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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
    Vorrei capire cosa gl interessa realmente.

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    Fare compravendita di giocatori giovani e costruire lo stadio.
    I SUOI goals:
    -Serie A: 189
    -Serie B: 6
    -Super League: 5
    -Coppa Italia: 13
    -Chinese FA Cup: 1
    -Coppa UEFA: 5
    -Champions League: 13
    -Nazionale Under 21: 19
    -Nazionale: 19
    TOTALE: 270

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      Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
      Fare compravendita di giocatori giovani e costruire lo stadio.
      Io ancora non ho capito se vogliano incrementare il valore il più possibile per vendere oppure boh.
      Non vedo chissà quali prospettive a lungo termine.

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      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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        Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
        Io ancora non ho capito se vogliano incrementare il valore il più possibile per vendere oppure boh.
        Non vedo chissà quali prospettive a lungo termine.

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        La prospettiva e' arrivare stabilmente nelle prime 4, comprare giovani a poco e poi rivenderli a tanto. Speculare un po' sullo stadio e su cio' che verra' costruito attorno e poi rivendere il club.
        I SUOI goals:
        -Serie A: 189
        -Serie B: 6
        -Super League: 5
        -Coppa Italia: 13
        -Chinese FA Cup: 1
        -Coppa UEFA: 5
        -Champions League: 13
        -Nazionale Under 21: 19
        -Nazionale: 19
        TOTALE: 270

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          Milan-Juventus sotto l’incubo del Covid, positivi Alex Sandro e Cuadrado. Pirlo dice: “Non dobbiamo avere alibi, undici giocatori da far scendere in campo li troveremo”. Ma non è questione di alibi e di rimarcare sempre la differenza con gli altri, ricordando vagamente il caso Juve-Napoli, è questione di valutare il giusto rischio e comportarsi con sensibilità e prudenza. In Inghilterra certe partite a rischio hanno cominciato a rinviarle mettendo la salute pubblica davanti a tutto, e mandando in secondo piano gli aspetti strettamente sportivi. Ci vuole qualcuno che decida senza nascondersi dietro il freddo protocollo, secondo cui per rinviare una partita ci vuole un’epidemia nella pandemia: se il rischio è nullo o molto vicino al minimo che si giochi pure, sarà sicuramente un bello spettacolo, se ci sono troppi spazi di dubbio lasciati dai controlli che si faccia come in Premier League. Non è questione di alibi, ma di usare il coraggio nella direzione giusta

          “Non dobbiamo avere alibi, undici giocatori da far scendere in campo li troveremo” dice Andrea Pirlo. Milan-Juventus si avvicina con l’ incubo Covid che incombe sopra la grande partita, nelle ultime ore alla Juve sono state riscontrate le positività al Coronavirus di Alex Sandro e Cuadrado. Alla Juve, come in molte squadre italiane, tanti giocatori, da Dybala a Ronaldo stesso, hanno vissuto la brutta esperienza sia pure in tempi e forme diverse. Le positività di oggi purtroppo non sono una grande sorpresa, l’epidemia è di nuovo in espansione e i giocatori ne sono coinvolti né più né meno come tutti gli altri. Ma questa è una condizione su cui oggi abbiamo uno scarsissimo controllo per cui non c’è niente da rimproverare a nessuno.

          E’ la frase dell’allenatore della Juventus piuttosto che mi fa riflettere. “Non dobbiamo avere alibi” più che una frase senza senso – perché un significato ce l’ha eccome: siamo la Juventus, si va avanti, si gioca – è fuori luogo. Non è mai questione di alibi, è questione del porsi nel giusto atteggiamento di fronte all’epidemia per cui ognuno ha una responsabilità. Che non è quella di fare gli eroi, i coraggiosi, gli spavaldi o gli sportivi a tutti i costi, ma di avere, di fronte a certi fatti, certi indizi, la giusta prudenza che viene chiesta a tutti. Per rispetto verso noi stessi e verso gli altri.

          Purtroppo a ogni caso di Covid, capiti dove capiti, sempre lì si ricasca, nella polemica a distanza, nello scontro tifoso, nella dimostrazione di superiorità, nel rimarcare la differenza tra chi fa come il Napoli e scappa e chi invece fa l’eroe e l’epidemia di Covid la considera né più né meno come un infortunio. Come se una storta a una caviglia si potesse contagiare e attaccare ai compagni di squadra o addirittura agli avversari. Un positivo al Covid secondo me è qualcosa di molto diverso e distante da un infortunato. Un caso a parte. Figuriamoci se questi casi poi sono più di uno. Ma credo di essere uno dei pochissimi a pensarla così: sono tutti molto orgogliosi di un calcio e di un regolamento che permette di andare avanti come un rullo compressore, senza fermarsi mai.

