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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    Sì, ma la clausola eliminata potrebbe anche far supporre che, in caso di necessità, il club potrebbe venderlo. A 111 milioni chi te lo prendeva?
    beh ma puoi venderlo lo stesso a meno anche se c'è una clausola.
    Originariamente Scritto da Marco pl
    i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
    Originariamente Scritto da master wallace
    IO? Mai masturbato.
    Originariamente Scritto da master wallace
    Io sono drogato..

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      Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
      beh ma puoi venderlo lo stesso a meno anche se c'è una clausola.

      In quel caso però sarebbe stato palese che era il club a volerlo vendere...mentre se la clausola sparisce ci si accomoda meglio.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        Il primo immagino sia quello che ha morso la mano che l'ha sottratto dalla povertà del comunismo, l'ha sfamato e che non ha avuto l'onore della stella allo stadio...

        Più forte, addirittura giocò con Pelé.
        Originariamente Scritto da Sean
        mò sono cazzi questo è sicuro.
        Originariamente Scritto da bertinho7
        ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

        Originariamente Scritto da Giampo93
        A me fai venire in mente il compianto bertigno
        Originariamente Scritto da huntermaster
        Bignèw

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          Questo Napoli è un treno in corsa...









          "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
          Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
          vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

          (L. Pirandello)

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            Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
            Più forte, addirittura giocò con Pelé.
            Con Pelè? Non ce l'ho presente.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Con Pelè? Non ce l'ho presente.
              Si tratta di Casimiro Deyna.
              Ci rispedì a casa nel mondiale del settantaquattro.



              Faceva parte della squadra di Pelé, Michael Caine e Stallone in Fuga per la vittoria.

              Quarantuno reti in nemmeno cento partite con la rappresentativa della Rzeczpospolita.
              Meno di Lewa, molti di meno. Però era una mezzala.

              Quarantuno reti in novantasette partite da mezzala.
              Originariamente Scritto da Sean
              mò sono cazzi questo è sicuro.
              Originariamente Scritto da bertinho7
              ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

              Originariamente Scritto da Giampo93
              A me fai venire in mente il compianto bertigno
              Originariamente Scritto da huntermaster
              Bignèw

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                muori polacco di merda!
                tu e quel femminiello di zelinski!
                Napoli sontuoso stasera!
                Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                Originariamente Scritto da GoodBoy!
                ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                grazie.




                PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                  Il Napoli batte il Bologna 3-0, con Fabian Ruiz e due rigori di Insigne (dopo 2 già sbagliati quest’anno). Dopo lo stop con la Roma all’Olimpico la squadra di Spalletti ha ripreso a macinare gioco e punti e fa coppia con il Milan in testa alla classifica. Le due squadre, a +7 sull’Inter, sembrano avere proprio un altro passo rispetto alle altre, anche se la strada per lo scudetto è ancora lunga e tutto è possibile. Le formazioni di Spalletti e Pioli hanno praticamente lo stesso rendimento in attacco, ma il Napoli ha un miglior rendimento in difesa, con appena 3 gol incassati su dieci partite. Praticamente un bunker. Il Napoli non è solo Osimhen e il Milan non è solo Ibrahimovic, anzi se ne sta quasi rendendo progressivamente autonomo. Andremo avanti così, testa testa, fino allo scontro diretto di metà dicembre, oppure la coppia scoppierà prima? Intanto la Serie A fa scorpacciate di rigori (48), pardon “rigorini” a filo di regolamento. Francamente troppi…

                  Tre gol al Bologna e via il Napoli riprende la corsa a braccetto col Milan in testa alla classifica. Lo 0-0 di Roma è stato quasi la liberazione da un’ossessione, il vincere sempre tutte le partite – magari non giocandole tutte benissimo – può diventare a un certo punto quasi un peso. Anche perché non è detto che tutte le altre ti si scrollino di dosso.

                  Buttatosi alle spalle ogni tentazione di record accessori – nel calcio conta vincere, il resto fa contorno – il Napoli ha ripreso a macinare gol e soprattutto a non prenderli. Ne ha incassati appena tre, tanto da poterli ricordare uno per uno: uno dal Genoa, uno dalla Juve, uno dalla Fiorentina. Differenza reti: +19. Ospina, Di Lorenzo, Rrahmani, Koulibaly, Mario Rui hanno di fatto costruito un bunker.

