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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    La Roma rischia di rimettere in gioco Milan e Napoli.

    Alla prossima c'è l'Atalanta...per questo oggi doveva vincere.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Bene.
      Tanto ariva Friedkin, no?
      Sti cazz1.

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        Dal 5 gennaio 6 partite: 4 sconfitte, un pari, una vittoria. 13 goal incassati, due a partita. Tutto inizia con la sconfitta in casa col Torino. Lì si è scombinato qualcosa.
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          La Roma rischia di rimettere in gioco Milan e Napoli.

          Alla prossima c'è l'Atalanta...per questo oggi doveva vincere.
          Il Napoli potrebbe avere la forza di farcela. Il Milan non ce l'ha.
          I SUOI goals:
          -Serie A: 189
          -Serie B: 6
          -Super League: 5
          -Coppa Italia: 13
          -Chinese FA Cup: 1
          -Coppa UEFA: 5
          -Champions League: 13
          -Nazionale Under 21: 19
          -Nazionale: 19
          TOTALE: 270

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            Intanto ha un motivo ulteriore per cercare di vincere il derby è già qualcosa.
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Io sul napoli vi ho avvertito già due settimane fa
              il milan non centra assolutamente nulla in quei discorsi,anche dovesse vincere il derby.

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                Grazie Roma per aver perso oggi [emoji122][emoji122][emoji122]

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                  La Roma perde all’Olimpico anche contro il Bologna, ormai è crisi: dall’inizio del 2020 la squadra di Fonseca non ne ha più azzeccata una. Quattro sconfitte in campionato, sette gol incassati in due partite, difesa nel mirino, un gioco che non produce più né occasioni né tantomeno gol. Il posto in Champions League così diventa sempre più una scommessa. Sarà meglio che Mr. Friedkin si sbrighi a prendere in mano il club, altrimenti non troverà più nulla…


                  Roma-Bologna 2-3
                  La crisi della Roma oggi è la più profonda e la più inaspettata di tutte. Colpisce in pieno una squadra di alta classifica e dunque è altamente destabilizzante. Al 20 dicembre dopo la vittoria con la Fiorentina, la Roma era sempre quarta, ma a soli due punti dalla terza, e a 7 dalla prime due (Juve e Inter).

                  Oggi la Roma è solo virtualmente quarta, l’Atalanta l’ha agganciata: la Lazio è 11 punti più sopra, la vetta della Juve a + 13. E tutti devono ancora giocare. E questo in appena un mese e mezzo, vacanze di Natale comprese. Da quando è tornata in campo dopo la pausa la Roma ha vinto una sola partita, ne ha perse quattro in campionato (Torino, Juve, Sassuolo, Bologna), e ne ha persa un’altra malamente con la Juve in Coppa Italia.

                  I primi tempi sono quasi sempre disastrosi, la Roma incassa valanghe di gol, produce un gioco assolutamente innocuo, tra i molti scomparsi soprattutto Dzeko che non fa quasi più gol. Gli infortuni di Zaniolo e Diawara hanno tolto forza e certezze, un giocatore di grande esperienza come Florenzi è stato lasciato andar via così, senza colpo ferire, quasi come una liberazione.

                  Fonseca, che sembra un bravo allenatore, per il momento pare aver perso il controllo della situazione: la Roma è sulle ginocchia, fisicamente e psicologicamente a terra, impaurita. Si avvertono all’interno vari scricchiolii: Fonseca che aveva chiesto rinforzi specifici, un mercato fatto cercando più che altro giovani di prospettiva, problemi tra allenatore e direttore sportivo, Dzeko nuovo capitano che non sembra convinto dei giovani. Possibile che la qualità dei giocatori non offra molto di più, di sicuro sembra, questo attuale, un incubo ricorrente. La Roma da anni è sempre una squadra provvisoria. Adesso si trova addirittura sul ponte di passaggio da una gestione americana all’altra: probabile che anche questo sia un grande fattore d’incertezza. Se non si sbriga a chiudere e mettere le mani in pasta mister Dan Friedkin, si troverà con una Roma iperdepressa e in caduta libera.