          So bene che Pirlo, persona corretta e moderata, e che di fondo stimo, pronuncia quella frase discretamente spavalda con assoluta sincerità, ma il calcio fa i conti con la pandemia né più né meno come tutti gli altri. E comunque non può essere una grande partita in calendario a imporre la sua assoluta priorità. In Inghilterra, con i rinvii di Everton-Manchester City, Tottenham-Fulham e Burnley-Fulham, ci è resi conto che non si può tirare troppo la corda, che riaprire gli stadi sia pure parzialmente al pubblico è stata una follia, che devono essere sensibilità e prudenza e non un freddo protocollo studiato la primavera scorsa a gestire le situazioni. Soprattutto ora che la pandemia in Gran Bretagna è paurosamente fuori controllo, e si va avanti col trovare 50-60.000 positivi al giorno.

          Non serve rinfacciare continuamente a questo o quello chi è sceso in campo in condizioni anche peggiori e con un numero molto più alto di positivi al Covid – anzi quelli, secondo me , sono esempi decisamente da non seguire – si tratta di comportarsi in maniera responsabile, non affrontare rischi inutili, soprattutto quello di diffondere il contagio ad altre persone. Sarà un fatto tutto sommato banale, assolutamente ininfluente il rischio di una partita di calcio, quando oggi in Italia ci sono 570.000 positivi, che possono non avere alcun sintomo, starsene chiusi semplicemente in casa oppure essere ricoverati e sedati in una terapia intensiva in forte pericolo di vita, ma la responsabilità di ognuno, dal dare la giusta importanza a una partita di calcio al dovere di mettersi la mascherina, fa parte del bagaglio di ogni singola persona.

          Venendo al sodo ci vuole qualcuno (la Federcalcio, la Lega di Serie A, la famigerata Asl?) che non si nasconda dietro al protocollo – per il quale del resto ci vuole, un’epidemia nella pandemia per rinviare una partita – ma valuti seriamente e molto prudentemente il rischio di un match, sia pure grande e importante come Milan-Juventus. Mettendo in secondo piano tutti i risvolti sportivi e pensando unicamente a quelli della salute pubblica. Non è questione di alibi. Se il rischio non c’è o è minimale che si giochi pure, sarà sicuramente un bello spettacolo, se ci sono troppi spazi di dubbio lasciati comunque dai controlli si abbia il coraggio di fare quello che hanno già fatto in Premier League. Per me non sarebbe certo una vergogna, anzi di coraggio usato nella direzione giusta.

          Venerdì 8 gennaio 2020 Positivo anche De Ligt nella Juventus Trentasei ore dopo Milan-Juventus risulta positivo al tampone Covid anche Matthijs De Ligt. E' presumibile, dati i tempi di incubazione, che abbia giocato la partita da positivo al Covid. Mercoledì 6 gennaio 2020 Due positivi anche nel Milan Mentre la Juventus parte per Milano, dopo un altro giro di tamponi tutti negativi e dopo la positività riscontrata di Alex Sandro e Cuadrado, ecco che giocatori positivi spuntano fuori invece al Milan. Proprio nei test fatti in previsione della partita con la Juve. Si tratta di Rebic e Krunic. Ovviamente le stesse considerazioni fatte per la Juventus - sensibilità e prudenza, qualcuno che si prenda la responsabilità della decisione se giocare o meno, al di là del protocollo che comunque è studiato per non fermare mai le partite - valgono pari pari anche per il Milan. Anzi forse con un filo di preoccupazione in più, essendo questi test successivi a quelli della Juve e quindi non essendoci
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Covid, l’Asl ferma la Juve per la sfida col Milan? Ecco le condizioni: «Ci deve essere un focolaio»

            Quanti positivi servono per fermare la partita? I medici di Torino non danno numeri ma spiegano: «Ci deve essere un focolaio non controllato, ora non c’è rischio perché sappiamo come si sono contagiati Alex Sandro e Cuadrado». A Napoli erano bastati 2

            Senza pace. Il virus maledetto non dà tregua al campionato e sembra che si diverta a condizionare le partite scudetto. L’Inter ha affrontato il derby senza sei positivi di cui tre titolari, Skriniar, Bastoni e Young e una riserva nobile come Gagliardini. La Lazio ha incrociato la Juve priva di Immobile e la squadra di Pirlo, quando Cristiano Ronaldo, si è fermato per il Covid, ha rimediato due deludenti pareggi con Verona (in casa) e Crotone (in trasferta). Il Milan capolista non è stato risparmiato, dall’allenatore Pioli a Ibra, ma non ne ha risentito: lo svedese è tornato proprio contro l’Inter, firmando la doppietta da tre punti.

