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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
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    Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
    Questa e' vecchia. C'e' scritto "fino alla fine della stagione 19-20"
    Io ho letto chela 6° si puo' fare, nei supplementari, solo se un giocatore si fa male alla testa.
    I SUOI goals:
    -Serie A: 189
    -Serie B: 6
    -Super League: 5
    -Coppa Italia: 13
    -Chinese FA Cup: 1
    -Coppa UEFA: 5
    -Champions League: 13
    -Nazionale Under 21: 19
    -Nazionale: 19
    TOTALE: 270

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      Domani ci saranno lumi, se i giornalisti riusciranno a rendersi utili per una volta.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
        Questa e' vecchia. C'e' scritto "fino alla fine della stagione 19-20"
        Io ho letto chela 6° si puo' fare, nei supplementari, solo se un giocatore si fa male alla testa.


        Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
        Originariamente Scritto da Sean
        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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          Ma è grave, assai... Cioè noi qui possiamo avere dubbi a riguardo, ma non loro
          La squadra arbitrale anche, non poteva dire "avete esaurito i cambi"? Qualcuno dice che non possono intervenire ma prendono provvedimenti solo a fine gara... A me sembra strano

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            La Roma sconfitta dallo Spezia 4-2 all’Olimpico ed eliminata dalla Coppa Italia. Partita incubo con lo Spezia due volte in vantaggio, la rimonta, ma l’espulsione di Mancini e Pau Lopez spiana la strada alla vittoria della squadra di Italiano con Verde e Saponara. Dopo il pesante ko nel derby un’altra partita disastrosa per i giallorossi: gioco prevedibile, Borja Mayoral & C che sbagliano clamorosamente, difesa che incassa troppi gol.

            – L’allenatore Fonseca sotto accusa, la sua posizione è in discussione e c’è chi sogna addirittura Allegri o Sarri al suo posto: ma è un sogno appunto…

            – E non è finita qui: club nel caos per aver fatto la sesta sostituzione nei supplementari, dopo il “caso Diawara” a Verona un altro clamoroso errore regolamentare, che la Roma sconterà duramente. Il problema è che la vittoria a tavolino non sarebbe gratificante per lo Spezia che la sua bella partita l’ha vinta sul campo e comunque non penalizzante per la Roma. Per cui non sono escluse sorprese e sanzioni di altro tipo…


            Roma-Spezia 2-4, 6 gol e il clamoroso errore del 6° cambio della Roma
            Nel momento in cui la Roma è approdata al terzo posto, in cui è arrivata addirittura ad avere una chance scudetto, è crollata. Fa parte abbastanza della stesso karma della Roma, sfiorare il massimo, sognare qualcosa di troppo prezioso e importante, e nel contempo subirne il contrappasso. Un classico peccato di superbia, scontato a carissimo prezzo. In questo caso il 3-0 dalla Lazio nel derby e, quel che è peggio, l’atroce 4-2 da parte dello Spezia all’ Olimpico. Fuori dalla Coppa Italia insomma, torneo comunque prezioso per chi non ha poi troppe chance da giocarsi al massimo livello. Già 6 anni fa nel 2015 all’epoca di Garcia la Roma era stata eliminata dallo Spezia in Coppa Italia. La squadra ligure sta facendo una bella stagione, già vincendo al San Paolo aveva messo in guai seri Gattuso e il Napoli. Adesso tocca alla Roma e a Fonseca.

            Il gioco che manca, la difesa che prende troppi gol
            La partita per la Roma è stata un incubo, sotto di due gol (Galabinov su rigore e Saponara), li ha rimontati, ma all’inizio dei tempi supplementari ecco il patatrac della doppia espulsione in un minuto di Mancini e Pau Lopez – gravissimo sintomo di nervosismo e confusione – e quindi i gol di Verdi e Saponara per la vittoria dello Spezia. A parte le tante occasioni sprecate e i gol mangiati da Borja Mayoral, il problema grave sono i tantissimi gol incassati (9 nelle ultime 3 partite, 4 dallo Spezia, 3 dalla Lazio, 2 dall’Inter) e il gioco lento e prevedibile che finisce coll’essere imbrigliato dagli avversari. Qualunque formazione venga messa in campo, con lo Spezia Fonseca aveva discretamente rivoluzionato la squadra cercando di dare una sferzata al gruppo strapazzato nel derby. Sabato prossimo in campionato si giocherà ancora, e sempre all’Olimpico, Roma-Spezia: praticamente un incubo. Soprattutto se dovesse perderla di nuovo.