                  La Lazio vince a Parma (tra le furibonde proteste di D'Aversa) e va a -1 dalla Juventus. Una cavalcata, quella della squadra di Inzaghi, irresistibile, non perde da quasi metà campionato. Per lo scudetto non si può più fare finta di nulla. – ⚽ Il Napoli si dà la zappa sui piedi e perde in casa col Lecce. Aver anche solo pensato di poter riagganciare il quarto posto è stato deleterio. Gattuso si lamenta del carattere dei suoi: "Ci manca la cattiveria". Insomma Ringhio un Napoli troppo buono non se lo persona proprio – ⚽  Non è più la Juventus di ferro che domina il campionato, perde a Verona e continua a rimettere in discussione lo scudetto. I problemi sono sempre quelli, il gioco non è granché, Ronaldo fa gol ma resta un po' da solo, in difesa si commettono errori gravi. Sarri in difficoltà è stato chiaro: "Dobbiamo capire che vincere non è più scontato. Speriamo che qualcuno mi aiuti…" – ⚽L'Atalanta di Gasperini vince a Firenze e si prende il quarto posto, staccando la Roma. E così continua a fare la rompiscatole tra le big di Champions League: impressionante la sua capacità di attacco e il numero dei suoi gol (61 ) – ⚽ La Roma perde all'Olimpico anche contro il Bologna, ormai è crisi: dall'inizio del 2020 la squadra di Fonseca non ne ha più azzeccata una. Quattro sconfitte in campionato, sette gol incassati in due partite, difesa nel mirino, un gioco che non produce più né occasioni né tantomeno gol. Il posto in Champions League così diventa sempre più una scommessa.  Sarà meglio che Mr. Friedkin si sbrighi a prendere in mano il club, altrimenti non troverà più nulla… | Bloooog!
                  SERIE A 2019-2020, 23a GIORNATA Roma-Bologna 2-3 (16' Orsolini B, 22' Denswil aut R, 26' Barrow B, 51' Barrow B, 72' Mkhitaryan R), Fiorentina-Atalanta 1-2 (31' Chiesa F, 49' Zapata A, 72' Malinovskyi A), Torino-Sampdoria 1-3 (55' Verdi T, 70' Ramirez S, 75' Ramirez S, 79' Quagliarella rig S), Verona-Juventus 1-2 (65' Ronaldo J, 76' Borini V, ,86' Pazzini rig V), Spal-Sassuolo 1-2 (23' Bonifazi Sp, 65' Caputo rig Sas, 90' Boga Sas) , Brescia-Udinese 1-1 (81' Bisoli B, 90'+3' De Paul U), Genoa-Cagliari 1-0 (43' Pandev G), Napoli-Lecce 2-3 (29' Lapadula L, 48' Milik N, 61' Lapadula L, 82' Mancosu L, 90' Callejon N), Parma-Lazio 0-1 (41' Caicedo L), Inter-Milan 4-2 (40' Rebic M, 45'+1' Ibrahimovic M, 51' Brozovic I, 54' Vecino I, 70' De Vrij I, 90'+3' Lukaku I). *** Parma-Lazio 0-1 La Lazio a un punto dalla Juve alla 23a giornata è un segno del cambiamento, quasi della rivoluzione in atto. La Lazio non era prevista a questo livello, non era considerata nella corsa scudetto. Forse non lo
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Derby Inter-Milan: nerazzurri stakanovisti, rossoneri trasformisti. Lukaku e Romagnoli gli intoccabili

                    L’idea di Conte, modulo con una punta ed Eriksen trequartista, in difesa favorito D’Ambrosio per contenere Theo Hernandez

                    C’è la squadra degli stakanovisti e quella dei trasformisti. Inter e Milan sono all’opposto in tutto, anche nel modo di utilizzare i giocatori. Antonio Conte ha plasmato la nuova squadra su una base di giocatori ben definita, Stefano Pioli è subentrato a Marco Giampaolo e ha dovuto adattarsi, cambiando più spesso per azzeccare infine la formula giusta. Nell’Inter esistono sei titolari inamovibili, impiegati finora in almeno 20 partite, nel Milan sono tre, la metà.

