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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Inter da scudetto eh

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      Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
      ripropongo la provocazione : senza Conte non hanno perso un bel nulla.

      Senza Conte questa Inter non sarebbe mai esistita
      come non sarebbe mai esistita la Juve di Allegri.









      "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
      Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
      vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

      (L. Pirandello)

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        Qualsiasi allenatore che viene dopo Conte (entro 3-4) anni vince qualcosa. Juve...nazionale...Chelsea...ed ora Inter.
        Non e' un caso. Conte pone le basi per la vittoria (e vince pure) e la squadra poi cammina con le sue gambe.
        I SUOI goals:
        -Serie A: 189
        -Serie B: 6
        -Super League: 5
        -Coppa Italia: 13
        -Chinese FA Cup: 1
        -Coppa UEFA: 5
        -Champions League: 13
        -Nazionale Under 21: 19
        -Nazionale: 19
        TOTALE: 270

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          Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
          Qualsiasi allenatore che viene dopo Conte (entro 3-4) anni vince qualcosa. Juve...nazionale...Chelsea...ed ora Inter.
          Non e' un caso. Conte pone le basi per la vittoria (e vince pure) e la squadra poi cammina con le sue gambe.
          Si.
          Però poi preferisce rimanere disoccupato a 6 milioni di euro piuttosto che lavorare per 12

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            L’Inter batte la Fiorentina al Franchi con i gol di Darmian, Dzeko e Perisic ed è sempre lassù. I viola di Italiano sono andati in vantaggio con Sottil durante un primo tempo bellissimo, in cui hanno espresso un calcio di alto livello. Poi l’Inter di Inzaghi è venuta fuori e ha ripreso il comando delle operazioni. Dzeko ha segnato il gol del sorpasso, un colpo di testa di grande autorevolezza a testimoniare che il campione è ancora integro e non al tramonto. E comunque da quando sono andati via Lukaku e Hakimi l’Inter va in gol che è una bellezza: addirittura 18 i gol messi a segno finora dagli interisti. Tra le protagoniste anche l’Atalanta di Gasperini che ha ripreso a marciare come negli anni scorsi. Il suo ruolo è sempre quello, fare da rompiscatole tra le grandi. Ma come dice Gasperini “siamo tutti lì, ognuno può dire la sua, sarà un campionato combattutissimo”. Questo è uno scudetto per tutti, e nella mischia l’Atalanta mette paura.

            Poteva essere una nottataccia per l’ Inter e una notte luminosa per la Fiorentina, che ha accarezzato per quasi un’ora il sogno della testa della classifica. Alla fine tutto è rientrato nell’ordine più scontato delle cose e la squadra di Inzaghi ha ripreso il controllo della situazione, andando a vincere a Firenze, mantenendo invariato così quel ritmo con cui è diventata protagonista in campionato. Sul mercato la squadra è stata modificata, sono andati via giocatori importanti, veri e propri pilastri nerazzurri, e il futuro si prospettava più che mai incerto. Il gol decisivo, quello del sorpasso, dopo il vantaggio di Sottil e il pari di Darmian, è stata un’autorevole inzuccata di Dzeko, per poi chiudere il match contro una Fiorentina in dieci per la folle espulsione di Rodriguez (due gialli consecutivi per sguaiate proteste), con Perisic. Che ha messo dentro il 18° gol della brevissima stagione interista: dati via Lukaku e Hakimi l’ Inter va a rete che è una bellezza.

            La Fiorentina, purtroppo per lei, è durata solo un tempo, ha giocato un calcio ottimo, ha dominato il campo e schiacciato l’ Inter dietro, poi ha subìto il ritorno degli avversari. L’ Inter ha superato quel momento di incertezza e difficoltà che ha avuto contro la Samp, contro il Real aveva dovuto inghiottire un boccone amaro fallendo dei gol facili davanti alla porta e incappando in un Courtois in serata ispirata e felina. L’Inter oggi è un rullo compressore, non c’è molta differenza col Napoli che macina vittorie.