            L’impasse dei Friedkin, Fonseca in bilico, il sogno di Allegri e Sarri
            Si discute molto dell’allenatore Paulo Fonseca, che a inizio stagione rischiava di non essere confermato. Possibile che i Friedkin se ne siano pentiti, intanto penseranno di arrivare a fine stagione e decidere a chi affidare la squadra. Ma anche solo arrivare a giugno può diventare un problema e difendere il terzo posto un’impresa. A Roma girano da tempo i nomi di Allegri e di Sarri, ma sembrano più sogni e illusioni che opzioni realistiche per il futuro.

            Roma recidiva, il caso della sesta sostituzione e la giustizia sportiva
            Ho lasciato per ultimo la questione della sesta sostituzioneIbanez per Pedro – operata dalla panchina giallorossa nei supplementari. Non si poteva fare, o meglio si poteva fare al tempo dei tre cambi, ma non col regolamento odierno dei cinque cambi. La Roma già alla prima giornata di campionato era incappata nel pasticcio del caso Diawara e per quello perso a tavolino la partita pareggiata col Verona.

            Insomma un errore di disorganizzazione clamoroso e imperdonabile. Molto, molto più grave del “caso Diawara”, che era semplicemente un affare burocratico. Qui invece l’errore è sostanziale e ovviamente sarà punito dalla giustizia sportiva. Faccio notare che il 3-0 a tavolino per lo Spezia non sarebbe affatto gratificante e anzi più penalizzante rispetto alla bella vittoria per 4-2 ottenuta dallo Spezia. In passato casi del genere venivano risolti dalla giustizia sportiva lasciando il risultato del campo ma penalizzando la squadra colpevole con un ulteriore provvedimento sanzionatorio. Del resto per la Roma perdere a tavolino, o perdere sul campo non farebbe praticamente differenza.

            Non essendoci una classifica, potrebbe essere scelta una sanzione da scontare sulla prossima Coppa Italia o comunque nella prossima stagione. O al limite anche in questa, ma in maniera diversa dalla semplice sconfitta a tavolino. Una semplice partita di Coppa Italia che per la Roma si è trasformata in una tortura.

            COPPA ITALIA 2010-2021 OTTAVI DI FINALE Martedì 19 gennaio 2021 Roma - Spezia 2-4 (2-2 ai tempi regolamentari)* (6' Galabinov rig. S, 15' Saponara S, 43' Pellegrini rig. R, 73' Mkhitaryan R, 107' Verde S, 119' Saponara S) * (2-4 poi tramutato dal giudice sportivo in 0-3 a tavolino a favore dello Spezia, per avere la Roma effettuato 6 sostituzioni invece di 5) Giovedì 21 gennaio 2021 Lazio - Parma 2-1 (23' Parolo L, 83' Mihaila P, 90' Colombi aut. L) *** GIA' GIOCATE... Martedì 12 gennaio 2021 Milan - Torino 5-4 ai rigori (0-0) (Sequenza rigori: Belotti T gol, Kessie M gol, Lukic T gol, T. Hernandez M gol, Lyanco T gol , Tonali M gol, Rincon T parato, Romagnoli M gol, Milinkovic Savic T gol, Calhanogli M gol) Mercoledì 13 gennaio 2021 Fiorentina - Inter 1-2 (ai supplementari) (40' Vidal rig. I, 57' Kouame F, 119' Lukaku I) Napoli - Empoli 3-2 (18' Di Lorenzo N, 33' Bajrami E, 38' Lozano N, 68' Bajrami E, 77' Petagna N) Juventus - Genoa 3-2 (ai supplementari) (2' Kulusevski J, 23' Morata
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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              COPPA ITALIA 2010-2021
              OTTAVI DI FINALE

              Martedì 19 gennaio 2021
              Roma – Spezia 2-4 (2-2 ai tempi regolamentari)
              (6′ Galabinov rig. S, 15′ Saponara S, 43′ Pellegrini rig. R, 73′ Mkhitaryan R, 107′ Verde S, 119′ Saponara S)

              Giovedì 21 gennaio 2021
              Lazio – Parma 21.15


              QUARTI DI FINALE
              Atalanta – Vincente di Lazio-Parma
              NapoliSpezia
              Inter – Milan
              Juventus – Spal
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                Supercoppa, Juventus-Napoli: le formazioni e dove vederla in tv. Pirlo per il riscatto

