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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da Sean
    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      Milan, il piano mercato per gennaio: l’obiettivo è non rompere gli equilibri

      La priorità è un difensore: Kabak, Simakan e Lovato in pole. Un vice Ibra arriverà solo se capiterà l’occasione giusta. Ma sarà un giovane, non un profilo ingombrante

      «Chi arriverà, se arriverà, dovrà avere la stessa attitudine di chi c’è ora». Ribadito una volta di più l’altra sera dopo il colpaccio di Reggio Emilia, il messaggio di Stefano Pioli in chiave mercato è chiaro: il suo Milan ha trovato un equilibrio e quell’equilibrio va preservato. Anche a costo di prendersi qualche rischio, vale a dire ritrovarsi un po’ corti, come sta avvenendo in questa fase. «Qualcosa si potrebbe anche fare, ma solo se ci sarà l’occasione giusta e solo se ne saremo pienamente convinti» ha detto il d.s. Massara.

      Questa la linea del club. Piaccia o non piaccia, convinca o meno, ha una sua logica, un suo senso. Sotto un profilo tecnico è però evidente che un vice Ibra manchi eccome: né Rebic né Leao sono centravanti di ruolo, fanno fatica e si vede. Il gol lampo del baby portoghese al Mapei non cambia la sostanza: un sostituto a gennaio sarebbe estremamente prezioso, ma il timore della dirigenza è che un inserimento sbagliato possa rompere questo equilibrio, che è tecnico ma anche psicologico, ambientale. Sulla questione c’è sintonia piena: Pioli, Maldini, Massara e Gazidis sono tutti per la cautela.

      Si arriverà quindi a gennaio e si valuterà lo scenario giorno per giorno. Sperando che nel frattempo Ibra — tornato in Svezia per le feste — sia disponibile per metà gennaio, come spera lo staff medico. Se qualcuno là davanti arriverà, di certo non sarà un profilo di peso, ingombrante. Nessuno insomma che possa fare ombra a Zlatan, sul quale il Milan ha costruito il suo progetto. Quindi niente Milik, niente Papu, niente Depay. Se qualcuno arriverà, sarà un elemento giovane e di prospettiva che si possa integrare rapidamente col gruppo, senza immediate esigenze da prim’attore. Un nome che circola è quello di Gianluca Scamacca, 21 anni, struttura e caratteristiche da centravanti, del Genoa ma in prestito al Sassuolo. A Maldini piace, ma costa 20-25 milioni. Troppo.

      La priorità dei dirigenti rossoneri è un difensore centrale. Lì è diverso, la decisione è già stata presa da mesi: in prima fila ci sono Kabak dello Schalke, Simakan dello Strasburgo e Lovato del Verona. I tre profili hanno ricevuto l’assenso del d.t. Maldini, uno che di terzini se ne intende. Certo, la crescita di Kalulu sta impressionando: contro il Sassuolo il ragazzo classe 2000 ha fatto un partitone, mostrando tutto il talento di cui si parla da tempo. Ma un difensore in più farebbe comunque comodo: da qui in poi si giocherà su tre fronti.

      Questi i piani, questo il futuro. Il presente è però l’emergenza continua, l’allarme rosso che è ormai una costante. Domani, contro la Lazio, oltre ai soliti Ibra, Kjaer, Bennacer e Gabbia mancherà di sicuro Kessie per squalifica. In dubbio pure Rebic, alle prese con la botta al piede. E così anche Tonali, per risentimento muscolare. C’è cauto ottimismo per entrambi, oggi si decide. Ma se Sandro non dovesse farcela, domani vedremo un centrocampo inedito e sperimentale con Calhanoglu e Krunic. Il Diavolo sogna di chiudere alla grande il suo magico 2020 durante il quale ha fatto più punti di tutti, 76, 6 più dell’Inter e 8 più di Juve e Atalanta. Ma per riuscirci dovrà stringere i denti. Ancora una volta.


