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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Kulusevski mi pare di aver capito che fu preso a 15 anni..

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      Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
      altro che capita a tutti
      sono tra i migliori in circolazione
      L'ho detto che son bravi, ma non e' il singolo colpo a dimostrarlo. Pure il.Milan ha scoperto Donarumma...pero' non sono mica cosi' bravi.
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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        Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
        L'ho detto che son bravi, ma non e' il singolo colpo a dimostrarlo. Pure il.Milan ha scoperto Donarumma...pero' non sono mica cosi' bravi.

        infatti lo dimostrano le decine di colpi fatti, mica il solo kulukoso
        Originariamente Scritto da SPANATEMELA
        parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
        Originariamente Scritto da GoodBoy!
        ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


        grazie.




        PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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          Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
          infatti lo dimostrano le decine di colpi fatti, mica il solo kulukoso
          Gli ultimi però' poi lontani da Bergamo non hanno reso per quello che sono stati pagati.
          I SUOI goals:
          -Serie A: 189
          -Serie B: 6
          -Super League: 5
          -Coppa Italia: 13
          -Chinese FA Cup: 1
          -Coppa UEFA: 5
          -Champions League: 13
          -Nazionale Under 21: 19
          -Nazionale: 19
          TOTALE: 270

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            Mancini è migliorato ulteriormente alla roma. si è adattato perfettamente alla difesa a 4. È stato pagato 18, adesso ne vale almeno 30.

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              Originariamente Scritto da marco83 Visualizza Messaggio
              Mancini è migliorato ulteriormente alla roma. si è adattato perfettamente alla difesa a 4. È stato pagato 18, adesso ne vale almeno 30.
              Uno su quanti?
              I SUOI goals:
              -Serie A: 189
              -Serie B: 6
              -Super League: 5
              -Coppa Italia: 13
              -Chinese FA Cup: 1
              -Coppa UEFA: 5
              -Champions League: 13
              -Nazionale Under 21: 19
              -Nazionale: 19
              TOTALE: 270

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                C'è anche da dire che oltre allo scovare ragazzini con potenziale, evidentemente sono molto bravi a sviluppare questi calciatori. È possibile che se kulucoso non fosse finito a Bergamo, oggi non sarebbe kulucoso.

                Il rovescio della medaglia è che in squadre bene organizzate sembrano tutti dei fenomeni. Un po' come l'arsenal di Wenger. Il rischio di prendere un pacco è alto.
                B & B with a little weed










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                  I veri geni mi sa che sono i preparatori atletici dell'Atalanta

                  Inviato dal mio Mi A3 utilizzando Tapatalk

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                    Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
                    I veri geni mi sa che sono i preparatori atletici dell'Atalanta

                    Inviato dal mio Mi A3 utilizzando Tapatalk
                    Anche secondo me eppure sta cosa passa sempre inosservata....
                    Originariamente Scritto da Marco pl
                    i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                    Originariamente Scritto da master wallace
                    IO? Mai masturbato.
                    Originariamente Scritto da master wallace
                    Io sono drogato..

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                      Mercato: Inter a un passo da Eriksen, la Roma punta su Diaz

                      Si complica l'operazione Vidal per il no del tecnico Valverde ad altre partenze da Barcellona: nerazzurri vicinissimi all'accordo per il centrocampista danese del Tottenham in scadenza a giugno. Napoli deciso a chiudere col Celta per Lobotka, il club giallorosso sull'attaccante del Real liberato da Zidane. Il Brescia acquista Skrabb, Osvaldo firma con il Banfield

                      E' Christian Eriksen, 27enne centrocampista danese del Tottenham, il nome in cima alla lista degli uomini mercato dell'Inter per la sessione appena iniziata e che si chiuderà il 31 gennaio. Sarebbe stato Antonio Conte a spingere per il giocatore, che segue dai tempi del Chelsea e adesso vuole in nerazzurro. Eriksen è in scadenza a giugno e dal suo Paese lo danno vicinissimo al club nerazzurro, disposto a sborsare una cifra intorno ai 20 milioni di euro per assicurarsi un calciatore guardato con interesse anche da top club come Real Madrid e Paris Saint-Germain. Secondo il quotidiano 'Ekstra Bladet', che cita fonti vicine al giocatore, l'accordo potrebbe arrivare nelle prossime settimane e il costo dell'operazione dovrebbe aggirarsi appunto sui 150-180 milioni di corone (20-25 milioni di euro). E lo stesso José Mourinho, manager degli Spurs, ammette che "vi sono varie possibilità circa il futuro del danese: può restare, andarsene a fine stagione o a gennaio".

