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evidentemente il plexigass è considerato sufficiente a livello di normative per cui possono sedere accanto e senza mascherine (non discuto sull'efficacia reale)
Fosse così, sarebbe una presa per il culo colossale scusami. [emoji23]
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Forse ne avete già parlato,
Ma in caso di lockdown sarebbe nazionale o mirato di regione in regione?
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Ma guarda che c'è il.plexiglass...
Che poi le mascherine le avrei fatte tenere lo stesso.
Credo che le mettano durante l'entrata/uscita e in bagno.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Forse ne avete già parlato,
Ma in caso di lockdown sarebbe nazionale o mirato di regione in regione?
Ovviamente nazionale. Sarei stupito (favorevolmente) da un ragionamento diverso, ma per ora le decisioni prese seguono pedissequamente i pregressi, e dunque nulla lascia pensare a qualcosa di diverso.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Ma guarda che c'è il.plexiglass...
Che poi le mascherine le avrei fatte tenere lo stesso.
Credo che le mettano durante l'entrata/uscita e in bagno.
Poco cambia se c'è il plexiglass.
Nei teatri come nei cinema c'erano forti restrizioni sui posti all'interno.
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Questo è vero.
Ma non so se nei cinema siano mai stati posti i plexiglass.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Covid: gli anticorpi diminuiscono in pochi mesi, che cosa significa per l’immunità e il vaccino
Uno studio inglese mostra come i livelli di anticorpi protettivi diminuiscano entro pochi mesi e in alcuni soggetti non siano più rilevabili. Gli scienziati spiegano perché non ci si debba preoccupare riguardo all’immunità e al vaccino (ma le incognite restano)
Nel primo ciclo di test, alla fine di giugno e all’inizio di luglio, circa 60 persone su 1.000 avevano anticorpi rilevabili. Ma nell’ultima serie di test, a settembre, solo 44 persone su 1.000 erano positive. La caduta è stata maggiore negli over 65, rispetto ai gruppi di età più giovane, e in persone senza sintomi, rispetto a chi aveva avuto una malattia sintomatica. Il numero di operatori sanitari con anticorpi è rimasto relativamente alto, il che, secondo i ricercatori, potrebbe essere dovuto alla regolare esposizione al virus. Alcuni studiosi commentano con allarme i risultati paventando un’immunità di breve durata che esporrebbe al rischio di contrarre il virus più volte.
Altre conferme della breve immunità
Non è la prima volta che uno studio ha rilevato questo dato: ne aveva scritto una ricerca del King’s College di Londra in cui si era visto che il livello di anticorpi raggiunge il suo picco dopo circa tre settimane dalla comparsa dei sintomi per poi gradualmente diminuire. Lo studio aveva monitorato come, tre mesi dopo l’infezione, soltanto il 17% di chi aveva contratto il virus mantenesse la stessa potenza di risposta immunitaria, destinata a ridursi in certi casi fino a non essere neppure più rilevabile. Un’altra ricerca pubblicata su Nature era giunta alle stesse conclusioni, mostrando che i livelli di anticorpi protettivi diminuiscono di oltre il 70% in convalescenza e in alcuni soggetti non sono più rilevabili. È vero che gli altri coronavirus in circolazione sono stagionali e non offrono protezione duratura, ma è anche vero che il cugino del SARS-CoV-2, il virus della SARS, invece, fa sviluppare al corpo difese che durano presumibilmente qualche anno (il virus, però, è scomparso e gli studi su di esso non sono completi).
È normale che diminuiscano
Gli studiosi non hanno ancora certezze su quanto esattamente gli anticorpi ci proteggeranno da nuove infezioni, ma non tutti sono pessimisti riguardo ai risultati di questi studi perché, in una certa misura, è normale che gli anticorpi diminuiscano dopo la guarigione da un’infezione. Gli anticorpi scendono a livelli base non rilevabili dai test sierologici comunemente usati. Ad esempio, le persone con sintomi da lievi a nulli possono aver prodotto meno anticorpi rispetto a quelle con malattie gravi, ma anche una piccola diminuzione della quantità di anticorpi può far scendere i loro livelli al di sotto del limite di rilevamento. Parliamo degli anticorpi che anche in Italia si cercano con i test sierologici: sono le IgM (Immunoglobuline M), che si manifestano entro 7 giorni circa dalla comparsa dei sintomi e permettono di confermare la diagnosi di infezione, e le IgG (Immunoglobuline G), prodotte dopo circa 14 giorni, che sono la nostra «memoria immunitaria», ci dicono che in passato siamo venuti in contatto con il virus. Se è quindi normale che gli anticorpi diminuiscano, lo è anche che bassi livelli di anticorpi possano produrre ugualmente e rapidamente una risposta del sistema immunitario in caso di riesposizione al virus.
