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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Napoli, Ancelotti alza la voce: prova nuove strade per tornare in controllo

    Il tecnico cerca la scossa e ha cambiato idea sul ritiro: i veterani non hanno gradito

    Un modo diverso di essere leader: ci sta provando Carlo Ancelotti. Snaturando se stesso e sovvertendo la sua filosofia di allenatore. Tatticamente, ma anche e soprattutto mentalmente. Un coach deve essere credibile, prima di tutto: re Carlo ha puntato i piedi in terra e i pugni sul tavolo per rendere quanto più autentico possibile il confronto che ieri mattina ha avuto con la squadra. Ordinando, tra l’altro, il ritiro a partire da mercoledì: esattamente un mese dopo essersi detto contrario alla stessa decisione, all’epoca presa dal club. Non è una contraddizione, semmai la presa d’atto che all’ultima spiaggia ci si arriva con la consapevolezza che non ci sono più altre soluzioni.

    La sconfitta di domenica contro il Bologna gli ha fatto alzare la temperatura, andando pubblicamente molto oltre la tensione del viso e la smorfia del sopracciglio alzato. Gli ha insinuato il sospetto forte che il Napoli sia un gruppo con tante anime, non una squadra. E soprattutto non la sua squadra. Il Napoli non ha abbastanza personalità. Non ha dimostrato maturità e si è arroccato dietro il pensiero leggero (autolesionista?) che basta la qualità per dettare legge in campo. Eccoli i dubbi sparsi di un uomo al quale la carriera non aveva mai riservato una situazione di questo tipo. E ha vuotato il sacco, ha detto tutto e anche di più durante la riunione di ieri a Castel Volturno. Suscitando reazioni, certo. Alzando la tensione, incassando gli addebiti che i giocatori gli hanno mosso: più allenamenti, maggiore esercitazione, cura dei dettagli rispetto agli avversari che di volta in volta si affrontano. Una guida più serrata, insomma.


    Rispetto al ritiro, la spaccatura: per i veterani, si tratta di una contraddizione rispetto al rifiuto del 5 novembre scorso, all’ammutinamento che ne era seguito e alle conseguenze della battaglia legale con il club. Ma tant’è, stavolta Ancelotti è stato intransigente nella direzione di una scossa forte. La fiducia gli è stata rinnovata, in uguale misura De Laurentiis lo ha appoggiato. Resta ora la verifica del campo che vedrà il Napoli impegnato sabato a Udine e martedì prossimo al San Paolo contro il Genk in Champions. Ultimo appello? Probabilmente per De Laurentiis è così. Re Carlo ha vinto una marea di trofei: coppe e campionati, ha portato al Real Madrid la storica Decima e anche al Bayern di Monaco, dove aveva vinto il campionato al primo anno e l’esperienza era finita con l’esonero, non aveva mai avvertito una tale pressione.

    Ovunque Ancelotti ha concesso libertà ai giocatori: il leader calmo non urla, parla. Non obbliga, consiglia. La sua squadra napoletana ha preso altre vie, prosciugata da polemiche e conflitti ambientali e alle prese, qualcuno, con trattative sui rinnovi contrattuali che non decollano. Fino a ieri, tutto non detto. Immaginato, ipotizzato o in qualche caso ignorato da un allenatore, aziendalista convinto, mai catturato dalla curiosità sui mormorii dello spogliatoio. Erano voci fino a un mese fa, sono diventate micce esplosive che hanno compromesso quasi metà stagione. Venti punti in 14 giornate sono espressione di un livello mediocre a cui né il Napoli, né lo stesso Ancelotti sono abituati. Il confronto è stato, nelle intenzioni, il primo passo per la rinascita. Il ritiro una spiaggia cui mai Ancelotti sarebbe arrivato se non avesse avuto la percezione che fosse l’ultima


    CorSera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Juventus, motivazioni e Ronaldo: Sarri e quei problemi difficili da maneggiare

      «La penso come Agnelli, il campionato è la manifestazione che premia i migliori. Ci può capitare di avere meno motivazioni qui, ma è un aspetto da sistemare»

      La spietata autoanalisi — quella che rende un pareggio inaccettabile, figurarsi una sconfitta — è sempre stata una delle forze della Juventus in questi otto anni di dominio. E ovviamente non solo in questi, considerato che a Torino c’è sempre stata una certa abitudine a vincere.