            Ma sino adesso il caso clamoroso è Juve-Napoli. Una storia che è una storiaccia per come si è sviluppata e poi finita, a colpi di carte bollate e sentenze. La prima partita scudetto, dopo sole tre giornate, è ancora da giocare e non ha una data sul calendario. La Asl aveva bloccato la squadra di Gattuso, che aveva due soli positivi, Zielinski e Elmas. Quella di Torino per adesso non ferma lo spareggio tra Milan e Juve, in programma stasera a San Siro, per la positività di Alex Sandro e Cuadrado, ma attende i risultati dei nuovi tamponi e non esclude di mettersi di traverso. «Se dovessero emergere nuovi positivi e ci fosse l’evidenza di un focolaio non controllato, si creerebbe un problema di sicurezza. A quel punto dovremmo intervenire, isolando tutti e bloccando la partenza della Juventus per Milano», dice in maniera netta Roberto Testi, responsabile del Dipartimento di Prevenzione dell’azienda sanitaria torinese.


            Il medico non cita numeri precisi. Si limita a parlare di «focolaio non controllato». Non è al momento il caso della Juventus che ha comunicato, in tempo reale, la positività dei due sudamericani. «Non abbiamo elementi che facciano pensare all’esistenza di un focolaio perché sappiamo come è avvenuto il contagio di Cuadrado e Alex Sandro e tutti gli altri sono negativi». Ma soltanto oggi sapremo l’esito dell’ultimo giro di tamponi, una specie di sentenza. Una Asl, ancora una volta, condiziona il campionato. Quanti dovrebbero essere i positivi per indurre l’azienda torinese a considerare quello bianconero un focolaio? Qui si entra nel campo della discrezionalità, combattuta strenuamente dalla Federcalcio e dalla Lega di serie A. La Asl cittadina voleva bloccare la trasferta del Parma a Udine dopo aver constatato la positività di sei giocatori. L’intervento della Lega ha cambiato il quadro e gli emiliani si sono messi in viaggio e hanno giocato regolarmente. Ora un altro caso intricato.

            Il Covid non dà pace. E colpisce tutti indiscriminatamente. Nello scorso campionato ha martoriato soprattutto Fiorentina e Sampdoria, in questa stagione si è accanito con il Genoa, arrivato sino a 18 positivi e costretto a rinviare la partita con il Torino. Ed è facile pensare che le conseguenze dell’epidemia abbiano condizionato il cammino traballante dei rossoblu e fatto perdere il posto all’allenatore Maran. I numeri fanno paura. 131 sono i contagiati dall’inizio del torneo, più quelli non specificati dalla Lazio e tre falsi positivi. In questo avvio di 2021 i casi sono stati già cinque. Non se ne vede la fine.


            CorSera
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Milan-Juventus, formazioni e dove vederla: Kessie con Krunic sulla mediana, riecco Theo

              Pioli: « Non sarà decisiva perché il campionato è una maratona, ma noi non vogliamo cambiare nulla nel nostro atteggiamento»

              Testa alta, niente calcoli e un’idea ben chiara in testa: provare a vincere. La Juve è la Juve, la rosa ricchissima e i nove scudetti consecutivi sono lì a ricordarlo, ma Stefano Pioli e il suo giovane Milan non hanno alcuna intenzione di mollare quel primo posto in classifica che non sarà l’obiettivo richiesto da Elliott per fine anno ma che occupano meritatamente dal primo giorno. L’Inter dietro spinge di brutto e aspetta soltanto il primo passo falso dei concittadini per piazzare il sorpasso, il testa a testa si gioca sui dettagli, vietato quindi per i piccoli diavoli scendere in campo con un piano diverso da quello solito: niente strategie conservative, avanti con lo stesso spirito e la stessa filosofia che ha consentito loro di arrivare fin lassù. Coraggio ed entusiasmo, lo slogan rossonero è sempre lo stesso. Non c’è poi molto da stupirsi: è ormai evidente che la vera forza di questa squadra sta proprio nella mentalità, nel non porsi limiti e nell’affrontare ogni partita con la sfacciataggine della gioventù. Un concetto che ha spiegato bene Pioli: «Siamo sulla strada giusta e non dobbiamo cambiarla, approcciare la gara pensando di farti andar bene un pareggio è il modo migliore per perdere. Cercheremo quindi come al solito di fare la partita, sapremo di dover soffrire ma l’abbiamo preparata per vincere».

              L’emergenza in casa Milan non fa più notizia: stasera mancheranno Ibrahimovic, Bennacer, Gabbia e Saelemaekers infortunati più Tonali squalificato. Mezza squadra, come al solito. E come al solito, niente paura: fin qui, chi è entrato si è sempre dimostrato all’altezza del titolare. La mediana sarà sperimentale, manca un regista di ruolo, quindi Kessie sarà affiancato dal soldatino Krunic. La buona notizia è il rientro di Theo Hernandez dopo la squalifica. La sua presenza è fondamentale perché è diventato ormai molto più di un terzino. Fa tutto: difende, imposta, segna. Arrivato nell’estate del 2019, la sua crescita è stata esponenziale e oggi il marsigliese è uno dei volti di punta del progetto giovani di Elliott. E della sua efficacia.