                A Reggio Emilia in palio il primo trofeo, Cristiano Ronaldo e compagni vogliono cancellare il crollo con l’Inter

                Qui bianconeri

                Forse non bisogna chiamarla partita «fantasma», per non ravvivare le tensioni degli ultimi mesi sulla gara di campionato rinviata il 4 ottobre per decisione della Asl di Napoli e ancora senza una data di recupero dopo il ribaltamento del 3-0 a tavolino per la Juve. Ma finalmente si gioca Juventus-Napoli, anche se vale per la Supercoppa e ha già i suoi problemi a soffiare via il nebbione che alla vigilia incombe sul Mapei Stadium di Reggio Emilia ed è previsto anche stasera.

                L’Arabia Saudita, sede delle due ultime edizioni, è lontanissima, come il suo ricco ingaggio di 22 milioni per tre partite (ne manca quindi ancora una da giocare lì). E sopra ogni cosa «c’è un’aria strana dappertutto, non c’è tranquillità sotto nessun aspetto, i valori espressi non sono veritieri» come sottolinea Gattuso.

                Per tirarsi un po’ su, c’è la prima rimpatriata tra due vecchi amici per la pelle diventati allenatori, con il neofita Pirlo reduce dalla prima vera scottatura della carriera nella notte da incubo contro l’Inter di Conte. E allora cosa c’è di meglio di un’altra partita secca, con una coppa in palio da riportare a Torino dopo la sconfitta contro la Lazio della scorsa stagione, per scacciare i cattivi pensieri juventini? «Questa serata arriva al momento giusto — dice il tecnico —. Dopo una brutta sconfitta abbiamo una grande voglia di ripresentarci in campo determinati a portare a casa questo trofeo. Cosa non rifarei della partita contro l’Inter? Quando perdi, non rifaresti niente. Ma adesso la testa va liberata, serve un altro atteggiamento, una voglia di rivalsa, per dimostrare che non siamo quelli dell’altra sera».


                Nemmeno il suo allenatore può dire di sapere davvero quale è la vera Juve: la squadra che ha battuto Milan e Barcellona o quella franata contro Fiorentina e Inter? Nel dubbio, Pirlo potrebbe giocare con Bernardeschi al posto di Frabotta come esterno sinistro, anche se contro Lozano i rischi sono alti. E soprattutto con Arthur, McKennie e Kulusevski al posto di Rabiot, Ramsey e Morata. Una piccola rivoluzione, all’insegna di un dinamismo diverso a centrocampo e sulla trequarti in raccordo a Ronaldo, tenendo conto che invece di recuperare gli assenti Pirlo perde anche Demiral, indisponibile per il riacutizzarsi di un problema muscolare: «Stagione a un bivio? Sono abituato a questo tipo di situazioni — sorride Andrea — mi dispiace solo per i giovani (il riferimento è soprattutto a Frabotta, ndr): mi sono preso le mie responsabilità e preferisco che attacchiate me, non loro. Le finali si giocano, ma si devono vincere e siamo qui per questo».

                Alla Continassa ieri c’era il presidente del Real Madrid Florentino Perez, per una riunione con Andrea Agnelli, che è anche il numero uno dell’Eca, l’associazione dei club europei. Non è uno snodo affatto facile per il mondo del calcio e non è una esagerazione dire che per la Juve la partita di stasera è ancora più importante di altre volte: per scacciare l’eventuale crisi che un’altra sconfitta si porterebbe appresso e anche per dimostrare che non siamo di fronte a «un grande ciclo che finisce», come ha lasciato intendere capitan Chiellini a San Siro, ma a un ciclo che sta già ricominciando.

                «Abbiamo le nostre chance e ce le giochiamo. Ma abbiamo enorme rispetto per loro, come società e come squadra — ripete Gattuso, che arriva con più certezze tattiche e di organico —. Non dobbiamo fargli sentire l’odore del sangue». Una metafora, quest’ultima, molto di moda: adatta a una Supercoppa da lupi, non certo a una partita fantasma.