      Maurizio Sarri non appenderà nel suo ufficio la foto di Fiorentina, Lecce e Sassuolo come fece il presidente Boniperti con quella del Perugia, per ridiscutere i contratti dopo la debacle del ‘76. Però a suo modo il tecnico bianconero ha introdotto una nuova usanza, poco sabauda, quella di lavare i panni sporchi in pubblico. E di passare così la palla avvelenata ai giocatori responsabili delle «tre cazzate in una sola azione», quella del vantaggio del Sassuolo, ma colpevoli anche di non averci messo domenica «né testa né anima nel primo tempo».


      È presto e anche pretestuoso dire che il rapporto tra Sarri e la sua truppa non decolla, soprattutto perché nelle sfide con Inter e Atletico Madrid e anche nella prima ora contro il Napoli all’alba della stagione, la Juve ha dato la giusta misura del suo potenziale. Ma quando l’ex allenatore di Napoli e Chelsea è sbarcato sul pianeta Juve si è parlato molto delle sue capacità di gestione di un gruppo di campioni, tutta da verificare, a differenza della sua notevole abilità di responsabile tattico. E nella gestione non rientra solo il coraggio (o meno) di togliere Ronaldo quando lo merita, ma anche la capacità di lavorare sull’approccio alle partite con avversari di seconda fascia, specialmente a ridosso delle partite di Champions.

      Invece «può capitare che ci siano motivazioni differenti tra campionato ed Europa — ha sottolineato l’allenatore —. E può succedere a livello di inconscio di sottovalutare certe partite. Però l’inconscio corrisponde ai nostri fabbisogni: avendo vinto tanto in Italia, questa squadra può avere meno motivazioni in campionato e spendere più energie in Champions, che poi paga in serie A. È un aspetto da mettere a posto».

      Giocare su tutti fronti è un’impresa che al di là delle finali perse in Europa, è riuscita piuttosto bene alla Juve negli scorsi anni. E il campionato è il primo obiettivo del presidente Agnelli, come ha sottolineato lo stesso Sarri: «La penso come lui. Il campionato è la manifestazione più lunga e la squadra va giudicata lì e non dai tornei». Magari è vero fino a un certo punto, perché Allegri è stato messo da parte con il quinto scudetto ancora croccante. Ma di sicuro se la Champions resta la grande ossessione, fondamentale anche per il bilancio e per le sue «tensioni finanziarie», la Juve non può farsi trovare impreparata al primo vero duello degli ultimi anni. Anche perché dall’altra parte della barricata ci sono gli ex velenosi Marotta e Conte, che non vedono l’ora di destabilizzare il dominio Juve.

      In questa lotta di nervi, non solo è troppo presto per pensare unicamente alla Champions — dove tra l’altro la Juve è stata abile a crearsi un cammino in discesa — ma sembra incauto mostrare a tutti l’inconscio del gruppo. A meno che ovviamente non serva per mettere più pressione ai giocatori. Senza drammi per un punto in meno in classifica «altrimenti a marzo saremo dallo psichiatra». Ma anche senza sottovalutare un fatto: questo squadrone da grandi notti (e da grandi ingaggi) non è ancora del tutto la Juve di Sarri.



      CorSera
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        La trattativa di Friedkin entra nel vivo


        IL TEMPO (F. BIAFORA) - Servirà ancora qualche giorno per entrare nella fase cruciale, ma la prossima settimana dovrebbe essere quella determinante per il possibile ingresso a tappe di Dan Friedkin all'interno della Roma. Il texano è pronto a mettere per iscritto le proprie intenzioni, formulando una manifestazione formale d'interesse riguardo alla trattativa per entrare nel mondo giallorosso.Gli advisor di Friedkin, presentatosi il mese scorso nella Capitale in compagnia della moglie e di uno dei quattro figli, non hanno ancora completato la due diligence avviata su tutte le società sottoposte al controllo della capogruppo AS Roma Spv Llc, la società in cui è più probabile che avvenga il passaggio di quote.

        Friedkin, la cui intenzione futura è quella di diventare l'azionista di maggioranza del club guidato da Pallotta, ha impostato l'operazione direttamente negli Stati Uniti, una strada che permette una maggiore rapidità burocratica rispetto ad un ingresso nella Neep (controllata al 100% da AS Roma Spv Lllc), società con sede legale in Italia e detentrice dell'83,284% delle azioni della Roma.

