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Emergenza Coronavirus: thread unico.

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    La mappa delle province lombarde è comunque variegata: quella in cui si continua a lavorare di più è quella di Sondrio, con il 68 per cento delle aziende funzionanti. A Bergamo, le aziende ritenuto indispensabili sono il 56,4 per cento. In provincia di Lodi, la ex zona rossa, il 63 per cento quasi due su tre. A Milano anche le cifre sono alte, le attività aperte sono il 63,7 per cento.
    all’ultimo posto, Mantova dove è in funzione solo il 38,2 per cento delle aziende.


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    I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.

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      Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
      Esatto, io non ho perso un giorno di lavoro.
      Il punto è che volevo quantificare le differenze rispetto ad altri stati che stanno affrontando questa crisi.
      In Francia, Germania, Inghilterra, USA, Spagna quale percentuale dei lavoratori è ancora attiva? Intendo al di la dei decreti, perchè a quanto pare molti in Italia hanno trovato modo di aggirarli.
      lo spiegano bene nel tuo articolo, codici Ateco raggirano parte dei blocci, come nel chimico che ingloba anche la cosmesi come rossetti ecc...
      I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.

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        I dati sul lavoro sono anche “falsati” dallo smart working che è una soluzione emergenziale e non può diventare invece prassi. Nella PA, ad esempio, in gran parte dei casi, tra reti obsolete, personale non qualificato, impossibilità di quantificare il prodotto, è fallimentare. Quindi se leggiamo che tutto il comparto pubblico lavora da casa abbiamo la falsa percezione che produca quanto prima.
        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
        ma_75@bodyweb.com

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          La P.A. quando mai produce se non fastidi per chi deve lavorare davvero? Scusa ma_75 ma l'hai servita su un piatto d'argento
          Ciao Manuel, bodyweb non sarà mai più la stessa!

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            Originariamente Scritto da salsa Visualizza Messaggio
            lo spiegano bene nel tuo articolo, codici Ateco raggirano parte dei blocci, come nel chimico che ingloba anche la cosmesi come rossetti ecc...
            ma è chiaro che lavorano tutti, non si spiega altrimenti da dove vengano tutti questi contagi. Qui il Governo può farci poco, se i capi corrono all'ateco a cambiare i codici vuol dire che non hanno capito un bel niente e non hanno a cuore la salute dei loro dipendenti in primis.
            Chiaramente parlo di mancato rispetto della salute dei dipendenti perchè non ci credo manco se lo vedo che un capo impresa fornisca i DPI ai suoi dipendenti pagando di tasca sua.


            Tessera N° 7

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              Da me in azienda era passata la Spisal ed aveva dato l’ok nonostante le misure adottate fossero ridicole e nessuno indossasse una mascherina
              E ieri sera sentivo la vice di Confindustria dire che in Veneto si può ripartire perché le ispezioni nella gran parte dei casi hanno dato esiti positivi...avoja, se chiudono entrambi gli occhi quando le fanno ci credo
              Il discorso sicurezza purtroppo è una utopia
              Originariamente Scritto da Sean
              faccini, kazzi, fike, kuli
              cesko92 [at] live.it

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                Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                Chiaramente parlo di mancato rispetto della salute dei dipendenti perchè non ci credo manco se lo vedo che un capo impresa fornisca i DPI ai suoi dipendenti pagando di tasca sua.
                lo forniranno anche, ma la mascherine andrebbero cambiate ogni giorno... io mi son preso uno sterilizzatore UV che arriverà mai (fine maggio-giugno si parla), almeno posso riutilizzare una chirurghica senza rovinare il tessuto lavandola

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                  poi non ci meravigliamo se a fine maggio continuiamo con 2000-3000 contagi al giorno. Una cosa doveva fare la protezione civile,UNA: fornire a tutte le aziende che riaprono a breve i DPI. Invece come al solito si naviga a vista.
                  Intendiamoci, se fosse possibile garantire la sicurezza sul lavoro, io riaprirei tutto domani.


                  Tessera N° 7

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                    Ma se non sono stati in grado di fornirli manco agli ospedali, ma dove dobbiamo andare.

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                      sbaglio o c'è un peggioramento dai dati?
                      Alboreto is nothing

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                        Spagna, cala la curva delle vittime: 605 in 24 ore
                        Sono 605 le persone che hanno perso la vita a causa del Covid-19 in Spagna nelle ultime 24 ore, portando così a 15.843 il totale dei decessi. Lo rende noto il ministero della Sanità spagnolo. Si tratta del tasso di vittime giornaliero più basso dal 24 marzo. Sono invece 157.022 le persone contagiate in Spagna, con un aumento di 4.576 nelle ultime 24 ore.

                        Iss, segnali positivi ma non abbassare la guardia
                        «La curva del contagio segnala una situazione in decrescita. È un segnale positivo ma non deve indurci ad abbassare la guardia». Lo ha detto in conferenza stampa Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.