                Qui Napoli
                Gattuso: «Con Andrea a volte come Bud Spencer e Terence Hill»


                Rino Gattuso stavolta non vuole scherzi, tira aria di gran finale e la concentrazione dev’essere tenuta alta. Il suo è un imperativo: «Non possiamo sbagliare». Quarto atto nella storia tra Juventus e Napoli in Supercoppa, quarto stadio diverso. Nella testa resta la notte di metà giugno, quando il Napoli strappò alla Juve la Coppa Italia.

                Questa volta c’è Andrea Pirlo, l’amico che tocca le corde del sentimento per il rapporto di lunga data con l’allenatore dei partenopei, che non ne fa mistero. Piuttosto, si dilunga su un legame che resiste soprattutto fuori dal campo. «In vent’anni ha preso più schiaffi da me che da suo padre», Rino a modo suo rompe il ghiaccio. «A volte sembravamo Bud Spencer e Terence Hill, insieme abbiamo iniziato a giocare presto, vincendo tutto quello che dovevamo vincere. Ne abbiamo fatti di danni, ma ci siamo sempre aiutati».

                Eccoli, stasera l’uno contro l’altro e dei migliori amici a volte è meglio non fidarsi. Scherzi a parte, dunque. Di fronte ci sono due squadre che la finale la giocano per vincere. E che nessuno dica a Gattuso che la Juventus è incerottata: «Non ci casco, con loro non hai mai vantaggi. Non esiste crisi in una partita secca, noi abbiamo la responsabilità di non cadere nelle loro trappole. Una finale ti dà una gran botta di adrenalina e ti fa alzare l’asticella».

                Il Napoli ha già alzato questo trofeo contro la Juve nel 2014, in campo non c’era Lorenzo Insigne che recuperava dall’infortunio al crociato. Che oggi sogna da leader consacrato. Trascinatore della squadra, stasera insegue il gol numero 100 in maglia azzurra. Traguardo personale che mette da parte, il capitano non si nasconde: «Vogliamo vincere la Supercoppa, la Juventus ha grandi campioni ma noi abbiamo il dovere di dare tutto. Per i nostri tifosi e per la società. Un successo di squadra gratifica molto di più dei gol realizzati. Ci siamo preparati al massimo, bisogna affrontarli con la mentalità giusta». La lezione di Gattuso è ben fissata in mente («il mister mi sta aiutando tanto nella crescita», ha ribadito Insigne), che gioca la sua sfida con la forza-operaia di Andrea Petagna e l’equilibrio in mezzo al campo del nuovo Diego di Napoli, Demme. Mertens non è ancora al massimo («ha ancora dolore alla caviglia, sta stringendo i denti e bisogna fargli i complimenti», ha chiarito Rino), eppure il belga con la testa è già al Mapei Stadium: «Bisognerà dare il 110 per cento, altrimenti una partita così non puoi vincerla».

                Tira proprio aria di finale, Gattuso è certo: «Gli stimoli saranno automatici». A Pirlo dice: «Vinca il migliore». Che resterà comunque il miglior amico dell’altro.


                CorSera
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                  Juventus-Napoli: Danilo vs Insigne e Bernardeschi vs Lozano, due sfide per una Supercoppa

                  Dati alla mano, saranno i due duelli sulle fasce a determinare la supremazia tra bianconeri e azzurri nell'attesa sfida di mercoledì a Reggio Emilia

                  Per la prima volta di fronte. Juventus e Napoli si incroceranno domani sera a Reggio Emilia per la Supecoppa Italiana in quello che è un confronto del tutto inedito in questa stagione, almeno in campo. Diametralmente opposto il clima nei due spogliatoi: in quello di Gattuso la vittoria per 6-0 contro la Fiorentina è stata la conferma delle positive indicazioni avute a Udine sulla fine del periodo di crisi. Per la Juventus, invece, il primo trofeo stagionale che si assegna al Mapei Stadium potrebbe essere la cura migliore per mettersi alle spalle la sconfitta con l’Inter, pesante più nelle modalità che nell’entità. «La Juve non sbaglia due partite di fila» è il leit motiv di questi giorni: più che le parole, dovrà essere ilcampo a confermarlo. Sia Pirlo che Gattuso, ex compagni finalmente contro dopo il mancato confronto in campionato, dovranno dare fondo alle risorse a disposizione: il bianconero dovrà fare a meno di Dybala e Frabotta, oltre che dei tre positivi al Covid, salvo recuperi in extremis che non garantirebbero comunque la presenza di Alex Sandro, Cuadrado e De Ligt in campo vista la lunga indisponibilità del terzetto. Mentre in casa azzurra i dubbi riguardano il ruolo di centravanti: Osimhen è ancora alle prese con la positività al coronavirus (così come Ruiz) mentre Mertens e Petagna sono in dubbio.


