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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Il punto vero per Conte è cercare di alzare (a modo suo, cioè sbrigandosi) il livello della rosa. Il primo anno sta zitto, il secondo la faccia (cioè il cavare sangue dalle rape) non ce la vuole mettere più...e quindi vuole la squadra per vincere in Italia e per fare bella figura in champions.

    Siccome coi Sensi e coi Barella devi aspettare che crescano, ecco che chiede i Vidal, i Pogba, i Bale, cioè gente di peso e di esperienza per vincere.

    Lui un altro anno "così" (cioè senza certezze) non lo fa, lo ha detto.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
      Si ma l’Atletico e Simeone, sono “nati” proprio con la conquista delle EL per poi approdare su più grandi palcoscenici.

      Sono tappe che ogni squadra deve fare per rimanere tra le grandi d’Europa, e far crescere tutto il calcio del proprio paese, ingolosendo eventuali investitori e di riflesso giocatori quotati.


      Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
      Sono nati ma si sono sviluppati altrove. Quello che ha reso l'Atletico l'Atletico è stata l'incredibile Liga vinta e le due finali di champions. Se a quella EL non fosse seguito un percorso continuo di crescita, oggi parleremmo di un Siviglia, questo intendevo.

      E' quando Simeone ha vinto la Liga e ha fatto due finali di champions in 3 anni (mi pare) che abbiamo capito che l'Atletico era grande.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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        O altrimenti Conte vuole che Marotta vada in tv a dire come stanno le cose e quali sono i reali obiettivi dell'Inter. Conte non vuol fare da parafulmine e non vuol metterci la faccia, perchè teme di prendersi gli insulti e le colpe dalla tifoseria.

        Ha questo tipo di richieste. O gli fanno la squadra per vincere o comunque la società, in caso contrario, deve dire quali sono gli obiettivi, sgravando lui dalle responsabilità.
        ...ma di noi
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        forse, tra mille inverni
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          quanto è stato imbarazzante lo zio beppe bergomi ieri sera?
          [

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            Ma locatelli a che serve? Ci sono prati da accorciare alla continassa?
            Cura il tuo corpo come un tempio
            Originariamente Scritto da M K K
            Desade grazie di esistere
            Originariamente Scritto da AK_47
            si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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              Originariamente Scritto da GoodBoy! Visualizza Messaggio
              quanto è stato imbarazzante lo zio beppe bergomi ieri sera?
              Sembrava ad un funerale
              Originariamente Scritto da Marco pl
              i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
              Originariamente Scritto da master wallace
              IO? Mai masturbato.
              Originariamente Scritto da master wallace
              Io sono drogato..

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                Serata memorabile:

                -Dovevano vincere da squadra favorita e reduce da una manita

                -Partono a razzo col mitico Lukaku

                -Dormono su ogni piazzato

                -Banega insulta Conte per il parrucchino

                -Il panterone moscione cit. si fa parare un tiro a tu per tu

                -Il panterone corregge in rete una rovesciata fuori misura del peggiore in campo

                -Perdono senza praticamente mai subire reali tiri in porta

                -Nel post partita l'allenatore praticamente si dimette live

                -Bergomi Adani e Trevisani si dimenticano di essere opinonisti e supplicano il Conte a rimanere al timone

                Che serata ragazzi
                [

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                  Attenzione: Calcio Inside! Parte III

                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  Sono nati ma si sono sviluppati altrove. Quello che ha reso l'Atletico l'Atletico è stata l'incredibile Liga vinta e le due finali di champions. Se a quella EL non fosse seguito un percorso continuo di crescita, oggi parleremmo di un Siviglia, questo intendevo.