                        Medici, totale morti arriva a 107
                        Sul totale dei medici deceduti, 10 erano odontoiatri e 43 erano medici di famiglia. Gli altri 54 medici deceduti erano specialisti, medici di guardia medica, medici ospedalieri, pensionati, pensionati richiamati in servizio. Oltre ai medici, sono deceduti per l’epidemia anche 28 infermieri, 6 farmacisti e 5 autisti-soccorritori ed un infermiere del sistema 118.

                        È entrato in vigore il coprifuoco di 48 ore che il governo turco ha decretato a sorpresa venerdì sera. «Niente panico, i fornai rimangono aperti»,...
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                          benissimo, si riparte dopo Pasqua: mi auguro che protezione civile ed inail si siano assicurati che tutte le aziende abbiano DPI per i propri dipendenti perché se no stiamo mandando la gente a morire

                          spero (ma non credo) che verranno fatti controlli severissimi
                          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                          Originariamente Scritto da GoodBoy!
                          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                          grazie.




                          PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                            Morti e coronavirus, a Milano +63% di decessi: l’«anomalia» rispetto alle altre grandi città del Nord

                            Nel rapporto Istat spicca la distanza tra i capoluoghi e le metropoli delle tre regioni del Nord più colpite: a Milano la mortalità è aumentata del 63%, a Bologna solo del 19%. E i contagi sono avvenuti in maggioranza a fine febbraio

                            Nei grafici degli ultimi 5 anni spicca sempre una fascia rossa, che indica l’arrivo dell’influenza, e quando il trend della mortalità entra in quella fascia si nota la salita dei i decessi collegati ai virus stagionali: quando si «esce» dal settore rosso poi la tendenza della mortalità inizia a scendere. Nel 2020, superata la «zona rossa» dell’influenza, la linea nera della mortalità invece schizza verso l’alto. È la rappresentazione grafica degli effetti devastanti del Covid-19. Il più recente rapporto dell’Istat sulla «Mortalità Giornaliera nelle città italiane in relazione all’epidemia», aggiornato al 28 marzo, racconta però anche altro: in particolare segna le differenze tra le diverse città, dove spicca la distanza tra i capoluoghi e le metropoli delle tre regioni del Nord (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) che per come s’è diffusa l’epidemia avrebbero potuto essere devastate allo stesso modo.

                            E invece nel triangolo delle zone più colpite si notano andamenti diversi: fino al 27 marzo, la mortalità a Milano è aumentata del 63 per cento, mentre è stata più contenuta a Bologna (19 per cento) e a Verona (31 per cento). L’aumento più forte è a Brescia (più 133 per cento, nell’analisi non rientra Bergamo perché il sistema di rilevazione è più antico e non includeva quella città).

                            Gli esperti dell’Istat identificano però un altro punto decisivo, e cioè il momento esatto nel quale la mortalità ha iniziato a discostarsi dalla baseline delle morti statisticamente attese: «A Milano e Genova, l’incremento si osserva a partire dalla settimana del 14-20 marzo nella classe di età 75-84 anni. Un incremento minore della mortalità si osserva anche a Bolzano dal 12 marzo, a Torino dal 18 marzo, a Verona dal 15 marzo e a Bologna dal 17 marzo».

                            Stando al tempo dell’incubazione della malattia, che arriva a 14 giorni, la conoscenza di quando sono iniziate le morti in eccesso porta a dedurre un elemento fondamentale: la stragrande maggioranza dei contagi che ha portato alla devastazione di così tanti morti è avvenuta a fine febbraio, dunque mentre l’Italia e le Regioni del Nord già avevano piena coscienza del fatto che il virus stesse circolando e si interrogavano su quali attività chiudere, in che misura e a partire da che giorno. Il contagio è dunque dilagato mentre le istituzioni discutevano sulle possibili misure di contrasto alla pandemia. La differenza tra le città delle Regioni più colpite impone invece un interrogativo che nei prossimi mesi sarà al centro degli studi di epidemiologia: aver contrastato le conseguenze dell’epidemia con armi diverse e di diversa efficacia ha avuto effetti sulle conseguenze? Ovvero: un certo numero di morti potevano essere risparmiati?




                            Nel rapporto Istat spicca la distanza tra i capoluoghi e le metropoli delle tre regioni del Nord più colpite: a Milano la mortalità è aumentata del 63%, a Bologna solo del 19%. E i contagi sono avvenuti in maggioranza a fine febbraio
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Sto ancora aspettando un programma di riapertura per quelli smaniosi di tornare al tana liberi tutti,ma qua tutto tace tranne l'eco della solita fesseria che continua a circolare. Per poter pensare di riaprire qualcosa bisogna avere una % di contagi sotto l'1%. Quante volte devo scriverlo affinché lo capiate?Se fai tornare la gente a circolare succede una ecatombe nel giro di un mese.Al Sud costruirebbero fosse comuni.Vi è chiaro o no? Se non vi è chiaro dovete scrivere il programma di riapertura sapendo che,da uno studio cinese non ancora confermato,oltre il 30% non ha sviluppato anticorpi o troppo pochi ed è quindi soggetto infettabile,e che ogni infetto ne infetta almeno 3.

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                                Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
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                                ma è ovvio
                                Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                                parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                                Originariamente Scritto da GoodBoy!
                                ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                                grazie.




                                PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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