologna più o meno una volta al mese. Ma non è questo il punto. Un presidente non deve stare sul posto per le riunioni o perché deve rimproverare la squadra oppure cacciare un allenatore. Deve frequentare l'ambiente per capirlo, per conoscerlo da vicino, per comprenderne le dinamiche. Insomma, per acquisire una sensibilità sulla nostra cultura dello sport, che è diversa da quella americana. Jim vorrebbe fare tanto di più per la Roma, ha grandi ambizioni, ma non vivendoci dà modo ai tifosi di non farsi capire bene. Gli avrei spiegato che per arrivare al traguardo ci voleva tempo. Che il lavoro sarebbe stato complesso, che tutto sarebbe dovuto arrivare gradualmente. Anche attraverso una comunicazione dello stare con i piedi per terra».

                          Lo sloganismo, insomma, non ha funzionato. Ma andiamo avanti. Capitolo Franco Baldini.

                          «E' un consulente del presidente. E credo che sul ruolo non ci sia nulla di strano, anzi, nelle aziende certe figure sono preziose. Poi, ci devono essere dirigenti con deleghe per decidere». E qui utilizza il calcese, in parole povere: finché consiglia bene, se interferisce nel lavoro degli altri è un problema.

                          Che dirigente è Sabatini?

                          «Un genio. Un uomo complesso, che va capito e accettato. A Roma ha lavorato bene».

                          E Baldissoni?

                          «Uomo intelligente, che può fare il dirigente. E' un innamorato della Roma».

                          Poi c'è Fienga, che pronti via ha dovuto annunciare lui l'addio a De Rossi.

                          «All'epoca mi stava per capitare la stessa cosa. Daniele era a scadenza, poi rinnovò».

                          Lo avrebbe preso a Bologna, De Rossi?

                          «Gli ho consigliato di non restare in Italia».

                          E Totti?

                          «Non è facile crearsi una figura diversa da quella del calciatore, dal giorno alla notte. Di Vaio, amico di Francesco, da noi ha smesso, ha studiato, ora può fare il direttore sportivo».

                          Domani arriva la Roma.

                          «Bella squadra, sempre una grande partita. Specie per Sinisa, da ex laziale».

                          La vicenda Mjhajlovic vi ha prima distrutto, poi vi ha dato una grande forza.

                          «Sinisa è un uomo eccezionale, abbiamo investito su di lui e guai a chi lo tocca. La malattia ci ha dato una bella botta, ma non abbiamo mai pensato che ci avrebbe mollato per curarsi. Lui è in ospedale, ma è sempre presente. Telefono, video, chiama si informa, è in contatto continuo con i suoi collaboratori e con noi. Siamo nelle sua mani, lo aspettiamo. Intanto è nato il Bologna United. E la nostra filosofia è we are one».

                          La sera di Verona è stato un impatto incredibile per voi e per il mondo del calcio.

                          «Emozioni forti. Vederlo in panchina, all'improvviso, dopo un mese in quasi isolamento è stato eccezionale, come la settimana scorsa quando la squadra lo ha voluto salutare sotto la finestra dell'ospedale».

                          Ma qualcuno di voi gli ha mai detto: mister stia calmo, pensi a riposare, non faccia questi sforzi.

                          «Provi a dirglielo lei».

                          Mihajlovic in estate doveva venire alla Roma. Poi?

                          «Poi sono sceso io nella Capitale a fare le scritte contro di lui... Sto scherzando ovviamente»

                          IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Sta come un principe, il direttore. Claudio Fenucci , ad del Bologna , braccio destro di Joey Saputo, per tre anni lo è stato di Pallotta (e prima ancora di DiBenedetto). Là dove sono gli americani, lui c'è. L'uomo dei conti, e dei sogni: « Vogliamo tornar...
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Milan-Inter, ecco le probabili formazioni: Paquetà o Rebic, Lautaro o Politano i dubbi da sciogliere

                            A poche ore dalla sfida, anticipo della 4ª giornata di Serie A (ore 20.45, Dazn e Sky 209), ecco le scelte dei due allenatori entrambi alla loro prima stracittadina milanese

                            Ci siamo quasi. È tempo di derby. Questa sera (ore 20.45, Dazn e Sky 209) si giocherà Milan-Inter, anticipo della 4ª giornata del campionato di Serie A. Ancora qualche dubbio da sciogliere per i due allenatori, Marco Giampaolo e Antonio Conte, entrambi alla loro prima stracittadina di Milano.

                            Il Milan di Giampaolo dovrebbe schierarsi in campo con un 4-3-2-1. In porta ci sarà ovviamente Donnarumma. In difesa ecco il ritorno di Conti sulla fascia destra, Musacchio e Romagnoli coppia centrale, Rodriguez a sinistra. Un dubbio a centrocampo per Giampaolo, con Biglia favorito su Bennacer per il ruolo da regista; Kessie e Calhanoglu completeranno la linea mediana. Nel derby, il Milan avrà due uomini sulla trequarti: Suso e uno fra il favorito Paquetà e il nuovo acquisto Rebic. Punta centrale Piatek, reduce dal gol segnato su rigore a Verona.

                            L’Inter di Conte invece scenderà in campo con il tradizionale 3-5-2. Handanovic chiaramente tra i pali. Come contro l’Udinese, ci saranno i tre difensori centrali titolari: Godin, De Vrij e Skriniar. A centrocampo Barella, più di Vecino, affiancherà Brozovic e l’insostituibile Sensi. Per quanto riguarda le fasce, dubbio di Conte per il ruolo di esterno destro, dove D’Ambrosio è favorito su Candreva. Asamoah confermato a sinistra. In attacco Lautaro è il principale candidato, in corsa con Politano, per affiancare Lukaku.



                            CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Dalle anticipazioni non giocherà Bernardeschi. Torna Dybala. Dietro ancora panca per Demiral e ancora fiducia a de Ligt. In mezzo riposa Pjanic, anche qui niente Can e niente Ramsey.
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                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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