            Si è rimessa in carreggiata anche l’Atalanta di Gasperini che sembra di aver trovato l’equilibrio giusto tra Serie A e Champions League. Ritrovato lo spirito dei De Roon e e dei Gosens l’ Atalanta ha ripreso anch’essa la sua marcia. Il Sassuolo è stato battuto con l’azione martellante e i gol degli esterni, che esprimono tutta la potenza e la spigliatezza del gioco atalantino. Se qualcuno pensava che Gasperini (sesta stagione con l’ Atalanta) avesse perso il controllo e il tocco magico probabilmente si sbagliava. L’ Atalanta è sempre in alto a rompere gli schemi di chi pensa che il calcio sia solo quelle squadre lì. Forse questo è davvero uno scudetto per tutti.

            SERIE A 2021 - 2022 GIORNATA N. 5 Martedì 21 settembre 2021 Bologna - Genoa 2-2 (49' Hickey B, 55' Destro G, 85' Arnautovic rig. B, 89' Criscito rig. G Atalanta - Sassuolo 2-1 (3' Gosens A, 37' Zappacosta A, 44' Berardi S) Fiorentina - Inter 1-3 (23' Sottil F, 52' Darmian I, 55' Dzeko I, 85' Perisic I) Mercoledì 22 settembre 2021 Salernitana - Verona 2-2 (7' Kalinic V, 29' Kalinic V, 45' + 2' Gondo S, 76' Coulibaly S) Spezia - Juventus 2-3 (28' Kean J, 33' Gyasi S, 49' Antiste S, 66' Chiesa J, 72' De Ligt J ) Cagliari - Empoli 0-2 (29' Di Francesco E, 69' Sulac E) Milan - Venezia 2-0 (68' Diaz M, 82' Hernandez M) Giovedì 23 settembre 2021 Sampdoria - Napoli 0-4 (10' Osimhen N, 39' Fabian Ruiz N, 50' Osimhen N, 59' Zielinski N) Torino - Lazio 1-1 (76' Pjaca T, 90' +1' Immobile rig. L) Roma - Udinese 1-0 (36' Abraham R) *** *** Poteva essere una nottataccia per l' Inter e una notte luminosa per la Fiorentina, che ha accarezzato per quasi un'ora il sogno della testa della classifica.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              GIORNATA N. 5
              Martedì 21 settembre 2021
              Bologna – Genoa 2-2
              Atalanta – Sassuolo 2-1
              Fiorentina – Inter 1-3

              Mercoledì 22 settembre 2021
              Salernitana – Verona 18.30
              Spezia – Juventus 18.30
              Cagliari – Empoli 20.45
              Milan – Venezia 20.45

              Giovedì 23 settembre 2021
              Sampdoria – Napoli 18.30
              Torino – Lazio 18.30
              Roma – Udinese 20.45
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                Lazio, respinto il ricorso contro la squalifica di Sarri. Lotito: "Presto una squadra spettacolo"

                Confermate le due giornate di squalifica al tecnico. Il patron biancoceleste non è preoccupato per le difficoltà che sta incontrando il nuovo corso: "Bisogna avere pazienza, giochiamo un calcio propositivo, si tratta di acquisire mentalità e automatismi venendo da un assetto tattico completamente diverso"

                La prima sezione della Corte sportiva d'Appello nazionale, presieduta da Carmine Volpe, ha respinto il reclamo della Lazio avverso la sanzione della squalifica per 2 giornate inflitta dal Giudice Sportivo a Maurizio Sarri dopo l'espulsione rimediata in occasione di Milan-Lazio, match disputato lo scorso 12 settembre e valido per la terza giornata del campionato di Serie A. Il tecnico era stato sanzionato per avere "al termine della gara, sul terreno di gioco, cercato uno scontro verbale con un calciatore della squadra avversaria, assumendo un atteggiamento intimidatorio e inveendo contro il medesimo con parole minacciose (prima giornata); nonché successivamente al provvedimento di espulsione, per avere, nel tunnel che adduce agli spogliatoi, contestato la decisione arbitrale proferendo espressioni blasfeme (seconda giornata)". Dopo aver visto dalla tribuna la sfida con il Cagliari, Sarri salterà anche il match di giovedì contro il Torino.

