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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Se il Milan tiene questa media, la proiezione sarà tra i 54 ed i 58 punti, ovvero tra il settimo/ottavo o nono posto. Giampaolo deve definire in fretta i suoi 11 uomini e un gioco che li faccia rendere meglio, perchè in 4 partite avrà tirato verso la porta avversaria sette od otto volte in tutto.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Giampaolo nemmeno si rende conto che il Milan sta facendo schifo. Per lui non e' cosi'...
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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        il vero problema, ancora una volta, non sono le sconfitte.
        È il non tirare mai in porta.









        "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
        Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
        vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

        (L. Pirandello)

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          Originariamente Scritto da sylvester Visualizza Messaggio
          il vero problema, ancora una volta, non sono le sconfitte.
          È il non tirare mai in porta.
          Infatti non meritavamo nemmeno le due vittorie.
          I SUOI goals:
          -Serie A: 189
          -Serie B: 6
          -Super League: 5
          -Coppa Italia: 13
          -Chinese FA Cup: 1
          -Coppa UEFA: 5
          -Champions League: 13
          -Nazionale Under 21: 19
          -Nazionale: 19
          TOTALE: 270

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            Ma tanto abbiamo Boban e Maldini, cuori rossoneri, che ce frega
            Originariamente Scritto da Alberto84
            Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano


            Originariamente Scritto da debe
            Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
            Originariamente Scritto da Zbigniew
            Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
            Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.

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              Tutto sommato, per me la giornata e' stata positiva: il Brescia ha vinto. Per il Milan sfugge il primo obiettivo stagionale (il secondo ed ultimo e' il derby di ritorno). Dal punto di vista del campionato in generale non cambia nulla...tanto 4° non ci arriviamo di sicuro. A questo punto speriamo di arrivare 7°.
              I SUOI goals:
              -Serie A: 189
              -Serie B: 6
              -Super League: 5
              -Coppa Italia: 13
              -Chinese FA Cup: 1
              -Coppa UEFA: 5
              -Champions League: 13
              -Nazionale Under 21: 19
              -Nazionale: 19
              TOTALE: 270

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                Originariamente Scritto da Giampo93 Visualizza Messaggio
                Ma tanto abbiamo Boban e Maldini, cuori rossoneri, che ce frega
                Il mercato è stato buono, manca l assemblamento

                Inviato dal mio POCOPHONE F1 utilizzando Tapatalk
                Cura il tuo corpo come un tempio
                Originariamente Scritto da M K K
                Desade grazie di esistere
                Originariamente Scritto da AK_47
                si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                  L’Inter batte il Milan nel derby con i gol di Brozovic e Lukaku. La squadra di Conte è apparsa trasformata rispetto a quella brutta e inguardabile di Champions: tosta, determinata, cerca il risultato con essenzialità, per il Milan non c’è mai stata speranza. Il gruppo Conte a punteggio pieno, solo in testa alla classifica.

                  INTER-MILAN 0-2

                  Brozovic e Lukaku (proprio i due che alla fine della partita contro lo Slavia Praga s’erano azzuffati): è finita come si poteva immaginare. 2-0 netto al Milan. L’ Inter in questo derby era favorita e ha rispettato il pronostico. La partita ha seguito un percorso regolare, abbastanza scontato, senza offrire molte scappatoie a una soluzione diversa. Nonostante quella brutta partita con lo Slavia Praga che ne aveva inciso il morale in Champions League e attirato le prime severe critiche sul gioco dei nerazzurri, oggi l’ Inter è comunque superiore al Milan. L’imprevedibilità, la tensione, la leggenda del derby che cambia le carte in tavola, non sono riuscite a sovvertire una partita già scritta.