                  Milan e Napoli hanno praticamente gli stessi numeri, la stessa forza in attacco, ma il Napoli fa la differenza in difesa. Probabilmente possono andare avanti così, in coppia, ancora parecchie giornate, magari fino al confronto diretto del 19 dicembre, alla penultima del girone d’andata.

                  Per battere il Bologna il Napoli si è servito di un bellissimo gol di Fabian Ruiz e di ben due rigori di Insigne, che è tornato sul dischetto nonostante ne avesse sbagliati ben due consecutivi nelle precedenti partite. Del resto Spalletti lo aveva detto subito: “Insigne tirerà il prossimo rigore. E se dovesse sbagliarlo tirerà il prossimo ancora”.

                  I due rigori fischiati portano il totale in Serie A a 48. Ormai in Italia abbiamo il fischio facile, i rigori fioccano come nespole direbbe Biscardi. Il problema è che per la maggior parte di questi rigori stiamo lì a mandare avanti e indietro la moviola, a guardare se c’è o non c’è il tocco, insomma ai rigori veri si sono aggiunti anche “i rigorini”. Che sono sì rigori, ma fischiati senza riuscire più a distinguerli da falli banali. Rigorini a filo di regolamento. Persino per i due dati al Napoli – che formalmente ci sono tutti se ti metti a fare la Tac all’area di rigore – ho dovuto guardare e riguardare i passaggi del Var, per capire se il braccio di Medel prende da solo il pallone o se ce lo spinge contro la testa dell’attaccante del Bologna. Chi può dire poi quanto il tocco di Mbaye su Osimhen sia così robusto da poter buttare in terra l’attaccante nigeriano?

                  Per farla breve, ci rendiamo tutti conti che ci sono troppi rigori in giro, tutti assegnati sul filo del regolamento. E che aumentano lo spettacolo solo virtualmente. In parte si potrebbe fare lo stesso discorso anche su ammonizioni ed espulsioni, la maggior parte c’è, ma troppe sono affibbiate quasi senza tener conto che il calcio è uno sport di contatto, e che ogni tocco o contrasto non può essere un fallo da punire col cartellino.

                  Non poteva esserne convinto, ovviamente, nemmeno Mihajlovic che non contesta le decisioni arbitrali, ma intanto ha affrontato le prime due della classifica pagando dazio con due espulsioni contro il Milan, e due rigori contro il Napoli. “Abbiamo perso – ha detto – contro la squadra più forte e forse avremmo perso anche senza i due rigori…” Come dire, Napoli e Milan saranno pure fortissimi ma il Bologna ha dato abbastanza.

                  SERIE A 2021-2022 10a GIORNATA Martedì 26 ottobre 2021 Spezia - Genoa 1-1 (66' Sirigu aut. S, 86' Criscito rig. G) Venezia - Salernitana 1-2 (14' Aramu V, 61' Bonazzoli S, 90'+5' Schiavone S) Milan - Torino 1-0 (14' Giroud M) Mercoledì 27 ottobre 2021 Juventus - Sassuolo 1-2 (44' Frattesi S, 76' McKennie J, 90'+5' Lopez S) Sampdoria - Atalanta 1-3 (10' Caputo S, 17' Askildsen aut. A, 21' Zapata A, 90'+5' Ilicic A) Udinese - Verona 1-1 (3' Success U, 83' Barak rig. V) Cagliari - Roma 1-1 (52' Pavoletti C, 71' Ibanez R) Empoli - Inter 0-2 (34' D'Ambrosio I, 66' Dimarco I) Lazio - Fiorentina 1-0 (52' Pedro L) Giovedì 28 ottobre 2021 Napoli - Bologna 3-0 (18' Fabian Ruiz N, 41' Insigne rig. N, 62' Insigne rig. N) *** Napoli e Milan risultati a confronto NAPOLI 28 R G MILAN 28 R Venezia 2-0 1 SAMP 1-0 GENOA 2-1 2 Cagliari 4-1 Juve 2-1 3 LAZIO 2-0 UDINESE 4.0 4 JUVE 1-1 SAMP 4-0 5 Venezia 2-0 Cagliari 2-0 6 SPEZIA 2-1 FIORENTINA 2-1 7 ATALANTA 3-2 Torino 1-0 8 Verona 3
                  ...ma di noi
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Juventus, Allegri peggio anche di Pirlo: l’identità perduta del club fra sconfitte, debiti e cadute di stile