                    Soltanto due giocatori hanno fatto l’en plein, il nerazzurro Romelu Lukaku e il rossonero Alessio Romagnoli: per loro 22 presenze nelle prime 22 gare di campionato, ma il difensore ha giocato 1.980 minuti in totale, un centinaio in più della punta belga che si è fermata a 1.886. Non aveva torto Conte, quando lamentava una rosa ristretta per affrontare tre competizioni. Oltre all’imprescindibile Lukaku, sono da subito diventati fondamentali per l’allenatore nerazzurro Skriniar, De Vrij, Brozovic e Lautaro. In difesa è partito con Godin, superato via via nelle gerarchie dal giovane Bastoni, squalificato però per il derby di domani. A centrocampo Brozovic è un dipendente a tempo indeterminato. Fino al match di Lecce, quando si è fatto male, non s’era mai fermato, se non per un turno di squalifica prima di Natale.

                    Domenica sarà lui a dettare i tempi al centrocampo, affiancato da Barella e Vecino e a supporto di Eriksen. Il danese, questa è l’ultima novità, dovrebbe essere piazzato da Conte alle spalle di Lukaku. L’idea è stata provata dal tecnico, attento agli equilibri della linea mediana e anche ai cambi da giocarsi a gara in corso, con Sanchez uomo in più per svoltare la partita, come già successo a Udine. Per limitare Theo Hernandez, sulla fascia destra dovrebbe tornare Candreva, altro fedelissimo di Conte, supportato da D’Ambrosio più adatto, rispetto a Godin, a contenere la velocità dell’esterno milanista.

                    C’è da capire se Conte riuscirà a recuperare Handanovic, altro intoccabile con ben 21 presenze su 22. Il tutore alla mano sinistra dà garanzie, può prevenire i traumi ma non offrire una protezione assoluta. Oltre che in Romagnoli, dall'altra parte Pioli ripone le sue certezze in Donnarumma (21 presenze) e nel turco Calhanoglu (20), gli altri due milanisti inamovibili, anche con l’ex allenatore Giampaolo. Il tecnico del Milan alterna parecchio di più, soprattutto sulla fascia destra in difesa, dove si dividono il posto Conti e Calabria. A centrocampo però rinuncia mal volentieri a Bennacer e Kessie: a parte rarissime eccezioni e squalifiche la coppia è tra le più impiegate.

                    In attacco Pioli prova e cerca soluzioni alternative. Castillejo, dopo un avvio a singhiozzo, sta ultimamente trovando più spazio. Lo stesso Leao, uno dei colpi del mercato estivo, non è un habitué della formazione titolare. Gli equilibri del Milan però sono inevitabilmente cambiati con il mercato e, soprattutto, con l’arrivo di Ibrahimovic. Lo svedese ha giocato quattro match su cinque, l’ultimo lo ha saltato per influenza, ma nel derby sarà il punto di riferimento dell’attacco e, c'è da scommetterci, diventerà uno degli stakanovisti rossoneri, fisico permettendo.

                    CorSera
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                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Inter-Milan, le cinque chiavi del derby Ibrahimovic contro Lukaku, l’incognita Eriksen e il fattore Theo Hernandez

                      Gli uomini e i duelli che possono decidere la sfida, i nerazzurri inseguono lo scudetto mentre i rossoneri un posto in Europa


                      Zlatan cambia tutto

                      Il segreto in fondo è sempre lo stesso, riuscire a trovare la chiave giusta per aprire il derby e vincerlo. L’Inter è in viaggio per lo scudetto, forte del secondo posto e della vittoria dell’andata, il Milan prova a risalire e a riacciuffare un posto in Europa, spinto dal fattore Ibrahimovic. Gli attaccanti saranno gli uomini chiave.