              Come Theo, anche Rafa Leao è uno dei simboli del nuovo corso rossonero. Il talentino portoghese, costato 24 milioni ma ancora in attesa di fare il definitivo salto di qualità, è uno dei grandi attesi della gara di stasera. Il gol lampo al Sassuolo e la magia in pallonetto di Benevento sono segnali incoraggianti, ma per cancellare il ricordo delle troppe prestazioni altalenanti e svagate serve una grande notte, una prova decisiva in una partita chiave come quella di San Siro. Di fronte avrà il suo idolo, il connazionale Cristiano Ronaldo, 14 anni e una trentina di trofei in più. Almeno a parole il ragazzino ha dimostrato di non temere il confronto col fuoriclasse di Madeira: «Vogliamo vincere e vogliamo restare primi» ha detto forte e chiaro dopo la vittoria di domenica.

              Nel 4-2 dello scorso 7 luglio, fu proprio Rafa a segnare il terzo gol, quello che completò la clamorosa rimonta dallo 0-2. «Sì, quella partita ci deve ricordare che non è mai finita e che si può battere chiunque» ha ribadito ieri Pioli, il quale ha però aggiunto che stasera «non sarà decisiva perché il campionato è come una maratona». Verissimo: sarà una corsa lunga, combattuta, difficile. Ma il Milan ha già dimostrato di avere testa, gambe e fiato per arrivare fino in fondo.


              Milan (4-2-3-1): Donnarumma; Calabria, Kjaer, Romagnoli, Theo Hernandez; Krunic, Kessie; Castillejo, Calhanoglu, Rebic; Leao. All. Pioli.
              Juventus (4-4-2): Szczesny; Demiral, Bonucci, De Ligt, Danilo; Chiesa, Bentancur, McKennie, Ramsey; Dybala, Ronaldo. All. Pirlo.
              Arbitro: Irrati
              Tv: ore 20.45, Sky 201.

              CorSera
              ...ma di noi
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                Milan-Juventus, formazioni bianconere: Pirlo recupera Dybala, Rabiot favorito su McKennie

                Il tecnico teme brutte sorprese: «Serve grande personalità. Non dobbiamo avere né problemi né paure. Gli assenti? Non possono essere un alibi, 11 da schierare li troverò»

                C’era una volta una squadra d’acciaio che fabbricava vittorie e scudetti. Adesso c'è una Juventus a 10 punti dalla vetta con una partita da recuperare — che si trova di fronte a delle difficoltà oggettive proprio all’inizio di un ciclo di partite decisive, stasera contro il Milan, poi Sassuolo e Inter, senza dimenticare la Supercoppa con il Napoli.

                La Juve di prima avrebbe reagito in un modo feroce, questa sembra circondata da un clima strano, nel quale ogni circostanza avversa rischia di alimentare la convinzione, più o meno inconscia, che non sia l’anno buono per vincere un altro scudetto: l’esempio più recente di questo piano inclinato nel quale Madama rischia di scivolare è quello della clamorosa sconfitta contro la Fiorentina, arrivata poche ore dopo la sentenza che ha ribaltato la vittoria a tavolino sul Napoli. Invece di dare un segnale forte, la Juve si è squagliata e il suo allenatore ha evocato le vacanze natalizie come possibile fonte di deconcentrazione: se la vecchia anima da combattenti non c’è più, non è ancora chiaro cosa ci sia al suo posto, dato che i bianconeri non hanno ancora battuto una squadra tra le prime dieci in classifica.


                Più che trovare una soluzione all’assenza per infortunio di Morata e alla contemporanea positività di Alex Sandro e Cuadrado, che sono ben di più di due semplici terzini, Andrea Pirlo deve quindi combattere contro questa pericolosa voce interiore che si fa strada anche tra il popolo bianconero: c’è forse un’occasione migliore di una sfida contro il Milan primo in classifica per dire a tutti che la vera Juve c’è ancora e non ha alcuna intenzione di abdicare?

                Certo, la prima da allenatore a San Siro, contro la squadra che per dieci anni è stata la sua vita, Pirlo la sognava diversa. Almeno per quanto riguarda la vigilia: la Juve martedì sera non è partita per Milano, in attesa dell’esito di un ulteriore giro di tamponi. «Per me sarà una serata speciale, anche se della società con cui ho vinto tanti trofei è rimasto solo Paolo Maldini — spiega Pirlo —. Per quanto riguarda le assenze non ci sono alibi, undici giocatori li troveremo . E non avremo né problemi né paura: andiamo a San Siro per comandare il gioco, in una partita molto importante, ma non decisiva».