      CorSera
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Gomez: lo vogliono Inter, Milan, Napoli e Roma. L’Atalanta chiede 10 milioni, Papu mai così nervoso

        Ha rifiutato il Tapiro d’Oro di Striscia, ora l’argentino chiede al club di essere liberato a titolo gratuito

        Un anno fa di questi tempi Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, gli conferiva la cittadinanza onoraria. Ieri la troupe di Striscia la notizia ha tentato di premiarlo con il Tapiro d’Oro. Allora disse: «È un vero onore, mi avete adottato come un figlio». Ieri è rimasto in silenzio e del Tapiro son rimasti solo cocci nel parcheggio del centro sportivo di Zingonia.

        C’era una volta la favola dell’argentino che trascinava una squadra di provincia, culla di baby talenti rivenduti a peso d’oro, ai quarti di finale di Champions League. Oggi il Papu Gomez, a 13 giorni dall’apertura della finestra di mercato di gennaio, vive da separato in casa. La lite con Gasperini nella sfida con il Midtjylland, il post su Instagram in cui aveva preannunciato di voler fornire dopo l’addio la propria verità, il canticchiare l’inno della Juventus hanno fatto deflagrare in maniera esplosiva il rapporto con l’allenatore.

        Ma se fino alla scorsa settimana la società aveva scelto di recitare il ruolo di spettatrice, dopo il comunicato in cui ha avallato per scelta tecnica l’esclusione dell’argentino dai convocati per la Roma, ha chiarito da quale parte si è schierata. L’incontro fra la famiglia Percassi e Giuseppe Riso, agente della punta, andrà in scena nei prossimi giorni e non si preannuncia sereno. Il Papu che in passato ha rifiutato ricche offerte dalla Cina e dai paesi arabi chiede di essere trasferito a titolo gratuito, una bestemmia per una società come l’Atalanta abilissima a monetizzare le cessioni.

        Il giocatore è nervoso come si capisce dai filmati di Striscia in cui viene ripreso mentre entra sgommando al centro sportivo, eludendo le domande di Valerio Staffelli. Il Tapiro lasciato sull’automobile è stato trovato in frantumi. «Non ho mai scagliato alcun oggetto verso l’inviato del programma. Ho solo scelto, come è mio diritto, di non ricevere nulla e di non rispondere alle domande con massimo rispetto di chi fa il suo lavoro».

        L’Interosserva l’evoluzione della vicenda, da un lato poco incline a fare sgarbi a una società amica, dall’altro interessata al giocatore che nello scacchiere di Conte potrebbe trovare molteplici collocazioni. Maldini e Massara apprezzano il Papu, ma per ora considerano più stringente investire nella ricerca di un difensore centrale. De Laurentiis e Giuntoli sono da anni degli estimatori del Papu e pure nell’organico di Fonseca l’argentino troverebbe posto. L’Atalanta però sembra per ora poco incline a rafforzare concorrenti per la Champions e difficilmente scenderà dalla richiesta di 10 milioni.


        CorSera
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          Inter, Conte sogna Gomez o Gervinho. Ma tutto dipende dalla cessione di Eriksen

          Il tecnico non si sbilancia sul mercato: «Cercheremo di capire un po’ cosa fare e cosa non fare». Il Papu piace, serve una punta e circola anche il nome di Milik. Ma niente si muoverà se non si muove il danese

          Seconda in classifica, staccata di un solo punto dal Milan, con una striscia di sei vittorie consecutive e il miglior attacco del campionato. L’Inter s’avvia a chiudere a Verona il 2020, impreziosito da due secondi posti, in campionato e Europa League, e segnato da una cocente eliminazione ai gironi di Champions. Non riuscita l’operazione sorpasso domenica scorsa, i nerazzurri ci riprovano domani al Bentegodi, poi si apriranno i discorsi sul mercato.


          Il fantasma del Papu

          «Se a gennaio acquisteremo un titolare? Noi ora dobbiamo finire questo ciclo di partite, poi sarà giusto vedersi col club e fare le prime valutazioni in maniera serena e intelligente, cercando di capire un po’ cosa fare e cosa non fare. Se il Papu Gomez può interessarci? Ho troppo rispetto per i miei calciatori. Ripeto: alla fine è giusto che, durante la sosta, si faccia un consuntivo e capire che tipo di situazione la società si aspettava e valutare in maniera obiettiva e serena», l’analisi di Antonio Conte.