                      La promessa di Lukaku

                      L’alter ego del cattivissimo Zlatan è il gigante buono Romelu Lukaku. I due furono compagni a Manchester: «Sarà bello sfidarlo». Il belga, dopo l’ultima doppietta di Udine, ha promesso: «Segno tanto in trasferta, ma voglio fare la differenza anche a San Siro». Al Milan però ha già fatto gol nel derby d’andata, staccando di testa su Romagnoli. Il duello si riproporrà, anche se il modo di giocare di Lukaku è molto cambiato in questi mesi. Il centravanti parte da molto lontano, apre spazi, ma quando è in area attira nella trappola il marcatore appoggiandosi su di lui per poi aggirarlo. I numeri del centravanti di Conte sono impressionanti: già 16 reti, di cui solo 4 in casa però. Di fatto Lukaku ha segnato da solo quasi quanto tutto il Milan, la cui rosa attuale, depurata di Piatek e Suso, ha realizzato la miseria di 18 gol. Però in questo 172° derby di serie A, Lukaku non avrà Lautaro come spalla, ma Sanchez. Il cileno è molto mobile, e qui bisognerà vedere chi sarà tra Musacchio o Kjaer a prenderlo in consegna. Il primo è favorito.

                      L’incognita Eriksen

                      Il danese è la vera doppia incognita del derby. Doppia perché è una variabile incalcolabile per il Milan, ma anche per l’Inter. Conte deve decidere come utilizzarlo, se da trequartista come a Udine o da mezzala sinistra, se farlo partire dall’inizio (probabile) o a gara in corso. All’esordio da titolare ha faticato da trequartista, deve acquisire il ritmo e capire i meccanismi, ma anche la squadra deve adattarsi a lui. Un guaio anche per il Milan. Stefano Pioli deve scegliere a chi affidarlo, potrebbe essere Kessie o, se davvero il danese giocherà da trequartista puro, finire sotto l’influenza di Bennacer.

                      Donnarumma contro...

                      Handanovic? O Padelli? Con lo sloveno sarebbe anche uno scontro generazionale, visto che fra i due ballano 15 anni, una carriera intera. Difficile però che possano sfidarsi. Perché Handa resta in forte dubbio, il mignolo rotto gli fa male e Conte non vuole correre il rischio di sprecare un cambio a partita in corso, una partita durante la quale i ritmi si alzeranno e serviranno energie fresche. Padelli a Udine se l’è cavata nonostante la ruggine da panchina. Dalla sua ha l’entusiasmo della grande occasione. A Conte e ai difensori il compito di trasmettergli subito fiducia, fin dai primi minuti. Di là ci sarà però un Donnarumma in condizioni strepitose, tornato finalmente al rendimento di due-tre anni fa. La sua valutazione è tornata ai livelli di prima, 70 milioni di euro. Il suo futuro è un enigma, è una storia tutta da scrivere. Ma Gigio, milanista dentro, sente il derby. Nella sua testa, assicura chi gli sta vicino, c’è un obiettivo ben preciso: un derby da protagonista per cancellare definitivamente l’errore che costò la sconfitta al Milan al 92’ il 21 ottobre 2018.

                      La variabile Theo Hernandez

                      Un attaccante aggiunto. E non solo per i 6 gol in 20 presenze fra campionato e Coppa Italia, che fanno di Hernandez il miglior marcatore del Milan. Un terzino. Che però gioca prevalentemente dalla metà campo in su, dove sa essere devastante: recupera, crossa, tira. La scommessa vinta di Maldini. La controindicazione però c’è: dietro, il francese concede troppo. Come si è visto sul gol del Verona, quando ha perso completamente Faraoni. È lì, in quella crepa, che l’Inter si deve infilare. Conte non ha ancora scelto chi mettergli di fronte. Tre scelte: il più difensivo D’Ambrosio, oppure Candreva e Moses, più attaccanti. Scelta determinante: un gran pezzo del derby si deciderà lì.