                    La crisi non è soltanto in campo (-11 punti da Sarri, -5 da Pirlo) ma anche fuori, e i bilanci non consentiranno grandi manovre sul mercato. Ecco come, gradualmente, la Signora ha smarrito le sue caratteristiche tradizionali

                    Un mese fa, alla riapertura del Bernabeu dopo il lungo restauro, il Real Madrid ha omaggiato Lorenzo Sanz, uno dei suoi presidenti storici in carica dal 1995 al 2000, morto all’inizio della pandemia, il 20 marzo 2020. Giampiero Boniperti, che della Juventus è stato «Il» presidente, oltre che uno dei giocatori più forti di sempre, se n’è andato il 17 giugno di quest’anno, ma la società bianconera non ha ritenuto di ricordarlo allo Stadium nemmeno con il canonico minuto di silenzio.

                    Senza drammatizzare, perché la Juve ha un museo ben curato e un ricordo ci sarà oggi, venerdì, nel corso dell’assemblea degli azionisti, questo dice comunque qualcosa su una certa perdita di identità in casa bianconera, un elemento che nel pieno di una profonda crisi economica e tecnica, può sempre rivelarsi utile. Per far capire ai giocatori cos’è la Juve e forse non solo a loro, visto che il vicepresidente Nedved, dopo aver preso a calci i tabelloni pubblicitari quando la squadra è uscita dalla Champions, mercoledì sera contro il Sassuolo si è messo a urlare in modo scomposto dopo il gol all’ultimo secondo che è costato la terza sconfitta (1-2) in dieci partite, con il peggior distacco dalla vetta della storia a questo punto del campionato (13 punti) e anche la peggior difesa dall’88 (già 14 gol).


                    Anche nel caso di Nedved, nessun dramma: sono tutti uomini di mondo, anche senza aver fatto il militare a Cuneo. E in fin dei conti l’identità è soprattutto quella che si dovrebbe vedere in campo, dato che anche dai tifosi non arriva un grande aiuto: lo Stadium, con la curva decimata dalle inchieste, ha ritrovato un pubblico poco coinvolto, a prescindere dalle storiche vittorie nel 2021 di Benevento, Empoli e Sassuolo, tutte «partite inutili» nell’ottica della Superlega voluta dal presidente Agnelli, preso in parola fin troppo dalla sua squadra.

                    E comunque: chi riuscirebbe a citare a memoria una formazione della Juve nelle ultime due stagioni? Per Allegri, che ha 5 punti in meno di Pirlo e 11 in meno di Sarri, l’autunno è sempre stato il momento delle scelte. Nel 2016-2017, la svolta arrivò a fine gennaio e terminò con la seconda finale di Champions in due anni, con la formazione cambiata quasi del tutto rispetto al 2015: il tecnico è da sempre abile a plasmare il gruppo, ma la sua Juve, che ha patito le tempistiche dell’addio di CR7, sta dimostrando enormi difficoltà quando deve proporre gioco e non solo reagire con il contropiede.

                    La materia prima è di qualità inferiore rispetto ad adesso si tratta di ricostruire, non di «gestire». Il mega contratto di 4 anni a 9 milioni netti a stagione dà responsabilità ma anche tempo ad Allegri per correggere gli errori e approfondire le convivenze, come quelle Arthur-Locatelli e Dybala-Chiesa. I margini di manovra sul mercato, nonostante l’aumento di capitale in arrivo da 395 milioni, non saranno ampi nemmeno nel 2022, per appianare il debito di 209 milioni: ma per un colpo come Vlahovic si troverà il modo. Quando scarseggiano i soldi, però, servono competenze, idee chiare, coraggio, identità. Un «pacchetto» che questa Juventus ha smarrito, un pezzo per volta.

                    CorSera
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                    sopra una sola teca di cristallo
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                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

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                      Inter, Zhang: «False voci sulla vendita, impegno a lungo termine»

                      Il presidente collegato da Nanchino conferma la volontà di restare all’assemblea dei degli azionisti

                      «Nel corso di quest’anno sono state numerose le voci che hanno circondato il club e l’impegno della proprietà nell’Inter. Nessuna di queste è vera. Tutte falsità e speculazioni». Lo ha detto il presidente dell’Inter Steven Zhang nel corso dell’assemblea degli azionisti nerazzurri che si è svolta oggi in videoconferenza. «Ribadisco che il progetto della proprietà, il sostegno e l’impegno sono a lungo termine, la nostra visione per il futuro è chiara e definita». Il presidente risponde alle tante indiscrezioni circolate nei mesi scorsi sulla vendita della società nerazzurra, lo dice in videocollegamento da Nanchino, sede del quartiere generale di Suning.