Alcune persone non li sviluppano
È vero anche che «alcune persone (spesso quelle con infezione lieve) non sviluppano anticorpi a lunga durata sufficienti per far montare una risposta efficace – dichiara la dottoressa Angela Rasmussen, virologa della Columbia University -. La conclusione è: le implicazioni per l’immunità a lungo termine non sono chiare». Per avere maggiori certezze sulla durata della protezione non resta che continuare gli studi epidemiologici e ripetere i test sierologici per la rilevazione di anticorpi a scadenza fissa, ad esempio ogni tre mesi per chi fosse risultato positivo alle IgG.
Ci sono anche le cellule T
Ma ci sono altre parti attive del sistema immunitario, come le cellule T, che i nostri test attualmente non rilevano e che possono svolgere un ruolo, uccidendo direttamente le cellule ospiti infette e chiamando altre cellule immunitarie per aiutare. Uno studio svedese, pubblicato sulla rivista Cell ad agosto, ha rilevato che circa il doppio delle persone ha sviluppato l’immunità delle cellule T rispetto a quelle di cui siamo in grado di rilevare gli anticorpi con i test sierologici. Probabilmente, quindi, più soggetti nella popolazione hanno sviluppato immunità al SARS-CoV-2 rispetto a quanto suggerito dai test anticorpali, anche se di diverso genere. In generale l’eliminazione di un virus al primo incontro viene fatta non dagli anticorpi, ma proprio dalle cellule T. Le cellule T riconoscono pezzi diversi del virus rispetto agli anticorpi e sono fondamentali per la memoria dell’infezione.
I timori riguardo al vaccino
Non abbiamo ancora certezze quindi su quanto duri la protezione nei confronti del virus una volta che si sia guariti e su quali siano gli agenti del sistema immunitario più efficienti per la memoria di protezione. Quello che sappiamo è che in alcuni casi è possibile una reinfezione, anche se è un’evenienza molto rara (ne abbiamo parlato QUI, ndr).
Per quanto riguarda i possibili vaccini, però, le preoccupazioni sono limitate, perché proprio un vaccino potrebbe superare il problema del decadimento degli anticorpi: «La scienza, in questo caso, può essere più efficace della natura», scrivono sul New York Times Akiko Iwasaki e Ruslan Medzhitov, professori di immunobiologia all’Università di Yale. «Un vaccino agisce imitando un’infezione naturale, generando cellule T e B della memoria che possono quindi fornire una protezione duratura alle persone vaccinate. La bellezza dei vaccini e uno dei loro grandi vantaggi rispetto alla reazione naturale del nostro corpo alle infezioni – scrivono i due esperti - è che i loro antigeni possono essere progettati per focalizzare la risposta immunitaria sul tallone d’Achille di un virus (qualunque esso sia). Un altro vantaggio è che i vaccini consentono diversi tipi e diverse dosi dei cosiddetti “adiuvanti” (agenti che imitano l’infezione e aiutano a far ripartire la risposta immunitaria) che possono aiutare a rafforzare e allungare le risposte immunitarie».
CorSera
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Covid Milano, primario del Sacco: «Ospedali al collasso, avanti così la gente morirà a casa o sulle ambulanze»
Maurizio Viecca, responsabile della Cardiologia: «Non c’è più posto per i pazienti. Tanti operatori sanitari si sono ammalati. Le istituzioni devono intervenire subito. Sanzioni per chi non usa correttamente le mascherine, devono intervenire le forze dell’ordine». La percentuale di positivi al tampone in Lombardia è salita al 17%
«Gli ospedali di Milano sono al collasso, non c’è più posto per i pazienti. Avanti così, si rischia di morire in ambulanza o in casa, come accadeva in primavera». Lo dice Maurizio Viecca, primario di Cardiologia all’ospedale Sacco di Milano, che chiede alle istituzioni di intervenire subito in Lombardia e a Milano, in particolare, dove la percentuale di positivi al tampone è salita al 17%.
«La crisi degli ospedali non dipende tanto dai posti liberi o meno, ma dalla mancanza di personale. Tanti operatori sanitari si sono ammalati, in percentuali che in primavera non si era riscontrate perché a Milano il virus circolava meno». Secondo Viecca, bisogna adottare subito delle soluzioni che permettano di evitare scenari ancora peggiori. «Occorre immediatamente ridurre i contatti, sui mezzi pubblici anzitutto - propone -. Si deve aprire l’Area C a Milano, si devono utilizzare pullman privati a uso turistico.
