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e lo sfruttamento della prostituzione dove la mettiamo?
ma che dici mai... sia andare a prostitute ce prostituirsi è del tutto lecito. Lo sfruttamento è il reato di chi trae profitto economico dall'altrui prostituzione (il pappone)
ma che dici mai... sia andare a prostitute ce prostituirsi è del tutto lecito. Lo sfruttamento è il reato di chi trae profitto economico dall'altrui prostituzione (il pappone)
Gia'.Senti,volevo chiederti, dato che tu mi pare sei un avvocato e hai studiato il diritto, come si puo' perseguire chi favorisce una attivita' del tutto lecita, e non, chi di fatto la pratica.Mi pare un Ossimoro.
Gia'.Senti,volevo chiederti, dato che tu mi pare sei un avvocato e hai studiato il diritto, come si puo' perseguire chi favorisce una attivita' del tutto lecita, e non, chi di fatto la pratica.Mi pare un Ossimoro.
Ciao Master, come stai?
Ti riferisci al rapporto tra prostituzione (lecita) e favoreggiamento.
Uno dei caratteri fondanti del diritto penale è il principio di frammentarietà: non tutti i beni giuridici sono tutelati, e quando anche si tutela un bene giuridico, non ogni lesione o modalità di lesione perfeziona il reato, ma sono punite solo quelle specifiche ipotesi e modalità previste in modo tassativo dalla legge: ad esempio pensa al patrimonio, bene giuridico tutelato dal reato di truffa...non ogni induzione in errore che cagione un danno patrimoniale configura il reato di truffa, ma solo quelle induzioni realizzate mediante la modalità degli "artifizi e raggiri"....ma non solo: quando anche vi sono gli artifizi ed i raggiri, vi deve essere l'"atto di disposizione patrimoniale", requisito implicito della fattispecie secondo la giurispruidenza consolidata.
Il principio di frammentarietà, che ha a sua volta una ratio sostanziale, è la ragione formale per cui può ben essere punibile il favoreggiamento di una condotta che di per sè sarebbe lecita.
La ragione sostanziale alla base della situzione descritta è poi un'altra: è di politica criminale (cioè è figlia di una scelta di valore, effettuata dopo la comparazione di diversi beni e principio anche in contrasto tra loro).
In particolare, è la prostituzione è in sè libera in quanto atto di disposizione di beni personalissimi (il corpo, la libertà sessuale): in accordo con la dottrina liberale che informa il nostro sistema e la costituzione, essi hanno la prevalenza su altri interessi di carattere pubblico, quali il buon costume (salvo che la lesione a questo bene pubblico, per le modalità concrete dell'esercizio della libertà sessuale, non sia di gravità concreta: in tal caso,scatteranno altre norme penali a tutelare detto bene...come per gli atti sessuali in pubblico).
Tuttavia il nostro stato non è uno stato liberale puro: alcuni comportamenti, come appunto la prostituzione, sono ritenuti "cattivi" per la società e per la persona: non abbastanza per sanzionarli con lo strumento più grave che esiste (il diritto penale) ma abbastanza per attivare alcuni mezzi per non favorirne la diffusione. Così i comportamenti agevolativi sono stati sanzionati, persino penalmente.
Se ci pensi bene, accade spesso: il suicidio non è un reato (il tentato suicida che non riesca nel proprio intento non va incontro ad alcuna sanzione) ma l'istigatore o chi aiuta il suicida è punito penalmente.
Anche per la droga accade qualcosa del genere: drogarsi non è un reato (anche se comporta sanzioni amministrative) ma è un reato dare la droga a qualcuno.
Ti riferisci al rapporto tra prostituzione (lecita) e favoreggiamento.
Uno dei caratteri fondanti del diritto penale è il principio di frammentarietà: non tutti i beni giuridici sono tutelati, e quando anche si tutela un bene giuridico, non ogni lesione o modalità di lesione perfeziona il reato, ma sono punite solo quelle specifiche ipotesi e modalità previste in modo tassativo dalla legge: ad esempio pensa al patrimonio, bene giuridico tutelato dal reato di truffa...non ogni induzione in errore che cagione un danno patrimoniale configura il reato di truffa, ma solo quelle induzioni realizzate mediante la modalità degli "artifizi e raggiri"....ma non solo: quando anche vi sono gli artifizi ed i raggiri, vi deve essere l'"atto di disposizione patrimoniale", requisito implicito della fattispecie secondo la giurispruidenza consolidata.