                  Oggi l’ Inter vince con una certa essenzialità e cinismo, alla maniera di Conte insomma, e anzi intorno ai gol di Brozovic (lasciato solo, solissimo, tiro fortunatamente deviato) e Lukaku (tiro di testa su mischia in area) ha unito anche un certo numero di altre occasioni che danno contenuto e ragione alla vittoria. L’ Inter di Conte mantiene le sue caratteristiche, squadra chiusa in difesa dove si sente anche fisicamente la ferocia di Godin, ripartenze, velocità, individualità – a cominciare da Barella e Sensi che ne sono il cuore – che premiano l’ostinazione e il pragmatismo di Conte. Buona la partita di Lukaku, ma se non avesse azzeccato quel colpo di testa forse non avrebbe accontentato ancora le attese finora solo parzialmente soddisfatte. Impressionante però la sua disponibilità, la devozione a Conte e il parlare già l’italiano così fluentemente (assai meglio dei beceri razzisti che lo fischiano) da indicarne la tototale adesione alla causa interista.

                  Il Milan ha dovuto allungare spesso le manone di Donnarumma e in attacco ha prodotto abbastanza poco lasciando Piatek ancora all’asciutto, senza riuscire mai a mettere in discussione il risultato. Per Giampaolo le cose non stanno messe benissimo, la fiducia non è ai massimi livelli.

                  Per l’ Inter e per Conte trattasi della quarta vittoria in campionato, punteggio pieno e primo posto. Squadra tosta come il suo allenatore: in Italia l’ Inter dà proprio sensazione di potersela giocare fino in fondo. Il guardare la Juve dall’alto in basso le dà ancora più cattiveria.


                  INTER-MILAN 0-2 Brozovic e Lukaku (proprio i due che alla fine della partita contro lo Slavia Praga s'erano azzuffati): è finita come si poteva immaginare. 2-0 netto al Milan. L' Inter in questo derby era favorita e ha rispettato il pronostico. La partita ha seguito un percorso regolare, abbastanza scontato, senza offrire molte scappatoie a una soluzione diversa. Nonostante quella brutta partita con lo Slavia Praga che ne aveva inciso il morale in Champions League e attirato le prime severe critiche sul gioco dei nerazzurri, oggi l' Inter è comunque superiore al Milan. L'imprevedibilità, la tensione, la leggenda del derby che cambia le carte in tavola, non sono riuscite a sovvertire una partita già scritta. Oggi l' Inter vince con una certa essenzialità e cinismo, alla maniera di Conte insomma, e anzi intorno ai gol di Brozovic (lasciato solo, solissimo, tiro fortunosamente deviato) e Lukaku (tiro di testa su mischia in area) ha unito anche un certo numero di altre occasioni che danno
                  ...ma di noi
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Una Juventus proprio al minimo batte il Verona in rimonta, ma c’è voluto un gol deviato e un rigore suicida dei gialloblu. Il Verona mette spesso alla corda Ronaldo, Dybala & C, e la difesa bianconera continua a soffrire. Insomma Sarri non ha ancora trovato la Juve che cerca…

                    JUVENTUS-VERONA 2-1



                    Maurizio Sarri sta ancora cercando una Juventus che immagina ma che evidentemente non trova. Ci sono parecchie categorie di differenza col Verona, eppure la Juventus ne ha sofferto l’intraprendenza e la personalità, ha pasticciato ancora in difesa con errori madornali, ha vinto in rimonta con un tiro di Ramsey deviato nettamente (una volta avremmo detto autogol e amen) e un rigore che è stato praticamente una specie di atto di autolesionismo del Verona stesso. C’è stato l’inserimento di Dybala a fianco di Ronaldo: l’argentino ha giocato discretamente ma non ha oggettivamente entusiasmato, e anche Ronaldo è molto sotto i suoi livelli top.

                    Comprensibile un po’ di stanchezza dopo la durissima partita in Champions League a Madrid, comunque salutata e giudicata generalmente con eccessivo trionfalismo: la Juve ha fatto 15-20 minuti di ottimo calcio, non di più. Essendosi rivisto in campo niente meno che Gigi Buffon a 41 anni e non essendo ancora stato operato il definitivo distacco dalla Juve allegriana, si resta con una vaga sensazione di già visto. Continua a essere una Juve sospesa a metà, abbastanza indecifrabile. Probabilmente è tutto previsto, fa parte della strada obbligatoriamente da fare. Forse.