                  L'attacco azzurro

                  La caviglia del belga e il polpaccio dell’ex Spal preoccupano Gattuso, che in caso di forfait di entrambi avrebbe solo due strade percorribili: riproporre Lozano al centro dell’attacco, come già visto senza particolari spunti contro lo Spezia, o giocarsi la carta dell’ex, con lo spagnolo Llorente al centro del tridente (o per meglio dire dell’attacco, visto il 4-2-3-1 di Gattuso). Tuttavia la versione più probabile vede ancora uno tra Mertens e Petagna al centro (favorito il secondo) con Insigne a sinistra e Lozano a destra, schieramento che darà vita a duelli ricchi di fascino. Pirlo cambierà la coppia centrale rispetto a San Siro, con Demiral che si sistemerà al fianco di Bonucci, anche se un ruolo fondamentale l’avranno gli esterni: a destra Danilo si confronterà con Insigne, il più in forma tra gli azzurri, mentre a sinistra Bernardeschi resta il nome più caldo per sostituire Frabotta. Dando vita a uno dei confronti chiave del match, vista la verve in zona gol del Chucky (10 gol in 24 partite) e la scarsa attitudine difensiva, rispetto a quella offensiva, del centrocampista toscano.


                  Ancora Morata-Ronaldo

                  Dall’altra parte del campo, invece, Ronaldo e Morata proveranno a riscattare l’opaca prova del derby d’Italia. Per farlo dovranno superare la solida difesa napoletana guidata da Koulibaly, tornato a ruggire al centro in coppia con Manolas. Difficile prevedere gli accoppiamenti, vista l’attitudine di Ronaldo a spaziare sul fronte d’attacco: probabile che l’attacco bianconero si concentri a destra, dove agirà Chiesa, vista la presenza di Mario Rui, fisicamente il meno prestante della linea a quattro di Gattuso. La vera novità di Pirlo, però, sarà la presenza di Kulusevski a sinistra, scelta che renderà ancora più offensivo lo schieramento bianconero e che darà vita al duello con Di Lorenzo: lo svedese a sinistra, Chiesa a destra, Ronaldo e Morata in attacco per un quartetto spiccatamente spregiudicato.

                  Centrocampo speculare

                  Entrambe le squadre giocheranno con due centrocampisti: Demme e Bakayoko per gli azzurri, Arthur e McKennie per i bianconeri. Due mediane diverse per caratteristiche fisiche e tecniche ma molto simili per compiti: Arthur e Demme dovranno dare i ritmi alle rispettive squadre mentre Bakayoko e McKennie, diversi fisicamente, saranno la quota di atletismo e fisicità in mezzo al campo. A sparigliare le cartee ci penserà Zielinski, trequartista alle spalle del reparto offensivo, che con i suoi inserimenti ha risolto diverse partite.

                  Dati alla mano, saranno i due duelli sulle fasce a determinare la supremazia tra bianconeri e azzurri nell'attesa sfida di mercoledì a Reggio Emilia
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                    Milan-Inter, chi è la favorita per lo scudetto? Tre ragioni per dire Milan e tre per dire Inter

                    Il derby scudetto è tornato dopo 10 anni. La squadra di Pioli ha entusiasmo, continuità e Ibrahimovic. Quella di Conte solidità, l’assenza della Coppa e Lukaku