                La fiducia di Lotito


                Del momento della Lazio, reduce dal pari casalingo con il Cagliari che ha fatto seguito ai ko con Milan e Galatasary, ha parlato il presidente biancoceleste Claudio Lotito. "Ai fini dello spettacolo è una Lazio propositiva. Certo, si possono acquisire anche i risultati con i catenacci che c'erano una volta. È una scelta. Mi auguro che nel derby l'atteggiamento della squadra in campo sia di quelli di chi vuole raggiungere traguardi importanti perché la società ha fatto di tutto per far sì che ciò accada", le parole del massimo dirigente a margine della presentazione di un'iniziativa benefica alla sala stampa dello stadio Olimpico di Roma, dove domenica 26 settembre andrà in scena l'attesissima stracittadina.

                "Società ambiziosa, serve tempo per grandi obiettivi"

                "Serve tempo per amalgamarsi e raggiungere grandi obiettivi - sottolinea Lotito -. Bisogna avere pazienza, l'atteggiamento è positivo, si tratta di acquisire quella mentalità e quegli automatismi che oggi faticano ad acquisire perché vengono da un assetto tattico completamente diverso. Da come eravamo partiti 18 anni fa oggi si vede un cambio di passo anche dal punto di vista psicologico: eravamo in una condizione di prostrazione, oggi siamo una società che si propone come ambiziosa, che vuole raggiungere determinati traguardi e sta facendo di tutto per far sì che ciò accada".

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                  Osimhen, Napoli sogna: l'uomo che spacca le partite, ecco perché è un affare per De Laurentiis

                  Dopo una stagione piena di guai il nigeriano sta facendo la differenza. Careca: «Diventerà un super bomber, ma deve migliorare nelle scelte. Re? Ce ne è stato solo uno, il suo nome è Diego»

                  Victor Osimhen in versione Mosè prende una partita e, come fosse il Mar Rosso, e la divide in due. Uno stress test per gli avversari, un attacco costante alla profondità. Lui corre come una gazzella e lotta come un leone, è l’anima offensiva del Napoli a punteggio pieno. Tre gol nelle ultime due partite sono la prova che un anno fa l’investimento record del club, 50 milioni cash e 20 come contropartite tecniche per strapparlo al Lille, non fu un azzardo. Il suo cartellino oggi ha quotazioni più alte e la giovane età (22 anni) rappresenta un potenziale business per le casse della società di De Laurentiis.

                  «Avercelo uno come lui in Brasile, saremmo tutti più contenti», la voce è autorevole e risponde al nome di Antonio Careca. Che da lontano lo osserva e ne tesse le lodi in lungo e in largo. Careca è la «Magica» di maradoniana memoria, difende il calcio dei suoi tempi («gente come me e Bruno Giordano non esiste più») ma guarda quel ragazzo così forte e ne resta impressionato. C’è voluta però pazienza a fronteggiare gli infortuni e anche le intemperanze. Ed è intervenuto Spalletti per gestire la sua esuberanza, che con il Venezia gli costò espulsione e squalifica. Al suo sbarco in Italia, nell’estate del 2020, lo aveva bersagliato la malasorte: la frattura alla spalla in Nazionale, poi la positività al Covid e infine il trauma cranico subìto a febbraio a Bergamo contro l’Atalanta. Più di metà stagione buttata via e tanti imprevisti da affrontare. I tempi di ambientamento sono stati lunghi e anche difficili, ma in campo (le volte che è riuscito ad andarci) ha sempre marcato il cartellino. Dieci gol in 21 presenze, 13 da titolare.