                      Zhang ha poi proseguito ribadendo la strada dell’impegno sostenibile: «Mantenere il club competitivo ai massimi livelli e sostenibilità finanziaria della Società i punti focali della nostra strategia. Come tutti i principali club del mondo abbiamo risentito della crisi economica derivata dall’impatto del Covid. Questo ci ha obbligato ad un cambiamento: porre la massima attenzione alla riduzione dei costi è essenziale, il bene del Club viene prima di tutto. Sostenibilità e break even sono l’obiettivo per il futuro».

                      La situazione economica resta complessa: l’ultimo esercizio ha registrato ricavi consolidati per 364,7 milioni di euro e una perdita pari a 245,6 milioni. L’impatto del Covid-19 ammonta circa a 110 milioni, di cui circa 70 riconducibili all’azzeramento degli introiti da gara a causa della chiusura degli stadi e circa 40 milioni alle riduzioni contrattuali degli sponsor dovute all’impossibilità di erogare benefit da parte della Società e alla contrazione del business dei partner.

                      L’Inter è reduce dalla vittoria in campionato contro l’Empoli, l’obiettivo è difendere il titolo conquistato lo scorso anno con Antonio Conte recuperando i 7 punti di svantaggio dal Milan.

                      CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
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                      «nessun vincolo univa questi morti
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                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Zeman contro Cassano: «Totti sarà ricordato anche tra 20 anni, Antonio forse a Bari»

                        Il barese aveva detto: «Francesco fra 20 anni sarà dimenticato come De Rossi». Ora la replica del tecnico boemo.

                        «Totti fra 20 anni sarà dimenticato come De Rossi». Non era stato tenero Antonio Cassano nei confronti del suo vecchio amico e capitano ai tempi della sua esperienza a Roma. Una sparata che ha fatto discutere e sono in tanti a chiedersi cosa lo abbia spinto a un dichiarazione del genere a Bobo Tv con gli amici Christian Vieri, Lele Adani e Nicola Ventola. All’ex talento ha risposto Zdenek Zeman, ex tecnico dei giallorossi e, quindi, anche di Totti: «Cassano si sbaglia – ha ammesso a Rai Radio 1 l’attuale allenatore del Foggia –. Totti resta il simbolo della Roma e si è visto anche domenica scorsa, quando gli hanno dedicato molti cori». Analisi finita? Macché. Zeman è tagliente, come ha già dimostrato in tutti questi anni: «Di Cassano ci si ricorderà tra 20 anni? Sì, forse a Bari».

                        Negli ultimi anni il rapporto tra Totti e Cassano era migliorato e sembrava che fosse tornato, in parte, quello di inizio anni 2000, quando l’ex talento di Bari Vecchia decise di giocare nella Roma per fare coppia con il suo idolo, Totti. Tra l’altro, Fantantonio ha difeso Luciano Spalletti, sempre a Bobo Tv. Il tecnico di Certaldo è stato fischiato all’Olimpico in occasione del big match del suo Napoli contro i giallorossi di domenica 24 ottobre. «I fischi sono una vergogna, un allenatore che ha amato Roma e ama Roma, ha fatto cose divine. E perché? Perché ha fatto smettere Totti? Non è normale, mi fa diventare matto questa cosa. Per me è uno scandalo, lo dico a malincuore perché io mi sono trovato divinamente lì, mi amavano follemente. È tutto venuto fuori con Spalletti che non faceva giocare il Pupo. Io gli voglio bene, lui anche oggi a 45 anni dice che farebbe la differenza ma quando smetti, smetti», le parole di Cassano. E ancora: «Francesco non è eterno come Messi o Maradona, tra 20 anni sarà dimenticato. Una volta c’era Conti, poi Totti, magari ci sarà Pellegrini. Anche De Rossi era capitan futuro, ma Daniele quasi è andato nel dimenticatoio, anche se per me è eterno. Io in 20 anni non ho mai visto uno così attaccato alla Roma, l’ho visto piangere dopo un derby perso. Totti teneva alla Roma? De Rossi 100 volte di più. Totti è romanista, De Rossi di più, se lo tagli il sangue esce romanista».