                      Le piste Vidal e Nandez si complicano

                      Tutto ciò anche perché gli altri obiettivi interisti paiono allontanarsi, almeno nelle ultime ore. Dalla Spagna arrivano notizie poco positive circa Arturo Vidal, che, a sentire Ernesto Valverde, non dovrebbe muoversi, perché l'allenatore dei blaugrana non ipotizza altre "operazioni in uscita". Il centrocampista cileno oggi è tornato ad allenarsi con la squadra catalana e su Twitter ha pubblicato una foto con la scritta: "Tornato a casa". All'Inter interessa inoltre Nandez del Cagliari (Marotta & Co. vorrebbero inserire Nainggolan nella trattativa), ma dalla Sardegna blindano il giocatore che il ds Carli definisce incedibile.

                      Il Napoli vuol chiudere per Lobotka


                      Il Napoli prosegue il lavoro per assicurarsi il 25enne centrocampista slovacco del Celta Vigo Stanislav Lobotka. Dopo l'offerta presentata dal club azzurro, pari a circa 17-18 milioni di euro più 2 di bonus, e la valutazione del Celta Vigo, oscillante tra i 22 e i 23 milioni più bonus, il ds Cristiano Giuntoli a Castel Volturno ha incontrato gli agenti del giocatore classe 1994 cercando l'intesa totale che ancora comunque non c'è. Serve un altro passo per avvicinare domanda e offerta: le parti lavorano su un trasferimento a titolo definitivo con pagamento del cartellino del giocatore nell'arco di quattro anni. La volontà del centrocampista, che ha già parlato con il connazionale Marek Hamsik, è quella di trasferirsi in Italia e lo stesso Lobotka, arrivato in Spagna dal Nordsjaelland e in campo 90 volte con il Celta dal 2016 ad oggi, spingerà per accelerare la sua cessione. L'operazione dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni di euro, se la società spagnola non giocherà al rialzo, nonostante la disponibilità del calciatore.

                      Rugani in uscita alla Juve, Psv sul milanista Rodriguez

                      Per quanto riguarda la Juventus, dopo il colpo Kulusevski, si guarda ad altre operazioni. Nella lista dei possibili partenti c'è Daniele Rugani, in questa stagione chiuso da De Ligt e Demiral, e anche dal recupero che si avvicina di Chiellini. Sul fronte Milan proseguono i tentativi per arrivare al 20enne difensore francese del Barcellona Jean-Clair Todibo, anche in questo caso però Valverde permettendo. Ricardo Rodriguez è seguito dal Psv Eindhoven che ha un problema da risolvere sul versante sinistro del proprio schieramento. In casa rossonera, intanto, non si parla più della cessione di Piatek, sebbene il nuovo-vecchio arrivato Ibrahimovic sembri destinato a oscurarlo, soprattutto a livello mediatico.