                  Il vento è cambiato, per Osimhen e dunque anche per il Napoli. Che ritrova il centravanti, il numero 9 che non ha mai avuto, capace di andare a segno una volta ogni 91 minuti. Un ragazzo altissimo, con una velocità sorprendente e una gamba possente colpisce l’avversario come vuole: di testa, di piede e di rapina, versione Lupin, così come lunedì sera contro l’Udinese. Osimhen può farlo perché è una punta mobile, moderna. «Sa fare tutto — dice convinto Careca —. Fa il movimento, lascia lo spazio ai compagni e parte anche largo verso la porta avversaria. Non sta mai fermo e quando sfreccia in velocità ruba il tempo e annienta la forza di chi lo insegue. Ma attenzione a definirlo con troppo anticipo un fuoriclasse. Lasciamolo lavorare e vedremo cosa riuscirà a fare. È troppo presto per dire che sia lui il motore della squadra, ha bisogno di migliorare tecnicamente e da questo punto di vista il campionato italiano non può che fargli bene. Sicuramente sta facendo la differenza e senza stare troppo a guardare l’aspetto tattico, lui segna e fa vincere la squadra. Diamogli per ora questo merito».

                  Nel progetto di Luciano Spalletti è centrale, a lui l’allenatore ha dedicato sedute specifiche nel corso del ritiro estivo e continua a stargli addosso durante le sedute di allenamento. «Diventerà un extra bomber — ha detto dopo la doppietta al Leicester — ma deve migliorare nelle scelte e nei movimenti. A volte butta via corse inutili». Spalletti contiene l’euforia, ma a Napoli è già un re. Careca frena: «Di re ce ne è stato uno solo, il suo nome è Diego».


                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Romano Fogli morto: il Bologna piange l’ultimo eroe dello scudetto 1964 strappato all’Inter

                    Centrocampista e poi allenatore, aveva 83 anni. Giocò 10 anni in Emilia, e vestì anche le maglie di Torino, Milan, Catania. Con la Nazionale 13 presenze, «Corea» compresa

                    È morto Romano Fogli, uno dei simboli più amati del Bologna e icona dell’ultimo scudetto dello squadrone «che tremare il mondo fa». Dopo il titolo italiano fu titolare fisso insieme a Giacomo Bulgarelli. La società rossoblù ha chiesto che prima della partita di oggi alle 18.30 contro il Genoa sia osservato un minuto di silenzio e che la squadra possa giocare con lutto al braccio.

                    La carriera e la Corea

                    L’ex centrocampista si è spento martedì mattina a 83 anni nella sua casa di Santa Maria a Monte (Pisa), dove era nato il 21 gennaio 1938, dopo una lunga malattia. Era l’ultimo giocatore titolare della squadra del 1964 ancora in vita: 344 presenze con la maglia del Bologna, rossoblù per più di dieci anni dal 1957 al 1968 e poi anche da allenatore. Fogli ha vestito anche le maglie di Torino, Milan (una Coppa Campioni e una Intercontinentale da titolare), Catania e della Nazionale (13 presenze tra il 1958 e il 1967, era in campo a Middlesbrough nella famigerata sconfitta contro la Corea del Nord ai mondiali del 1966). Da allenatore lavorò alla Reggiana e al Foggia, con scarso successo, e dopo una carriera nelle serie minori fu secondo di Giovanni Trapattoni alla Fiorentina e di Claudio Gentile alla Under 21.

                    Lo scudetto 1964

                    Dello scudetto del 1964 fu protagonista diretto anche durante lo spareggio per il tricolore con l’Inter, segnando su punizione il gol del vantaggio il 7 giugno 1964 (il 2-0 definitivo di Harald Nielsen, capocannoniere del torneo, proprio su assist del mediano).

                    Lo scandalo e le false accuse di doping

                    Quell’anno Fogli - insieme a Pavinato, Tumburus, Perani e Pascutti, era stato anche accusato di doping, di avere assunto anfetamine in occasione della vittoria contro il Milan a Sn Siro: i rossoblù e l’allenatore Fulvio Bernardini erano stati rinviati a giudizio davanti alla Commissione Giudicante. I giocatori furono assolti perché dopati a loro insaputa, mentre Bernardini fu squalificato per un anno e mezzo e la squadra penalizzata di tre punti.

                    Provette manipolate e penalizzazione cancellata

                    Il Bologna, che aveva una striscia di dieci successi consecutivi, e la città si ribellarono alla sentenza che lanciava in vetta l’Inter e il Milan. Tre avvocati felsinei si rivolsero alla magistratura - il club non poteva adire alle vie legali - e la procura ordinò il sequestro delle provette incriminate: fu rilevata una manomissione - le provette erano conservate in un frigorifero senza serratura - perché le anfetamine contenute nelle provette erano una quantità tale «da ammazzare un cavallo». La penalizzazione fu cancellata.

