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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Ecco Milik, Dzeko alla Juve

    IL TEMPO (F. BIAFORA) - Milik-Roma, questo matrimonio s’ha da fare. Quella di ieri è stata una giornata più che intensa per il mercato della Roma, che si è avvicinata a grandi falcate a Milik, ha ceduto Under al Leicester, ha accolto Kumbulla a Fiumicino, ha visto sfumare quasi definitivamente il trasferimento di Karsdorp al Genoa e sta cercando di piazzare Fazio per arrivare a Smalling. A meno di 20 giorni dalla chiusura della sessione estiva la dirigenza giallorossa si sta muovendo su più fronti, il primo dei quali è quello relativo al centravanti polacco, il cui arrivo permetterà a Dzeko di indossare la maglia della Juventus. Ieri Milik è stato finalmente liberato dal ds bianconero Paratici, che ha evidenziato al giocatore l’impossibilità di trovare un accordo con il Napoli, ed ha ricevuto una telefonata di mister Fonseca e una dell’Ad Fienga.

    La punta scioglierà le ultime riserve soltanto questa mattina, ma l’esito dell’incontro avuto con la compagna, il padre e l’agente Pantak va verso una fumata bianca nei confronti del club di Friedkin, pronto a versare ai partenopei 3 milioni per il prestito, 15 per l'obbligo di riscatto e altri 9 milioni di bonus (5 al primo punto conquistato nel 2021 e 1 milione ogni 10 reti segnate), oltre ad 1 milione in caso di cessione. Non è da escludere che già oggi Milik si sposti verso la Capitale. Mentre aspettavano il sì finale del classe '94 a Trigoria hanno intanto definito la cessione di Under al Leicester sulla base di un prestito con obbligo di riscatto per 28 milioni (3+25) e hanno sistemato gli ultimi dettagli con il Verona per Kumbulla, che ieri è sbarcato a Fiumicino e si è subito sottoposto alle visite mediche. Oggi l’ufficialità dell’affare, con l'albanese che ha firmato per cinque anni e percepirà 1,5 milioni più bonus a stagione.


    All’Hellas andranno i giovani Bamba e Cancellieri. Da registrare poi la presa di posizione di Karsdorp, che si è messo di traverso con il Genoa (anche su Jesus in Liguria hanno quasi perso le speranze) e ha di conseguenza bloccato l’eventuale arrivo di De Sciglio a Roma, dopo che era già stato trovato l’accordo con la Juventus per un prestito con diritto di riscatto a 10 milioni. In entrata viene offerto Torreira e non si molla la pista Smalling: va prima piazzato Fazio, al quale si sta cercando una squadra in Spagna (il Valencia, il Betis e il Celta Vigo sono a caccia di un centrale). Intanto per Fonseca arrivano buone notizie dal campo: Bruno Peres è guarito dal Covid-19 e potrà tornare ad allenarsi con i compagni, alternandosi tra il gruppo e sedute individuali. Appare comunque difficile un suo impiego a Verona.

    IL TEMPO (F. BIAFORA) -  Milik-Roma, questo matrimonio s’ha da fare. Quella di ieri è stata una giornata più che intensa per il mercato della Roma, che si è avvicinata a grandi falcate a Milik, ha ceduto Under al Leicester, ha accolto Kumbulla a Fiumicino, ha visto sfumare quasi defin...
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
      hahahahahahahhahaha
      ma basta con ste tesine di merda
      relatore: renzo ulivieri hahahahahaha
      il patentino da allenatore è veramente una stronzata, tanto poi vanno comunque ad allenare ex calciatori con la terza media presa su grandi scuole
      Originariamente Scritto da Pesca
      lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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        Bale torna al Tottenham con parte dell'ingaggio pagato dal Real.
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          Messi all’Inter, Zhang: «Non è mai stato un obiettivo»

          Le scelte di mercato del presidente dell’Inter: «Un investimento simile non può rientrare nel nostro progetto. Almeno non in questo momento»

          È giovane, 28 anni soltanto, a 26 nel 2018 già presidente dell’Inter, un primato nella storia della società, ma Steven Zhang è un leader. Si vede, si capisce, lo si nota da come parla, dalle idee chiare che ha in testa, dalla voglia di imparare, crescere e far crescere la sua creatura, l’Inter. Ha i toni giusti, alternando educazione e autorevolezza. Ma il pallone è un mondo strano, lui lo sa. «Se devo fare un bilancio della mia presidenza, chiaro che ci siano momenti up & down. Ma io preferisco guardare avanti».