                      CorSera
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                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Inter, la sicurezza di Eriksen: "Il derby lo vinciamo noi"

                        Il danese atteso domenica alla sua prima stracittadina

                        “Chi vince il derby? L'Inter”, è la risposta di Christian Eriksen in un’intervista pubblicata sul portale YouTube dell’Inter: una lunga chiacchierata con il danese per far conoscere ai tifosi passioni e ‘segreti’ del centrocampista, che dopo il calcio dice di amare il ping pong. Il nerazzurro parla delle sue preferenze per i dolci e le serate in casa, della sua allergia a cani e gatti, fino a svelare il desiderio di rigiocare la finale di Champions persa con il Tottenham la scorsa stagione. Senza dimenticare i video giochi. “Chi è più forte tra me e Eriksen virtuale? Quello reale certamente”, sottolinea il calciatore, già battezzato protagonista del derby che verrà: quello contro il Milan di Zlatan Ibrahimovic in programma domenica sera a San Siro, che potrebbe ospitare la sua ultima stracittadina.

                        L’Inter, seconda e davanti ai rivali rossoneri di 19 punti, punta a centrare il quarto successo consecutivo. Antonio Conte, senza gli squalificati Lautaro e Bastoni, è da giorni impegnato a studiare la squadra migliore da schierare contro i rossoneri. I dubbi dei giorni scorsi, che hanno occupato le notti del tecnico, si stanno lentamente dissolvendo, anche se le scelte finali il tecnico leccese le farà solo domenica. Al momento la formazione dovrebbe prevedere Padelli, già in campo a Udine la scorsa settimana al posto dell’infortunato Handanovic. In difesa dovrebbero scendere in campo dal primo minuto Godin, che proprio contro il Milan all'andata (partita vinta 2-0 dall'Inter) fece una delle sue migliori prestazioni, e le certezze De Vrij e Skriniar. A centrocampo con Candreva, Barella e Brozovic i neo acquisti Young, che da quando è arrivato non ha mai disatteso le aspettative ed Eriksen (L’altra opzione per il danese sarebbe quella di andare ad occupare la posizione di trequartista dietro alle due punte). In attacco insieme a Lukaku dovrebbe scendere in campo Sanchez, il baby Esposito, ancora incerto, dovrebbe partire dalla panchina.

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                          Napoli, Insigne: ''Dopo il Salisburgo un 'casino' che si poteva evitare''

                          L'attaccante azzurro torna sul momento travagliato dello scorso autunno: ''E' stata colpa di tutti. Ora non pensiamo al passato, rimaniamo compatti ed uniti''. In Champions 4 punti contro il Liverpool: ''Siamo la loro bestia nera''

                          "Dopo il Salisburgo c'è stato un pochino di casino che si poteva evitare, ma è colpa di tutti. Ora non pensiamo al passato, rimaniamo compatti ed uniti". Sono le parole di Lorenzo Insigne in un'intervista a Sky Sport che andrà in onda integralmente venerdì dalle 23, chiudendo le polemiche per la rivolta dei giocatori azzurri (il famoso "ammutinamento") dopo il match di Champions contro il Salisburgo dello scorso 5 novembre.

                          "Siamo bestia nera del Liverpool"

                          Dopo quella partita i giocatori azzurri rifiutarono di tornare in ritiro, come invece precedentemente imposto dalla società. Pare che Insigne fu proprio uno dei capi della rivolta con parole accese nei confronti di Edoardo De Laurentiis, figlio del presidente Aurelio ("Dì a tuo padre che noi torniamo a casa"). Il gesto provocò una forte rottura tra i giocatori e la società, che ha comminato pesanti multe a tutti, contro cui i giocatori hanno fatto ricorso. L'arbitrato deciderà il da farsi. Nel frattempo il cammino in Champions, a differenza del campionato, non ha risentito ripercussioni: il Napoli si è qualificato per gli ottavi dove affronterà il Barcellona. Insigne assicura che la squadra non ha paura, anche ripensando ai 4 punti ottenuti nella fase a gironi contro la corazzata Liverpool (2-0 al San Paolo e 1-1 ad Anfield): "Ogni volta che incontriamo il Liverpool facciamo grandi prestazioni, contro di loro abbiamo fatto una partita stratosferica - ricorda -. Siamo diventati la loro bestia nera. In due gare gli abbiamo preso quattro punti e questo è motivo di grande soddisfazione. Siamo usciti da Alfield con un pareggio che è servito a molto, anche se volevamo la qualificazione con un turno di anticipo". Il Barça è avvisato.