                      Roma punta su Diaz, "liberato" da Zidane

                      La Roma continua la caccia a un vice-Dzeko. Kalinic, bocciato da Fonseca, potrebbe andare via anche se il ds Petrachi dice che non è sul mercato. Si valutano diverse soluzioni e l'ipotesi che ora circola con maggiore insistenza è quella di un arrivo in giallorosso del 26enne Mariano Diaz del Real Madrid, che con i Blancos finora in questa stagione non ha ancora collezionato presenze. L'attaccante classe '93 che interessa la Roma non rientra più nei piani di Zinedine Zidane, che oggi in conferenza stampa lo ha in pratica liberato spiegando che "ci sono giocatori che non hanno minutaggio e questo potrebbe essere un problema. Quello che posso dire è che tutti sono qui, si allenano, poi fino al 31 gennaio possono succedere molte cose. Vedremo". Bocca cucita, invece, del tecnico Real su Paul Pogba, suo vecchio 'pallino' e che radiomercato continua ad avvicinare al club merengue: "Non risponderò su Pogba, non dirò nulla perché è un giocatore di un'altra squadra. Ciò che è più importante per lui è che torni presto a giocare visto l'infortunio: gli auguro il meglio". Il cartellino del centrocampista francese viene valutato 150 milioni, una cifra che Florentino Perez in questo momento non può in teoria permettersi.

                      Il finlandese Skrabb al Brescia, Kurtic nel mirino del Parma

                      Dopo la cessione di Kulusevski alla Juventus (il 19enne resterà comunque a Parma fino a fine stagione), l'Atalanta continua la sua caccia a giovani di talento. A interessare è il 21enne Elias Cobbaut, difensore centrale di Anderlecht e Under 21 belga. Proprio il Parma vuole arrivare a Jasmin Kurtic della Spal, ma il club di Ferrara non vorrebbe privarsi del centrocampista sloveno a metà stagione. Il Brescia vuole rinforzarsi per centrare la salvezza e ha acquistato il 24enne attaccante finlandese Simon Skrabb. Ora per il centrocampo interessa Jake Larsson, 20 anni, pedina dell'Under 21 svedese. Il Lecce ha effettuato un sondaggio per il centrocampista ceco dell'Udinese Barak. Il Genoa valuta ancora operazioni per l'attacco: dopo l'acquisto dal Bologna di Mattia Destro circola il nome del colombiano Roger Martinez, 25enne centravanti dell'America in Messico.

                      Si complica l'operazione Vidal per il no del tecnico Valverde ad altre partenze da Barcellona: nerazzurri vicinissimi all'accordo per il centrocam…
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Il Barcellona fa catenaccio: «Vidal non partirà». Ma l’Inter non si arrende

                        Effetto Conte: il Chelsea alza il prezzo per Alonso e Giroud

                        Blindare il primo posto, tenendo il passo della Juventus che ha appena vinto il braccio di ferro per Kulusevski, non sarà impresa semplice. Almeno a giudicare dalle complicazioni che i nerazzurri stanno incontrando sul mercato.

                        Tre sono le richieste che Antonio Conte ha avanzato ai dirigenti nerazzurri per rafforzare la squadra a caccia dello scudetto: un centrocampista incursore, un terzino sinistro, un vice-Lukaku. Il primo, com’è noto, corrisponde al profilo di Arturo Vidal, che pur premendo sui blaugrana a costo di avventurarsi in battaglie legali su premi e bonus non pagati, ieri è stato blindato da Valverde. «Dopo la cessione di Alena, non ci saranno altre partenze» ha dichiarato il tecnico del Barça, pur consapevole che a breve potrebbe arrivare Dani Olmo della Dinamo Zagabria. L’Inter perciò non perde la fiducia e aspetta paziente, consapevole che si dovrà attendere la Supercoppa di Spagna in Arabia in programma dall’8 al 12 gennaio, prima di sferrare l’assalto decisivo.


                        Gli altri due obiettivi risiedono a Londra, a Stamford Bridge. Ovvero presso quello stesso domicilio con cui Antonio Conte ha in corso una controversia per il licenziamento subito dai blues. In agosto il Chelsea ha fatto ricorso per ribaltare la sentenza di primo grado che prevedeva il pagamento di 11 milioni all’attuale allenatore dei nerazzurri. Ecco perché — curiosamente ma non troppo — i londinesi hanno fatto lievitare a 40 milioni il costo per Marcos Alonso e a 10 il prezzo per Giroud, con il contratto in scadenza a giugno.