E poi, secondo Viecca, ci vogliono i controlli delle forze dell’ordine. Se il 95% delle persone utilizzasse mascherine a norma, avremmo migliaia di morti in meno e il lockdown sarebbe risolutivo e breve, come dimostra uno studio dell’Università di Washington». «Il controllo dell’utilizzo delle mascherine - conclude Viecca - e le sanzioni per chi non le indossa o le indossa scorrettamente è per le istituzioni un dovere sociale ma anche morale».
Sulla difficilissima situazione sanitaria a Milano riferisce anche Fabrizio Marrali, lo «storico» medico di famiglia di Rogoredo, quartiere popolare nella periferia sud: «Cominciamo a fare davvero fatica a seguire i pazienti, siamo di già allo stremo. Stamattina - spiega il medico, che in questi giorni conta tra i suoi assistiti una quarantina di casi di Covid - ho richiesto, tramite il portale Ats, un tampone per la diagnosi per un mio paziente e il primo posto libero è per martedì prossimo. Sono pieni e per i tamponi di guarigione, per capire se ci si è negativizzati, - aggiunge - o ci si rivolge al privato o si aspetta il link che Ats invierà auto-prenotarsi». Impossibile prevedere i tempi poiché «non riescono più a rispondere neanche al telefono». Per quanto riguarda il vaccino anti influenzale, riferisce Marrali: «Ne ho ricevute solamente 30 dosi su 500 e servono per chi è sotto i 65 anni ed è a rischio. Il problema è serio: se ci sarà un altro lockdown come faccio con gli anziani? Proprio quest’anno in cui si doveva cominciare con anticipo ci dicono che forse a novembre invieranno le dosi».
CorSera
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Considerando che le fasce da proteggere sono sostanzialmente e prevalentemente quelle degli anziani e quelle fasce con persone immunodepresse o comunque deboli perché con diverse patologie in essere, quale può essere davvero la soluzione per proteggere queste persone? Siamo sicuri che un lockdown generalizzato sia la chiave?
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
La situazione a Milano/Lombardia inclina al grave/gravissimo.
Non si può perdere tempo coi 15 giorni di Sala. Devono mandare in quarantena la metropoli e forse tutta la regione. A livello nazionale immediato divieto di circolazione tra regioni: da Milano e per Milano è un continuo viavai.
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La situazione a Milano/Lombardia inclina al grave/gravissimo.
Non si può perdere tempo coi 15 giorni di Sala. Devono mandare in quarantena la metropoli e forse tutta la regione. A livello nazionale immediato divieto di circolazione tra regioni: da Milano e per Milano è un continuo viavai.
Ma fare al momento un lockdown in Lombardia no?
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Sala e Fontana sono contrari. Vogliono aspettare. Non so cosa.
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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 28 ottobre: 24.991 nuovi casi e 205 morti
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 589.766 persone (+24.991 rispetto a ieri, +4,4%; ieri +21.994) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste, 37.905 sono decedute (+205, +%; ieri +221) e 275.404 sono state dimesse (+3.416, +1,3%; ieri +3.362). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 276.457 (+21.367, +8,4%; ieri +18.406) e sono visibili nella quinta colonna da destra della tabella in alto; il conto sale a 589.766 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia.
Superati i 22 mila contagi in 24 ore. Ogni giorno c’è un nuovo record assoluto. Per la prima volta il numero degli attuali positivi supera quello dei guariti totali: non era mai successo durante la prima ondata (a fronte di molti meno tamponi). La curva epidemiologica non accenna a frenare la salita: siamo nello «scenario 3» — con valori di Rt regionali tra 1,25 e 1,5 — in rapido peggioramento. L’obiettivo: preservare la tenuta del sistema sanitario, come ha detto il premier Giuseppe Conte. Il numero dei malati in cura cresce in fretta, avvicinando i dati attuali a quelli del lockdown: ricordiamo che il primo giorno di libertà, il 4 maggio, c’erano 16.823 ricoverati e 1.487 in terapia intensiva, quando però i reparti Covid si stavano svuotando. Il rischio è quello di saturare gli ospedali in pochi giorni: in Lombardia è già allarme e si vedono di nuovo le ambulanze in fila davanti alle strutture sanitarie. Il virus si è diffuso su tutto il territorio nazionale, non solo nelle Regioni più colpite con in testa sempre la Lombardia con dati molto alti.
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Sala e Fontana sono contrari. Vogliono aspettare. Non so cosa.
Mi sembra la stessa cosa che accadde a Marzo.
In Lombardia c'era la crisi assoluta e si tentennò eccessivamente e poi fecero un lockdown generale.
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