                  E' quando Simeone ha vinto la Liga e ha fatto due finali di champions in 3 anni (mi pare) che abbiamo capito che l'Atletico era grande.
                  Ok Sean ma l’atletico, al di là de progetto, aveva le possibilità per puntare a quei traguardi
                  Per un Siviglia invece coppa di spagna ed EL sono già risultati grossi... non parliamo di un top team
                  E poi non son d’accordo sulla tua considerazione... non a caso dopo diverse EL vinte ora il Siviglia è considerato un team con esperienza e valore europeo... ed ha consolidato la reputazione dei team spagnoli in Europa... dato che per anni la EL la vincevano Atlético - Siviglia e la CL Barca-Real
                  Io son d’accordo con Fede
                  Last edited by cesko92; 22-08-2020, 10:26:30.
                  Originariamente Scritto da Sean
                  faccini, kazzi, fike, kuli
                  cesko92 [at] live.it

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                    Originariamente Scritto da cesko92 Visualizza Messaggio
                    Ok Sean ma l’atletico, al di là de progetto, aveva le possibilità per puntare a quei traguardi
                    Per un Siviglia invece coppa di spagna ed EL sono già risultati grossi... non parliamo di un top team
                    E poi non son d’accordo sulla tua considerazione... non a caso dopo diverse EL vinte ora il Siviglia è considerato un team con esperienza e valore europeo... ed ha consolidato la reputazione dei team spagnoli in Europa... dato che per anni la EL la vincevano Atlético - Siviglia e la CL Barca-Real
                    Io son d’accordo con Fede
                    Valore europeo del Siviglia? Se gioca sempre la EL vuol dire che non riesce a fare nemmeno un ottavo di CL...di che valore europeo parliamo?

                    Ha consolidato la reputazione europea dei team spagnoli? Se l'acchiappi in CL stappi.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Inter, tutti i tormenti di Conte. E Allegri si avvicina

                      Le ambizioni, le sfuriate e le delusioni: i tredici mesi ad alta tensione del tecnico nerazzurro che ormai parla al passato


                      Chiede un paio di giorni per pensare, poi sarà pronto a parlare del futuro con Steven Zhang e Beppe Marotta, che all’Inter lo ha voluto così fortemente. Ma l’impressione è che nella testa di Antonio Conte la decisione possa essere già maturata. Casomai presidente e amministratore delegato, se lo vorranno, potranno provare a fargli cambiare idea: l’ex ct già parla della sua esperienza in nerazzurro al passato. Ripercorre il suo anno abbondante all’Inter e ne fa un bilancio, come fosse una cosa finita. E a guardare indietro, ai tredici mesi passati insieme, ci sono cose belle e cose meno belle. L’impressione, a volere vedere le cose con distacco, è che le prime prevalgano sulle seconde. Ma evidentemente l’allenatore dell’Inter non la pensa così.

                      Le ambizioni

                      Conte, fresco di nomina, chiese “almeno l’uno per cento di possibilità di vincere”. Ha avuto molto di più, e molto ha dato per provarci. A conti fatti, resta il secondo posto a un punto dalla Juve in campionato, a quota 82, come nell’anno del Triplete. E una finale persa ma giocata, almeno per un tempo, contro una squadra che le finali non le perde mai. Un’occasione vera, dopo dieci anni dall’ultima: Mourinho, Madrid, un’altra storia. Ma l’Inter di Conte c’è. Evidentemente a lui, agonista compulsivo, due secondi posti non possono bastare, convinto com’è che “il secondo sia il primo dei perdenti”. Ma il bilancio sulla sua stagione interista non può essere negativo.

                      Le soddisfazioni

                      Le fotografie più belle della stagione restano quelle dei derby vinti contro il Milan, dominato all’andata, in rimonta al ritorno. E la cavalcata finale, fra campionato ed Europa League. La vittoria a Genova contro il Genoa, quella col Napoli in casa, l’Atalanta surclassata a Bergamo, oltre ogni previsione. Poi le settimane tedesche, con prestazioni sempre in crescendo contro Getafe, Bayer Leverkusen, Shakhtar. A riconoscere i meriti di Conte, prima della finale di ieri, è stato l’ad Beppe Marotta: «I risultati vincenti non sono un caso. L’allenatore ne è artefice, ha dato gioia ai giocatori. Dobbiamo continuare nel solco tracciato».