                        Sui social (e non solo) il dibattito è aperto. In molti ipotizzano che Cassano ce l’abbia con l’ex numero 10 ancora per come è stato fatto apparire nella fiction dedicata proprio a Totti, «Speravo de morì prima». All’epoca l’ex ex talento di Bari Vecchia non aveva nascosto il suo disappunto per come era stato rappresentato: «Chi fa la mia parte non mi assomiglia. La sua parlata non c’entra niente con noi, il barese è difficile. I vestiti? Io mi vestivo anche peggio. Altra cosa, il film è venuto bene, ma la realtà non c’entra niente con il film. Quando lui ha dovuto prendere delle decisioni importanti, io non c’ero già più, ero andato via nel 2006. Lui ha rinnovato nel 2004 e aveva tre anni di contratto. Quando siamo stati quattro anni senza parlare io non c’ero già più. La convivenza in casa? Io ringrazierò per sempre il padre e la madre di Francesco perché mi hanno trattato sempre come un figlio. Ma l’invadenza che è stata fatta passare non c’è mai stata».


                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          De Grandis: “Sinisa lasciamo stare i rigori di stasera ma secondo te si danno un po’ troppi rigori in Italia tipo quello di Inter- Juve?”
                          Da #SkySport è tutto a voi studio.

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                            I debiti sono l'ultima cosa che mi preoccupano circa le criticità elencate da Tomaselli nel suo pezzo per il CorSera, perchè sono mal comune (e dunque mezzo gaudio) e perchè anzi le difficoltà possono aiutare a ritrovare la via del sapiente artigianato, smarrita con la politica dei "colpi mediatici".

                            Quella è la strada perduta, non certo le mancate celebrazioni per i defunti (Boniperti sarebbe stato il primo a non volere manifestazioni di lutto pubblico, posto che poi il club in vita gli ha dedicato una parte dello Stadium, mentre a Gianni ed Umberto Agnelli glieli ha dedicati da morti e posto che santini e idoli a Torino non si sono mai fatti, quindi anzi siamo ben addentro alla tradizione del club) o l'andare a catturare uno sfogo (rivolto alla squadra e non ad arbitri od avversari) di un dirigente mentre osserva il pessimo spettacolo in campo.

                            Dunque i giocatori mediatici e non utili, che hanno eroso risorse. Inoltre il cedere alle mode, perchè Sarri e Pirlo sono stati due colpi di testa in assoluta controtendenza rispetto alla linea del club, una cedevolezza alla richiesta di "novità" e "bel giuoco". Questo è. Debiti e morti non c'entrano niente.

                            Bisogna tornare a costruire squadre logiche con giocatori adatti alla causa.
                            ...ma di noi
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                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Capitolo Cassano: ma ormai ogni starnuto che fa nello sgabuzzino di Bobo tv, assieme all'altro sfigato di Adani (o forse stanno in una cantina ad a sparare cazziate mentre si scolano i fiaschetti?) deve essere riportato dai media e/o preso sul serio? Ma da quando sto Cassano è diventato un maestro del pensiero calcistico? Ma ci rendiamo conto come sta messo il giornalismo in Italia?

                              Se dopo 40 anni ancora ci si ricorda di Di Bartolomei o di Conti, non vedo perchè non ci si dovrà ricordare di Totti. Piuttosto temo che se sto Cassano non fosse cercato da una tv che ha bisogno di personaggi-macchietta per sopravvivere, davvero, come dice Zeman, di lui si sentirebbe parlare ancora solo a Bari.

                              E' riuscito per la prima volta da quando seguo il calcio a farmi essere d'accordo con Zeman.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Tre uomini e una Champions

                                José Mourinho, Gian Piero Gasperini e Maurizio Sarri. Sono questi i tre allenatori che, verosimilmente, da qui alla fine del campionato si giocheranno un posto per accedere alla prossima Champions League. Se infatti Napoli, Milan e Inter cercano di scappare e giocarsi lo scudetto, la Roma, l'Atalanta e la Lazio sono le compagini accreeditate per il quarto posto che vale un posto nella competizione più ambita. I giallorossi sono riusciti mercoledì a respingere gli attacchi degli altri due club con la vittoria di Cagliari, ma le gare sono ancora molte e la sensazione è che la battaglia sia appena agli inizi. Mourinho può contare su pochi giocatori, cosa che rende difficile arrivare fino a gennaio con continuità, ma adesso lo Special One può sorridere. L'inserimento di Felix mercoledì sera ha cambiato la partita, chissà se ora non possa cambiare anche la stagione giallorossa almeno fino alla sosta.


                                (gasport)
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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