                    INTER-MILAN 0-2 Brozovic e Lukaku (proprio i due che alla fine della partita contro lo Slavia Praga s'erano azzuffati): è finita come si poteva immaginare. 2-0 netto al Milan. L' Inter in questo derby era favorita e ha rispettato il pronostico. La partita ha seguito un percorso regolare, abbastanza scontato, senza offrire molte scappatoie a una soluzione diversa. Nonostante quella brutta partita con lo Slavia Praga che ne aveva inciso il morale in Champions League e attirato le prime severe critiche sul gioco dei nerazzurri, oggi l' Inter è comunque superiore al Milan. L'imprevedibilità, la tensione, la leggenda del derby che cambia le carte in tavola, non sono riuscite a sovvertire una partita già scritta. Oggi l' Inter vince con una certa essenzialità e cinismo, alla maniera di Conte insomma, e anzi intorno ai gol di Brozovic (lasciato solo, solissimo, tiro fortunosamente deviato) e Lukaku (tiro di testa su mischia in area) ha unito anche un certo numero di altre occasioni che danno
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                      Inter solida, Milan indecifrabile

                      Premetto che le partite finora giocate, ma siamo solo alla quarta giornata, non mi hanno convinto che ci sia una squadra da battere. Certo, l'Inter è una compagine solida ed il derby vinto con il Milan lo dimostra. Una gara che ha evidenziato la differenza sostanziale che esiste tra le milanesi. Dei nerazzurri ho apprezzato il sacrificio positivo di tutta la squadra, anche se ancora è presto per parlare di certezze. Ci sono capisaldi importanti: Godin in difesa è una autorità, Lukaku è uno su cui contare sempre. Non mi convincono invece Sensi e Barella: buoni, ma non leader di una squadra che vince. In mezzo al campo mi piace più Brozovic quando è in giornata. Comunque, sia nel bene che nel male (vedere il pari di coppa con lo Slavia Praga) quello di Conte è un gruppo: nessuna voce fuori dal coro, tutti coesi verso l'obiettivo.

                      La Juve dal canto suo non sembra più essere lo schiacciasassi di prima: ha sofferto molto con il Verona pur vincendo, ma è una squadra che ancora non si riesce a decifrare. Una nota importantissima e positiva è il ritorno di Buffon in porta. Analizzando i gol presi dall'inizio della stagione, se fossi in Sarri una riflessione sul portiere la farei. Tutto il resto però è da capire. Non c'è fluidità di gioco, inoltre con Dybala, Demiral e Ramsey, Sarri non ha trovato ulteriori titolari sicuri. Insomma, il cantiere juventino resta aperto, e l'incertezza del campionato ne guadagna.

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                        La firma di Lukaku sull’Inter: nel Milan Piatek deve imitarlo

                        Il lavoro di Conte non sta nella brillantezza: sta nell’ordine, nell’atteggiamento e in una sicurezza. Il belga è ai margini, ma si muove e cerca di partecipare: il polacco no


                        di Mario Sconcerti

                        Con un avversario più forte anche l’Inter migliora ora è vicina ad essere completa. Il Milan è sempre stato in partita ma sempre un gradino più in basso. Alla fine la differenza è stata netta. Il lavoro di Conte non sta in una brillantezza che forse l’Inter non avrà mai, sta nell’ordine, nell’atteggiamento e in una sicurezza costante negli interventi che soffoca lentamente gli avversari, li esaurisce.
                        Il Milan ha giocato di qualità, ha cercato molte idee possibili, ma è stato pericoloso solo su iniziative personali. Alla fine è stata la partita di Lukaku.

                        Il gioco dell’Inter tende a tenerlo ai margini. Quando un gioco è ordinato sul palleggio, il centravanti tende ad essere escluso. Succede anche nel Milan con Piatek. Succedeva anche al Barcellona di Guardiola. Il falso nueve non è mai stato un uomo, era uno spazio vuoto, un corridoio che doveva portare Messi in porta. Lukaku comunque si è presto ribellato alla funzione noiosa del centravanti che aspetta. Ama muovere le gambe, ama essere fatto correre nel niente dove arriva spalla a spalla con l’avversario e può vincere di forza. Così Lukaku fa quello che Piatek non fa, si muove, cerca di partecipare. Sono stati i suoi inserimenti non verso la porta, ma verso il suo centrocampo a pesare nel secondo tempo, a pareggiare l’affanno di Sensi. Ed è stata solo sua la diversità nel colpo di testa con cui ha chiuso la partita, un tocco dolce su un pallone troppo alto, su cui serviva una gran forza per dargli direzione.