                    Dieci anni dopo

                    L’ultimo derby scudetto Milan-Inter risale al 2011, primo anno post Triplete nerazzurro e ultima stagione prima della successiva dittatura dei 9 scudetti juventini. Quel campionato lo vinsero i rossoneri allenati da Massimiliano Allegri e già allora guidati in campo da Zlatan Ibrahimovic (che però non faceva da chioccia ai giovani come oggi ma era stella «inter pares» in un gruppo fortissimo) e a decidere furono i due derby, entrambi vinti dal Milan: 1-0 all’andata (quando sulla panchina dell’Inter c’era Benitez) e 3-0 al ritorno (Ibra assente) con doppietta di Pato e sigillo di Cassano quando al posto di Benitez, esonerato, c’era già da un bel po’ Leonardo, la cui eccezionale rimonta rimase un progetto imploso . Così finì proprio 82 punti a 76 per Ibra e soci. Curiosamente, anche adesso a decidere è per il momento il derby che il Milan ha vinto 2-1 il 17 ottobre: 3 punti pesanti che tengono la squadra di Pioli avanti in classifica e che forse spostano momentaneamente il pronostico a favore del Diavolo 50,1% a 49,9%. Già, perché per il resto la situazione sembra totalmente equilibrata. E se è vero che l’Inter appare strutturalmente più pronta per il successo finale, è altrettanto vero che la freschezza rivoluzionaria del Milan è ormai una certezza. Succede quindi che, appena pensi sia favorita l’una, subito ti vengono in mente altrettante ragioni perché invece potrebbe vincere l’altra. Qui ne vediamo tre pro Milan e tre pro Inter. Sapendo che gli scenari possono cambiare da un momento all’altro. In fondo, è anche questo il bello di un derby (che quando dura 38 settimane è ancora più bello).



                    Perché vincerà il Milan/1: entusiasmo

                    Erano anni che non si vedeva un Milan tanto carico sotto l’aspetto caratteriale, motivazionale. Squadra, società, ambiente: tutti ora iniziano a credere sul serio allo scudetto. Entusiasmo ma anche leggerezza: il Milan non è obbligato a vincerlo, l’obiettivo primario era e resta il ritorno in Champions. Niente pressioni, o meglio pressioni più basse rispetto alle altre concorrenti: non è un dettaglio, non è una differenza da poco.



                    Perché vincerà il Milan/2: continuità

                    La squadra di Pioli è quella che ha perso meno in campionato: una sola sconfitta, il 3-1 con la Juve. È anche quella che ha vinto di più, 13 volte su 18. È continua, ha mentalità vincente, non molla il colpo, sa recuperare anche quando va sotto. La vittoria come obiettivo, la vittoria come normalità. Anche quando, come lunedì a Cagliari, ha fuori sette giocatori. Qui c’è molto di Pioli, che ha creato un vero gruppo squadra: chi entra, dà il massimo.



                    Perché vincerà il Milan/3: Ibrahimovic

                    E poi c’è lui, l’infinito Zlatan Ibrahimovic. Basta un numero: 12 gol in 8 presenze, media di 1,5 a partita, nessuno come lui in tutta Europa. Un leader assoluto. Tecnico ma non solo. La sua leadership matura ha alzato il livello dei giovani compagni. Oggi è un esempio, un modello, un trascinatore. L’unico dubbio, inevitabile, riguarda la tenuta: non può giocare sempre, ha quasi 40 anni, per rendere deve calibrare gli sforzi. Ecco perché l’arrivo di Mandzukic può essere il fattore decisivo: Ibra non è più l’unico a «fare paura».



                    Perché vincera l’Inter/1: solidità

                    Il termine solidità è forse abusato ma rende l’idea, e il trionfo con la Juventus la rende ancora di più: quando è al meglio l’Inter può persino risultare ingiocabile. Come ha scritto bene Mario Sconcerti, l’Inter è puntuale, quello che ha lo mostra. E, a differenza del Milan, che deve sempre giocare bene per fare risultato, può arrivare all’obiettivo dispiegando la sua forza quasi per inerzia. Barella e Lukaku sono i testimonial perfetti, ma a giudicare da quanto visto con la Juventus ora l’Inter sembra non avere punti deboli.



                    Perché vincerà l’Inter/2: non ha la Coppa

                    L’uscita dalla Champions resta una delusione e un fallimento enorme: Conte lo ha ricordato anche dopo la vittoria con la Juve. Poiché però non si può tornare indietro, va trasformata comunque in positivo. Come? Sfruttando la settimana «lunga» per affinare il gioco e salvare i muscoli. Alla fine, per una squadra che della automatizzazione dei movimenti fa il punto chiave del suo sistema calcistico avere più tempo per lavorare ad Appiano può fare la differenza.



                    Perché vincerà l’Inter/3: Lukaku

                    E poi c’è lui, Romelu Lukaku, il degno dirimpettaio di Ibrahimovic. La sua è una leadership diversa nei modi ma uguale nella sostanza: anche lui 12 gol, anche lui riferimento tattico decisivo, anche lui una presenza fisica e spirituale fondamentale dentro la squadra. La differenza con Ibra? Non ha una controfigura come Mandzukic e, visti i problemi economici dell’Inter, mai la avrà questa stagione. Lui, Conte e i tifosi nerazzurri pregano per la sua salute e si augurano di non dovere mai rimpiangere un sosia di Mandzukic.