                Il tecnico della Juve chiede ai suoi «grande personalità, la stessa voglia dell’avversario di giocarsela a viso aperto, perché sono queste le partite più belle». E qui torna in mente la serata perfetta della Juve al Camp Nou, contro il Barcellona di Messi: la squadra di Pirlo doveva vincere 3-0 per arrivare prima nel girone e ci è riuscita, dimostrando che le idee di gioco seminate fin qui possono attecchire: soprattutto se sono innaffiate dai gol di Ronaldo, nella sua versione migliore da quando è a Torino.

                Al posto di Morata, accanto a Cristiano, dovrebbe esserci ancora Dybala («lunedì aveva la febbre, ieri no» ha spiegato Pirlo), mentre in difesa si dovrebbe rivedere lo scontento Demiral, che ai media turchi ha detto di voler giocare di più ma è stato spesso infortunato. Il terzino con licenza di spingere sarà quindi Danilo a sinistra, mentre Chiesa e Ramsey dovrebbero essere confermati. McKennie è in ballottaggio con Rabiot, che è fresco, essendo l’unico giocatore che per una giornata di squalifica ha saltato due partite: non una cosa da vecchia Juve.


                CorSera
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                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Scusate ma col Genova tutti questi discorsi non ci sono stati.

                  Lasciamo che quello del Napoli rimanga un caso isolato.









                  "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                  Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                  vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                  (L. Pirandello)

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                    E' un pò troppo facile liquidarla così, quando non si può far finta che non c'è stata una sentenza del Coni che ha dato ragione proprio a quel "caso isolato": ora, o siamo tutti d'accordo che quella è stata una porcata ben architettata oppure ci dobbiamo prendere quanto viene, ovvero il campionato delle Asl voluto e approvato, con sentenza sportiva definitiva, dal clan dei furbi e dei maneggiatori.
                    Last edited by Sean; 06-01-2021, 08:52:10.
                    ...ma di noi
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                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Milan-Juventus, basta Ronaldo ai bianconeri per avere di più. Ma Pioli ha un gioco e senso del gruppo

                      Il senso di un lavoro di insieme che si risolve nell’artigianato più puro è il vero valore dei rossoneri. La partita per la Juve non offre solo un risultato, ma chiarezza su un’intera stagione

                      di Mario Sconcerti

                      Penso che la Juve sia più forte del Milan ma non so fino in fondo perché. Il Milan ha stravolto il concetto di normalità, che è un concetto eterno, non discutibile. Ma il Milan segna 2 gol a partita senza avere un grande attaccante, Rebic e Leao sarebbero riserve nella Juve e nell’Inter, nella Roma, nel Napoli. Il prototipo di questa normalità diversa è Krunic. Non è un ragazzo, ha 27 anni, prima del Milan ha giocato nell’Empoli e in squadre slave sconosciute. Giocava con Sarri, con Zielinski, con Caputo e sembrava uno dentro il cerchio, mai oltre. Oggi corre come un mezzofondista e non butta mai via il pallone.

                      C’è nel Milan una chiarezza che non esiste nelle altre squadre. C’è gioco e senso della compagnia. Pioli, quando trova una sintonia, diventa l’amico anziano, è facile volergli bene. Pensate a Pirlo, ad Andrea Agnelli, alla Ferrari, a Stellantis, a un cozzo di interessi che sono molti mondi, non una partita. Lì c’è una freddezza di intenti, la piccola aria che tutto sia provvisorio. C’è sempre un altro mondo da inventare. Nella terra di Pioli c’è la certezza di rincorrere la parte migliore della vita, una storia solo sentita dire.

                      È questo l’imbarazzo, che ci sono realtà nuove da capire e prima di staccarsi dalle vecchie serve tempo. Io non ho mai visto un attaccante come Ronaldo, la sua naturalezza nel fare gol. Che c’entrano Pelè e Maradona? Ronaldo è solo attaccante, ma è come nessun altro attaccante. Basta lui per andare oltre il Milan di Krunic e Tonali, che tra parentesi trovo ancora giocatore troppo semplice. Diventerà grande quando lo diranno i media, ma da solo sarà dura.

                      La Juve insomma ha di più, ha l’innaturale, ma il Milan ha cose molto particolari. Leao è poco comprensibile, non sa giocare a calcio, va oltre, ha talento. Rebic è giocatore antico, mette insieme forza e intelligenza, non ha senso del gol ma è difficile da marcare. Questo senso teatrale del calcio, di un lavoro d’insieme che si risolve nell’artigianato più puro, è il vero senso del Milan. La Juve ha sempre un uomo solo al comando. Ha sempre un principio più forte, un declino rimandabile. L’allargarsi del virus le restituisce forse un orgoglio che da tempo sta sottovalutando. In sostanza, questa è comunque una grande Juve possibile. Oggi è il momento però di afferrare il tempo, l’unica vera cosa che sta mancando e il Milan invece ha. La partita non offre solo un risultato, offre chiarezza sulla realtà di un’intera gestione della Juve, società che ha esonerato gli allenatori vincenti dei suoi due ultimi scudetti. Quindi ufficialmente insoddisfatta di se stessa.