          Le ipotesi Milik e Gervinho

          Bisognerà capire dove si vuole arrivare, perché se come ribadito più volte da tutte le componenti vincere non è un obbligo, provarci è un dovere. Non trasformare l’eliminazione in Europa in un’opportunità in campionato significherebbe perdere una grande chance. Il Papu Gomez è un’idea, ma al momento non c’è trattativa. L’argentino fa gola, ma bisognerà attendere il summit di fine anno tra lui e l’Atalanta per capire a che cifre il club di Percassi sarà disposto a cederlo. L’Inter non ha grande capacità di spesa e deve prima riuscire a piazzare gli esuberi, sta alla finestra, ma a Conte servono indiscutibilmente due pezzi: un centrocampista e un attaccante. Per il reparto avanzato resta viva l’ipotesi Gervinho, da inserire in uno scambio con il Parma. Pinamonti, utilizzato appena 40 minuti in campionato e poi frenato da qualche problema fisico, è il candidato ideale. A Conte occorre una punta duttile. Vero che l’Inter senza le coppe ha un calendario più leggero, è impensabile però che Lukaku le possa giocare tutte. Un’alternativa anche per variare l’attacco torna utile. Sullo sfondo potrebbe non essere campata in aria l’ipotesi Milik. Il centravanti polacco va in scadenza a giugno, il Napoli ha fretta di liberarsene, il costo ridotto rientra nei parametri nerazzurri.

          Il nodo Eriksen

          Il punto vero rimane il centrocampo e qui i problemi non mancano. Il primo si chiama Christian Eriksen. Il danese ha uno stipendio netto da 7,5 milioni l’anno, piazzarlo non sarà facile. Il ritorno in Inghilterra è l’ipotesi più gettonata. La Premier è comunque la destinazione privilegiata, anche perché i club inglesi, seppur in difficoltà economica, restano i più floridi. Altre destinazioni all’estero non ce ne sono, se non magari il Psg. E l’Italia? Eriksen ha un ingaggio pesante per tutti, piazzarlo in serie A è una difficoltà in più. Più facile inserirlo in uno scambio e qui si torna all’Inghilterra. Se parte Perisic a Conte servirà un esterno sinistro, Marcos Alonso del Chelsea resta un’opzione privilegiata, inserire però Eriksen nella trattativa pare complicato. Il mercato dell’Inter ruota attorno al danese, dalle altre cessioni
          (Nainggolan, Perisic e Vecino) non ci sarà troppo da racimolare.



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            Napoli in ritiro: scelta condivisa da Gattuso e accettata dalla squadra. Martedì la decisione sullo 0-3 di Torino

            Giocatori involuti, Gattuso lotta come un leone in gabbia. Insigne fa autocritica: «Contro l’Inter non avrei mai dovuto lasciare la mia squadra in dieci. Abbiamo il dovere di riscattarci»

            Quattro sconfitte in dodici gare, cinque considerando anche quella decretata a tavolino con la Juventus. Perde troppi punti il Napoli, e continua anche a perdere pezzi. Lozano e Koulibaly, usciti malconci dalla gara con la Lazio, non recuperano. Contro il Torino, domani sera, Gattuso dovrà reinventarsi l’attacco, già orfano di Mertens e di Osimhen (rientra però Insigne dalla squalifica) ma anche la difesa.

            Da ieri 48 ore di fuoco in ritiro, tra i campi di Castel Volturno e un albergo in centro: processo alla squadra dopo la brutta prestazione di domenica con la Lazio; processo anche al club, chiamato oggi davanti al collegio di garanzia del Coni per il terzo grado di giudizio sulla gara-fantasma conto la Juve. Sconfitta a tavolino e un punto di penalizzazione: De Laurentiis si accinge all’ultima difesa in sede di diritto sportivo per provare a sovvertire le sentenze di primo e secondo grado, insistendo sulla causa di forza maggiore che aveva impedito la trasferta all’Allianz Stadium.