                        Certo, le operazioni sarebbero semplificate da una cessione a titolo definitivo di Politano che l’Inter valuta 25 milioni: troppi per la Roma se prima non cede Under. Sullo sfondo resta il sogno Eriksen per il quale Mourinho non ha escluso nessuno scenario: «Può trovare un accordo con un club per giugno, andare via a gennaio, oppure rimanere». Difficile quest’ultima: l’Inter proverà in estate a vincere la concorrenza del Real per strappare il centrocampista del Tottenham.

                        Al Milan l’effetto collaterale dell’entusiasmo straripante per l’arrivo di Ibrahimovic è la posizione precaria di Piatek, immalinconito dopo soli 4 gol segnati. Se il ruolo di Leao, stimatissimo da Boban e considerato grande talento in fieri, è centrale, il futuro del polacco è tutto da scrivere. Ha già rifiutato il ritorno al Genoa: lascerà Milano solo per destinazioni che considererà soddisfacenti. Da vedere perciò se si svilupperanno trattative con squadre che cercano punte, Fiorentina o Roma (anche se ieri Petrachi ha blindato Kalinic). Il primo a uscire sarà Borini fra Genoa e Samp, mentre entro breve si chiarirà la situazione Todibo. I rossoneri non sono interessati al prestito secco, puntando come minimo a un diritto di riscatto dal Barcellona. Massara è volato ieri in Spagna per provare a convincere il difensore, non convocato per la gara con l’Espanyol.

                        Il Napoli si avvicina a Lobotka: ha alzato l’offerta a 18 milioni più 2 di bonus. Gli spagnoli ne chiedono 22. Idea Ferreira Carrasco per l’attacco, se non decolla con l’Inter lo scambio di prestiti fra Llorente e Politano.



                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Roma, Petrachi: "Kalinic resta. E Bruno Peres merita una seconda chance"

                          Il ds giallorosso specifica che non ci saranno rivoluzioni sul mercato, conferma il croiato ("nel girone di ritorno ci darà tante soddisfazioni") e rilancia il brasiliano: "Gli daremo una possibilità e la prima volta che sbaglia è a casa"

                          Poche rivoluzioni. E' il Gianluca Petrachi pensiero al sito ufficiale della Roma sulla sessione di mercato in corso. "È difficile migliorare la nostra rosa in questa fase - spiega il ds giallorosso-. Credo che a gennaio ci saranno pochi movimenti. E per quanto ci riguarda, Kalinic non è sul mercato". Petrachi ha specificato che il mercato è "sempre di riparazione e non di rivoluzione. Non è semplice. Noi crediamo moltissimo nel nostro gruppo. Poi se qualcuno, poco contento, vuole cercarsi qualche chance per andare a giocare da un'altra parte, lo prenderemo in considerazione".

                          Una puntualizzazione su Kalinic, in uscita da Trigoria secondo radio-mercato. "Sento tanto clamore, leggo molti nomi in attacco. Lo dico chiaramente: noi siamo contenti di Kalinic, è un calciatore che si sta ritrovando e lo notiamo giorno dopo giorno in allenamento. Siamo convinti che nel girone di ritorno ci darà tante soddisfazioni. I nomi che si fanno non sono veri perché Nikola, per quanto ci riguarda, non è sul mercato". Fiducia e "seconda chance" a Bruno Peres, rientrato dal prestito in Brasile: "Ci tengo a parlare di lui. Lo conosco bene. L'ho preso io a Torino. Lui sa giocare a calcio. Deve ritrovare quella fame, quell'umiltà che forse ultimamente aveva perso. La mia idea condivisa con Paulo è di dargli una seconda chance, perché a tutti si concede nella vita. Deve ritrovarsi come uomo. Tutti possiamo sbagliare. Negli anni in granata si è visto il vero Bruno Peres e io ero lì, so come ha fatto a rendere. Lui ne è consapevole: gli daremo una possibilità e la prima volta che sbaglia è a casa"

                          Il ds giallorosso specifica che non ci saranno rivoluzioni sul mercato, conferma il croiato ("nel girone di ritorno ci darà tante soddisfazioni&quo…
                          ...ma di noi
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                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Emre Can tolto dal mercato. Retromarcia Juve, il centrocampo resterà così. I dubbi legati anche al recupero di Khedira. Niente Paredes