                        È stato un piccolo, buon Milan, discreta qualità e poche idee, con la scoperta di Leao che gioca partite sole sue, ma quelle le gioca bene. È stata soprattutto un’ottima Inter, cresciuta nella personalità, trascinata da nessuno e da tutti, una squadra che comincia ad essere vera. Negli spazi la partita è stata decisa dalle posizioni di Biglia e Brozovic, difensore il primo, uomo in più e regista l’altro. Una sottolineatura per Godin che non ha mai fatto il terzino, ma lo inventa benissimo. Anche questo è Conte.



                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

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                          Roma: primo passo verso la Champions

                          IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Dal passato al futuro, l'appuntamento sembra studiato proprio per la riabilitazione definitiva della Roma. Che nel pomeriggio, dopo 364 giorni, torna al Dall'Ara. Dove il 23 settembre 2018, il presidente Pallotta scaricò pubblicamente il suo allenatore, definendosi disgustato da quel ko (2-0). Di Francesco ha rischiato che quella fosse l'ultima partita e invece ha poi resistito fino a marzo. Ma destino segnato da quella sconfitta. Oggi, invece, è il primo viaggio per Fonseca, nuovo tecnico giallorosso e terzo in meno di un anno, avendo ereditato la panchina da Ranieri che si è fermato a Trigoria solo 2 mesi. Il portoghese, proprio a Bologna, ha la chance per chiudere dodici mesi di discontinuità e delusione, risalendo ancora la classifica dopo la partenza lenta e puntando l'obiettivo che è sempre la zona Champions. I due successi di fila, contro il Sassuolo e il Basaksehir, sono stati rotondi e meritati. La svolta, però, è da certificare subito in Emilia.


                          TEST INEDITO - La curiosità principale nel match di Bologna è rivolta al comportamento della Roma nella sua prima trasferta stagionale, dopo i 4 match giocati all'Olimpico (2 pari e 2 successi, con il rendimento chiaramente in crescendo). Non ce l'ha, però, Fonseca. Che, dal suo 4-2-3-1, si aspetta il solito atteggiamento. O meglio quello che vorrebbe dal suo gruppo. Magari vedendo qualche ulteriore progresso nella gestione del match. Ma i concetti che chiede agli interpreti restano gli stessi. Il suo stile, come l'allenatore ripete da quando si è presentato nella Capitale, nasce dal coraggio e dalla fantasia. Squadra, dunque, dominante e propositiva, sempre pronta al pressing e al palleggio. Fisico e qualità, a prescindere dalle scelte. Finora, in campionato, è mancato l'equilibrio: 8 gol segnati e 6 subiti. Il portoghese lo ha trovato, quasi d'incanto, giovedì sera contro il Basaksehir, l'unica partita delle 4 in cui Pau Lopez non ha incassato reti.

                          AVANTI TUTTA - Davanti, invece, la Roma è ispirata contro qualsiasi avversario: media di 3 gol realizzati a partita. In campionato i migliori realizzatori sono Kolarov e Dzeko (2 reti), leader del gruppo e giocatori di riferimento del tecnico. Loro, a meno di contrattempi, non sono chiamati in causa per il turnover. Tocca agli altri, come ha annunciato alla vigilia Fonseca. Che si prepara a cambiare di nuovo mezza squadra, inserendo gli esclusi dal match di Europa League. Quindi spazio a Florenzi, Mancini (fino all'ultimo, però, in ballottaggio con Jesus), Veretout, Pellegrini e Mkhitaryan. In campo i titolari, aspettando Smalling e Under che con Zappacosta, Perotti e Cetin non sono nella lista dei 21 convocati.