            La classifica dunque potrebbe cambiare, ma a Rino Gattuso il punto in più o in meno interessa poco. In questo momento lotta come un leone in gabbia (non è al cento per cento per il riacutizzarsi del problema all’occhio e ieri è rimasto a casa) affinché a cambiare sia l’atteggiamento dei suoi giocatori, apparsi involuti e arrendevoli contro la Lazio.

            Il ritiro, dunque. Voluto dall’allenatore, condiviso dalla società e, stavolta, accettato anche dalla squadra. Un anno fa, con Ancelotti, fu il preludio all’ammutinamento e all’esonero del tecnico. Rispetto al passato, però, nello spogliatoio si fa autocritica. «Contro l’Inter non avrei mai dovuto lasciare la mia squadra in dieci — ha ammesso Insigne —. Gioco qui da tanti anni e questa è la rosa più forte di sempre. Abbiamo il dovere di riscattarci».

            Il capitano, pentito per l’espulsione, fa un richiamo collettivo alle responsabilità, con la consapevolezza che finora la squadra ha dato meno rispetto alle ambizioni per cui è stata costruita. Ha superato il girone di Europa League al primo posto, ma non riesce a trovare equilibrio in campionato. «Adda passà ‘a nuttata» è il titolo del calendario presentato ieri dal club. Ed è anche la fotografia del momento più difficile dell’era Gattuso.

            CorSera
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              Juventus-Fiorentina, formazioni e dove vederla: Pirlo lancia Chiesa contro il suo passato

              L’attaccante rappresenta la nuova anima italiana dei bianconeri e affronta la squadra dove è cresciuto: per lui, schierato a sinistra, il tecnico chiede addirittura un sacrificio a Ronaldo

              Il 24 novembre, nella comprensibile indifferenza generale, per la prima volta nella sua storia ultracentenaria, contro il Ferencvaros in Champions, la Juventus ha schierato una difesa (portiere compreso) senza nessun giocatore italiano. E sei giorni dopo, in Bosnia-Italia a Sarajevo, per la prima volta dopo 22 anni, la Nazionale è scesa in campo senza juventini. Non è una coincidenza e non è nemmeno banale che l’unica traccia di azzurro vista in quella serata di Coppa, sia stata quella della staffetta Bernardeschi-Chiesa, ovvero gli ultimi due talenti made in Italy su cui ha puntato la Signora, accomunati dalla maglia di provenienza, quella della Fiorentina di scena oggi allo Stadium e dai costi elevati: 40 milioni il primo, fino a 60 il secondo, al raggiungimento dei bonus.

              Andrea Pirlo, che oggi affronta per la prima volta un suo ex allenatore come Cesare Prandelli con il quale ha conosciuto gioie e dolori proprio in Nazionale, tra la sue svariate missioni ha anche quella di conservare l’anima italiana della Juventus, che quasi sempre nella sua lunga storia, ha fatto la differenza: per la trasmissione del Dna bianconero, ovvero quella sottile arte che consiste nel tenere sempre altissima la qualità, senza però mai dimenticare la quantità e quindi la capacità di portare a casa il risultato. Con Buffon e Chiellini ancora presenti ma sempre meno determinanti in campo, l’unico italiano con il posto fisso è capitan Bonucci. Nelle gerarchie mutevoli di una squadra in crescita evidente, la differenza tra Fede I e Fede II in questo momento è la stessa che c’è tra una curva discendente e una parabola che invece ha appena cominciato a salire e promette bene.

              Proprio contro la Juventus, il 20 agosto 2016, il figlio di Enrico ha fatto il suo esordio a sorpresa in serie A da titolare alla prima giornata di campionato, lanciato da Paulo Sousa nonostante i suoi 18 anni. La gara di ritorno al Franchi fu la conferma che la stoffa c’era e che non sarebbe stata colorata di viola a vita. L’amarezza e la disapprovazione di Firenze (e della Fiorentina) per Chiesa sono state attutite dalla mancanza di tifosi dovuta alla pandemia, ma anche lui come Bernardeschi è un prodotto del vivaio finito molto giovane nelle file dell’avversario meno amato, giusto per usare un eufemismo.