                      Le delusioni


                      La finale di Colonia si aggiunge alla lista dei momenti duri per l’Inter e il suo allenatore, assieme alle due sconfitte contro la miglior Juve della stagione. La prima di fronte ai 75mila di San Siro. La seconda nel clima spettrale, allora straniante ma presto divenuto familiare, dello Stadium deserto. Resta il rimpianto dei troppi pareggi evitabili (dalla Fiorentina in trasferta all’andata fino al Sassuolo in casa al ritorno) e della sconfitta in casa con il Bologna, zavorre in una corsa scudetto possibile. Poi ci sono le semifinale di coppa Italia lasciata al Napoli e i secondi tempi da incubo seguiti a primi sontuosi, a Barcellona Dortmund. Segno che l’Inter un po’ matta lo è ancora, nonostante lo slogan “no more pazza”, scandito da Conte a inizio stagione.


                      Le prime crepe nei rapporti

                      Proprio nei primi tempi contro il Barcellona al Camp Nou e con il Borussia a Dortmund l’Inter ha capito quanto era forte. I crolli nervosi della squadra nella ripresa hanno spinto Conte, nel dopo partita, a esplodere in invettive diventate poi consuete nella seconda parte di stagione. A Barcellona l’ex ct se la prese con l’arbitro, come ha fatto anche ieri sera dopo il mani in area non fischiato a Diego Carlos. A Dortmund si è invece lamentato con la società, denunciando carenze nel mercato estivo e nella programmazione. Un anticipo delle accuse, più veementi e dirette, mosse a Bergamo dopo l’ultima di campionato: Conte ha imputato ai vertici nerazzurri di non avere protetto la squadra, dalle critiche e nella definizione dei calendari.


                      L’effetto delle sfuriate

                      Le sfuriate di Conte hanno irritato proprietà e dirigenza dell’Inter, ma hanno compattato la squadra. A partire da chi sotto la sua guida è rinato o ha trovato la maturità. È il caso di Lukaku – 34 gol alla prima stagione interista, come Ronaldo - leader e totem, così fortemente voluto dall’ex ct. È il caso di Candreva, tornato se stesso dopo anni bui. E di Barella, Sensi e Bastoni, ragazzi forti che con Conte sono diventati fortissimi. Ma anche della panchina. Fra i pochi che l’allenatore ha elogiato pubblicamente, chi a inizio stagione ha giocato meno, da Borja Valero a Godin.

                      Il bicchiere a metà


                      Fra le metafore più care a Conte c’è quella del carro (sottinteso: dei vincitori) su cui c’è chi può salire e chi no. Un’altra è quella del bicchiere, che invita gli altri a vedere mezzo pieno, ma che fatalmente lui vede mezzo vuoto. Vorrebbe vincere sempre tutto, non gli basta nulla di meno. La figlia l’ha chiamata Vittoria, e nella sera del suo compleanno ammise: «Ora che abbiamo vinto col Verona, possiamo festeggiare in famiglia». Come a dire che, se invece avesse perso, difficilmente avrebbe trovato la serenità per passare del tempo fra torta e candeline. Sereno, Conte non lo è mai. Non lo è stato ieri sera: punzecchiato da Banega ha finito per minacciarlo, ricambiato.

                      L’amore impossibile e il possibile addio

                      «Perché proprio io?», si chiedeva Conte nel video spot istituzionale che lo presentò come allenatore nerazzurro. La risposta che si dava allora, d’accordo con la società che aveva realizzato il filmato, era: «Condividiamo la stessa ambizione, il coraggio, la fame e la determinazione». Sono soprattutto la fame e la determinazione ad avere conquistato moltissimi (tutti è impossibile) tifosi interisti, facendo presto dimenticare il fatto che Conte, nella sua prima vita, sia stato una bandiera della Juventus, fra campo e panchina. Ad accoglierlo, da subito, è stata la curva nord di San Siro. Altri ci hanno messo di più, a qualcuno proprio non è mai piaciuto. E proprio quando, con la prima finale raggiunta in 9 anni, cominciava a farsi apprezzare anche da loro, c’è la possibilità che lasci. Il nome più forte per il futuro della panchina interista è quello di Massimiliano Allegri.

                      ...ma di noi
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                            CorSera
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                                "Col club abbiamo idee diverse"...evidentemente i programmi di crescita non collimano, non almeno per come intende Conte quella crescita...con buona pace del "basta alzare la cornetta del telefono".

                                Per ora Messi occorrerà vederselo solo col proiettore.
                                ...ma di noi
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