                    Lo spareggio imprevisto

                    Lo spareggio non era previsto dai regolamenti e il Consiglio federale pareva intenzionato ad assegnare all’Inter il titolo, mentre il Bologna avrebbe «vinto» il tricolore 1927, quello revocato al Torino e mai assegnato. Ma gli annunci in senso contrario dati dalla Gazzetta dello Sport e da Stadio sulla partita da disputare a Roma suscitarono clamore e si arrivò così in un clima politico rovente al 2-0 di cui Fogli fu protagonista.

                    I gol nelle cronache dell’epoca

                    Così il Corriere della Sera, all’epoca, descrisse i due gol, arrivati al 75’ e all’85’: «Il Bologna va in vantaggio al 30’ (della ripresa, ndr): punizione battuta da Bulgarelli che tocca lateralmente a Fogli. Il mediano tira rasoterra di destro e la palla deviata da Facchetti batte Sarti vanamente proteso in tuffo; il secondo gol al 40’: manovra Ferrani sulla destra, poi smista a Fogli il quale a sua volta serve Nielsen. Il centravanti supera Guarneri e tira diagonalmente segnando».

                    «Il mio gol privato»

                    «Il toscanino dall’aspetto di ragazzo a modo che sembrava capitato nel mondo del calcio per caso», scriveva l’inviato del Corriere della Sera Eveno Visoli, raccontava la sua rete con calore: «Me lo sentivo che dovevo calciare e Bulgarelli, molto gentilmente, mi ha toccato a lato la sfera. L’ho colpita di destro con un certo effetto rientrante: la sfera ha aggirato la barriera e si è insaccata a fil di palo nonostante il tuffo di Sarti. Per un momento ho creduto di impazzire». E riguardo alla deviazione di Facchetti: «Lasciatemi dire che questo gol che vale lo scudetto me lo attribuisco in forma privata».

                    Numero 6 del Milan campione d’Europa e del Mondo

                    Fogli vinse anche a livello internazionale, comunque, con il Milan: nel 1969 conquistò la Coppa dei Campioni (senza giocare la finale con l’Ajax) e la Coppa Intercontinentale, titolare nelle due sfide contro l’Estudiantes La Plata. Indossava la maglia n. 6 prima di Franco Baresi.


                    CorSera
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                      Fiorentina-Inter 1-3, Sconcerti: i nerazzurri squadra di vertice, più vasta del Napoli, ma poche riserve

                      La Fiorentina è un buon laboratorio di calcio diverso, l'Inter vince da grande squadra ed è impreziosita da Dzeko. Ma ha poche riserve e già l’uscita di Barella nel finale mette la superiorità dimostrata in discussione futura

                      di Mario Sconcerti

                      L’Inter ha vinto in modo classico, quindi alla fine da grande squadra, una partita in cui nel primo tempo era stata costretta dall’avversario a un cumulo di errori. La differenza di qualità è sempre stata chiara, ma anche annullata dalla corsa disperata della Fiorentina che la portava ad anticipare l’avversario su moltissimi palloni. La stessa corsa che permetteva di aprire vuoti in area interista semplicemente con il movimento e ai viola di chiudere gli spazi nella propria area.

                      Non poteva durare, era troppo netta la differenza di ritmo da una parte e la pericolosità innata dell’Inter dall’altra. Per rimanere in partita la Fiorentina avrebbe dovuto segnare subito un altro gol, cosa a cui è andata anche vicina, ma che ha sempre mancato. Esaurita la forza nel recuperare il pallone, è toccato all’Inter uscire con la sua linearità disarmante. In generale è mancato Lautaro nella grande danza dell’Inter, è mancato Vlahovic in quella della Fiorentina, sempre dentro la partita, mai davvero importante. In fondo alla giostra ci sono state due conferme. Quella della Fiorentina come un buon laboratorio di calcio diverso, e soprattutto quella dell’Inter come squadra di vertice.