          E cosa vede? Cosa vuol dire guidare l’Inter?
          «È sicuramente una responsabilità: essere presidente dell’Inter significa pensare costantemente alla gente, alla gioia dei tifosi, del popolo nerazzurro, ai loro bisogni, interpretarli nel modo corretto. L’Inter ha una missione, un piano, strategie rivolte naturalmente verso la vittoria. Ma non solo».


          Qual è questa missione?
          «Crescere costantemente rispettando i nostri obiettivi. Credo proprio che la strada intrapresa sia quella giusta. Lo sento. Sia a livello societario che di squadra noto l’empatia ideale per lavorare nel migliore dei modi».

          Ha dovuto affrontare un vertice importante sollecitato dalle questioni poste da Antonio Conte: lei è stato protagonista di quella riunione, come l’ha vissuta?
          «Mi faccia dire che i toni di quel summit sono stati drammatizzati. Era necessaria una riflessione, ho trovato il nostro allenatore sereno, costruttivo, lontano dagli stati d’animo raccontati dai media».

          Non dubitiamo sulla «serenità» di Conte, ma non c’è stato alcun bisogno di drammatizzare o di esagerare alcune sue riflessioni.
          «Conte vive la partita e l’evento agonistico in un certo modo, con molta intensità. Ma quando si siede attorno a un tavolo, esprime le sue idee in modo pacato, finalizzando le sue proposte al bene della squadra e della società. E così è stato in quel vertice con lui e i dirigenti dell’Inter. Voglio dire che il film mostrato e raccontato è stato ben diverso dalla realtà da noi affrontata».

          Risolti i problemi?
          «Quel vertice è stato uno dei tanti incontri, a volte anche quotidiani, necessari per sistemare alcune questioni urgenti, operative, con uno scopo ben preciso: la crescita costante della società Inter».


          Qual è il suo metodo di lavoro?
          «Ho una particolare attenzione per la cura dei dettagli. Li giudico importantissimi. Per farmi capire: sono cresciuto in un ambiente professionale dove la “microgestione” del particolare è fondamentale. Anche i momenti, certi momenti, vanno letti e interpretati».

          È faticoso: quante ore lavora al giorno?
          «Ho una fortuna, mi bastano 4-5 ore di sonno. Poi devo adeguarmi e vivere su più fronti professionali, con i vari fusi orari, dall’Europa alla Cina passando per gli Stati Uniti. Le mie giornate sono così».

          Questi sono giorni di mercato, quelli più attesi dai tifosi. Finora è arrivato Hakimi, poi è stato preso Kolarov, ora si parla molto di Vidal. Ma la regola da lei stabilita, e seguita da Marotta e Ausilio, è «prima vendere e poi comprare».
          «Anche questa indicazione è rivolta a un programma di crescita costante della società e della squadra. Il calcio sta vivendo un momento delicatissimo, turbolento, a livello internazionale, questo atteggiamento di prudenza non riguarderà solo questa sessione di mercato, ma dovrà essere rispettato anche in futuro. Fa parte di un messaggio di continuità all’interno di un progetto di stabilità finanziaria».

          E come farà ad accontentare Conte? Lui vuole vincere…
          «Tutta l’Inter è rivolta alla vittoria, questa aspirazione fa parte della nostra missione. Prima si parlava di lavoro: bene, mai visto uno che lavori così tanto, con una simile intensità, come Conte: anche questa caratteristica ci unisce. Così pure la cura dei dettagli, prima spiegata. Vede, io seguo un principio…»

          Quale sarebbe?
          «È il senso di appartenenza. Quando assumo un professionista, parlo in generale, un dipendente qualsiasi dell’Inter, che ha un ruolo ben preciso, io penso di lavorare con quella donna, quell’uomo, quel nostro lavoratore, per tutta la vita. Anche questo è un valore di crescita».