        Il primo step della trattativa
        - di cui vanno stabiliti ancora molti paletti - interesserà con ogni probabilità l'aumento di capitale da un massimo di 150 milioni di euro da eseguire entro il 31 dicembre del 2020. Il futuro stadio che sorgerà a Tor di Valle ha un ruolo più che importante nelle contrattazioni e la probabile opzione sulla maggioranza si attiverà quando arriverà l'ok definitivo del Campidoglio al progetto, le cui carte sono state visionate e gradite da Friedkin e i suoi uomini.

        In questi giorni gli uffici dell'Urbanistica e quelli dell'Avvocatura del Comune continuano a lavorare e a incontrare i proponenti ma al momento la priorità è il bilancio e la votazione sulla Variante e sulla Convenzione Urbanistica avverrà solo con il nuovo anno.




        IL TEMPO (F. BIAFORA) - Servirà ancora qualche giorno per entrare nella fase cruciale, ma la prossima settimana dovrebbe essere quella determinante per il possibile ingresso a tappe di Dan Friedkin all'interno della Roma. Il texano è pronto a mettere per iscritto le proprie intenzioni, for...
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          Le solite iperboliche e stralunate uscite di Bocca su Repubblica, dove praticamente manda "in soffitta" pure Pelè e Maradona in favore di Messi, solo perchè ha vinto 6 palloni d'oro...un premio le logiche del quale sfuggono ai più e che non ha e non puo' mai avere valore di assoluto.

          Bocca omette di ricordare che Messi con la sua nazionale (e non una qualunque ma l'Argentina stracolma di giocatori forti) non ha vinto un 'azzo...nemmeno la non insuperabile copa America, in tutti questi anni.

          Maradona da solo trascinò una nazionale ed un popolo. Pelè ha vinto 3 mondiali, il primo a 18 anni e l'ultimo oltre i 30...anche Ronaldo, oltre ad aver vinto molto più di Messi coi club (5 champions vs 3 e campionati ovunque sia andato, mentre Messi sta lì nel guscio di Barcellona) e sempre da protagonista assoluto, ha vinto col suo Portogallo (che ha molti meno campioni dell'Argentina di questi anni) un inaspettato Europeo di calcio, che pesa un po' più di una copa America, dati i partecipanti - copa America che pero', per l'appunto, Messi non ha comunque mai vinto.

          Forse è meglio evitare di fare le classifiche per assoluto nel calcio ma limitarsi a quelle per gruppi di epoche...si sparano meno cazzate e ci si acchiappa di più.
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                            bravo bimbo
                            I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.

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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
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                              Bocca omette di ricordare che Messi con la sua nazionale (e non una qualunque ma l'Argentina stracolma di giocatori forti) non ha vinto un 'azzo...nemmeno la non insuperabile copa America, in tutti questi anni.

                              Maradona da solo trascinò una nazionale ed un popolo. Pelè ha vinto 3 mondiali, il primo a 18 anni e l'ultimo oltre i 30...anche Ronaldo, oltre ad aver vinto molto più di Messi coi club (5 champions vs 3 e campionati ovunque sia andato, mentre Messi sta lì nel guscio di Barcellona) e sempre da protagonista assoluto, ha vinto col suo Portogallo (che ha molti meno campioni dell'Argentina di questi anni) un inaspettato Europeo di calcio, che pesa un po' più di una copa America, dati i partecipanti - copa America che pero', per l'appunto, Messi non ha comunque mai vinto.

                              Forse è meglio evitare di fare le classifiche per assoluto nel calcio ma limitarsi a quelle per gruppi di epoche...si sparano meno cazzate e ci si acchiappa di più.


                              ti straquoto sean

                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

                              Gazzetta


                              la verità è che in premier ormai ripetersi è una vera e propria impresa.
                              ogni anno ti trovi contro almeno una squadra che fa un campionato mostruoso....quest'anno il liverpool, gli ultimi 2 anni del city il chelsea di conte nel 2016.
                              che campionato....
                              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                              Originariamente Scritto da GoodBoy!
                              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                              grazie.




                              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                              Commenta


                                Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
                                a 35 anni lo sono tutti, volenti o nolenti
                                il meglio l'ha già dato, è indubbio, però qualcosa di buono lo può fare ancora, mica parliamo di balotelli dai
                                Originariamente Scritto da Marco pl
                                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                                Originariamente Scritto da master wallace
                                IO? Mai masturbato.
                                Originariamente Scritto da master wallace
                                Io sono drogato..

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