                            Gennaio non porterà novità, in entrata e in uscita, a meno di colpi di scena sotto forma di opportunità improvvise. Tradotto: niente Paredes, nonostante la spinta di Sarri per un innesto nel cuore della squadra; Emre Can tolto dal mercato nonostante i canali aperti con il Psg è il Borussia Dortmund e il fresco ritorno in scena dello United. E anche la posizione di Rabiot potrebbe rinsaldarsi, nonostante l’interesse di mezza Premier. Il cambio di strategia è stato repentino ed è dovuto anche all’incertezza sul recupero pieno di Khedira, reduce da un’operazione al ginocchio che lo terrà fuori fi no a marzo. In più la trattativa con il Psg per Emre Can non sta decollando: i contatti sono stati fitti nell’ultimo periodo; gli stessi agenti del tedesco hanno lavorato a Parigi durante le feste senza però arrivare all’esito sperato. E se con Paredes il percorso per raggiungere un accordo appariva comunque più semplice, la difficoltà di stringere con i francesi per Can e di trovare la formula giusta dell’affare ha spinto a frenare. Uno scambio di prestiti non convinceva infatti a fondo i dirigenti bianconeri.

                            La Juve valuta infatti il tedesco 30-40 milioni, anche perché dal primo luglio entrerà in vigore la clausola rescissoria da 50 milioni per l’estero e, in caso di una cessione già in questa sessione invernale di mercato, non vorrebbero allontanarsi troppo da questa cifra. Con il Psg si era pensato appunto ad uno scambio, ma anche a fare due operazioni slegate l’una dall’altra. Non è tutto. La Juve ha pensato anche di piazzare altrove Emre Can, specie dopo l’ingresso in scena di Borussia Dortmund e Manchester United, il cui interesse avrebbe permesso di monetizzare meglio la cessione. Anche su questo doppio fronte, evidentemente, non sono arrivati segnali incoraggianti. Tanto che la Juve ha deciso di rimanere così. La Juve sembra dunque orientata a dare fiducia a Emre Can, nonostante al momento il feeling con Sarri sia ai minimi termini a causa dell’esclusione del giocatore dalla Champions. C’è un rapporto da ricostruire e c’è un giocatore da ritrovare. 

                            CorSport
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                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Vuoi vincere lo scudetto? Il miglior attacco è la difesa

                              La tendenza degli ultimi campionati di serie A: non vince chi segna molto ma chi subisce poco

                              Il calcio italiano vive un curioso paradosso. Nella classifica dei dieci acquisti più costosi di sempre della serie A figurano cinque attaccanti, due centrocampisti, un portiere (Gigi Buffon) e appena due difensori: Mathias De Ligt e Leonardo Bonucci. La stranezza sta nel fatto che a vincere lo scudetto non è quasi mai la squadra con l’attacco più forte, però è sempre quella con la difesa migliore.

                              Segnare tanto, come si sta facendo in questo campionato che dopo le prime 17 giornate è il più prolifico di sempre dal 1951, non è garanzia di successo, anzi è quasi certamente una condanna a non vincere lo scudetto. Negli ultimi dieci anni, appena tre volte la formazione con l’attacco migliore è riuscita ad arrivare prima: l’Inter di Mourinho nel 2009-10, l’ultima Juventus di Conte nel 2013-14 e la prima di Allegri l’anno dopo. Ci sono casi in cui squadre con attaccanti fenomenali non sono neppure riuscite a qualificarsi per la Champions League. È successo alla Lazio tre stagioni fa: segnò la bellezza di 89 reti, tre in più della Juventus campione d’Italia, ma finì per piazzarsi al quinto posto, perdendo il treno Champions all’ultima giornata contro l’Inter di Spalletti. La tendenza del «chi più segna meno vince» ha preso piede soprattutto nell’ultimo decennio, quando il calcio italiano è sensibilmente cambiato, lasciandosi influenzare da una vocazione offensiva tipica inglese. Nel decennio dal 1999 al 2009 la proporzione era esattamente rovesciata, la squadra con l’attacco migliore ha vinto sette volte su dieci il campionato. Il valore dei gol è piuttosto relativo. Nel 2004-05 la Juventus vinse lo scudetto con 67 reti. In quella stagione, il secondo miglior attacco fu quello del Lecce, allenato da Zdenek Zeman. I pugliesi chiusero a quota 66 e finirono all’undicesimo posto: incassarono 73 gol.