                      L’Inter è completa, Dzeko l’ha impreziosita , Inzaghi ha perfezionato il suo intuito nei tempi di gioco. Può anche soffrire molto negli angoli di gara, ma non è mai travolta e sai che presto si riprenderà. In questo momento è la squadra che ha più il risultato spontaneo, in qualunque modo si mostri. Ha la forza per prendersi i dettagli della partita, sa costruirsi i suoi particolari, come il gol di Dzeko da fermo e le azioni profonde su quelli di Darmian e Perisic.

                      Non è più forte del Napoli, è più vasta, ha più possibilità di costruzione, quello che alla fine porta ai gol, già 18 in 5 partite. Ma ha poche riserve e già l’uscita di Barella nel finale mette la superiorità dimostrata in discussione futura. Chi lo sostituirebbe? Rientra in campionato anche l’Atalanta e ci torna dopo aver ritrovato gran parte della sua corsa profonda. Il Sassuolo è gradevole come quasi tutti i perdenti di successo (terza sconfitta consecutiva).

                      CorSera
                      ...ma di noi
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                        Non c'è alternativa all'Inter, che è la squadra più completa e meglio attrezzata in ogni reparto e dunque la favoritissima. Una ipotesi di alternativa, ma molto staccata nel mio pronostico, è il Milan. Fine.

                        Il Napoli sta primo perchè di giornate ne sono passate solo 5...ma il campionato ne dura 38 e il Napoli non ha la forza per stare primo alla 38esima giornata ma comunque lotterà però per un posto in champions, che è il vero campo di battaglia di questo campionato (visto che per il primo posto c'è già una candidata indiscutibile): 3 posti per tante squadre. Chi entra potrà affermare di aver fatto bene, chi resta fuori avrà fallito la stagione.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
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                        forse, tra mille inverni
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                          Originariamente Scritto da ANOLESO Visualizza Messaggio
                          pagato nulla.....
                          marotta....splendido ds non come quell'HANDICAPPATO di Paratici
                          No ma serio non ne imbroccano una alla Juve...
                          Basta vedere Kulusevski preferito ad Haaland tanto per dirne una
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

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                            se dovesse vincere l'inter ( toccata di palle ) sarebbe lo scudetto unicamente di marotta
                            Originariamente Scritto da Pesca
                            lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                              Bocca su Repubblica per non sbagliarsi le butta tutte nel calderone Atalanta compresa, che, afferma: "nella mischia (dello scudetto per tutti) mette paura"...eh, addirittura paura...

                              L'Atalanta in tutta la sua storia ha vinto una coppa Italia. E' da 3 anni che qualche fantasioso giornalista la piazza per lo scudetto, e puntualmente finisce sotto alla prima...e cosa dovrebbe cambiare quest'anno? Forse non si ha la dimensione di quello che serve per diventare campioni d'Italia. Per imparare o capire basta scorrere l'albo d'oro e forse qualcosa si intuisce. E' come se in Spagna sostenessero che il Valencia "mette paura".

                              Di Leicester ce n'è stato uno, e se tutti se lo ricordano è perchè non capita (praticamente) mai.

                              Il calcio è un ambito tradizionale, e, passati ormai 120 anni di gioco, i valori e le gerarchie sono stabilite e difficilmente modificabili (e solo da variabili quali sceicchi che sbarcano su pianeti vergini e li popolano di trofei a suon di miliardi).

                              Anche a parità di condizioni tecniche (ma l'Atalanta non ha la varietà e la profondità dell'Inter) si deve sempre preferire la squadra che ha vinto o che ha più tradizione e abitudine e frequentazione alla vittoria. E' una legge del calcio. Ogni tanto capita che questa legge venga sospesa, e per questo si parla di miracolo.

                              Idem con il Napoli: ha vinto due scudetti in 90 e passa anni, e in quei due scudetti c'era Maradona: ora a Napoli di Maradona è rimasto il nome dato allo stadio, ma quello non porta punti.
                              Last edited by Sean; 22-09-2021, 08:32:19.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
                                se dovesse vincere l'inter ( toccata di palle ) sarebbe lo scudetto unicamente di marotta

                                Concordo.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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