                      CorSera
                      ...ma di noi
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                      forse, tra mille inverni
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                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Sampdoria-Inter, formazioni e dove vederla: Lautaro-Sanchez al posto di Lukaku

                        Conte riprova l’operazione sorpasso: a Genova cerca la nona vittoria di fila. Il belga non è grave ma l’allenatore non vuole rischiarlo

                        L’Inter ci riprova. Per la quarta volta lancia l’operazione sorpasso e punta a conquistare il primo posto. La squadra di Conte viaggia senza soste, vince da otto turni di fila e cerca il nono successo per scalzare il Milan dalla vetta della classifica o quantomeno per distanziare ancora un po’ la Juventus.


                        Stavolta però scende a Genova senza potersi aggrappare al totem Lukaku. Il centravanti belga è partito con la squadra, ma dovrebbe accomodarsi in panchina per precauzione. La contrattura non è grave, il tecnico non vuole però rischiarlo in vista della prossima impegnativa settimana con Roma, Fiorentina (Coppa Italia) e Juventus. Pure la scorsa stagione Lukaku saltò la partita con la Samp e proprio in quel match Sanchez segnò il primo gol nerazzurro. Il cileno deve ritrovarsi e al suo fianco avrà il miglior Lautaro, reduce da una tripletta.


                        L’Inter arriva allo scontro con la Samp con un fardello di aspettative, decisa però ad allungare la striscia di otto vittorie: solo una volta nella sua storia ha fatto meglio in campionato, quando infilò 17 successi tra ottobre 2006 e febbraio 2007.

                        Conte ha preferito una vigilia silenziosa, ma ha ben poco da mettere in ordine. La squadra è in salute, l’attacco è il migliore della serie A (40 reti), quest’anno è sempre andato in gol e soprattutto in trasferta colpisce da 13 turni di fila. Semmai qualcosa c’è da rivedere in difesa e a centrocampo, dove il punto interrogativo resta Vidal. Il cileno dovrebbe lasciar spazio a Gagliardini, una pausa per recuperare energie e ritrovare il passo. L’ultima brutta prova con il Crotone ha alimentato dubbi e commenti tranchant sul giocatore. Conte si fida del cileno, ma l’ha invitato a migliorare velocemente il rendimento se vuole mantenere il posto da titolare.

                        La chance per l’Inter è da cogliere e finora Conte non ha mai sbagliato contro le squadre della parte destra della classifica: ha sempre battuto le formazioni dal decimo posto in giù, fatta eccezione per il pareggio con il Parma.

                        La Samp viene da due sconfitte di fila e potrebbe perdere Quagliarella, attratto dalla possibilità di chiudere la carriera con la Juventus. «Penso che, a prescindere da come andrà, sia una bella soddisfazione per lui. Essere chiamato da una squadra così importante a 38 anni è un premio, gli farà piacere», sottolinea Ranieri, deciso però a schierare il suo bomber e capitano finché lo avrà a disposizione.

                        Il problema mercato non tocca Conte. L’Inter ha spiegato a più riprese di non poter fare investimenti a gennaio, solo uscite. Si continua a cercare una sistemazione per Eriksen, non è detto arrivi un sostituto nel caso in cui il danese dovesse trovare un club. La dirigenza non interrompe le ricerche per un centrocampista e un attaccante, davanti l’Inter è oggettivamente corta, la proprietà però è stata chiara: l’imperativo è la riduzione dei costi. Un ostacolo in più nella corsa scudetto.

                        Al solito i conti dovrà farli quadrare Conte, con o senza aiuti. L’importante è continuare a correre senza voltarsi.


                        Sampdoria (4-4-2): Audero; Bereszynski, Tonelli, Colley, Augello; Candreva, Thorsby, Adrien Silva, Jankto; Quagliarella, Keita. All. Ranieri.
                        Inter (3-5-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Hakimi, Barella, Brozovic, Gagliardini, Young; Lautaro, Sanchez. All. Conte.
                        Arbitro: Valeri.
                        Tv: ore 15, Sky


                        CorSera
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                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
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                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Napoli, i dubbi di Gattuso su ambiente e progetto: il rinnovo torna in bilico

                          L'accordo è fatto, ma il tecnico si è preso un altro po' di tempo prima di legarsi all'azzurro a lunga scadenza. Il club prepara una robusta riduzione del monte ingaggi e l'allenatore vuole che venga fatta chiarezza sugli obiettivi