              Fede II, che a Firenze ha frequentato la scuola internazionale ed è il calciatore italiano che parla meglio l’inglese, si è sbloccato prima in Champions che in campionato (dove ha già dato 5 assist), ma contro l’Atalanta una settimana fa ha segnato un gol magnifico, prendendo palla sul centrodestra e tirando da fuori area. Pirlo lo ha provato a destra, ma ora lo schiera a sinistra, una posizione «delicata» perché induce Ronaldo a giocare più al centro e a farsi trovare spesso con le spalle alla porta. Una posizione in cui Fede II non può sbagliare. E che può dare ulteriore sprint alla crescita della Juve.

              Juventus (4-4-2): 1 Szczesny; 16 Cuadrado, 4 De Ligt, 19 Bonucci, 13 Danilo; 14 McKennie, 30 Bentancur, 25 Rabiot, 22 Chiesa; 9 Morata, 7 C.Ronaldo. All.: Pirlo.
              Fiorentina (3-5-1-1): 69 Dragowski; 4 Milenkovic, 2 Pezzella, 22 Caceres; 23 Venuti, 34 Amrabat, 78 Pulgar, 10 Castrovilli, 3 Biraghi; 7 Ribery; 9 Vlahovic. All.: Prandelli.
              Arbitro: La Penna di Roma
              TV: Sky, ore 20.45

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                Pau Lopez via, Mirante in panca. In arrivo Sirigu


                LEGGO (F. BALZANI) - Cambiare senza progredire. La seconda Roma di Fonseca targata 2020 si guarda allo specchio dopo un anno che sembra eterno. E si scopre uguale alla prima del 2019: nella classifica, nei pregi e nei difetti. Alla 13° giornata dello scorso campionato, infatti, la squadra allenata dal portoghese aveva ottenuto 25 punti con 7 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Era quarta a +3 sull'Atalanta. Oggi la situazione è identica. Se includiamo il punto strappato sul campo a Verona e tolto dal giudice sportivo, infatti, si contano 25 punti frutto anche stavolta di 7 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. L'ultima, catastrofica, contro la Dea che guarda caso ora è a -3 dai giallorossi proprio come un anno fa.

                Non sono cambiati nemmeno i problemi in porta. I madornali errori di Mirante e l'incostanza di Pau Lopez riaprono il mercato per un reparto che piange dai giorni della partenza di Alisson. Si è riaperta di colpo la pista Sirigu che già a settembre era calda. Cairo disse no alla cessione, ma oggi l'azzurro è stato declassato e di sicuro non farà da secondo in granata. Il suo procuratore, Branchini, ieri ha glissato: «Ne parleremo al momento opportuno». Sirigu ha il contratto in scadenza nel 2022 e può partire per 5-6 milioni che possono essere ammortizzati dall'inserimento di un giovane in prestito. In seconda fila c'è Silvestri del Verona. Con Sirigu la Roma prenderebbe un portiere esperto che potrebbe far crescere col passare dei mesi il promettente Boer. Prima, però, bisogna cedere Pau Lopez, impresa molto difficile visto che a bilancio figura a 22 milioni. Più facile trovare un prestito all'estero, mentre Mirante tornerebbe a fare la riserva.

                In entrata, oltre a Reynolds, si cerca un attaccante in attesa di Zaniolo che si consola con la nuova fiamma: la modella romena Madalina Ghenea. Infine Spinazzola: domani esami alla coscia ma di sicuro non ci sarà domani col Cagliari.