Il principio di frammentarietà, che ha a sua volta una ratio sostanziale, è la ragione formale per cui può ben essere punibile il favoreggiamento di una condotta che di per sè sarebbe lecita.
La ragione sostanziale alla base della situzione descritta è poi un'altra: è di politica criminale (cioè è figlia di una scelta di valore, effettuata dopo la comparazione di diversi beni e principio anche in contrasto tra loro).
In particolare, è la prostituzione è in sè libera in quanto atto di disposizione di beni personalissimi (il corpo, la libertà sessuale): in accordo con la dottrina liberale che informa il nostro sistema e la costituzione, essi hanno la prevalenza su altri interessi di carattere pubblico, quali il buon costume (salvo che la lesione a questo bene pubblico, per le modalità concrete dell'esercizio della libertà sessuale, non sia di gravità concreta: in tal caso,scatteranno altre norme penali a tutelare detto bene...come per gli atti sessuali in pubblico).
Tuttavia il nostro stato non è uno stato liberale puro: alcuni comportamenti, come appunto la prostituzione, sono ritenuti "cattivi" per la società e per la persona: non abbastanza per sanzionarli con lo strumento più grave che esiste (il diritto penale) ma abbastanza per attivare alcuni mezzi per non favorirne la diffusione. Così i comportamenti agevolativi sono stati sanzionati, persino penalmente.
Se ci pensi bene, accade spesso: il suicidio non è un reato (il tentato suicida che non riesca nel proprio intento non va incontro ad alcuna sanzione) ma l'istigatore o chi aiuta il suicida è punito penalmente.
Anche per la droga accade qualcosa del genere: drogarsi non è un reato (anche se comporta sanzioni amministrative) ma è un reato dare la droga a qualcuno.
Ottima e dotta digressione.Complimenti davvero.
Il ragionamento fila, anche se l'unica perplessita' che mi rimane e' il fatto che lo Stato su certe cose mantenga un atteggiamento"moralistico" del tutto arbitrario, salvo poi lasciare piena liberta' di agire contro tale direzione.
Per come la vedo io, lo Stato dovrebbe o proibire(e con sanzioni), oppure in caso contrario essere coerente e non punire nessuno, compresi chi favorisce certe attivita'.
Con questo non voglio certo dire di essere a favore della prostituzione.
Ti rinnovo i complimenti per la tua preparazione.
Il ragionamento fila, anche se l'unica perplessita' che mi rimane e' il fatto che lo Stato su certe cose mantenga un atteggiamento"moralistico" del tutto arbitrario, salvo poi lasciare piena liberta' di agire contro tale direzione.
Per come la vedo io, lo Stato dovrebbe o proibire(e con sanzioni), oppure in caso contrario essere coerente e non punire nessuno, compresi chi favorisce certe attivita'.
Con questo non voglio certo dire di essere a favore della prostituzione.
Ti rinnovo i complimenti per la tua preparazione.
Capisco e condivido le tue perplessità...è che la nostra è una società non molto omogenea, dove convivono visioni e culture molto diverse: per un liberale puro, la prostituzione è una libera scelta individuale (salvo naturalmente l'ipotesi di riduzione in schiavitù, costrizione fisica del pappone ecc.), un lavoro, e come tale deve sottostare alle sole regole del mercato (quindi dovrebbe essere del tutto lecita anche l'attività di un imprenditore del sesso, che organizzasse pubblicità, locali, controlli sanitari e quant'altro all'interno di una "casa chiusa" ed assumesse delle prostitute per esercitare il meretricio...cosa attualmente vietata in quanto "sfruttamento"). Al contrario ci sono alcuni cattolici che ritengono la prostituzione un "male" in sè, in quanto sfrutterebbe un bene "non disponibile" a loro giudizio (la dignità umana, la sessualità) e vorrebbero vietarla in modo totale: per rendere (più) effettivo il divieto, vorrebbero accompagnarlo con sanzioni penali, magari a carico anche del cliente.
Tutte queste istanze contrappposte sono in precario equilibrio tra loro, e ciò che ne esce è l'attuale normativa...