                    CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Originariamente Scritto da ermzenn Visualizza Messaggio
                      Ma è grave, assai... Cioè noi qui possiamo avere dubbi a riguardo, ma non loro
                      La squadra arbitrale anche, non poteva dire "avete esaurito i cambi"? Qualcuno dice che non possono intervenire ma prendono provvedimenti solo a fine gara... A me sembra strano

                      Non sta agli arbitri correggere o coadiuvare una squadra su questioni regolamentari che dovrebbe invece conoscere benissimo. Gli arbitri devono applicare il regolamento del giuoco del calcio, non le varie direttive che ciascuna lega adotta per ciascuna competizione: in questo caso l'arbitro si limita a segnare sul referto le sostituzioni e poi tocca al giudice sportivo controllare se tutto è nella norma o no.

                      Nel caso della Roma non è nella norma e il pasticcio è ancora più grosso di quello di Diawara di inizio campionato, perchè lì ci fu una sbadataggine sulla data di nascita, qua invece si buttano in campo più giocatori del consentito: come si fa a non conoscere nemmeno il regolamento della competizione che si sta giocando? Siamo tra i professionisti, siamo in serie A e nella coppa nazionale...e questi errori non possono essere ammessi.

                      Per chi ha qualche anno di calcio sa che siamo anche nel classico e ciclico psicodramma romanista: una semplice formalità (un ottavo a turno secco da giocarsi in casa contro un avversario più debole e che non gliene può fregare di meno) si trasforma in un rovescio, in una specie di realtà parallela dove tutto va storto.

                      Le proprietà straniere non hanno portato un cambio di marcia rispetto a queste burrasche che sorgono improvvise dal mare apparentemente calmo. Non hanno nemmeno portato chiarezza e funzionalità societarie, perchè si ripetono errori o da sbadataggine o assurdi come quello delle sostituzioni.

                      I Friedkin è vero che sono molto più presenti di Pallotta a Roma e guardano molte partite...ma non dovrebbero stare a Roma solo per guardare le partite...ma piuttosto per sistemare e cambiare le cose.

                      La Roma è un club che fa acqua da tutte le parti, non ci si può limitare ad una riverniciata alle pareti ma occorre un "piano casa" per attuare una ristrutturazione profonda, dalle fondamenta. Questi imprenditori texani devono chiudersi in uffficio notte e giorno e non riemergerne fino a che non avranno compiuto l'opera di rifacimento o possono tranquillamente guardarsi le partite da casa, perchè il loro compito non è fare gli spettatori ma operare in maniera funzionale a che si dia quella sterzata che pare non arrivare mai.
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                        Pirlo voleva destrutturare la Juve, ma ha esagerato. Come i bambini che smontano i giocattoli e non sanno rimontarli. Sarri invece una struttura razionale ce l'aveva...

                        Pirlo, dopo la traumatica sconfitta con l’Inter, a 2072 giorni dall’ultima finale vinta da calciatore (Juve-Lazio 2-1, 20 maggio 2015, Coppa Italia) vuole il primo trofeo da allenatore, per rilanciare la Juve in campionato, ma anche per dimostrare al popolo che lui le finali le vince. Sarri ne ha perse 2 su 2. La Signora ha il record di Supercoppe vinte (8), ma anche di perse: 7, come le infelici finali di Coppa Campioni. Pirlo vuole cambiare l’andazzo. Gattuso vuole bissare il trionfo in Coppa Italia del 17 giugno scorso, il primo da mister. Il discorso finale all’interno del cerchio della squadra, presente De Laurentiis, fu il suo capolavoro. Aveva reso vincente ed empatica una squadra raccolta tra le ceneri di un ammutinamento. Quella sera De Laurentiis disse: «Solo noi teniamo testa alla Juve. Per lo scudetto ancora no, ma ce la faremo».