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                  Giornata 14

                  MARTEDÌ 22 DICEMBRE
                  18:30 Crotone-Parma
                  20:45 Juventus-Fiorentina

                  MERCOLEDÌ 23 DICEMBRE
                  18:30 Verona-Inter
                  20:45 Bologna-Atalanta
                  20:45 Milan-Lazio
                  20:45 Napoli-Torino
                  20:45 Roma-Cagliari
                  20:45 Sampdoria-Sassuolo
                  20:45 Spezia-Genoa
                  20:45 Udinese-Benevento
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                    Se l atalanta dovesse vendere uno di 33 anni a 15 milioni e allo stesso tempo togliersi uno stipendio di 6 milioni lordi annui, farebbe un colpo della madonna.
                    Winners are simply willing to do what losers won't.




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                      Difatti lui ha chiesto di essere liberato a zero, proprio perchè sarebbe difficile piazzarsi a quelle cifre, dato che poi c'è da aggiungere pure lo stipendio.
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                        33 anni li fa fra 2 mesi.
                        Poi ormai lo sappiamo benissimo che l'età è molto relativa.
                        Potrebbe benissimo rimanere su alti livelli per diversi anni ancora, e se fosse così 15 milioni non sono neanche tanti.

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                        Originariamente Scritto da Sean
                        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                          Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
                          33 anni li fa fra 2 mesi.
                          Poi ormai lo sappiamo benissimo che l'età è molto relativa.
                          Potrebbe benissimo rimanere su alti livelli per diversi anni ancora, e se fosse così 15 milioni non sono neanche tanti.

                          Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
                          oddio, parliamo pure sempre di un 33 enne che ha giocato solo nell'atalanta (negli ultimi anni), non certo nel real madrid....
                          dubito fortemente che qualcuno possa tirare fuori 15 milioni solo di cartellino
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

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                            La classifica dei tifosi sui social: dominio Juventus, la Roma doppia la Lazio

                            ILTEMPO.IT - I tifosi non si possono censire. E con gli stadi chiusi da mesi è ancora più difficile capirne gli umori. Ma i social aiutano molto a conteggiare le "dimensioni" delle varie tifoserie e misurare la loro partecipazione alle vicende dei club. Dalla classifica aggiornata a novembre 2020 su Primaonline la Juventus è di gran lunga la squadra più seguita d'Italia. Con 66 milioni di interazioni nel mese sulle varie piattaforme (Facebook, Instagram, Twitter e Youtube) e 71,7 milioni di visualizzazioni dei video pubblicati, la squadra bianconera stacca Milan e Inter, rispettivamente seconde e terze nella graduatoria.

                            Al quarto posto, non lontano dai 22 milioni di "interactions" rossonere e i quasi 19 milioni nerazzurri, c'è il Napoli con 15,7 milioni. Poi ecco le romane. Il club giallorosso è quinto con 4 milioni e mezzo di interazioni e un dato competitivo sui video: quelli pubblicati dai canali giallorossi (Youtube e Facebook in questo caso) nel mese di novembre sono stati cliccati dagli utenti 6,9 milioni di volte, più dei 5,6 milioni dell'Inter e i 2,4 del Napoli.

                            La Lazio segue come sesta squadra più seguita sui social. Le interazioni sono poco più della metà di quelle della Roma, 2,6 milioni, i video biancocelesti a novembre sono stati visualizzati 1,9 milioni di volte.

                            ILTEMPO.IT - I tifosi non si possono censire. E con gli stadi chiusi da mesi è ancora più difficile capirne gli umori. Ma i social aiutano molto a conteggiare le "dimensioni" delle varie tifoserie e misurare la loro partecipazione alle vicende dei club. Dalla classifica aggiornata a novembre 202...
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Non scherziamo...Gomez lo si puo' pagare massimo 5-6 milioni...non di piu'.
                              I SUOI goals:
                              -Serie A: 189
                              -Serie B: 6
                              -Super League: 5
                              -Coppa Italia: 13
                              -Chinese FA Cup: 1
                              -Coppa UEFA: 5
                              -Champions League: 13
                              -Nazionale Under 21: 19
                              -Nazionale: 19
                              TOTALE: 270

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                                Coi prezzi che girano al giorno d'oggi , non direi proprio

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