Capisco e condivido le tue perplessità...è che la nostra è una società non molto omogenea, dove convivono visioni e culture molto diverse: per un liberale puro, la prostituzione è una libera scelta individuale (salvo naturalmente l'ipotesi di riduzione in schiavitù, costrizione fisica del pappone ecc.), un lavoro, e come tale deve sottostare alle sole regole del mercato (quindi dovrebbe essere del tutto lecita anche l'attività di un imprenditore del sesso, che organizzasse pubblicità, locali, controlli sanitari e quant'altro all'interno di una "casa chiusa" ed assumesse delle prostitute per esercitare il meretricio...cosa attualmente vietata in quanto "sfruttamento"). Al contrario ci sono alcuni cattolici che ritengono la prostituzione un "male" in sè, in quanto sfrutterebbe un bene "non disponibile" a loro giudizio (la dignità umana, la sessualità) e vorrebbero vietarla in modo totale: per rendere (più) effettivo il divieto, vorrebbero accompagnarlo con sanzioni penali, magari a carico anche del cliente.
Tutte queste istanze contrappposte sono in precario equilibrio tra loro, e ciò che ne esce è l'attuale normativa...
Io onestamente non riesco a capire che scandalo ci sia.
Non vedo dove sia il problema, se uno che lavora nel governo voglia andare a trans.
A volte l'ipocrisia che si respira mi da veramente ai nervi.
Originariamente Scritto da Superfustakkion VS Maurox
però che coincidenza quel maledetto è peggio di una fattucchiera infatti il suo sguardo da strega è inqueitante e malefico, e la testa come il mago di OZ
Originariamente Scritto da proxgis VS GOTM
senti tesoro io ho fatto il gigolo (nonostante non abbia il fisico ma sono bellino che ci devo fare?)
Ti riferisci al rapporto tra prostituzione (lecita) e favoreggiamento.
Uno dei caratteri fondanti del diritto penale è il principio di frammentarietà: non tutti i beni giuridici sono tutelati, e quando anche si tutela un bene giuridico, non ogni lesione o modalità di lesione perfeziona il reato, ma sono punite solo quelle specifiche ipotesi e modalità previste in modo tassativo dalla legge: ad esempio pensa al patrimonio, bene giuridico tutelato dal reato di truffa...non ogni induzione in errore che cagione un danno patrimoniale configura il reato di truffa, ma solo quelle induzioni realizzate mediante la modalità degli "artifizi e raggiri"....ma non solo: quando anche vi sono gli artifizi ed i raggiri, vi deve essere l'"atto di disposizione patrimoniale", requisito implicito della fattispecie secondo la giurispruidenza consolidata.
Il principio di frammentarietà, che ha a sua volta una ratio sostanziale, è la ragione formale per cui può ben essere punibile il favoreggiamento di una condotta che di per sè sarebbe lecita.
La ragione sostanziale alla base della situzione descritta è poi un'altra: è di politica criminale (cioè è figlia di una scelta di valore, effettuata dopo la comparazione di diversi beni e principio anche in contrasto tra loro).
In particolare, è la prostituzione è in sè libera in quanto atto di disposizione di beni personalissimi (il corpo, la libertà sessuale): in accordo con la dottrina liberale che informa il nostro sistema e la costituzione, essi hanno la prevalenza su altri interessi di carattere pubblico, quali il buon costume (salvo che la lesione a questo bene pubblico, per le modalità concrete dell'esercizio della libertà sessuale, non sia di gravità concreta: in tal caso,scatteranno altre norme penali a tutelare detto bene...come per gli atti sessuali in pubblico).
Tuttavia il nostro stato non è uno stato liberale puro: alcuni comportamenti, come appunto la prostituzione, sono ritenuti "cattivi" per la società e per la persona: non abbastanza per sanzionarli con lo strumento più grave che esiste (il diritto penale) ma abbastanza per attivare alcuni mezzi per non favorirne la diffusione. Così i comportamenti agevolativi sono stati sanzionati, persino penalmente.
Se ci pensi bene, accade spesso: il suicidio non è un reato (il tentato suicida che non riesca nel proprio intento non va incontro ad alcuna sanzione) ma l'istigatore o chi aiuta il suicida è punito penalmente.
Anche per la droga accade qualcosa del genere: drogarsi non è un reato (anche se comporta sanzioni amministrative) ma è un reato dare la droga a qualcuno.
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