                              Quasi mai si vince segnando di più. Lo stesso Arrigo Sacchi, di certo uno tra i più offensivisti di sempre del calcio italiano, vinse il primo titolo nel 1987-88 non per l’attacco migliore (aveva tra gli altri Gullit, Virdis e Van Basten) ma perché chiuse il campionato incassando appena 14 reti, contro le 27 subite dal Napoli di Maradona, secondo in classifica pur essendo la squadra più prolifica (55 gol). Se si allarga il campo ai singoli c’è una certezza: il capocannoniere non fa mai parte della squadra campione d’Italia. Almeno non è mai successo negli ultimi dieci anni. grandissimi bomber sono rimasti senza vincere nulla. Quagliarella è l’ultimo, ma prima di lui Immobile e Icardi, Dzeko e Higuain (al Napoli), Belotti, Cavani, Ibrahimovic e Di Natale: tutti capocannonieri, re del gol senza corona però.

                              La stagione in corso non si smentisce. La squadra più prolifica non è né l’Inter (36 reti) né la Juventus (31), ma l’Atalanta (43) che però attualmente è quinta in classifica e addirittura fuori dalla zona Champions. Non è una coincidenza però trovare l’Inter di Conte prima: ha la miglior difesa della serie A. Il calcio è da sempre una questione di equilibrio, inutile segnare tanto se poi non si riesce a conservare il vantaggio. In fondo non serve fare tanti gol per vincere lo scudetto. Nel 2010-11 il Milan ci riuscì realizzandone appena 65 e quell’anno nessuna squadra arrivò a segnarne 70 che sono poi le reti servite alla Juventus per vincere il campionato passato. Negli ultimi dieci anni il range per conquistare lo scudetto è sempre stato compreso tra i 65 e i 77, due sole volte ne sono serviti 80 e 86 alla Juventus per piazzarsi davanti a tutti. Il vecchio detto «primo non prenderle» sarà anche fuori moda, ma resta ancora la strada più sicura per arrivare al successo.



                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Conferenza stampa Ibrahimovic-Milan: «Pronto per giocare subito: sarò più cattivo di prima»

                                La prima conferenza stampa di Zlatan: «A 38 anni ho avuto più richieste di quando ne avevo 28. Cercavo l’adrenalina, a questa età non giochi per l’economia. Soprattutto dopo l’Atalanta, sono arrivate tante chiamate...».

                                «Non sono venuto per fare la mascotte accanto al Diavolo». Sincero, pungente, sfrontato, ma onesto nell’ammettere i turbamenti interiori dell’ultimo periodo, precedenti all’accettazione dell’offerta del Milan. Zlatan Ibrahimovic, nel giorno della presentazione ufficiale, va di fretta. Appuntamento alle 10 del mattino, scortato dai dirigenti dell’area tecnica Boban, Maldini e Massara. «Dopo la mia ultima partita in America, ho ricevuto una chiamata da Paolo. Mi ha chiesto come stavo, abbiamo parlato. A 38 anni ho avuto più richieste di quando avevo 28 anni. Cercavo adrenalina, l’ultima, a quest’età non giochi per l’ ”economia” ma per far uscire l’adrenalina nelle sfide . Poi è passato ancora un mese e dopo l’Atalanta ci sono state tante chiamate. Non è stata una decisione difficile. Quando ho lasciato il Milan non c’era mio ok, ma non potevo fare niente. Sono stato al Paris Saint Germain, al Manchester United e ai Galaxy, ora farò di tutto per migliorare. Il Milan mi aveva restituito la gioia di giocare a calcio dopo Barcellona. Ora restituisco il favore, rispetto il Milan e gli voglio bene».