          Come è vissuta, seguita, raccontata l’Inter in Cina?
          «Abbiamo trovato una buonissima base di partenza costruita dalla famiglia Moratti, molto sensibile a un programma internazionale, che comprendeva anche la Cina. Il nostro lavoro segue un principio in cui crediamo, quello della inclusione. La passione è alla base di tutto, costantemente al servizio del tifoso, del popolo nerazzurro».

          Il mondo dello sport, in particolare il calcio, sta affrontando sfide senza precedenti, anche per il momento particolare che si sta vivendo? Quali sono i punti di forza della sfida dell’Inter?
          «L’Inter guarda e lavora rispettando un cammino di innovazione, di apertura e sensibilizzazione verso i giovani. Dobbiamo essere pronti e attenti alle esigenze del mondo giovanile, la sfida dell’Inter va oltre la partita, il campo di gioco: dobbiamo avere una capacità di dialogo, di attrazione verso i ragazzi. Tutto questo si inquadra in un cammino di crescita costante della società».

          Lei ha affrontato la terribile esperienza del virus in Cina e in Italia: qual è il suo giudizio?
          «Fatemi dire il mio grazie alle donne e agli uomini che si sono messi al servizio dei cittadini, che hanno lavorato con coraggio contro il virus. Cina e Italia sono i due Paesi che hanno affrontato per primi e meglio di altri questo dramma che ha sconvolto il mondo. Il governo italiano ha preso le decisioni giuste. Anche in Cina la vita da marzo in poi è nettamente migliorata, si svolge in sicurezza, rispettando le regole imposte: non è per niente facile per un Paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti».

          Lei sta indossando la mascherina, siamo distanziati e non l’ha mai tolta: vuol dire che rispetta con attenzione ogni regola di sicurezza?
          «Non c’è dubbio, penso sia un dovere e una sensibilità verso gli altri».

          Lei si muove freneticamente tra Italia, Europa, Cina e Usa: torna sempre volentieri a Milano?
          «Sì, se poi c’è una partita dell’Inter ancora meglio… Quanto a Milano è una città che ha contribuito alla mia crescita culturale: vivendoci apprezzo molto la parte emotiva, la passione per l’arte e la bellezza che unisce i cittadini milanesi».

          È stata l’estate di Messi? Ci ha fatto un pensierino?
          «No, un investimento simile non può rientrare nel nostro progetto. Almeno non in questo momento. Innovazione, programmazione, crescita costante, stabilità economica sono i nostri caposaldi. Percorrendo questa strada, che prevede una pianificazione a lungo termine, arriveremo ai risultati e ai traguardi programmati, riporteremo l’Inter ai livelli nazionali e internazionali che le competono». Steven Zhang ne è convinto: non resta che seguirlo. Sa bene cosa deve fare un leader: vincere. Con i tempi giusti.


          CorSera
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          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Un paio di domande, visto che c'era, sui soldi non versati alla Premier e sugli stipendi non pagati in Cina il giornalista (Daniele Dallera) avrebbe anche potuto farle...qua il giornalismo è ancora libero, almeno nominalmente.

            Questi piccoli scrivani si ricordino della lezione della grande Oriana Fallaci, che, intervistando i personaggi della storia, non si metteva in posizione supina ma stava lì col taccuino in mano e la schiena dritta. Davanti a Khomeini si tolse lo chador, buttò via le domande concordate e andò a ruota libera su tutto (col capo supremo della rivoluzione che fece a meno degli interpreti e rispose su tutto). Dovrebbe essere l'abc in ogni scuola di giornalismo, ma forse oggi insegnano che pustura tenere di fronte all'intervistato: quella col viso a terra e il chiulo per aria.
            Last edited by Sean; 17-09-2020, 11:38:01.
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                              Sarò un campionato più difficile di quello passato, e non parlo del campo. Stadi semichiusi (che però apriranno voragini nei conti dei club), una complessiva situazione di incertezza che ovviamente incide di più sui sistemi maggiormente deboli ed indifesi e con già ataviche problematiche (come la A).

                              Inoltre la spada di damocle del Covid, con possibilità di avere vari giocatori in quarantena, di fatto falsando la competizione...ma era già mezza falsata pure quella dell'anno scorso, per cui o così o niente.
                              ...ma di noi
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                                Pare che ci siamo:

                                Nicolò Schira@NicoSchira
                                Edin #Dzeko to #Juventus and Arek #Milik to #ASRoma
                                ...ma di noi
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