                        Ecco, stasera il Napoli cerca ciò che è riuscito all’Inter: battere i campioni per convincersi di poter prenderne il trono. Il 13 febbraio si giocherà Napoli-Juve per lo scudetto. Pirlo voleva destrutturare la Juve, ma ha esagerato. Come i bambini che smontano i giocattoli e non sanno rimontarli. Cercava una squadra più liquida e imprevedibile, ma, senza un contenitore, l’acqua non sta in piedi. Sarri invece una struttura razionale a centrocampo l’aveva: un regista (Pjanic o Benta), un interno di fatica (Matuidi) e uno da incursione (Ramsey, Rabiot). Pirlo, dopo tante rotazioni, è ancora alla ricerca della chimica giusta in mezzo al campo, dove l’Inter ha dominato. Stasera recupera le geometrie e il palleggio di Arthur, ma dovrà stare attento che Lozano a destra non faccia l’Hakimi. Se la Juve sarà ancora lenta e maldestra nelle transizioni difensive, il Napoli, che non riparte peggio dell’Inter, potrebbe farle male. Gattuso è molto più avanti nella ricerca a centrocampo.

                        La terna che ha sventrato la Fiorentina è assolutamente competitiva per complementarietà di funzioni e gestione degli spazi. Bakayoko e Demme compongono una solida diga d’interdizione, con il francese che porta centimetri preziosi nei calci da fermo e il tedesco che offre regia e verticalità. Zielinski, pendolare tra mediana e trequarti, soccorre la rifinitura di Insigne e aiuta in copertura. Gattuso ha un vantaggio rispetto a Pirlo: non ha buttato la lezione di Sarri. Le idee del rivoluzionario che voleva assaltare il Palazzo, prima di farne parte, sono scivolate sotto la pelle del Napoli ed escono automaticamente.


                        Gazzetta
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                          Sei sostituzioni invece di cinque: altro errore da dilettanti allo sbaraglio

                          LEGGO (F. BALZANI) - Un pasticcio dietro l'altro nella solita polveriera di gennaio. Dopo il caso Diawara - che costò un punto alla Roma contro il Verona per l'errato inserimento in lista under del centrocampista - arriva un'altra figuraccia per il club. Al 95', dopo il doppio rosso a Lopez e Mancini, è arrivato il sesto cambio tra Ibanez e Carles Perez dopo i cinque precedenti. E tali devono restare anche nei supplementari mentre con i consueti tre cambi nei 90, era invece previsto un cambio in più nei successivi 30'. Un errore tecnico. Lo Spezia quasi sicuramente non farà ricorso per mantenere la vittoria sul campo ma il danno d'immagine è grande e ha fatto infuriare Friedkin. Preoccupante pure la questione tecnica.


                          Nella notte incontro tra il presidente e Pinto per fare il punto della situazione. In bilico torna pure Fonseca. Il tecnico per ora non sembra a rischio, e di certo non l'unico colpevole. Ma in caso di crolli ulteriori non è esclusa una chiamata a Sarri. Uno strano gioco del destino con il 2015 quando proprio l'incubo Spezia eliminò la Roma sempre in coppa Italia (ai rigori) avviando di fatto il processo a Garcia. Intanto sui social è pioggia di insulti per tutti: dal tecnico ai giocatori e oggi potrebbero esserci proteste pure a Trigoria. Per due partite cambiamo tutto e non va bene niente? Abbiamo fatto errori ma la stagione è buona e bisogna vederle tutte le partite, sbotta Cristante.

                          LEGGO (F. BALZANI) -  Un pasticcio dietro l'altro nella solita polveriera di gennaio . Dopo il caso Diawara - che costò un punto alla Roma contro il Verona per l'errato inserimento in lista under del centrocampista - arriva un'altra figuraccia per il club. Al 95', dopo il doppio rosso a Lopez e M...
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                            Sarri in corsa non ci va (a Roma) e Allegri non so che idee abbia...ma sono nomi per giugno, non certo per adesso. Io credo che Fonseca resterà fino al termine della stagione (anche perchè è ancora terzo e in corsa per la champions) e che solo dopo si aprirà la questione-allenatore. Dovessero però precipitare le cose, l'unica alternativa sarebbe un traghettatore per qualche mese, un nome che non impegni per poi scegliere con calma una nuova guida tecnica.
                            Last edited by Sean; 20-01-2021, 08:34:30.
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                              Juve scamacca presto il blitz

                              La juve vuole chiudere oggi prestito biennale con obbligo a 20 milioni



                              Fabrizio romano
                              ...ma di noi
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                                Ore calde per il futuro di fonseca..sarri in pole per sostituirlo


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                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
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