                          Turnover contro il Lecce?

                          Intanto in vista della sfida di domenica pomeriggio contro il Lecce, Gattuso potrebbe ricorrere al turnvoer considerando l'impegno di Coppa Italia, mercoledì prossimo a San Siro contro l'Inter. Così Politano potrebbe prendere il posto di Callejon, come Llorente quello di Milik. Dubbio Ospina-Meret tra i pali, mentre è pienamente recuperato Koulibaly, fermo da ormai da oltre un mese.

                          A ruba i biglietti per il Barcellona

                          Migliaia di tifosi intanto hanno fatto la fila fin dalla prima mattina per acquistare i biglietti per l'ottavo di finale di Champions League Napoli-Barcellona. Ieri è infatti terminata la prelazione per gli abbonati ed è scattata la vendita libera che ha subito riscosso un enorme successo, nonostante gli stessi tifosi si fossero lamentati dei prezzi. Curve e distinti già esauriti nonostante il tagliando più economici costasse settanta euro.

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                            Juventus, Sarri: «Temo di essere bipolare: ci sono il tecnico e l'esteta»

                            L'allenatore e le divisioni interiori, la più importante riguarda Dybala: «In ufficio penso da allenatore e arrivo a certe conclusioni, esco e da innamorato del calcio sono altre»


                            Dybala o non Dybala, questo è il problema di Maurizio Sarri. Quello che lo fa «andare a letto bestemmiando» quando lo tiene fuori dai titolari e gli crea uno sdoppiamento della personalità — tra i doveri dell’allenatore e i piaceri dell’esteta — che non sarebbe dispiaciuto a uno dei suoi scrittori preferiti, Charles Bukowski (anche lui del resto propenso all’imprecazione). Ma Dybala, che non segna dal 18 dicembre a Marassi contro la Sampdoria con quel tiro magnifico offuscato poi dal volo di testa di Ronaldo, gioca o non gioca stasera a Verona?

                            «Io sono bipolare: mi chiudo nel mio ufficio e penso da allenatore e arrivo a certe conclusioni; poi esco dal mio ufficio, mi scordo di essere un allenatore, sono un innamorato del calcio e penso ad altre cose — sottolinea l’allenatore della Juve —. È normale che pensi questo quando mi estraneo dal ruolo di allenatore, quindi ho paura di essere bipolare...». Ovviamente non è mai bello ironizzare sulle patologie, ma il tono di Sarri è tutto fuorché offensivo e ormai, piaccia o non piaccia, la bipolarità è entrata nel lessico comune.

                            Meno comune è sicuramente la situazione di Dybala, un numero 10 che piace tanto alla versione romantica di Sarri e un po’ meno a quella aziendale. Perché con il ritorno di Douglas Costa ha aggiunto una pedina al turnover in attacco della Juve: non più la semplice staffetta Higuain-Dybala, con eventuali trequartisti riadattati come Bernardeschi o Ramsey, ma un ulteriore cambio, di sistema e interpreti. Con una sola immutabile certezza: Ronaldo gioca nel ruolo di se stesso.

                            Con la Fiorentina, ovvero una difesa a cinque molto bassa, Sarri si è giocato il trio Costa-Higuain-Ronaldo
                            . A Verona, al cospetto di un avversario che difende con tre uomini ma spinge molto sugli esterni, può anche essere il turno di Dybala falso centravanti: un’idea intrigante, che potrebbe anche soddisfare le due anime di Sarri. E che sicuramente dimostra due cose: la capacità dell’allenatore di provare nuove soluzioni e di evolversi continuamente, ma allo stesso tempo anche la complessità della gestione delle risorse umane (e dei musi lunghi) e pure delle scelte tattiche.