                                Il popolo rossonero è depresso dopo un girone d’andata non all’altezza. L’Europa per ora è lontana. Ibra è sincero, non promette miracoli, ma impegno, fuoco e passione sì. «La qualificazione alle coppe? Vediamo, pensiamo una giornata alla volta. Io vengo per migliorare le cose. Ho seguito il club a distanza: per me la squadra ha qualità per fare di più, nelle ultime gare non era “wow” ma il campionato è una maratona, non una corsa da 100 metri. E se qualcuno è scettico perché in genere i ritorni sono stati deludenti posso dire che ora è diverso perché io non ho perso la passione per quello che faccio». Nei mesi scorsi non aveva nascosto i dubbi sulla progetto di Elliott, «ma ora sono positivo, se non ci avessi creduto non sarei stato qui seduto con queste leggende. Certo, sarebbe meglio averle in campo…». Risate. Come quando corregge un cronista che sottolinea i 373 gol segnati in carriera. «Guarda che sono più di 500, i numeri sono importanti».


                                Quando gli si domanda che cosa pensa del Milan è attuale racconta: «Difficile rispondere da fuori. La squadra è cambiata tanto, sì, ma non posso avere risposte. Però so che il Milan è sempre il Milan, lo sentivo dire anche quando ero in America». Dei futuri compagni che pensa? «Possono fare di più. Capisco, qui c’è grande pressione, io lo so bene. Tutto il mondo ha aspettative se giochi al Milan. Ma si può e si deve fare di più». Ma coi compagni sarà più cattivo o più buono di un tempo? «Molto più cattivo — sorride — l’ho capito da quando ho due figli... Io sono sempre per il lavoro duro e forte, bisogna sapere soffrire».

                                Il punto di svolta della sua recente carriera è stato il grave infortunio sofferto al Manchester United. «Dopo l’operazione sono contento di giocare di nuovo a calcio, dicevano che era impossibile tornare. Ora finché posso giocare, lo faccio con grande spirito e mentalità. Non gioco come quando avevo 28 anni ma se sai giocare sai come fare. Invece di correre, puoi tirare da 40 metri… Ogni secondo voglio sentire l’erba. Quando sono stato fuori più di un anno è stato difficile. Invece quando sei sull’erba ti fischiano o applaudono. Preferisco che mi fischino così esce meglio l’adrenalina e poi mi applaudono».

                                I pensieri vanno perciò al 9 febbraio, giorno in cui si disputerà l’attesissimo derby. «Gran bella partita. Ho vinto là e qua. Ne ho giocati tanti, ho sempre detto che fra tutti quelli che ho disputato il derby più bello è quello di Milano. Ma per ora non penso all’Inter. Mi concentro sull’oggi e poi sul domani, non ho firmato per cinque anni». Scalpita, ha una voglia pazza di tornare in campo. I tifosi sognano il suo esordio lunedì con la Sampdoria. «Ma io penso già alla partita di oggi (l’amichevole con la Rhodense, ndr)». Meglio concentrarsi sull’oggi, perché del doman non v’è certezza. A chi gli chiede se si vede in futuro al Milan come dirigente replica: «Non si sa mai, quando hai un bel rapporto con club c’è possibilità. Ma finché sono attivo cerco sfide per dare risultati. Ho firmato per sei mesi e se le cose sono buone si continua. Non sto qui perché sono Ibrahimovic. Sono come gli altri, ragionare in questo modo mi dà più adrenalina per lavorare. La sfida è con me stesso, ma per affrontarla devi avere mentalità giusta. Non ho 28-30 anni, ma so cosa devo fare, spallate, gol, assist».

                                Si sorride, nostalgia canaglia. Ma Boban avverte: «Non vorrei che si scordasse la figuraccia di Bergamo, con quell’orrenda sconfitta. La squadra non si deve nascondere dietro le spalle larghissime di Ibra».


                                CorSera
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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