                          Rinnova oppure no? Questo è il dilemma. Gattuso continua a pensarci su e va quindi fatta una riflessione sui 66 giorni che sono passati dalla stretta di mano con Aurelio De Laurentiis, che dopo il vertice a Castel Volturno dello scorso 30 ottobre aveva nella sostanza confermato l'allenatore sulla panchina azzurra fino al 2023, con una opzione per la stagione successiva. Da allora però la firma si è fatta attendere invano, anche se le parti sono d'accordo su clausole rescissorie (a cui il presidente ha rinunciato), ingaggio e diritti d'immagine. Ma Ringhio si è preso un altro po' di tempo, prima di legarsi al club a lunga scadenza. Forse perché ha dei dubbi sull'ambiente sfilacciato che lo circonda. Gli sbalzi d'umore intorno al Napoli dipendono dai risultati ed è logico che dopo lo show di Cagliari sia tornata l'euforia tra i tifosi, che si erano invece depressi per i risultati negativi con Inter, Lazio e Torino. È più anomalo invece lo scetticismo che al primo passo falso circonda puntualmente il lavoro dell'allenatore calabrese, le cui capacità vengono rimesse con ingenerosa frequenza in discussione, a prescindere dalle difficoltà contingenti con cui deve misurarsi.

                          L'emergenza in attacco con cui stanno convivendo da molto tempo gli azzurri, rimanendo solo sull'attualità, non ha infatti evitato a Gattuso l'ennesima valanga di critiche e accuse: a dispetto del chiaro handicap per le assenze contemporanee di due pezzi da novanta come Osimhen e Mertens, solo limitato grazie alla generosità di Petagna. Era quasi inevitabile pagare dazio al contemporaneo forfait di due dei giocatori più talentuosi della squadra, la cui uscita di scena ha bruscamente ridotto le potenzialità del reparto offensivo. Ma una parte della tifoseria non ne ha tenuto conto e sono subito riaffiorati i dubbi sulla gestione tecnica, come se la frenata di fine anno fosse imputabile soltanto alla panchina.

                          Gattuso ha risposto sul campo, stravincendo a Cagliari senza Mertens, Koulibaly e Osimhen. Ma dopo 13 mesi di ottimo lavoro e la Coppa Italia vinta ha capito che qualcosa non va. Ringhio era arrivato a Napoli con un contratto di sei mesi e l'etichetta di traghettatore, che ora però gli sta sempre più stretta. Lui ha una sua idea. "Per dare il meglio di me stesso ho bisogno di sentirmi bene e non ne ho mai fatta una questione di soldi, mi gaso quando vedo un ambiente bello".

                          Al tecnico piacciono le sfide fin da quando era calciatore: più sono difficili e meglio è. Per provare a vincerle ha però bisogno di sentirsi "a casa" e per questo strappò un contratto di due anni con il suo Milan, avvertendo d'essere sopportato e non supportato. Il tecnico non vuole fare il bis a Napoli, ma sa che le ambizioni dell'ambiente rischiano di cozzare presto con la necessità del club azzurro di tagliare di 40-50 milioni l'attuale monte ingaggi, nel post Covid. I rinnovi saltati di Maksimovic e Hysaj sono solo l'inizio. Arriverà un periodo di vacche meno grasse e Gattuso non teme d'affrontarlo, a patto però che venga fatta chiarezza su obiettivi e progetti. Presto ne riparlerà con De Laurentiis, poi firmerà. Il presidente da parte sua ha meno remore. Gli azzurri in questo momento sono quarti in classifica (con una gara in meno) e si sono qualificati vincendo il loro girone per i sedicesimi di Europa League. Un bel passo avanti rispetto al settimo posto del campionato scorso. Il ritorno in zona Champions è l'obiettivo dichiarato della società e Ringhio lo sta centrando, meritandosi sul campo la conferma. Contro Spezia (ospite nel turno infrasettimanale al Maradona) Udinese, Fiorentina e Verona il tecnico può chiudere in bellezza il girone d'andata e ritrovare il sorriso: convincendosi - chissà - ad accettare una volta per tutte il rinnovo.

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                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Lazio, Inzaghi: "Dobbiamo essere più forti delle sviste arbitrali"

                            Il tecnico alla vigilia della gara con la Fiorentina: "Niente alibi e ripartiamo". Problemi alla caviglia per Immobile, che comunque forzerà per esserci

                            "Niente alibi e ripartiamo". È chiaro e deciso, il tecnico della Lazio Simone Inzaghi, alla vigilia della partita contro la Fiorentina (domani ore 15, stadio Olimpico). "Ci sono stati errori arbitrali che ci hanno penalizzati nel corso delle ultime sfide disputate, ma noi - dice l'allenatore ai canali ufficiali del club - dobbiamo essere più forti delle sviste. Serviranno compattezza e unione".