                          CASA DOLCE CASA - Il Bologna, come è successo anche domenica scorsa a Brescia, non avrà in panchina Mihajlovic, costretto al secondo ciclo di cure in ospedale. Ma la sua impronta, e ormai dal campionato scorso, è riconoscibile soprattutto nel carattere della squadra. Anche i rossoblu, come la Roma, sono ancora imbattuti. Ma hanno 2 punti in più: 7 contro 5, il loro raccolto in partenza più abbondante degli ultimi 17 anni. E soprattutto sono in serie positiva al Dall'Ara con 8 successi consecutivi e, dopo il Napoli, da inizio marzo hanno l'attacco più efficace con 35 reti, solo 2 in meno della formazione di Ancelotti. I giallorossi rispondono con 16 gare senza sconfitte in serie A, come nessuna formazione che partecipa a questo torneo. La striscia è da allungare, magari ritrovando la vittoria fuori casa. L'ultima, a Marassi lo scorso 6 aprile contro la Sampdoria (0-1), è di 169 giorni fa. Lontana come è distante chi la firmò: De Rossi, sbarcato in estate a Buenos Aires.

                          IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Dal passato al futuro, l'appuntamento sembra studiato proprio per la riabilitazione definitiva della Roma. Che nel pomeriggio, dopo 364 giorni, torna al Dall'Ara. Dove il 23 settembre 2018, il presidente Pallotta scaricò pubblicamente il suo allenatore, definendosi d...
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                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

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                            Juventus, la svolta di Agnelli: «Quei capi ultrà che ci ricattavano»

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                            È un posticino poco raccomandabile la curva sud dell’Allianz Stadium, racconta Andrea Agnelli, che pure sarebbe il padrone di casa: «In curva si entra a proprio rischio e pericolo, particolarmente nel settore centrale». Poiché c’è anche gente non esattamente accomodante: «Non saranno tutti delinquenti i tifosi della curva, ma certamente ci sono una serie di capi ultrà che hanno potenzialità delinquenziali: Toia, Grancini, Mocciola». Ovvero i referenti dei gruppi Viking e Drughi. Sono le 17.30 del 14 febbraio scorso e il presidente della Juve parla come persona informata sui fatti davanti al pubblico ministero di Torino Chiara Maina e ai poliziotti della Digos che stanno indagando sulle presunte estorsioni degli ultrà ai danni del club bianconero che aveva presentato denuncia in Questura il 19 giugno 2018 dando il via all’’inchiesta che ha portato al blitz di una settimana fa, con 10 leader ultrà arrestati e due con l’obbligo di dimora.

                            Era venuto il momento di darci un taglio, fa subito mettere a verbale Agnelli: «Nel 2018, alla luce degli eventi , vista l’evoluzione della situazione e in ragione della collaborazione che abbiamo sempre avuto con la polizia di Stato, abbiamo deciso in perfetto accordo con i miei collaboratori di presentare denuncia». Anche per un altro motivo: «Per lasciare prova scritta, cosa che fino al 2016 non era mai successo». Proprio nell’estate di quell’anno, il 2016 appunto, c’era stato il suicidio dell’ex ultrà e poi collaboratore della Juve Raffaello Bucci — episodio sul quale ha riaperto l’inchiesta la Procura di Cuneo — ed era scattata l’operazione della Dda «Alto Piemonte», che aveva scoperto infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva bianconera e alcuni contatti tra società e ultrà, finalizzati al bagarinaggio dei biglietti. «Certamente — dice Agnelli agli investigatori — io sono sempre stato consapevole che i gruppi ultrà, con una serie di comportamenti minacciosi e violenti, sono in grado di danneggiare e quindi ricattare la società».