                            Ma è proprio questo il cuore della sfida di Sarri, atterrato in un pianeta così diverso: adattarsi, senza snaturarsi, «juventinizzarsi» nel culto del lavoro e della vittoria e «sarrizzare» un po’ un ambiente d’acciaio con il suo gioco propositivo e i rischi che comporta. Far rendere al meglio Dybala con Ronaldo, cosa non riuscita ad Allegri, può essere il nodo della stagione. Senza dimenticare che per l’argentino è tempo di pensare al rinnovo del contratto (che scade tra due anni) e a un adeguamento di contratto in linea con gli stipendi degli ultimi arrivati. Lo snodo non è delicato solo per l’allenatore. Ma anche per l’argentino, che a 26 anni entra nell’età decisiva, quella del possibile salto di qualità definitivo, anche per uscire dall’ombra di Messi in Nazionale e da quella di Ronaldo nella Juventus.

                            Lui, Cristiano, punta al record (juventino) della decima partita consecutiva a segno nello stadio dove ha debuttato in Italia (sponda Chievo). La trasferta al Festival non lo ha certo scalfito:«Conoscendo Ronaldo ha sicuramente riposato le ore giuste — chiosa Sarri —. Quindi si presenterà in buonissime condizioni come da quando non ha più fastidio al ginocchio. Non ho visto Sanremo, mi hanno detto che Georgina è stata brava. Ho lavorato fino a tardi e poi per rilassarmi ho visto un film». In quello di stasera ci sarà Dybala come protagonista?



                            CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Il Manchester City pronto a piombare su Messi, ma Guardiola minimizza: «Finirà la carriera al Barcellona»

                              Dopo un corteggiamento durato un decennio in estate l'argentino potrebbe varcare la Manica. Ma il suo ex tecnico frena: «Desidero che rimanga là, non ci sono possibilità»

                              Secondo «The Athletic» il Manchester City ha buone possibilità di ingaggiare Lionel Messi nella prossima sessione di mercato, dopo un corteggiamento durato quasi un decennio. E questo permetterebbe ai Citizen di riunire la coppia Messi-Guardiola otto anni dopo l’addio di Pep al Barcellona.

                              Un tentativo di ingaggiare la stella argentina era stato fatto l’ultima volta nel 2016, prima che venisse firmato il rinnovo con clausola rescissoria monstre da 700 milioni. Ora il litigio con il ds Abidal, e il momento poco felice attraversato dalla squadra catalana, favorirebbero l’addio del 32enne con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto, e senza costringere l’acquirente a pagare gli azulgrana.


                              Al momento Guardiola minimizza: «Non ci sono possibilità di acquistare Messi. Leo è un giocatore del Barça e desidero che rimanga. Penso che finirà lì la sua carriera». Però il rapporto tra tecnico e Messi è solido, e una buona parola potrebbero mettercela altre due vecchie glorie del Barça, Ferran Soriano e Txiki Beguiristain.



                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Incomprensibile la crisi romanista arrivata quasi d'improvviso, dopo che la squadra aveva eccellentemente tenuto fino alla sosta di dicembre. Fonseca dice che è colpa di un "blocco mentale", e che la sconfitta col Sassuolo ha fatto perdere "serenità/convinzione".

                                Non so se essere d'accordo con questa analisi, perchè prima del Sassuolo c'erano state anche le sconfitte col Torino (che abbiamo visto che squadra è) e con la Juve (tutte e due interne), dove la difesa aveva già iniziato a scricchiolare sinistramente. Poi sono arrivati i tonfi con Sassuolo e Bologna, con in mezzo i brodini col Genoa (vittoria) e Lazio (pari).

                                Che succede? Problema di moduli? Problema di difesa? Problemi psicologici? Logorio dovuto agli infortuni? Punte che non pungono più? Un misto di tutto?

                                Sta a Fonseca recuperare la rotta e deve farlo in fretta: alla prossima, trasferta in casa dell'Atalanta per una partita che assume i contorni di una chiamata dentro/fuori per il quarto posto.
                                Last edited by Sean; 08-02-2020, 07:31:43.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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