                            Lunedì Lotito ha tenuto a rapporto la squadra, vuole una reazione: la classifica non è buona e il quarto posto dista 6 lunghezze. Serve invertire la rotta, Inzaghi ne è consapevole: "Sappiamo quanto sarà importante con la Fiorentina. Nelle ultime tre partite abbiamo offerto buone prestazioni, ma abbiamo sbagliato 15 minuti a Milano ed il secondo tempo di Genova: due blackout che ci sono costati punti importanti. Loro sono in salute, voglio vedere grandi motivazioni domani". Inzaghi dovrà rinunciare a Leiva, squalificato, e a Lulic, Fares e Correa per infortunio. Problemi alla caviglia per Immobile, che comunque forzerà per esserci. Ballottaggio Cataldi-Escalante a centrocampo.

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                              Ansia Fonseca per Pinto. Dzeko lancia Mayoral

                              IL TEMPO (F. BIAFORA) - Piccolo allarme Covid alla vigilia di Crotone-Roma. Quella di ieri è stata una giornata abbastanza convulsa per il gruppo giallorosso, con il general manager Tiago Pinto che è risultato positivo al Covid e con mister Fonseca che a scopo precauzionale non si è imbarcato sul volo che ha portato la squadra in Calabria, ma al momento è risultato negativo. Il nuovo dirigente aveva contratto il virus alla fine di dicembre e poi era guarito, con tanto di certificato di tampone molecolare negativo rilasciato subito prima della partenza dal Portogallo con destinazione Fiumicino. Al suo arrivo a Trigoria, come da prassi per tutti i volti nuovi, Pinto è stato sottoposto prima al tampone rapido, che ha dato esito negativo, e poi a quello molecolare, che a sorpresa ha evidenziato una positività con bassa carica virale.

                              Immediatamente il club si è mosso per evitare ogni possibile focolaio e ha fatto svolgere un tampone a Fonseca, l’unica persona all’interno della Roma che ha avuto un contatto stretto - tra cui la cena di lunedì - con il dirigente, che ha fatto un saluto ai calciatori, ma tenendosi a distanza e indossando la mascherina. Il test di Fonseca ha dato esito negativo e ieri sera era già arrivato l’ok della ASL ad una partenza verso il Sud-Italia, ma come previsto dal protocollo per casi simili, tutto il gruppo-squadra, allenatore compreso, deve avere un tampone negativo nel giorno della partita, con esito certificato ad almeno quattro ore dal fischio d’inizio del match. L’ex Shakhtar effettuerà quindi un altro tampone stamattina e poi si imbarcherà sull’aereo, mentre la squadra lo ha svolto nel ritiro a Crotone appena è scoccata la mezzanotte di oggi. Tornando al campo in conferenza Fonseca ha annunciato che farà due-tre cambi rispetto alla formazione titolare che ha battuto la Samp e tra questi è possibile un turno di riposo per Dzeko in vista dei match con Inter e Lazio, con Borja Mayoral pronto a guidare l’attacco. Gli altri due giocatori candidati per una maglia da titolare sono Kumbulla e Cristante, con le scelte obbligate di Karsdorp a destra e Bruno Peres a sinistra, un ruolo in cui dalla prossima partita si rivedrà Spinazzola, prossimo al recupero dopo il problema muscolare rimediato con l’Atalanta.

                              «La società sa quali necessità ha la squadra in questo momento per migliorare e vogliamo migliorarla. Tiago conosce i nomi che per me possono migliorare la squadra, ce ne sono diversi. Conosce i giocatori di cui abbiamo bisogno, parliamo spesso della questione», le parole dell’allenatore riguardanti il mercato. Chiusura sullo sponsor: l’accordo con New Balance è ormai cosa praticamente fatta - la felpa indossata da Ryan Friedkin a Ciampino non era casuale - e l’azienda d’abbigliamento ha già sottoposto alla società alcuni modelli delle tre maglie della prossima stagione.

                              IL TEMPO (F. BIAFORA) - Piccolo allarme Covid alla vigilia di Crotone-Roma . Quella di ieri è stata una giornata abbastanza convulsa per il gruppo giallorosso, con il general manager Tiago Pinto che è risultato positivo al Covid e con mister Fonseca che a scopo precauzionale non si è imbarcat...
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                                Giornata 16

                                MERCOLEDÌ 6 GENNAIO
                                12:30 Cagliari-Benevento
                                15:00 Atalanta-Parma
                                15:00 Bologna-Udinese
                                15:00 Crotone-Roma
                                15:00 Lazio-Fiorentina
                                15:00 Sampdoria-Inter
                                15:00 Sassuolo-Genoa
                                15:00 Torino-Verona
                                18:00 Napoli-Spezia
                                20:45 Milan-Juventus
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