                            Alla quale capitava di cedere: «Talora — spiega ancora Agnelli — con richieste anche non particolarmente violente, siamo stati costretti ad aderire alle medesime, sapendo delle possibili conseguenze negative come cori e altre condotte, che possono comportare squalifiche o chiusura della curva». Ponendo un problema per tutto il calcio italiano, mica solo per la Juve: «I gruppi ultrà, attraverso lo strumento della responsabilità oggettiva nel diritto sportivo, possono mettere in atto e hanno messo in atto nei nostri confronti e anche in quelli di altre società di serie A i comportamenti ricattatori che ho descritto». Ma della denuncia, e di quel che venne dopo, si occupò direttamente Alberto Pairetto che nel club fa da interfaccia con i tifosi: «Se Pairetto — aggiunge Agnelli — ha avuto rapporti diretti con questi gruppi non lo so, io non ho avuto rapporti con gli ultrà dall’inizio di questa vicenda, dal 2018». A precisa domanda, il presidente della Juve parla anche di Giuseppe Franzo, 54 anni, presidente dell’associazione «Quelli di via Filadelfia», difeso dall’avvocato Ennio Galasso, e agli arresti domiciliari da lunedì scorso: «Conosco Franzo - risponde Agnelli - lui non ha un ruolo formale, è un sounding border, in italiano lo definirei un consigliere». E ancora: «Franzo sarà entrato nell’ambiente Juventus da 4 o 5 anni. Quello che posso dire è che è un personaggio noto a tutti, da sempre. Ci si rivolge a lui come esperto di curva». Un «consigliere» ora accusato di estorsione aggravata e di tentata estorsione.

                            CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              La Curva delle famiglie: Niente picchetti, nè corteo né striscioni. Solo qualche coro in favore dei capi ultras. De Matteis, questore di Torino: «Uno Stadium senza criticità»

                              «Alla fine possiamo raccontare una partita tranquilla in cui afflusso e deflusso si sono svolti serenamente». Il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, commenta così il post Juve-Verona. «La partita si è svolta senza criticità per l’ordine pubblico e per questo esprimo la mia soddisfazione. La curva sud dell’Allianz Stadium ha visto una grande partecipazione di famiglie e bambini e questo rappresenta, a mio avviso, una conquista per i tifosi e una bella pagina di sport», conclude De Matteis. Forse è già cambiato qualcosa. O forse è ancora presto per dirlo. Certo, il colpo d'occhio della Sud ieri allo Stadium era molto diverso. Senza andare troppo in là nel tempo o con la fantasia, la cronaca del sabato del villaggio bianconero è (fortunatamente) scivolata via senza particolari tensioni.

                              Gli effetti degli arresti dei dodici capi ultrà della Curva Sud juventina a seguito dell'operazione Last Banner potrebbero aver dato un primo segnale. E i servizi di prevenzione coordinati dal capo della Digos Carlo Ambra hanno consentito di identificare oltre 50 tifosi della Juve con maglie e felpe recanti loghi dei gruppi ultras coinvolti nell’indagine Last Banner: nei loro confronti verranno elevate le sanzioni amministrative previste per la violazione del Regolamento d’uso dello Stadium. Sono tre invece i tifosi del Verona denunciati per aver danneggiato alcuni ciclomotori parcheggiati all’altezza della Tribuna Nord.

                              LA NOVITÀ. All'interno la vera novità è rappresentata dalla presenza di un centinaio di steward anche sugli spalti della Curva Sud. Svuotata dagli striscioni, senza la tradizionale geografia dei gruppi organizzati, con un silenzio apparentemente composto. E una presenza massiccia di famiglie, al proprio posto. Mica poco per (ri)cominciare. Un messaggio forte da parte di Juventus e Questura. Anche considerando quelli social che in questi giorni vedevano ad esempio il capo dei True Boys (il gruppo escluso dalla Sud per non aver voluto intonare cori contro i napoletani) di volersi riprendere quello che era loro, la Curva appunto. Chi poi ha provato a tenersi un pallone arrivato sugli spalti è stato identificato e denunciato, oltre che costretto a restituirlo.

                              IL PREPARTITA. Una ventina le camionette di Polizia e Carabinieri posizionate all'ingresso del Gate C, quello che poi dà accesso alla Sud, uno schiera mento senza precedenti almeno nella storia recente. Quanto è bastato per evitare forme di contestazione, violente o sommerse, più o meno annunciate. Poco dopo le 16 si è registrato l'unico vero arrivo di un gruppetto ultras che ha intonato un paio di cori prima di entrare allo Stadium. Canti firmati Drughi, che invocavano la libertà per i capi gruppo arrestati. Niente picchetti, nessun corteo, nessuno striscione.

                              CorSport
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                buondì...
                                è stato un incubo?









                                "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                                Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                                vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                                (L. Pirandello)

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